Alogastronomia questa sconosciuta

Alogastronomia questa sconosciuta

“Alogastronomia” parola di cui pochi avranno sentito parlare e che origina da “ale”, termine inglese per fermentazione indica l’abbinamento tra questa bevanda e i prodotti gastronomici è un neologismo appositamente coniato dall’Associazione Apecchio Città della Birra per indicare l’abbinamento cibo – birra e di cui si sta occupando anche l’Accademia della Crusca.


Una parola tutta da scoprire

La complessa nuova parola che consacra Apecchio come capitale nazionale anche culturale della birra artigianale indica quindi l’abbinamento birra-cibo che va ben oltre il tradizionale e inesatto binomio birra-pizza.
Birra e pizza infatti, con il grande carico di carboidrati sono in realtà un attentato alla digestione e al sonno, specie se consumate di sera. Quindi ben venga la ricerca di altre curiose accoppiate.
Torniamo al  neologismo che in attesa dell’opinione dell’Accademia della Crusca è stato coniato recuperando l’antico termine anglosassone “ale” che designa un tipo di birra chiara ad elevata gradazione alcolica con “gaster” e “nomia”
entrambe di derivazione greca.

Foto Fábio Alves per UNsplash

La cultura della “bionda”

L’alogastronomia è quindi un parolone inventato da Apecchio, un concetto in cui s’intende racchiudere e valorizzare tutta la complessa rete della filiera della bionda bevanda che va dalla produzione alla fruizione.
della stessa.
Un mondo quello della birra alle nostre latitudine non popolare e tradizionale come in altre regioni del vecchio continente e quindi meno noto di quello dell’enologia ma che affascina fra tradizione e territorio, fra materie prime, tecniche di produzione e ricerca della qualità.
Ultimo, ma solo in ordine di filiera l’approccio con alogastronomia e quindi con l’abbinamento a tavola.


Nel cuore delle Marche ecco la “capitale italiana della birra”

Nelle Marche la birra artigianale trova, perdonate il gioco di parole, il suo terreno fertile. Quando si parla di birra marchigiana, citare Apecchio è d’obbligo: è stato infatti questo luogo una delle prime realtà che ha iniziato a promuovere le bionde sul mercato nazionale e internazionale diventando protagonista dell’arte brassicola.
Ma perché proprio ad Apecchio? Perché l’acqua del sovrastante Monte Nerone si è rivelata ottima per la birra e l’alta quota, con una bassissima umidità e una marcata escursione termica, ha creato le condizioni ottimali per la lavorazione e la conservazione del prodotto.
La birra artigianale in questa zona è diventata quindi un prodotto di grande interesse da diversi anni. Grazie agli investimenti di alcune aziende locali, oggi la birra nel territorio ha importanza rilevante come qualità, esportata su tutto il territorio nazionale ed europeo. 


La cultura della “bionda”

Di Apecchio da quest’anno insignita del titolo di bandiera arancione del Touring Club Italiano vi abbiamo parlato nel nostro articolo dedicato alle 4 nuove magnifiche località dell’entroterra italiano premiate dal Touring Club ma con l’alogastronomia apriamo un mondo tutto da conoscere.
Nel frattempo scopriamo quindi l’Associazione Nazionale Città della Birra’ che raccoglie di comuni italiani che hanno sul loro territorio almeno un birrificio artigianale o agricolo di qualità.
Come per il vino nessuno sa quando è nata precisamente la birra, così la nascita della prima bevanda prodotta dalla fermentazione dei cereali si perde nella notte dei tempi.

Foto di amiera06 da Pixabay

Piccole pillole di degustazione e abbinamento

L’abbinamento di cibo e birra segue in linea di massima i principi cardini dell’abbinamento cino vino.
Niente di nuovo?
Beh, oltre a qualche similitudine ( conoscenza della tecnica di degustazione e adeguata padronanza delle regole di abbinamento) c’è un mondo tutto da scoprire…
Oltre alle caratteristiche organolettiche della birra è necessario utilizzare i corretti descrittori per il cibo.
Gli aspetti su cui focalizzare maggiormente la valutazione ai fini del corretto abbinamento sono: sapidità, tendenza dolce, grassezza, tendenza acida, tendenza amarognola, untuosità, succulenza, persistenza gusto – olfattiva e gli abbinamenti possono essere per contrasto o per concordanza.
L’abbinamento per contrasto di sapori nella birra consiste nell’accostare birre aventi caratteristiche antitetiche a quelle dei cibi, perseguendo l’obiettivo di pulizia della bocca e della predisposizione ad accogliere la porzione successiva.
I cibi a tendenza dolce (riso, pasta, vegetali amidacei e zuccherini, crostacei, prosciutto cotto, carne al sangue) richiedono  una certa durezza della birra, fornita da componenti acide, sapide e da una spiccata effervescenza.
Gli elementi con spiccata tendenza amarognola come le carni grigliate, alimenti speziati o aggiunti di erbe aromatiche, insalate amare e carciofi, sono ottimamente controbilanciati da birre molto morbide.
Medesime considerazioni possono essere effettuate nel caso di pietanze a tendenza acida, quali condimenti con salse di pomodoro, marinature con limone o aceto.
I piatti a base di carni untuose e i cibi succulenti (spezzatini, zuppe di pesce)  trovano il giusto accompagnamento con birre particolarmente alcoliche ed amaricate.
Allo stesso modo, in termini generali, i cibi grassi (salumi,  formaggi) ben si adattano a birre con spiccata effervescenza, buona alcolicità e tannicità.
L’abbinamento per similitudine  considera gli aspetti di struttura ed intensità e persistenza gusto-olfattiva. Gli alimenti con struttura consistente richiedono birre altrettanto corpose e strutturate, al contrario con cibi delicati sono consigliate bevande con minor carattere.
I cibi particolarmente profumati, come quelli a cui sono state aggiunte  spezie e aromi, trovano il giusto equilibrio con birre di particolare aromaticità.