Firenze: a Palazzo Pitti una mostra per fa rivivere i Carnevali barocchi

Firenze: a Palazzo Pitti una mostra per fa rivivere i Carnevali barocchi

[:it]In esposizione insieme ad altre opere il grande dipinto del ‘Carro d’oro’ di Johann Paul Schor, dal 19 febbraio
fino al 5 maggio.

Si apre per carnevale una mostra in tema, Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi che ci parla proprio delle mascherate, delle feste, e degli allestimenti barocchi.
Ne è protagonista lo spettacolare dipinto, recente acquisto dalle Gallerie degli Uffizi, raffigurante Il corteo del principe Giovan Battista Borghese per il Carnevale di Roma del 1664, del pittore tirolese Johann Paul Schor (Innsbruck 1615 – Roma 1674) attivo a Roma a partire dalla fine degli anni Trenta del Seicento.

Forse il più creativo e fantasioso collaboratore di Gian Lorenzo Bernini, Schor fu artista dell’effimero, della messa in scena barocca, della festa di rappresentanza, dell’ingresso cerimoniale. Al contempo con la sua stupefacente fantasia era capace di progettare trionfi da banchetto in glassa di zucchero, stoviglie in argento, ma anche pale d’altare e decori ad affresco.

“L’acquisizione, da parte delle Gallerie degli Uffizi, del grande dipinto di Johann Paul Schor si è rivelata una grande opportunità per approfondire gli studi sull’artista – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – e per ricostruire non solo la storia dell’evento raffigurato sulla tela, ma tutto un tessuto di relazioni artistiche e di committenza nel secondo Seicento a Roma e a Firenze”.

Il dipinto di Schor con il corteo carnevalesco del principe Borghese viene esposto insieme ad un’altra grandiosa tela, eccezionalmente prestata dal Museo di Roma di Palazzo Braschi: si tratta della celebre Giostra dei Caroselli a Palazzo Barberini (dipinto di Filippo Lauri e Filippo Gagliardi) allestita Il 28 febbraio 1656 dinanzi a Palazzo Barberini in onore della regina Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo. Alla progettazione dei vari apparati per la Giostra dei caroselli collaborò anche lo Schor che otto anni dopo, curiosamente nello stesso giorno (28 febbraio) progettò e organizzò la Mascherata Borghese testimoniata nel dipinto da lui
stesso eseguito.
Nella sala delle Nicchie appositamente rivestita in raso giallo oro, come le centinaia di figure in vesti di Ninfe Esperidi che affollano il dipinto di Schor.

Accanto alle due grandi tele dedicate alle celebri mascherate romane, viene esposta la serie completa dei Balli di Sfessania di Jacques Callot, originale rassegna delle maschere italiane del Seicento, le tre incisioni di Stefano della Bella che documentano un’altra celebre mascherata, svoltasi nel 1661 al Giardino di Boboli a Firenze, e ancora alcuni dipinti dedicati ai carnevali popolari.
Per la prima volta viene presentata al pubblico un’inconsueta Scena carnevalesca del pittore Bartolomeo Bianchini, abitualmente conservata nei depositi e restaurata in occasione della mostra.
Chiude trionfalmente la rassegna una monumentale Culla da parata – l’acquisto è in fase di completamento da parte delle Gallerie degli Uffizi – realizzata dalla bottega dei fratelli Schor per l’erede di una non ancor nota casata principesca romana. Nella culla, più affine ad un celebrativo gruppo scultoreo che ad un arredo funzionale, l’aristocratico neonato veniva presentato agli esponenti delle grandi casate romane e all’élite ecclesiastica.

La mostra, curata da Maria Matilde Simari e Alessandra Griffo, e ricca di novità sia da vedere che da leggere in catalogo, è anche occasione per presentare al pubblico i due recenti sensazionali acquisti delle Gallerie degli Uffizi, destinati a Palazzo Pitti.
Il grande dipinto dello Schor sarà infatti allestito nel futuro Museo delle Carrozze dentro al Rondò di Bacco, negli spazi delle ex scuderie lorenesi: un tema al quale in mostra è dedicata una piccola sezione con sei fogli che mettono a fuoco dettagli decorativi o tecnici di questi mezzi di trasporto. La culla da parata – una messinscena scultorea di altissima qualità – dopo la mostra e dopo un periodo di indagini tecniche conservative si potrà ammirare negli appartamenti monumentali.[:en]In esposizione insieme ad altre opere il grande dipinto del ‘Carro d’oro’ di Johann Paul Schor, dal 19 febbraio
fino al 5 maggio.

