20 Dicembre 2024

Natale lontano da tutto: gli 8 luoghi più isolati del mondo per sfuggire alle Feste

Non tutti amano l’atmosfera natalizia: luci, canti, pranzi in famiglia e frenesia dei regali possono diventare un peso per chi desidera solo pace e silenzio.
Se sognate per i giorni delle feste di avere una bacchetta magica e poter fuggire lontano, lontanissimo, ecco una selezione dei luoghi più remoti e isolati del pianeta dove il Natale è solo un’eco lontana.


Tristan da Cunha (oceano Atlantico meridionale)

Questo piccolo arcipelago vulcanico, considerato l’isola abitata più remota del mondo, si trova nel mezzo dell’Oceano Atlantico meridionale a circa 2.400 km. dal Sudafrica e a 3.900 dal Sud America e fa parte dei territori dell’Oltremare britannico che includono anche in Sant’Elena e Ascensione.
La comunità locale è composta da poche centinaia di persone (circa 250) discendenti di un piccolo gruppo di coloni originari di Gran Bretagna, Stati Uniti e Paesi Bassi che vivono a un
ritmo di vita lento e tranquillo. Senza aeroporti e con poche navi all’anno che fanno scalo sull’isola dopo un viaggio di circa 6 giorni da Città del Capo, Sudafrica attraccando al porto di Calshot Harbour, se le condizioni meteorologiche lo consentono.  La nave postale ad esempio arriva una sola volta all’anno, trasformando ogni consegna in un evento memorabile per l’intera comunità.
La comunità è incredibilmente unita: la maggior parte delle famiglie porta uno dei pochi cognomi originari: Repetto (di origini genovesi), Swain, Green, Glass, etc.. Sono proprio loro, gli stessi abitanti, ad occuparsi  di tutto ciò che serve, dalla manutenzione delle case all’insegnamento e le decisioni importanti vengono prese collettivamente, in stile democratico.
In un’epoca dove tutto è istantaneo e connesso, Tristan da Cunha rimane un piccolo universo a parte, dove la pazienza non è una scelta ma uno stile di vita. Un luogo che ci ricorda come, a volte, le cose più preziose meritino davvero l’attesa.


Isola di Bouvet (Oceano Atlantico Meridionale)

Per chi desidera un’esperienza ancora più estrema, l’Isola di Bouvet è un’opzione suggestiva.
Conosciuta come “il luogo più remoto del mondo”. L’isola detiene il titolo di isola più lontana da qualsiasi altra terra abitata ed è un territorio norvegese di soli 50 km². Vulcanica disabitata coperta quasi interamente dai ghiacci e situata nell’Oceano Atlantico Meridionale, a 2.600 km dal Sudafrica e oltre 1.600 km dall’Antartide.
Si distingue per la sua inaccessibilità dato che è priva di piste di atterraggio né altre vie di accesso. Le alte scogliere, l’assenza di porti naturali e un clima estremamente severo, con venti violenti e mari tempestosi che rendono l’approdo quasi impossibile. Solo navi specializzate riescono a raggiungerla e per farlo devono attraccare su piattaforme di ghiaccio oppure per raggiungerla, quando è possibile, si devono utilizzare gommoni.
Nonostante sia priva di popolazione o infrastrutture, l’isola è una riserva naturale di grande importanza per gli studi climatici ed ecologici. Il suo ecosistema ospita licheni, muschi, uccelli marini, pinguini e foche.
Nel 1964, una spedizione sudafricana trovò una scialuppa abbandonata sull’isola, senza segni di naufraghi o indizi su come fosse arrivata da chissà dove. Questo fatto rimane un mistero.
L’isola non è stata mai raggiunta nemmeno dall’esploratore che per prima la individuò nel 1739 e che le ha dato il nome ma la sua fama è grande tra gli appassionati di geografia estrema e nei circoli scientifici.

È stata protagonista di racconti immaginari, come nel film di fantascienza “Alien vs Predator” del 2004, dove l’isola viene scelta come luogo di ambientazione per un’antica battaglia tra specie aliene (benché le scene siano state girate altrove).
L’Isola di Bouvet rappresenta quindi l’idea di isolamento assoluto: un luogo dove la natura domina incontrastata, offrendo solitudine e pace. Un richiamo per avventurieri, scienziati e chiunque desideri avvicinarsi al confine del mondo conosciuto.


