Il museo delle SinopieThe museum of the Sinopites

E’ uno degli scrigni d’arte di Piazza dei Miracoli. Inaugurato nel 1979, il Museo delle Sinopie è situato nell’ex Pellegrinaio dello Spedale Nuovo, lungo il lato sud dalla piazza del Duomo, opportunamente restaurato per accogliere la nuova sede museale.
In questo museo sono esposte le sinopie venute in luce in seguito al distacco degli affreschi dal Camposanto Monumentale, reso necessario dopo il grave incendio del 1944.
Ma cosa sono significa sinòpia?
E’ un termine che deriva dal tipo di colore che di norma veniva utilizzato per tracciare i disegni murali: si usava una terra rossa detta appunto di Sinòpe, dal nome della città nella quale veniva prodotta, diluita con acqua e con questo composto – ma anche con il carboncino – i pittori preparavano gli abbozzi per gli affreschi.
Così i primi disegni preparatori, eseguiti a pennello su un primo strato di intonaco furono detti “sinopie”.
La sinopia è quindi la parte nascosta dell’affresco che, soltanto con le moderne tecniche dello “strappo” sono state portate alla luce.

Nel museo pisano si possono così ammirare i disegni preparatori del ciclo degli affreschi medievali che adornavano le pareti dal Camposanto Monumentale e che costituiscono il più ampio ciclo di grafica trecentesca e quattrocentesca sinora conosciuta.

Dalla ricca collezione visitabile si ricordano i disegni preparatori di Buffalmacco, Francesco Traini, Pietro di Puccio e Benozzo Gozzoli.
Completano questa esposizione le incisioni di Gian Paolo Lasinio che documentano l’iconografia e l’iconologia del grandioso ciclo pittorico dal Camposanto prima dell’incendio del 1944.

Piazza del Duomo – Orario visite: marzo ed ottobre 9.00 – 17.40 – aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre 8.00 – 19.40This is one of the artistic Casino En Ligne treasure chests of Piazza dei Miracoli. Opened in 1979, the Museum of the Sinopites is located in the former Pilgrims’ House of Spedale Nuovo, along the southern side of Piazza del Duomo, suitably restored to contain the museum.
This museum displays the sinopites that came to light when the frescoes were detached from the Monumental Cemetery, made necessary after the serious fire of 1944.

But what does sinopite mean? It is a term that derives from the type of colour that is usually used to make the drawings on the wall: a red earth was used, called Sinopite, derived from the name of the city where it was produced, diluted with water and this mixture – as well as charcoal – was sued by painters to prepare the sketches for their frescoes.

The preliminary drawings, painted on an initial layer of plaster, were called “sinopites”.
The sinopite is therefore the hidden part of the fresco that were only brought to light with modern removal techniques.
In the museum in Pisa you can therefore admire the preparatory drawings for the medieval cycle of frescoes that decorated the walls of the Monumental Cemetery. They are the largest known cycle of fourteenth and fifteenth century graphics.

The large collection on show includes preparatory drawings by Buffalmacco, Francesco Traini, Pietro di Puccio and Benozzo Gozzoli.
The exhibition is completed with engravings by Gian Paolo Lasinio documenting the iconography and iconology of the great pictorial cycle of the Cemetery before the fire of 1944.

Piazza del Duomo – Visiting times: October to March 9.00 – 17.40 – April, May, June, July, August and September 8.00 – 19.40

San Gimignano: il cuore pulsante della citt

Il palazzo comunale fu costruito nell’ultimo decennio del Duecento; la prima riunione del Consiglio vi si tenne il 23 dicembre 1288.
Prima di allora la Curia del Podestà non aveva una sede fissa e si riuniva o nel coro della Pieve o nel palazzo dei Paltroncini in Piazza della Cisterna.

Il cosidetto Palazzo antico del Podestà, situato in Piazza del Duomo, di fronte alla Collegiata, apparteneva invece alla famiglia Mantellini che lo affittava come dimora del Podestà, e fu acquistato dal Comune solo nel 1320 con lo scopo di alloggiarvi gli ospiti del Comune stesso. Il palazzo venne poi trasformato in teatro e la torre annessa, detta La Rognosa, alta 51 metri, prima una prigione, fu munita di orologio nel 1407.

