E’ Palermo la città più affettuosa d’Italia

E’ Palermo la città più affettuosa d’Italia

L’Italia è da sempre sinonimo di calore umano e affetto, espresso in mille modi diversi lungo tutto lo Stivale.
Da nord a sud, le differenze culturali si riflettono anche nei gesti di affettuosità quotidiana: un abbraccio sincero, un soprannome affettuoso, o semplicemente un sorriso. Ogni regione ha il suo modo unico di dimostrare vicinanza e accoglienza, creando un mosaico di tradizioni e sentimenti che raccontano l’anima profonda del nostro Paese.
La piattaforma per l’apprendimento delle lingue Preply ha condotto un’indagine per scoprire quali città italiane spiccano per affettuosità e quali, invece, mostrano un atteggiamento più riservato. L’analisi rivela contrasti affascinanti tra nord e sud, grandi metropoli e piccoli centri, offrendo uno spaccato sulle diverse sfumature dell’affetto lungo tutto lo Stivale.

Venezia, Foto di Ingeborg Gärtner-Grein da Pixabay

Venezia la vera sorpresa in mezzo al dominio del Sud

Nel sud dell’Italia, l’affetto si vive e si respira. Tra le città con più di 150 mila abitanti, sorprende che Napoli, pur famosa per la sua vivacità e il calore umano, non sia la città più affettuosa.
La capitale partenopea conquista comunque il secondo posto, con il 50% degli intervistati che apprezza termini affettuosi come ‘A guagliona anche da parte del personale dei negozi.
Il primo posto spetta a Palermo: qui, il 57% degli abitanti usa regolarmente soprannomi affettuosi come beddu o amuri, e quasi la metà dichiara di scambiarsi abbracci anche con conoscenti. Venezia, al terzo posto, conferma il suo spirito romantico: l’81% dei veneziani preferisce esprimere affetto attraverso gesti o parole gentili, un dato che la incorona come la città più calorosa del nord.
A chiudere la top 5 Bari e Firenze, dove ben la metà degli intervistati ha dichiarato di scambiarsi spesso abbracci: anche le città del Centro Italia hanno un lato caloroso.

Potenza, piazza Matteotti. Foto Mario Pagano per Go Basilicata

Calore lucano: a Potenza il contatto fisico è benvenuto anche con sconosciuti

Tra i piccoli centri, il calore umano sembra essere una costante. Potenza, in testa alla classifica, si distingue per la frequenza con cui i suoi abitanti si scambiano baci e abbracci: 47% per i primi e 45% per i secondi. Inoltre, il 40% degli intervistati si sente a proprio agio con il contatto fisico anche con sconosciuti, un dato unico rispetto alla maggior parte delle altre città italiane.
Segue L’Aquila, dove i gesti di affetto come baci e parole gentili si estendono anche alle relazioni meno strette, dimostrando un’empatia naturale che caratterizza gli abitanti della città. Al terzo posto troviamo Cagliari, dove il 69% degli intervistati apprezza abbracci e gesti affettuosi durante la giornata, un equilibrio perfetto tra riservatezza e accoglienza.

Milano. Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Milano e il suo paradosso

Anche le città meno affettuose raccontano una storia interessante. Torino guida questa classifica, con il 55% degli intervistati che dichiara di non gradire termini affettuosi durante le interazioni pubbliche. I torinesi tendono a limitare gesti di affetto come abbracci e baci anche nelle relazioni più strette, preferendo modi di comunicazione più formali.
Al secondo posto una vera e propria soprepsa: Bologna. Con la sua fama di città accogliente e vivace, ci si aspetterebbe più calore. E invece, i bolognesi preferiscono un approccio meno espansivo: gli abbracci sono riservati ai momenti importanti e i soprannomi affettuosi non sono proprio di casa.
Sul gradino più basso del podio Perugia, unica rappresentante del centro Italia. Qui baci e abbracci non sono proprio all’ordine del giorno, e i soprannomi affettuosi sono tra i meno usati, ma l’atmosfera tranquilla della città sembra compensare con un calore più sottile.
Poi Trieste, influenzata delle vicine tradizioni slave: il 70% degli abitanti preferisce evitare il contatto fisico con sconosciuti, un dato che conferma un atteggiamento più riservato rispetto alla media italiana e che rispecchia il fascino raffinato della città di confine.
Milano segue a ruota, riflettendo il ritmo frenetico e apparentemente più distaccato della metropoli: qui il 54% degli abitanti preferisce evitare il contatto fisico durante una conversazione. Nonostante ciò, il 60% dice di gradire un abbraccio spontaneo durante la giornata, dimostrando che, pur non cercando attivamente l’affetto, i meneghini non sono del tutto insensibili a queste dimostrazioni.

