Tavarnelle e Barberino insieme cento anni dopo

[:it]La storia di Barberino e Tavarnelle lancia un ponte verso il futuro.

Due amministrazioni, appartenenti a due diverse valli, la Pesa e la Valdelsa, che scelgono di tornare unite a distanza di oltre un secolo, avanza, guarda lontano verso il futuro e si realizza appunto nel processo di trasformazione che è insito nel corso mutevole della natura e della vita umana.
Una svolta epocale nella Toscana dei campanili. Era il 1 maggio 1893 quando Barberino e Tavarnelle, unico comune sin dal tredicesimo secolo, sancirono la loro scissione istituzionale e amministrativa.
Nel 2018, con una volontà e un impegno partiti circa quindici anni prima, accompagnati e alimentati costantemente da un percorso di gestioni associate con il conferimento di 39 funzioni prima e dall’istituzione dell’Unione comunale del Chianti fiorentino poi, i Comuni di Barberino e Tavarnelle mettono nuovamente al centro il progetto di una comunità unitaria.
Un modello di Toscana che rivive nella molteplicità dei suoi centri, delle sue frazioni, delle tante identità che costituiscono la ricchezza paesaggistica e ambientale del territorio. Il mosaico di una Toscana nella Toscana che produce sviluppo sostenibile, attiva servizi, genera opportunità culturali e crea manufatti di qualità. Questa l’idea che ha ispirato le amministrazioni comunali  che hanno dato il via ufficialmente il percorso di fusione per la creazione di un comune unico.

Ad illustrare gli obiettivi e le linee guida del progetto sono i sindaci Giacomo Trentanovi e David Baroncelli che hanno esposto per la prima volta, negli spazi dell’archivio preunitario di Barberino val d’Elsa  antichi e rari documenti, del 1500 e del 1800, che ripercorrono le tappe storiche dei due territori, uniti dal 1200 e separati da 125 anni.
“Partiamo dalla storia e dagli studi – affermano – che attestano le nostre antiche origini e il percorso che le comunità hanno vissuto insieme, legate per secoli, con l’intento di arrivare a delineare, al fianco dei cittadini coinvolti nel ruolo di protagonisti attivi e partecipi in questo percorso, una realtà più forte, destinata ad assumere un peso specifico maggiore nello scacchiere politico-istituzionale a livello regionale e nazionale. Vogliamo tornare uniti perché crediamo fortemente in questo progetto che punta a realizzare importanti economie di scala, a dare alla voce alle funzioni rappresentative del nostro territorio. Vogliamo tornare uniti per ottimizzare le funzioni, ridurre i costi della politica, abbassare la pressione fiscale. Il nuovo ente sarà in grado di risparmiare sul piano gestionale attraverso la razionalizzazione della spesa e l’eliminazione delle doppie funzioni. Saprà generare investimenti grazie ai 22 milioni di euro, spalmati in dieci anni, ottenuti dallo Stato e della Regione in virtù del processo di fusione. Saprà affrontare le sfide della contemporaneità mettendo in campo servizi mirati, consoni ai bisogni e interventi di prossimità,  un tema centrale del futuro del comune unico è la vicinanza e l’attenzione alle frazioni. La riunificazione renderà più funzionali ed efficienti gli uffici, le sedi rimarranno entrambe nei rispettivi territori, i front office e gli sportelli integrati saranno garantiti nel loro orario di apertura al pubblico”.

