Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Sardegna, Liguria, Calabria, Sicilia, Molise e Venezia fuori stagione. Itinerari splendidi solo per camminatori “controcorrente” di settembre.
Mentre tutti tornano a lavoro e, pian piano, le città riprendono i loro ritmi incessanti, c’è chi pensa di proseguire con ancora un po’ d’estate per godere della bella luce settembrina, prima del lungo inverno.
E’ il popolo dei viaggiatori di settembre, quelli che non amano tuffarsi nelle calche agostane, nel traffico da bollino nero ma pazienti, spesso anche soffrendo in città, aspettano il rientro di tutti per concedersi il momento più giusto per viaggiare, quello meno affollato.
Anche nel popolo dei camminatori sono tanti gli amanti di settembre che cercano nella fine della bella stagione il silenzio dei propri passi e la quiete per ricominciare al meglio un nuovo anno.

Con la Compagnia dei Cammini settembre è un mese ricco di viaggi tra i boschi quasi deserti, le spiagge ormai vuote in cui rubare gli ultimi tuffi della stagione estiva e i piccoli borghi del nostro Paese, abbandonati dai turisti.

La via dei Banditi

In Sardegna sul cammino dei banditi

E’ il caso della Sardegna dove a settembre si può fare il cammino dei Banditi, dall’Ogliastra alla Barbagia dedicato solo a chi è ben allenato.
Un percorso avventuroso e selvatico che unisce alcuni dei luoghi legati alle vicende del banditismo sardo a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Da Ulassai a Oliena sulle tracce di Samuele Stocchino, detto la Tigre d’Ogliastra, Giovanni Salis, detto Corbeddu e tanti altri.
Tra storia e leggenda, si camminerà sui sentieri che percorrevano, si visiteranno le grotte dove si rifugiavano, si dormirà nei boschi secolari sotto gli stessi alberi testimoni di tante vicende legate a questa pagina di storia.
Si parte dall’Ogliastra per inerpicarsi giorno dopo giorno fino al Gennargentu sulle cime più alte dell’isola ed entrare così in Barbagia.
Un viaggio fuori dalla Sardegna più conosciuta, un viaggio autentico: sul cammino non mancheranno gli incontri con i pastori che ancora vivono secondo il “codice barbaricino”.
Chi si dava “alla macchia” in questi luoghi remoti partiva con una scorta di provviste di prodotti tradizionali (pane carasau, formaggio), si integrava con quanto veniva offerto o si riusciva a ottenere lungo la strada: questa sarà anche la provocazione di questo cammino veramente wild. Ovili, grotte, ripari sotto la roccia saranno i nostri punti tappa. Si dorme sempre all’aperto, grazie a ripari naturali o al semplice telo tarp che potrà diventare un rifugio.

La via del sale

La via del sale fra Liguria e Lombardia

Tra la Liguria e la Lombardia, invece, prima della stagione delle piogge, si può percorrere la Via del Sale  con un itinerario solo per camminatori esperti identificato a partire da quel fascio di percorsi che, già da tempi antichi, collegavano l’Oltrepò Pavese alla costa ligure di Camogli e Portofino per consentire ai mercanti il trasporto del sale con le loro carovane di muli.
La partenza è da Varzi, importante borgo commerciale nel XIII secolo, di cui oggi rimangono ancora le antiche torri della cinta muraria; si passa poi in Piemonte, per attraversare l’Appennino ligure e raggiungere infine il mare.
Il percorso si snoda fra rigogliosi boschi e ampi crinali, prevalentemente su sentieri e mulattiere, in strette e affascinanti valli e con la vista che spesso si spinge fino alle lontane Alpi.
Si passa per diversi insediamenti rurali per capire come in questi luoghi si vivesse nei secoli passati: Varzi, Castellaro, Torriglia, Uscio e giù fino a Portofino con con un tuffo nel mare di San Fruttuoso; antichi borghi ricchi di fascino, panorami emozionanti e una grande accoglienza, compresa l’ottima cucina locale, renderanno speciale questo cammino.

