[:it]di Nadia Fondelli – A chi non è capitato almeno una volta, passeggiando sui lungarni, di vedere in Arno una strana barca con venti vogatori che procede al ritmo di un tamburino?
Se l’avete osservata bene quella barca con la testa di un dragone in prua ha un equipaggio totalmente di rosa vestito. Sono tutte donne e avanzano decise solcando le acque sul loro Dragon Boat pluridecorato.
Sono lo squadrone delle Lilt Florence Dragon Lady che, grazie al loro medagliere sono riuscite nella non facile impresa di far aggiudicare a Firenze il festival mondiale delle Dragon Lady 2018.
Se stessimo parlando di calcio la notizia sarebbe da otto colonne, ma siccome trattasi di altro sport la stessa è passata un po’ sotto traccia nei quotidiani.
Firenze e il Mugello con il lago di Bilancino ospiteranno un appuntamento dai numeri incredibili; basti solo dire che, nell’edizione precedente del 2014 svoltatasi nel bacino di Sarasota in Florida, oltre 100 sono stati gli equipaggi partecipanti a rappresentare 9 paesi per un totale di circa 3000 donne operate al seno a vogare.
Ma chi sono queste donne speciali?
Sono delle vincenti della vita e dello sport che praticano questa disciplina nata nel 1996 come forma di riabilitazione a seguito dell’intuizione del medico statunitense Dr. Mckenzie che, in contrasto con le teorie del periodo, ha scoperto che il movimento ritmico e ciclico della pagaiata costituisse una sorta di linfodrenaggio naturale favorendo la prevenzione del linfedema.
E da quel 1996 tanta strada è stata percorsa. Nel 2003 è nata a Roma la prima squadra italiana e il 14 febbraio del 2006 è nato lo squadrone fiorentino.
San Valentino ha sancito l’amore della città per le sue dragon lady. Oltre 200 le donne – dai 30 agli 80 anni – che in questi anni si sono alternate alla pagaia e circa 50 quelle che oggi fanno parte della squadra gigliata imbattibile fra i confini nazionali.
Faremo il tifo per loro al mondiale del 2018, ma facciamolo sempre, ogni volta che le vediamo procedere in Arno al ritmo del tamburo semplicemente perché, oltre al rappresentare il bello e il buono dello sport loro sono molto di più.
Sono l’entusiasmo, la forza interiore, il senso di squadra, il cuore, la vita e la certezza che una buona cultura della prevenzione passa attraverso esempi virtuosi.[:en]di Nadia Fondelli – A chi non è capitato almeno una volta, passeggiando sui lungarni, di vedere in Arno una strana barca con venti vogatori che procede al ritmo di un tamburino?
Se l’avete osservata bene quella barca con la testa di un dragone in prua ha un equipaggio totalmente di rosa vestito. Sono tutte donne e avanzano decise solcando le acque sul loro Dragon Boat pluridecorato.
Sono lo squadrone delle Lilt Florence Dragon Lady che, grazie al loro medagliere sono riuscite nella non facile impresa di far aggiudicare a Firenze il festival mondiale delle Dragon Lady 2018.
Se stessimo parlando di calcio la notizia sarebbe da otto colonne, ma siccome trattasi di altro sport la stessa è passata un po’ sotto traccia nei quotidiani.
Firenze e il Mugello con il lago di Bilancino ospiteranno un appuntamento dai numeri incredibili; basti solo dire che, nell’edizione precedente del 2014 svoltatasi nel bacino di Sarasota in Florida, oltre 100 sono stati gli equipaggi partecipanti a rappresentare 9 paesi per un totale di circa 3000 donne operate al seno a vogare.
Ma chi sono queste donne speciali?
Sono delle vincenti della vita e dello sport che praticano questa disciplina nata nel 1996 come forma di riabilitazione a seguito dell’intuizione del medico statunitense Dr. Mckenzie che, in contrasto con le teorie del periodo, ha scoperto che il movimento ritmico e ciclico della pagaiata costituisse una sorta di linfodrenaggio naturale favorendo la prevenzione del linfedema.
E da quel 1996 tanta strada è stata percorsa. Nel 2003 è nata a Roma la prima squadra italiana e il 14 febbraio del 2006 è nato lo squadrone fiorentino.
San Valentino ha sancito l’amore della città per le sue dragon lady. Oltre 200 le donne – dai 30 agli 80 anni – che in questi anni si sono alternate alla pagaia e circa 50 quelle che oggi fanno parte della squadra gigliata imbattibile fra i confini nazionali.
Faremo il tifo per loro al mondiale del 2018, ma facciamolo sempre, ogni volta che le vediamo procedere in Arno al ritmo del tamburo semplicemente perché, oltre al rappresentare il bello e il buono dello sport loro sono molto di più.
Sono l’entusiasmo, la forza interiore, il senso di squadra, il cuore, la vita e la certezza che una buona cultura della prevenzione passa attraverso esempi virtuosi.[:]
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