Si apre per carnevale una mostra in tema, Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi che ci parla proprio delle mascherate, delle feste, e degli allestimenti barocchi.
Ne è protagonista lo spettacolare dipinto, recente acquisto dalle Gallerie degli Uffizi, raffigurante Il corteo del principe Giovan Battista Borghese per il Carnevale di Roma del 1664, del pittore tirolese Johann Paul Schor (Innsbruck 1615 – Roma 1674) attivo a Roma a partire dalla fine degli anni Trenta del Seicento.

Forse il più creativo e fantasioso collaboratore di Gian Lorenzo Bernini, Schor fu artista dell’effimero, della messa in scena barocca, della festa di rappresentanza, dell’ingresso cerimoniale. Al contempo con la sua stupefacente fantasia era capace di progettare trionfi da banchetto in glassa di zucchero, stoviglie in argento, ma anche pale d’altare e decori ad affresco.

“L’acquisizione, da parte delle Gallerie degli Uffizi, del grande dipinto di Johann Paul Schor si è rivelata una grande opportunità per approfondire gli studi sull’artista – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – e per ricostruire non solo la storia dell’evento raffigurato sulla tela, ma tutto un tessuto di relazioni artistiche e di committenza nel secondo Seicento a Roma e a Firenze”.

Il dipinto di Schor con il corteo carnevalesco del principe Borghese viene esposto insieme ad un’altra grandiosa tela, eccezionalmente prestata dal Museo di Roma di Palazzo Braschi: si tratta della celebre Giostra dei Caroselli a Palazzo Barberini (dipinto di Filippo Lauri e Filippo Gagliardi) allestita Il 28 febbraio 1656 dinanzi a Palazzo Barberini in onore della regina Cristina di Svezia convertitasi al cattolicesimo. Alla progettazione dei vari apparati per la Giostra dei caroselli collaborò anche lo Schor che otto anni dopo, curiosamente nello stesso giorno (28 febbraio) progettò e organizzò la Mascherata Borghese testimoniata nel dipinto da lui
stesso eseguito.
Nella sala delle Nicchie appositamente rivestita in raso giallo oro, come le centinaia di figure in vesti di Ninfe Esperidi che affollano il dipinto di Schor.

Accanto alle due grandi tele dedicate alle celebri mascherate romane, viene esposta la serie completa dei Balli di Sfessania di Jacques Callot, originale rassegna delle maschere italiane del Seicento, le tre incisioni di Stefano della Bella che documentano un’altra celebre mascherata, svoltasi nel 1661 al Giardino di Boboli a Firenze, e ancora alcuni dipinti dedicati ai carnevali popolari.
Per la prima volta viene presentata al pubblico un’inconsueta Scena carnevalesca del pittore Bartolomeo Bianchini, abitualmente conservata nei depositi e restaurata in occasione della mostra.
Chiude trionfalmente la rassegna una monumentale Culla da parata – l’acquisto è in fase di completamento da parte delle Gallerie degli Uffizi – realizzata dalla bottega dei fratelli Schor per l’erede di una non ancor nota casata principesca romana. Nella culla, più affine ad un celebrativo gruppo scultoreo che ad un arredo funzionale, l’aristocratico neonato veniva presentato agli esponenti delle grandi casate romane e all’élite ecclesiastica.

La mostra, curata da Maria Matilde Simari e Alessandra Griffo, e ricca di novità sia da vedere che da leggere in catalogo, è anche occasione per presentare al pubblico i due recenti sensazionali acquisti delle Gallerie degli Uffizi, destinati a Palazzo Pitti.
Il grande dipinto dello Schor sarà infatti allestito nel futuro Museo delle Carrozze dentro al Rondò di Bacco, negli spazi delle ex scuderie lorenesi: un tema al quale in mostra è dedicata una piccola sezione con sei fogli che mettono a fuoco dettagli decorativi o tecnici di questi mezzi di trasporto. La culla da parata – una messinscena scultorea di altissima qualità – dopo la mostra e dopo un periodo di indagini tecniche conservative si potrà ammirare negli appartamenti monumentali.[:]

Certaldo: il fuoco di Scarselli a casa Boccaccio

[:it]Scarselli_1 - OPEREdi redazione – Per tutto il 2015, Palazzo Pretorio di Certaldo ospita l’importante ciclo di mostre #4elements1palace, quattro esposizioni unite da un unico argomento, i quattro elementi fondamentali: Acqua, Fuoco, Aria, Terra.

