Nov 29, 2024 | Enogastronomia
Stappare una birra, nei giorni di Natale e persino a San Silvestro, è una nuova tendenza dei giovani tra Millennial e Generazione Z. Però: sceglietela bene, con l’abbinamento giusto. Ecco un piccolo vadamecum del pairing ideale coi piatti delle feste, pescando tra le birre di 32 Via dei Birrai
Birra sotto l’albero di Natale
“La birra e gli italiani: è amore anche a Natale”, titolava un paio di anni fa un importante quotidiano nazionale, delineando prospettive fin troppo ottimistiche, perché il nostro è in realtà – inutile nasconderlo – un Paese di storica tradizione enoica, oltretutto le festività sono momenti in cui ci si rifà volentieri a una ritualità ripetitiva persino più che in ogni altro giorno dell’anno, insomma c’è sempre poca sperimentazione sotto l’albero.
Eppure le cose stanno cambiando, il consumo di birra anche durante le festività natalizie risulta sempre più importante, a trainare questo nuovo fenomeno sono soprattutto i giovani, ossia Millennial e Generazione Z.
Birra quindi sotto l’albero. Ma quale birra? La domanda non appaia peregrina: la birra di qualità è sempre buona; ma – come il vino – può essere esaltata ulteriormente dal giusto abbinamento, che a sua volta esalta il piatto delle feste. Perché, ovvio, è sempre bene gustare al meglio le cose; ma è anche meglio farlo in quel momento canonico dell’anno che rimarrà nella memoria.
Ecco quindi una rapida guida all’abbinamento perfetto cibo-birra declinato sui piatti delle festività natalizie. Abbiamo pescato dalla vasta e sfaccettata cantinetta di 32 Via dei Birrai, il birrificio artigianale nato nel 2006 in Veneto per volere di tre amici, Loreno Michielin, Fabiano Toffoli e Alessandro Zilli, che decisero di unire forze, ingegni imprenditoriali e passione per la natura scegliendo di andare controcorrente, ossia di proporre birre italiane di altissimo profilo e con filiera basata su logiche ecocompatibili.

Piatti a base di pesce
Siamo alla vigilia di Natale, la tradizione vuole che a predominare nel menu siano i piatti a base di pesce, che in realtà poi esondano anche negli antipasti natalizi veri e propri, e anche a San Silvestro, certo. Ma quali birre abbinare a tali manicaretti?
La risposta più ovvia – le birre chiare! – è anche la più corretta. Fabiano Toffoli è il mastro birraio di 32 e ci spiega: «Per il pairing perfetto, non ci interessa tanto quale sia il pesce, quanto quali siano le salse», ovvero conta la “densità gustativa” della ricetta che andremo ad addentare. E quindi: con una salsa leggera e un pesce delicato, l’ideale è una birra chiara, come la Curmi di 32 Via dei Birrai, una birra bianca (5,8°) profumata, rinfrescante, con un po’ di corpo, stilisticamente vicina alle “bianche” belghe. «È tradizione nel Nord Europa sorseggiare una birra bianca coi piatti di pesce delle feste.
Pensiamo a una sogliola alla mugnaia o alle cozze alla marinara: la Curmi è perfetta, con note di orzo e farro, coriandolo e scorza d’arancia».
Se invece prevedete piatti di pesce crudo, carpacci di mare, molluschi nature o crostacei ugualmente al naturale (in primis: scampi), si può accompagnare con la stessa Curmi oppure dare una sferzata con la Nebra (ambrata con un aroma floreale intenso accompagnato da note di caramello, dolce e molto piacevole), adatta anche a piatti di pesce o pietanze che prevedano il curry. È un’eccezione alla regola che suggerisce invece – per le preparazioni di mare speziate, colorate, “etniche” – che la scelta piuttosto cada sulla Tre+due, birra leggera (3.2°) e profumatissima, fruttata, appunto speziata e secca, beverina ma con personalità.

Piatti a base di carne
Siamo al pranzo del 25 dicembre, il menu prevede ad esempio i tortellini in brodo di carne, poi la faraona oppure il cappone ripieni, comunque piatti terragni e “caldi” come dev’essere l’atmosfera natalizia. Quale birra si presta di più all’abbinamento?
Toffoli: «Andiamo certamente sull’Audace, perché non è troppo dolce e quindi stucchevole, gli italiani in genere non amano molto l’amaro nella birra». È una birra forte (8,4°), chiara, stilisticamente vicina alle tripel belghe, dona aromi intensi di frutta, spezie e fiori; risulta perfetta con le carni bianche, specie quando non accompagnate da salse troppo corpose. E invece, per un piatto più intenso?
Meglio andare in concordanza (note aromatiche simili che si integrano, in un unico contesto gustativo) o in contrapposizione (note diverse per smussare certe intensità del piatto e regalare un nuovo equilibrio alle papille gustative)? Quelli di 32 Via dei Birrai hanno le idee chiare: «Serve qualcosa che abbia struttura, che introduca anche l’amaro per pulire il palato»: insomma l’Admiral, una rossa “all’inglese” con nuances di caramello e di tostato che fanno da assonanza e contrasto insieme, «al naso emergono il fieno e l’erbaceo, oltre ai frutti di bosco e alla marmellata», siamo quasi nel mondo dei vini rossi con, in più, una nota amarostica lieve. Birra di personalità, che regge l’abbinamento.

