E’ una delle “icone” di Piazza della Signoria, la fotografatissima bianca statua con fontana che occhieggia su un angolo della piazza e che fa stare ogni giorno a naso all’insù migliaia di turisti.
Molte storie e leggende ruotano intorno a quest’opera per la cui realizzazione, nel 1559 il Granduca Cosimo I de’ Medici bandì addirittura un concorso.
L’idea era di creare la prima fontana pubblica di Firenze e, a quel concorso, parteciparono i più importanti scultori fiorentini dell’epoca. Nomi tutti di livello mondiale che si incontravo e scontravano quotidianamente, non senza rivalità nelle loro botteghe fiorentine. Erano Benvenuto Cellini, Baccio Bandinelli, Vincenzo Danti, Bartolomeo Ammannati e il Giambologna.
Alla fine, venne scelto per la fontana il Nettuno, il progetto ideato dell’Ammanati, giudicato il più significativo nell’esaltare i gloriosi traguardi marinari raggiunti in quegli anni dal Granducato di Toscana, con la presa di Pisa, la progettazione di Livorno e la fondazione dell’Ordine di Santo Stefano deputato a combattere i turchi nel Mediterraneo per la sicurezza dei traffici di persone e merci.
Il punto scelto per la realizzazione era l’angolo di Palazzo Vecchio, il punto focale delle due ali di piazza della Signoria.
Per far arrivare l’acqua alla fontana venne appositamente costruito un ingegnoso acquedotto, che dalla Fonte alla Ginevra, presso la porta San Giorgio in Oltrarno, scendeva a valle attraversando poi l’Arno sul ponte di Rubaconte (oggi alle Grazie), arrivando in piazza Peruzzi e scorrendo verso piazza della Signoria in Borgo dei Greci.
L’intero apparato scultoreo venne eseguito tra il 1560 e il 1565 ed inaugurato, in pompa magna, per le nozze tra Francesco I de’ Medici e la granduchessa Giovanna d’Austria il 10 dicembre 1565, anche se venne completato solo dieci anni dopo.
Come si diceva tante storie e leggende intorno a questa opera.
Numerosi ad esempio, i danni subiti nel corso dei secoli. Fu addirittura usata come lavatoio nel XVI secolo e fu oggetto di vandalismi dal 1580 ai giorni nostri. E’ di questi giorni infatti ad esempio la notizia che è stata usata come toilette…da una turista un po’ su di giri…
E pensare che una targa (posta sulla parete di Palazzo Vecchio nel 1720) si vieta espressamente di “fare sporchezze di sorta alcuna, lavare in essa calamai, panni o altro né buttarvi legnami o altre sporcizie” !
Durante il Carnevale del 1830 fu clamorosamente rubata da essa un satiro del Giambologna da un gruppo di mascherati pagliacci che fecero ben presto perdere le loro tracce e quelle del satiro…
Danneggiata dai bombardamenti dei Borboni nel 1848, deturpata nell’ agosto 2005 da un vandalo che vi si arrampicò sù a tarda notte, e che poi, cadendo rovinosamente nella vasca sottostante, nel tentativo di aggrapparsi alla mano destra col bastone, la scheggiò. Infine usata spesso per fare bagni refrigeranti estivi da balordi di passaggio o da combriccole festaiole.
Ma andiamo a vedere l’opera da vicino. La figura di Nettuno, realizzata in marmo di Carrara riprende i tratti di Cosimo I de’ Medici ed è un’allusione al dominio marittimo di Firenze. Si erge su un piedistallo decorato con le statue di Scilla e Cariddi al centro della vasca ottagonale. Ai piedi del Nettuno stanno tre tritoni intenti a suonare. La vasca è invece ottagonale e contiene i quattro cavalli con cocchio di Nettuno le cui ruote sono ruote celesti coi segni zodiacali e simboleggiano il trascorrere del tempo. I gruppi di divinità marine posti agli angoli della vasca (Teti, Doride, Oceano e Nereo), sono capolavori in bronzo del Giambologna.
Una statua famosissima e fotografata da tutti coloro che sostano anche solo per un minuto in Piazza della Signoria come detto all’inizio anche se non, da tradizione, particolarmente apprezzata dai fiorentini di ogni generazione.
