Ott 24, 2023 | Territori
Il 28 e 29 ottobre torna a Capannori (Lucca) Slow Beans, la manifestazione che ogni anno riunisce i produttori di legumi dell’omonima rete di Slow Food in momenti di incontro e degustazione intorno alla consueta mostra mercato, che per questa edizione presenta oltre 30 produttori da tutta Italia e dall’estero.
La raccolta dei fagioli nei campi di mais. In foto il produttore Domenico Defilippi nei suoi campi – Presidio della Piattella Canavesana di Cortereggio, Piemonte © Paolo Andrea Montanaro
L’evento, nato a Capannori nel 2010, torna in Lucchesia dopo aver fatto tappa a Polizzi Generosa (Palermo) nel 2022, e per l’edizione 2023 è organizzato dal movimento internazionale Slow Food, da Slow Food Italia, Slow Food Toscana, Piana del cibo e Comune di Capannori.
La due giorni è ospitata all’interno degli spazi della Mostra Antiche Camelie della Lucchesia presso il Centro Culturale Compitese di Capannori.
Oltre all’esposizione leguminosa – con vendita e degustazione di decine di varietà diverse di legumi, tra cui molti Presìdi Slow Food – sono presenti alcuni produttori in rappresentanza dei Mercati Contadini Lucchesi (Foro Boario, Marlia e Mercato della Terra di Lucca piazza San Francesco) e dei Mercati della Terra Toscani (Montevarchi, Montecatini e San Miniato).
Legumi: il cibo amico della salute e della sostenibilità
«I legumi sono i veri alleati per un’alimentazione sana ed equilibrata. Valorizzandoli e sostenendo la produzione e il consumo delle varietà tradizionali e locali, ciascuno di noi in maniera semplice ma efficace può incidere sull’attuale sistema di produzione del cibo. Un sistema che pregiudica l’ambiente e la giustizia sociale, minando la sicurezza alimentare e la salute.
Stiamo vivendo crisi gravissime e per arginarle sono necessarie azioni politiche incisive e rivoluzionarie. Tutti noi possiamo agire concretamente per salvaguardare la biodiversità e migliorare la sostenibilità dei nostri sistemi agroalimentari. Ogni giorno, un pasto alla volta» sottolinea Roberta Billitteri, vice presidente di Slow Food Italia.
Produttori da tutta Europa
In programma anche le attività delle aree tematiche, l’Enoteca dedicata ai vignaioli del territorio biologici e biodinamici, lo Spazio Olio con la Cooperativa Agricola Alle Camelie di Pieve di Compito, l’angolo Birreria con Birrificio Contadino Radical Brewery di Capannori e un’area Kids per i più piccoli, con giochi sui legumi a cura della Condotta Slow Food Lucca, Compitese e Orti Lucchesi. Ad accompagnare il tutto non manca la musica dal vivo.
«Slow Beans non è soltanto un mercato, è un’occasione unica per incontrare produttori di legumi che provengono da tutta la Penisola e da altri Paesi europei. Si tratta di un momento di conoscenza, di confronto e di dialogo per gli appassionati, ma soprattutto per chi per la prima volta si affaccia a questo mondo. Quest’anno per la prima volta portiamo la manifestazione nel Compitese, area a sud del comune di Capannori, che non solo sa accogliere e stupire i visitatori ma ha da sempre un legame strettissimo con la terra e con la tradizione della coltivazione dei legumi. Un connubio che non può che incuriosire e invitare a partecipare a questo evento unico nel suo genere», commenta Elena Pardini, fiduciaria della Condotta Slow Food Lucca Compitese Orti lucchesi.
L’evento è stato preceduto da un ottobre tutto dedicato alla scoperta del legumi e del suo territorio. «Con le attività di Aspettando Slow Beans e con il meeting della Comunità leguminosa, consolidate le adesioni dei comuni di Capannori, Altopascio, Porcari e Villa Basilica, la Piana del Cibo ha rinnovato il suo impegno e riparte» dichiara il Presidente Giorgio Dalsasso.
«Pensiamo a questi appuntamenti di ottobre, che coinvolgono enti, produttori, scuole, mercati, ristorazione locale come a un’importante occasione per ridefinire obiettivi, visioni, modelli organizzativi: condividere una strategia locale del cibo è fondamentale per salvaguardare il nostro territorio, per valorizzarne le sue specificità».
Mag 5, 2012 | Arte e cultura, Lucca
di Giuseppe Raimondi – Come ha detto Guido Piovene, Lucca è “una città esemplare il cui disegno storico si conserva quasi intatto ed è compreso in un solo sguardo”.