Panettone o Pandoro
Siamo a fine pasto, arrivano panettone o pandoro. L’abbinamento con la birra sembrerebbe forzato, ma Toffoli non è di questo parere: «Coi dolci delle feste, un sommelier classico suggerirebbe vini dolci e alcolici, che tradotto nel mondo brassicolo di 32 Via dei Birrai porterebbe a stappare Nebra, Atra o Nectar, che sono invero un’ottima opzione». Ma lui ne suggerisce un’altra, più sfiziosa: «Non amo l’idea di “zucchero su zucchero”, quindi preferisco una birra secca», ecco allora l’Audace, che apporta aromi speziati, complessi, floreali, fruttati, ma è priva di un importante residuo zuccherino, così da evitare appunto questo “zucchero su zucchero” che, tra l’altro, fa esplodere la glicemia».

Il brindisi
Dunque birre – nello specifico le birre di 32 Via dei Birrai – per ogni occasione durante le feste. In realtà manca ancora un momento, che è peraltro decisivo, diciamo così: esiste una birra perfetta anche per il brindisi di mezzanotte, a San Silvestro?
Toffoli indica due strade: «Se siete affezionati a uno spumante per Capodanno, stappate pure quello. Ma magari preparate il brindisi, nell’euforia dell’attesa, con Ambita, la nostra birra più versatile, prodotta con 100% di materia prima italiana, dal profilo aromatico non impegnativo.
È un poco maltata, appena amara, perfetta per l’aperitivo del 31 dicembre» e di ogni altro giorno dell’anno. Invece, se cercate proprio una birra adatta ai festeggiamenti per il 2025, la scelta non può che ricadere su Audace, birra di buon tenore alcolico (8,4 gradi), secca, non maltata, non particolarmente dolce. È l’alternativa vincente anche per augurarsi un nuovo anno diverso e migliore: perché è nelle sfide che si esprime il cambiamento»,
Set 23, 2024 | Enogastronomia, Territori
C’è poco da fare e poco da dire, anche se è considerato un evento iper inflazionata, adatto solo per un turismo da overtourism la festa dell’Oktoberfest è un appuntamento imperdibile, ogni anno a cavallo fra settembre e ottobre e non solo per chi ama la birra.
Oktoberfest a Monaco è soprattutto la celebrazione della cultura e della gastronomia tradizionale tedesca. Per circa tre settimane, i partecipanti vivono un’esperienza unica, provando un’ampia varietà di piatti tradizionali come pretzel, salsicce e stinchi di maiale, ascoltando musica dal vivo e partecipando ad attività culturali.
Anche quest’anno in Baviera stanno arrivando milioni di visitatori da tutto il mondo. Le grandi birrerie e i coloratissimi costumi tradizionali contribuiscono all’atmosfera vivace e festosa dell’Oktoberfest, che unisce gusto e cultura.
Ecco i buoni motivi per non perdere questa grande festa.

1 – L’atmosfera unica e l’esaltazione della tradizione
L’Oktoberfest è radicata fortemente nella cultura bavarese e offre un’esperienza autentica di questa tradizione secolare e non solo per gli amanti costumi tradizionali, Il lederhosen per gli uomini e il dirndl per le donne, ma anche per le bande di musica che ogni giorno fino a notte inoltrata cantano e suonano dal vivo il folklore locale, per l’energia contagiosa dei si respira sia fra i bavaresi che fra i turisti; un’aria festosa unica che riflette la vera anima della Germania.
Tutto ebbe inizio oltre due secoli fa, per l’esattezza il 12 ottobre 1810 per celebrare le nozze tra il principe ereditario Ludovico di Baviera (futuro re Ludovico I) e la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen.
Per festeggiare il matrimonio dell’anno i cittadini di Monaco furono invitati a partecipare a una grande festa all’aperto, che culminò con una corsa di cavalli. Tutto si svolse in un grande prato vicino alle mura della città, che oggi è conosciuto come Theresienwiese in onore della sposa.
La festa ebbe un successo così grande che si decise di ripeterla l’anno successivo, dando il via a una tradizione che poi è divenuta annuale. Nel 1811 si aggiunsero anche una fiera agricola per promuovere l’economia agricola della Baviera e altre attività ludiche.
Negli anni successivi, l’Oktoberfest continuò a crescere anno dopo anno, evolvendosi con lo scorrere dei tempi e con gli usi e costumi dei bavaresi trasformandosi da semplice corsa di cavalli a una vera e propia festa popolare con varie attrazioni, giostre e stand gastronomici. Fu il 1818 l’anno della svolta, quello in cui di fatto iniziarono ad essere montati i primi stand che servivano birra, un embrione della festa attuale destinato a grande successo e a diventare l’ elemento riconoscitivo e ombelico della festa. Nel corso di tutto il XIX secolo, anno dopo anno la fiera agricola divenne sempre meno centrale mentre la birra e l’intrattenimento assunsero un ruolo sempre più dominante. Con l’introduzione delle prime giostre (siamo a fine secolo ai tempi delle meccanizzazioni e dell’elettrificazione) e la costruzione di grandi tende per accogliere i partecipanti, l’Oktoberfest si trasformò gradualmente in un grande evento popolare che assunse sempre più i connotati di quello che conosciamo oggi. Una festa così lunga ha conosciuto e attraversato i grandi eventi della storia ed è così che purtroppo, non sempre si è potuta celebrare e le interruzioni corrispondono a grande eventi.
L’Oktoberfest non si è tenuto ad esempio durante le guerre napoleoniche, le due guerre mondiali, in tempi di gravi crisi economiche e nel drammatico 2020 della pandemia da covid 19.
Mai è stata però cancellata o modificata, ma solo rimandata a quando la situazione migliorava per tornare più grande e più festosa.
Nel Novecento e i viaggi su larga scala, ma soprattutto dopo la seconda guerra mondiale il boom. Negli anni ’50 fu introdotto il tradizionale corteo inaugurale con sfilate con carri, cavalli, costumi tradizionali e le autorità cittadine.
Curiosamente però, anche se si chiama “Oktoberfest”, oggi la maggior parte dell’evento si svolge nel mese di settembre e questo avviene semplicemente per ragioni climatiche. Fu nel XIX secolo che si decise di anticipare l’inizio della festa a settembre per godere di giornate più calde, lunghe e piacevoli.

