Mar 24, 2013 | Arcipelago | Costa degli Etruschi, Argentario, Grosseto, Maremma
di Simone Focardi – Nella Toscana dei primi del 1700 molti erano i problemi dopo l’estinsione della famiglia Medici che era rimasta senza eredi. La Toscana, venne così assegnata, in un intricato gioco politico ai Lorena, che si ritrovarono così per le mani uno stato in assoluta decadenza… grazie all’inettitudine degli ultimi granduchi di casa Medici.
Il primo Granduca Lorena che prese possesso del nuovo stato, fu Francesco Stefano, sposo dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa, che governò la Toscana attraverso una reggenza. I sudditi toscani dovettero attendere il suo figlio Pietro Leopoldo, per rivedere un inquilino a Palazzo Pitti. Era il 1765.
Ardua fu quindi la situazione che si trovò ad affrontare il giovanissimo Pietro Leopoldo in Toscana. Ma lui da buon austriaco, cresciuto nel rigore non si scoraggio e anzi, si rimboccò le maniche, si mise al fianco un valido gruppo di collaboratori toscani che ben conoscevano i problemi della regione e cominciò a lavorare.
Fra le prime cose che subito capì fosse necessario sistemare per il benessere del suo Granducato, una su tutte era senz’altro la “questione maremmana”.
La provincia agricola più meridionale dello stato che versava in uno stato di autentica rovina e che, come se non bastasse, era infestata dalla mal’aria: Le sue città, alcune un tempo splendide e fiorenti, erano ridotte, specie d’estate, in città fantasma: Sì perché li la gente moriva oppure, era costretta a fuggire per evitare le febbri.
I Lorena presero in mano la situazione. Svolsero vere proprie inchieste sullo stato reale della tragica situazione, si recarono sul campo con esperti di vari settori, si informarono, chiesero agli abitanti come stessero davvero le cose e poi iniziarono ad agire concretamente.
Si doveva risollevare la Maremma! Ma come? Da dove partire? Quali le priorità?
Era più necessario prima permettere la coltivazione e l’abitabilità delle genti o fare opere idrauliche per bonifare l’ambiente? Sicuramente erano necessari anche provvedimenti legislativi ad hoc, che puntualmente arrivarono. I consulti fra esperti si susseguivano freneticamente. Si arrivò alla conclusione che si doveva necessariamente agire simultaneamente in tutte le direzioni. Recuperare l’agricoltura del resto era fondamentale per far ripartire la società perché essa era, per quella provincia, l’unica reale fonte di ricchezza possibile. Il risultato di questo grande fermento messo su dai Lorena ci fu! E fu quello di ridare vita alla Maremma!
Tutt’un insieme di provvedimenti, alcuni di tipo tradizionale, altri invece fortemente innovativi per l’epoca, ma comunque tutti vincenti, riuscirono a ridar vita alla provincia.
Da area depressa ed insalubre e completamente trascurata dai precedenti governi medicei che anzi, l’avevano abbandonata a se stessa con tutti i problemi di spopolamento, di sottoproduzione e di paludismo, la Maremma, divenne una provincia in cui iniziava un lento e faticoso cammino di riavvicinamento al resto dello stato. Il cammino era avviato, il più era stato fatto sia pure con lentezza ma ineluttabile…
Per la Maremma finalmente arrivarono tempi migliori. Furono i Lorena a salvarla anche se molti non lo sanno, furono loro i primi a trasformarla, consegnandola a noi oggi in quello straordinario gioiello che è.
by Simone Focardi – In 1700, after the extinction of the Medici who had no inheritors, many were the problems in Tuscany. In an intricate political game Tuscany was assigned to the Lorraine’s family who inherited a State in absolute decline … thanks to the ineptitude of the last Medici Grand Dukes.
The first Lorraine Grand Duke to take possession of the new State was Francis Stephen, husband of the empress Maria Theresa of Austria, who governed Tuscany through regency.
The Tuscan subjects had to wait his son Peter Leopold to have back a tenant in Palazzo Pitti. It was 1765.
