Viticoltori di Greve in Chianti, sette etichette caratterizzano la masterclass di Masnaghetti

Viticoltori di Greve in Chianti, sette etichette caratterizzano la masterclass di Masnaghetti

Oltre 30 tra giornalisti, sommelier e influencer hanno partecipato all’approfondimento del
territorio di Greve organizzato presso l’enoteca Falorni di Greve in Chianti e guidata da
Alessandro Masnaghetti. Una sintetica anticipazione del nuovo lavoro dell’editore di Enogea
dal titolo “Chianti Classico: l’Atlante”, il primo libro al mondo dedicato esclusivamente al
territorio del Chianti Classico, ai suoi comuni, ai suoi vigneti e alle sue Unità Geografiche
Aggiuntive (UGA).

Il carattere distintivo di ogni porzione di territorio del Gallo Nero è il vero e più grande valore di
questa bellissima denominazione: 75000 mila ettari di cui 9800 vitati e 6800 adibiti a Chianti
Classico.
Grazie all’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti giovedì 1° settembre è stato possibile
approfondire le caratteristiche del territorio di Greve in Chianti, con la masterclass guidata da
Alessandro Masnaghetti, che ha sviscerato con grande competenza e precisione, le peculiarità
del territorio del Comune di Greve attraverso una selezione di vini dei soci aderenti
all’associazione, sette vini provenienti da sette zone differenti del Comune.
All’interno dell’affascinante contesto dell’Enoteca Falorni di Greve in Chianti, Alessandro
Masnaghetti ha iniziato la sua masterclass con una presentazione dettagliata dell’intero
territorio del Chianti Classico, approfondendo ogni zona nelle sue caratteristiche geologiche
piuttosto che quelle pedoclimatiche. Se vogliamo, una sintetica anticipazione di quello che
potremo trovare nel nuovo lavoro di Masnaghetti dal titolo “Chianti Classico: l’Atlante”, il
primo libro al mondo dedicato esclusivamente al territorio del Chianti Classico, ai suoi comuni,
ai suoi vigneti e alle sue Unità Geografiche Aggiuntive (UGA).
Nel corso dell’approfondimento viene spiegato che il territorio del Chianti Classico è
identificato nella parte esterna dal crinale dei monti del Chianti con il monte San Michele, il
monte più alto della denominazione e sempre visibile da ogni punto del territorio. L’altro crinale
parte da San Donato in Poggio ed arriva a Vagliagli, passando da Castellina e viene identificato
come la parte interna del Chianti.
Troviamo anche un ulteriore crinale che unisce Castellina con i monti del Chianti, dove a sud
insiste la provincia di Siena a nord quella di Firenze.
La zona dei monti del Chianti è sicuramente quella più fresca, mentre la parte nord e quella
occidentale risultano essere quelle più calde e precoci, grazie anche all’influsso della conca di
Firenze che porta l’aria calda della città sino alle porte di San Casciano.

