30 Dicembre 2022

Addio alla Signora del Brunello

Con Francesca Cinelli Colombini che ci ha lasciato la scora notte se ne va una protagonista assoluta del secolo scorso e una delle protagoniste che ha trasformato Montalcino da piccolo borgo agricolo a capitale mondiale del vino.

Per raccontarla ho scelto di farlo riprendendo le pagine del libro che ho scritto nel 2017 a quattro mani con la collega Roberta Capanni.

Una festa sull’aia, il sapore del pane appena sfornato. L’immagine di un fiasco di vino genuino, tanta allegria ma anche grandi incontri e successi. Parlare con Donna Francesca Colombini è come fare un salto nel tempo, in un’epoca diversa quando le persone non sentivano l’esigenza di contornarsi di tante cose, spesso inutili, un tempo a suo dire dove “si andava al sodo”.

La signora Francesca Colombini ha vissuto la trasformazione a cui sono andati incontro territori e aziende dalla fine della mezzadria ad oggi. Una donna che ha diretto un’azienda del vino in tempi in cui erano ben poche a farlo, una manager schietta come solo un’anima toscana può esserlo, che ha molto da raccontare.

Nata a Modena dove il padre era professore universitario, Francesca Colombini è arrivata a Montalcino a tre mesi, infatti, dice con quel suo modo diretto ricco di modi di dire: “So fare anche i tortellini! In casa nostra per Natale ci sono i tortellini fatti a mano e la galantina fatta come si deve. Io come cuoca non valgo molto ma mi piace mangiare bene e adoro le vecchie ricette”.

A 45 anni rimasta senza i genitori inizia a gestire l’azienda. Il padre l’aveva preparata questo e lei ha portato avanti la proprietà con impegno. Racconta: “Babbo aveva deciso così e mio marito era d’accordo, lui seguiva le sue attività, io le mie. Posso dire che mi sono divertita tanto, tanta è stata la fatica, ci sono stati momenti in cui ho dormito poco, ma la soddisfazione è stata grande. Ho fatto la mia parte, ho tirato avanti la “baracca”.
Nella famiglia Colombini le donne hanno sempre lavorato: “Durante la guerra era mia madre che si occupava dell’azienda, certo si consigliava con mio padre, ma lui doveva dirigere l’alimentazione della provincia di Siena e non aveva certo tempo per pensare alla fattoria”.

Per Donna Francesca il concetto di lavoro è sempre stato una cosa normale. “Anche da bambina – ricorda – mio padre mi spediva ad aiutare durante la trebbiatura!” Forte, legata alla sua terra, preparata e centrata, qualità che l’hanno portata a sentirsi sempre a suo agio in qualsiasi situazione e con chiunque, da chi faceva i lavori della campagna ai più grandi personaggi del panorama culturale italiano che frequentavano la casa.

La Signora del Brunello ha poi permesso ai figli di continuare l’attività familiare senza mai imporre niente. Hanno fatto i loro studi secondo l’attitudine, Donatella amante della storia e Stefano dedicandosi allo studio della legge, fino a quando non hanno sentito la necessità di entrare nel mondo del Brunello e di tutte le altre attività familiari. “Sono convinta – riprende Donna Francesca – che i figli debbano subentrare ai genitori in tempo utile. Perché un conto è guidare l’automobile e un altro e stare di fianco all’autista. Io sono contrarissima a coloro che lasciano solo alla fine o come si dice a Siena “a tombe piene”. Bisogna rendersi conto che per mantenere al meglio un’azienda di certe dimensioni ci vuole forza fisica e mentale. Se poi i figli non sono capaci, sarà un problema loro. Avranno comunque imparato qualcosa”.

Chiara, chiarissima, diretta la Signora del Brunello. Si deve a donne come lei se oggi la presenza femminile nel mondo del vino è in costante crescita. “I tempi sono cambiati e oggi sono tante le donne che lavorano in questo settore, io ricordo che nel primo wine experience a New York su dodici produttori italiani ero la sola donna manager presente”.
E dalla sua posizione ha continuato a portare il Brunello, il vino che ha fatto conoscere Montalcino in tutto il mondo, alle più alte vette.

Alla base di tutto ciò c’è il suo senso di dovere e l’amore per il prodotto che vive di vita propria e dipende da tanti fattori: “il Brunello è un vino che nasce in un territorio a grandissima vocazione – ci ricorda Francesca Colombini – ma quello che lo rende speciale è anche la dimensione umana in cui viene allevato ancora oggi. Il rapporto fra l’uva e la terra e la sensibilità fanno la differenza.”

I tempi cambiano, cambiano le abitudini e con queste il modo di bere il vino: “il vino si è evoluto come si è evoluta la società – dice Francesca – oggi si sente dire spesso che i bambini sono più intelligenti, non è vero, sono le conoscenze che sono cresciute. Prima si insegnavano meno cose e in tempi diversi oggi si precorrono i tempi, prima si beveva in modo semplice anche nelle case dei signori oggi tutti ricercano, s’informano e vogliono sapere di più sul vino. E’ la stessa cosa”.
Il mondo cambia. Le grandi donne restano.

Arrivederci Donna Francesca

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