L’attuale palazzo Comunale, in piazza del Duomo, di fianco alla Collegiata, dieci anni dopo la sua edificazione fu munito di torre, la Torre Grossa, alta circa 54 metri, la cui costruzione terminò nel 1311.
L’edificio venne ampliato nel 1323.
Il palazzo, erroneamente attribuito ad Arnolfo Di Cambio, ha una struttura a quattro piani con finestre ad arco ribassato; un tempo sulla facciata era dipinto il Marzocco, lo stemma della città di Firenze, con un leone sdraiato che stringeva nella zampa destra uno scudo con il giglio, simbolo della sottomissione di San Gimignano alla città.

A destra del palazzo si apre una galleria detta Arringo, dove il Podestà prestava giuramento dinnanzi al popolo, mentre sulla sinistra un largo portico che veniva utilizzato per le cerimonie pubbliche. L’attuale merlatura del palazzo non è originaria, ma fu aggiunta nel 1881.

L’edificio ospita oggi il Museo Civico, in cui si trovano opere pittoriche di scuola senese e fiorentina risalenti al XIII, XIV e XV secolo; tra i nomi più insigni di autori i cui lavori sono qui conservati ricordiamo Niccolò Tegliacci, Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Domenico Michelino, Pinturicchio, Filippo Lippi. Sulle pareti del palazzo si trovano inoltre affreschi raffiguranti scene di vita familiare di Memmo di Filippuccio e la Maestà di Lippo Memmi.

Nel 1323, con l’ampliamento del palazzo, venne anche costruito il cortile; al centro la cisterna, risalente al 1361, fatta edificare dal Podestà Iacopo di Carroccio Alberti; il cortile è affrescato con scene che rappresentano l’amministrazione della giustizia o soggetti religiosi come la Madonna col bambino, affiancata da San Gimignano e San Gregorio; l’opera risalente al XIV secolo, è attribuita da alcuni a Taddeo di Bartolo.The town hall was built in the last decade of the thirteenth century; the electronic cigarette health risks first meeting of the council was held on the 23rd December 1288.

Before then, the Podestà’s council had no fixed meeting place and either met in the choir of the parish church or in Palazzo dei Paltroncini in Piazza della Cisterna.

The so-called Palazzo Antico del Podestà, located in Piazza del Duomo, opposite the Collegiate church, instead, belonged to the Mantellini family that rented it out as the residence of the Podestà; it was purchased by the town council in 1320 in order to use it as accommodation for the guests of the council. The palace was then turned into a theatre and the 51 metre adjoining tower, called La Rognosa, formerly a prison, was given a clock in 1407.

Ten year after the actual town hall in Piazza del Duomo, adjoining the Collegiate church, was built, it was given a tower, Torre Grossa, about 54 metres high, which was completed in 1311.

The building was enlarged in 1323. The palace, erroneously attributed to Arnolfo Di Cambio, has a four storey structure with windows featuring lowered arches; the façade once featured the Marzocco, the coat-of-arms of the city of Florence, with a lying lion holding a shield in its right-hand paw with the fleur-de-lis, a symbol of the submission of San Gimignano to the Florence.

To the right of the palace is a gallery called Arringo, where the Podestà used to swear his loyalty to the people, while the large portico on the left was used for public ceremonies. The actual battlements of the palace are not original but were added in 1881.

The building currently houses the Town Museum featuring paintings of the Sienese and Florentine schools dating back to the thirteenth, fourteenth and fifteenth centuries; the most famous painters whose works are displayed here are Niccolò Tegliacci, Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Domenico Michelino, Pinturicchio and Filippo Lippi.

On the walls of the building there are also frescoes depicting scenes of family life by Memmo di Filippuccio and a “Majesty” by Lippo Memmi.

In 1323, the palace was enlarged and the courtyard was also built; the well in the centre, dating back to 1361, was built by Podestà Iacopo di Carroccio Alberti; the courtyard is frescoed with scenes representing the administration of justice or religious subjects such as the Madonna with Child with St Gimignano and St Gregorio; the work dates back to the fourteenth century and is attributed by some to Taddeo di Bartolo.

