Prato: assaggiare 300 anni di storia

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di redazione –  Prosegue il week end del meglio dell’enogastronomia pratese fra mmortadella, biscottini, pane e vini di Carmignano protagonisti di cooking show, degustazioni e food-contest per blogger da tutta Italia e chef fiorentini

Celebrare e assaporare il meglio della produzione enogastronomica pratese, dalla mortadella con l’alchermes al pane con la farina macinata a pietra, fino ai biscotti originali, il vermouth e i vini di Carmignano: dal 17 al 19 giugno 2016 va in scena EatPrato, kermesse organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con Associazione Strada dei Vini di Carmignano e dei Sapori Tipici Pratesi e la partecipazione dei principali Consorzi e associazioni di tutela del territorio.

Cooking show, degustazioni e laboratori del gusto animeranno piazza del Comune e i ristoranti di Prato per tutto il weekend, mentre durante la settimana precedente alcuni degli chef più rinomati di Firenze proporranno menu e piatti studiati ad hoc con i prodotti pratesi.

Si preannuncia ricchissimo il programma di “EatPrato”, a cui l’assessore Daniela Toccafondi affida il compito di promuovere il territorio pratese, anche dal punto di vista turistico.
Sono passati 300 anni da quando il Granduca Cosimo III de’Medici (nel 1716) indicò Carmignano come una delle quattro zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana.
Da allora Prato ha espresso numerose eccellenze nel campo enogastronomico: per questo il comune di Prato ha dato vita a un progetto di valorizzazione dei prodotti, la nascita di un marchio che ne rafforzi l’identità, una campagna di promozione nazionale e un evento nel centro della città.
Protagoniste le eccellenze pratesi, dalla “Mortadella di Prato” al vermouth e i vini di “Carmignano” e poi ancora i biscotti e il pane Gran Prato, senza dimenticare le tante altre specialità.

Per tutta la durata della kermesse ristoranti, enoteche e bistrot di Prato proporranno menu speciali e aperitivi gourmet a base di specialità pratesi.

Tra coloro che hanno aderito all’iniziativa: il wine bar Le Barrique, il bar enoteca Lo Schiaccino, i ristoranti Le Fontanelle, Razmataz, Logli, Lo Scoglio, La Limonaia di Villa Rospigliosi, il vegetariano Yop e infine il Capriolo, Le Garage Bistrot, Megabono. Questi ultimi tre saranno inoltre protagonisti di altrettanti cooking show.

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di redazione –  Prosegue il week end del meglio dell’enogastronomia pratese fra mmortadella, biscottini, pane e vini di Carmignano protagonisti di cooking show, degustazioni e food-contest per blogger da tutta Italia e chef fiorentini

Celebrare e assaporare il meglio della produzione enogastronomica pratese, dalla mortadella con l’alchermes al pane con la farina macinata a pietra, fino ai biscotti originali, il vermouth e i vini di Carmignano: dal 17 al 19 giugno 2016 va in scena EatPrato, kermesse organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con Associazione Strada dei Vini di Carmignano e dei Sapori Tipici Pratesi e la partecipazione dei principali Consorzi e associazioni di tutela del territorio.

Cooking show, degustazioni e laboratori del gusto animeranno piazza del Comune e i ristoranti di Prato per tutto il weekend, mentre durante la settimana precedente alcuni degli chef più rinomati di Firenze proporranno menu e piatti studiati ad hoc con i prodotti pratesi.

Si preannuncia ricchissimo il programma di “EatPrato”, a cui l’assessore Daniela Toccafondi affida il compito di promuovere il territorio pratese, anche dal punto di vista turistico.
Sono passati 300 anni da quando il Granduca Cosimo III de’Medici (nel 1716) indicò Carmignano come una delle quattro zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana.
Da allora Prato ha espresso numerose eccellenze nel campo enogastronomico: per questo il comune di Prato ha dato vita a un progetto di valorizzazione dei prodotti, la nascita di un marchio che ne rafforzi l’identità, una campagna di promozione nazionale e un evento nel centro della città.
Protagoniste le eccellenze pratesi, dalla “Mortadella di Prato” al vermouth e i vini di “Carmignano” e poi ancora i biscotti e il pane Gran Prato, senza dimenticare le tante altre specialità.

Per tutta la durata della kermesse ristoranti, enoteche e bistrot di Prato proporranno menu speciali e aperitivi gourmet a base di specialità pratesi.

Tra coloro che hanno aderito all’iniziativa: il wine bar Le Barrique, il bar enoteca Lo Schiaccino, i ristoranti Le Fontanelle, Razmataz, Logli, Lo Scoglio, La Limonaia di Villa Rospigliosi, il vegetariano Yop e infine il Capriolo, Le Garage Bistrot, Megabono. Questi ultimi tre saranno inoltre protagonisti di altrettanti cooking show.