La costa jonica

Nella Calabria meno conosciuta

E ancora si può tornare a vivere una Calabria diversa da quella che solitamente visitiamo l’estate per un cammino adatto a tutti lungo la costa ionica calabrese, nella punta estrema della penisola italiana, con le montagne dell’Aspromonte a fare da cornice tra l’azzurro del mare e del cielo e il bianco delle rocce.
Camminando si potranno ascoltare il frangersi delle onde del mare, i suoni del vento e degli uccelli e con la possibilità di rigenerarsi con un bagno nelle splendide acque del mare Ionio.
La luce del sole che tramonta sull’Etna si trasforma in una scenografia da immortalare in foto e che sicuramente rimarrà a lungo impressa nella mente di ognuno di noi.
Ospitalità, mare limpido, spiagge infinite e deserte, camminate tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, cibo genuino e tradizionale saranno i punti forti di questo viaggio in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa legato al mare… che sarà tutto per noi e per le tartarughe Caretta Caretta.
Questo tratto di costa infatti rappresenta l’area di nidificazione più importante d’Italia per questa specie, come accertato dai più recenti studi eseguiti dall’Università della Calabria di Cosenza.

Il cammino dei Sanniti

In Molise sul cammino dei sanniti

A settembre si può anche approfittare del bel tempo per visitare luoghi sconosciuti e inediti come il Cammino dei Sanniti in Molise solo per camminatori esperti.
Un percorso lungo le tracce di un popolo scomparso attraverso una storia fantastica, di coraggio e lotta per la libertà.
Sulle orme di un romanzo, Viteliù, che significa Italia, nel linguaggio antico dei popoli italici, perché l’Italia nacque proprio lì e nacque per difendere libertà e autodeterminazione di ben dodici popoli appenninici sotto la guida di Sanniti e Marsi.
Questo viaggio sulle tante tracce rimaste di un popolo antico è destinato a chi ama la storia e le sue suggestioni.
Così le mura ciclopiche su un monte diventano un accampamento, le basi di un tempio riprendono vita e ogni sasso squadrato saprà raccontare storie antiche come il Santuario della Nazione, la città del Toro Sacro, la Pietra-che-viene-avanti, l’antro di Kerres. Senza dimenticare il presente: incontri con persone vere, natura e cultura. Nella prima parte del viaggio, l’ambiente sarà più montano e si saliranno alcuni monti panoramici, tra cui il Monte Kaprum e il Monte Campo, entrambi di circa 1.750 metri. Si cammina, poi, sul tratturo Celano – Foggia, uno dei tratturi principali che collegavano Abruzzo, Molise e Puglia per il trasferimento stagionale delle greggi.

La Magna Francigena

In Sicilia sulla Magna via Francigena

E infine la Sicilia, a fine settembre già più tranquilla da scoprire a passo lento lungo la Magna Via Francigena, un percorso da fare solo con un buon livello di esperienza.
Questa è una delle più importanti vie storiche siciliane, un tempo strada romana fino a diventare il fulcro del sistema viario normanno.
È anche la testimonianza che anche la Sicilia nel Medioevo partecipò attivamente al fenomeno del pellegrinaggio.
Da questa strada che collega la costa nord a quella sud e che attraversa il cuore dell’isola, è passata la storia della Sicilia e dell’Europa intera, pellegrini, soldati, viaggiatori, arabi, greci, normanni: qui si è incontrato il Mediterraneo e qui si è formata l’Europa.
La Magna Via è lunga quasi 140 km da farsi in sei tappe, le più belle e selvagge, tralasciando quelle con più asfalto e paesaggi eccessivamente antropizzati.
Si parte da Piana degli Albanesi alle porte di Palermo, patria del miglior cannolo siciliano, attraverseremo paesi e borghi evocativi come Corleone, Prizzi, Sutera, e concluderemo alle porte di Agrigento, a Racalmuto, il paese che diede i natali al grandissimo Leonardo Sciascia. Percorrere oggi la Magna Via significa tante cose, ma soprattutto dare opportunità di lavoro e di sviluppo di un turismo sostenibile a chi vive nella Sicilia interna. Significa anche sostenere concretamente le strutture ricettive che hanno avviato la loro attività e supportare il lavoro dell’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che attraverso il recupero dei sentieri e coinvolgendo attivamente le realtà locali, hanno avviato questo grande progetto.