Tutto è nato il giorno stesso della inaugurazione notturna. Allo scoprire dell’opera, il maestoso bianco candore prevalse su tutto e i fiorentini battezzarono subito quel Nettuno “Il Biancone”.
Poi a guardar bene la statua storsero la bocca: forse l’opinione era stata diffusa in città dagli altri celebri artisti che avevano perso il concorso, ma fatto sta che si incominciò a dire a Firenze:
“Oh Ammanato, Ammanato, che bel marmo hai rovinato!”
The often photographed white sculpture in the middle of the fountain that stands in a corner of Piazza della Signoria is online casino bonus offer one of the “icons” of the square and attracts the attention of thousands of tourists every day.
Many stories and legends surround this work for whose design grand duke Cosimo de’ Medici announced a competition in 1559.
The idea was to create Florence’s first public fountain, and some of the most important sculptors of the day took part in the competition: Benvenuto Cellini, Baccio Bandinelli, Vincenzo Danti, Bartolomeo Ammannati and Giambologna – all world-class artists and rivals who ran into each other daily in their respective Florentine workshops.
In the end, Ammanati’s design was chosen as that which most exalted the glorious maritime ambitions of the Grand Duke of Tuscany, which included capturing Pisa, designing a new port in Livorno and establishing the Order of Santo Stefano to fight the Turks in the Mediterranean and thus ensure the safe traffic of people and goods.
It was decided the fountain would be placed at the corner of Palazzo Vecchio, since this is the focal point of the two wings of Piazza della Signoria.
A cleverly-designed aqueduct was built to carry water to the fountain from the Fonte alle Ginevra at the Porta San Giorgio south of the river. The water ran down from there into the valley, crossing the river Arno at the Ponte Rubaconte (now Ponte alle Grazie) and passing through Piazza Peruzzi and the street of Borgo dei Greci to arrive in Piazza della Signoria.
The fountain was created in 1560-65 and inaugurated with great pomp for the wedding of Francesco I de’ Medici and Grand Duchess Johanna of Austria on 10 December 1565, though it was not fully completed until ten years later.
As mentioned earlier, many stories and legends have arisen around this work, especially as regards the various damages it has suffered over the centuries. It was used as a washbasin in the 16th century, for example, and has been vandalised many times, from 1580 until today. In fact, just recently it was used as a toilet by a tourist who had enjoyed one drink too many.
There even used to be a sign (placed on the wall of Palazzo Vecchio in 1720) expressly forbidding anyone to “dirty it in any way, to wash out inkwells, rags or anything else in it, or to throw timber or any other filthiness inside”!
During a carnival in 1830, one of Giambologna’s bronze satyrs was stolen by a group of masked pranksters who promptly disappeared without a trace, along with their loot…
It was damaged by the bombs of the Bourbons in 1848 and was defaced in August 2005 by a vandal who climbed it late one night and splintered the Neptune’s right hand and trident while trying to grab them as he fell ruinously into the basin below. Passing hoodlums or gangs of revellers have also often used the fountain to take a refreshing summertime dip.
But let’s have a look at the work up close. The guise of Cosimo de’ Medici is portrayed in the face of the Neptune figure, which was carved out of Carrara marble and is an allusion to Florence’s maritime dominance. Neptune rises from a pedestal decorated with the statues of Scylla and Charybdis in the centre of an octagonal basin. Three tritons playing music are positioned at Neptune’s feet. The octagonal basin contains four horses and Neptune’s chariot, whose celestial wheels feature signs of the zodiac to symbolise the passage of time. The sea deities at the corners of the basin (Doris, Thetis, Oceanus and Nereus) are bronze masterpieces by Giambologna.
As mentioned earlier, this famous sculpture is photographed by everyone who stops even momentarily in Piazza della Signoria. According to tradition, however, generations of Florentines have not particularly appreciated it.
It all started the day it was inaugurated. When the sculpture was unveiled, its glaring whiteness predominated and Florentines immediately baptised the Neptune figure “Il Biancone” (the White Giant).
Upon closer inspection, they liked it even less, perhaps because the other famous artists who had lost the competition had already been spreading their negative opinions around town. The fact remains that a common saying was thus born in Florence:
“Oh Ammanato, Ammanato, che bel marmo hai rovinato!” (What lovely marble you’ve ruined, Ammanato!)
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