Il sistema museale della Valdelsa si svelaDiscovering the Valdesa museums

Il Sistema Museale della Valdelsa si presenta e si svela per l’inizio della stagione 2012.

Un convegno e sopratutto giornate nel territorio per svelare un territorio dove forte è  il legame fra paesaggio, musei e valorizzazione.
Un territorio che, musealmente, abbraccia tutte le tipologie di musei, sia quelli di taglio demoetnoantropologico e archeologico che quelli di arte sacra e del paesaggio.
Nel concreto si tratta di un calendario di passeggiate guidate sul territorio della Valdelsa e di un convegno di archeologia distribuito su due giorni.

In Valdelsa, dove la bellezza insegue la bellezza, dove è la bellezza che si fa paesaggio ed il paesaggio diventa museo la direzione del sistema museale ha pensato di organizzare cinque giornate da passare dentro questo grande museo senza mura. Un museo di cui tutti indistintamente possono godere e di cui tutti siano portatori dei valori più profondi e identitari.

Uno degli obiettivi del pacchetto di passeggiate proposte è proprio cercare di rendere esplicito la variabilità di questo paesaggio valdelsano e per far questo saranno degli specialisti a guidare il viaggiatore in ogni singola passeggiata: geologi, archeologi, storici, esperti forestali.

La Valdelsa ha nella sua estrema variabilità la punta di diamante del suo paesaggio: una variabilità geomorfolgica e litologica, storico-insediativa e vegetazionale.
E poi, le vicende storiche che si sono susseguite in questa valle dal medioevo in avanti, hanno portato ad una contaminazione vicendevole felicissima di realizzazioni artistiche, di correnti architettoniche e decorative, di tendenze pittoriche. Tutto questo costituisce il Paesaggio.

La prima passeggiata si svolgerà nel territorio di Montespertoli, nella valle del Virginio, un territorio che si trasformò molto prima di altre aree del contado fiorentino, in un banco di prova per la creazione di proprietà fondiarie cittadine unitarie e la cui evoluzione storica portò al sistema della villa-fattoria, dei poderi sparsi, ad un disegno della campagna entrato ormai nel mito della Toscana odierna: i cipressi, la viabilità di crinale, la casa colonica, la villa, i vigneti.

La seconda si svolgerà nel territorio di Certaldo, sulla collina di Semifonte, il mito per antonomasia della Valdelsa: “Firenze fatti in là che Semifonte diventa città!”
La collina serba ancora oggi evidentissime tracce di questa storia svoltasi fra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Una storia che evidenzia lo sforzo estremo che Firenze intraprese in questa parte meridionale del suo contado per assoggettarlo, controllarlo, sfruttarlo economicamente, ma anche riversandoci immense quantità di capitali che costruirono lo scheletro di quel paesaggio che oggi ha reso la Toscana famosa nel mondo intero.
Un esempio per tutti lo mostra proprio la collina di Semifonte con la cupola di San Michele, costruita dal canonico Giovan Battista Capponi quasi quattro secoli dopo i fatti di Semifonte e proprio a ricordo di questi e per sancire la presenza del potere mediceo attraverso il simbolo per eccellenza della città: la cupola di Santa Maria del Fiore.

Con la terza passeggiata passeremo in riva sinistra dell’Elsa e più in alto, subito sotto il crinale che la divide dalla Valdera; saremo in un altro mondo.
Sembra incredibile come a pochissimi chilometri in linea d’aria (solo 14) da Semifonte e dalle dolci colline coltivate in riva destra si passi ad un paesaggio totalmente diverso, aspro, boscoso, roccioso, con le ofioliti cioè quelle rocce verdi usate dai magister lapidei nel medioevo per comporre le tessere verdi di quel suggestivo cromatismo tipico della tecnica di rifinitura muraria chiamata Incrostazione, mutuato dal Battistero di San Giovanni e da San Miniato a Monte.
Non la usò invece la verde ofiolite Johannes Bundivulus nella costruzione di Santa Maria a Chianti, il maestro lapideo che lavorò alla pieve che andremo a visitare alla fine della passeggiata che invece si svolgerà nella valle del rio Casciani, un autentico mondo diverso, dove ci sono soffioni, putizze e mofete tipiche della zona geotermica delle Colline Metallifere, presente con un’appendice anche in Valdelsa.