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2 – Vivere la più grande festa globale
Oggi nel terzo millennio l’Oktoberfest non ha perso il suo smalto ma anzi è cresciuto fino a diventare il più grande festival del mondo, attirando ogni anno oltre 6 milioni di persone da ogni angolo del globo.
La festa dura 16-18 giorni (quest’anno si svolge dal 21 settembre al 6 ottobre) e si tiene sempre a Theresienwiese, con enormi tende che ospitano migliaia di persone.
La sua popolarità è così grande che ha portato alla nascita di molte repliche dell'”Oktoberfest” in molte città del mondo, ma nessuna ovviamente è paragonabile all’originale di Monaco.
Alcuni dei più grandi Oktoberfest si tengono a Kitchener-Waterloo in Canada, a Blumenau in Brasile, e soprattutto a Cincinnati negli Stati Uniti dove si celebra uno dei più grandi Oktoberfest al di fuori della Germania.
L’Oktoberfest attira come accennato visitatori da tutto il mondo e non è strano vedere il lederhosen e il dirndl indossati da asiatici o sudamericani che s’immergono totalmente nella tradizione bavarese financo negli abiti.
Oggi è quindi una grande opportunità per incontrare persone nuove di tutto il mondo e fare amicizia davanti a un buon boccale di birra. Basta sederesi a un tavolo di una delle grandi tende, ordinare un Maß e presto potrete ritrovarvi a cantare e a brindare con persone di diverse nazionalità e sconosciute, creando ricordi indimenticabili.

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3 – Bavarese per un giorno indossando il Dirndl o i Lederhosen
Come abbiamo accennato e com’è ampiamente visibile aggirandosi per le tende, l’abbigliamento tradizionale bavarese è parte integrante dell’esperienza dell’Oktoberfest.
Come accennato anche molti turisti e visitatori scelgono di acquistare e d’indossare il Dirndl per le donne o i Lederhosen per gli uomini, che sono i tipici costumi bavaresi. Doveroso scoprirli meglio, specie se gli vogliamo indossare.
Serverebbe (e lo faremo) un articolo dedicato per raccontare cosa sono realmente questi abiti tradizionali della cultura bavarese, e austro tirolese che non vengono indossati solo in occasione dell’ Oktoberfest ma anche per altre importanti celebrazioni regionali.
Questi costumi tradizionali non sono solo vestiti e neanche l’abito buono per le feste ma rappresentano una parte importante dell’identità culturale della Germania meridionale, dell’Austria e del Tirolo.
Iniziamo dal Dirndl è il tipico abito tradizionale indossato dalle donne e composto da tre elementi principali: Il corpetto e la gonna (il corpetto è aderente e spesso decorato con nastri, bottoni o lacci, mentre la gonna è solitamente ampia e cade fino al ginocchio o più lunga), la camicia (bluse) bianca che s’indossa sotto il corpetto e che può avere maniche corte, lunghe o a sbuffo e il grembiule (schürze) legato sopra la gonna, attenzione, la posizione del nodo del grembiule ha un significato interessante legato allo stato civile della donna; nodo a sinistra: la donna è single, nodo a destra: la donna è sposata o impegnata, nodo al centro davanti: la donna è vergine o potrebbe anche voler dire “non dirò niente”, nodo dietro: in genere indica che la donna è vedova o lavora come cameriera. Originariamente era l’abito delle donne di campagna e delle domestiche nella regione alpina perchè pratico per il lavoro, ma col tempo è diventato un abito festivo e simbolico. Oggi ne esistono versioni più moderne e stilizzate con varianti nei materiali, colori e lunghezze. Può essereinfatti corto, lungo o al ginocchio. I Dirndl possono essere infine semplici o molto elaborati, decorati con ricami, pizzi, nastri e persino cristalli. Quelli più pregiati sono realizzati con seta o cotone di alta qualità.
Il Lederhosen che indossano i maschietti sono dei pantaloni tradizionali in pelle dalla lunga storia e il forte simbolico significato di mascolinità oltrechè orgoglio regionale.
La pelle di cui sono fatti può essere di capra o cervo, materiale scelto per la sua resistenza e durata e infatti questi pantaloni erano perfetti per il lavoro nei campi e per la caccia. Ne esistono versioni corte fino al ginocchio e lunghe fino alle caviglie. La versione corta è la più diffusa e popolare e viene spesso abbinata a calze alte (Wadenwärmer). Spesso ricamati con motivi tradizionali, possono avere bottoni in osso o corno e spesso sono accompagnati da una cintura o da bretelle, che possono anch’esse essere decorate. In passato, i Lederhosen rappresentavano anche lo status social; solo i contadini e i lavoratori più benestanti potevano permettersi pantaloni in pelle di qualità. Vengono quasi sempre indossati con una camicia a scacchi o bianca e possono essere abbinati anche a una giacca corta (Janker). Per completare la tradizione gli uomini più eleganti indossano anche cappelli tradizionali decorati con piume o pennacchi (Gamsbart) che rappresentano una sorta di trofeo di caccia.
Come per il Dirndl, anche i Lederhosen oggi sono un capo festivo tradizionale indossato soprattutto non solo all’Oktoberfest, ma anche durante matrimoni e altre celebrazioni regionali. Ne esistono anche versioni moderne e stilizzate, ma i più preferiscono i modelli tradizionali per mantenere vivo lo spirito della tradizione.
Negli ultimi decenni questi abiti tradizionali hanno vissuto un prepotente ritorno di moda dato che le nuove generazioni amano indossare il Dirndl e Lederhosenin ogni evento locale, matrimonio o festa. Anche tante celebrità locali oggi li sfoggiano con grande orgoglio.
Va puntualizzato per i più appassionati che ne esistono diverse varianti a seconda della regione di provenienza. Difficile districarsi ma, tanto per fare un esempio, il Dirndl del Salisburghese differisce da quello bavarese nei dettagli, come i colori e le decorazioni e allo stesso modo anche i Lederhosen hanno variazioni regionali nei ricami o nella scelta del tipo di pelle.

