Ott 25, 2024 | Enogastronomia
Con 247,9 milioni di fatturato e 10 milioni di bottiglie (+11,5%), l’Italia nel 2022 è stato il 5° mercato globale per le prestigiose bollicine francesi.
Ma è tutto il mondo ad apprezzare sempre di più l’iconico vino d’oltralpe, che ha saputo far innamorare intere generazioni e riprendersi brillantemente dopo lo stop della pandemia.
Boom champagne
Le previsioni per il futuro sono decisamente positive con il business che, secondo le stime di GlobeNewswire, toccherà quota 12,5 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni.
“Da sempre è protagonista dei momenti più gioiosi delle nostre vite, un simbolo di riuscita e condivisione, emblema di soddisfazione e contentezza privata, sigillo del tempo sociale più meritevole ed eccitante – A confermarlo sono i numeri che hanno accompagnato di pari passo l’euforico trend di vendita dello Champagne e la crescita di Anthology, che nell’ultimo anno ha registrato un aumento a tripla cifra nel fatturato, contando un +205,4% nelle vendite.” spiega Stefano Ceccarel, Head of Sales di Anthology by Mavolo..
Champagne day
Dalla Francia all’Italia, fino agli USA e non solo, il 25 ottobre si celebra lo Champagne Day.
La ricorrenza, lanciata nel 2009 dal wine expert californiano Chris Oggenfuss, è stata poi riconosciuta e promossa dal Comité Champagne, l’interprofessione con sede a Epernay che riunisce oltre 16mila Vigneron della celeberrima regione vitivinicola transalpina.
Per tutti gli appassionati, il quarto venerdì di ottobre è il momento tanto atteso per celebrare le bollicine più famose del mondo.
La storia dello Champagne è un’epopea di oltre 300 anni, che affonda le sue radici nel Medioevo francese, quando, nei pressi della piccola cittadina di Reims, si inizia a produrre un vino raffinato ed esclusivo, riservato alle celebrazioni religiose e ai banchetti delle famiglie nobili.
Attraverso i secoli, da Napoleone a Marylin Monroe, dalla Regina Elisabetta fino a Brad Pitt, in tantissimi lo hanno amato, e altrettanti continuano a farlo.
Dopotutto, che festa sarebbe senza un calice di ottimo spumante?
Sì, perché da che mondo è mondo, lo Champagne è il grande vino dei festeggiamenti.
Cantiina. Foto Visualhunt.com
Il 10% di chi beve bollicine al mondo beve champagne
Lo Champagne si conferma anche dunque quest’anno re delle icone francesi, dal forte respiro internazionale.
Secondo gli ultimi dati forniti dal Comité Champagne, le bollicine più amate del mondo rappresentano oggi il 10% del consumo mondiale di vini spumanti in volume e il 21% in valore.
Con oltre 300 milioni di bottiglie raccolte, la vendemmia 2023 lascia ben sperare che si possa tornare a un trend che risponda con sempre più efficacia alle richieste degli appassionati.
L’obiettivo è quello di tenere sotto controllo i prezzi, cavalcando l’onda di un paio di annate estremamente positive: il 2021, stagione di riaperture post-Covid di bar e ristoranti e il 2022, quando lo Champagne, con oltre 325 milioni di unità commerciate, ha registrato le più alte vendite degli ultimi 15 anni.
I volumi dello Champagne promettono così di passare dai 253,5 milioni di litri del 2023 ai 311,1 milioni di litri entro il 2028. Il fatturato dello Champagne ha raggiunto un valore globale di circa 7,3 miliardi di dollari nel 2022 e si prevede che voli, secondo le stime di GlobeNewswire, a quota 12,5 miliardi nel 2032. Anche l’Italia ama lo Champagne. Il Belpaese è infatti il 5° mercato al mondo per la spumeggiante eccellenza d’oltralpe, con oltre 10 milioni di bottiglie vendute lo scorso anno e un business da 247,9 milioni di euro, posizionandosi davanti a Germania e Australia, con una crescita del 19% rispetto al 2021 secondo quanto riportato dal Comité Champagne. Già, perché gli italiani si confermano grandi conoscitori delle bollicine francesi: dalle bottiglie più classiche a quelle più esclusive, nel 2023 è stata registrata una crescita del 25% in fatturato e del 16% in quantità di bottiglie commerciate.
Cantina-Meteyer
Viva le bollicine, ma quante sono?
Nello champagne ci sono in media circa 49 milioni di bollicine per bottiglia!
Questo numero varia leggermente in base alla temperatura, alla qualità del vino, al bicchiere e alla pressione all’interno della bottiglia.