Nella parte centrale del territorio del Chianti Classico troviamo formazione di Sillano, alberese
e marne del Sugame, sui bordi a nord i depositi fluviali con sassi tondi, nella zona ovest depositi
lacustri e colline dolci ricche di argilla, a sud le sabbie plioceniche, ad est il macigno del Chianti
con un 80% di formazioni arenarie.
“Le UGA è qualcosa che si lega alla storia, alla geografia, alla tradizione, è oggi così e lo sarà tra
100 anni.” – racconta Masnaghetti – “un passo importante per la denominazione che non ha
tradizione di cru, a differenza del Barolo per esempio, nel Chianti Classico troviamo invece
grandi proprietà. Le differenze numeriche tra Chianti e Barolo esistono per questo, nel Chianti
Classico troviamo confini naturali chiarissimi.”
Greve è il territorio più esteso del Chianti Classico con circa 17.000 ettari e al suo interno si
trovano le UGA Greve, Panzano, Lamole e Montefioralle.
“La UGA Greve possiamo considerarla una zona molto articolata, una valle rettilinea che
comprende una serie di zone specifiche e particolari. Due sono i riferimenti importanti, la valle
della Greve e quella dei monti del Chianti, sparti acque tra il Chianti Classico ed il Valdarno.” –
racconta Masnaghetti – “La mappa geologica ci racconta che nella destra Greve troviamo suoli
ricchi di macigno, di marne nella zona del Sugame, ma anche argilliti. Nel lato sinistra Greve, che
comprende anche Montefioralle e Panzano, troviamo un panorama sicuramente più articolato.
La masterclass si è conclusa con una degustazione ed un focus di 7 etichette provenienti da
sette zone idealmente identificate da Masnaghetti nel territorio del Comune Greve che sono,
partendo da nord: Strada, Chiocchio, Greti, Montefioralle, Destragreve, Dudda e Lucolena e
Panzano.
Chianti Classico 2020 Ottomani (zona di Strada) e il Chianti Classico 2020 Nozzole (zona di
Chiocchio) provengono dalla zona nord di Greve, dove troviamo un panorama aperto, suoli con
argilliti e formazioni di Sillano, quote basse e clima più mite.
Il terzo vino Chianti Classico 2019, Fattoria Santo Stefano nasce nella zona di Greti, al confine
tra la parte interna della valle della Greve e la parte più a nord, qui nei terreni troviamo
formazione di Sillano, una vena di alberese e l’inizio del macigno dei monti, una zona articolata.
Con il quarto vino Chianti Classico 2019, Villa Calcinaia ci spostiamo nella zona sinistra della
Greve (zon di Montefioralle) dove l’alberese marca molto il vino, in questo vino troviamo infatti
una vena acida più spinta, il frutto è più chiaro e brillante.
Il quinto vino Chianti Classico 2020, Chiandrè nasce nella zona della Destragreve dove come
terreni troviamo sia il macigno che la formazione di Sillano che la pietra forte, caratteristica
tipica di questa zona. Qui torniamo su uno stile dove il tannino è più marcato, una acidità più
dolce e arrotondata ed una lieve terrosità.

Viticoltori Greve in Chianti, Via Vicchiomaggio 4, 50022 Greve in Chianti (Fi)

www.viticoltorigreveinchianti.com
P.IVA 07180960481 – C.F. 94302940484

Con il sesto vino Chianti Classico 2020, Castello di Querceto scavalchiamo le colline e andiamo
nella zona di Dudda e Lucolena, tradizionalmente più fresca, nel vino torna l’acidità in evidenza
con uno stile vivace abbinato ad una struttura di tannini più marcata.
In chiusura il settimo vino Chianti Classico 2018, Ca’ di Pesa che ha una annata diversa rispetto
alle precedenti, nasce nella zona di Panzano versante ovest, su di un poggio di pietra forte. In
questo vino influiscono particolarmente la macro zona e le caratteristiche climatiche di
quell’area.
Piazza Matteotti, allestita in modo impeccabile, accoglie a cena i produttori dell’associazione, i
giornalisti e comunicatori presenti alla masterclass, oltre a tanti ospiti speciali. La cena,
composta da ottimi piatti della tradizione toscana, è stata abbinata ai vini dell’associazione.
“Questa associazione è composta da colleghi che hanno le stesse esperienze professionali” –
commenta Victoria Olivia Matta, presidente dell’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti –
“ci permette di essere uniti, scambiarsi idee, opinioni e consigli oltre ad essere da ottimo
collante nel rapporto di vicinato. Sono veramente contenta per quello che stiamo facendo,
questa esperienza servirà a tutti per crescere professionalmente ed umanamente.”
“Avete finalmente in mano uno strumento estremamente importante, è il momento di mettere
da parte personalismi e cercare di pensare positivo, quello delle UGA è uno strumento che deve
essere sfruttato nel migliore dei modi, pensare positivo e se farete così sono sicuro che avrete
grosse soddisfazioni.” – conclude Masnaghetti.

Un tour fra i Castelli del ChiantiAn tour between Chianti castle

Il toponimo Chianti da sempre evoca il rosso nettare di Bacco più bevuto nel mondo e distese incontaminate tra Firenze e Siena note per bellezza e varietà di paesaggi di tipo collinare, agreste e boschivo. Radda, Gaiole, Castellina, Greve, San Casciano sono solo alcuni dei capoluoghi chiantigiani da cui il turismo del vino in terra italiana non può prescindere, un luogo ricco di vitigni sangiovese, di olivi secolari, di campagne ben curate.

Ecco perché l’edizione 2010 del Best of Wine Tourism ha premiato le migliori realtà vitivinicole per qualità di ricettività, innovazione e sostenibilità nelle pratiche enologiche, arte e cultura, architettura, parchi e giardini.