Camminare e far rinascere le antiche Vie è come accarezzare dolcemente l’anima di un territorio e la Sicilia, con tutta la sua bellezza e ricchezza di storia, arte e natura, ha bisogno di tante carezze, e tante sa restituirne.

8 destinazioni alla scoperta del tartufo

8 destinazioni alla scoperta del tartufo

Un giro d’Italia da nord a sud e ritorno al sapor di tartufo. Quattro mete diverse fra loro per storia e cultura ma quattro mete per assaporarlo, conoscerne tutti segreti, stanarlo con il cane e imparare a cucinarlo.
In autunno e in inverno le tavole si inebriano del profumo del tartufo che dai boschi diventa il re di piatti deliziosi proviamo a conoscerlo meglio.


Umbria: alla scoperta del nero fra dicembre e gennaio

In Umbria l’inverno è il momento ideale per degustare il pregiato tartufo nero umbro che si raccoglie proprio tra dicembre e gennaio.
Un’ esperienza da scoprire in un percorso lento tra natura, storia e arte.
Vengono organizzate speciali cacce al tartufo con il cavatore e il suo fidato cane nei dintorni di Gubbio, Norcia e Città di Castello.


Molise: il bianco e il nero di Castel del Giudice

Castel del Giudice (Isernia) in Molise, circondato dai boschi dell’Appennino molisano-abruzzese noto per la produzione delle mele , è il luogo in cui il tartufo diventa emozione.
Un rituale affascinante: partire insieme al tartufaio Antonio e la cagnolina Kelly, imbattibile con il suo fiuto sopraffino, per una giornata nell’azienda agricola Le Tartufaie e un tour alla scoperta delle varianti nere e bianco del prezioso tubero, l’ambiente in cui nasce e si sviluppa, la cavatura e tante curiosità sul diamante della terra.


In Alta Valle Isarco

in Alta Valle Isarco, tornano dal 17 novembre al 7 dicembre 2023 le Settimane del Tartufo, con gli esclusivi piatti firmati dallo chef 2 Stelle Michelin Peter Girtler.
Menu esclusivo a base di 5 specialità al tartufo nell’antica Gasthofstube.

Piemonte: la capitale del tartufo

Il Piemonte è rinomato per il tartufo bianco, in particolare nella zona delle Langhe e del Monferrato. Puoi partecipare a tour di caccia al tartufo con esperti locali e i loro cani addestrati. Alcuni luoghi noti per i tour di tartufo nel Piemonte includono Alba e Asti.
Se l’evento più famoso è ovviamente, la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba giunta ormai alla sua 93esima edizione che ha il suo clou nel Mercato Mondiale del tartufo, non mancano eventi diffusi specie nel territorio del Monferrato e dell’alessandrino dove si contano oltre dieci eventi dedicati.


Toscana; da San Miniato, a San Giovanni d’Asso e Volterra

La Toscana è un’altra regione famosa per i tartufi, in particolare il tartufo nero. Città come San Miniato e Volterra offrono tour di tartufo, che spesso includono la caccia al tartufo e degustazioni di piatti a base di tartufo.
San Miniato, a metà strada fra Firenze e Pisa che ospita la Fiera del Tartufo è una delle capitali nazionali. Leggenda narra che i tartufi più belli venduti alla fiera mondiale di Alba siano in realtà di San Miniato…
Ma torniamo nel borgo per darvi appuntamento nei fine settimana 11-12 / 18-19 / 25-26 novembre 2023 quando il
centro città ospiterà laboratori, banchi di degustazione e vendita del pregiato prodotto.