The young Peter Leopold had to face a hard situation in Tuscany. As a good Austrian, grown in the rigour, he didn’t lose heart and, on the contrary, rolled up his sleeves, found a helpful team of Tuscan collaborators who knew well the problems of the region. He started then to work.
Among the first things, he understood immediately it was necessary to work out the “Maremma matter”, for the well-being of his grand dukedom.
The most southern agricultural province was in a state of real ruin and, as it were not enough, was infested by the bad air; local towns, some once beautiful and flourishing, were a sort of ghost towns: people either died or left to avoid the fevers.
The Lorraine’s took matters into their own hands. They carried out inquiries to know concretely the tragic situation; they went over there with experts in several sectors, gathered information, asked the dwellers about the real situation and then started to work actively.
They had to turn around the Maremma! But how? Where to start from? Which priorities?
Was it necessary first to allow people to cultivate and live there, or to carry out water works to drain the area? Certainly an ad hoc legislation was needed and was punctually promulgated. Consultations among experts followed one another frantically. The conclusion was that it was necessary to act in all directions at the same time. Recovering the agriculture was essential to make the society restart again, because in that area it was the only possible resource. This great turmoil set up by the Lorraine gave its result! And it was the new life of Maremma!
This cluster of measures, some traditional and some very innovating for that time, but in any case all successful, managed to make the area revive.
From a depressed and unhealthy area completely neglected by the previous governments of Medici, who leaved it aside with its issues of depopulation, under-production and paludism, the Maremma became a province that slowly and in a laboured way was re-approaching to the rest of the State. The beginning was set, the main thing was done: although slow, it was ineluctable…
Better times came for Maremma. The Lorraine saved it and, although many people don’t know it, they were the first to transform it in the marvellous jewel it is today.
Mar 4, 2013 | Arte e cultura, Firenze
di Filippo Giovannelli – Anna Maria Luisa, figlia di Cosimo III de’ Medici e di Margherita-Luisa d’Orléans, nacque a Firenze l’11 Agosto del 1667, era la seconda di tre fratelli: Ferdinando (1663) e Gian Gastone (1671).
L’infanzia di Anna Maria Luisa, fu segnata dai frequenti litigi fra il padre, un uomo tetro, silenzioso e profondamente religioso, e la madre, una donna vivace e scherzosa, che detestava il marito e la vita a Firenze, e che nel 1674 lasciò la Toscana per ritirarsi in un convento di Montmartre.
Il granduca Cosimo III, il cui cattolicesimo era diventato sempre più rigido, impose una serie di restrizioni e di regole mirate a bandire l’immoralità e le eresie, oltre ad opprimere la città con le sue pesanti tasse e altri provvedimenti finanziari.
Il primogenito Ferdinando era diventato un giovane attraente, brillante e intelligente; il Granduca decise di farlo sposare al più presto: la dinastia aveva bisogno di un erede.
Sfortunatamente la moglie scelta per lui, la principessa Violante Beatrice di Baviera, era una giovane scialba ed emotiva.
Lui praticamente la ignorava, e lei, in ogni caso, era sterile. Un giorno Ferdinando partì per Venezia, dove contrasse la sifilide da una dama di nobile famiglia.
Poiché non ci si poteva aspettare un erede da Ferdinando, il Granduca Cosimo concentrò la sua attenzione sul secondogenito Gian Gastone.
Quest’ultimo, di tendenze omosessuali ancora più forti di quelle del fratello, passava la maggior parte del tempo da solo, dedicandosi a studi di botanica o all’apprendimento di lingue straniere.
Si sposò con la figlia del duca di Sassonia-Lauenberg e vedova del conte palatino Filippo di Neuburg, una donna di una bruttezza veramente eccezionale, litigiosa ed assolutamente priva di attrattiva.
La moglie lo trascinò nel villaggio di Reichstadt, vicino Praga, ma il luogo e la donna disgustavano Gian Gastone. Il loro rapporto si fece rigido e distante ed i due non ebbero mai figli.