Il nuovo comune, nell’idea delle amministrazioni comunali, mira a rispondere alle necessità di sviluppo del territorio, mantenere alta la qualità della vita, migliorando i servizi, investendo sulla manutenzione, riqualificando i tessuti urbani, costruendo infrastrutture. In un territorio, caratterizzato da tanti centri, la forza su cui far leva è proprio la ricchezza delle diverse identità.
Frazioni più vicine e vivibili. “I benefici, i vantaggi e le ricadute positive  – aggiungono i primi cittadini – sull’economia e sulla qualità della vita in generale del nostro territorio saranno enormi, in caso di fusione. Non possiamo più pensare di camminare da soli; abbiamo bisogno di unità per avanzare più forti ed essere competitivi sul piano produttivo, turistico e promozionale. Abbiamo bisogno di manutenzioni, di una nuova stagione di interventi che risponda e sostenga il percorso di espansione e di ripresa economica, attestata dall’incremento del numero degli addetti nelle nostre zone industriali e dalle 311mila presenze turistiche, dato record, rilevato nel 2017, abbiamo bisogno di un nuovo Palazzetto dello Sport, di riportare le funzioni e le sedi nel centro storico di Barberino, di grandi opere di riqualificazione nelle frazioni. Abbiamo bisogno di completare le circonvallazioni dei capoluoghi e le altre arterie infrastrutturali, di realizzare la nuova scuola primaria di San Donato e i progetti di mobilità per attivare collegamenti necessari tra le frazioni e il capoluogo, utili e funzionali ai cittadini e ai visitatori, alla vita di comunità e alla promozione turistica e territoriale.Realizzeremo quelle opere che la divisione ci ha negato e porremo al centro del nostro progetto i servizi nelle frazioni”.

 

Le tappe della storia:

1200 Lega di San Donato con i pivieri di San Donato in Poggio, San Pietro in Bossolo, Sant’Appiano

1570 San Donato in Poggio e Barberino Val d’Elsa riuniti nella podesteria dei due territori

1808 Napoleone sopprime la podesteria di Barberino e Tavarnelle e istituisce il Comune di Tavarnelle

1810 la restaurazione riporta la centralità amministrativa a Barberino Val d’Elsa, momento complesso in cui la vita commerciale economica aveva creato un fulcro nel tessuto urbano di Tavarnelle

1892-93 delibera di divisione dei due comuni.  Barberino Val d’Elsa chiede la separazione del capoluogo dalla sua frazione, Tavarnelle Val di Pesa.

Dall’archivio storico preunitario di Barberino Val d’Elsa sono stati estratti ed esposti per la prima volta, accessibili e consultabili, alcuni importanti documenti: gli Statuti della Podesteria di San Donato in Poggio e Barberino Val d’Elsa 1570 e delibera del Consiglio comunale di Barberino Val d’Elsa del novembre 1892.

Nuovi strumenti e tempi del percorso di fusione:

I Comuni di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa hanno ottenuto dalla Regione Toscana un finanziamento finalizzato alla redazione del Piano Strutturale Intercomunale. Si tratta del primo documento urbanistico in cui troveranno spazio le visioni dei rispettivi territori, integrate ai fini della creazione di un’unica idea di futuro del nuovo ente.

E’ stata programmata per mercoledì 18 aprile alle ore 20:45, nell’auditorium della nuova scuola primaria di Barberino Val d’Elsa Andrea da Barberino, la seduta congiunta dei Consigli Comunali di Barberino e Tavarnelle, chiamati a deliberare sulla proposta di fusione delle amministrazioni comunali. La proposta che dà avvio alla costituzione della legge regionale sarà vagliata nei mesi successivi dalla Regione Toscana. I cittadini di Barberino e Tavarnelle saranno chiamati ad esprimersi sul percorso di fusione nella consultazione referendaria che si terrà ad ottobre 2018. Le amministrazioni comunali rimarranno in carica fino a dicembre 2018. Nel caso in cui sarà votata la fusione  il nuovo comune unico nascerà dal primo gennaio 2019.