Marche: non solo Acqualagna

Le Marche sono un’altra regione italiana rinomata per il tartufo nero. Acqualagna è una delle città più famose per il tartufo nelle Marche e offre tour e festival del tartufo.
Se la fiera nazionale di Acqualagna quest’anno per colpa del caldo e la mancanza del fungo ipogeo è stata un po’ sottotono altre sono le occasioni per la scoperta del tartufo marchigiano.
Un’ottimameta è senz’altro la regione del Montefeltro e più nell specifico il borgo di Montefabbri provincia di Pesaro Urbino. Un paese che sembra essersi cristallizzato al 1400 dove funghi e tartufi sono di casa.


Abruzzo: neri, prelibato e poco noto

L’Abruzzo è famoso per il tartufo nero prelibato. Puoi partecipare a tour di tartufo a Rocca Calascio e nelle aree circostanti.
L’evento simbolo del tartufo d’Abruzzo è però la Fiera Internazionale dei tartufi d’Abruzzo che s
i terrà dall’1 al 3 dicembre 2023 all’Aquila, presso il Parco del Castello Cinquecentesco.

Puglia: il pregiato nero di Fasano

Anche la Puglia produce tartufi prelibati, in particolare il tartufo nero. Puoi trovare tour di tartufo nella città di Fasano e nelle aree circostanti.

Il Molise celebra la mela, regina d’autunno

Il Molise celebra la mela, regina d’autunno

Laboratori del gusto, visite guidate, escursioni nella natura d’autunno, street band e tante attività tutte da vivere per la 6° Festa della Mela di Castel del Giudice (Isernia), una nuova, sorprendente, Edizione Esperienziale, che sabato 14 e domenica 15 ottobre 2023 dipingerà di profumi e sapori il borgo dell’Alto Molise al confine con l’Abruzzo, di cui la mela è simbolo.

Castel del Giudice, Festa della Mela 2022 – Credit Adelina Zarlenga

Castel del Giudice: capitale della mela d’Appennino

Pittoresco borgo montano molisano situato al confine con l’Abruzzo Castel del Giudice si trova in una zona paesaggisticamente davvero mozzafiato.
Il borgo è una piccola bomboniera fatta di stradine lastricate, case in pietra e antiche chiesette di montagna tra cui la chiesa di San Marco, la chiesa di San Pietro e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Luogo di antica tradizione rurale Castel del Giudice fra i suoi prodotti tradizionali fra cui salumi e formaggi spicca per essere noto come il “paese della mela” dell’Appennino molisano.
Fra i bellissimi boschi dei dintorni infatti questa piccola comunità è famosa per i suoi meleti e per la produzione di mele di alta qualità, in particolare le mele annurche.

Le mele annurca

Scopriamo la mela che cura

Le mele annurche sono una varietà di mela che cresce in modo particolarmente abbondante nella zona circostante Castel del Giudice.
Forma tondeggiante e leggermente appiattita, con buccia liscia e cerosa, polpa succosa e profumata. Il picciolo corto e debole rende questa varietà di mele caduche particolarmente pregiate e apprezzate.
Vengono coltivate lungo degli appositi melai esposti al sole, dove vengono girate più volte per agevolarne la maturazione, ovvero fino a quando non si evidenzia il tipico colore rosso.
Questa procedura rende la mela annurca particolarmente pregiata, un vero e proprio elisir di salute grazie a proprietà nutritive e organolettiche uniche.
Una tipologia di mele molto apprezzate per il loro sapore dolce e il loro aroma caratteristico. Spesso utilizzate per produrre succhi e dolci regionali, tra cui le famose “sfogliatelle di mele,” una prelibatezza tipica della zona.
La annurca come accennato è la mela della salute per eccellenza che risponde alla perfezione al detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”. La annurca ha una dosi altissime di vitamina A e di vitamina C che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario, la vista e la salute della pelle, nonché una quantità oltre la media rispetto alle altre mele di polifenoli utili nel mantenere in salute organi e tessuti, a contrastare efficacemente l’invecchiamento cellulare e nel proteggere l’apparato cardiovascolare. Infine la annurca è ricchissima di procianidine, una tipologia di polifenoli che la rende particolarmente efficace nel combattere livelli alti di colesterolo..