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4 – Divertimento e allegria
L’Oktoberfest è anche e soprattutto una fiera gigantesca con una tantissime giostre e attrazioni per tutte le età: dagli 0 ai 90 anni.
Dalle montagne russe alle ruote panoramiche non manca davvero niente nel centro di Monaco. Più di 80 le attrazioni, che includono anche case degli specchi e giochi di abilità. Tra le più celebri c’è il “Toboggan”, una vecchia giostra che richiede di salire una rampa mobile, spesso con esiti esilaranti, e la storica “Schichtl”, uno spettacolo di marionette che dal 1869 propone una simulazione di esecuzione con ghigliottina..
Davvero infinite le attività che rendono l’evento divertente per tutta la famiglia e per tutti gli amici e financo per chi non è particolarmente interessato alla birra. (anzi ci sono anche molte altre bevande disponibili, tra cui vino, cocktail, sidro e anche bevande analcoliche).
Torniamo al grande parco divertimenti a cielo aperto con un tocco di tradizione che è l’Oktoberfest.
Anche se tradizionalmente si parla di tende, queste strutture sono in realtà degli enormi padiglioni temporanei in tensostruttura costruiti appositamente per l’evento.
Le più grandi possono ospitare addirittura fino a 10.000 persone, tra interni ed esterni e ogni tenda è unica con una propria ha atmosfera: alcune sono più tranquille e tradizionali e altre più festose e caotiche con musica dal vivo, balli e canti.
La grande festa ha preso il via sabato con il rito dell’apertura ufficiale avvenuta quando il sindaco di Monaco di Baviera spilla la prima botte di birra.
Questo atto, conosciuto come “O’zapft is!” (che significa “È spillata!”), dà il via ufficiale alla festa. Un rito molto sentito e simbolico dato che la prima birra viene tradizionalmente offerta al primo ministro della Baviera.
Il numero di colpi di martello necessari per spillare la birra è sempre un momento atteso, con il record attuale di 2 soli colpi.

