Tortello tour in tre tappe fra Piacenza, Parma e Reggio Emilia

Tortello tour in tre tappe fra Piacenza, Parma e Reggio Emilia

Premessa prima di leggere l’articolo. Quello che leggerete è ipercalorico per cui attenzione…
Questo itinerario, infatti, vi porterà infatti, in un fine settimana alla scoperta delle magie che piacentini, parmigiani e reggiani riescono a creare con la pasta fresca, con il burro, con a ricotta e con il Parmigiano Reggiano.
Da ovest a est o da est verso ovest lungo la via Emilia non importa. Le province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia si susseguono e non è importante il punto di partenza.
Quello che davvero conta è tuffarsi a capofitto in questo regno dove le ricette tradizionali affondano le radici nella cucina popolare antica e conquistano cuori e palati a distanza di centinaia di anni.  


Piacenza e i suoi tortelli con la coda

Partendo da Piacenza, il primo inevitabile incontro è con i tortelli con la coda.
La loro origine risale addirittura al 1351, quando le cuoche del castello di Vigolzone crearono dei fagottini di pasta ripiena in onore di un ospite molto illustre: Francesco Petrarca.
Il nome è un richiamo alla forma di questa pasta ripiena, che avvolge il ripieno di ricotta, spinaci (o erbette) e formaggio grattugiato a imitazione di una caramella o, a ben guardare, di una treccia. Il sugo è a scelta: di base vengono serviti con burro fuso, grana grattugiato e salvia con, a parte, una ciotolina da cui attingere a piacere sugo ai funghi. Che dire? Entrambe le varianti sono molto raccomandate.
Consiglio extra: gli anvein (anolini) piacentini che si distinguono da altre paste ripiene similari per l’ingrediente fondamentale del ripieno, ovvero lo stracotto di manzo alla piacentina, e per la cottura in “brodo di terza”.
Data la sua prelibatezza è assolutamente adatto a tutte le stagioni, anche se è il piatto natalizio per eccellenza, quindi imperdibile nel caso l’itinerario sia programmato per dicembre per assaporare al meglio la tradizionale magia del Natale.


A Parma con i suoi anolini

Imboccando la via Emilia tanto cara a Gianni Celati, direzione Parma, la seconda tappa del Tortello Tour prevede la conoscenza con un piatto che è diventato uno dei simboli più amati del territorio: gli anolini, chiamati anche cappelletti (questione lessicale piuttosto spinosa, a dire la verità).
Serviti con brodo bollente, la forma è quella di un piccolo sole, con i bordi frastagliati o lisci, mentre il ripieno può essere di due tipi: quello di tradizione “povera”, fatto di Parmigiano Reggiano e pangrattato scottato nel brodo, e quello di tradizione “ricca”, a cui viene aggiunto anche lo stracotto di carne.
Nati come piatto popolare di cui si ha traccia già nel XV secolo, gli anolini hanno conquistato lo status di piatto tipico della tradizione della città di Parma al punto da essere incluso da Pellegrino Artusi nel più importante ricettario italiano della fine del XIX secolo.
Consiglio extra: sappiate che i tortelli che troverete nel parmense, sempre di forma rettangolare, hanno varie personalità per quanto il ripieno.
Dai più famosi alle erbette conditi foghè in tal buter e sughè col formaj (affogati nel burro e asciugati con il formaggio) a quelli di zucca, tipici nel periodo autunnale o a quelli con le patate, tipici dell’Appennino, dove si condiscono con un sugo di funghi (TOP se fungo di Borgotaro IGP) o con il tartufo. In alta Val d’Enza potrete addirittura gustarli con un particolare ripieno di patate e erbette.


La verde Reggio Emilia

Stomaco permettendo, ma sappiamo che state prendendo questo tour molto seriamente, l’ultima tappa prevede una degustazione di tortelli verdi di Reggio Emilia, di forma quadrata.
Gli ingredienti variano a seconda delle tradizioni familiari e locali, e, mentre la pasta fresca è simile a quella delle vicine Piacenza e Parma, il ripieno ricorda quello dei tortelli con la coda ma, oltre agli spinaci e alla ricotta, vengono aggiunti bietole, lardo, aglio, prezzemolo, noce moscata e l’immancabile Parmigiano Reggiano.
La preparazione reggiana prevede il condimento con burro e Parmigiano Reggiano stravecchio e la tradizione prevede che i tortelli verdi vengano preparati per la cena della vigilia di Natale e a Parma, per la Notte di San Giovanni, il 24 giugno. Ma ovviamente voi potete mangiarli quando volete!

