Set 23, 2023 | Territori
Nato dai canti degli schiavi ma ancora molto amato e in continua evoluzione, il tradizionale Sega Tipik è uno spettacolo da non perdere a Mauritius:
Con pochi e semplici strumenti, a cui si accompagnano canti talvolta improvvisati ed eleganti movimenti, si raccontano storie di vita creola in un ritmato tripudio di colori, che trasmette a chi assiste un’incredibile sensazione al contempo allegra ed energica.
Travolti dai ritmi creoli
Nonostante i testi non siano sempre spensierati, il ritmo crescente e gli abiti freschi dai toni vivaci, che amplificano le movenze dei balli, hanno un effetto piacevolmente travolgente che si propaga nell’ambiente circostante.
La base musicale è scandita dal suono del ravanne, un tradizionale strumento a percussione fatto di pelle di capra e corde tese attorno a un telaio rotondo. La pelle deve essere riscaldata (infatti spesso si suona attorno a un falò) e va colpita con diverse parti della mano per ottenere il caratteristico ritmo echeggiante. Al ravanne si uniscono anche il maravanne (uno strumento di forma rettangolare e piatto, ricavato dalla canna da zucchero essiccata) e il triangolo. Alcuni credono che il ravanne abbia qualità spirituali e poteri curativi perché le sue vibrazioni possono risintonizzare il nostro corpo sulla sua “frequenza naturale”.
I testi sono in creolo e raccontano di amori o piccole sfide quotidiane, mentre i balli sinuosi e ritmati sono un invito a lasciarsi andare dimenticando le preoccupazioni. Le lunghe gonne colorate per le donne, pantaloni arrotolati e cappelli di paglia per gli uomini vivacizzano ulteriormente l’atmosfera di questa antica tradizione che in origine avevo lo scopo di regalare qualche momento di svago.
Una cultura patrimonio Unesco
Questa ricchissima eredità culturale, simbolo di unione e multiculturalità, è stata inserita dall’Unesco nella lista dei patrimoni immateriali.
La tradizione viene infatti tramandata e continua a evolversi ancora oggi, con giovani artisti che si dedicano allo studio di questi strumenti, canti e danze, ricreandoli anche con nuove formule come ad esempio il Seggae, una fusione tra Sega e Reggae.
Per chi lo desidera, non mancano le occasioni per accingersi a scoprire il Sega: è possibile prendere lezioni di danza o di ravanne, lasciarsi coinvolgere in uno spettacolo (ogni resort ha in calendario diversi appuntamenti dedicati) ed è anche possibile acquistare un ravanne o qualche CD di artisti contemporanei.
Apr 12, 2012 | Eventi, Firenze
Il “Calendimaggio”, antica festa di primavera, si celebrava a Firenze il primo giorno di maggio con festeggiamenti che andavano avanti tutto il mese.
La festa cominciava il 30 aprile con la sospensione delle attività e l’inizio di sfilate fra l’allegria della folla che riempiva strade, finestre e balconi, ornati da festoni di alloro, arazzi e bandiere.
A Calendimaggio l’Arte dei Calzolai onorava San Filippo suo protettore, allestendo un altare all’aperto davanti alla statua del santo eretta in un’edicola all’esterno di Orsanmichele, addobbandolo con la bandiera, fiori, alloro e lumi e la consueta “fiorita”, un tappeto di foglie e fiori primaverili.
I tradizionali conviti accoglievano intorno alle mense, di popolo e di signori, parenti, amici e vicini. Nel Calendimaggio del 1274 – come ricorderà il Boccaccio – Dante Alighieri fanciullo di nove anni, incontrò per la prima volta la sua Beatrice.
Le canzoni, dette “maggi”, erano cantate da brigate di giovani che in quel giorno, ornata la testa da ghirlande di fiori, danzavano sotto la direzione della neoeletta “sposa di maggio”, andando di casa in casa delle fanciulle fidanzate e ricevendo in cambio fiori. Le comitive dei “cantamaggio” e dei “maggiaioli” – coloro che cantavano le “maggiolate” e serenate – erano precedute da un giovane che portava “il majo”, un ramo fiorito e infioccato che rappresentava la primavera.
Di queste celebrazioni numerose sono le testimonianze poetiche, fra le quali quella famosa di Agnolo Poliziano e le ballate del Magnifico Lorenzo de’ Medici.
A Firenze i colori del maggio cittadino sono anche quelli dell’antico “gioco delle bandiere”. Bandiere che svolazzano con maestria nel corso del prestigioso ‘Trofeo Marzocco’ , importante gara fra Sbandieratori di diverse città italiane che da circa vent’anni si svolge la prima domenica di maggio.
I Fiori e maggio sono anche i protagonisti a Firenze del ricordo di un avvenimento storico che segnò il passaggio di Firenze dal XV al XVI secolo. Il 23 maggio ha infatti luogo la “Fiorita”.
Dopo una messa nella Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, un corteo di frati domenicani e cittadini, con in testa le autorità civili e religiose, scende nella piazza della Signoria per spargere petali di rose e rami di palme, sulla lapide circolare che segna il punto dove fu impiccato e arso Fra’ Girolamo Savonarola assieme ai suoi due confratelli Fra’ Domenico Buonvicini da Pescia e Fra’ Silvestro Maruffi da Firenze. Questa cerimonia trae origine dalla spontanea iniziativa popolare che vide la mattina dopo la morte del predicatore, il luogo del supplizio coperto di fiori.The Tramadol “Calendimaggio”, an ancient spring festival, was celebrated on the first of May with feasting that continued for the entire month.
Partying began on 30th April with the suspension of activities and the beginning of processions by a happy crowd that filled the streets, windows and balconies, decorated with laurel festoons, tapestries and flags.
At Calendimaggio, the Shoemakers Guild honoured its Patron Saint Philip by setting up an open-air altar in front of the statue of the saint erected in an aedicule outside Orsanmichele, decorating it with flags, flowers, laurel and lamps, as well as the traditional “fiorita”, a carpet of spring leaves and flowers.
The traditional banquets, held by rich and poor alike, were extended to relatives, friends and neighbours. In the Calendimaggio of 1274 – as Boccaccio told us – Dante Alighieri, a nine-year old boy, met his Beatrice for the first time.
The songs, called “maggi”, were sung by groups of young people who, on that day, decorated their heads with garlands of flowers, danced under the direction of the newly elected “May bride”, visited the homes of their betrothed and received flowers in exchange.
The groups of “cantamaggio” and “maggiaioli” – the ones who sang the “maggiolate” and serenades – were preceded by a young boy carrying the “majo”, a decorated branch bearing blossom representing spring. Many poems have been written about these celebrations, including the famous one by Agnolo Poliziano and the ballads of Lorenzo the Magnificent.
In Florence, the colours of May also comprise those of the ancient “game of flags” that are skilfully and majestically waved during the prestigious ‘Trofeo Marzocco’, an important competition between flag wavers from various Italian cities that has been held on the first Sunday in May for about twenty years.
Flowers, May and Florence are also the protagonists of the commemoration of a historical event that marked the transition of the city form the fifteenth to the sixteenth century. The “Fiorita” is held on 23rd May.
After a mass in the Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, a procession of Dominican monks and citizens, with the civil and religious authorities at the front, enters Piazza della Signoria to scatter rose petals and palm leaves on the circular tablet indicating the point where Fra’ Girolamo Savonarola was hanged and burned together with his two brother monks Fra’ Domenico Buonvicini from Pescia and Fra’ Silvestro Maruffi from Florence. This ceremony originates from the spontaneous popular initiative which covered place of death of the preacher with flowers.