Valle di Barrow (Antartide)

L’Antartide è sinonimo di isolamento, ma la Valle di Barrow, priva di neve a causa della sua estrema aridità, è uno dei luoghi più particolari del continente.
Questo luogo remoto, della regione nota come Dry Valleys (Valli Secche) situate nella Terra della Regina Vittoria, vicino alla costa del Mare di Ross si distingue per le sue caratteristiche uniche, che lo rendono un ambiente affascinante per gli scienziati e un rifugio estremo per chi cerca isolamento assoluto.
Queste valli sono un sistema di depressioni prive di ghiaccio, tra i pochi luoghi in Antartide dove non c’è una copertura permanente di neve o ghiaccio, nonostante le temperature polari che possono scendere fino a -50 gradi.
Questo fenomeno è dovuto a venti catabatici estremamente secchi e veloci che possono raggiungere i 320 km/h, evaporando qualsiasi accumulo di neve o ghiaccio. Inoltre l’area è considerata uno dei deserti più aridi del mondo. Alcune sue aree non ricevono precipitazioni da milioni di anni!
Caratteristiche straordinarie e uniche fanno si che la Valle di Barrow sia spesso studiata come analogo terrestre di Marte.
Nelle Dry Valleys si trovano inoltre, altra caratteristica unica, alcuni laghi ipersalini, come il lake Bonney e il lake Vanda, che rimangono liquidi sotto una crosta di ghiaccio permanente grazie alla loro alta concentrazione di sali.
Questo luogo offre un silenzio ineguagliabile. Senza vento il rumore più forte potrebbe essere il proprio battito cardiaco. La Valle di Barrow non è solo un simbolo di isolamento ma anche una testimonianza della resilienza della natura, anche nei luoghi più ostili del pianeta.


Pitcairn Island (Oceano Pacifico)

Andiamo nel Pacifico meridionale per fare sosta in un piccolo gruppo di isole noto come Isole Pitcairn, un territorio britannico d’oltremare che si trova a circa 5.500 km dalla Nuova Zelanda e 2.170 km da Tahiti e che ha nell’isola principale di Pitcaim di appena 4,6 km², ed è l’unica abitata da circa 50 persone.
Un’ isola leggendaria dato che questo numero di abitanti la rende
una delle comunità più piccole e isolate del mondo nonchè una delle più leggendarie isole dato che gli abitanti sono principalmente i discendenti dagli ammutinati del Bounty e dai loro compagni tahitiani. Adamstown, questo il nome dell’unico villaggio dell’isola, ha edifici pubblici come una scuola, una chiesa e un ufficio postale.
Per chi non ricorda questa storia avventurosa gli ammutinati del Bounty erano quelli della nave britannica HMS Bounty che qui si fermò nel 1789. Guidati da Fletcher Christian gli ammutinnati bruciarono la nave vicino all’isola per nascondere la loro posizione e iniziarono una nuova vita con un gruppo di tahitiani.
A Pitcairn non ci sono aeroporti, e l’isola è raggiungibile solo via mare e da qui il suo straordinario isolamento dato che le navi per raggiungerla impiegano circa 32 ore di viaggio da Mangareva, nelle Isole Gambier (Polinesia Francese), il porto di partenza più vicino.
Pitcairn è perfetta per chi ama la natura e offre sentieri mozzafiato attraverso paesaggi di scogliere e foreste tropicali. Uno dei percorsi più noti conduce al Christian’s Cave, dove si dice che Fletcher Christian si nascondesse per osservare il mare. I resti sommersi del Bounty si possono invece esplorare con immersioni o snorkeling, un’esperienza che collega storia e avventura.
Il clima godevole tropicale con temperature miti tutto l’anno nonostante le piogge abbondanti ma non oppressive che rendendo l’isola verde e rigogliosa la fanno perfetta per una fuga lontano dal resto del mondo.
Pitcairn Island è quindi un luogo unico, che combina storia, natura selvaggia e isolamento estremo offrendo uno spaccato di un mondo quasi dimenticato, dove la vita si muove al ritmo lento della natura e della comunità dove tutti si conoscono e tutti collaborano.