Ma perchè si formano? La fermentazione dello champagne avviene in bottiglia secondo il méthode champenoise, o metodo classico, che consiste nel far rifermentare il vino con l’aggiunta di lieviti e zucchero. Durante questa seconda fermentazione, i lieviti producono anidride carbonica, responsabile delle bollicine.
La pressione all’interno di una bottiglia di champagne è generalmente intorno alle 5-6 atmosfere (equivalente a circa tre volte quella di uno pneumatico per auto), permettendo la formazione e la persistenza delle bollicine.
Ma come devono essere le bollicine ideali?
Fini e numerose: le bollicine piccole e persistenti sono considerate un segno di qualità superiore. Continue: devono formare un “filo” continuo, risalendo dalla base del bicchiere. Delicate: non devono esplodere rapidamente, ma risalire con grazia, aggiungendo una texture cremosa al sorso.
La tradizione del sabrage
La pratica di sciabolare le bottiglie di champagne, o sabrage, ha origini leggendarie e una storia affascinante. Questo spettacolare metodo di apertura che prevede di usare una sciabola per stappare la bottiglia con un colpo netto, viene spesso associato a celebrazioni e vittorie.
La tradizione viene fatta risalire all’epoca napoleonica, ovvero agli inizi del XIX secolo. Secondo la leggenda, furono proprio i soldati dell’esercito di Napoleone Bonaparte a rendere popolare questa pratica.
Dopo una battaglia vinta i soldati francesi celebravano stappando le bottiglie di champagne con le sciabole, l’arma simbolo della cavalleria.
Si narra che Napoleone avesse dichiarato: “Nella vittoria meritiamo lo champagne, nella sconfitta ne abbiamo bisogno”.
La verità è che la pratica è nata perché montati a cavallo e spesso senza avere con loro un apribottiglie i soldati fecero di necessità virtù e scoprirono che con un colpo di sciabola ben assestato potevano stappare le bottiglie rapidamente e in modo spettacolare.
Molti ufficiali dell’esercito che provenivano dall’aristocrazia francese usavano il sabrage anche come segno di eleganza e potenza, soprattutto durante ricevimenti e banchetti.
Oggi il sabrage rimane un mito ed è utilizzato soprattutto durante eventi e celebrazioni prestigiose, come matrimoni, compleanni e feste di lusso per fare spettacolo.
Sciabolare lo champagne è diventato anche una forma d’arte dato che richiede pratica e precisione: l’obiettivo è colpire il collo della bottiglia esattamente sul punto di giunzione tra vetro e tappo, staccando il collo senza frantumare la bottiglia.
Ma come si fa il sabrage? Una bottiglia di champagne ha una pressione interna di circa 5-6 atmosfere, quasi tre volte quella di uno pneumatico! Ed è questa pressione che permette al collo della bottiglia di staccarsi in modo netto, grazie alla tensione interna che spinge il vetro verso l’esterno.
La sciabola scorre lungo il corpo della bottiglia verso il collo, colpendo la piccola cresta sotto il tappo, punto in cui la bottiglia è più debole. Il colpo netto fa sì che la forza della sciabola e la pressione interna spezzino il collo in un punto preciso. La pressione spinge fuori immediatamente qualsiasi scheggia, rendendo il contenuto della bottiglia sicuro da bere.
Tra i professionisti del sabrage, alcuni utilizzano non solo sciabole, ma anche oggetti curiosi come coltelli da cucina, bicchieri, anelli, o persino telefoni cellulari, trasformando il sabrage in una sfida di creatività.
Le 5 migliori cantine di champagne
Ecco infine le migliori 5 cantine dove brindare in occasione dello Champagne Day secondo gli esperti di Anthology by Mavolo.
Maison Météyer , Trelou-Sur-Marne
L’azienda ha conservato dopo ben sei generazioni i valori di autenticità appassionata dei viticoltori indipendenti, specializzandosi nella coltivazione delle tre varietà di uva della Champagne, Pinot Meunier, Pinot Noir e Chardonnay, delle quali è possibile organizzare delle degustazioni esperienziali ad hoc. Il cavallo di battaglia della cantina è il Météyer Expression Noir, un Pinot Nero adatto ad ogni occasione: aperitivo, antipasti, carni bianche, piatti gourmet.
Cantina-Diligent
Maison Saint Réol, Ambonnay
Erede ideale delle grandi famiglie dello Champagne, di cui perpetuano con estro, sapienza ed esperienza l’inclinazione all’eccellenza. La volontà feroce di perseguire la qualità più alta e la benedizione di poterlo fare con le uve dei migliori terroir della Champagne fanno dell’ampia e ricca gamma di Saint-Réol un magnifico racconto di scoperte e incontri decisamente deliziosi.