Cosimo III aveva fatto abbandonare il cappello cardinalizio al fratello minore Francesco Maria, maritato ad una giovanissima principessa (Eleonora Gonzaga) nella vana speranza di avere un erede legittimo, ma anche in questo caso non si ebbe un erede.
Quindi, entrambi i fratelli di Anna Maria Luisa dimostrarono scarsa attitudine alle responsabilità di governo e poca responsabilità nei confronti della casata Medicea.
Anna Maria era una ragazza alta, bruna, con una voce mascolina e una risata sonora; Guglielmo, l’Elettore Palatino, la sposò a Innsbruck, e subito dopo le trasmise una malattia venerea: tale malattia fu ritenuta responsabile degli aborti che angustiarono la sua giovinezza.
Visse ad Innsbruck fino alla morte del marito avvenuta nel 1716, poi tornò a Firenze.
Nel 1723 morì Cosimo III e nel 1737 Gian Gastone. Ferdinando era morto già diversi anni prima del padre, quindi Anna Maria Luisa era rimasta l’ultima dei Medici, e ne era sempre ben consapevole. Alla sua morte la Toscana sarebbe passata sotto il dominio dei Lorena, nella persona del duca Francesco, marito di Maria Teresa d’Austria.
Alla morte del fratello Gian Gastone nel 1737 il rappresentante lorenese Principe di Craon offrì ad Anna Maria Luisa la reggenza del Granducato in nome di Francesco Stefano di Lorena, nuovo sovrano, ma la principessa declinò l’offerta, pur rimanendo a vivere in Palazzo Pitti e dedicandosi alla sua passione per l’arte e l’antiquariato.
Fu proprio questa passione a farle compiere il gesto per cui è rimasta famosa e che fu la vera fortuna di Firenze: nel 1737 Anna Maria Luisa stipulò con la nuova dinastia regnante il cosiddetto “Patto di Famiglia” che stabiliva che i Lorena non potessero trasportare
“o levare fuori della Capitale e dello Stato del GranDucato … Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose… della successione del Serenissimo GranDuca, affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”.
Con questo patto Anna Maria Luisa permise che Firenze non perdesse nessuna opera d’arte e che non subisse la sorte di Urbino, che all’estinzione della casata dei Della Rovere era stata letteralmente svuotata dei suoi tesori artistici.
Gesto ancora più lungimirante fu il porre particolare attenzione alla frase “per attirare la curiosità dei Forestieri”.
Da questo si vede la grande levatura culturale di Anna Maria, il grande spirito di conservazione ma anche il lungimirante prevedere che la bellezza delle opere poteva essere goduta anche da altri, prevedendo un turismo che allora era solo un’idea.
L’Amministrazione comunale ha inserito questa ricorrenza come festa ufficiale del Comune di Firenze insieme a altre feste e ricorrenze tradizionali che si svolgono in città. La ricorrenza della morte di Anna Maria Luisa (o Ludovica) de’ Medici – Firenze, 18 febbraio 1743 viene ogni anno commemorata. L’iniziativa voluta da un gruppo di storici e di studiosi, alle Tradizioni Popolari Fiorentine del Comune di Firenze ormai da vari anni.
Allo stesso modo da qualche anno, proprio in Palazzo Vecchio viene riproposta una rappresentazione teatralizzata dell’Ultima dei Medici. Nella foto a margine (Giuseppe Sabella), un’attrice ricorda in modo esemplare il gesto della firma del Patto di Famiglia nelle vesti della triste e lungimirante principessa.
foto: Giuseppe Sabellaby Filippo Giovannelli – Anna Maria Luisa, the daughter of Cosimo III de ‘Medici and Marguerite-Louise d’Orléans, was born in Florence on August 11, 1667, was the second of three brothers: Ferdinand (1663) and Gian Gastone (1671).
The children of Anna Maria Luisa, was marked by frequent quarrels between the father, a grim, silent and deeply religious, and his mother, a woman lively and playful, who hated her husband and lives in Florence, and in 1674 left Tuscany to retire to a convent of Montmartre.
