Set 17, 2024 | Territori
Sardegna, Liguria, Calabria, Sicilia, Molise e Venezia fuori stagione. Itinerari splendidi solo per camminatori “controcorrente” di settembre.
Mentre tutti tornano a lavoro e, pian piano, le città riprendono i loro ritmi incessanti, c’è chi pensa di proseguire con ancora un po’ d’estate per godere della bella luce settembrina, prima del lungo inverno.
E’ il popolo dei viaggiatori di settembre, quelli che non amano tuffarsi nelle calche agostane, nel traffico da bollino nero ma pazienti, spesso anche soffrendo in città, aspettano il rientro di tutti per concedersi il momento più giusto per viaggiare, quello meno affollato.
Anche nel popolo dei camminatori sono tanti gli amanti di settembre che cercano nella fine della bella stagione il silenzio dei propri passi e la quiete per ricominciare al meglio un nuovo anno.
Con la Compagnia dei Cammini settembre è un mese ricco di viaggi tra i boschi quasi deserti, le spiagge ormai vuote in cui rubare gli ultimi tuffi della stagione estiva e i piccoli borghi del nostro Paese, abbandonati dai turisti.

La via dei Banditi
In Sardegna sul cammino dei banditi
E’ il caso della Sardegna dove a settembre si può fare il cammino dei Banditi, dall’Ogliastra alla Barbagia dedicato solo a chi è ben allenato.
Un percorso avventuroso e selvatico che unisce alcuni dei luoghi legati alle vicende del banditismo sardo a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Da Ulassai a Oliena sulle tracce di Samuele Stocchino, detto la Tigre d’Ogliastra, Giovanni Salis, detto Corbeddu e tanti altri.
Tra storia e leggenda, si camminerà sui sentieri che percorrevano, si visiteranno le grotte dove si rifugiavano, si dormirà nei boschi secolari sotto gli stessi alberi testimoni di tante vicende legate a questa pagina di storia.
Si parte dall’Ogliastra per inerpicarsi giorno dopo giorno fino al Gennargentu sulle cime più alte dell’isola ed entrare così in Barbagia.
Un viaggio fuori dalla Sardegna più conosciuta, un viaggio autentico: sul cammino non mancheranno gli incontri con i pastori che ancora vivono secondo il “codice barbaricino”.
Chi si dava “alla macchia” in questi luoghi remoti partiva con una scorta di provviste di prodotti tradizionali (pane carasau, formaggio), si integrava con quanto veniva offerto o si riusciva a ottenere lungo la strada: questa sarà anche la provocazione di questo cammino veramente wild. Ovili, grotte, ripari sotto la roccia saranno i nostri punti tappa. Si dorme sempre all’aperto, grazie a ripari naturali o al semplice telo tarp che potrà diventare un rifugio.

La via del sale
La via del sale fra Liguria e Lombardia
Tra la Liguria e la Lombardia, invece, prima della stagione delle piogge, si può percorrere la Via del Sale con un itinerario solo per camminatori esperti identificato a partire da quel fascio di percorsi che, già da tempi antichi, collegavano l’Oltrepò Pavese alla costa ligure di Camogli e Portofino per consentire ai mercanti il trasporto del sale con le loro carovane di muli.
La partenza è da Varzi, importante borgo commerciale nel XIII secolo, di cui oggi rimangono ancora le antiche torri della cinta muraria; si passa poi in Piemonte, per attraversare l’Appennino ligure e raggiungere infine il mare.
Il percorso si snoda fra rigogliosi boschi e ampi crinali, prevalentemente su sentieri e mulattiere, in strette e affascinanti valli e con la vista che spesso si spinge fino alle lontane Alpi.
Si passa per diversi insediamenti rurali per capire come in questi luoghi si vivesse nei secoli passati: Varzi, Castellaro, Torriglia, Uscio e giù fino a Portofino con con un tuffo nel mare di San Fruttuoso; antichi borghi ricchi di fascino, panorami emozionanti e una grande accoglienza, compresa l’ottima cucina locale, renderanno speciale questo cammino.