La famiglia presenta, come compagno perfetto di questo Champagne Day, un bicchiere di Saint-Réol Brut, che deriva dall’assemblaggio di due vitigni chiave di questa regione vitivinicola, il Pinot Noir e Chardonnay, entrambi provenienti dalle montagne de Reims. Il vino ideale per gli aperitivi più esclusivi.
Maison Diligent, Buxeuil
È nel sud della regione dello Champagne, nel cuore della Côte des Bar, che si trovano i vigneti della famiglia Diligent, per l’80% di Pinot Noir, per il 17% di Chardonnay e per il 3% di Pinot Blanc.
I viticoltori della maison perpetuano il lavoro delle molte generazioni che li hanno preceduti e si impegnano a tramandare tutte le loro conoscenze ai loro figli.
Continuità e miglioramento restano il loro proposito quotidiano e il loro obiettivo per il futuro. L’eccellenza di famiglia è l’André Diligent Véhémence Brut, che al naso sprigiona aromi di frutta matura, mentre all’assaggio si presenta fruttato e fresco con intense note agrumate.
Cantina-Jeeper
Maison Jeeper, Faverolles et Coëmy
Jeeper è un nome piuttosto insolito per uno champagne e sebbene Armand Goutorbe lo abbia scelto per distinguersi dai numerosi viticoltori della regione con il suo stesso cognome, jeeper resta insolito e unico. La scelta è un omaggio alla Jeep Willys abbandonata da quelle parti dall’esercito degli Stati Uniti alla fine della guerra e dimostratasi utilissima per risalire i vigneti.
Le cantine di Champagne Jeeper sono vicino a Reims, nel nord-ovest della Regione dello Champagne, e agli appassionati è offerta l’opportunità di scoprire i segreti del metodo di produzione dello Champagne, visitando i vigneti e scoprendo i segreti della coltura delle viti.
Una bottiglia di Jeeper Cuvée Grand Assemblage o di Cuvée Grand Rosé è la proposta della cantina per questo giorno di festa. Si tratta di vini fruttati, corposi ed equilibrati, ideali per l’aperitivo.
Maison Loriot Pagel, Festigny
I Loriot sono una delle famiglie storiche di Festigny. Le generazioni si sono infatti susseguite tra questi vigneti, tramandandosi grappoli e sapere, fino ai giorni nostri.
Gli champagne di Jean-Philippe sono rotondi e pieni di gusto, caratterizzati da un Pinot Meunier, espressione più tipica del terroir di Festigny, lavorato in maniera magistrale.
La cantina apre al pubblico solo in via ufficiale, con un tour organizzato da un operatore del settore. Non può mancare per il brindisi un calice di Loriot Pagel Spécial Club Vintage 2015.
Questo champagne millesimato, creato in esclusiva per il Club Trésors de Champagne, è una rapsodia della freschezza dolce e fruttata del Meunier, la firma del vitigno del vigneto di Festigny.
Lo Spécial Club deve essere degustato con piatti raffinati e delicati, come il salmone marinato nel succo di pompelmo o il filetto di maiale dolcemente speziato.
Dic 21, 2023 | Enogastronomia
Le feste di Natale e Capodanno sono sinonimo di gioia, festeggiamenti e momenti speciali da condividere con coloro che amiamo.
E cosa potrebbe trasformare questi momenti in esperienze ancora più memorabili se non il brindare con le bollicine siano esse quelle del luccicante, vivace e italico spumante oppure quelle del sontuoso champagne.
Inebrianti bollicine che solleticano il palato e sollevano lo spirito incarnando l’eleganza festosa e l’incanto delle feste.
C’è di più dietro a una semplice bottiglia: c’è la magia di celebrare, di condividere la gioia e di creare ricordi indelebili. Scopriamo insieme allora quali sono le bottiglie che vale la pena stappare sotto il vischio.
Nazzareno Pola etichetta del fondatore, Andreola (Veneto)
Un Valdobbiadene Docg Extra Dry che riflette la visione del fondatore di Andreola, Nazzareno Pola. Prodotto con cura e dedizione nella zona di Valdobbiadene, questo vino è caratterizzato da un perlage elegante, un colore giallo chiaro con riflessi verdognoli e una spuma cremosa.
Al naso, si aprono fiori di glicine e biancospino, con note di pera, mela, pesca bianca e un delicato tocco di pasticceria. In bocca, si presenta elegante, pieno, ricco e persistente, con un finale sapido.
