Il sistema museale della Valdelsa si svelaDiscovering the Valdesa museums

Il Sistema Museale della Valdelsa si presenta e si svela per l’inizio della stagione 2012.

Un convegno e sopratutto giornate nel territorio per svelare un territorio dove forte è  il legame fra paesaggio, musei e valorizzazione.
Un territorio che, musealmente, abbraccia tutte le tipologie di musei, sia quelli di taglio demoetnoantropologico e archeologico che quelli di arte sacra e del paesaggio.
Nel concreto si tratta di un calendario di passeggiate guidate sul territorio della Valdelsa e di un convegno di archeologia distribuito su due giorni.

In Valdelsa, dove la bellezza insegue la bellezza, dove è la bellezza che si fa paesaggio ed il paesaggio diventa museo la direzione del sistema museale ha pensato di organizzare cinque giornate da passare dentro questo grande museo senza mura. Un museo di cui tutti indistintamente possono godere e di cui tutti siano portatori dei valori più profondi e identitari.

Uno degli obiettivi del pacchetto di passeggiate proposte è proprio cercare di rendere esplicito la variabilità di questo paesaggio valdelsano e per far questo saranno degli specialisti a guidare il viaggiatore in ogni singola passeggiata: geologi, archeologi, storici, esperti forestali.

La Valdelsa ha nella sua estrema variabilità la punta di diamante del suo paesaggio: una variabilità geomorfolgica e litologica, storico-insediativa e vegetazionale.
E poi, le vicende storiche che si sono susseguite in questa valle dal medioevo in avanti, hanno portato ad una contaminazione vicendevole felicissima di realizzazioni artistiche, di correnti architettoniche e decorative, di tendenze pittoriche. Tutto questo costituisce il Paesaggio.

La prima passeggiata si svolgerà nel territorio di Montespertoli, nella valle del Virginio, un territorio che si trasformò molto prima di altre aree del contado fiorentino, in un banco di prova per la creazione di proprietà fondiarie cittadine unitarie e la cui evoluzione storica portò al sistema della villa-fattoria, dei poderi sparsi, ad un disegno della campagna entrato ormai nel mito della Toscana odierna: i cipressi, la viabilità di crinale, la casa colonica, la villa, i vigneti.

La seconda si svolgerà nel territorio di Certaldo, sulla collina di Semifonte, il mito per antonomasia della Valdelsa: “Firenze fatti in là che Semifonte diventa città!”
La collina serba ancora oggi evidentissime tracce di questa storia svoltasi fra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Una storia che evidenzia lo sforzo estremo che Firenze intraprese in questa parte meridionale del suo contado per assoggettarlo, controllarlo, sfruttarlo economicamente, ma anche riversandoci immense quantità di capitali che costruirono lo scheletro di quel paesaggio che oggi ha reso la Toscana famosa nel mondo intero.
Un esempio per tutti lo mostra proprio la collina di Semifonte con la cupola di San Michele, costruita dal canonico Giovan Battista Capponi quasi quattro secoli dopo i fatti di Semifonte e proprio a ricordo di questi e per sancire la presenza del potere mediceo attraverso il simbolo per eccellenza della città: la cupola di Santa Maria del Fiore.

Con la terza passeggiata passeremo in riva sinistra dell’Elsa e più in alto, subito sotto il crinale che la divide dalla Valdera; saremo in un altro mondo.
Sembra incredibile come a pochissimi chilometri in linea d’aria (solo 14) da Semifonte e dalle dolci colline coltivate in riva destra si passi ad un paesaggio totalmente diverso, aspro, boscoso, roccioso, con le ofioliti cioè quelle rocce verdi usate dai magister lapidei nel medioevo per comporre le tessere verdi di quel suggestivo cromatismo tipico della tecnica di rifinitura muraria chiamata Incrostazione, mutuato dal Battistero di San Giovanni e da San Miniato a Monte.
Non la usò invece la verde ofiolite Johannes Bundivulus nella costruzione di Santa Maria a Chianti, il maestro lapideo che lavorò alla pieve che andremo a visitare alla fine della passeggiata che invece si svolgerà nella valle del rio Casciani, un autentico mondo diverso, dove ci sono soffioni, putizze e mofete tipiche della zona geotermica delle Colline Metallifere, presente con un’appendice anche in Valdelsa.

La quarta passeggiata la faremo nel territorio di Castelfiorentino che ha l’imprimatur della viabilità rappresentato dalla Francigena quale elemento prioritario e maggiormente influente – insieme alla caratteristiche naturali – nella genesi formativa del paesaggio della Valdelsa.
Una viabilità che ha pesantemente influenzato la presenza di correnti artistiche e decorative, culturali e architettoniche susseguitesi nella valle nel corso dei secoli.
Nel territorio di Castelfiorentino infatti seguiremo un tratto della via Francigena partendo da una delle tante pievi valdelsane – quella dei Santi Pietro e Paolo a Coiano – toccata da questa importantissima arteria e arriveremo alla Madonna della Tosse, per poi finire la giornata al BE.GO. in compagnia di Benozzo Bozzoli. Quel Benozzo a cui sarà toccato, durante le sue permanenze in Valdelsa, di camminare negli stessi luoghi in cui cammineremo noi quella domenica.