La costa jonica
Nella Calabria meno conosciuta
E ancora si può tornare a vivere una Calabria diversa da quella che solitamente visitiamo l’estate per un cammino adatto a tutti lungo la costa ionica calabrese, nella punta estrema della penisola italiana, con le montagne dell’Aspromonte a fare da cornice tra l’azzurro del mare e del cielo e il bianco delle rocce.
Camminando si potranno ascoltare il frangersi delle onde del mare, i suoni del vento e degli uccelli e con la possibilità di rigenerarsi con un bagno nelle splendide acque del mare Ionio.
La luce del sole che tramonta sull’Etna si trasforma in una scenografia da immortalare in foto e che sicuramente rimarrà a lungo impressa nella mente di ognuno di noi.
Ospitalità, mare limpido, spiagge infinite e deserte, camminate tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, cibo genuino e tradizionale saranno i punti forti di questo viaggio in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa legato al mare… che sarà tutto per noi e per le tartarughe Caretta Caretta.
Questo tratto di costa infatti rappresenta l’area di nidificazione più importante d’Italia per questa specie, come accertato dai più recenti studi eseguiti dall’Università della Calabria di Cosenza.

Il cammino dei Sanniti
In Molise sul cammino dei sanniti
A settembre si può anche approfittare del bel tempo per visitare luoghi sconosciuti e inediti come il Cammino dei Sanniti in Molise solo per camminatori esperti.
Un percorso lungo le tracce di un popolo scomparso attraverso una storia fantastica, di coraggio e lotta per la libertà.
Sulle orme di un romanzo, Viteliù, che significa Italia, nel linguaggio antico dei popoli italici, perché l’Italia nacque proprio lì e nacque per difendere libertà e autodeterminazione di ben dodici popoli appenninici sotto la guida di Sanniti e Marsi.
Questo viaggio sulle tante tracce rimaste di un popolo antico è destinato a chi ama la storia e le sue suggestioni.
Così le mura ciclopiche su un monte diventano un accampamento, le basi di un tempio riprendono vita e ogni sasso squadrato saprà raccontare storie antiche come il Santuario della Nazione, la città del Toro Sacro, la Pietra-che-viene-avanti, l’antro di Kerres. Senza dimenticare il presente: incontri con persone vere, natura e cultura. Nella prima parte del viaggio, l’ambiente sarà più montano e si saliranno alcuni monti panoramici, tra cui il Monte Kaprum e il Monte Campo, entrambi di circa 1.750 metri. Si cammina, poi, sul tratturo Celano – Foggia, uno dei tratturi principali che collegavano Abruzzo, Molise e Puglia per il trasferimento stagionale delle greggi.

La Magna Francigena
In Sicilia sulla Magna via Francigena
E infine la Sicilia, a fine settembre già più tranquilla da scoprire a passo lento lungo la Magna Via Francigena, un percorso da fare solo con un buon livello di esperienza.
Questa è una delle più importanti vie storiche siciliane, un tempo strada romana fino a diventare il fulcro del sistema viario normanno.
È anche la testimonianza che anche la Sicilia nel Medioevo partecipò attivamente al fenomeno del pellegrinaggio.
Da questa strada che collega la costa nord a quella sud e che attraversa il cuore dell’isola, è passata la storia della Sicilia e dell’Europa intera, pellegrini, soldati, viaggiatori, arabi, greci, normanni: qui si è incontrato il Mediterraneo e qui si è formata l’Europa.
La Magna Via è lunga quasi 140 km da farsi in sei tappe, le più belle e selvagge, tralasciando quelle con più asfalto e paesaggi eccessivamente antropizzati.
Si parte da Piana degli Albanesi alle porte di Palermo, patria del miglior cannolo siciliano, attraverseremo paesi e borghi evocativi come Corleone, Prizzi, Sutera, e concluderemo alle porte di Agrigento, a Racalmuto, il paese che diede i natali al grandissimo Leonardo Sciascia. Percorrere oggi la Magna Via significa tante cose, ma soprattutto dare opportunità di lavoro e di sviluppo di un turismo sostenibile a chi vive nella Sicilia interna. Significa anche sostenere concretamente le strutture ricettive che hanno avviato la loro attività e supportare il lavoro dell’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che attraverso il recupero dei sentieri e coinvolgendo attivamente le realtà locali, hanno avviato questo grande progetto.
Camminare e far rinascere le antiche Vie è come accarezzare dolcemente l’anima di un territorio e la Sicilia, con tutta la sua bellezza e ricchezza di storia, arte e natura, ha bisogno di tante carezze, e tante sa restituirne.
Gen 24, 2024 | Enogastronomia
Anno nuovo, Presidio nuovo. Anzi, Presìdi: dalla provincia di Reggio Calabria arrivano due novità, “i pruna di frati” di Terranova, una cultivar di susina originaria del territorio pre-aspromontano della Piana di Gioia Tauro, e le piparelle di Villa San Giovanni.