Castel del Giudice, Raccolta delle mele – Credit Emanuele Scocchera

La festa

Nell’abbraccio del paesaggio colorato dal foliage autunnale e dai filari delle mele nate dove un tempo i campi erano in stato di abbandono, il cuore del paese vedrà i migliori produttori biologici e artigianali del territorio proporre nei loro stand e food truck prelibatezze a chilometro zero, ricette e prodotti tipici molisani e abruzzesi, mentre gli artisti di strada del Castel del Giudice Buskers Festival riempiranno di magia e di musica le vie e le piazze, fino all’albergo diffuso Borgotufi.
Da non perdere i tour nel Giardino delle Mele Antiche, dove sono state recuperate circa 60 tipologie di questi frutti autoctoni, nel birrificio agricolo Malto Lento, la cui birra è prodotta con l’orzo coltivato a Castel del Giudice, e all’Apiario di Comunità con il miele espressione della ricca biodiversità locale. Ma tantissime saranno le sorprese, tra giochi di una volta, passeggiate, degustazioni e musica.

Mela caramellata_Credit Adelina Zarlenga


Sfogliatelle di mela

Ingredienti:
Pasta Sfoglia rettangolare
320 g mele
2 cucchiai di confettura di pesche
70 g di tuorli
Acqua 30 g

Preparazione:
Per preparare le sfogliatine alle mele, potete sbucciare le mele o lavarle per usarle con la buccia Tagliatele a metà, privatele del torsolo, creando un foro profondo con un coltello e scavando con l’aiuto di un cucchiaino.

Poi tagliate a fettine molto sottili dello spessore di 4 mm. Per evitare che le mele anneriscano, ponetele in una ciotola contenente acqua fredda e il succo di mezzo limone.
Mettete la confettura di pesche in un pentolino, versate l’acqua e portate a bollore a fuoco dolce, mescolando con una spatola da cucina per 2 minuti..
Spegnete il fuoco e filtrate il composto che avete ottenuto con l’aiuto di un colino a maglie strette in modo da rendere la confettura più cremosa. Stendete la pasta sfoglia sul piano di lavoro e tagliatela in 4 rettangoli della misura di 10×15 cm
Disponete su ciascuna sfoglia 6-7 fettine di mele, sovrapponendole leggermente, lasciando tutto intorno 1-1,5 cm dal bordo. Una volta terminato spennellate le mele con metà dose di confettura di pesche
In una ciotolina a parte sbattete il tuorlo con poca acqua (13-14) e spennellate il bordo della sfoglia
Ponete le sfogliatine pronte su una leccarda foderata con un foglio di carta da forno e fate cuocere in forno statico preriscaldato a 180°-190° per 10-12 minuti (o a 160°-180° per 7-8 minuti se in forno ventilato).
Quando saranno cotte, estraetele dal forno, cospargetele con l’altra parte di confettura alle pesche restante
e lasciate raffreddare. Infine potete servire e gustare le vostre sfogliatine alle mele.

La Calabria premia i migliori vini autoctoni del sud

La Calabria premia i migliori vini autoctoni del sud

A Trebisacce, sull’alto Jonio cosentino in agosto l’evento di premiazione dei grandi vini del sud con madrina d’eccezione l’enopittrice Elisabetta Rogai.

