6 idee per incontrare la Befana e i Re Magi

6 idee per incontrare la Befana e i Re Magi

L’Epifania tutte le feste porta via“. racconta un vecchio adagio a ricordarci che il calendario. decreta con questa festa la fine delle festività natalizie.
L’arzilla vecchietta viene celebrata in Toscana, come nel resto anche in altri luoghi del nostro paese, con una serie di eventi ed iniziative a tema.
Ecco per voi una selezione fra tradizione e innovazione per incontrare la simpatica vecchietta in Toscana.

Un tuffo in mare a Marina di Pisa

Fra Capodanno ed Epifania è tradizione propiziatoria per il primo tuffo in acqua. Se Capodanno vede protagoniste le città e i fiumi per la Befana la festa si trasferisce al mare per il tuffo collettivo a Marina di Pisa.
La tradizione vuole che a dare il via al tuffo collettivo sia proprio la simpatica vecchietta che dopo aver consegnato dolci a tutti i bambini poco prima del mezzogiorno del 6 gennaio.
Un’appuntamento da non perdere per chi ama il mare e data la mitezza del clima questo è proprio l’anno giusto!

La Befana con i Befanotti in giro a Barga

Nel borgo di Barga, nel cuore della Garfagnana in provincia di Lucca l’anziana signora lascia la sua casa di legno a Pegnana sulla collina della Barghigiana la sera del 5 gennaio per raggiunge il centro storico di Barga dove troverà ad aspettarla i bambini in costume tradizizonale da “befanotto” che cammineranno con lei per il paese cantando i suoi canti tradizionali e regalando dolciumi e sorrisi a tutti.

I Magi nella grotta e la Befana dal cielo ad Equi Terme

La Befana non solo viene di notte ma viene anche dalle grotte ad Equi Terme. In questo suggestivo borgo di confine che si trova in Lunigiana grandi suggestioni ed emozioni per la Befana e i Re Magi che arrivano direttamente dalle grotte.
Le bellissime grotte carsiche del borgo saranno straordinariamente anche il 4 e il 5 gennaio nel pomeriggio mentre il giorno 6 gennaio, dalle 14,30 l’adorazione dei Magi sarà allestita con personaggi viventi dentro la grotta mentre nel centro del paese la Befana arriverà dal cielo.
L’appuntamento è per le 15 quando una vecchietta con la scopa e vestita di stracci si lancerà da 30 metri di altezz A per atterrare all’ingresso della grotta lanciando doni e dolcetti ai bambini.
Altre Befane “volanti” pioveranno anche da campanili e palazzi anche a Siena, Volterra, Cascina, Pisa, Pistoia, Santa Maria a Monte e Livorno.

In Arno a Firenze con il dragoon boat

Tradizione consolidata a Firenze da ormai diversi anni è passare la mattinata dell’Epifania in Arno grazie all’opportunità offerta dalle Florence Dragoon Lady di Firenze che travestite da Befane accolgono i bambini dalle 10 alle 12 dal pontile dei canottieri comunali di piazza Ravenna.
Dopo l’esclusiva gita in dragoon boat sul fiume di Firenze calza per tutti i bambini, vin brulè, cioccolata calda, panettone e pandoro per tutti.

Andar per presepi viventi

La festa dell’Epifania è anche uno degli ultimi giorni a disposizione per ammirare una delle tante rappresentazioni dei presepi viventi. C’è ne sono tantissimi basta scegliere…
Scenografie imponenti e ben curate rappresentazioni teatrali fanno della nascita di Gesù e le vicende collegate un momento suggestivo tutto da ammirare dal vivo.
Da San Piero a Grado a San Miniato Basso da Pescia a Badia San Savino a Castelfranco e Piandiscò c’è solo l’imbarazzo della scelta.

I presepi viventi

Il giorno della Befana, in varie località della Toscana, si può assistere alle ultime rappresentazioni dei presepi viventi. Scenografie, curate nei minimi dettagli, fanno da cornice a suggestive rappresentazioni teatrali che hanno lo scopo di rappresentare la nascita di Gesù e le vicende collegate. San Piero a Grado, San Miniato Basso, Pescia, Badia San Savino e Castelfranco Piandiscò sono solo alcuni dei comuni dove è possibile vivere questa meravigliosa esperienza.

