Apr 12, 2012 | Eventi, Firenze
Il “Calendimaggio”, antica festa di primavera, si celebrava a Firenze il primo giorno di maggio con festeggiamenti che andavano avanti tutto il mese.
La festa cominciava il 30 aprile con la sospensione delle attività e l’inizio di sfilate fra l’allegria della folla che riempiva strade, finestre e balconi, ornati da festoni di alloro, arazzi e bandiere.
A Calendimaggio l’Arte dei Calzolai onorava San Filippo suo protettore, allestendo un altare all’aperto davanti alla statua del santo eretta in un’edicola all’esterno di Orsanmichele, addobbandolo con la bandiera, fiori, alloro e lumi e la consueta “fiorita”, un tappeto di foglie e fiori primaverili.
I tradizionali conviti accoglievano intorno alle mense, di popolo e di signori, parenti, amici e vicini. Nel Calendimaggio del 1274 – come ricorderà il Boccaccio – Dante Alighieri fanciullo di nove anni, incontrò per la prima volta la sua Beatrice.
Le canzoni, dette “maggi”, erano cantate da brigate di giovani che in quel giorno, ornata la testa da ghirlande di fiori, danzavano sotto la direzione della neoeletta “sposa di maggio”, andando di casa in casa delle fanciulle fidanzate e ricevendo in cambio fiori. Le comitive dei “cantamaggio” e dei “maggiaioli” – coloro che cantavano le “maggiolate” e serenate – erano precedute da un giovane che portava “il majo”, un ramo fiorito e infioccato che rappresentava la primavera.
Di queste celebrazioni numerose sono le testimonianze poetiche, fra le quali quella famosa di Agnolo Poliziano e le ballate del Magnifico Lorenzo de’ Medici.
A Firenze i colori del maggio cittadino sono anche quelli dell’antico “gioco delle bandiere”. Bandiere che svolazzano con maestria nel corso del prestigioso ‘Trofeo Marzocco’ , importante gara fra Sbandieratori di diverse città italiane che da circa vent’anni si svolge la prima domenica di maggio.
I Fiori e maggio sono anche i protagonisti a Firenze del ricordo di un avvenimento storico che segnò il passaggio di Firenze dal XV al XVI secolo. Il 23 maggio ha infatti luogo la “Fiorita”.
Dopo una messa nella Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, un corteo di frati domenicani e cittadini, con in testa le autorità civili e religiose, scende nella piazza della Signoria per spargere petali di rose e rami di palme, sulla lapide circolare che segna il punto dove fu impiccato e arso Fra’ Girolamo Savonarola assieme ai suoi due confratelli Fra’ Domenico Buonvicini da Pescia e Fra’ Silvestro Maruffi da Firenze. Questa cerimonia trae origine dalla spontanea iniziativa popolare che vide la mattina dopo la morte del predicatore, il luogo del supplizio coperto di fiori.The Tramadol “Calendimaggio”, an ancient spring festival, was celebrated on the first of May with feasting that continued for the entire month.
Partying began on 30th April with the suspension of activities and the beginning of processions by a happy crowd that filled the streets, windows and balconies, decorated with laurel festoons, tapestries and flags.
At Calendimaggio, the Shoemakers Guild honoured its Patron Saint Philip by setting up an open-air altar in front of the statue of the saint erected in an aedicule outside Orsanmichele, decorating it with flags, flowers, laurel and lamps, as well as the traditional “fiorita”, a carpet of spring leaves and flowers.
The traditional banquets, held by rich and poor alike, were extended to relatives, friends and neighbours. In the Calendimaggio of 1274 – as Boccaccio told us – Dante Alighieri, a nine-year old boy, met his Beatrice for the first time.
The songs, called “maggi”, were sung by groups of young people who, on that day, decorated their heads with garlands of flowers, danced under the direction of the newly elected “May bride”, visited the homes of their betrothed and received flowers in exchange.