Consiglio extra: i reggiani vanno molto fieri anche della ricetta dei cappelletti, che varia leggermente a seconda della famiglia e della località (montagna, Bassa reggiana e capoluogo), così come le dimensioni che tendono ad aumentare scendendo verso la Bassa.
Appetitoso e irresistibile, secondo una leggenda – che trae origine dalla “Secchia Rapita” – il cuoco “imitando di Venere il bellico, l’arte di fare il tortellino apprese”. 

Le ricette

Anolini i brodo di terza

Diverse sono le varianti di ricette di anolini in brodo di terza  che caratterizzano le varie zone della provincia di Piacenza..
Ingredienti
Per la pasta
400 g di farina
2 uova
acqua
Per il ripieno
250 g di carne di manzo
2 spicchi di aglio
50 g di burro
150 g di pane grattugiato
300 g di grana grattugiato
2 uova
Una carota
Mezza costa di sedano
Una cipolla
Noce moscata
Mezzo bicchiere di vino rosso
500 ml di brodo di carne
Per il brodo in terza
500 g di manzo
1 cappone o 1 gallina interi
200 g di polpa di maiale maiale
1 carota
Una costa di sedano
Una cipolla
Sale
Procedimento
Preparare lo stracotto che servirà per il ripieno, quindi creare dei fori nel pezzo di carne di manzo e inserire dei pezzetti di aglio.
Rosolarla nel burro, quando la superficie sarà leggermente brunita aggiungere una cipolla, mezzo gambo di sedano, sale, pepe, una carota, vino rosso e il brodo.
Cuocere molto lentamente a fuoco basso, chiusa con il coperchio per cinque e più ore finché il liquido sarà assorbito quasi completamente.
Togliere lo stracotto dalla pentola e recuperare il fondo di cottura.
Tritare la carne con una mezzaluna e tostare il pangrattato in padella con due mestoli di fondo di cottura conservato.
Versare il pangrattato in una ciotola, aggiungere due mestoli di fondo di cottura, lo stracotto tritato, le uova, il grana grattugiato e un pizzico di noce moscata fino ad ottenere un impasto omogeneo. Tenere da parte.
Preparare il brodo in terza versando tutti gl’ ingredienti all’interno di una pentola molto capiente. Coprire con l’acqua e cuocere a fuoco medio per quattro ore.
Preparare la pasta all’uovo seguendo la modalità classica, quindi ottenere un panettone liscio ed omogeneo. Lasciar riposare per mezz’ora avvolto con della pellicola alimentare. Stendere la pasta ottenendo una sfoglia non troppo sottile, disporre dei mucchietti di ripieno lasciando 5/6 centimetri di spazio tra l’uno e l’altro. Ripiegare con il lembo di sfoglia e confezionare gli anolini utilizzando l’apposito strumento. Avranno la forma di una piccola mezzaluna.
Cuocere gli anolini nel brodo in terza, scolarli non appena verranno a galla e servirli con il brodo.

Tortelli di zucca alla parmigiana

Ingredienti:
1,2 kg di zucca

500 gr di farina
150 gr di Parmigiano Reggiano 24 mesi
100 gr di burro
6 uova
2 cucchiai di pangrattato
Noce moscata q.b.
Sale q.b.
Salvia q.b.
Preparazione:
Pulire la zucca, privarla dei semi e della buccia, tagliarla in grosse fette e cuocerla in forno a 200°C per 25 minuti. A questo punto passatela al passaverdura o schiacciatela con una forchetta in modo da ottenere una purea. Unire quindi 100 gr di Parmigiano, 1 uovo, sale , un pizzico di noce moscata e 2 cucchiai di pangrattato. Assaggiate ed eventualmente aggiustate di sale. Tenete da parte il composto ottenuto e fate raffreddare.
Nel frattempo mettete sulla spianatoia la farina e fate la classica fontana per ottenere la pasta fresca. Unite le uova e iniziate a mescolare adagio incorporando sempre più farina. Modellate la palla ottenuta fino a quando non inizierà a fare le “vesciche” durante la lavorazione. Una volta la vostra pasta sarà pronta avvolgetela nella pellicola e lasciate riposare per circa 30 minuti. Terminato il tempo di attesa potete procedere nello stendere la pasta, che dovrà essere rigorosamente sottilissima.
Procedete ora con la somministrazione del ripieno sulla sfoglia, attenzione a non essere troppo abbondanti o troppo scarsi, perché questo potrebbe compromettere il buon esito in fase di cottura. Una volta terminati cuoceteli in abbondante acqua salata, scolateli e conditeli con burro fuso, salvia e 50 grammi di Parmigiano Reggiano.