Le Due Sorelle, photo Lovely Ancona

Piccoli centri, grande riservatezza: il nord comanda, ma Ancona è sul podio

Tra i piccoli centri, il nord Italia si distingue per la riservatezza. Aosta si posiziona in cima: il 64% degli abitanti evita il contatto fisico durante le conversazioni, e più della metà non usa espressioni affettuose nemmeno con chi conosce bene. Sarà l’aria di montagna o l’influenza della cultura alpina, ma qui l’affetto si manifesta più nei gesti pratici che in baci e abbracci.
Anche Trento si mantiene su toni sobri: sebbene il 52% degli intervistati dichiari di usare soprannomi affettuosi in famiglia, il linguaggio caloroso nei negozi o nei bar resta un’eccezione (solo il 42% lo apprezza).
Ancona, al terzo posto, chiude la classifica. Qui il 46% degli abitanti dichiara di non usare termini affettuosi nella vita quotidiana, e il 55% si sente a disagio con il contatto fisico con sconosciuti. Eppure, nel privato, gli anconetani sanno essere calorosi: l’affetto si trova nelle relazioni strette.

Metodologia
L’analisi è stata condotta attraverso un sondaggio che ha coinvolto oltre 1.500 persone, con l’obiettivo di determinare il livello di affettività percepito nelle città italiane. I partecipanti hanno risposto a domande sulla frequenza con cui esprimono e ricevono gesti d’affetto nella vita quotidiana, fornendo risposte che riflettono l’intensità e la frequenza di queste manifestazioni, oltre al loro grado di accordo o disaccordo con determinate affermazioni.
Per garantire una misurazione comparabile tra le diverse città, le risposte sono state aggregate in due categorie principali. La classifica delle città più affettuose è stata calcolata sommando le percentuali di risposte “spesso” e “molto spesso” e quelle “d’accordo” e “molto d’accordo”. Al contrario, la classifica delle città meno affettuose è stata ottenuta aggregando le risposte “non molto spesso” e “mai” e quelle “in disaccordo” e “molto in disaccordo”.
Un ulteriore approfondimento ha analizzato quante volte ogni città è apparsa nei primi tre posti delle classifiche per ciascuna domanda. Questo metodo ha permesso di attribuire un punteggio basato sulla ricorrenza di ogni città nei podi positivi e negativi. I risultati sono stati poi suddivisi in base alla popolazione: per le città con più di 150.000 abitanti sono state individuate le cinque più affettuose e le cinque meno affettuose, mentre per quelle con meno di 150.000 abitanti sono state selezionate le tre più affettuose e le tre meno affettuose. Questa metodologia ha prodotto una classifica che fornisce un quadro dettagliato e rappresentativo delle diverse espressioni di affettività nelle realtà urbane italiane.

Riguardo a Preply
Preply è una piattaforma per l’apprendimento delle lingue online che mette in contatto insegnanti e centinaia di migliaia di studenti in 180 paesi nel mondo. Il suo database contiene più di 40.000 insegnanti che insegnano oltre 50 lingue, supportati da un algoritmo di apprendimento automatico che consiglia i migliori per ciascuno studente. Nata negli Stati Uniti nel 2012 da tre fondatori ucraini, Kirill Bigai, Serge Lukyanov e Dmytro Voloshyn, Preply è cresciuta passando dall’essere un team di 3 persone a una società di oltre 600 dipendenti di 62 nazionalità diverse, con uffici a Barcellona, New York e Kiev.

Slow Wine Fair 2024: oltre il calice di vino

Slow Wine Fair 2024: oltre il calice di vino

Dopo le anteprime dei vini di Toscana il mondo dei wine lovers si sposta al di la dell’Appennino per fare tappa a Bologna per la terza edizione a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio di Slow Wine Fair la tre giorni dedicata al vino buono, pulito e giusto.
Tra una masterclass e una degustazione al banco d’assaggio, non mancano infatti convegni, presentazioni e incontri che vedono esperti, produttori, docenti e autori confrontarsi sulle principali istanze legate al panorama vitivinicolo internazionale.
Dallo Spazio Reale Mutua alla Demeter Arena, passando per Casa Slow Food : ecco i momenti di riflessione in cui scambiarsi idee su buone pratiche e obiettivi futuri, ma soprattutto conoscere storie ed esperienze virtuose che stanno tracciando nuove strade nel mondo della viticoltura da un punto di vista ambientale, culturale e sociale.


