Alla scoperta dei sapori del Carso: tappa d’obbligo da Milan a Pri Hribu

Alla scoperta dei sapori del Carso: tappa d’obbligo da Milan a Pri Hribu

Il Carso è una terra speciale poco nota dove la natura vi sorprenderà ogni volta.
I prati e le foreste, la pietra, l’acqua e il mondo sotterraneo sono delle particolarità davvero uniche, che regalano alla regione un vero e proprio tesoro di gioielli naturali.
Ogni foglia, erba o farfalla, ogni pino robusto e ogni caverna misteriosa, che giace sotto le sue radici, creano migliaia di forme di vita, che non potete ammirare in nessun’altro angolo al mondo.

Tuttavia, i fenomeni carsici, i capolavori calcarei che donano al Carso il suo carattere così distinto, non sono l’unica perla della regione.
Grazia alla sua straordinaria diversità di flora e fauna, il Carso è uno degli habitat naturali più ricchi in Europa, nonché una delle aree con la biodiversità più interessante al mondo. Tanti buoni motivi allora per i viaggiatori per scoprire questo estremo angolo ad est d’Italia dove i confini sono spesso solo linee invisibili tratteggiate dal sangue della storia e dove storie e tradizioni di popoli diversi si contaminano in poesia.


Terra aspra di vento, di confine e di grande bellezza 

La maggior parte dell’altopiano carsico è inserito nel programma Natura 2000, la rete europea delle aree protette speciali per la conservazione della biodiversità.
Il Carso ad esempio è la casa di oltre 300 specie di farfalle. Qui è possibile ammirare l’incredibile biodiversità animale e vegetale specialmente nelle foreste e sulle lande, sui prati umidi, nelle acque stagne, tra le fessure rocciose, nei ghiaioni e nei prati cosparsi di pietra, sui terreni agricoli e nel mondo ipogeo carsico.
La tranquillità della natura carsica affascina chiunque, ma i turisti sul Carso possono godere anche dell’esatto opposto.
Il Carso non è solo crocevia di venti ed eventi dato che è stato scenario di battaglie tragiche della storia, ma è un luogo che, ribadiamo, si distingue anche come punto d’incontro di varie culture.
Da percorrere con suggestione i sentieri della pace che ripercorrono la storia turbolenta e l’assurdità delle battaglie belliche.

A lasciare tracce indelebili nel paesaggio e negli abitanti è stata la Grande guerra.
Gli accadimenti di cento anni fa hanno lasciato molte trincee e gallerie con intere armate che, temporaneamente, si erano appropriate delle caverne sotterranee.
È possibile esplorare in silenzio i resti ben curati e segnati della prima guerra mondiale lungo i percorsi a tema che si snodano ai margini occidentali del Carso, collegati con i sentieri della pace oltre il confine italiano.


Terrano e prosciutto

Se chiedete agli sloveni le prime cose che pensano immaginando il Carso la risposta sarà senz’altro il Terrano ed il Prosciutto crudo.
Il Terrano, famoso vino color rubino di denominazione controllata, e il prosciutto crudo maturato sulla bora sono la vera coppia più bella del mondo ambasciatrice del Carso.
I colori intensi e l’intreccio perfetto di sapori vi trasporteranno in un viaggio culinario davvero interessante, 
La cucina carsica offre dei piatti autentici.
Il pane fatto in casa, una fetta di prosciutto crudo, un tocchetto di pancetta o il collo di maiale accompagnati da un calice di Terrano rappresentano il tradizionale benvenuto, seguito da tutta una serie di specialità locali. Specialità a volte intense come il Carso stesso, oppure selvagge come la natura che lo circonda. 

Le trattorie locali hanno da secoli tutte una caratteristica che le contraddistingue: coccolano i loro ospiti come se fossero di casa e fra i loro “familiari” più fedeli ci sono sicuramente i triestini per i quali il Carso è la campagna sotto casa.
E se i triestini, notoriamente esigenti quando hanno i piedi sotto il tavolo al desco, puntano decisamente al Carso per le gite fuori porta dove oltre a frequentare le Osmize (di cui vi parleremo) amano le tradizionali trattorie c’è da stare sereni che fra questi piccoli paesi in mezzo a questa campagna speciale si mangia bene.