Una prugna nobile e delicata
“I pruna di frati” di Terranova deve il nome ai monaci benedettini celestini del convento di Terranova Sappo Minulio, a quaranta chilometri dal capoluogo.
Furono loro, nel ‘500, a selezionare questo ecotipo e a sviluppare la coltivazione del pruno: ancora oggi, tra i ruderi dell’edificio, qua e là spuntano alcune piante.
Il prugno produce susine “molto nobili e delicate”, per citare le parole usate nel 1691 da padre Giovanni Fiore da Cropani nel volume intitolato Della Calabria illustrata: i frutti, verde-giallastri che virano verso il rosso-violetto a piena maturazione, hanno buccia sottile e forma allungata e sono coperti da un consistente strato di pruina che li protegge dagli agenti patogeni.
«Sono molto dolci eppure non stucchevoli, con una bella acidità – racconta Francesco Saccà, referente Slow Food del Presidio – e la loro particolarità è la facilità con cui il seme si separa dalla polpa: basta un morso».
I produttori che aderiscono al Presidio sono sei: «Complessivamente coltiviamo circa 7 ettari – spiega Daniele Molina, che dei produttori è il referente – e la produzione è limitata. Mediamente, in un ettaro crescono 350 piante: parliamo di terreni terrazzati, a quote che vanno dai 300 ai 400 metri, aree che oggi soffrono lo spopolamento e dove le piante da frutto hanno sempre risposto a un bisogno specifico: ottimizzare ciò che si aveva».
La pianta, prosegue Molina, è rustica, ben adattata ai terreni argillosi e non richiede particolari trattamenti. I frutti maturano a fine luglio e la raccolta si concentra in quindici, venti giorni al massimo: «Freschi si conservano all’incirca una settimana – prosegue Molina – altrimenti si fanno seccare o si trasformano in confettura con cui si preparano le crostate della tradizione».
«I pruna di frati di Terranova sono un prodotto molto sentito sul territorio– conclude Saccà – e nei tre comuni di Terranova Sappo Minulio, Molochio e Varapodio quasi tutti hanno qualche pianta nei propri terreni. Certo, l’area è nota soprattutto per gli agrumi e le olive, ma anche il nostro susino è importante. Il riconoscimento come Presidio Slow Food è uno strumento di salvaguardia: per evitare che venga abbandonata e persa, deve poter essere una fonte di reddito per i produttori».

Una piparella tira l’altra
Il percorso che ha portato al riconoscimento come Presidio Slow Food delle piparelle di Villa San Giovanni, invece, non nasce dalla necessità di riconoscere un valore anche economico al prodotto, bensì dall’urgenza di difenderlo dalle imitazioni.
«Le piparelle sono un prodotto tradizionale del nostro territorio» spiega Francesco Foti, referente Slow Food del Presidio. Una storia, lunga più di un secolo, che nasce dall’abilità dei maestri pasticceri nell’amalgamare ingredienti semplici: mandorle, zucchero, miele, farina di frumento e spezie come cannella e chiodi di garofano, oltre all’olio essenziale di arancio.
«Oggi, pur di far colpo sugli acquirenti, si trovano varianti di ogni genere, piparelle aromatizzate in tutti i modi – prosegue Foti –. Noi crediamo che vadano salvaguardate quelle tradizionali, prodotte con ingredienti locali: il miele reggino, la farina italiana, le mandorle, che arrivano dalla Sicilia o dalla Puglia».
Simili per alcuni aspetti alle omonime piparelle messinesi, quelle prodotte a Villa San Giovanni si distinguono dalle siciliane perché sono più sottili, per l’abbondanza di mandorle nell’impasto e per l’uso più parsimonioso delle spezie.
«È un biscotto secco che si ottiene impastando le mandorle e le spezie con il miele, lo zucchero e l’olio essenziale di arancio, e aggiungendo solo in un secondo momento la farina» racconta Massimo Arena, referente dei sei produttori che aderiscono al Presidio. Una volta ottenuti dei filoncini di circa 500 grammi, questi vengono infornati per 30 o 40 minuti e, il giorno successivo, tagliati a mano in fette sottilissime, di non più di 4 millimetri, da infornare in teglia per ulteriori dodici ore a una temperatura di 60 gradi. «Un’asciugatura, più che una vera cottura» precisa Arena.
«Il nostro obiettivo è che ogni produttore sia libero di produrre le piparelle come meglio crede, utilizzando più o meno cannella o più o meno miele a seconda delle preferenze – conclude Foti – ma rispettando gli ingredienti di sempre. Se c’è chi usa le nocciole, le bacche di Goji o il bergamotto, allora è importante che il Presidio aiuti a distinguere le piparelle originali dalle altre».
Set 9, 2023 | Enogastronomia
A Trebisacce, sull’alto Jonio cosentino in agosto l’evento di premiazione dei grandi vini del sud con madrina d’eccezione l’enopittrice Elisabetta Rogai.