I numeri dell’edizione 2023

La seconda edizione di Slow Wine Fair, a febbraio 2023, ha fatto registrare oltre 10.000 ingressi e una forte presenza di operatori del settore, tra cui alcune centinaia di buyer provenienti dall’estero.
Numeri che, sommati alle oltre 750 cantine (+50% rispetto alla prima edizione) provenienti da più di 20 Paesi, alle 4.000 etichette del banco d’assaggio e alla nutrita partecipazione di produttori nei 20.000 metri quadrati di spazio espositivo, testimoniano il diffuso interesse nei confronti del vino secondo Slow Food.
Un vino che non è soltanto buono da bere, ma che porta con sé valori come la tutela della biodiversità, la difesa del paesaggio agricolo e la salvaguardia delle risorse. Un vino che, al tempo stesso, afferma l’importanza che, attorno alle cantine, si diffonda la cultura – e non la moda – del vino. Un vino autentico, riflesso del territorio di riferimento, senza sofisticazioni e compromessi. Suolo, biologico e filiera del vino. I focus della tre giorni


Sfide ambientali: il tema dei temi

In un’epoca in cui l’agricoltura è spesso dipendente da agrofarmaci, insetticidi e concimi chimici e in cui allo stesso tempo sta affrontando eventi climatici sempre più gravi e devastanti, Slow Wine Fair è l’occasione per discutere delle future sfide ambientali, condividendo soluzioni innovative in vigna e in cantina e sottolineando le capacità resilienti della viticoltura biologica e dei valori fondanti dell’agroecologia.
Accade questo e molto altro nello Spazio Reale Mutua (padiglione 15), sostenitore ufficiale di Slow Food Italia e main partner dell’evento, che nei giorni dell’evento ospita conferenze in cui esplorare le diverse sfaccettature della sostenibilità in campo vinicolo.
Ma non solo: lunedì 26 febbraio alle 11 si svolge la cerimonia del Premio Carta Vini Terroir e Spirito Slow , in cui saranno attribuiti 32 riconoscimenti a tutte quelle realtà che si distinguono per la loro carta dei vini territoriale o tematica.


Biodinamica, agroecologia e sostenibilità. Incontri sul tema

Gli incontri della Demeter Arena (padiglione 20), sostenuta dal partner ufficiale della manifestazione, danno spazio alle molteplici esperienze di produttrici e produttori che aderiscono alla rete internazionale della Slow Wine Coalition .
Dalle montagne del Tauro in Turchia, dove Heritage Vines of Turkey è impegnata nella salvaguardia di vecchi vigneti sull’orlo dell’estinzione, ai villaggi dei distretti di Shamakhi e Ismailli, in Azerbaigian, dove a quote comprese tra i 700 e gli 800 metri sopra il livello del mare, si coltiva l’uva madrasa, Presidio Slow Food, per finire in Abruzzo, dove la Comunità dei viticoltori teatini è impegnata nel portare avanti e promuovere valori legati all’artigianalità della produzione e alla sostenibilità ambientale e sociale.
Ma rappresenta anche il luogo in cui mettere a fuoco alcuni dei temi portanti di questa edizione insieme ad alcuni dei massimi esperti del settore.
Tra i protagonisti Adriano Zago, consulente e formatore, fondatore e direttore di Cambium formazione, primo master internazionale in biodinamica per il vino e vignaiolo, e Lydia e Claude Bourguignon, microbiologi dei suoli e vignaioli che da oltre 30 anni aiutano i vigneron a curare i loro terreni.
Grazie al loro intervento viene approfondito il concetto di suolo sano, tra fertilità e rigenerazione, ma anche i fattori che determinano il terroir di differenti produzioni agricole, quali la biodiversità microbica, le sue caratteristiche geologiche e i suoi nutrienti.

Libri al calice, il programma di casa Slow Food

In Casa Slow Food (padiglione 15a) –  realizzata grazie al sostegno dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale (ICPI), finanziato dal PON (Programma Operativo Nazionale) Cultura e Sviluppo – si illustrano alcune storie che stanno contribuendo a cambiare l’approccio verso il sistema vitivinicolo e non solo. Si comincia il 25 febbraio alle 13 con Intrepide di Laura Donadoni , la raccolta pubblicata da Slow Food Editore che analizza il ruolo della donna nel mondo del vino, partendo dall’esperienza personale delle protagoniste, per aprire una riflessione più ampia sulla discriminazione di genere e sul bisogno di lottare per un sistema più inclusivo e sostenibile, per passare poi, il 25 febbraio alle 17, al Manuale di viticoltura biodinamica di Terra Nuova Edizioni.
Frutto del lavoro ventennale di Adriano Zago , riunisce indicazioni, suggerimenti, esperienze di successi e condivisioni di aspetti critici, attraverso l’esperienza concreta di aziende viticole biodinamiche italiane e internazionali. Presente anche Massimo Montanari, uno dei massimi storici dell’alimentazione, che il 26 febbraio alle 15, attraverso il suo libro Amaro. Un gusto italiano, esplora questo tratto distintivo della nostra cultura, scavando tra fonti letterarie e trattati di botanica, agricoltura, cucina, dietetica