Il bosco domina anche l’ultima passeggiata, quella nel territorio di Montaione, nella valle del torrente Carfalo, e si tratterà della passeggiata dal taglio più prettamente naturalistico (ed infatti in quell’occasione sarà presente anche un esperto forestale) di tutto il pacchetto.
Anche qui, come per Gambassi Terme e forse anche più, vale lo stesso discorso dell’incredulità: da quel terrazzo sulla Valdelsa che è Montaione si vedono vicinissimi i campi riarsi del fondovalle dove domina l’argilla.
Eppure qui, a cento metri in linea d’aria dal paese, c’è un paesaggio contrassegnato da un’idrografia a carattere montagnoso – con tonfi di acqua perenne e piccole cascate – e da un bosco dove è presente il faggio, un albero come sappiamo di vera e propria montagna. Un bosco che ha ospitato nei secoli scorsi la comunità monastica di San Vivaldo e che andremo a visitare alla fine della giornata.

Info: http://cultura.empolese-valdelsa.itIl Sistema Museale della Valdelsa si presenta e si svela per l’inizio della stagione 2012.

Un convegno e sopratutto giornate nel territorio per svelare un territorio dove forte è  il legame fra paesaggio, musei e valorizzazione.
Un territorio che, musealmente, abbraccia tutte le tipologie di musei, sia quelli di taglio demoetnoantropologico e archeologico che quelli di arte sacra e del paesaggio.
Nel concreto si tratta di un calendario di passeggiate guidate sul territorio della Valdelsa e di un convegno di archeologia distribuito su due giorni.

In Valdelsa, dove la bellezza insegue la bellezza, dove è la bellezza che si fa paesaggio ed il paesaggio diventa museo la direzione del sistema museale ha pensato di organizzare cinque giornate da passare dentro questo grande museo senza mura. Un museo di cui tutti indistintamente possono godere e di cui tutti siano portatori dei valori più profondi e identitari.

Uno degli obiettivi del pacchetto di passeggiate proposte è proprio cercare di rendere esplicito la variabilità di questo paesaggio valdelsano e per far questo saranno degli specialisti a guidare il viaggiatore in ogni singola passeggiata: geologi, archeologi, storici, esperti forestali.

La Valdelsa ha nella sua estrema variabilità la punta di diamante del suo paesaggio: una variabilità geomorfolgica e litologica, storico-insediativa e vegetazionale.
E poi, le vicende storiche che si sono susseguite in questa valle dal medioevo in avanti, hanno portato ad una contaminazione vicendevole felicissima di realizzazioni artistiche, di correnti architettoniche e decorative, di tendenze pittoriche. Tutto questo costituisce il Paesaggio.

La prima passeggiata si svolgerà nel territorio di Montespertoli, nella valle del Virginio, un territorio che si trasformò molto prima di altre aree del contado fiorentino, in un banco di prova per la creazione di proprietà fondiarie cittadine unitarie e la cui evoluzione storica portò al sistema della villa-fattoria, dei poderi sparsi, ad un disegno della campagna entrato ormai nel mito della Toscana odierna: i cipressi, la viabilità di crinale, la casa colonica, la villa, i vigneti.

La seconda si svolgerà nel territorio di Certaldo, sulla collina di Semifonte, il mito per antonomasia della Valdelsa: “Firenze fatti in là che Semifonte diventa città!”
La collina serba ancora oggi evidentissime tracce di questa storia svoltasi fra la fine del 1100 e l’inizio del 1200. Una storia che evidenzia lo sforzo estremo che Firenze intraprese in questa parte meridionale del suo contado per assoggettarlo, controllarlo, sfruttarlo economicamente, ma anche riversandoci immense quantità di capitali che costruirono lo scheletro di quel paesaggio che oggi ha reso la Toscana famosa nel mondo intero.
Un esempio per tutti lo mostra proprio la collina di Semifonte con la cupola di San Michele, costruita dal canonico Giovan Battista Capponi quasi quattro secoli dopo i fatti di Semifonte e proprio a ricordo di questi e per sancire la presenza del potere mediceo attraverso il simbolo per eccellenza della città: la cupola di Santa Maria del Fiore.

