27 Gennaio 2016

Lunigiana: Zeri si tiene la sua acqua!

[:it]acquadi Nadia Fondelli –  Davide contro Golia. Il no a oltranza di Zeri – ultimo paese di Toscana nell’alfabeto e nell’interesse pubblico – nel voler soggiacere alla Spa dell’acqua fa notizia.
Ma la notizia è la ribellione di Zeri o il “signorsì” degli altri 287 paesi della regione?

C’era una volta l’acqua come bene pubblico; peraltro sancito dalla nostra costituzione e c’è stato solo pochi anni fa, nel 2011, un referendum in cui si è sperperato denaro pubblico per far dire agli italiani con un plebiscito di oltre il 96% una cosa scontata: volete che l’acqua sia di tutti?

E certo! Mica volevano gli italiani foraggiare il poltronificio di quelle Spa a capitale pubblico denominati enti di gestione delle acque che in cambio di millantante buone gestioni stanno solo frugato nelle tasche degli utenti col il doppio e triplo da pagare rispetto a quanto consumato.

A Zeri non ci stanno e nonostante le 7 diffide ricevute dal 2004 ad oggi e la recente minaccia del Governatore Rossi di inviare un commissario e multare il comune tirano dritti.

Del resto hanno dalla loro la costituzione, la logica del buon senso e un contorto gioco degli equivoci.
Il regolamento regionale impone infatti di “consegnare le infrastrutture idriche” ma solo dopo “ricognizione atta a individuare il perimetro delle infrastrutture stesse” mai avvenuta.

Il sindaco Egidio Pedrini è alla testa della ribellione di un popolo montanaro che vive in un posto meraviglioso – ricordato solo quando si tratta di contar voti – con un piede in Emilia, uno in Liguria e uno nel Granducato e a lui, come a tutti quelli di Zeri, non piace allinearsi al volere del più forte.

In queste tre valli chiuse e impervie peraltro ricchissime di sorgenti e torrenti che formano il comune l’isolamento è forza e virtù.
Lo sapevano bene i romani costretti a costruire la Francigena non a caso più a nord, lo sapeva bene Napoleone rimbalzato dopo Borgotaro e costretto a tornare in Emilia e più recentemente i nazisti che qui hanno trovato una grande resistenza al punto che a Rossano di Zeri il maggiore inglese Gordon Lett formò la brigata partigiana internazionale.

“Questa comunità – racconta Oscar Bandini presidente dell’Associazione culturale delle Valli di Zeri – ha fruito delle proprie risorse per sopravvivere e l’acqua come è facilmente intuibile è indispensabile a ciò.
Qua le persone possono sopravvivere allo stato brado mangiando radici e bacche spontanee, ma senza l’acqua sarebbe la morte per tutto il territorio. La comunità zerasca, in buona parte composta da pensionati ed ultrasettantenni con pensioni inferiori ai 500 euro mensili, privi quasi totalmente di servizi pubblici, non subiranno un aumento delle tariffe sul sistema idrico?”

Difficile rispondere che non sarà così dato che negli altri paesi della Lunigiana sono incavolati neri dato che con la gestione di Gaia spa le bollette sono lievitate di quasi tre volte.

Difficile non stare con gli zeraschi e facile invece comprendere che: “La sensazione insopportabile e inaccettabile – prosegue Bandini – è che con queste minacce si voglia impoverire il territorio mettendo in seria prospettiva l’esistenza  stessa di una comunità fatta di popolazione anziana e indigente che già soffre del crescente spopolamento e abbandono delle giovani generazioni per mancanza di lavoro e prospettive.”
E perchè stupirsi allora del loro non voler foraggiare il poltronificio?

Stupisce piuttosto il tacere di tutti; soprattutto di coloro che solo pochi anni fa scendevano in piazza a urlare che l’acqua è un bene pubblico. Stupisce che quei politici in prima fila allora tacciano oggi. Stupisce che non s’indignino nel constatare che, anche quel referendum è stato solo fuffa.

A Zeri non fanno le barricate. A Zeri non frega niente di diventare un caso. A Zeri interessa solo che l’acqua rimanga ciò che è: un bene di tutti.

A Zeri continuano la vita semplice di montagna fra servizi pubblici inesistenti promessi sotto elezioni; fra pascoli bucolici dell’agnello zerasco presidio slow food; fra strade che se franano si deve aspettare mesi se non anni per vedere un operario a ripararle; fra contraddizione di leggi che sbugiardano se stesse e il volere degli italiani.
Ma a Zeri dicono no e aspettano…

Arriverà il commissario oppure dato che le elezioni regionali non sono poi così lontane finirà tutto a tarallucci e vino?[:en]acquadi Nadia Fondelli –  Davide contro Golia. Il no a oltranza di Zeri – ultimo paese di Toscana nell’alfabeto e nell’interesse pubblico – nel voler soggiacere alla Spa dell’acqua fa notizia.
Ma la notizia è la ribellione di Zeri o il “signorsì” degli altri 287 paesi della regione?