Spesso queste strutture sono veri e propri castelli, dotati di un ricco corredo di storia, tradizione, patrimonio artistico. Ecco perciò un breve, ma suggestivo itinerario che unisce i castelli premiati quest’anno.

Le radici del Castello di Vicchiomaggio, l’antico Vicchio dei Longobardi, affondano nel Medioevo, quando ebbe una posizione strategica nella difesa di Firenze nei conflitti contro Siena.
Raggiunse il massimo splendore nel Rinascimento come villa signorile, in cui hanno soggiornato Leonardo da Vinci, che forse vi dipinse la Monna Lisa e Francesco Redi, che qui compose il suo “Bacco in Toscana”.
La torre merlata, le abitazioni e le mura sono ancor oggi ben conservate. L’elegante agriturismo è circondato da 130 ettari di terre. La casa vinicola offre ottimi prodotti come Ripa delle Mandorle, Ripa delle More e Riserva La Prima.

Dall’alto di Vicchiomaggio si può ben vedere il Castello di Verrazzano, dimora storica seicentesca, con torre del X secolo, in cui nacque nel 1485 il grande navigatore Giovanni che scoprì la baia di New York (1524).
Dal 2002 un Centro Studi Storici  promuove iniziative legate alle sue imprese, come il “Verrazzano Day” il 17 aprile. Il giardino è ricco di varietà botaniche autoctone originali come il limone fiorentino. Come ha dichiarato Burton Anderson: “Sulle fondamenta di Verrazzano il Chianti ha rinnovato il suo prestigio”. La famiglia Cappellini vi produce oggi vini Chianti Classico, Riserva, Verrazzano Rosso e olio extravergine d’oliva.

Non molta strada separa Verrazzano dal Castello di Gabbiano, dalla suggestiva torre fortificata del XII secolo, oltre a quelle cilindriche di epoca più tarda. Sulla sommità del portone si leggono le iscrizioni nello stemma dei Sederini (XVI secolo).
La splendida terrazza davanti al castello si affaccia su un paesaggio incantevole di vigneti, oliveti e boschi. Gli ospiti possono vivere i diversi, confortevoli ambienti in un susseguirsi di stagioni e di sensazioni.
Le cantine di oggi risalgono al XIV secolo, ma la struttura a volte ne ricorda l’utilizzazione vinicola fin dal 1100, quando erano proprietà dei Bardi. Ogni anno nella stagione estiva il Castello ospita una mostra di arte contemporanea: quest’anno è la volta di Franco Fedeli.

I Ricasoli erano già baroni nell’XI secolo, quando si insediarono a Brolio, costruendovi un castello a difesa di Firenze contro Siena. Dall’aristocratico casato discendono vari personaggi che hanno dato lustro alla nostra storia.
Da maggio 2009 nel cassero è aperta la collezione Ricasoli che raccoglie pezzi unici  di questa famiglia guerriera, che ha combattuto a fianco dei Medici. Quattro sale in stile neogotico riuniscono armi del periodo 1300-1800, onorificenze del barone Bettino, protagonista del Risorgimento e fondatore della moderna storia del vino Chianti Classico, ricordi della visita a Brolio di Vittorio Emanuele II (1863 ed esperimenti scientifici in campo agricolo e vitivinicolo. (Orario: mar-dom 10.30-12.30; 14.30-18)

Ultima tappa del nostro tour il Chianti Rufina con il Castello del Trebbio, di proprietà dei Pazzi fin dal 1184: qui fu ordita la celebre Congiura dei Pazzi ai danni di Lorenzo e Giuliano dei Medici. Abitato dagli attuali proprietari dal 1968, esso conserva gran parte del suo aspetto originario:  la cappella privata, il cortile e le suggestive cantine, un tempo adibite a carcere. “La Sosta del Gusto” è il nuovo ristorante in cui si possono degustare  ottimi vini di produzione propria.

Ma i castelli toscani non si esauriscono qui…Il toponimo Chianti da sempre evoca il rosso nettare di Bacco più bevuto nel mondo e distese incontaminate tra Firenze e Siena note per bellezza e varietà di paesaggi di tipo collinare, agreste e boschivo. Radda, Gaiole, Castellina, Greve, San Casciano sono solo alcuni dei capoluoghi chiantigiani da cui il turismo del vino in terra italiana non può prescindere, un luogo ricco di vitigni sangiovese, di olivi secolari, di campagne ben curate.