 

 

 

I 5 vini preferiti dalla Befana

I 5 vini preferiti dalla Befana

La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana, viva viva la Befana!”, recita un’antica filastrocca dedicata alla vecchina con la scopa.
La Befana temuta e amata da tutti i bambini durante la notte tra il 5 e il 6 gennai solca i cieli alla ricerca dei comignoli delle case dove vivono i bimbi per riempire le loro calze di dolci, doni e caramelle.

La Befana amante del vino rosso

Un viaggio lungo e faticoso in una fredda notte invernale per un’anziana signora e quindi tradizione vuole che per renderli tutto meno faticoso ogni bambino sul suo davanzale mette dei comfort a disposizione: mandarini, frutta fresca, qualche dolcetto ma soprattutto, siccome la signora con la scopa non è astemia, per rinfrancarla servono le energie di un buon bicchiere di vino rosso che lei ama molto!
Tra le molte filastrocche che si tramandano c’è ne peraltro una che parla proprio del vino della Befana.

“La Befana è una vecchina
che col sacco si fa china
mangia arance e beve vino
porta i doni ad un bambino.

Poi all’alba si nasconde
sopra i monti o tra le onde
e ritorna un altro anno
se non prende un gran malanno.”

Siccome sappiamo però che la Signora ama i vini rossi ma corposi e caratteriali abbiamo fatto una selezione. Se volete accontentarla sapete cosa andare ad acquistare.

Austerità e potenza: il Taurasi

Iniziamo con uno dei fiori all’occhiello della viticoltura “sudista” ovvero con il campano Taurasi un grande rosso robusto e potente che nasce sulle colline dell’Irpinia, nella provincia di Avellino grazie al vitigno autoctono Aglianico.
Con il suo ventaglio aromatico sorprendente che ricorda l’arancia sanguinella, le prugne, le amarene sotto spirito, la confettura di mora e con la sua densità sontuosa che avviluppa la bocca con tannini scolpiti e sapidità decisa rappresenta con la sua austerità e e potenza uno dei vini perfetti per la vecchietta.

L’Amarone fra eleganza e struttura

Dal sud passiamo al nord e fermiamoci nella Valpolicella per scegliere un buon Amarone con cui non si sbaglia mai.
Un grande vino rosso prodotto esclusivamente in provincia di Verona in quella terra fertile collinare sotto le prealpi fra al fiume Adige ai monti Lessini.
Un rosso passito di grande struttura prodotto con una serie di vitigni sanciti dal disciplinare che sono uve Corvina, Corvinone e Rondinella alle quali si può aggiungere altri vitigni a bacca rossa non aromatici.
Un vino pregiato di grande struttura, colore granato intenso. Vigoroso, corposo, consistente quasi masticabile dai profumi nitidi e freschi. I tannini sono presenti ma morbidi e vellutati ma è quel retrogusto di cioccolato e vaniglia che ammalierà anche la Befana.

Sua Altezza il Brunello per donare calore e intensità

La vecchietta del 6 gennaio da donna esperta e amante dei grandi rossi la conquisteremo sicuramente ponendo per lei sul davanzale un bel bicchiere di un buon Brunello.
Uno dei grandi ambasciatori enoici dell’Italia nel mondo la conquisterà per la sua eleganza e sontuosità, il suo colore rubino intenso e brillante i suoi profumi di fragola, rosa canina con la bella acidità e il tannino vellultato. Una garanzia.

Re Barolo: solenne e austero

Per continuare ad andare sul sicuro si passa da sua Maestà Brunello a Re Barolo che dal cuore delle Langhe regalala la sua intensità, il suo grande e intenso bouquet di ciliegia, viola, tabacco e cioccolato. Anche la Befana quando lo berrà si soffermerà affascinata dal suo gusto pieno e rotondo elegante e raffinato.