Un disegno storico che supera l’evidenza urbanistica e architettonica e che ha lasciato tracce nel costume e nel temperamento dei suoi cittadini: la moderazione, la tolleranza, il dialogo, un’innata predisposizione per gli accordi che rende Lucca così diversa dalle altre città toscane.
Quelle mura, che hanno difeso militarmente e politicamente la città, l’hanno anche tenuta al riparo da contaminazioni indesiderate e da invasioni culturali preservando il senso forte della “libertas” – valore fondante della società liberale.
Lucca è da sempre “autonoma”, addirittura dal 180 a.C. quando era colonia latina con uno statuto di “Municipium” – che le dava una discreta autonomia amministrativa.
Capitale longobarda e, in seguito, polo strategico sotto Carlo Magno, alla fine del X secolo Lucca era la capitale del vasto Marchesato di Toscana.
Con poche interruzioni, Lucca è rimasta libera – come Comune, Repubblica e Ducato – fino al 1847 quando si è inserita in modo vitale nello Stato unitario.
Una piccola Svizzera che ha saputo evitare i conflitti. E non era facile dato che la Lucchesia è da sempre terra di transito obbligato per il Centro e il Sud d’’Italia.
Lucca ha saputo difendere la sua indipendenza con un’abile capacità negoziale, basata sulla moneta e sulla diplomazia.
Da una parte, infatti, Lucca pagava in moneta contante sia gli alleati, sia i potenziali nemici, dall’altra, la città svolgeva una continua attività diplomatica per mantenere l’equilibrio con le potenze da cui dipendeva la sua autonomia.
Un’indipendenza che oggi potremmo definire “a sovranità limitata” fatta soprattutto in funzione antimedicea ed antifiorentina.
Il fatto di non aver subìto una Signoria di lunga durata ha permesso a Lucca di sviluppare un forte senso civico e istituzioni che consentivano una maggiore partecipazione. Insomma, è stata la culla di un vero e proprio federalismo “ante litteram”.
Il costo delle alleanze e la crescita dei contatti negoziali si sono trasformati in un formidabile incentivo allo sviluppo dei commerci e delle ricchezze.
Per questa singolare evoluzione storica, Lucca è oggi un modello di cultura e di filosofia di vita. E’ una delle città più belle della Toscana proprio per il senso della misura e dell’armonia che si respira in ogni angolo della città. Non c’’è un monumento che prevarichi gli altri. La città si sviluppa in modo armonico, fra piazze e vicoli, circondata dalle grandi Mura, che sono cornice ed emblema di questa misura e di quest’armonia. di Giuseppe Raimondi – As Guido Piovene said, Lucca is “an exemplary town Viagra whose historic layout is practically still intact and is understood in a single glance”.
A historic layout that overcomes the evidence of its architecture and town planning and that left traces in the make-up and temperament of its townsfolk: their moderation, tolerance, dialogue and an innate predisposition for agreements which makes Lucca so different from other Tuscan towns.
Those walls, which have defended the town from a military and political point of view, have also sheltered it from unwanted contamination and cultural invasions, preserving the strong sense of libertas, the founding value of liberal society.
Lucca has always been “autonomous,” actually since 180 B.C. when it was a Latin colony with a Municipium statute, which gave it a discrete administrative autonomy.
Longobard capital and, later on, a strategic centre under Charlemagne, at the end of the 10th century, Lucca was the capital of the vast March of Tuscany.
Apart from a few interruptions, Lucca remained free – as a municipality, republic and duchy – until 1847 when it was a vital component included in the unified state.
A small Switzerland that has always known how to avoid conflict; and it wasn’t easy as the Lucchesia has forever been a land of obligatory passage for Central and Southern Italy.
Lucca knew how to defend its independence with clever negotiating skills, based on currency and diplomacy.
On one hand, Lucca in fact paid its allies and potential enemies in money; on the other hand, the town did continuous diplomatic work to maintain equilibrium with the powers on which its autonomy depended.
This is an independence that we could now call “limited sovereignty” practised above all against the Medici family and Florence.
The fact that Lucca was not subjected to a long Signoria allowed it to develop a strong sense of civic pride and institutions that enabled greater involvement. In short, it was the cradle of a real federalism that was ahead of its time.
The cost of the alliances and the growth in negotiating contacts were transformed into a formidable incentive for the development of trade and riches.
For this historic development alone, Lucca is now a model of culture and a way of living. It is one of the most beautiful towns in Tuscany for its sense of measure and harmony, which you can feel in every corner of the town. No one monument outshines the others. The city extends in a harmonious way, amongst squares and alleyways, surrounded by the great walls, which are the frame and symbol of this measure and harmony.