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5 – Sua maestà la birra
L’Oktoberfest è famosa soprattutto per la birra. Il nostro special è on line (leggi qui)
La birra dell’Oktoberfest deve rispettare il Reinheitsgebot (la legge sulla purezza della birra bavarese) del 1516 e può essere prodotta solo dai sei birrifici tradizionali di Monaco: Paulaner, Spaten, Hacker-Pschorr, Augustiner, Hofbräu e Löwenbräu.
La birra servita durante l’Oktoberfest, chiamata Oktoberfestbier, è una Märzen, una birra più forte e ricca rispetto alle classiche Lager, pensata per essere prodotta in primavera e conservata fino all’autunno.
Durante la festa è possibile degustare tutte queste birre artigianali freschissime nei famosi boccali da un litro, i celebri “Maßkrug”.
I Maßkrug, sono oggetti molto ambiti dai visitatori che sognano di portarsene uno a casa come souvenir. Tuttavia, cercare di portarne via uno è tecnicamente vietato. Basta solo dire che ogni anno sono migliaia di boccali che vengono confiscati agli ingressi: ad esempio nel 2019 sono stati sequestrati più di 100.000 boccali!
La soluzione c’è ed è molto semplice. Basta acquistare il vostro Maßkrug legalmente negli stand di souvenir all’interno della fiera.
Ma che birra si beve all’Oktoberfest?
La Märzen detta anche Festbier che è come accennato una birra a bassa fermentazione, più scura e più alcolica rispetto alle Lager tradizionali dato che si aggira intorno al 5,8%-6,3%. caratteristica che la rende più corposa e “calda” rispetto alla birra leggera da bere quotidianamente.
Tradizionalmente era ambrata e più scura, ma le birre moderne dell’Oktoberfest sono spesso più chiare, con un colore dorato brillante.
Il sapore è maltato, con note tostate, un corpo robusto e un finale morbido. Non particolarmente amara, grazie al bilanciamento tra malto e luppolo.
La birra Märzen prende il nome dal mese di marzo, quando storicamente veniva prodotta per essere conservata nei mesi più caldi e consumata a fine estate e autunno.
Prima dell’invenzione della refrigerazione, la birra non poteva essere prodotta durante i mesi caldi, per evitare che andasse a male; così a marzo si produceva una birra più forte, con più luppolo e alcol per conservarla meglio durante l’estate. Questa birra veniva poi bevuta in abbondanza durante le celebrazioni autunnali, come l’Oktoberfest.
Ecco nel dettaglio le birre servite dai birrifici autorizzati. Augustiner Oktoberfestbier: birra equilibrata, molto apprezzata per il suo gusto dolce e il finale morbido; Hofbräu Oktoberfestbier, più leggera e chiara rispetto alle altre Märzen tradizionali, con un gusto maltato ma un finale secco; Paulaner Oktoberfest Märzen, birra dorata con un sapore maltato e note dolci di caramello; Spaten Oktoberfestbier, una delle più antiche birre Oktoberfest, con un carattere ricco e maltato; Löwenbräu Oktoberfestbier, con un profilo ben bilanciato e una gradazione alcolica moderata, è una delle birre più popolari durante la festa; Hacker-Pschorr Oktoberfest Märzen, birra ambrata, dal corpo più pieno, con sentori di malto tostato e caramello.
C’è davvero l’imbarazzo della scelta dato che ogni birrificio ha la propria tenda all’Oktoberfest dove viene servita spesso accompagnata da specialità culinarie regionali bavaresi come i pretzel giganti, i wurstel, lo stinco di maiale (Schweinshaxe), il pollo arrosto (Hendl) e i Käsepätzle (gnocchetti al formaggio).
Comunque, anche se non potete recarvi all’Oktoberfest questa speciale prodotta solo in questa occasione la si può trovare in commercio in alcuni periodi dell’anno, solitamente a ridosso della festa.
Ma quanta birra si beve all’ Oktoberfest? La domanda per i più curiosi c’è.
Durante l’evento, si consumano oltre 7 milioni di litri di birra! Solo nel 2019, sono stati serviti circa 7,3 milioni di litri, con un record di consumo raggiunto nel corso degli anni recenti.
E infine non dimenticate una delle regole non scritte all’Oktoberfest: quella di bere acqua insieme alla birra per evitare spiacevoli sorprese…
Considerando la forte gradazione alcolica della birra Oktoberfestbier e l’ambiente festoso, molti visitatori più esperti consigliano di alternare ogni litro di birra con dell’acqua per evitare di sentirsi male.
Giu 10, 2024 | Enogastronomia, Territori
Birre artigianali innovative, a trazione biologica e senza glutine, che sposano il benessere.
Si sono svolti nell’ambito della manifestazione RiminiWellness i contest dedicati ai nuovi emergenti mercati, dove si sono sfidate 130 produzioni nazionali e internazionali.
L’11esima edizione del “World Gluten Free Awards” ha visto premiare sette tipologie di birra differente, suddivise per categoria in funzione dell’alta o bassa fermentazione o gradazione alcolica, luppolate, birre scure, speziate e speciali.
Premio speciale per il miglior abbinamento con la pizza Margherita è andato alla Grommet gluten free di Antikorpo Brewing, birrificio di Sgonico (Trieste) mentre il premio speciale per il miglior punteggio in assoluto è stato assegnato al birrificio Anbra de L’Aquila per la sua Loose.

Le migliori birre: parla l’organizzatore del concorso
Il “Best Bio Beers”, giunto alla quinta edizione, ha invece premiato le produzioni biologiche artigianali a bassa o alta gradazione alcolica. I contest sono stati organizzati da Nonsologlutine.it e Piacevolezza.it, in collaborazione con Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici artigianali indipendenti.
“Il livello qualitativo delle birre senza glutine è salito in maniera vertiginosa in questi ultimi anni e la premiazione di Rimini ne è la conferma – dichiara Alfonso Del Forno, organizzatore dei concorsi – I birrifici premiati sono tra quelli che ricevono più riconoscimenti già in altri concorsi come Birra dell’Anno, dimostrando quanto sia flessibile la capacità produttiva di queste aziende. La scelta di premiare queste birre a RiminiWellness è legata al target a cui si rivolgono i prodotti glutenfree, sempre più usati nell’ambito dell’alimentazione salutistica, che vede il consumo di alimenti senza glutine in Italia da parte di 12 milioni di persone, secondo Eurispes”.
“L’obiettivo è valorizzare e dare visibilità a tipologie di birre emergenti che in contesti generalisti non avrebbero la giusta attenzione – aggiunge Vittorio Ferraris, direttore di Unionbirrai – La premiazione delle oltre 130 produzioni artigianali in gara nell’ambito della fiera del wellness di Rimini ci ricorda come la birra sia un alimento che può certamente rientrare nella dieta anche di uno sportivo, ad iniziare da quelle senza glutine e biologiche. Come Unionbirrai – prosegue – siamo orgogliosi di poter sostenere percorsi concorsuali di questo tipo, spin-off di Birra dell’Anno, che possono divenire occasioni per allargare la propria platea di consumatori, approcciando anche nuovi mercati sinora poco o per nulla esplorati”.