 

Il lavoro delle Commissioni consiliari

Le commissioni di Barberino e Tavarnelle, presiedute da Francesco Grandi e Francesco Tomei, che affiancano le amministrazioni comunali nel percorso verso il comune unico, stanno portando avanti il loro lavoro con impegno e passione, nell’interesse delle comunità. “Stiamo lavorando bene insieme – dicono – in termini di confronto, di idee e condivisione, tante le questioni di cui si stiamo occupando, oltre alla definizione del nome Barberino Tavarnelle che abbiamo da poco deliberato con voto unanime, stiamo dedicando il nostro tempo, attraverso ricerche e studi,  allo stemma del nuovo Gonfalone e ai contenuti dello Statuto che non vuole limitarsi ad uno strumento formale ma deve contenere le anime dei due territori”.[:en]La storia di Barberino e Tavarnelle lancia un ponte verso il futuro.

Due amministrazioni, appartenenti a due diverse valli, la Pesa e la Valdelsa, che scelgono di tornare unite a distanza di oltre un secolo, avanza, guarda lontano verso il futuro e si realizza appunto nel processo di trasformazione che è insito nel corso mutevole della natura e della vita umana.
Una svolta epocale nella Toscana dei campanili. Era il 1 maggio 1893 quando Barberino e Tavarnelle, unico comune sin dal tredicesimo secolo, sancirono la loro scissione istituzionale e amministrativa.
Nel 2018, con una volontà e un impegno partiti circa quindici anni prima, accompagnati e alimentati costantemente da un percorso di gestioni associate con il conferimento di 39 funzioni prima e dall’istituzione dell’Unione comunale del Chianti fiorentino poi, i Comuni di Barberino e Tavarnelle mettono nuovamente al centro il progetto di una comunità unitaria.
Un modello di Toscana che rivive nella molteplicità dei suoi centri, delle sue frazioni, delle tante identità che costituiscono la ricchezza paesaggistica e ambientale del territorio. Il mosaico di una Toscana nella Toscana che produce sviluppo sostenibile, attiva servizi, genera opportunità culturali e crea manufatti di qualità. Questa l’idea che ha ispirato le amministrazioni comunali  che hanno dato il via ufficialmente il percorso di fusione per la creazione di un comune unico.

Ad illustrare gli obiettivi e le linee guida del progetto sono i sindaci Giacomo Trentanovi e David Baroncelli che hanno esposto per la prima volta, negli spazi dell’archivio preunitario di Barberino val d’Elsa  antichi e rari documenti, del 1500 e del 1800, che ripercorrono le tappe storiche dei due territori, uniti dal 1200 e separati da 125 anni.
“Partiamo dalla storia e dagli studi – affermano – che attestano le nostre antiche origini e il percorso che le comunità hanno vissuto insieme, legate per secoli, con l’intento di arrivare a delineare, al fianco dei cittadini coinvolti nel ruolo di protagonisti attivi e partecipi in questo percorso, una realtà più forte, destinata ad assumere un peso specifico maggiore nello scacchiere politico-istituzionale a livello regionale e nazionale. Vogliamo tornare uniti perché crediamo fortemente in questo progetto che punta a realizzare importanti economie di scala, a dare alla voce alle funzioni rappresentative del nostro territorio. Vogliamo tornare uniti per ottimizzare le funzioni, ridurre i costi della politica, abbassare la pressione fiscale. Il nuovo ente sarà in grado di risparmiare sul piano gestionale attraverso la razionalizzazione della spesa e l’eliminazione delle doppie funzioni. Saprà generare investimenti grazie ai 22 milioni di euro, spalmati in dieci anni, ottenuti dallo Stato e della Regione in virtù del processo di fusione. Saprà affrontare le sfide della contemporaneità mettendo in campo servizi mirati, consoni ai bisogni e interventi di prossimità,  un tema centrale del futuro del comune unico è la vicinanza e l’attenzione alle frazioni. La riunificazione renderà più funzionali ed efficienti gli uffici, le sedi rimarranno entrambe nei rispettivi territori, i front office e gli sportelli integrati saranno garantiti nel loro orario di apertura al pubblico”.