Osiamo con il caratteriale Terrano

Siccome la Befana è si una vecchietta simpatica ma talvolta spiegolosa e caratteriale abbiamo pensato di suggeriivi di farli assaggiare anche un vino particolare, poco conosciuto, che però può conquistarla.
Il Terrano è un vitigno autoctono unico che affonda le sue radici nella dura pietra del Carso. Una “chicca” rara che ha in se tutto il carattere della sua terra.
Dal colore vivace dai riflessi violacei e trasparenti sprigiona un fortissimo profumo beverino con sentori vividi di frutti rossi e di bosco, violetta, ciclamino, pietra bagnata, ruggine e terra. In bocca è fresco e robusto dona una forte scarica di acidità che si trasforma in una grande sapidità lunga e persistente che grazie al basso grado alcolico conquista.

 

Urbania. Sette buoni motivi per visitare la città della Befana

Urbania. Sette buoni motivi per visitare la città della Befana

Siamo nel Montefeltro, nella valle del Metauro, in mezzo all’Appennino al confine di ben quattro regione: Umbria, Marche, Toscana ed Emilia Romagna.
Qui si trova una cittadina ricca di arte e di storia nota per essere il paese in cui ha “casa” la Befana.
Urbania, sette buoni motivi per visitarla almeno per un week end. Magari perdendoci fra i ciottoli dei vicoli e la sua storia strettamente legata a Roma e ai papi.
Il borgo è infatti di antica fedeltà a Roma e alla Chiesa. Elementi questi che hanno lasciato nel corso dei secoli tracce profonde e segnato il suo destino. Andiamo a scoprirla insieme.


Il paese dai quattro nomi

Urbania, cosa vedere in questo luogo che ha una caratteristica che la rende unica all’interno della penisola è quella di essere l’unico paese ad aver cambiato ben quattro nomi nel corso della sua storia. E’ una delle perle più fulgide delle Marche. Terra bellissima che molto spesso visitiamo da Matelica e il suo Verdicchio alla splendida costa del Conero. Urbinum Mataurense era il suo nome ai tempi in cui era municipio di Roma. Castel delle Ripe nel medioevo fino alle due cocenti sconfitte avvenute per mano della vicina (ghibellina) potente Urbino sul finire del duecento. venne poi ricostruita sempre sulle rive del Metauro col nome di Casteldurante e divenne infine Urbania dal 1636.


Il Papa nel destino

Divenuta ricca grazie al fiorire delle chiese ad abbazie in epoca alto medievale ha sempre “affidato” alla dedizione al partito guelfo le sue sorti. Un problema se si considera che la vicina e potente e ghibellina Urbino governata dai Montefeltro prima e dai Della Rovere poi si trova a pochi chilometri. Impensabile per questo ducato veder crescere così vicino un borgo guelfo.
Il destino nelle mani dei papi per l’ex castel delle Ripe si concretizza la prima vota dopo la distruzione del 1282. Fu il pontefice Martino IV a volerla ricostruire lì. Sulle rive del fiume e in contrapposizione a Urbino forte e potente. Fu poi un altro papa, Urbano VIII a “ribattezzarla” in suo onore dopo averle concesso lo status a città e diocesi nel 1632 dopo la fine del ducato di Urbino.


La piccola Bologna

Leggenda vuole che Urbania sia stata edificata come una piccola Bologna. Quando venne riedificata come Casteldurante i muratori e gli architetti che dovevano costruirla fuorno mandati dal Papa a Bologna per vedere la città con le sue vie e i suoi portici. Lo fecero e presero le misure con delle canne apposite per poter poi replicare le dimensioni. Solo che nel viaggio di ritorno, sfiniti dalla stanchezza cominciarono ad accorciare quelle canne-misura per usarle come bastone. Fu così che sì costruirono una città simile a Bologna, solo più piccola dato che le canne si erano accorciate.

A spasso in centro

Il suo simbolo è indubbiamente Il Palazzo Ducale costruito sopra la precedente rocca ristrutturato dall’architetto Francesco di Giorgio Martini a fine quattrocento.
Oggi l’elegante palazzo è sede del Museo Civico dov’è una pinacoteca molto ricca. Il gioiello assoluto è una Madonna delle Nuvole del Barocci, ma parecchio interessanti anche i due globi, uno della sfera terrestre e uno di quella celeste fatti dal più grande cartografo del Rinascimento, Gerardo Mercatore.
Nel centro storico della “piccola Bologna” starete sempre col naso all’insù. Godetevi l’aria fresca, gli scorci panoramici che fanno capolino ad ogni angolo, i palazzi nobili memoria dei fasti del passato e le tante tracce sacre. Su tutte la cattedrale dedicata a San Cristoforo le cui prime tracce risalgono addirittura al VI secolo. Da visitare anche l’oratorio della Madonna del Carmine e quello del Corpus Domini dove si trovano opere di Raffaellino del Colle, l’ultimo allievo di Raffaello Sanzio.