Milan Perhavec di Pri Hribu

Sosta d’obbligo da Milan nel piccolo borgo di Povir

Tappa d’obbligo a Povir piccolo borgo che si trova a metà strada fra Sezana e Divacca (fra Sežana e Divača in sloveno) che si trova in Slovenia, a pochi chilometri da Trieste e appena oltre il valico di confine di Fernetti/Fernetiči.
Qu si trova la trattoria (gostilna) Pri Hribu da anni casa di tutti gli amanti del gusto che amano farsi coccolare dalla famiglia Perhavec. Prima c’era Marija ad accogliere gli ospiti e oggi suo figlio Milan: ma la gentilezza e il sorriso sono il biglietto da visita di famiglia.
La  trattoria è rinomata sia per i funghi di cui Milan è uno dei più autorevoli esperti di tutta la zona e che ovviamente riesce a cucinare in modo perfetto, ma anche, pur trovandosi nel cuore del Carso, per il pesce freschissimo che arriva direttamente dall’Adriatico distante in realtà mezz’ora di strada.
L’arrivo nel cuore della piazzetta di Povir è sorprendente, un grande cancello e un muretto in pietra che spalanca la visione di un fresco pergolato che in realtà è un’incredibile vigna pensile.
Milan accoglie con il sorriso chiedendo subito se si preferisce un nero o un bianco, inteso come terrano per il nero e malvasia per il bianco ovviamente.
Nel menù è facile perdersi e difficile scegliere se optare per terra o mare dato che, in entrambi i casi si cade bene…
Il consiglio è d’iniziare con un antipasto classico dove poter provare la norcineria di zona e soprattutto lo straordinario prosciutto del Carso, rigorosamente tagliato a mano.
Mettetelo in bocca, lasciate che fetta dopo fetta si sciolga nel vostro palato e godetene anche se nel piatto misto ottimo è anche l’ombolo istriano (o Žlomprt che è un muscolo del carré di maiale essiccato), la pancetta, il salame fatto in casa e il formaggio caprino della tradizione accompagnato da sottaceti fatti in casa in bacche di ginepro, funghi e olive.
Tipiche di zona sono le zuppe calde di legumi e funghi (ottime nella stagione) ma anche la pasta fatta in casa con ragù e funghi è davvero iconica.
Passando ai secondi straordinari i piatti di carne brasati e gli arrosti (la carne slovena è rinomata per il gusto)  Per chi ama il mare le fritture e gli arrosti di pesce sono indimenticabili, non a caso i triestini, e lo ribadiamo lasciano il litorale di Barcola per salire in carso quando vogliono mangiare bene il pesce.
Finiamo con l’ottima panna cotta e un grande strudel prima di salutare Milan con un sorriso e un arrivederci.
E dopo aver girato la prima curva di Povir, prima ancora d’imboccare la strada statale sentiamo già nostalgia….


 

Vini: viaggio ad est alla scoperta del Terrano

Vini: viaggio ad est alla scoperta del Terrano

Un vino dalla personalità unica: Il Terrano. Il Carso con le sue storie e i suoi paesaggi, tra echi di battaglie e vento del futuro: il Terrano.
Fra i tanti vini italiani non solo non è uno dei più celebri, ma è anche uno dei meno conosciuti. Forse anche da parte dei colleghi abituati a girare  Italia e papille gustative alla scoperta di novità.


Terrano, il vino del Carso

Una pecora nera o una mosca bianca? Come preferite. Per me è unico, esclusivo e peraltro antichissimo. Tanto antico che Plinio il Vecchio ne fece riferimento nell’opera “Naturalis Historia”. “Nasce nel golfo del Mare Adriatico, non lungi dalla sorgente del Timavo, su un colle sassoso dove alla brezza marina matura per poche anfore”.
Leggenda narra che sia solo per i più forti. E il Terrano è  decisamente caratteriale. O lo ami o lo odi.
Strano e sapido come lo sono le vigne abbarbicate in equilibrio instabile e inclinato su brulla roccia sferzata dalla bora.
Il mare avvolge le radici di queste piccole pianticelle che affondano  in una terra rossa e inconfondibile. Teatro impotente di un’inutile strage.
Siamo su un altopiano roccioso calcareo. In una terra di confine impervia e selvaggia con rocce permeabili che scavano, quasi trapassando la terra. E non è un caso se nei paraggi ci sono le grotte più grandi d’Europa. Sarnico  e un misterioso fiume sotterraneo che riemerge solo alla foce, il Timavo.