Elisabetta Rogai, la madrina dell’evento con alle spalle il suo splendido bronzo di Riace

Anche le etichette in passarella insieme al vino

L’appuntamento arrivato alla sua decima edizione, patrocinato dal Comune di Trebisacce, è stato sostenuto da organismi di settore, nato per ricordare che l’opera di ognuno è un bene di tutti perché è la dimostrazione che il lavoro e il dialogo tra gli operatori sono le strade principali per lo sviluppo
sostenibile dei comprensori e dei territori, vocazioni naturali che li caratterizzano, con creatività, da secoli.
Mission che è stata evidenziata dalla decima edizione del Wine Festival Art “Il vino nell’Arte, l’Arte nel Vino”, messo in programma il 16 agosto in una prestigiosa location del lungomare di Trebisacce, sull’alto Jonio cosentino, nel quale sono state indicate, secondo le preferenze del pubblico, il miglior “Rosso, Rosato e Bianco” e, grazie ad una giuria internazionale, l’etichetta
più originale tra le 20 Cantine partecipanti.
L’evento programmato ha voluto far degustare e soprattutto, promuovere i vini autoctoni del Sud Italia, prodotti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e mostrare quella espressività che sa suscitare il vino e come le vignette “Vino & Giornali” hanno mostrato in un allestimento.

Elisabetta Rogai all’opera in diretta

Una madrina internazionale per la finalissima

La sottolineatura artistica è arrivata successivamente il 2 settembre, data programmata per il conferimento dei riconoscimenti del meeting, di cui è stata madrina, con le sue creazioni di EnoArte®, l’Artista fiorentina Elisabetta Rogai, famosa per aver brevettato la sua tecnica di dipingere con il vino, ha portato la sua testimonianza di come le donne contribuiscono fattivamente allo sviluppo di un prodotto importante per il nostro Paese per qualità, riconoscimenti ed export.
L’Artista, reduce dalla sua ultima performance live in agosto, vino su marmo bianco di Carrara a Forte dei Marmi e reduce dai trionfi piemontesi nelle tre terre canavesane è stata la madrina ideale per raccontare la sua tecnica EnoArte®, di come far diventare Arte un prodotto della terra, come il vino, trasportandolo con arte e talento dalla cantina alla tela, al marmo, alla pietra, è stato il tema presente per conferire un omaggio al territorio, celebrando i vini autoctoni del Sud Italia.
L’evento è stato organizzato da Franco Pingitore, direttore artistico, delegato regionale della Scuola Europea Sommelier, esperto nel settore eventi, infatti la sua ultima manifestazione è stata La Notte Rosa del Vino, nella quale sono state di nuovo presenti le donne con tutta la loro forza, coraggio e determinazione nel portare avanti imprese vitivinicole mettendosi in gioco, realizzando relazioni importanti e opportunità per crescita diffusa.


Elisabetta Rogai, una vita di successi

Elisabetta Rogai dipinge dall’età di 9 anni. La sua prima mostra da “adulta”, nel 2001, all’Officina profumo farmaceutica di Santa Maria Novella (Firenze), e da lì in avanti una nutrita serie di eventi, oltre alla partecipazione ad Art Cannes “Le salon des artistes” (Palais des Festivals, La Croisette, Cannes), mostre personali a Firenze, Capri, Washington, Napoli, Milano e Fiesole, a Pietrasanta nell’ambito della Versiliana.
Nel
frattempo realizza il ritratto di Oriana Fallaci, per la Regione Toscana dedicato alla scrittrice, e riceve la commissione come “unica donna” per un grande affresco celebrativo dei 70 anni della Scuola di Guerra Aerea di Firenze.
Viene scelta inoltre a
rappresentare Firenze in una mostra per i 40 anni del gemellaggio con Kyoto (Giappone) e per l’apertura della sala fiorentina del museo d’arte contemporanea di Arequipa (Perù), mentre dal suo dipinto Astrid è stata ricavata l’etichetta del vino ufficiale del semestre italiano di presidenza dell’Unione europea.
Il suo immaginario prende vita attraverso
creature surreali, donne e cavalli, oppure alla ricerca della sua terra, cariche di colori cangianti del vino dalle infinite sfumature che richiamano i fenomeni naturali.
Nel 2011 inventa EnoArte®, l’arte di dipingere con il vino al posto dei colori e il suo successo è istantaneo, chiamata dalle maggiori cantine sia italiane che straniere. Nel 2015 – anno dell’Expo – è chiamata ed effettuare il Drappellone del Palio di Siena e nel 2016 è testimonial di Audi Italia per  il progetto Innovative Thinking.
Da allora, nel
settore del vino, annovera grandi successi, sia in Italia che all’estero, a Hong Kong, a Milano per EnoFrigo a Host Fiera, al China Import & Export Fair Complex Guangzhou (Cina), a Castelfalfi, al Vintaly, il ritratto di Giacomo Tachis eseguito con il vino commissionato dal suo collezionista la Fondazione Chianti Banca, una grande mostra celebrativa in Palazzo Vecchio per il G20 sull’Agricoltura, fino ad eseguire 3 ritratti ad Andrea Bocelli per la Fondazione Bocelli aggiudicati a 25 mila dollari cadauno.