 

 

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Vino toscano: fra zirconi e diamanti

[:it]20160215_124550di Nadia Fondelli –  Le stelle nel firmamento del vino toscano brillano. I dati sull’export vincolo sono entusiasmanti, ma non è tutto oro quello che luccica.

Molto spesso uno zircone ben intagliato abbaglia gli occhi più di un autentico brillante e così succede nel vino che, non a caso, anche l’assessore Remaschi nella conferenza di presentazione della lunga settimana delle anteprime di Bacco ha definito “la locomotiva dell’agroalimentare della regione”.

A livello export i risultati, rimanendo ai paragoni astronomici, sono davvero a cinque stelle. La Toscana si colloca al secondo posto nazionale per valore di esportazioni dopo il Veneto e prima del Piemonte.
La quota vino regionale nel panorama italico passa dal 14,8% del 2014 al 16,7% del 2015 e addirittura, dal 2003 ad oggi, nonostante la congiuntura economica negativa e due annate non troppo favorevoli il commercio estero è aumentato del 102,4%.

Tornano a volare i mercati nord americani (+15,8%) ed europei (+5,6%), molto lunatici i paesi del BRIC con il Brasile che scende del -28,4% e la Cina che cresce del +32,4%. Ma ciò che sorprende sono Paesi emergenti anche difficili da immaginare come l’India che cresce del +120% e il Sud Africa del +140,8%. Ottime e insperate performance anche da parte di Nuova Zelanda con +19%, Israele +32,1% e perfino Emirati Arabi Uniti con un sorprendente +11,5%!

Ma anche i bianchi di Toscana meno famosi e popolari segnano cifre a doppio zero e stesso risultato lo aspettiamo a breve anche per i rosati che stanno prepotentemente tornando ad essere presenti nel corredo delle principali casate vinicole dopo un oblio di decenni grazie al loro mix di profumi, sapori e leggerezza che li rendono perfetti per ogni stagione e circostanza.

Le giovani generazioni, i cosiddetti “Millennians” nel modaiolo mondo del vino vedono la Toscana come punto di riferimento e questo fa prevedere un futuro radioso.
Beati loro. Chi invece, come chi scrive, ha qualche capello bianco, ha visto il vino passare dai bassifondi ai caveaux e dopo migliaia di degustazioni sul palato non confonde ormai gli zirconi con i diamanti.

Degustando le varie denominazioni in anteprima, non ci siamo lasciati troppo affascinare dai pomposi proclami festaioli e i budget da capogiro che accompagnano i 300 anni del Chianti Classico e al bicchiere ci siamo annoiati come ormai tradizione da molti anni.
Verrebbe da dire che serve più personalità e coraggio, ma ci siamo annoiati anche di ripetere questo.
Siamo invece rimasti favorevolmente sorpresi dagli altri vini, quelli meno osannati e con budget promozionali senza troppi zero che, ligi alla tradizione, propongono ancora sapori autentici e caratteriali infischiandosene della ruffianeria di circostanza.
Su tutti segnalo il Vin Ruspo di Carmignano straordinario esempio di rosato emergente e il
vino minerale vulcanico del Montecucco dell’Amiata.

[:en]20160215_124550di Nadia Fondelli –  Le stelle nel firmamento del vino toscano brillano. I dati sull’export vincolo sono entusiasmanti, ma non è tutto oro quello che luccica.

Molto spesso uno zircone ben intagliato abbaglia gli occhi più di un autentico brillante e così succede nel vino che, non a caso, anche l’assessore Remaschi nella conferenza di presentazione della lunga settimana delle anteprime di Bacco ha definito “la locomotiva dell’agroalimentare della regione”.

A livello export i risultati, rimanendo ai paragoni astronomici, sono davvero a cinque stelle. La Toscana si colloca al secondo posto nazionale per valore di esportazioni dopo il Veneto e prima del Piemonte.
La quota vino regionale nel panorama italico passa dal 14,8% del 2014 al 16,7% del 2015 e addirittura, dal 2003 ad oggi, nonostante la congiuntura economica negativa e due annate non troppo favorevoli il commercio estero è aumentato del 102,4%.

Tornano a volare i mercati nord americani (+15,8%) ed europei (+5,6%), molto lunatici i paesi del BRIC con il Brasile che scende del -28,4% e la Cina che cresce del +32,4%. Ma ciò che sorprende sono Paesi emergenti anche difficili da immaginare come l’India che cresce del +120% e il Sud Africa del +140,8%. Ottime e insperate performance anche da parte di Nuova Zelanda con +19%, Israele +32,1% e perfino Emirati Arabi Uniti con un sorprendente +11,5%!

Ma anche i bianchi di Toscana meno famosi e popolari segnano cifre a doppio zero e stesso risultato lo aspettiamo a breve anche per i rosati che stanno prepotentemente tornando ad essere presenti nel corredo delle principali casate vinicole dopo un oblio di decenni grazie al loro mix di profumi, sapori e leggerezza che li rendono perfetti per ogni stagione e circostanza.