Il Cimitero delle Mummie

Se avete sempre amato i film horror o semplicemente se non vi fate facilmente impressionare a Urbania esiste un luogo unico assolutamente da visitare.
Basta entrare nella Chiesa dei Morti e scoprire, dietro l’altar maggiore il cosiddetto “Cimitero delle Mummie”.
Sono diciotto i corpi mummificati naturalmente che si possono vedere. Furono trovati così, forse a causa di una particolare muffa, quando furono tolti dai loro sepolcri in seguito all’editto napoleonico che istituiva i cimiteri extraurbani. Una visione di grande impatto. Diciotto mummie che raccontano una storia. La donna morta di parto cesareo, il giovane ucciso a coltellate dopo una serata di baldorie, lo sfortunato sepolto dopo una morte apparente e tanto altro ancora… Da visitare per i più forti di cuore!


La casa di caccia dei duchi

Appena fuori città si trova uno dei capolavori del grande architetto Vanvitelli. Uno dei più bei palazzi del Rinascimento questo Barco Ducale, tenuta di caccia dei duchi di Urbino. Una villa splendida, in un contesto naturalistico straordinario dove è pulsata forte la vita e la cultura del Rinascimento e dell’Umanesimo italiano.
Furono molti gli intellettuali e i poeti di corte dell’epoca che qui oziavano immersi nei loro pensieri come ci racconta nelle sue lodi anche il Tasso.

La Terra della ceramica

Ormai sono rimaste davvero poche le botteghe storiche, anche nel centro storico che portano avanti la lunga tradizione rinascimentale della maiolica di Casteldurante.
Nel Cinquecento quelle che si producevano qui e a Pesaro e Urbino erano internazionalmente conosciute come le più belle dei tempi. Erano oltre quaranta i forni attivi nel centro del borgo e le committenze da ogni angolo di Europa fioccavano per i grandi maestri durantini. La loro fama divenne così influente che tanti di loro addirittura emigrarono per diffondere l’arte ceramica.
Urbania è dal 1994, nonostante i pochi produttori superstiti, una delle città italiane della ceramica riconosciute dall’associazione omonima. Sue ceramiche, tutte uniche e originali, si trovano anche nel Parlamento Europeo.


La dove vivono i folletti

Se siete degli eterni bambini oppure viaggiate con bambini non potete non visitare il Bosco dei Folletti, pochi chilometri fuori Urbania.
Un luogo di suggestione e magia dove, all’interno di un bosco, vivono famiglie di folletti e tanti animali da cortile.
L’ambiente fantastico è quello dell’oasi faunistica di Monte Montiego dove potete perdervi nella magia delle fiabe all’interno di un ambiente naturale intatto.

La città della Befana

Urbania ha sede da oltre venti anni la casa della Befana e nel giorno della festa (6gennaio) ospita la festa nazionale dedicata alla famosa vecchietta che porta doni e dolcetti ai bambini a cavallo di una scopa. Ma nell’antica Casteldurante la Befana riposa tutto l’anno dopo le fatiche della festa.
La casa della Befana si trova all’interno del palazzo civico ed è aperta per visite in ogni periodo dell’anno. La Befana accoglie in ogni momento dell’anno i bambini per far vedere loro come si fabbrica il carbone e come si tesse il telaio.


Il crostolo

Non è una piadina e non è una crescia. Guai a chiamare in modo diverso il crostolo, vero protagonista gastronomico di Urbania e prodotto simbolico delle Marche.
Nasce dal bisogno, come spesso capita per le ricette più tradizionali italiane. C’era da dare “pane” per sfamare tante bocche e in una terra per sua fortuna ricca di mulini e di cereali e legumi da macinare il gioco è stato in parte facile. Prodotto antichissimo, pare addirittura risalga a tremila anni fa, deve il suo nome alla consistenza dura, quasi con “crosta” che lo differenzia dalla più celebre piadina.