The groups of “cantamaggio” and “maggiaioli” – the ones who sang the “maggiolate” and serenades – were preceded by a young boy carrying the “majo”, a decorated branch bearing blossom representing spring. Many poems have been written about these celebrations, including the famous one by Agnolo Poliziano and the ballads of Lorenzo the Magnificent.
In Florence, the colours of May also comprise those of the ancient “game of flags” that are skilfully and majestically waved during the prestigious ‘Trofeo Marzocco’, an important competition between flag wavers from various Italian cities that has been held on the first Sunday in May for about twenty years.
Flowers, May and Florence are also the protagonists of the commemoration of a historical event that marked the transition of the city form the fifteenth to the sixteenth century. The “Fiorita” is held on 23rd May.
After a mass in the Cappella dei Priori in Palazzo Vecchio, a procession of Dominican monks and citizens, with the civil and religious authorities at the front, enters Piazza della Signoria to scatter rose petals and palm leaves on the circular tablet indicating the point where Fra’ Girolamo Savonarola was hanged and burned together with his two brother monks Fra’ Domenico Buonvicini from Pescia and Fra’ Silvestro Maruffi from Florence. This ceremony originates from the spontaneous popular initiative which covered place of death of the preacher with flowers.
Apr 6, 2012 | Arte e cultura, Val d'Orcia | Val di Chiana
Arrigo VII, Duca del Lussemburgo, venne eletto Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1308 ad Aquisgrana, dopo la tragica morte del suo predecessore, Alberto d’Asburgo.
La sua fama è legata profondamente alla sua politica interventista in Italia. Da parte italiana, il suo viaggio nel nostro paese per essere incoronato a Roma dal Papa, fu visto da molti come una possibile “sanatoria” delle discordie esistenti fra le città italiane e le lotte tra Guelfi e Ghibellini. Anche Dante Alighieri in persona infatti ne sollecitò l’intervento.
E quasi a furor di popolo, finalmente nel 1310, dopo un periodo di personali “sondaggi”, Arrigo VII si decice a scendere in Italia. Si era ripromesso di restaurare la concordia fra le città italiane, ma il suo bell’ideale contrastò ben presto con le lotte intestine delle città e delle fazioni.
Fu così costretto (suo malgrado?) a combattere diversi avversari. Assediò la ribelle Brescia dove perse il fratello Valerano, poi fu a Genova dove morì sua moglie Margherita di Bradante, dopo si sostò a Pisa la città ghibellina a lui più fedele. Nel 1311 a Milano, cinse la corona ferrea di Re dei Romani. Poi, per un insieme di circostanze, di contrasti politici e di intrighi, ad alcuni sembrò che parteggiasse per i ghibellini e perciò fu osteggiato dalle leghe guelfe soprattutto in Toscana e in Umbria.
Dall’Italia del Nord scese fino a Roma, invasa nel frattempo dal suo avversario Roberto d’Angiò re di Napoli ed imparentato col re di Francia. Superando perciò molti ostacoli, riuscì a farsi incoronare nel 1312, nella basilica di San Giovanni in Laterano, non dal Papa però – che all’epoca risiedeva ad Avignone – ma da un Cardinale delegato dal Papa stesso.
Ripartito Imperatore da Roma si diresse verso l’Umbria e la Toscana per combattere la Lega Guelfa. Si fermò a Pisa sua alleata e poi cinse d’assedio la guelfa Firenze senza riuscire però a farla cadere. Decise quindi di desistere e di marciare verso Siena. Qui, già ammalato, pose il campo a Pancole e cercò di far capitolare Siena, ma anche questa non cedette. Da Pancole l’Imperatore si trasferì con tutto il suo esercito nei piani di Orgia. Da qui si recò ai Bagni di Macereto per alcuni giorni di cura, e nella convinzione di aver riacquisito una perfetta forma fisica, si avviò con tutti i suoi armati (circa 12.000 fra fanti e cavalieri) verso sud, lungo la via Romana, deciso a marciare senza indugi, contro il Re di Napoli, Roberto d’Angiò.