Il nuovo comune, nell’idea delle amministrazioni comunali, mira a rispondere alle necessità di sviluppo del territorio, mantenere alta la qualità della vita, migliorando i servizi, investendo sulla manutenzione, riqualificando i tessuti urbani, costruendo infrastrutture. In un territorio, caratterizzato da tanti centri, la forza su cui far leva è proprio la ricchezza delle diverse identità.
Frazioni più vicine e vivibili. “I benefici, i vantaggi e le ricadute positive  – aggiungono i primi cittadini – sull’economia e sulla qualità della vita in generale del nostro territorio saranno enormi, in caso di fusione. Non possiamo più pensare di camminare da soli; abbiamo bisogno di unità per avanzare più forti ed essere competitivi sul piano produttivo, turistico e promozionale. Abbiamo bisogno di manutenzioni, di una nuova stagione di interventi che risponda e sostenga il percorso di espansione e di ripresa economica, attestata dall’incremento del numero degli addetti nelle nostre zone industriali e dalle 311mila presenze turistiche, dato record, rilevato nel 2017, abbiamo bisogno di un nuovo Palazzetto dello Sport, di riportare le funzioni e le sedi nel centro storico di Barberino, di grandi opere di riqualificazione nelle frazioni. Abbiamo bisogno di completare le circonvallazioni dei capoluoghi e le altre arterie infrastrutturali, di realizzare la nuova scuola primaria di San Donato e i progetti di mobilità per attivare collegamenti necessari tra le frazioni e il capoluogo, utili e funzionali ai cittadini e ai visitatori, alla vita di comunità e alla promozione turistica e territoriale.Realizzeremo quelle opere che la divisione ci ha negato e porremo al centro del nostro progetto i servizi nelle frazioni”.

 

Le tappe della storia:

1200 Lega di San Donato con i pivieri di San Donato in Poggio, San Pietro in Bossolo, Sant’Appiano

1570 San Donato in Poggio e Barberino Val d’Elsa riuniti nella podesteria dei due territori

1808 Napoleone sopprime la podesteria di Barberino e Tavarnelle e istituisce il Comune di Tavarnelle

1810 la restaurazione riporta la centralità amministrativa a Barberino Val d’Elsa, momento complesso in cui la vita commerciale economica aveva creato un fulcro nel tessuto urbano di Tavarnelle

1892-93 delibera di divisione dei due comuni.  Barberino Val d’Elsa chiede la separazione del capoluogo dalla sua frazione, Tavarnelle Val di Pesa.

Dall’archivio storico preunitario di Barberino Val d’Elsa sono stati estratti ed esposti per la prima volta, accessibili e consultabili, alcuni importanti documenti: gli Statuti della Podesteria di San Donato in Poggio e Barberino Val d’Elsa 1570 e delibera del Consiglio comunale di Barberino Val d’Elsa del novembre 1892.

Nuovi strumenti e tempi del percorso di fusione:

I Comuni di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa hanno ottenuto dalla Regione Toscana un finanziamento finalizzato alla redazione del Piano Strutturale Intercomunale. Si tratta del primo documento urbanistico in cui troveranno spazio le visioni dei rispettivi territori, integrate ai fini della creazione di un’unica idea di futuro del nuovo ente.

E’ stata programmata per mercoledì 18 aprile alle ore 20:45, nell’auditorium della nuova scuola primaria di Barberino Val d’Elsa Andrea da Barberino, la seduta congiunta dei Consigli Comunali di Barberino e Tavarnelle, chiamati a deliberare sulla proposta di fusione delle amministrazioni comunali. La proposta che dà avvio alla costituzione della legge regionale sarà vagliata nei mesi successivi dalla Regione Toscana. I cittadini di Barberino e Tavarnelle saranno chiamati ad esprimersi sul percorso di fusione nella consultazione referendaria che si terrà ad ottobre 2018. Le amministrazioni comunali rimarranno in carica fino a dicembre 2018. Nel caso in cui sarà votata la fusione  il nuovo comune unico nascerà dal primo gennaio 2019.