Un autentico gioiello dell’enologia, ideale come aperitivo o in abbinamento a piatti a base di pesce fresco. Servire a 6-8 °C.
L’Etichetta del Fondatore rappresenta l’essenza della qualità e della tradizione vitivinicola di Valdobbiadene, un autentico capolavoro da gustare in ogni occasione speciale.
Valdobbiadene Docg spumante superiore di Cartizze, Le Colture (Veneto)
Il Cartizze di Le Colture nasce in un luogo meraviglioso, una collina fitta di vigneti considerata come il cuore della denominazione.
È qui infatti che il Glera raggiunge la migliore maturazione possibile portando a vini profondi e sfaccettati con una complessità olfattiva davvero unica.
Giallo paglierino chiaro, dal perlage molto fine e persistente. Al naso esprime la quintessenza della tipologia grazie a note fruttate che ricordano la frutta bianca, l’albicocca e la pesca e che sfumano in una nota di fiori di agrumi e rosa.
Il sapore più morbido prolunga la persistenza dell’aroma e lo rende il vino ideale per il dessert ricercato.
Almaneti metodo classico, Librandi (Calabria)
Le uve Chardonnay, coltivate nell’area di Rocca di Neto/Casabona, donano a questo vino un carattere unico, mentre il terreno argilloso e calcareo ne accentua la complessità.
La vinificazione in acciaio, la rifermentazione secondo il metodo classico e il lungo affinamento in acciaio con permanenza sui lieviti per 24 mesi conferiscono al vino eleganza e complessità.
Questo spumante si sposa perfettamente con antipasti, piatti a base di pesce, frutti di mare, primi piatti leggeri e formaggi freschi, diventando una scelta ideale per celebrare le Feste con raffinatezza.
Grande annata brut 2017, Mattia Vezzola metodo classico (Lombardia)
Una sublime interpretazione di una vendemmia eccezionale.
Questo Metodo Classico VSQ è il risultato di uve Chardonnay provenienti dal Lago di Garda, coltivate con cura sulle antiche morene esposte a Sud e Sud-Est. Il terreno di origine glaciale, ricco di ghiaia e calcare, conferisce struttura e carattere a questo vino.
Nella degustazione, si notano perlage fini e persistenti e un colore giallo cristallino con riflessi verdognoli. Il profumo rivela note di agrumi, frutta matura, fiori bianchi e leggero melograno. Il sapore è complesso, fresco, con un’acidità vivace che promette una lunga evoluzione in bottiglia.
Questo Metodo Classico è l’accompagnamento perfetto per piatti raffinati come carpacci, tartare di pesce, ostriche e risotti con gamberi e scampi. Il suggerimento è di abbinarlo a una zuppa di pesce mediterranea svela l’eccezionale versatilità di questo vino. Servitelo a una temperatura di 4-6°C per un’esperienza gustativa memorabile.
Ribolla gialla brut, Tenuta Stella (Friuli)
Il Ribolla Gialla Brut 2019 Metodo Classico di Tenuta Stella è il vino perfetto da servire durante le festività natalizie.
Con un perlage elegante e fragranze fresche di mela, pesca bianca e nocciola, questo spumante è una gioia per i sensi. In bocca, si distingue per la sua freschezza, note agrumate, elegante corpo e ampia sapidità.
È ideale per aperitivi con piattini freschi come spiedini di gamberi e calamari grigliati, tortini di verdure o involtini di prosciutto crudo. Ma il suo fascino si estende a un pasto completo, sia delicato che intrigante, e persino ad una pizza gourmet. Questo vino straordinario è pronto a rendere le vostre feste natalizie indimenticabili.
Cuvée 38 metodo classico, Tenute Tomasella (Friuli)
La Cuvée 38 unisce Pinot Nero, Pinot Bianco e Chardonnay.
Vinificata con metodo classico e seconda rifermentazione in bottiglia, presenta un giallo paglierino brillante, profumi fruttati con retrogusto di mela, note di caramello, mandorle e pasticceria.
Il sapore è pieno, con perlage vellutato, ideale per l’aperitivo o per accompagnare pesce, frutti di mare, salumi delicati e formaggi freschi.
Servitela a 6-8 °C per esaltarne il perlage. Conservare in posizione orizzontale in luogo fresco fino a due anni.
Caseo 470 pinot nero metodo classico Blanc de Noirs brut, Tommasi family estates, Teneta di Caseo (Lombardia)
Spumante dalla struttura ricercata, con una spuma fitta e fine.