Cappelletti reggiani

Ingredienti:
per il ripieno:
2 piccole cipolle
150 g di burro
costata di manzo o altro tipo di carne di manzo purché saporita
70 g di prosciutto misto
60 g di filetto o polpa di maiale
90 g di vitello o tacchino o pollo, fegatelli e rigaglie
1 spicchio d’aglio a piacere
noce moscata
pane grattugiato q.b.
Parmigiano Reggiano
Preparazione:
In un tegame fate sciogliere il burro con cipolla, sale e pepe.
Tagliate a pezzi la carne e versate nel burro, fate cuocere lentamente con coperchio. Quando i pezzi saranno mollemente cotti, ma non rinsecchiti, tritate finemente il tutto. Unite un uovo intero, il pane grattugiato, e tre manciate di Parmigiano Reggiano, che è componente di primaria importanza, perciò dovrà essere molto saporito e profumato. Da ricordare: Il pane grattugiato con un pizzico di noce moscata dovrà essere, in precedenza, tostato con il condimento della carne. Le varianti al pesto sono l’aggiunta di una salsiccia o di una fetta di mortadella macinate. Ancora la sostituzione del burro con il midollo di bue e l’aggiunta di chiodi di garofano. Preparate la sfoglia come per i tortelli di zucca e confezionate i cappelletti che devono essere in brodo (brodo da cappelletti!).

Pra di Bosso: il Lambrusco protagonista di 50 anni di storia

Pra di Bosso: il Lambrusco protagonista di 50 anni di storia

1973-2023: 50 anni di storia. Pra di Bosso, linea iconica della selezione Casali Viticultori, festeggia proprio quest’anno il cinquantesimo anniversario della sua storia, avuta inizio con il Lambrusco Secco negli anni Settanta insieme alla produzione del primo Metodo Classico dell’Emilia-Romagna. Non c’è nessuna azienda nel territorio emiliano che possa vantare di aver messo in bottiglia 50 anni fa una linea che è tutt’ora sul mercato.

50 anni di successo per il rosso frizzante

“Il nome Pra di Bosso ricorda la capacità di questo vino di tracciare confini. La pianta del bosso veniva infatti utilizzata per segnare la fine di un vigneto e l’inizio di un altro. Così si comporta il Pra di Bosso ancora oggi, restando il termine di paragone unico e ineguagliabile per la produzione del classico Lambrusco Reggiano”spiega il Presidente di Casali Viticultori Davide Frascari, nonché presidente del Gruppo Emilia Wine e dell’Enoteca Regionale.

Partner ideale per la nuova cucina italiana

“Il potenziale di questo vino è enorme: dobbiamo pensarlo come una new sparkling experience.
Il Lambrusco è un vino a basso contenuto d’alcol, frizzante, con un’ottima acidità, il partner perfetto per la moderna cucina italiana. Per avvicinare questo tipo di cucina occorre un vino altrettanto pulito, fresco che può accontentare il palato ed il Lambrusco fa perfettamente al caso. Oggi è finalmente il momento ideale per farne conoscere tutte le sue potenzialità”. 


La selezione storica

Un vino storico che ancora oggi è unico. Nato dalla selezione dei migliori vigneti di collina, il “Pra di Bosso Storico” è il coronamento di una storia di unicità, affonda le radici nella nostra tradizione, racconta le nostre origini e le esalta in un sorso ambizioso che punta all’eccellenza.
Questo vale anche per l’etichetta, versione più austera ed elegante di quella originale, pensata per essere perfetta protagonista sulle tavole dei migliori ristoranti. Non a caso, Pra di Bosso Storico è presente nella carta vini di stellati Michelin, che rappresentano l’eccellenza gastronomica emiliana.
uvaggio


La storia della famiglia Casali

La storia di Casali Viticultori ha inizio nel 1900 quando Giuseppe Casali decise di trasformare la sua produzione famigliare in una vera e propria attività. La prima cantina, collocata a ridosso dell’antica Rocca dei Boiardo di Scandiano, con il crescente successo dei vini sul mercato e il necessario aumento della produzione, divenne troppo piccola e così si trasferì negli anni ’80 nell’attuale sede a Pratissolo di Scandiano.
Durante gli scavi per la costruzione della nuova cantina, venne ritrovata una lastra datata tra il 50 a.C. e il 50 d.C. riportante l’incisione “Ca’ Bezina”, nome di un’importante famiglia patrizia. Proprio da questa incisione fu scelto il nome assegnato alle prime bottiglie di Metodo Classico dell’Emilia-Romagna messe in commercio, perfezionato successivamente in “Ca’ Besina”.
Oggi Casali Viticoltori continua a rappresentare un punto di riferimento della produzione vitivinicola del comprensorio reggiano e alla fine del 2014 è entrata a far parte del Gruppo Emilia Wine, cooperativa nata dall’unione di tre storiche cantine del territorio con più di 700 soci e 1870 ettari tra il fiume PO, la via Emilia e l’Appennino Emiliano.