La quarta passeggiata la faremo nel territorio di Castelfiorentino che ha l’imprimatur della viabilità rappresentato dalla Francigena quale elemento prioritario e maggiormente influente – insieme alla caratteristiche naturali – nella genesi formativa del paesaggio della Valdelsa.
Una viabilità che ha pesantemente influenzato la presenza di correnti artistiche e decorative, culturali e architettoniche susseguitesi nella valle nel corso dei secoli.
Nel territorio di Castelfiorentino infatti seguiremo un tratto della via Francigena partendo da una delle tante pievi valdelsane – quella dei Santi Pietro e Paolo a Coiano – toccata da questa importantissima arteria e arriveremo alla Madonna della Tosse, per poi finire la giornata al BE.GO. in compagnia di Benozzo Bozzoli. Quel Benozzo a cui sarà toccato, durante le sue permanenze in Valdelsa, di camminare negli stessi luoghi in cui cammineremo noi quella domenica.

Il bosco domina anche l’ultima passeggiata, quella nel territorio di Montaione, nella valle del torrente Carfalo, e si tratterà della passeggiata dal taglio più prettamente naturalistico (ed infatti in quell’occasione sarà presente anche un esperto forestale) di tutto il pacchetto.
Anche qui, come per Gambassi Terme e forse anche più, vale lo stesso discorso dell’incredulità: da quel terrazzo sulla Valdelsa che è Montaione si vedono vicinissimi i campi riarsi del fondovalle dove domina l’argilla.
Eppure qui, a cento metri in linea d’aria dal paese, c’è un paesaggio contrassegnato da un’idrografia a carattere montagnoso – con tonfi di acqua perenne e piccole cascate – e da un bosco dove è presente il faggio, un albero come sappiamo di vera e propria montagna. Un bosco che ha ospitato nei secoli scorsi la comunità monastica di San Vivaldo e che andremo a visitare alla fine della giornata.

Info: http://cultura.empolese-valdelsa.itIl Sistema Museale della Valdelsa si presenta e si svela per l’inizio della stagione 2012.

Un convegno e sopratutto giornate nel territorio per svelare un territorio dove forte è  il legame fra paesaggio, musei e valorizzazione.
Un territorio che, musealmente, abbraccia tutte le tipologie di musei, sia quelli di taglio demoetnoantropologico e archeologico che quelli di arte sacra e del paesaggio.
Nel concreto si tratta di un calendario di passeggiate guidate sul territorio della Valdelsa e di un convegno di archeologia distribuito su due giorni.

In Valdelsa, dove la bellezza insegue la bellezza, dove è la bellezza che si fa paesaggio ed il paesaggio diventa museo la direzione del sistema museale ha pensato di organizzare cinque giornate da passare dentro questo grande museo senza mura. Un museo di cui tutti indistintamente possono godere e di cui tutti siano portatori dei valori più profondi e identitari.

Uno degli obiettivi del pacchetto di passeggiate proposte è proprio cercare di rendere esplicito la variabilità di questo paesaggio valdelsano e per far questo saranno degli specialisti a guidare il viaggiatore in ogni singola passeggiata: geologi, archeologi, storici, esperti forestali.

La Valdelsa ha nella sua estrema variabilità la punta di diamante del suo paesaggio: una variabilità geomorfolgica e litologica, storico-insediativa e vegetazionale.
E poi, le vicende storiche che si sono susseguite in questa valle dal medioevo in avanti, hanno portato ad una contaminazione vicendevole felicissima di realizzazioni artistiche, di correnti architettoniche e decorative, di tendenze pittoriche. Tutto questo costituisce il Paesaggio.

La prima passeggiata si svolgerà nel territorio di Montespertoli, nella valle del Virginio, un territorio che si trasformò molto prima di altre aree del contado fiorentino, in un banco di prova per la creazione di proprietà fondiarie cittadine unitarie e la cui evoluzione storica portò al sistema della villa-fattoria, dei poderi sparsi, ad un disegno della campagna entrato ormai nel mito della Toscana odierna: i cipressi, la viabilità di crinale, la casa colonica, la villa, i vigneti.