C’era una volta l’acqua come bene pubblico; peraltro sancito dalla nostra costituzione e c’è stato solo pochi anni fa, nel 2011, un referendum in cui si è sperperato denaro pubblico per far dire agli italiani con un plebiscito di oltre il 96% una cosa scontata: volete che l’acqua sia di tutti?

E certo! Mica volevano gli italiani foraggiare il poltronificio di quelle Spa a capitale pubblico denominati enti di gestione delle acque che in cambio di millantante buone gestioni stanno solo frugato nelle tasche degli utenti col il doppio e triplo da pagare rispetto a quanto consumato.

A Zeri non ci stanno e nonostante le 7 diffide ricevute dal 2004 ad oggi e la recente minaccia del Governatore Rossi di inviare un commissario e multare il comune tirano dritti.

Del resto hanno dalla loro la costituzione, la logica del buon senso e un contorto gioco degli equivoci.
Il regolamento regionale impone infatti di “consegnare le infrastrutture idriche” ma solo dopo “ricognizione atta a individuare il perimetro delle infrastrutture stesse” mai avvenuta.

Il sindaco Egidio Pedrini è alla testa della ribellione di un popolo montanaro che vive in un posto meraviglioso – ricordato solo quando si tratta di contar voti – con un piede in Emilia, uno in Liguria e uno nel Granducato e a lui, come a tutti quelli di Zeri, non piace allinearsi al volere del più forte.

In queste tre valli chiuse e impervie peraltro ricchissime di sorgenti e torrenti che formano il comune l’isolamento è forza e virtù.
Lo sapevano bene i romani costretti a costruire la Francigena non a caso più a nord, lo sapeva bene Napoleone rimbalzato dopo Borgotaro e costretto a tornare in Emilia e più recentemente i nazisti che qui hanno trovato una grande resistenza al punto che a Rossano di Zeri il maggiore inglese Gordon Lett formò la brigata partigiana internazionale.

“Questa comunità – racconta Oscar Bandini presidente dell’Associazione culturale delle Valli di Zeri – ha fruito delle proprie risorse per sopravvivere e l’acqua come è facilmente intuibile è indispensabile a ciò.
Qua le persone possono sopravvivere allo stato brado mangiando radici e bacche spontanee, ma senza l’acqua sarebbe la morte per tutto il territorio. La comunità zerasca, in buona parte composta da pensionati ed ultrasettantenni con pensioni inferiori ai 500 euro mensili, privi quasi totalmente di servizi pubblici, non subiranno un aumento delle tariffe sul sistema idrico?”

Difficile rispondere che non sarà così dato che negli altri paesi della Lunigiana sono incavolati neri dato che con la gestione di Gaia spa le bollette sono lievitate di quasi tre volte.

Difficile non stare con gli zeraschi e facile invece comprendere che: “La sensazione insopportabile e inaccettabile – prosegue Bandini – è che con queste minacce si voglia impoverire il territorio mettendo in seria prospettiva l’esistenza  stessa di una comunità fatta di popolazione anziana e indigente che già soffre del crescente spopolamento e abbandono delle giovani generazioni per mancanza di lavoro e prospettive.”
E perchè stupirsi allora del loro non voler foraggiare il poltronificio?

Stupisce piuttosto il tacere di tutti; soprattutto di coloro che solo pochi anni fa scendevano in piazza a urlare che l’acqua è un bene pubblico. Stupisce che quei politici in prima fila allora tacciano oggi. Stupisce che non s’indignino nel constatare che, anche quel referendum è stato solo fuffa.

A Zeri non fanno le barricate. A Zeri non frega niente di diventare un caso. A Zeri interessa solo che l’acqua rimanga ciò che è: un bene di tutti.

A Zeri continuano la vita semplice di montagna fra servizi pubblici inesistenti promessi sotto elezioni; fra pascoli bucolici dell’agnello zerasco presidio slow food; fra strade che se franano si deve aspettare mesi se non anni per vedere un operario a ripararle; fra contraddizione di leggi che sbugiardano se stesse e il volere degli italiani.
Ma a Zeri dicono no e aspettano…

Arriverà il commissario oppure dato che le elezioni regionali non sono poi così lontane finirà tutto a tarallucci e vino?[:]

0 commenti