L’intenso color giallo paglierino si fonde al sottile e continuo perlage. Fresco e intrigante, all’olfatto offre sentori di frutta a polpa bianca.
In bocca è secco, con una pregiata persistenza aromatica caratterizzata da gradevole acidità e piacevole mineralità.
Ottimo come aperitivo, si lega idealmente a risotti e grigliate di carne bianca e pesce. La struttura e la spiccata acidità consentono un eccezionale accordo con ogni tipo di frittura.
Dic 13, 2023 | Enogastronomia
Natale e Capodanno sono le feste che esaltano le bollicine, meglio se italiane. Saranno migliaia i tappi che salteranno in questo mese di dicembre ed è sempre bene farlo nel modo migliore.
Perché non scegliere per brindare un pluricampione del mondo?
Le bollicine quattro volte campioni del mondo
Di nuovo numero uno al mondo degli spumanti aromatici 2023, “Acquesi” Asti DOCG della cantina piemontese Cuvage appartenente al gruppo vinicolo Argea conquista il massimo riconoscimento allo Champagne & Sparkling Wine World Championship di Tom Stevenson nella categoria degli Spumanti Aromatici – già ottenuto nel 2019, 2020 e 2022.
Nel medagliere della casa spumantiera di Asti anche l’Alta Langa DOCG Metodo Classico che ha conquistato, insieme all’Asti, i titoli Best in Class e Best Regional Champion Trophy.
Giunto al suo 10° anniversario, il prestigioso concorso internazionale dedicato agli spumanti si è concluso con 170 medaglie d’oro e 218 argenti tra i poco meno di mille spumanti in gara provenienti da 19 paesi nel mondo.
L’Italia emerge per il maggior numero di medaglie trionfanti (ben 74 ori e 117 argenti) e Cuvage si distingue anche in questa edizione con due etichette che rappresentano l’eccellenza degli spumanti italiani.
L’autoctono astigiano vince grazie al suo terrori
Prodotto di punta della linea “Acquesi”, che racchiude vini realizzati con Metodo Martinotti dedicati al territorio di Acqui Terme e al suo particolare terroir, “Acquesi” Asti DOCG della cantina Cuvage nasce da un’attenta selezione di uve Moscato Bianco.
Un vitigno autoctono coltivato in terreni calcarei e argillosi, disposti nelle colline di Acqui fino a Cossano Belbo con picchi in vigneti della zona di Mango, che dà origine a vini morbidi, intensi, dalle sensazioni olfattive complesse.
Il procedimento di spumantizzazione con il Metodo Martinotti favorisce la conservazione delle note aromatiche e fa di questo vino un bianco aromatico e dolce di grande qualità.
Colore giallo paglierino delicato, con un perlage elegante e invitante, presenta un bouquet composto da miele, pesca e un tocco di agrumi.
Perfetto per i brindisi delle feste, si presta ad essere gustato solo, o in abbinamento a cucine piccanti, come quella asiatica, antipasti tradizionali italiani o in accostamenti più classici come dessert e pasticceria secca.
L’Alta Langa metodo classico sale anche lei sul podio
L’altro prestigioso riconoscimento è andato all’Alta Langa DOCG della cantina Cuvage, spumante Metodo Classico, nato da una Cuvée di Pinot Nero e Chardonnay, che esprime la vocazione di un grande terroir, le colline dell’Alta Langa, caratterizzato da un amalgama di marne grigio-biancastre di forte componente calcarea.
Le uve impiegate per la produzione di questo vino, raccolte da metà agosto rigorosamente a grappolo intero, maturano sui lieviti minimo 30 mesi con sboccatura à la glace.
Maturato in bottiglia per minimo 3 mesi, l’Alta Langa di Cuvage si presenta di color giallo paglierino con riflessi dorati, dal perlage a grana finissima e di grande persistenza.
Al naso ha un avvio caratterizzato dalle classiche sensazioni di crosta di pane e da una mineralità che ricorda la pietra focaia; man mano che il vino si acclimata al bicchiere emerge il carattere della Cuvée che esprime la frutta gialla matura e al contempo sfumature di ribes.
L’azione dell’aria nel bicchiere continua svelando un floreale che ricorda il glicine. Presenti anche note lievemente tostate di nocciola. Al palato risulta croccante, sapido, strutturato, fresco, con durezze appena accennate. Da abbinare ai secondi piatti, preferibilmente di carni crude, tempura, frutti di mare e verdura dal gusto intenso, ma anche tartufo bianco e formaggi stagionati.