20 maggio, Giornata Mondiale delle Api: di arnia in arnia in Emilia

20 maggio, Giornata Mondiale delle Api: di arnia in arnia in Emilia

Indispensabili per l’ecosistema e fondamentali per la produzione di cibo, le api sono preziosissime per la vita e per l’equilibrio del pianeta.
Grazie all’impollinazione garantiscono che circa l’80 per cento di ciò che mangiamo arrivi in tavola. Ma messi a dura prova dal cambiamento climatico, le monoculture, l’uso di pesticidi in agricoltura, questi insetti tanto importanti sono sempre più a rischio.


La giornata mondiale delle api

A ricordarlo è la Giornata Mondiale delle Api, che si celebra il 20 maggio 2023. Occasione per riflettere su come tutelare le api e gli altri insetti impollinatori e per conoscere da vicino queste paladine della biodiversità, viaggiando di arnia in arnia alla scoperta del loro universo straordinario.
E se l’Emilia è la terra dell’enogastronomia, la Food Valley italiana, molto lo deve anche alle api e ai tanti apicoltori emiliani, che oltre ad assicurare una produzione agricola di qualità, danno origine a varie tipologie di miele.

Api libere a Codemondo (Re) – visitemilia

L’Emilia festeggia questo insetto “di arnia in arnia”

Per assaporarlo, con Visit Emilia – www.visitemilia.com – si può viaggiare tra le più affascinanti aziende apistiche emiliane. Come Api Libere, la fattoria che sorge sulla Strada della Biodiversità, il percorso ad anello che attraversa il Parco della Modolena, a 10 minuti dal centro di Reggio Emilia. Qui, le giovani apicoltrici, che producono miele biologico e danno vita a progetti ecologici didattici, coinvolgono gli ospiti grandi e piccoli in attività esperienziali, tra visite guidate e laboratori sulle api e sul miele, sugli hotel per api, le erbe aromatiche e spontanee e tante curiosità. Si può anche “adottare un’ape” e contribuire alla sua salvaguardia. Sulle prime colline a sud di Reggio Emilia, la Tenuta la Razza è un agriturismo con azienda agricola biologica dove non possono mancare le ronzanti api. Diversi i prodotti tipici della bottega, dalle farine alla pasta e ai prodotti da forno, dai vini ai condimenti balsamici, dal Parmigiano Reggiano ai salumi e il miele. Nell’agriturismo si può soggiornare, godendo di colazioni a base di prodotti freschi di giornata, assaporare i piatti del ristorante, fare un tuffo nella piscina con acqua al sale, noleggiare ebike per esplorare il territorio. 

Ecco dove si suggeriamo di andare

Vicino Borgonovo Val Tidone (PC), le arnie popolate da api, fuchi e dalla regina, attendono di essere esplorate tra le campagne dell’azienda agricola Il Fucoré. Un’esperienza lontani dai rumori della città, per ritrovare il contatto più puro con la natura, tra le meraviglie della Val Tidone. Si può, infatti, anche soggiornare nel b&b dell’azienda agricola e vedere il laboratorio di apicoltura, con assaggi di miele.
Nella Riserva naturale geologica del Piacenziano, in Val Vezzeno, Mauro e Grazia si prendono cura dell’azienda agricola biologica Biofilia, le cui api danno origine ad ottimo miele piacentino di acacia, tarassaco, tiglio, castagno, melata e girasole. Sono fondamentali anche per le diverse produzioni dell’orto, le cui verdure di stagione vengono talvolta raccolte insieme agli ospiti, e per i frutti antichi del rigoglioso frutteto, in cui si coltivano più di 20 tipologie di mele con cui gli apicoltori fanno un succo limpido, non filtrato, torchiato a mano. Qui ci sono tante galline che scorrazzano all’aria aperta, ma a destare la curiosità dei più piccoli sono i bellissimi polli ornamentali. L’azienda è un punto di partenza strategico per esplorare a piedi la natura emiliana, in quanto situata su un sentiero del CAI Piacenza.