 

Il lavoro delle Commissioni consiliari

Le commissioni di Barberino e Tavarnelle, presiedute da Francesco Grandi e Francesco Tomei, che affiancano le amministrazioni comunali nel percorso verso il comune unico, stanno portando avanti il loro lavoro con impegno e passione, nell’interesse delle comunità. “Stiamo lavorando bene insieme – dicono – in termini di confronto, di idee e condivisione, tante le questioni di cui si stiamo occupando, oltre alla definizione del nome Barberino Tavarnelle che abbiamo da poco deliberato con voto unanime, stiamo dedicando il nostro tempo, attraverso ricerche e studi,  allo stemma del nuovo Gonfalone e ai contenuti dello Statuto che non vuole limitarsi ad uno strumento formale ma deve contenere le anime dei due territori”.[:]

Le Donne del Vino fra cultura e solidarietà

[:it]12647211_10207935123317155_8443993986012113651_n-e1454579845539di Nadia Fondelli – Sono ormai passati anni da quando ho incontrato per la prima volta Antonella d’Isanto.
Spinta dalla mia anima ecologista decisi di scoprire da vicino un’azienda coraggiosa che in tempi non sospetti aveva deciso di essere eco friendly.

Antonella si definì fin da quel nostro primo incontro una “produttrice per passione” e in realtà solo la passione e un po’ di sana follia pensai, la poteva spingere a scegliere imballaggi senza polistirolo e plastica, impianto fotovoltaico, bottiglie più leggere per sprecare meno vetro e addirittura riciclare i tappi in originalissimi orecchini che porto tutt’oggi molto volentieri.

Oltre alla passione furono alte le doti che intuì in lei. Donna solare, comunicativa e carismatica capì che mi trovavo al cospetto di chi non si ferma al nozionismo ma approfondisce tutto con l’intelligenza e la curiosità del viaggiatore della vita.
Antonella vive la sua azienda totalmente. In cantina, in vigna e in ufficio e riesce, con la stessa maestria, a viverla appieno anche girando il mondo.

E’ infatti lei che personalmente sdogana le sue sei etichette – fra ci il magistrale Gold Label – ad ogni latitudine e longitudine (dall’America al Giappone) facendo anche incetta di premi, medaglie e riconoscimenti.

Ma I Balzini, questo il nome dell’azienda che la vede capitana di uno staff non a caso tutto al femminile, è molto di più. E’ anche un punto di riferimento del buon vivere e della buona cultura.

Ai Balzini c’è arte. Le mostre sono una buona consuetudine e qui è stata battezzata la enoarte di Elisabetta Rogai.
Ai Balzini c’è letteratura. Molte le presentazioni di libri che si svolgono e addirittura uno dei volumi più di successo del noto giallista Marco Vichi è ambientato fra queste vigne.
E ai Balzini c’è buona imprenditoria.

Quasi naturale anche se non scontato che Antonella d’Isanto sia, dallo scorso anno, Presidente regionale dell’Associazione donne del vino che nata fra lo scetticismo di un mondo molto maschilista come quello di Bacco vanti oggi 650 iscritte che rappresentano le donne e il vino non solo in vigna e cantina, a anche in tutta la filiera compresa la tavola e la comunicazione.

L’occasione dei festeggiamenti per l’elezione a presidente nazionale delle Donne del Vino di Donatella Cinelli Colombini è stato anche il pretesto per presentare la linea programmatica della presidenza d’Isanto per la Toscana di cui formazione e solidarietà sono le parole d’ordine.