Con la terza passeggiata passeremo in riva sinistra dell’Elsa e più in alto, subito sotto il crinale che la divide dalla Valdera; saremo in un altro mondo.
Sembra incredibile come a pochissimi chilometri in linea d’aria (solo 14) da Semifonte e dalle dolci colline coltivate in riva destra si passi ad un paesaggio totalmente diverso, aspro, boscoso, roccioso, con le ofioliti cioè quelle rocce verdi usate dai magister lapidei nel medioevo per comporre le tessere verdi di quel suggestivo cromatismo tipico della tecnica di rifinitura muraria chiamata Incrostazione, mutuato dal Battistero di San Giovanni e da San Miniato a Monte.
Non la usò invece la verde ofiolite Johannes Bundivulus nella costruzione di Santa Maria a Chianti, il maestro lapideo che lavorò alla pieve che andremo a visitare alla fine della passeggiata che invece si svolgerà nella valle del rio Casciani, un autentico mondo diverso, dove ci sono soffioni, putizze e mofete tipiche della zona geotermica delle Colline Metallifere, presente con un’appendice anche in Valdelsa.

La quarta passeggiata la faremo nel territorio di Castelfiorentino che ha l’imprimatur della viabilità rappresentato dalla Francigena quale elemento prioritario e maggiormente influente – insieme alla caratteristiche naturali – nella genesi formativa del paesaggio della Valdelsa.
Una viabilità che ha pesantemente influenzato la presenza di correnti artistiche e decorative, culturali e architettoniche susseguitesi nella valle nel corso dei secoli.
Nel territorio di Castelfiorentino infatti seguiremo un tratto della via Francigena partendo da una delle tante pievi valdelsane – quella dei Santi Pietro e Paolo a Coiano – toccata da questa importantissima arteria e arriveremo alla Madonna della Tosse, per poi finire la giornata al BE.GO. in compagnia di Benozzo Bozzoli. Quel Benozzo a cui sarà toccato, durante le sue permanenze in Valdelsa, di camminare negli stessi luoghi in cui cammineremo noi quella domenica.

Il bosco domina anche l’ultima passeggiata, quella nel territorio di Montaione, nella valle del torrente Carfalo, e si tratterà della passeggiata dal taglio più prettamente naturalistico (ed infatti in quell’occasione sarà presente anche un esperto forestale) di tutto il pacchetto.
Anche qui, come per Gambassi Terme e forse anche più, vale lo stesso discorso dell’incredulità: da quel terrazzo sulla Valdelsa che è Montaione si vedono vicinissimi i campi riarsi del fondovalle dove domina l’argilla.
Eppure qui, a cento metri in linea d’aria dal paese, c’è un paesaggio contrassegnato da un’idrografia a carattere montagnoso – con tonfi di acqua perenne e piccole cascate – e da un bosco dove è presente il faggio, un albero come sappiamo di vera e propria montagna. Un bosco che ha ospitato nei secoli scorsi la comunità monastica di San Vivaldo e che andremo a visitare alla fine della giornata.

Info: http://cultura.empolese-valdelsa.it

Il duomo della ValdelsaThe Valdelsa Dom

“Fiorenza fatti in là – che Semifonte divien città!”

Così cantavano in sberleffo e per spregio i primi abitanti di Semifonte quando osavano spingersi fino a sotto le mura di Firenze. Era l’anno 1182 ed i Conti Alberti, vassalli di Enrico VI avevano costruito a Semifonte una grandiosa fortezza con tre chilometri di mura per poter così contrastare il crescente e progressivo sviluppo politico-militare di Firenze che andava in quegli anni minacciando con le sue armi tutto il Contado.

Pochi anni più tardi, nel 1202, Firenze stufa delle minacce di Semifonte e della sua continua crescita attaccò e non si fermò sino a che non riuscì a radere al suolo Semifonte.

Non paga la città decretò che quel terreno sarebbe stato per sempre tabù per ogni tipo di costruzione, ma questo fu infranto quattro secoli dopo, quando il Canonico Giovan Battista di Gino di Neri Capponi ottenne dal Granduca Ferdinando I dei Medici il permesso di costruire una cappella sul terreno della fu Semifonte.

Il disegno fu affidato a Santi di Tito e il “cupolino” che fa da tetto della cappella divenne una copia in miniatura (un ottavo) del cupolone di Santa Maria del Fiore di Firenze. Dedicata a San Michele si trova isolata in aperta campagna tra i campi di Petrognano a pochi passi da Barberino Val d’Elsa ed è definita “Il Duomo della Valdelsa”.

La notte, narra la leggenda, si aggirano fra questi cipressi i fantasmi di Semifonte che vogliono forse così fare da guardiani al tesoro che sarebbe da loro stato nascosto prima di capitolare di fronte ai fiorentini.

E’ conosciuto infatti in zona il Tesoro della Cupola, molti lo sognano, ma nessuno ci risulta, l’abbia ancora trovato. Volete provarci voi?