Elisabetta Rogai, la madrina dell’evento con alle spalle il suo splendido bronzo di Riace
Anche le etichette in passarella insieme al vino
L’appuntamento arrivato alla sua decima edizione, patrocinato dal Comune di Trebisacce, è stato sostenuto da organismi di settore, nato per ricordare che l’opera di ognuno è un bene di tutti perché è la dimostrazione che il lavoro e il dialogo tra gli operatori sono le strade principali per lo sviluppo
sostenibile dei comprensori e dei territori, vocazioni naturali che li caratterizzano, con creatività, da secoli.
Mission che è stata evidenziata dalla decima edizione del Wine Festival Art “Il vino nell’Arte, l’Arte nel Vino”, messo in programma il 16 agosto in una prestigiosa location del lungomare di Trebisacce, sull’alto Jonio cosentino, nel quale sono state indicate, secondo le preferenze del pubblico, il miglior “Rosso, Rosato e Bianco” e, grazie ad una giuria internazionale, l’etichetta
più originale tra le 20 Cantine partecipanti.
L’evento programmato ha voluto far degustare e soprattutto, promuovere i vini autoctoni del Sud Italia, prodotti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e mostrare quella espressività che sa suscitare il vino e come le vignette “Vino & Giornali” hanno mostrato in un allestimento.

Elisabetta Rogai all’opera in diretta
Una madrina internazionale per la finalissima
La sottolineatura artistica è arrivata successivamente il 2 settembre, data programmata per il conferimento dei riconoscimenti del meeting, di cui è stata madrina, con le sue creazioni di EnoArte®, l’Artista fiorentina Elisabetta Rogai, famosa per aver brevettato la sua tecnica di dipingere con il vino, ha portato la sua testimonianza di come le donne contribuiscono fattivamente allo sviluppo di un prodotto importante per il nostro Paese per qualità, riconoscimenti ed export.
L’Artista, reduce dalla sua ultima performance live in agosto, vino su marmo bianco di Carrara a Forte dei Marmi e reduce dai trionfi piemontesi nelle tre terre canavesane è stata la madrina ideale per raccontare la sua tecnica EnoArte®, di come far diventare Arte un prodotto della terra, come il vino, trasportandolo con arte e talento dalla cantina alla tela, al marmo, alla pietra, è stato il tema presente per conferire un omaggio al territorio, celebrando i vini autoctoni del Sud Italia.
L’evento è stato organizzato da Franco Pingitore, direttore artistico, delegato regionale della Scuola Europea Sommelier, esperto nel settore eventi, infatti la sua ultima manifestazione è stata La Notte Rosa del Vino, nella quale sono state di nuovo presenti le donne con tutta la loro forza, coraggio e determinazione nel portare avanti imprese vitivinicole mettendosi in gioco, realizzando relazioni importanti e opportunità per crescita diffusa.