Carso bianco e rosso sangue

Ma fra queste doline, giusto un secolo fa, è scorso anche il sangue di tanti innocenti. Carso è il nome della terra che da origine a questo vino. Un nome che fa tremare i polsi a chi ha sentito i racconti di trincea fatti dai nonni.
Su questa costa di confine divisa fra ben tre nazioni, il vento soffia furioso in tutto il golfo: da Grado fino a Zara.
Siamo sopra Trieste, città famosa soprattutto per lo Spritz in quel terreno brullo chiamato Carso dov’ era la trincea in cui Ungaretti marciva. Qui fra una battaglia e l’altra componeva poesie immortali sui pacchetti di sigarette.
Oggi, al posto di quelle trincee ci sono insieme al ricordo le cantine che custodiscono eccellenti vini e nel caso di Cormons si è voluto creare anche il vino della pace.
Il Carso che geograficamente si divide fra Italia, Slovenia e Croazia è un susseguirsi di paesaggi selvaggi e microscopici paesini silenziosi. Profumo di salmastro, stradelle selciate, muri a secco e bilinguismo.
Terra povera, crocevia di mondi, culture e crudeltà che viveva di miseria e agricoltura.

Qui soprattutto, grazie al clima unico a metà strada esatta fra Alpi con i suoi parchi e Mediterraneo, ai tempi dell’Impero Austro Ungarico si coltivava frutta e verdura per il mercato di Trieste e fiori per quello di Vienna.
Solo più tardi è nato l’amore per la vite grazie alla passione e caparbietà degli sloveni. Si occupano da sempre di agricoltura, mentre gli italiani preferiscono la pesca e il mare. Hanno vinto  la guerra con la roccia e sono riusciti a mettere a dimora, pianta dopo pianta le viti.


Un vino antico

Da quelle pianticelle oggi si produce un’eccellenza dell’enologia mondiale: il Terrano. Vino del Carso inconfondibile con la sua personalità spiccata.
Pare scolpito dalla roccia e da quel terreno difficile da trattare che gli regala molte virtù. Dalla montagna prende l’acidità, dal mare la sapidità e dalla roccia la mineralità. Inconfondibile, caratteristico e caratteriale dicevamo.
E’ un vino “antico” molto naturale. Poca chimica sia in vigna che in cantina, fermentazione spontanea e niente chiarifiche e filtrazioni.
ll Terrano nasce dall’omonimo vitigno autoctono a bacca rossa e discende dal Refosco. Vini acidi ed aspri difficili da domare.
Insieme ad esso in Carso per completezza c’è, la Malvasia doc istriana meno aromatica e più minerale rispetto alle malvasie più famose. Curiosa la Vitovsk, interessante ibrido a metà fra Malvasia e Gerla (l’uva con cui in Veneto fanno il prosecco tanto per intendersi) e poi fra i distillati da assaggiare è sicuramente lo slivowitz


Terrano il vino, refosco il vitigno

Il Terrano è un vino seducente dai profumi intensi con gusto aspro e deciso che col passare del tempo diviene sempre più invitante.
Secco, colore rubino intenso, riflessi violacei e profumo selvatico ricco di frutti di bosco e violetta. In bocca è moderatamente tannico, con una forte acidità e un corpo vigoroso, ma di grande armonia. La gradazione moderata e l’acidità ne fanno il compagno ideale dei cibi della tradizione contadina locale. Fra tutti i deliziosi salumi e formaggi ma anche i più appetitosi piatti tipici del Carso. Selvaggina e i piatti di carne in genere, su tutti il maiale e la caratteristica jota, una minestra di fagioli e crauti. Ma sul Carso il Terrano non disdegna anche i pesci grassi come salmone e anguilla.

Dove degustarlo? Ma in un osmiza!

Il luogo migliore dove degustarlo è senza dubbio una Osmiza. Una di quelle case private, in genere costruzioni tipicamente carsiche, aperte per brevi periodi. Qui, a prezzi convenienti è possibile degustare i prelibati prodotti locali, serviti in tavola con il sorriso e la familiarità dei gestori del luogo.
E per panorama un affascinante scenario rurale affacciato sulle luci del golfo di Trieste.

Il Terrano, il  vino che racconta il Carso.