Foto Jackmac54 Pixabay
Il “mondiale” delle bollicine
Per il settimo anno, la cantina piemontese Cuvage entra nelle classifiche del più prestigioso concorso di vini spumanti al mondo che a partire dal suo fondatore Tom Stevenson vanta una giuria di massimi esperti, tra cui Essi Avellan MW e George Markus, nonché un rigoroso processo di valutazione.
«Viviamo in un’epoca d’oro per lo spumante» afferma Tom Stevenson. «La nostra missione non è solo promuovere vini di livello mondiale, ma anche scoprire e premiare vini nuovi ed entusiasmanti provenienti da regioni affermate ed emergenti in tutto il mondo. La cosa fantastica è che le medaglie vinte provengono sia dai produttori più grandi che da alcuni dei più piccoli, sia da produttori di lunga data che da nuovi arrivati».
Nov 17, 2022 | Enogastronomia, Firenze
Si intitola “J’adore” la serata in programma mercoledì 23 novembre al Dolce Emporio, boutique gourmet in Oltrarno (Borgo San Frediano 128/r), dalle ore 18 alle 21. Tre calici fuori dal comune abbinati a tre goduriosi assaggi della linea Fiori di Spezie, più uno champagne “da meditazione”, per scoprire nuove sfumature del gusto e iniziare a scrivere la wish list natalizia.
La Maison Philippe Gonet, nata nel 1910, si trova a Mesnil-sur-Oger, nel cuore della blasonata Côte des Blancs, zona collinare a sud della Marna, dove si coltiva principalmente Chardonnay. La famiglia Gonet vanta una storia di sei generazioni di viticoltori ed è ancora una realtà strettamente familiare. Oggi sono Chantal e Pierre Gonet a condurre l’azienda, estesa su 20 ettari, suddivisi in 35 parcelle e in 8 villages differenti. Pierre segue la vigna, la cantina e tutta la produzione, mentre Chantal si occupa della commercializzazione. I Blanc de Blancs rappresentano la migliore espressione della casata. Gli champagne ‘sans année’ affinano in bottiglia per almeno tre anni, i millesimati un minimo di cinque; Belemnita almeno 10 anni.
Mercoledì 23 al Dolce Emporio sarà possibile assaggiare lo Champagne Brut Reserve con Fuà al Naturale, Champagne 3210 Extra Brut Blanc de Blancs Mgm abbinato a Fuà con Scorzette di Cedro Candite e Pepe Bianco di Sarawak, Champagne Roy Soleil Blanc de Blancs Gran Cru Mgm insieme a Fuà con Nespole Candite e Zenzero. In degustazione anche la Cuvée TER Noir, champagne “da meditazione” che ben esprime lo stile e l’espressività degli champagne di ultima generazione dell’azienda.
La collezione TER nasce dall’assemblaggio delle migliori parcelle di 3 differenti terroir, accuratamente selezionate per ogni cuvée. La forma della bottiglia è la fedele riproduzione di una in vetro soffiato del XVIII secolo trovata nelle cantine della maison Gonet. La vinificazione avviene in botti di rovere da 60 HL per apportare complessità e profondità ai vini. Senza fermentazione malolattica, dosate extra-brut 3 gr/l. Nel rispetto per il terroir, le vigne da dove provengono le uve non sono state mai trattate con insetticidi o pesticidi.
Il Foie Gras Fuà, invece, è il fiore all’occhiello della linea Fiori dei Spezie, firmata dallo chef Fabio Barbaglini. Intensità aromatica e ricerca costante fanno da filo conduttore a tutta la linea: la ricetta di Fuà, affinata nel corso degli anni e custodita come un prezioso segreto, prevede la marinatura del fegato con Marsala e spezie, che variano a seconda della tipologia. Sale grigio atlantico, pepe di Sechuan, pepe bianco di Sarawak, bacche di coriandolo, curcuma e cardamomo per la versione più naturale; mentre per quelle speciali si aggiungono ingredienti studiati quali vino dolce naturale di Rivesaltes millesimato e affinato con metodo Solera, Pepe di Timut originario del Nepal e frutta candita dell’Antica Confetteria Pietro Romanengo, la più antica d’Italia, attiva a Genova dal 1780. Dopo la marinatura, il torchon viene cotto al vapore, senza aggiunta di conservanti, panna o burro: una procedura che preserva delle contaminazioni e rende il foie gras pronto per essere gustato accompagnato da pochi semplici granelli di sale o da una composta di frutta in grado di esaltarne la naturale dolcezza.