Elisabetta Rogai, una vita di successi
Elisabetta Rogai dipinge dall’età di 9 anni. La sua prima mostra da “adulta”, nel 2001, all’Officina profumo farmaceutica di Santa Maria Novella (Firenze), e da lì in avanti una nutrita serie di eventi, oltre alla partecipazione ad Art Cannes “Le salon des artistes” (Palais des Festivals, La Croisette, Cannes), mostre personali a Firenze, Capri, Washington, Napoli, Milano e Fiesole, a Pietrasanta nell’ambito della Versiliana.
Nel frattempo realizza il ritratto di Oriana Fallaci, per la Regione Toscana dedicato alla scrittrice, e riceve la commissione come “unica donna” per un grande affresco celebrativo dei 70 anni della Scuola di Guerra Aerea di Firenze.
Viene scelta inoltre a rappresentare Firenze in una mostra per i 40 anni del gemellaggio con Kyoto (Giappone) e per l’apertura della sala fiorentina del museo d’arte contemporanea di Arequipa (Perù), mentre dal suo dipinto Astrid è stata ricavata l’etichetta del vino ufficiale del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea.
Il suo immaginario prende vita attraverso creature surreali, donne e cavalli, oppure alla ricerca della sua terra, cariche di colori cangianti del vino dalle infinite sfumature che richiamano i fenomeni naturali.
Nel 2011 inventa EnoArte®, l’arte di dipingere con il vino al posto dei colori e il suo successo è istantaneo, chiamata dalle maggiori cantine sia italiane che straniere. Nel 2015 – anno dell’Expo – è chiamata ed effettuare il Drappellone del Palio di Siena e nel 2016 è testimonial di Audi Italia per il progetto Innovative Thinking.
Da allora, nel settore del vino, annovera grandi successi, sia in Italia che all’estero, a Hong Kong, a Milano per EnoFrigo a Host Fiera, al China Import & Export Fair Complex Guangzhou (Cina), a Castelfalfi, al Vintaly, il ritratto di Giacomo Tachis eseguito con il vino commissionato dal suo collezionista la Fondazione Chianti Banca, una grande mostra celebrativa in Palazzo Vecchio per il G20 sull’Agricoltura, fino ad eseguire 3 ritratti ad Andrea Bocelli per la Fondazione Bocelli aggiudicati a 25 mila dollari cadauno.
Ago 10, 2023 | Enogastronomia
Ecco una fotografia della difficile vendemmia italiana 2023 tra focolai di peronospora e maltempo. Viaggio nel vino che verrà attraverso cinque importanti realtà enoiche italiane da nord a sud.
Il quadro che ne emerge è quello di una vendemmia non semplice, ma sicuramente di buona qualità. L’esperienza di cantine che sanno ottenere il meglio da un’annata non certo rose e fiori, in balia di eventi atmosferici e agenti patogeni.

Vigneti in Valle Isarco
Alto Adige: cantina Valle Isarco e la vendemmia eroica
In Valle Isarco, in Alto Adige, il 2022 era stato un anno molto caldo e questo aveva fatto anticipare la vendemmia. Per il 2023 invece le previsioni sono da impugnare tronchetto e ceste in una data di inizio più usuale per Cantina Valle Isarco, ossia a metà settembre.
Nei 150 ettari della cantina sociale più giovane dell’Alto Adige, dislocati in piena area montuosa, la prima varietà a essere vendemmiata sarà il Müller Thurgau per poi proseguire dalle zone più basse, che partono dai 500 metri di Chiusa, dove le temperature sono più calde, per toccare poi quota 1000 metri di altitudine.
“La primavera quest’anno ha portato piogge eccessive in tutta Italia e l’Alto Adige non è stato risparmiato, ma i 135 soci della nostra cantina sono abituati a essere “eroi” – spiega il direttore generale Armin Gratl –. La vendemmia, che in questo territorio raggiunge una pendenza molto ripida e con stretti filari, costringe a una raccolta dei grappoli esclusivamente a mano e le forti piogge di maggio non hanno di certo spaventato la grande famiglia della Cantina Valle Isarco. Per combattere la pressione di peronospora siamo già abituati a interventi tempestivi e, seppur sia stata una primavera complicata, dove anche l’oidio si è fatto spazio con la forte umidità, per quest’anno è prevista addirittura una maggiore quantità di uva”. La speranza per le prossime settimane è che le piogge si regolino, ma in generale il particolare microclima dell’area, caratterizzato da calde giornate estive e rigide notti nel periodo della vendemmia, assicura ogni anno vini freschi, fruttati e ricchi di minerale contenuto.