Le 15 cascate dove fare il bagno in Molise

Le 15 cascate dove fare il bagno in Molise

Con la bella stagione e il gran caldo cresce il desiderio di avventurarsi in escursioni lungo i sentieri nei boschi, alla scoperta di luoghi poco conosciuti ma ricchi di fascino dove magari fare un bel bagno lontano dall’affollamento delle spiagge.

Molise, terra d’acqua e di natura

Tra le mete perfette per gli amanti delle passeggiate e della natura c’è sicuramente il Molise, una Regione tutta da scoprire e poco conosciuta che esiste davvero!
Scopriamola in estate con un itinerario fresco alla scoperta di quindici cascate, una più bella dell’altra. 


Il tour delle cascate nei dintorni d’Isernia

Iniziamo il nostro viaggio alla scoperta delle cascate molisane partendo dalla provincia di Isernia dov’è possibile visitarne addirittura dieci tra cui quella del Rio di Roccamandolfi, nota per il ponte tibetano sospeso sul fiume e sul borgo, tra le montagne.
Sempre in provincia di Isernia, imperdibile la cascata del Carpinone, un vero spettacolo della natura immersa nel bosco e raggiungibile solo attraverso dei
sentieri ben segnalati. Il tour prosegue con le cascate del Verrino di Agnone uno dei siti naturali più selvaggi e incontaminati del Molise.
A Castel San Vincenzo ci sono le cascate del Volturno, dal fascino fiabesco e i colori spettacolari.
Nel piccolo borgo di Santa Maria del Molise famoso per i numerosi corsi d’acqua è poi possibile ammirare le romantiche cascatelle nel Parco dei Mulini
Il viaggio nelle chiare e fresche acque delle cascate molisane prosegue con quelle immerse nel verde lussureggiante di Santa Maria dell’Altopede che formano delle piscine naturali e giochi d’acqua nei pressi del Santuario davvero incredibili.
Altre quattro cascate naturali possono essere ammirate a Campo Sacco nel comune di Monteroduni, luogo incantevole e spesso set ideale per matrimoni e ricevimenti.
Le più famose sono sicuramente le incontaminate cascate Verrino che si trovano nelle valli incontaminate di Capracotta.
Le ultime due cascate in provincia di Isernia sono le “Zumpatur” a Frosolone e le Foci a Cerro al Volturno, queste ultime da visitare però all’inizio della primavera, quando l’acqua è abbondante.


Le cinque cascate imperdibili vicino a Campobasso

Spostandosi in provincia di Campobasso sono altre cinque le cascate da inserire nel nostro itinerario e che devono essere assolutamente visitate.
La prima è quella dei Pioppi, a Bonefro, a circa 40 minuti in auto dal capoluogo molisano.
Poco distante a San Giuliano di Puglia, meritano una visita le cascate San Lorenzo, immerse in un bellissimo bosco.
Spostandosi più a sud, a Montagano troviamo le cascate “Lo Schiaffaturo” e, infine, a Sepino, quelle della Castagna.

Non resta quindi che indossare le scarpe da trekking, mettere nello zaino le scarpine da scoglio e immergersi alla scoperta di questa splendida regione e delle sue meravigliose cascate.