Ecco perché l’edizione 2010 del Best of Wine Tourism ha premiato le migliori realtà vitivinicole per qualità di ricettività, innovazione e sostenibilità nelle pratiche enologiche, arte e cultura, architettura, parchi e giardini.

Spesso queste strutture sono veri e propri castelli, dotati di un ricco corredo di storia, tradizione, patrimonio artistico. Ecco perciò un breve, ma suggestivo itinerario che unisce i castelli premiati quest’anno.

Le radici del Castello di Vicchiomaggio, l’antico Vicchio dei Longobardi, affondano nel Medioevo, quando ebbe una posizione strategica nella difesa di Firenze nei conflitti contro Siena.
Raggiunse il massimo splendore nel Rinascimento come villa signorile, in cui hanno soggiornato Leonardo da Vinci, che forse vi dipinse la Monna Lisa e Francesco Redi, che qui compose il suo “Bacco in Toscana”.
La torre merlata, le abitazioni e le mura sono ancor oggi ben conservate. L’elegante agriturismo è circondato da 130 ettari di terre. La casa vinicola offre ottimi prodotti come Ripa delle Mandorle, Ripa delle More e Riserva La Prima.

Dall’alto di Vicchiomaggio si può ben vedere il Castello di Verrazzano, dimora storica seicentesca, con torre del X secolo, in cui nacque nel 1485 il grande navigatore Giovanni che scoprì la baia di New York (1524).
Dal 2002 un Centro Studi Storici  promuove iniziative legate alle sue imprese, come il “Verrazzano Day” il 17 aprile. Il giardino è ricco di varietà botaniche autoctone originali come il limone fiorentino. Come ha dichiarato Burton Anderson: “Sulle fondamenta di Verrazzano il Chianti ha rinnovato il suo prestigio”. La famiglia Cappellini vi produce oggi vini Chianti Classico, Riserva, Verrazzano Rosso e olio extravergine d’oliva.

Non molta strada separa Verrazzano dal Castello di Gabbiano, dalla suggestiva torre fortificata del XII secolo, oltre a quelle cilindriche di epoca più tarda. Sulla sommità del portone si leggono le iscrizioni nello stemma dei Sederini (XVI secolo).
La splendida terrazza davanti al castello si affaccia su un paesaggio incantevole di vigneti, oliveti e boschi. Gli ospiti possono vivere i diversi, confortevoli ambienti in un susseguirsi di stagioni e di sensazioni.
Le cantine di oggi risalgono al XIV secolo, ma la struttura a volte ne ricorda l’utilizzazione vinicola fin dal 1100, quando erano proprietà dei Bardi. Ogni anno nella stagione estiva il Castello ospita una mostra di arte contemporanea: quest’anno è la volta di Franco Fedeli.

I Ricasoli erano già baroni nell’XI secolo, quando si insediarono a Brolio, costruendovi un castello a difesa di Firenze contro Siena. Dall’aristocratico casato discendono vari personaggi che hanno dato lustro alla nostra storia.
Da maggio 2009 nel cassero è aperta la collezione Ricasoli che raccoglie pezzi unici  di questa famiglia guerriera, che ha combattuto a fianco dei Medici. Quattro sale in stile neogotico riuniscono armi del periodo 1300-1800, onorificenze del barone Bettino, protagonista del Risorgimento e fondatore della moderna storia del vino Chianti Classico, ricordi della visita a Brolio di Vittorio Emanuele II (1863 ed esperimenti scientifici in campo agricolo e vitivinicolo. (Orario: mar-dom 10.30-12.30; 14.30-18)

Ultima tappa del nostro tour il Chianti Rufina con il Castello del Trebbio, di proprietà dei Pazzi fin dal 1184: qui fu ordita la celebre Congiura dei Pazzi ai danni di Lorenzo e Giuliano dei Medici. Abitato dagli attuali proprietari dal 1968, esso conserva gran parte del suo aspetto originario:  la cappella privata, il cortile e le suggestive cantine, un tempo adibite a carcere. “La Sosta del Gusto” è il nuovo ristorante in cui si possono degustare  ottimi vini di produzione propria.

Ma i cast