La seconda si svolgerà nel territorio di Certaldo, sulla collina di Semifonte, il mito per antonomasia della Valdelsa: “Firenze fatti in là che Semifonte diventa città!”
La collina serba ancora oggi evidentissime tracce di questa storia svoltasi fra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Una storia che evidenzia lo sforzo estremo che Firenze intraprese in questa parte meridionale del suo contado per assoggettarlo, controllarlo, sfruttarlo economicamente, ma anche riversandoci immense quantità di capitali che costruirono lo scheletro di quel paesaggio che oggi ha reso la Toscana famosa nel mondo intero.
Un esempio per tutti lo mostra proprio la collina di Semifonte con la cupola di San Michele, costruita dal canonico Giovan Battista Capponi quasi quattro secoli dopo i fatti di Semifonte e proprio a ricordo di questi e per sancire la presenza del potere mediceo attraverso il simbolo per eccellenza della città: la cupola di Santa Maria del Fiore.

Con la terza passeggiata passeremo in riva sinistra dell’Elsa e più in alto, subito sotto il crinale che la divide dalla Valdera; saremo in un altro mondo.
Sembra incredibile come a pochissimi chilometri in linea d’aria (solo 14) da Semifonte e dalle dolci colline coltivate in riva destra si passi ad un paesaggio totalmente diverso, aspro, boscoso, roccioso, con le ofioliti cioè quelle rocce verdi usate dai magister lapidei nel medioevo per comporre le tessere verdi di quel suggestivo cromatismo tipico della tecnica di rifinitura muraria chiamata Incrostazione, mutuato dal Battistero di San Giovanni e da San Miniato a Monte.
Non la usò invece la verde ofiolite Johannes Bundivulus nella costruzione di Santa Maria a Chianti, il maestro lapideo che lavorò alla pieve che andremo a visitare alla fine della passeggiata che invece si svolgerà nella valle del rio Casciani, un autentico mondo diverso, dove ci sono soffioni, putizze e mofete tipiche della zona geotermica delle Colline Metallifere, presente con un’appendice anche in Valdelsa.

La quarta passeggiata la faremo nel territorio di Castelfiorentino che ha l’imprimatur della viabilità rappresentato dalla Francigena quale elemento prioritario e maggiormente influente – insieme alla caratteristiche naturali – nella genesi formativa del paesaggio della Valdelsa.
Una viabilità che ha pesantemente influenzato la presenza di correnti artistiche e decorative, culturali e architettoniche susseguitesi nella valle nel corso dei secoli.
Nel territorio di Castelfiorentino infatti seguiremo un tratto della via Francigena partendo da una delle tante pievi valdelsane – quella dei Santi Pietro e Paolo a Coiano – toccata da questa importantissima arteria e arriveremo alla Madonna della Tosse, per poi finire la giornata al BE.GO. in compagnia di Benozzo Bozzoli. Quel Benozzo a cui sarà toccato, durante le sue permanenze in Valdelsa, di camminare negli stessi luoghi in cui cammineremo noi quella domenica.

Il bosco domina anche l’ultima passeggiata, quella nel territorio di Montaione, nella valle del torrente Carfalo, e si tratterà della passeggiata dal taglio più prettamente naturalistico (ed infatti in quell’occasione sarà presente anche un esperto forestale) di tutto il pacchetto.
Anche qui, come per Gambassi Terme e forse anche più, vale lo stesso discorso dell’incredulità: da quel terrazzo sulla Valdelsa che è Montaione si vedono vicinissimi i campi riarsi del fondovalle dove domina l’argilla.
Eppure qui, a cento metri in linea d’aria dal paese, c’è un paesaggio contrassegnato da un’idrografia a carattere montagnoso – con tonfi di acqua perenne e piccole cascate – e da un bosco dove è presente il faggio, un albero come sappiamo di vera e propria montagna. Un bosco che ha ospitato nei secoli scorsi la comunità monastica di San Vivaldo e che andremo a visitare alla fine della giornata.

Info: http://cultura.empolese-valdelsa.it