Ma come si mangia il crostolo?

Questo speciale pane durantino a forma di mezzaluna è realizzato con farina, uova e strutto impastati con olio e latte. Lo si cuoce alla brace e lo si condisce con verdure cotte e salumi.
Al settembre Urbania gli dedica addirittura una sagra dove potrete spermentare crostoli di ogni tipo: dai tradizionali ai più creativi.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Toscana ha due nuovi prodotti agroalimentari tradizionali certificati. Scopriamo la Befana di Barga e la Scola di Vicchio

La Toscana ha due nuovi prodotti agroalimentari tradizionali certificati. Scopriamo la Befana di Barga e la Scola di Vicchio

L’anno 2023 della Toscana si chiude con l’aggiornamento dell’Elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali che vede l’inserimento di due nuovi prodotti appartenenti entrambi alla Categoria “Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria”.
Si tratta della “Befana di Barga” la cui richiesta di iscrizione arriva dal Comune di Barga, mentre il Comune di Vicchio ha presentato la richiesta della “Scola”.

Il totale dell’elenco dei PAT della Toscana sale così a 464.

La Befana di Barga

I biscotti della Befana di Barga

La Befana di Barga sono i biscottini ricoperti di marzapane colorato di Alkermes e spolverati di zucchero, hanno le più svariate forme e sono preparati tradizionalmente nel periodo natalizio o durante l’anno in corrispondenza di occasioni particolari, matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, ecc..
Ogni famiglia conserva tuttora i propri stampini delle forme più varie tramandati di generazione in generazione.
La preparazione casalinga poi è un vero rito collettivo, dove ognuno ha i suoi compiti: l’impasto e il marzapane vengono preparati il giorno precedente e fatti riposare al fresco.
Una volta pronti ci si ritrova da chi ha la cucina più grande e possibilmente, il forno a legna.
C’è chi spiana, chi dà la forma, chi pinzetta, chi aggiunge il marzapane e chi aggiunge gli elementi decorativi.
L’uso dell’apposita pinzetta richiede una manualità ed un’esperienza che si acquisisce solo con anni e anni di preparazioni.
Era tradizione preparare la Befana anche per i parenti emigranti.
L’arrivo del biscotto in Scozia, in America, in Brasile ecc. rappresenta infatti per i bargo-esteri un motivo di festa evocando i ricordi della terra natia.
E’ un prodotto che viene preparato anche dai forni e dalle pasticcerie di Barga ma è molto sentito dalle famiglie per le quali vi è perfino il concorso per “La migliore befana casalinga” che si svolge il 5 gennaio.
Si racconta che gli abitanti di Castelvecchio, frazione del Comune di Barga, in occasione dell’Epifania, erano soliti regalare al poeta Giovanni Pascoli un cestino di Befana di Barga.

La Scola di Vicchio

Il dolce della Candelora di Vicchio

La “Scola” o “Spola” è invece un dolce allungato, morbido e profumato, arricchito da zucchero, uvetta, anice, prodotto dai forni di Vicchio e venduta come fila di 6 panini, che si possono vendere anche singolarmente.
La “scola” viene prodotta annualmente solo nel mese di febbraio esclusivamente dai fornai del comune di Vicchio, prodotto è arrivato fino ai giorni nostri sostanzialmente senza modifiche nella ricetta.

Se ne riscontra la produzione già dagli inizi del 1900 dalle testimonianze di generazioni trascorse tramandate ai consumatori odierni, o in modo più puntuale, al 1940 secondo la testimonianza di alcuni produttori locali, che ricordano la produzione della “scola” nella frazione di Molezzano per la festività della Candelora.
Il prodotto “scola” è da collegare alla festa della Candelora, che nel calendario liturgico era dedicata alla Purificazione della Vergine avvenuta appunto 40 giorni dopo il Natale. 
È interessante notare come i dizionari storici (vedi Tommaseo) riportino il lemma come variante “spola”, facendo riferimento a un filoncino di pane di forma affusolata come la spola di legno della tessitura.