Vigneti in Trentino
Trentino: vendemmia al via verso fine agosto
“La grandine in Trentino in questa stagione 2023 ha fatto purtroppo diversi danni, fortunatamente i nostri vigneti sono in una posizione riparata e non hanno subito grossi danni. Inoltre, rispetto al 2022, le escursioni termiche tra il giorno e la notte sono state perfette: condizioni, si sa, ottimali per le basi spumante. Temperature più calde di giorno e più fresche la notte permettono una lenta maturazione, una buona concentrazione delle componenti aromatiche dell’uva e un miglior bilanciamento tra acidi e zuccheri. In generale le condizioni meteo sono state migliori rispetto allo scorso anno in quanto nei mesi di maggio e giugno la pioggia ha preso il posto della siccità e ha cambiato lo scenario in meglio”, racconta Alessandra Stelzer, figlia dei fondatori e oggi amministratrice, con la sorella Maddalena, di Maso Martis. Sono queste le premesse che fanno pensare a Maso Martis a una buona vendemmia per quest’anno, con un raccolto superiore rispetto al 2022 sia in termini di quantità sia di qualità dovuto proprio alle condizioni meteorologiche a favore.
Difficile però è stata la gestione del vigneto in seguito alla diffusione di malattie come la peronospora e l’oidio, generalmente in contrasto tra loro. “Le precipitazioni hanno permesso alla peronospora di proliferare e l’arrivo di umidità e del caldo del mese di luglio hanno contribuito all’insorgere dell’oidio. Ma gli interventi agronomici sono stati tempestivi e hanno fatto sì che le malattie siano state controllate in maniera più che soddisfacente. Le viti sono state prontamente trattate con rame e zolfo, e si è proceduto con una sfogliatura mirata per arieggiare i grappoli”, spiega Stelzer. Ricordiamo che Maso Martis opera in regime biologico dal 2013.
La vendemmia quest’anno è prevista verso fine agosto, intorno al 25, quasi 10 giorni dopo rispetto all’anno precedente, proprio perché la maturazione delle uve è stata più progressiva. È ancora presto per anticipare le caratteristiche che avranno le nuove annate, ma se il caldo non sarà eccessivo si potranno avere buoni aromi e profumi.

Vendemmia In Maremma
Maremma: da annate complicate nascono vini buonissimi
La stagione nell’Alta Maremma Toscana è stata caratterizzata dagli eventi atmosferici che hanno coinvolto purtroppo tutta Italia, ovvero le forti piogge di maggio e il caldo umido, che hanno portato a ingenti pressioni di peronospora.
Quella di Biserno, con le sue tre tenute è un’annata che andrà interpretata bene, con una produzione leggermente inferiore ma senza cali significativi. “Adesso speriamo che la stagione estiva continui con caldo e sole per raggiungere buoni livelli qualitativi”.
A fare il quadro della situazione è Niccoló Marzichi Lenzi, amministratore delegato della boutique winery dei fratelli Antinori dislocata a Bibbona, a due passi da Bolgheri.
La raccolta sarà comunque stabile in funzione delle analisi chimiche e gustative che verranno effettuate sulle uve al fine di raccogliere sempre al meglio delle condizioni che si presenteranno. La situazione delle uve è costantemente monitorata e Biserno è riuscito a contenere gli attacchi di funghi e insetti come la tignola. La situazione sanitaria oggi è buona e l’ambiente è sano.
“L’annata 2023 potrebbe per certi aspetti ricordare la 2018 per quanto riguarda la presenza di peronospora, e quell’annata ha prodotto vini fini ed eleganti nonostante le difficoltà. Ricordiamo l’annata 2010 per la vendemmia complicata, ma a volte da annate difficili nascono vini buonissimi”, osserva Marzichi Lenzi.
Le prime varietà a essere vendemmiate a settembre saranno il Merlot, che necessita di più freschezza ed è anche il più precoce, a seguire Syrah, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e per ultimo il Petit Verdot. Rimane l’attesa di scoprire quali aromi si celeranno nella magia di questa vendemmia.