Tutti i vincitori, categoria per categoria
World Gluten Free Awards 2024
Categoria 1 – bassa fermentazione e bassa gradazione alcolica
1° Bandidos di MisterB (San Giorgio Bigarello – MN)
2° Vivienne di Impavida (Arco – TN)
3° Mia di Edit (Barriera di Milano)
Menzioni: 28 Pils di Caulier, Grommet di Antikorpo e Peler di Impavida
Categoria 2 – alta fermentazione e bassa gradazione alcolica
1° Holi di LZO (Conegliano – TV)
2° Ko-meta di La Stecciaia (Rapolano Terme – SI)
3° Onda di Barbaforte (Folgaria – TN)
Menzioni: Bionica de Il Mastio e San Lorenzo di Barbaforte
Categoria 3 – bassa e alta fermentazione e alta gradazione alcolica
1° Loose del Birrificio Anbra (L’Aquila)
2° 28 Blonde di Caulier (Vallonia)
3° S-Brock di Balabiott (Domodossola – VB)
3* Blauwe Tram di Brouwerij Klein Duimpje (Paesi Bassi)
Menzioni: Mayo di 61Cento, Glitch di Edit e Lancia di Barbaforte
Categoria 4 – bassa e alta fermentazione, luppolate e bassa gradazione alcolica
1° Little Fifteen di Rurale (Desio – MB)
2° Perujah di Birra Perugia (Torgiano – PG)
3° New Green di Crak (Campodarsego – PD)
Menzioni: Venere di Magifra, Aura di Barbaforte
Categoria 5 – bassa e alta fermentazione, luppolate e alta gradazione alcolica
1° Mr Magic di Evoqe (Trebaseleghe – PD)
2° Bestia di MisterB (San Giorgio Bigarello – MN)
3° Paragliding di Barbaforte (Folgaria – TN)
Menzioni: Chain Breaker di Impavida, Mosaico di Barbaforte
Categoria 6 – bassa e alta fermentazione, birre scure
1° 2Cilindri del Birrificio del Forte (Pietrasanta – LU)
2° Royce Porter di Magifra (Vitulazio – CE)
3° Flebo di La Casa di Cura (Crognaleto – TE)
Menzioni: Malupina di Incanto, Frank di Anbra
Categoria 7 – bassa e alta fermentazione, birre speziate e speciali
1° Birra alle Castagne del Birrificio Curtense (Passirano – BS)
2° Bella Saison di MisterB (San Giorgio Bigarello – MN)
3° Freska Freska di Incanto (Casalnuovo di Napoli – NA)
Menzioni: Wahine di Antikorpo Brewing, Santa Bernarda di Foran, Ride coq chili peppers di Ofelia
Premio speciale
1° Grommet di Antikorpo Brewing (Sgonico – TS)
2° Desnuda del Birrificio Ventitre (Grottaminarda – AV)
3° Peler di Impavida (Arco – TN)
Premio speciale
Loose del Birrificio Anbra (L’Aquila)
Best Bio Beers 2024
Categoria 1: bassa gradazione alcolica
1° Bionica de Il Mastio (Colmurano – MC)
2° Cocò de La Stecciaia (Rapolano Terme – SI)
3° Biosfera de Il Mastio (Colmurano – MC)
Categoria 2: alta gradazione alcolica
1° Gentilrossa de La Stecciaia (Rapolano Terme – SI)
2° Audace di 32 Via dei Birrai (Pederobba – TV)
3° Santa Bernarda di Foran (Castions di Strada – UD)
Menzione: Impera de La Stecciaia
Mar 15, 2024 | Enogastronomia, Territori
“Alogastronomia” parola di cui pochi avranno sentito parlare e che origina da “ale”, termine inglese per fermentazione indica l’abbinamento tra questa bevanda e i prodotti gastronomici è un neologismo appositamente coniato dall’Associazione Apecchio Città della Birra per indicare l’abbinamento cibo – birra e di cui si sta occupando anche l’Accademia della Crusca.

Una parola tutta da scoprire
La complessa nuova parola che consacra Apecchio come capitale nazionale anche culturale della birra artigianale indica quindi l’abbinamento birra-cibo che va ben oltre il tradizionale e inesatto binomio birra-pizza.
Birra e pizza infatti, con il grande carico di carboidrati sono in realtà un attentato alla digestione e al sonno, specie se consumate di sera. Quindi ben venga la ricerca di altre curiose accoppiate.
Torniamo al neologismo che in attesa dell’opinione dell’Accademia della Crusca è stato coniato recuperando l’antico termine anglosassone “ale” che designa un tipo di birra chiara ad elevata gradazione alcolica con “gaster” e “nomia” entrambe di derivazione greca.

Foto Fábio Alves per UNsplash
La cultura della “bionda”
L’alogastronomia è quindi un parolone inventato da Apecchio, un concetto in cui s’intende racchiudere e valorizzare tutta la complessa rete della filiera della bionda bevanda che va dalla produzione alla fruizione.
della stessa.
Un mondo quello della birra alle nostre latitudine non popolare e tradizionale come in altre regioni del vecchio continente e quindi meno noto di quello dell’enologia ma che affascina fra tradizione e territorio, fra materie prime, tecniche di produzione e ricerca della qualità.
Ultimo, ma solo in ordine di filiera l’approccio con alogastronomia e quindi con l’abbinamento a tavola.

Nel cuore delle Marche ecco la “capitale italiana della birra”
Nelle Marche la birra artigianale trova, perdonate il gioco di parole, il suo terreno fertile. Quando si parla di birra marchigiana, citare Apecchio è d’obbligo: è stato infatti questo luogo una delle prime realtà che ha iniziato a promuovere le bionde sul mercato nazionale e internazionale diventando protagonista dell’arte brassicola.
Ma perché proprio ad Apecchio? Perché l’acqua del sovrastante Monte Nerone si è rivelata ottima per la birra e l’alta quota, con una bassissima umidità e una marcata escursione termica, ha creato le condizioni ottimali per la lavorazione e la conservazione del prodotto.
La birra artigianale in questa zona è diventata quindi un prodotto di grande interesse da diversi anni. Grazie agli investimenti di alcune aziende locali, oggi la birra nel territorio ha importanza rilevante come qualità, esportata su tutto il territorio nazionale ed europeo.

