Un castello la cui storia s’intreccia, inevitabilmente, con quella della potente San Gimignano a cui apparteneva. Castelvecchio era del contado la punta più avanzata verso Volterra ed era difesa da possenti mura di cinta intervallate da torri.
Con la costruzione di Castelsangimignano, Castelvecchio perse la sua funzione strategica e così, a poco a poco, il castello venne abbandonato e la zona si inselvatichì a punto che, solo in tempi recenti sta ritornando, pian piano alla luce con le sue antiche strutture grazie a un gruppo di appassionati.
Oggi restano per gran parte, ruderi di mura, di torri e i ruderi dell’antica chiesa di San Frediano, ma lo straordinario incantesimo che evoca questo luogo, strappato alla macchia circostante è unico.
Una visita doverosa per curiosi della storia e delle leggende, se non altro per “risentire” la cupa atmosfera in cui si svolse la storia del feroce guerriero che per conquistare il castello, non esitò a servirsi della figlia del conte feudatario, la quale, coinvolta nell’insidioso progetto, fece entrare il giovane assediante nella stanza della torre, lo aiutò a strappare dal braccio del padre addormentato il bracciale a forma di serpente che garantiva, secondo la leggenda, a chi lo avesse posseduto l’invincibilità: ma un fulmine, improvvisamente piombò sulla torre, la distrusse e pose termine alla tragica vicenda di passione e tradimento.
Il lamento di questa fanciulla, dannata per l’eternità echeggia a Castelvecchio nelle notti senza luna; forse crediamo che sia il sibilare del vento che si muove fra le solitarie rovine, ma vale senz’altro la pena di andare a verificare di persona, magari di giorno.
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