nasce nella Valpolicella classica nella zona di San Pietro in Cariano. Vino rosso abboccato da vitigni di Corvina e Corvinone 80%, monovitigno autoctono scelto in base all’annata 15%.
Si vendemmia verso fine settembre nel rispetto della maturità tecnologica e fenologica. Fermentazione: l’uva diraspata e pigiata in maniera soffice fermenta in apposite vasche di acciaio inox con follature limitate e temperatura controllata per 7/8 giorni.
Colore rosso rubino tenue. Al naso si presenta fragrante dai profumi delicati, floreali leggermente fruttati uniti a sentori di spezie.
In bocca la brillantezza del colore scalpita per la sua fresca acidità e morbidezza con tannini ben bilanciati.
Ottimo per l’aperitivo si accompagna a minestre, pasta, carni bianche e formaggi di media stagionatura.
“Ci sono incontri che ti aprono la mente. Io prediligo quelli che ti aprono il cuore”. Questa è la filosofia che guida Mariella Gini, proprietaria con i figli Matteo e Marco dell’azienda vitivinicola Montecariano.
“Quando nel ’92 ho preso in cura i terreni di famiglia nel cuore della Valpolicella Classica a San Pietro in Cariano – sottolinea – non mi sono posta neppure per un momento il dubbio che stavo affrontando strade inesplorate e difficili per me che venivo da una formazione classica, con indirizzo archeologico.
Nei frequenti sopralluoghi che facevo nei terreni in parte coltivati con vecchie vigne e che sarebbero diventati il cuore della Montecariano, camminando la campagna, andavo cercando il filo rosso da cui poi sarebbe partita questa lunga avventura, decidendo il destino di quei ventisette ettari di proprietà. Sento un profondo legame tra le radici delle civiltà perdute e la storia moderna della Valpolicella, dove la cultura della vite continua a farla da padrona. Sono convinta che il vino non possa prescindere dal territorio, poiché esso possiede forti caratteri di unicità, identità e naturalità. Negli ultimi anni, non certo a caso, si sta verificando un’inversione di tendenza, un ritorno alla terra di tanti imprenditori agricoltori che vedono nel recupero delle nostre radici un’alternativa concreta per il futuro”.
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