“Oltre ad eventi sul territorio per far conoscere i nostri vini e le nostre cantine organizzeremo eventi e iniziative per aiutare lo sviluppo dell’imprenditoria del vino in rosa. Ma non solo. Grazie a uno studio legale specializzato in diritto vitivinicolo sarà organizzato un convegno su come approcciarsi al mercato estero e inoltre sul versante della solidarietà stiamo definendo i dettagli per un’asta benefica di bottiglie speciali da dedicare a un’associazione venefica.”
E siamo certi che Antonella, così come ha fatto per i suoi I Balzini farà volare in alto anche le altre Donne del Vino per rompere finalmente schemi preconcetti di un mondo ancora un po’ troppo declinato al maschile.

 [:en]12647211_10207935123317155_8443993986012113651_n-e1454579845539di Nadia Fondelli – Sono ormai passati anni da quando ho incontrato per la prima volta Antonella d’Isanto.
Spinta dalla mia anima ecologista decisi di scoprire da vicino un’azienda coraggiosa che in tempi non sospetti aveva deciso di essere eco friendly.

Antonella si definì fin da quel nostro primo incontro una “produttrice per passione” e in realtà solo la passione e un po’ di sana follia pensai, la poteva spingere a scegliere imballaggi senza polistirolo e plastica, impianto fotovoltaico, bottiglie più leggere per sprecare meno vetro e addirittura riciclare i tappi in originalissimi orecchini che porto tutt’oggi molto volentieri.

Oltre alla passione furono alte le doti che intuì in lei. Donna solare, comunicativa e carismatica capì che mi trovavo al cospetto di chi non si ferma al nozionismo ma approfondisce tutto con l’intelligenza e la curiosità del viaggiatore della vita.
Antonella vive la sua azienda totalmente. In cantina, in vigna e in ufficio e riesce, con la stessa maestria, a viverla appieno anche girando il mondo.

E’ infatti lei che personalmente sdogana le sue sei etichette – fra ci il magistrale Gold Label – ad ogni latitudine e longitudine (dall’America al Giappone) facendo anche incetta di premi, medaglie e riconoscimenti.

Ma I Balzini, questo il nome dell’azienda che la vede capitana di uno staff non a caso tutto al femminile, è molto di più. E’ anche un punto di riferimento del buon vivere e della buona cultura.

Ai Balzini c’è arte. Le mostre sono una buona consuetudine e qui è stata battezzata la enoarte di Elisabetta Rogai.
Ai Balzini c’è letteratura. Molte le presentazioni di libri che si svolgono e addirittura uno dei volumi più di successo del noto giallista Marco Vichi è ambientato fra queste vigne.
E ai Balzini c’è buona imprenditoria.

Quasi naturale anche se non scontato che Antonella d’Isanto sia, dallo scorso anno, Presidente regionale dell’Associazione donne del vino che nata fra lo scetticismo di un mondo molto maschilista come quello di Bacco vanti oggi 650 iscritte che rappresentano le donne e il vino non solo in vigna e cantina, ma anche in tutta la filiera compresa la tavola e la comunicazione.

L’occasione dei festeggiamenti per l’elezione a presidente nazionale delle Donne del Vino di Donatella Cinelli Colombini è stato anche il pretesto per presentare la linea programmatica della presidenza d’Isanto per la Toscana di cui formazione e solidarietà sono le parole d’ordine.

“Oltre ad eventi sul territorio per far conoscere i nostri vini e le nostre cantine organizzeremo eventi e iniziative per aiutare lo sviluppo dell’imprenditoria del vino in rosa. Ma non solo. Grazie a uno studio legale specializzato in diritto vitivinicolo sarà organizzato un convegno su come approcciarsi al mercato estero e inoltre sul versante della solidarietà stiamo definendo i dettagli per un’asta benefica di bottiglie speciali da dedicare a un’associazione venefica.”
E siamo certi che Antonella, così come ha fatto per i suoi I Balzini farà volare in alto anche le altre Donne del Vino per rompere finalmente schemi preconcetti di un mondo ancora un po’ troppo declinato al maschile.