L’azienda agricola biologica Casa Pietra è la casa delle api. Una dimora di campagna immersa tra le colline di Salsomaggiore Terme (PR), vicino al Castello di Tabiano. È il luogo in cui scoprire diverse tipologie di miele, tra acacia, castagno, tiglio, ma anche il polline, la propoli, la pappa reale, partecipando a degustazioni guidate, in un paesaggio sorprendente. Casa Pietra produce miele biologico ed alleva le api seguendo i loro ritmi naturali. È, inoltre, un’azienda agricola sostenibile, che impiega energia solare e distribuisce cibo a km zero.

 

Un autunno caldo con l’eccellenze nell’Emilia del vino

Un autunno caldo con l’eccellenze nell’Emilia del vino

Proseguono con grande successo di pubblico le attività del progetto di destinazione turistica “Emilia Wine Experience”, che sarà ancora protagonista degli eventi in programma per il prossimo fine settimana (26 e 27 novembre) nel territorio emiliano.
Si parte da Roccabianca (Parma) dove da sabato 26 novembre si svolgerà l’ultima tappa del November Porc, l’evento nato nel 2002 per promuovere i due prodotti d’eccellenza del territorio, culatello e strolghino, ma non solo.
In questa occasione domenica 27 novembre alle ore 12, presso l’Arena del Sole di Piazza
Giuseppe Garibaldi, una masterclass dal titolo “Il re dei salumi e il suo vassallo incontrano le
bollicine granducali”.
Il Culatello, re dei salumi per eccellenza, con il suo elegante bouquet di profumi incontrerà la Cicciolata, “le villain du village”, ricca di sapori forti e sinonimo della festa del paese.
A questa inusuale coppia si uniranno, nella cornice della piazza, le bollicine della Fortana, vitigno delle nebbie, e le eleganti bollicine della Malvasia dei Colli di Parma.
La Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma e il Consorzio Tutela Vini Colli di Parma le accompagneranno nel racconto. Il tutto con la magistrale conduzione di Alberto Spisini, Maestro Onas e Sommelier Ais.
«Questo appuntamento rappresenta uno degli eventi che il progetto Emilia Wine Experience sta
organizzando per promuovere la promozione e la cultura del territorio – spiega Elisabetta Virtuani, presidente della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, capofila dell’iniziativa – in questi stessi giorni avremo ospiti giornalisti da tutta Italia che avranno l’occasione di conoscere, quindi raccontare, le aree della cosiddetta “Bassa Piacentina”».

Durante il weekend la stampa seguirà la Strada del Po e dei Sapori della Bassa Piacentina per scoprire il paesaggio rivierasco insieme alla cucina tipica del grande fiume fatta di grande attenzione alle materie prime e identità territoriale, che ben si abbina ai vini dei Colli Piacentini. Farà seguito quindi la Strada del Culatello, meta ideale per assaporare la quiete degli
spazi aperti e dei paesaggi rurali incantati immersi nella nebbia. Il tutto alla scoperta di un territorio descritto e vissuto da Giovannino Guareschi e che ha visto nascere e crescere il Maestro Giuseppe Verdi, per poi scoprire il Re dei salumi, il Culatello di Zibello abbinato alle bollicine di Emilia.

Sempre domenica 27 novembre, questa volta a Vigoleno (Piacenza) ultima tappa de “L’Artusi d’autunno in Appennino”. A partire dalle 15 la visita guidata al Castello e a seguire i momenti musicali, i laboratori di cucina e la degustazione della rivisitazione della ricetta artusiana n.61, “zuppa di lenticchie con pancetta piacentina DOP croccante”, che sarà abbinata al Gutturnio Riserva dei Colli Piacentini.
“L’Artusi d’autunno in Appenino” è una manifestazione organizzata dalla Strada del Fungo Porcino di Borgotaro, dal Consorzio di tutela del fungo porcino IGP, dalla Cooperativa Granducato, in collaborazione e con il sostegno del Gal del Ducato di Parma e Piacenza. E con l’aiuto essenziale della Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini e del Comune di Vernasca.

Emilia Wine Experience è un progetto di costruzione di un brand territoriale distintivo che parte dalle eccellenze enologiche di Emilia per la creazione di un forte connubio territorio-vino-turismo come leva competitiva per la valorizzazione dei territori lungo le 5 Strade Vini e Sapori di Emilia delle province di Piacenza, Parma e Reggio Emilia. Un modello di sviluppo locale che unisce prodotti di qualità e territori di qualità. In pochi mesi di lavoro sono state organizzate decine di masterclass ed eventi mirati  promuovere le eccellenze del territorio attraverso la parola di esperti ed opinion leader.
Tra le varie azioni anche numerosi press tour ed eventi pensati per la stampa italiana e non solo volti alla conoscenza diretta di persone e prodotti.