Le giovani generazioni, i cosiddetti “Millennians” nel modaiolo mondo del vino vedono la Toscana come punto di riferimento e questo fa prevedere un futuro radioso.
Beati loro. Chi invece, come chi scrive, ha qualche capello bianco, ha visto il vino passare dai bassifondi ai caveaux e dopo migliaia di degustazioni sul palato non confonde ormai gli zirconi con i diamanti.

Degustando le varie denominazioni in anteprima, non ci siamo lasciati troppo affascinare dai pomposi proclami festaioli e i budget da capogiro che accompagnano i 300 anni del Chianti Classico e al bicchiere ci siamo annoiati come ormai tradizione da molti anni.
Verrebbe da dire che serve più personalità e coraggio, ma ci siamo annoiati anche di ripetere questo.
Siamo invece rimasti favorevolmente sorpresi dagli altri vini, quelli meno osannati e con budget promozionali senza troppi zero che, ligi alla tradizione, propongono ancora sapori autentici e caratteriali infischiandosene della ruffianeria di circostanza.
Su tutti segnalo il Vin Ruspo di Carmignano straordinario esempio di rosato emergente e il
vino minerale vulcanico del Montecucco dell’Amiata.

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Eccellenze di Toscana: la ceramicaThe excellence of Tuscany: ceramics

di Margherita Nieri – La lunga tradizione della ceramica in Toscana affonda le sue radici in tempi molto antichi, ancor prima delle invasioni barbariche in Italia, ma fu solo tra il Tre e il Quattrocento che si formarono i centri di produzione ceramica che ancora oggi fanno scuola in tutto il mondo.

Se desiderate scoprire la Toscana in modo nuovo e inusitato, vale davvero la pena rivisitare i luoghi della ceramica, della terracotta, della porcellana e della maiolica diffusi in tutta la Regione.

Da alcuni anni 11 Comuni –  vere e proprie “capitali” della ceramica toscana – cioè Anghiari, Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Montopoli in Val d’Arno, Sesto Fiorentino, Trequanda e Vicopisano, si sono riuniti nell’associazione “Terre di Toscana”, con lo scopo di rivalorizzare queste antiche e preziose manifatture.

Lungo gli itinerari delle “Strade della Ceramica e della Terracotta”, non si può che rimanere incantati dalle tante meraviglie di creatività e di raffinatezza cui hanno dato vita i maestri ceramisti della Toscana.

Nel nuovo Museo della Ceramica di Montelupo, ad esempio, si può ammirare il favoloso vassoio “Rosso di Montelupo”, dipinto con colori sanguigni e considerato uno dei gradi capolavori rinascimentali della maiolica.
Al Museo di Doccia di Sesto Fiorentino si ripercorre l’epoca d’oro della Ginori, con le sue porcellane in stile Art Nouveau o decorate con l’inconfondibile design di Giò Ponti.
Interessanti anche la bella Villa Pecori Giraldi (Borgo S.Lorenzo), che raccoglie i vasi in gres e i preziosi affreschi della manifattura Chini, e infine la produzione aretina dei famosi “vasi corallini”, caratterizzati da un intenso colore rosso brillante.

Web: www.ceramicatoscana.it
E-mail:  info@ceramicatoscana.itdi Margherita Nieri – The long tradition of ceramics in Tuscany has its roots in ancient times, even prior to the barbaric invasions in Italy, but it was only during the 14th and 15th centuries that ceramic production centres were founded, which still provide training around the world today.

If you’d like to discover a new and unusual side of Tuscany, it’s well worth revisiting the ceramic, terracotta, porcelain and majolica areas dotted across the region.

Eleven municipalities, true capitals of Tuscan ceramics, namely Anghiari, Asciano, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Montopoli in Val d’Arno, Sesto Fiorentino, Trequanda and Vicopisano, which came together in the Terre di Toscana association a few years ago, with the aim of redeveloping these valuable, old manufacturing practices.

Along the roads of ceramics and terracotta, you can’t help being enchanted by the many creative and elegant wonders created by the Tuscan master potters.

In the new ceramics museum in Montelupo, for example, you can admire the superb “Rosso di Montelupo” tray, painted with sanguine colours and regarded as one of the greatest Renaissance majolica masterpieces.
At the Museo di Doccia in Sesto Fiorentino you can relive the golden age of Ginori, with his porcelain in Art Nouveau style or decorated with the unmistakable design of Giò Ponti.
The stunning Villa Pecori Giraldi (Borgo San Lorenzo) is also interesting, which contains gres vases and valuable Chini manufacture frescoes, as well as the famous Arezzo-produced “vasi corallini”, characterised by a deep, bright red colour.

Web: www.ceramicatoscana.it
E-mail:   info@ceramicatoscana.it