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Dentro le muraInside the wall

L’antico centro storico di Barberino Val d’Elsa, dista pochissimi chilometri da quello di un altro importante centro chiantigiano: Tavarnelle Val di Pesa; situato anch’esso sul tracciato dell’antica strada Cassia.

Territorio di antiche origini e insediamenti; Barberino ci ha ridato alla luce; in diverse località del suo territorio – come Petrognano e Sant’Appiano – rilevanti reperti etruschi dell’età arcaica e romani.

Di questi antichi centri, fu forse Sant’Appiano il primo nucleo di una certa rilevanza che si sviluppò in età paleocristiana.
Come luogo posto nel Pieviere di San Pietro in Bossolo, Barberino viene citato già in un documento rinvenuto fra le carte del grande “archivio” di Passignano nel 1054.
Lo sviluppo del centro come castello, è però databile ai primi decenni del XIII secolo, dopo l’avvenuta distruzione della crescente potenza di Semifonte operata dai fiorentini nel 1202.

E infatti già dal secolo seguente, Barberino risulta già essere sottomesso al controllo di Firenze che lo circonda di mura e lo fornisce di un presidio militare; il cronista dell’epoca Villani, lo inserisce fra le fortezze che furono conquistate dall’Imperatore Arrigo VII. Entrò in seguito, insieme a San Donato in Poggio, nuovamente nell’orbita fiorentina e, successivamente divenne sede di Podesteria sotto il Vicariato di Certaldo.

Nella sua piazza centrale è tutt’oggi visibile il palazzo pretorio con gli stemmi dei Podestà sino al XIV secolo e il Palazzo dei Barberini, dalla cui famiglia discese Papa Urbano VIII.

Il borgo conserva intatta l’antica struttura medievale a forma ellittica rinchiusa entro il cerchio di mura, con le sue due porte d’accesso, una in direzione di Firenze, e l’altra, assai ben conservate in direzione di Siena.

La chiesa, dedicata a San Bartolomeo, ha invece subito notevoli modifiche, essendo stata ricostruita in stile neomedievale. All’interno la struttura è a tre navate e vi si conservano alcune interessanti opere, come un frammento di affresco del Quattrocento raffigurante l’Annunciazione e un busto in bronzo del Beato Davanzato opera di Pietro Tacca.

Anche il moderno municipo, che si trova fuori le mura, conserva alcuni reperti archeologici di grande valore; come una raccolta di urne cinerarie e ceramiche etrusche tutte provenienti dalla vicina San Martino ai Colli, ed una tavola quattrocentesca di scuola senese.The ancient town centre of Barberino Val d’Elsa is situated only a few kilometres away from another important town in the Chianti, Tavarnelle Val di Pesa, also built Cialis along what was once the ancient Cassia road.

Barberino is an area with ancient origins and settlements and several important Etruscan discoveries from the archaic and Roman periods have been brought to light in various places on its territory, as at Sant’Appiano and Petrognano.
Sant’Appiano was probably the first of these ancient settlements to develop in importance during the early Christian era.

Barberino can be first found mentioned as one of the towns in the Parish of San Pietro in Bossolo in a document of 1054 which was found among the huge “archives” at Passignano. The town’s development as a fortress can however be dated as from the early decades of the XIII century, after the growing power of the city of Semifonte had been destroyed by the Florentines in 1202.

In fact Barberino seems to have already been completely under Florentine control by the following century, when it was surrounded with strong walls and supplied with a military garrison; Villani, the chronicler of the period, includes it among the fortresses that were later conquered by Emperor Henry VII. However it was not long before it found itself, with San Donato in Poggio, under Florentine rule again and it successively became the seat of the Podestas under the Vicariate of Certaldo.

The old town hall, with the coats of arms of the Podestas until the XIV century, can be admired in the central square together with Palazzo dei Barberini (Pope Urban VIII was a descendant of this family).

