A Taranto dal 6 all’8 ottobre debutta Mediterraneo Slow

A Taranto dal 6 all’8 ottobre debutta Mediterraneo Slow

Celebrare la grande diversità di quei Paesi e popoli che per millenni si sono relazionati, dando vita alla cultura mediterranea, e richiamare l’attenzione sulla centralità del cibo e della sua produzione come elemento di unione in un momento storico in cui il tema del viaggio attraverso il Mar Mediterraneo è elemento di tragica cronaca.

Il mare di Taranto. Foto di Marco Ferrini da Pixabay

Il debutto dell’evento che celebra la cultura mediterranea

È questo Mediterraneo Slow, la manifestazione organizzata dal Comune di Taranto, in collaborazione con Slow Food Italia e Slow Food Puglia e la partecipazione della Regione Puglia, che debutta dal 6 all’8 ottobre 2023 sulla rotonda del Lungomare Vittorio Emanuele III.
L’obiettivo è riunire produttori, cuochi ed esperti provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mare nostrum, in un’edizione 0 che anticipa l’intento degli organizzatori per gli anni a venire: fare di Mediterraneo Slow a Taranto la manifestazione di riferimento per la comunità mediterranea.

Foto: Ezio D’Onghia per Sloow Food

«Abbiamo consolidato il nostro rapporto con Slow Food – le parole del sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci – perché crediamo nel valore della sostenibilità. La riteniamo imprescindibile, per una comunità che per decenni ha sperimentato l’esatto contrario e che, solo di recente, ha inaugurato una vera e propria multitransizione. Il cibo è emblematico, in questo percorso, perché proprio la tipicità dei nostri prodotti è stata messa a rischio dall’ingombrante presenza industriale. Ragionare di sostenibilità alimentare, quindi, e declinarla secondo il tema dell’incontro tra i popoli del Mediterraneo, ci restituisce una narrazione autentica della nostra storia millenaria e ci offre un’ulteriore opportunità di diversificazione: Mediterraneo Slow è un’occasione che cogliamo e rilanciamo, coltivando l’auspicio di generare buona economia».

Foto: Ezio D’Onghia per Sloow Food

«La tre giorni richiama il format dei grandi eventi di Slow Food, da Terra Madre Salone del Gusto di Torino a Cheese, che si è appena conclusa a Bra (Cn), per passare da Slow Fish, ospitata nel Porto Antico di Genova. Non è un caso che questo evento, che pone al centro lo scambio e l’incontro, elementi che hanno caratterizzato la storia e generato il patrimonio culturale mediterraneo, si svolga a Taranto, città per noi di Slow Food simbolo di rigenerazione ambientale e culturale proprio a partire dai mestieri e dai prodotti legati alla terra e al mare. Ancora una volta quindi il cibo è l’elemento di connessione per approfondire le questioni al centro del dibattito internazionale – come le crisi climatiche e ambientali e le esperienze di rigenerazione già messe in atto – attraverso le conferenze, il mercato dei produttori, laboratori di degustazione e attività didattiche» dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.

Foto: Ezio D’Onghia per Sloow Food

Mediterraneo, mare aperto

Mediterraneo Slow prende il via venerdì 6 alle 11 con una conferenza inaugurale a cui partecipano, oltre al sindaco Rinaldo Melucci e alla presidente Barbara Nappini, Edward Mukiibi, presidente del movimento internazionale Slow Food, e Marcello Longo, presidente di Slow Food Puglia.
Al centro della manifestazione, i temi legati alla civiltà mediterranea, a partire dai cibi e dagli stili alimentari che ne hanno plasmato paesaggi e gastronomie, da culture e tradizioni che sono frutto di contaminazioni, per arrivare alla drammatica attualità della questione migratoria.
Ne parla
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, durante la conferenza Mediterraneo: Mare aperto, sabato 7 alle 15, insieme a Saverio Russo, professore ordinario di Storia moderna presso l’Università di Foggia che interviene sul tema delle transumanze mediterranee, Rossella Galletti, docente di antropologia culturale presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e ricercatrice presso il MedEatResearchCentro Ricerche Sociali sulla Dieta Mediterranea, che si occupa del legame fra dieta mediterranea, identità e memoria dei popoli costieri, Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo pugliese che approfondisce il legame fra migrazioni e crisi della ruralità. Ci saranno poi i forum, momenti di confronto che danno la parola ai pescatori, fornai e coltivatori di grani tradizionali, e agli olivicoltori, ospitati nello spazio incontri realizzato insieme all’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Infine, un incontro organizzato con il Ciheam (Mediterranean Agronomic Institute) di Bari e dedicato alle food policy delle città mediterranee.

Foto: Ezio D’Onghia per Sloow Food

Il mercato della terra e del mare

Pane, olio d’oliva, vino, pescato, ortaggi, formaggi e salumi sono i prodotti simbolo che hanno plasmato gastronomie e paesaggi e che sono protagonisti del programma.
Dall’area del mercato con prodotti alimentari selezionati tra i Mercati della Terra e del Mare pugliesi, tra cui i numerosi Presìdi Slow Food, a partire dalla cozza nera di Taranto, dagli ulivi secolari e dai pani, come il pane tradizionale dell’Alta Murgia e di Monte Sant’Angelo o la focaccia a libro di Sammichele.
E poi iniziative gastronomiche, attività ludiche per i più piccoli, visite in azienda e momenti dedicati alle tante espressioni culturali legate al Mediterraneo, come la danza e le musiche tradizionali.
La tre giorni ospita anche 43 delegati da 27 Paesi, tra cui Uganda, Australia, Ucraina, Germania e Stati Uniti, riuniti nel Consiglio di Slow Food: uno dei momenti associativi più significativi del movimento della chiocciola in cui i referenti provenienti dai cinque continenti delineano le linee politiche del futuro, identificando i grandi temi su cui Slow Food si impegna, dall’agroecologia alla tutela della biodiversità.

La cozza nera di Taranto

Alla scoperta della cozza nera di Taranto

La cozza nera di Taranto è un Presidio Slow Food che sfida i pregiudizi che da anni, per ragioni prima di tutto ambientali, affliggono la città pugliese, e poi anche un simbolo di rinascita di una comunità che ha nella mitilicoltura le origini della propria storia.
Se Taranto fa rima con allevamento di molluschi il merito è di condizioni ambientali uniche: «Parliamo del Mar Piccolo, uno specchio d’acqua interno che è un ecosistema particolarissimo, caratterizzato dalla presenza di 34 sorgenti sotterranee di acqua dolce provenienti dalle Murge che vi confluiscono – spiega Luciano Carriero, referente dei produttori del Presidio –. È proprio al costante approvvigionamento di acqua dolce che si deve la straordinaria dolcezza delle cozze nere di Taranto: tali fonti, infatti, oltreché una perfetta termoregolazione assicurano il controllo della salinità dell’acqua.
Se le cozze hanno trovato qui l’habitat ideale per svilupparsi, loro stesse fungono da “filtro” dell’acqua: «Se oggi scomparissero le cozze dal Mar Piccolo l’ecosistema cambierebbe radicalmente –
spiega Marco Dadamo, direttore della riserva naturale regionale Palude Vela di Taranto e membro dell’Advisory Board di Slow Fish, che ha collaborato allo sviluppo del Presidio –. Sono un elemento importante, che contribuisce a mantenere alta la resilienza dell’ambiente garantendo servizi ecosistemici importanti quali il riciclo dei nutrienti in eccesso presenti nella colonna d’acqua».