Ma la malattia tornò e lo costrinse a fermarsi presso Buonconvento. Era il 21 agosto 1313. Qui dopo tre giorni di agonia, morì nella chiesa di San Pietro. Subito si sparse la leggenda che l’imperatore fosse stato avvelenato con l’ostia consacrata dal suo confessore; voce questa che riscosse credito per lungo tempo, nonostante le autorevoli smentite.
Da Buonconvento la salma dell’Imperatore fu trasferita in gran segreto a Paganico, dove ricevette le onoranze funebri, e poi trasportata a Suvereto dove venne trattata per la conservazione e di lì trasferita a Pisa dove fu sepolta nel Cimitero Monumentale e poi in Duomo, dove tutt’ora si trova.
Beh, considerando come sono andati gli eventi, forse Arrigo VII non aveva tutti i torti ad avere molti indugi dallo scendere in Italia…Viaggio non certo fortunato il suo!Henry VII, Duke of Luxembourg, was elected Emperor meilleurs casinos en ligne of the Holy Roman Empire in 1308 at Aquisgrana, following the tragic death of his predecessor, Albert of Hapsburg.
His fame is closely linked with his interventionist policy in Italy. His journey to be crowned by the Pope in Rome was seen by many as a possible solution to the rivalry between Italian cities and the wars between Guelphs and Ghibellines. Dante Alighieri himself encouraged this journey.
And finally, in 1310, almost by public demand and after a period of personal “surveys”, Henry VII decided to travel to Italy. He had promised himself he would bring peace back to the Italian towns, but his well-meaning ideal soon contrasted with the intestinal fighting between the towns and factions.
He was therefore forced (against his will?) to fight various adversaries. He laid siege to the rebellious Brescia where he lost his brother, Valerano, and then went to Genoa where he lost his wife, Margherita of Bradante, then he went to Pisa, the Ghibelline city most faithful to him. In 1311, he put on the iron crown of the King of the Romans in Milan. Then, due to a series of circumstances, political contrasts and plotting, to some it seemed that he favoured the Ghibelline cause and was therefore opposed by the Guelph Leagues, especially in Tuscany and Umbria.
From northern Italy, he reached Rome which, in the meantime, had been invaded by his adversary, Robert of Anjou, King of Naples and a relative of the King of France. Overcoming many obstacles, he managed to have himself crowned in 1312, in the Basilica of San Giovanni in Laterano, not by the Pope who at that time lived in Avignon, but by a Cardinal appointed by the Pope.
Leaving Rome as Emperor, he went to Umbria and Tuscany to fight against the Guelph League. He stopped off at Pisa, his ally, and then laid siege to the Guelph Florence without managing to take it. He then decided to call it off and marched towards Siena. Here, already ill, he camped at Pancole and attempted to take Siena, but also this city didn’t fall. From Pancole, the Emperor moved with his whole army to the plains of Orgia. From here he went to Bagni di Macereto for a few days of cure, and, convinced he had regained perfect physical health, he went south along the Via Romana with all his army (about 12,000 infantry and cavalry), marching hastily against the King of Naples, Roberto of Anjou.
But his illness overtook him and forced him to stop at Buonconvento on 21st August, 1313. Here, after three days of agony, he died in the church of San Pietro. Immediately the legend was born that the Emperor had been poisoned with the host consecrated by his confessor; a story that was believed for along time, in spite of authoritative denials.
The body of the Emperor was transferred in great secret from Buonconvento to Paganico, here it received its funerals and was then taken to Suvereto where it was preserved and then transferred to Pisa where is was buried in the Monumental Cemetery and then in the Cathedral, where it still lies today.
Seeing how things went, perhaps Henry VII was justified in taking his time before coming to Italy …It certainly wasn’t a fortunate journey!