The elliptical shape and structure of the mediaeval town is still intact and encircled by its walls, with two entrance gates, one pointing in the direction of Florence, and the other, which is much better preserved, in the direction of Siena. The church, dedicated to St. Bartholomew has undergone considerable alterations and been reconstructed in neo-mediaeval style.

The interior is divided into three naves and contains some interesting works of art, like a fragment of a 15th century fresco of the Annunciation and a bronze bust of the Blessed Davazato by Pietro Tacca.

The modern town hall, which stands outside the walls, also contains several archeological remains of great value, including a collection of Etruscan cinerary urns and ceramics, which all come from San Martino ai Colli nearby, and a 15th century table of Sienese school.

Le FiligareLe Filigare

Nel cuore del Chianti classico Gallo Nero tra Castellina e San Donato.
Appartamenti in affitto con jacuzzi e moderne attrezzature Campo da tennis, piscina e noleggio mountain bike.
Novità brevi soggiorni per il turismo equestre con ricoveri coperti per i cavalli.
Produzione vino e vendita prodotti tipici.
Appartamenti da 1, 2 e 3 camere da letto con sala pranzo. Cucina abitabile con fornelli, forno, frigo/freezer. Gli appartamenti sono arredati in tradizionale stile toscano, con pavimento in cotto e travi del soffitto a vista. Le cucine offrono una grande abitabilità e funzionalità. Le stanze da bagno sono accessoriate con box doccia e alcune con vasca JacuzziIn the heart of Chianti Classico Gallo Nero, between Castellina anad San Donato.
Flats to rent with Jacuzzi and modern equipment.
Tennis court, swimming pool and hire mountain bike.
News: short stay for horse tourism with covered shelters for horses.
Oil production and sale of typical products 1, 2, and 3 bedroom apartments. Each with living-dining room, open plan kitchen, range, oven, fridge/freezer. Bath with shower room, some with jacuzzi.  Apartments are in the traditional Tuscan style with terracotta floors and beamed cielings.

Il duomo della ValdelsaThe Valdelsa Dom

“Fiorenza fatti in là – che Semifonte divien città!”

Così cantavano in sberleffo e per spregio i primi abitanti di Semifonte quando osavano spingersi fino a sotto le mura di Firenze. Era l’anno 1182 ed i Conti Alberti, vassalli di Enrico VI avevano costruito a Semifonte una grandiosa fortezza con tre chilometri di mura per poter così contrastare il crescente e progressivo sviluppo politico-militare di Firenze che andava in quegli anni minacciando con le sue armi tutto il Contado.

Pochi anni più tardi, nel 1202, Firenze stufa delle minacce di Semifonte e della sua continua crescita attaccò e non si fermò sino a che non riuscì a radere al suolo Semifonte.

Non paga la città decretò che quel terreno sarebbe stato per sempre tabù per ogni tipo di costruzione, ma questo fu infranto quattro secoli dopo, quando il Canonico Giovan Battista di Gino di Neri Capponi ottenne dal Granduca Ferdinando I dei Medici il permesso di costruire una cappella sul terreno della fu Semifonte.

Il disegno fu affidato a Santi di Tito e il “cupolino” che fa da tetto della cappella divenne una copia in miniatura (un ottavo) del cupolone di Santa Maria del Fiore di Firenze. Dedicata a San Michele si trova isolata in aperta campagna tra i campi di Petrognano a pochi passi da Barberino Val d’Elsa ed è definita “Il Duomo della Valdelsa”.

La notte, narra la leggenda, si aggirano fra questi cipressi i fantasmi di Semifonte che vogliono forse così fare da guardiani al tesoro che sarebbe da loro stato nascosto prima di capitolare di fronte ai fiorentini.

E’ conosciuto infatti in zona il Tesoro della Cupola, molti lo sognano, ma nessuno ci risulta, l’abbia ancora trovato. Volete provarci voi?