Il costo della degustazione con tre calici abbinati a tre assaggi è di 35 euro a persona, 45 euro con l’aggiunta di un calice di Champagne Ter Noir. Prenotazioni via mail a info@dolcemporio.shop e per telefono al 338 259 6812 (anche Whatsapp).
Dic 28, 2018 | Enogastronomia, Firenze
[:it]
Capita che ti trovi al cospetto di un incontro speciale. E quello fra lo Champagne Gamet e la tradizione antica appena risorta del ristorante Sabatini che si è svolto ai primi del mese lo è.
A Firenze nel fervore prenatalizio e nel girotondo di apri-e-chiudi di tanti (troppi) locali di ristorazione di cui in alcuni casi non si sentiva certo la mancanza e che snaturano l’essenza stessa della città del Rinascimento fra catene internazionali e improvvisazioni di bassa lega e d’indubbio gusto (estetico e del palato) fa notizia, per chi della città apprezza non solo il gossip cheffaro ma l’essenza autentica, il ritorno a nuova vita del ristorante Sabatini.
Il locale di via Panzani è la storia stessa della ristorazione fiorentina; fra i suoi eleganti tavoli e nel suo giardino d’inverno si sono chiusi affari importanti, si è mossa la politica mondiale, si sono rilassate le più grandi star del cinema, del teatro e dello spettacolo e i più celebrati campioni dello sport, si sono attaccati con i nasi ai suoi vetri con una punta d’invidia, tanti fiorentini che non se lo potevano permettere.
Sabatini era il sogno proibito di tanti fiorentini che uscivano dal dopoguerra con le tasche vuote e i pantaloni rattoppati; era il nome su cui si scommetteva per fare gli spacconi in ogni occasione propizia una cena o un pranzo.
Valeva bene ad esempio un pranzo da Sabatini lo scudetto della Fiorentina, anzi narra la leggenda che tanti hanno pagato dazio in quei due anni storici: 1956 e 1969.
Anni gloriosi, la mitica “lampada”, i bagni eleganti con i saponi artigianali, le belle dame, i lustrini; ma poi il mondo, dentro e fuori Sabatini è cambiato.
La ristorazione è diventata vip, gli chef divi e tenere il passo era dura.
Da poco invece da Sabatini c’è un futuro antico che ritorna. Il cambio di proprietà, un’accoglienza moderna e una cucina contemporanea guidata da Alessio Mori giovane talento pratese da un curriculum lungo e prestigioso che lo rende almeno più vecchio di dieci anni.
Farebbe tremare i polsi a chiunque porsi alla guida del tempio indiscusso della ristorazione fiorentina ma non a Mori che, ha coraggiosamente deciso di accettare il guanto di sfida coniugando le novità della cucina contemporanea con la tradizione di un locale che ha fatto la storia degli ultimi cento anni di Firenze proponendo addirittura tre carte: una contemporanea, una flambe e una tradizionale.
La nostra occasione d’incontro con la cucina di Alessio è stata, come accennato, quella conviviale di far sposare i suoi piatti, studiati all’occasione con gli champagne della Maison Gamet ottimamente “raccontati” dall’importatore Alessandro Cicali: un Brut Rosé in apertura e poi un Brut Sélection Blanc de Noirs.
Un fidanzamento riuscito quello con la terrina di fegatini, arachidi ananas arrostita, salsa tepache; con gli scampi, indivia, macadamia, maionese di limone arrostito; gli spaghettoni alle acciughe marinate, salsa di cime di rapa, crema all’aglio, colatura di alici; la ricciola, cous cous, cavolo romano, cicoria, salsa caesar, frutti di mare; e i due dolci non dolci (acqua di mare, limone salato e camomilla e babà, gelato di cappero, panna e vaniglia.
E non poteva essere altrimenti dato che la storia dei Gamet è una storia d’amore che risale al 1992 quando Fabienne e Philippe dettero vita alla loro tenuta unendo le rispettive proprietà familiari a Mardeuil, Damery e Fleury-la-Rivière nella valle della Marne, vicino a Epernay, capitale della Champagne.
La giovane coppia crea il marchio Philippe Gamet, acquista nuovi terreni, sviluppa la superficie vitata e incrementa la produzione senza mai perdere d’occhio la qualità e una forte attenzione alla tutela del territorio.
Ma la loro romantica storia d’amore la potrete trovare per intero sulle pagine di Gustarviaggiando https://www.mokazine.com/it_IT/moka/gustarviaggiando/gustarviaggiando–inverno
Il nostro trovarsi dentro questo incontro speciale è stato intenso.