La cultura della “bionda”
Di Apecchio da quest’anno insignita del titolo di bandiera arancione del Touring Club Italiano vi abbiamo parlato nel nostro articolo dedicato alle 4 nuove magnifiche località dell’entroterra italiano premiate dal Touring Club ma con l’alogastronomia apriamo un mondo tutto da conoscere.
Nel frattempo scopriamo quindi l’Associazione Nazionale Città della Birra’ che raccoglie di comuni italiani che hanno sul loro territorio almeno un birrificio artigianale o agricolo di qualità.
Come per il vino nessuno sa quando è nata precisamente la birra, così la nascita della prima bevanda prodotta dalla fermentazione dei cereali si perde nella notte dei tempi.

Foto di amiera06 da Pixabay
Piccole pillole di degustazione e abbinamento
L’abbinamento di cibo e birra segue in linea di massima i principi cardini dell’abbinamento cino vino.
Niente di nuovo?
Beh, oltre a qualche similitudine ( conoscenza della tecnica di degustazione e adeguata padronanza delle regole di abbinamento) c’è un mondo tutto da scoprire…
Oltre alle caratteristiche organolettiche della birra è necessario utilizzare i corretti descrittori per il cibo.
Gli aspetti su cui focalizzare maggiormente la valutazione ai fini del corretto abbinamento sono: sapidità, tendenza dolce, grassezza, tendenza acida, tendenza amarognola, untuosità, succulenza, persistenza gusto – olfattiva e gli abbinamenti possono essere per contrasto o per concordanza.
L’abbinamento per contrasto di sapori nella birra consiste nell’accostare birre aventi caratteristiche antitetiche a quelle dei cibi, perseguendo l’obiettivo di pulizia della bocca e della predisposizione ad accogliere la porzione successiva.
I cibi a tendenza dolce (riso, pasta, vegetali amidacei e zuccherini, crostacei, prosciutto cotto, carne al sangue) richiedono una certa durezza della birra, fornita da componenti acide, sapide e da una spiccata effervescenza.
Gli elementi con spiccata tendenza amarognola come le carni grigliate, alimenti speziati o aggiunti di erbe aromatiche, insalate amare e carciofi, sono ottimamente controbilanciati da birre molto morbide.
Medesime considerazioni possono essere effettuate nel caso di pietanze a tendenza acida, quali condimenti con salse di pomodoro, marinature con limone o aceto.
I piatti a base di carni untuose e i cibi succulenti (spezzatini, zuppe di pesce) trovano il giusto accompagnamento con birre particolarmente alcoliche ed amaricate.
Allo stesso modo, in termini generali, i cibi grassi (salumi, formaggi) ben si adattano a birre con spiccata effervescenza, buona alcolicità e tannicità.
L’abbinamento per similitudine considera gli aspetti di struttura ed intensità e persistenza gusto-olfattiva. Gli alimenti con struttura consistente richiedono birre altrettanto corpose e strutturate, al contrario con cibi delicati sono consigliate bevande con minor carattere.
I cibi particolarmente profumati, come quelli a cui sono state aggiunte spezie e aromi, trovano il giusto equilibrio con birre di particolare aromaticità.
Dic 2, 2023 | Enogastronomia
Una bevanda sinonimo di tradizione e cultura, convivialità e relax, gusto e leggerezza, ma non solo: la birra è considerata una “bevanda inclusiva” da 9 italiani su 10 perché adatta a tutti, senza alcuna distinzione di genere, età, provenienza o stili di vita.
Una concezione che si inserisce in un contesto, come quello attuale, nel quale la “Diversity & Inclusion” rappresenta un tema di crescente importanza per i consumatori, amanti della birra compresi.

Identikit birra
Sono queste le principali evidenze emerse dalla più recente indagine condotta da Bva Doxa per il Centro Informazione Birra di AssoBirra, la fotografia periodica sul mondo birrario italiano attraverso lo sguardo dei consumatori, dei principali player della filiera birraria e della stessa AssoBirra.
Un’edizione che accende i riflettori sulle tematiche DEI (Diversity, Equity and Inclusion) analizzando il ruolo della birra e l’impegno della stessa filiera per una sempre maggiore inclusività, coinvolgendo Mathieu Schneider, Project Director dei Brewers of Europe, l’organizzazione che rappresenta gli interessi di oltre 10.000 birrifici europei.

Diversità e inclusione: consumatori sempre più attenti
Dal CIB di AssoBirra emerge come il tema “Diversity & Inclusion” sia conosciuto da quasi tutti i partecipanti all’indagine (87%) e associato prevalentemente all’accettazione e alla valorizzazione delle differenze (39%), all’inclusione sociale (35%) e al riconoscimento dell’unicità individuale (19%).
Tra i target, la Generazione Z è la più informata (93%), seguita dai Millennials. Il 36% del campione dichiara di essere personalmente toccato dalle tematiche DEI e, scendendo più nel dettaglio, la Gen Z lo è in misura maggiore rispetto agli altri (50%).