The Grand Duke Cosimo III, whose Catholicism had become increasingly rigid, imposed a number of restrictions and rules aimed at banning the immorality and heresies, and to oppress the city with its heavy taxes and other financial measures.
The eldest son Ferdinand had become an attractive young, bright and intelligent, and the Grand Duke had him marry as soon as possible: the dynasty was in need of an heir.
Unfortunately, the wife chosen for him, Princess Violante Beatrice of Bavaria, was a pale young and emotional.
He practically ignored her, and she, in any case, was barren. One day, Ferdinand departed for Venice, where he contracted syphilis from a lady of noble family. Because you could not wait for an heir of Ferdinand, Grand Duke Cosimo focused his attention on the second Gian Gastone.
The latter, with homosexual tendencies even stronger than those of his brother, he spent most of his time alone, dedicating research in botany or the learning of foreign languages. He married the daughter of the Duke of Saxe-Lauenberg and widow of Philip Count Palatine of Neuburg, a woman of a truly exceptional ugliness, quarrelsome and absolutely lacking in attractiveness.
His wife dragged him in the village of Reichstadt, near Prague, but the place and the woman disgusted Gian Gastone. Their relationship became stiff and distant, and the two never had children.
Cosimo III had to abandon the cardinal’s hat to his younger brother Francesco Maria, married to a young princess (Eleonora Gonzaga) in the vain hope of having an heir apparent, but in this case there was not an heir. So, both brothers of Anna Maria Luisa showed poor attitude to the responsibilities of government and little responsibility towards the Medici dynasty.
Anna Maria was a tall, dark, with a masculine voice and a loud laugh; Wilhelm, Elector Palatine, married in Innsbruck, and soon after passed a venereal disease: the disease was thought to be responsible for the abortions that angustiarono its youth. He lived in Innsbruck until the husband’s death in 1716, then returned to Florence.
In 1723 Cosimo III died in 1737 and Gian Gastone. Ferdinand had died several years before his father, and Anna Maria Luisa de ‘Medici had been the last, and I was always well aware of. At his death, Tuscany would pass under the dominion of Lorraine, in the person of Duke Francis, husband of Maria Theresa of Austria.
On the death of his brother Gian Gastone in 1737 the Prince of Lorraine representative Craon offered to Anna Maria Luisa the regency of the Grand Duchy in the name of Francis Stephen of Lorraine, the new sovereign, but the princess declined, but remained to live in the Palazzo Pitti and devoting himself to his passion for art and antiques.
It was this passion in them to make the gesture that has remained popular and that was the real fortune of Florence in 1737 Anna Maria Luisa stipulated by the new ruling dynasty known as the “Family Compact”, which stated that the Lorraine could not carry
“Or raise outside capital and the rule of the Grand Duchy … Galleries, Paintings, Statues, Libraries, jewels and other precious things … the succession of the Most Serene Grand Duke, so that they remain for the ornament of State for Public utilities and attract the curiosity of Foreigners “.
With this pact Anna Maria Luisa allowed that Florence did not lose any work of art and does not suffer the fate of Urbino, that the extinction of the house of Della Rovere was literally emptied of its treasures. Even more far-sighted gesture was to pay particular attention to the phrase “to attract the curiosity of Foreigners”.
From this we see the cultural stature of Anna Maria, the great spirit of conservation but also the far-sighted provide that the beauty of the works could be enjoyed by others, providing a tourist who was then just an idea.
The municipal government has entered this event as an official holiday of the City of Florence along with other traditional festivals and celebrations that take place in the city. The anniversary of the death of Anna Maria Luisa (or Ludovica) de ‘Medici – Florence, February 18, 1743 is commemorated every year. The initiative launched by a group of historians and scholars, the Traditions of the Florentine Commune of Florence several years ago.
Similarly for some years, in Palazzo Vecchio is revived a dramatized representation of the Last of the Medici. In the photo on the sidelines (Joseph Sabella), an actress recalls in an exemplary manner the act of signing the Covenant Family in the role of the sad and forward-looking princess.
photo: Giuseppe Sabella