Vendemmia in Umbria
Umbria: buona annata, ma grandi perdite in vigneto
Marco Caprai non ha dubbi: la vendemmia 2023 ricorda molto quella del 2013. Almeno fino a ora perché, si sa, con il meteo non c’è mai nulla di certo.
“Se le condizioni climatiche saranno, come sembra, normali, con un anticiclone che rinfrescherà questo agosto, ci aspettiamo un raccolto di buona qualità e una vendemmia leggermente più tardiva, che dovrebbe iniziare, almeno per noi, nella seconda metà di settembre. Attualmente, le vigne stanno ancora vegetando come fossero a maggio-giugno”, fa sapere Marco Caprai, alla guida della cantina simbolo del Sagrantino di Montefalco.
Ma proprio questa varietà è una delle più colpite dalla peronospora. “Le perdite dovute a questa malattia, che non si presentava più da alcuni anni, sono state ingenti – prosegue Caprai -. Se a questo aggiungiamo la gelata primaverile avremo sicuramente un raccolto inferiore per qualche vigneto anche del 40%, in particolare per alcune varietà molto sensibili a certe tipologie di malattie come il Sagrantino”.
Una vendemmia, insomma, “che ci mette di fronte al fatto che dobbiamo puntare ancora di più sulla ricerca per aiutare alcune varietà a essere più resistenti alle condizioni climatiche avverse che si presentano in stagioni difficili come questa”.

Vendemmia in Calabria
Calabria: stagione difficile, ma si raccoglierà uve di buona qualità
In base alle attuali previsioni, la vendemmia in Calabria sarà posticipata di una decina di giorni rispetto al 2022, anno che aveva visto schizzare le temperature accelerando la maturazione delle uve.
La produzione dei vini calabresi quest’anno stima una forte evidenza, anche del 40%, conseguenza delle abbondanti piogge cadute nel mese di maggio. Come in tutta Italia, in questo 2023 si è dovuto combattere, a causa del maltempo, contro la peronospora, che non ha purtroppo risparmiato l’azienda certificata biologica Santa Venere.
Ma se la quantità verrà pesantemente intaccata non si potrà dire lo stesso per la qualità, che sarà quasi superiore rispetto all’anno precedente, vista la concentrazione di tutte le sostanze su una minore quantità di grappoli. Le temperature in Calabria nelle ultime settimane sono state alte e in alcuni appezzamenti si è dovuto ricorrere all’irrigazione di soccorso, ma ad agosto si prevedeva temperature più basse. “Ci attende una vendemmia non semplice, che ancora attende acqua, ma che contiamo essere, seppur in quantità ridotta, di buona qualità”, assicura Giuseppe Scala, alla guida di Santa Venere assieme al fratello Francesco.
Ago 7, 2023 | Enogastronomia
La vendemmia 2023 per il Consorzio Di Tutela Vini DOC Cirò e Melissa (articolo qui) , ad un primo bilancio complessivo, si prospetta essere buona per quanto riguarda la qualità delle uve, con volumi in
leggero calo.

Via alla vendemmia fra alti e bassi
Dopo le perdite subite a causa della peronospora e il caldo eccezionale delle ultime settimane di luglio, l’emergenza è rientrata e le uve dovrebbero poter raggiungere la maturazione ottimale.
“La situazione generale è stata finora molto complicata” dichiara Raffaele Librandi, Presidente del
Consorzio di Tutela Vini Doc Cirò e Melissa “le piogge eccezionali di maggio e giugno hanno causato l’esplosione delle fitopatie, prevalentemente della peronospora.
I danni sono stati importanti in alcuni vigneti, mentre in altri il diffondersi della malattia è stato meglio gestito.
Le piogge costanti però hanno reso difficili gli interventi in vigna e la quantità delle uve si è compromessa già da questo periodo dell’anno.
Nella seconda metà di luglio ci preoccupava l’eventualità del diffondersi di ulteriori malattie, quali lo oidio della vite. Le temperature eccezionali però hanno fermato il diffondersi di tali fitopatie. Fortunatamente il caldo non è stato tale da causare il collasso delle piante che hanno retto le alte temperature piuttosto bene.
Dalla fine del mese di luglio le temperature sono tornate su valori stagionali nella norma.
”Attualmente, le uve in pianta dovrebbero essere finalmente nelle condizioni ottimali per portare a termine il processo di maturazione. La loro qualità è buona, nonostante i quantitativi siano inferiori rispetto agli anni passati: un calo che si inserisce di per sé all’interno di un trend di riduzione di volumi, a causa dei cambiamenti climatici che stanno interessando anche il cirotano.
La vendemmia comincerà a partire dalla prima settimana di agosto, con i vitigni internazionali. Le varietà autoctone invece verranno vendemmiate approssimativamente nei primi giorni di settembre.
Tra i vitigni autoctoni, il Gaglioppo, dimostra ottime capacità di resistenza e adattamento alle alte temperature, risultando il vitigno dalla resa più soddisfacente.