Abbiamo goduto dell‘intensità speciale che sa regalare in un giorno di mezz’inverno, una grande storia della ristorazione che ritorna coniugandosi al presente con l’intensità di una storia d’amore nata furtiva fra i filari della Champagne.
Via Panzani 9A
50123 Firenze
Telefono:+39055282802
info@ristorantesabatini.it
[:en]
Capita che ti trovi al cospetto di un incontro speciale. E quello fra lo Champagne Gamet e la tradizione antica appena risorta del ristorante Sabatini che si è svolto ai primi del mese lo è.
A Firenze nel fervore prenatalizio e nel girotondo di apri-e-chiudi di tanti (troppi) locali di ristorazione di cui in alcuni casi non si sentiva certo la mancanza e che snaturano l’essenza stessa della città del Rinascimento fra catene internazionali e impovvisazioni di bassa lega e d’indubbio gusto (estetico e del palato) fa notizia, per chi della città apprezza non solo il gossip cheffaro ma l’essenza autentica il ritorno a nuova vita del ristorante Sabatini.
Il locale di via Cerretani è infatti la storia stessa della ristorazione fiorentina; fra i suoi eleganti tavoli e nel suo giardino d’inverno si sono chiusi affari importanti, si è mossa la politica mondiale, si sono rilassate le più grandi star e i più celebrati campioni dello sport e si sono affacciati, con una punta d’invidia tanti fiorentini che non se lo potevano permettere.
Sabatini era il sogno proibito di tanti fiorentini che uscivano dal dopoguerra con le tasche vuote e i pantaloni rattoppati; era il nome su cui si scommetteva per fare gli spacconi in ogni occasione propizia una cena o un pranzo.
Valeva bene ad esempio un pranzo da Serafini lo scudetto della Fiorentina, anzi narra la leggenda che tanti hanno pagato dazio in quei due anni storici: 1956 e 1969.
Anni gloriosi, la mitica “lampada”, i bagni eleganti con i saponi di Santa Maria Novella, le belle dame e poi il mondo, dentro e fuori Sabatini è cambiato. La ristorazione è diventata vip, gli chef divi e tenere il passo era dura.
Da poco invece da Sabatini c’è un futuro antico che ritorna. Il cambio di proprietà, un’accoglienza moderna e una cucina contemporanea guidata da Alessio Mori giovane talento pratese da un curriculum lungo e prestigioso che lo rende almeno più vecchio di dieci anni.
Farebbe tremare i polsi a chiunque porsi alla guida del tempio indiscusso della ristorazione fiorentina ma non a Mori che, ha coraggiosamente deciso di accettare il guanto di sfida coniugando le novità della cucina contemporanea con la tradizione di un locale che ha fatto la storia degli ultimi cento anni di Firenze proponendo addirittura tre carte: una contemporanea, una flambe e una tradizionale.
La nostra occasione d’incontro con la cucina di Alessio è stata, come accennato, quella conviviale di far sposare i suoi piatti, studiati all’occasione con gli champagne della Maison Gamet: un Brut Rosé in apertura e poi un Brut Sélection Blanc de Noirs.
Un fidanzamento riuscito quello con la terrina di fegatini, arachidi ananas arrostita, salsa tepache; con gli scampi, indivia, macadamia, maionese di limone arrostito; gli spaghettoni alle acciughe marinate, salsa di cime di rapa, crema all’aglio, colatura di alici; la ricciola, cous cous, cavolo romano, cicoria, salsa caesar, frutti di mare; e i due dolci non dolci (acqua di mare, limone salato e camomilla e babà, gelato di cappero, panna e vaniglia.
E non poteva essere altrimenti dato che la storia dei Gamet è una storia d’amore che risale al 1992 quando Fabienne e Philippe dettero vita alla loro tenuta unendo le rispettive proprietà familiari a Mardeuil, Damery e Fleury-la-Rivière nella valle della Marne, vicino a Epernay, capitale della Champagne.
La giovane coppia crea il marchio Champagne Philippe Gamet, acquista nuovi terreni, sviluppa la superficie vitata e incrementa la produzione senza mai perdere d’occhio la qualità e una forte attenzione alla tutela del territorio.
Ma la loro romantica storia d’amore la potrete trovare sulle pagine di Gustarviaggiando https://www.mokazine.com/it_IT/moka/gustarviaggiando/gustarviaggiando–inverno
Il nostro trovarsi davanti a questo incontro speciale è stato intenso.
L’intensità speciale che sa regalare in un giorno di mezz’inverno, una grande storia della ristorazione che ritorna coniugandosi al presente che incontra l’intensità di una storia d’amore nata furtiva fra i filari della Champagne.
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