Isola di Socotra (Yemen)

Situata nell’Oceano Indiano a circa 350 km a sud della costa dello Yemen e 240 km a est della Somalia nell’arcipelago omonimo è un luogo straordinario e surreale, famoso per la sua biodiversità unica al mondo e i paesaggi alieni.
Spesso chiamata il “Galápagos dell’Oceano Indiano” fa parte di un arcipelago composto da quattro isole. Abitata da circa 60 mila abitanti, per lo più pastori, pescatori e agricoltori che anche se fa parte
dello Yemen, per la sua posizione remota e l’instabilità politica del paese ha preservato la sua unicità fra cui quella di una biodiversità straordinaria dato che ben il 30% delle piante di Socotra non si trovano in nessun altro luogo del mondo.
La pianta più famosa è indubbiamente il Drago albero del sangue (Dracaena cinnabari), un albero dall’aspetto surreale con una chioma a ombrello e una resina rossa simile al sangue. Altre specie iconiche includono l’albero cetriolo (Dendrosicyos socotranus) e la Rosa del Deserto (Adenium obesum), che sembra uscita da un dipinto surrealista. Un ambiente alieno, un paesaggio talmente unico che è stato spesso descritto come “extraterrestre” con le sue montagne calcaree, le grotte e le dune di sabbia che contribuiscono a renderlo straordinario al punto da essere stato dichiarato patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2008.
Spesso associata a storie antiche, inclusa la leggenda che l’isola fosse una fonte di incenso e mirra per il regno di Saba, è stato un luogo frequentato da antichi commercianti e il legame col passato è vivo anche nella lingua parlata, il socotri una lingua semitica antica che ha poche relazioni con l’arabo moderno.
Colonia di antichi navigatori l’isola è stata menzionata da greci, romani e arabi come importante punto di scambio commerciale, in particolare per spezie e resine preziose cosa che l’ha reso secondo lacune leggende anche nelle mire di Alessandro Magno che per questo qui inviò coloni per sfruttare le sue risorse.
Fino a poco tempo fa, l’isola era accessibile solo via aereo da Sana’a (Yemen) o Salalah (Oman) ma l’instabilità politica dello Yemen ha reso i viaggi più difficili e anche le strutture turistiche sono limitate.
Socotra è un vero gioiello naturale non lontanissimo da noi. Una destinazione unica per chi cerca paesaggi surreali, biodiversità straordinaria e un’esperienza lontana dal turismo di massa. Un luogo dove la natura si presenta nella sua forma più pura e affascinante e sebbene non sia disabitata, la sua posizione remota e l’accesso limitato ne fanno un rifugio perfetto per chi desidera sfuggire al Natale. Qui potrete immergervi nella natura e dimenticare ogni orpello festivo.


Kamchatka (Russia)

La Kamchatka, una penisola vasta e scarsamente popolata situata nell’estremo oriente della Russia nell’oceano Pacifico fra il mare di Bering e il mare di Okhotsk. E’ uno dei luoghi più selvaggi e spettacolari del pianeta per i suoi paesaggi vulcanici, geyser, e la fauna incredibile. Una terra di avventura e natura incontaminata, perfetta per chi ama l’esplorazione estrema.
La Kamchatka è estremamente remota e l’unico modo per raggiungerla è tramite aereo, principalmente da Mosca o Vladivostok.
350.000 abitanti scarsi per lo più situati nella capitale Petropavlovsk-Kamčatskij e in pochi insediamenti lungo la costa e oltre 160 vulcani di cui ben 30 attivi fra cui il Klyuchevskaya Sopka, il vulcano attivo più alto dell’Eurasia con i suoi 4.750 m. Altra caratteristica della penisola sono i geyser per lo più concentrati nella calle omonima, una meraviglia naturale, con getti di vapore, pozze di fango ribollente e sorgenti termali.
Una natura straordinaria sia per flora e fauna al punto che è conosciuta come la terra degli orsi bruni, che qui sono tra i più grandi e numerosi del mondo.
Paesaggi estremi spettacolari dove si alternano tundra, foreste boreali, montagne vulcaniche e coste frastagliate e un clima rigido di stampo subartico, con inverni lunghi e freddi e estati brevi e fresche. Abitata dalle popolazioni indigene dei Koryak, degli Itelmen e degli Even, che hanno una cultura unica basata su caccia, pesca e allevamento di renne.
Terra di esploratori dato che era perfetta per esplorazioni verso l’Alaska durante il periodo sovietico e la guerra fredda è stata una zona militare chiusa dato che ospitava basi sottomarine e installazioni militari il che ha contribuito a preservare la sua natura incontaminata e il suo isolamento. La si raggiunge con voli diretti da Mosca o Vladivostok alla città principale di Petropavlovsk-Kamčatskij e per spostarsi nella regione, spesso sono necessari elicotteri o fuoristrada a causa della mancanza di infrastrutture stradali.
Terra di fuoco e ghiaccio, dove la natura domina incontrastata è una destinazione perfetta per chi cerca un’esperienza autentica e lontana dai sentieri battuti rimanendo una delle ultime frontiere selvagge del mondo.