La birra una bevanda inclusiva
L’89% degli intervistati da Bva Doxa per AssoBirra considera la birra una bevanda inclusiva, un’opinione trasversale a tutte le fasce di età in quanto condivisa dalla Generazione Z, dai Millennials e dalla Gen X. Tra le motivazioni, in primis la sua ampia reperibilità in tutti i Paesi del mondo (87%), seguita dalla capacità di creare un ambiente di socializzazione rilassato e aperto (86%). Non è un caso che per il 36% dei rappresentanti della Gen Z e dei Millennials la birra sia infatti la bevanda della condivisione per eccellenza. Apprezzati particolarmente anche la bassa gradazione alcolica (82%) e il rapporto qualità-prezzo tra i più convenienti in assoluto (81%), che rendono la birra una bevanda perfettamente adattabile a ogni contesto e stile di vita. Per circa il 60% dei consumatori la birra si distingue, inoltre, come un elemento che rispecchia le tradizioni locali e il cui consumo di ampie varietà diventa veicolo per sperimentare anche le diversità culturali.
“La terza edizione del nostro CIB evidenzia tra gli altri un aspetto particolarmente innovativo intrinseco alla birra, una bevanda radicata nella tradizione e nel nostro patrimonio culturale, che si rivela essere anche una risorsa preziosa per affrontare le sfide emergenti nella società contemporanea, tra cui quelle legate a diversità e inclusione. La birra, in quanto elemento in grado di unire passato e futuro, diventa uno strumento per promuovere lo sviluppo sociale e l’integrazione” commenta Andrea Bagnolini, Direttore Generale di AssoBirra. “I dati di questa ricerca confermano come per i consumatori, la birra rappresenti socializzazione e promozione della diversità, in grado di unire generazioni diverse e influenzare positivamente una varietà di pensieri naturalmente differenti: una qualità rara, su cui continuare ad investire per il progresso collettivo”.

Pregiudizi residui e gap da colmare
Le evidenze emerse dal Cib di AssoBirra sono tuttavia un punto di partenza e non di arrivo. Emergono infatti, ancora alcuni pregiudizi, ad esempio nell’identificare il target a cui la birra sembra più adatta: il 57% degli intervistati la ritiene una bevanda che si addice maggiormente agli uomini e solo il 43% pensa che sia più adatta alle donne. Un “gender gap” che si rafforza nella percezione da parte della Gen X (58% vs 39%) ma che coinvolge anche Gen Z (55% vs 41%) e Millennials (59% vs 42%). Alcune differenze emergono anche per quanto concerne le fasce di età: per la Gen Z la birra è infatti più adatta agli individui dai 25 ai 44 anni, per Millenials e Gen X il target si allarga invece ai soggetti fino ai 54 anni.

L’impegno della filiera
Rendere la filiera sempre più inclusiva è un percorso inevitabilmente subordinato all’impegno dei player del comparto. In questa direzione, sono diverse le iniziative che secondo gli intervistati le aziende e i produttori di birra potrebbero intraprendere.
Tra queste, la più importante è garantire un’informazione trasparente sui processi di produzione e sulla provenienza degli ingredienti, dimostrando un impegno per la qualità e la responsabilità (50%). O ancora, offrire una sempre più vasta gamma di birre (senza glutine, a bassa gradazione alcolica, a basso contenuto di zuccheri) per rispondere a esigenze nutrizionali specifiche (48%), così come porre impegno nella sostenibilità ambientale e sociale (44%), proporre programmi educativi sulla birra e sul processo di produzione per sensibilizzare i consumatori sulla varietà di birre e sulle tradizioni birrarie di tutto il mondo (39%), organizzare eventi e serate tematiche dedicate al tema della diversità (38%).
La parola all’esperto
La sensibilità crescente degli amanti della birra verso le tematiche Dei permea sempre più l’intera industria a livello europeo, grazie anche e soprattutto all’impegno concreto e decennale messo in campo in questa direzione dai Brewers of Europe, l’organizzazione più rappresentativa dell’industria birraria in Europa, portavoce degli interessi comuni di oltre 10.000 birrifici e il cui scopo è quello di promuovere il ruolo positivo della birra e del settore birrario in Europa.
A fare il punto sui principali traguardi e obiettivi futuri della filiera birraria europea in materia di “Diversity & Inclusion” è Mathieu Schneider, Project Director dei Brewers of Europe: “La diversità è uno dei punti di forza della birra, che si riflette nella vasta gamma di ingredienti e processi di produzione. Nessun’altra bevanda alcolica offre una tale varietà di scelte: riflettere questa peculiarità attraverso politiche DEI rispettose favorisce l’inclusione e l’apprezzamento della birra da parte di un pubblico più ampio, promuovendo di conseguenza socializzazione e benessere.
Per l’industria birraria, la DEI diventa un acceleratore di crescita e di benessere per la birra, i birrifici e le persone”. E, approfondendo progetti e iniziative nel concreto, racconta: “Un esempio è l’iniziativa ‘Proud to be Clear’, un impegno lanciato nel 2015 e che in meno di tre anni ha portato a risultati notevoli: nell’ottobre 2022, infatti, circa il 95% delle birre vendute in lattina e in bottiglia riportavano gli ingredienti nelle etichette e l’88% di queste anche indicazioni sull’energia utilizzata, in conformità con la normativa europea. I Brewers of Europe hanno inoltre mobilitato tutto il settore con iniziative che hanno coinvolto esperti in seminari e conferenze, oltre ad aver sviluppato una piattaforma web pensata come hub per raccogliere le pratiche più significative adottate dai produttori di birra europei e dai partner della filiera. Le tematiche DEI continueranno ad essere una priorità e saranno infatti un punto centrale dei nostri prossimi eventi di punta, come il Congresso EBC e il Brewers Forum 2024”.
A conclusione, Andrea Bagnolini commenta: “AssoBirra è fortemente impegnata a promuovere la diversità e l’inclusione nella filiera birraria italiana, seguendo la strada tracciata dai Brewers of Europe. Crediamo, infatti, nell’importanza di un settore sempre più inclusivo, in cui la diversità sia un valore accolto e condiviso. Le aziende associate hanno da anni fatto proprio questo impegno, operando a livello sistematico a 360 gradi, mentre come Associazione abbiamo creato nell’ultimo anno un gruppo di lavoro dedicato a queste tematiche, con l’obiettivo di ragionare insieme su azioni concrete da mettere in campo per promuovere un settore sempre più aperto, equo ed inclusivo”.