Cape York (Australia)

Nell’estremità settentrionale del Queensland c’è questa penisola australiana più grande per dimensioni dell’Inghilterra ma abitata solo da 18.000 persone che si estende verso il mar dei Coralli a est e il golfo di Carpentaria a ovest terminando a “The Tip”, il punto più settentrionale del continente australiano è una delle regioni più remote e selvagge del paese con le sue foreste pluviali antichissime, la cultura aborigena e i paesaggi spettacolari.
Cape York è il cuore della cultura aborigena australiana, con decine di comunità indigene che preservano lingue, tradizioni e leggende antiche in una biodiversità tropicale straordinaria dove convivono (uno dei pochi luoghi al mondo) coccodrilli di acqua dolce e coccodrilli marini.
Avvistata
per la prima volta da esploratori olandesi nel XVII secolo (l’olandese Willem Janszoon fu il primo europeo a mappare parte della costa nel 1606) Cape York è oggi il fulcro di un mix culturale straordinario fra i suoi aborigeni e gli isolani dello stretto di Torres della Papua Nuova Guinea che sono stati influenzati dalle culture melanesiane e polinesiane. Durante la seconda guerra mondiale fu una base strategica e ospita ancora tracce di insediamenti militari, come piste di atterraggio abbandonate.
Oggi per raggiungerla si vola verso Cairms da dove partono i viaggi via terra o aerei charter verso Cape York. Per chi ama l’avventura però meglio raggiungerla con
un viaggio epico in 4×4 lungo la Peninsula Developmental Road, famosa per i suoi terreni accidentati e i guadi di fiumi. Un viaggio reso ancora più difficile per le scarse riserve di carburante, acqua e cibo.
Una terra che incarna il vero spirito dell’avventura australiana grazie alla sua combinazione di paesaggi mozzafiato, biodiversità unica e cultura antica.
Un’esperienza indimenticabile a chi è disposto a sfidare la sua remota posizione perfetto rifugio per chi cerca di sfuggire slle Feste andando letteralmente all’altro capo del mondo
 senza traccia di luci o canzoni natalizie.


Isola di Rapa Nui (Cile)
 

Meglio conosciuta come Isola di Pasqua, Rapa Nui è uno dei luoghi più isolati del pianeta situata com’è nell’Oceano Pacifico meridionale a circa 3.700 km dale coste del Cile a cui politcamente appartiene e a 2000 km. dall’isola abitata più vicina che è Pitcaim.
Pur essendo una destinazione turistica, è possibile trovare pace e solitudine lontano dai villaggi principali, dalla città principale di Hanga Roa e dai suoi circa 7500 abitanti, circondati dalle enigmatiche statue moai e da panorami mozzafiato.
Luogo leggendario colonizzato da navigatori polinesiani nel 1200 che svilupparono una società avanzata, con una complessa organizzazione sociale e una ricca tradizione orale fra cui le iconiche statue, ce ne sono circa 900, alcune alte fino a 10 metri e pesanti oltre 80 tonnellate che si ritiene che rappresentino gli antenati deificati, eretti per vegliare sulle tribù. L’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e i conflitti interni portarono a un collasso sociale della civiltà intorno al 1600.
L’isola con la sua cultura, le sue statue e i suoi misteri la si raggiunge in aereo da Santiago del Cile o da Tahiti e si può alloggiare in pochi resort e ostelli prenotando con largo anticipo dato che i numero dei visitatori è limitato per proteggere il fragile ecosistema e il patrimonio culturale.

Rapa Nui è un luogo che combina mistero, bellezza e cultura. Una destinazione unica, capace di affascinare chiunque. Perfetta per chi cerca di immergersi in una cultura antica e in uno scenario naturale mozzafiato lontano da panettoni e pandori.

 

0 commenti