Sono stati invitati ad esporre, senza alterare le proprie peculiarità iconografiche, 4 maestri della nostra epoca che, attraverso la loro arte, hanno trasferito nelle sale della prestigiosa sede l’intera loro poetica, analizzando in maniera artistica i quattro elementi.
Nata da un’idea dell’assessore alla cultura Francesca Pinochi e curate da Filippo Lotti e Roberto Milani con la collaborazione di Casa d’Arte San Lorenzo, ogni singola esposizione potrà essere considerata a tutti gli effetti, un evento nell’evento.
Dopo il successo della prima mostra, “AQUA” di Roberto Braida, è la volta di indagare il secondo elemento: il fuoco.
Questo “compito” è stato affidato a Marcello Scarselli, artista pisano di peso e caratura unica nella ricerca della forma/non forma.

“La visita al Palazzo Pretorio di Certaldo i primi giorni dell’anno è stata importante – dice Scarselli – quei muri pieni di storia, affrescati, patinati dal tempo, sono bellissimi. Ho sentito come artista il desiderio di sfida nei confronti di quelle opere e architetture. La mia ambizione – continua Scarselli – è voler far rivivere in quelle stanze il fuoco della mia arte; tutto si deve muovere, deve essere pieno di energia e grinta, di colore, di luce e di passione: il gesto imperioso e libero sarà il protagonista”.

La produzione di Scarselli è interamente risolta nella ricerca di un elemento archetipo forgiato e levigato, come se fosse la fucina di un fabbro che con sapiente maestria e la consapevolezza che ogni forma è già esistente in natura riesce a coinvolgere colui che guarda. Un insieme di masse equilibrate dal vuoto.
Il suo estro creativo è come un vulcano in eruzione, pronto a distribuire la propria lava incandescente sullo sguardo dello spettatore. L’impeto della sua creatività è però in netto contrasto con la sua indole, nonostante la mole.
Una sorta di gigante buono dell’arte. La sua forza emerge in tutta la sua pienezza nell’atto creativo che, come in pochi altri esempi, riesce a trasformare la materia in armonia. Una rincorsa alla bellezza del gesto informale che ha visto le su origini circa cinquant’anni fa ed ancora non ha visto colmare il suo corso. E Scarselli ne è un fulgido esempio.
L’inaugurazione della mostra è in calendario per domenica 26 aprile 2015 alle 16.30 nelle stanze di Palazzo Pretorio di Certaldo Aldo. Saranno esposte complessivamente circa 50 opere pittoriche alcune di grande formato a cui si aggiungeranno piccole sculture in ceramica, sculture in ferro e una installazione come omaggio al fuoco.

L’esposizione, che sarà documentata da un catalogo, edito da Bandecchi & Vivaldi, resterà aperta ai visitatori fino al 14 giugno.
Orario di apertura: 9.30-13.30 / 14.30-19.00 (aperto tutti i giorni). Ingresso euro 4,00 (ticket Sistema Museale, comprensivo visita Palazzo Pretorio e Casa di Boccaccio).
Per info: Sistema Museale di Certaldo 0571 661265 – musei@comune.certaldo.fi.it – www.comune.certaldo.fi.it[:en]Scarselli_1 - OPEREdi redazione – Per tutto il 2015, Palazzo Pretorio di Certaldo ospita l’importante ciclo di mostre #4elements1palace, quattro esposizioni unite da un unico argomento, i quattro elementi fondamentali: Acqua, Fuoco, Aria, Terra.

Sono stati invitati ad esporre, senza alterare le proprie peculiarità iconografiche, 4 maestri della nostra epoca che, attraverso la loro arte, hanno trasferito nelle sale della prestigiosa sede l’intera loro poetica, analizzando in maniera artistica i quattro elementi.
Nata da un’idea dell’assessore alla cultura Francesca Pinochi e curate da Filippo Lotti e Roberto Milani con la collaborazione di Casa d’Arte San Lorenzo, ogni singola esposizione potrà essere considerata a tutti gli effetti, un evento nell’evento.
Dopo il successo della prima mostra, “AQUA” di Roberto Braida, è la volta di indagare il secondo elemento: il fuoco.
Questo “compito” è stato affidato a Marcello Scarselli, artista pisano di peso e caratura unica nella ricerca della forma/non forma.

“La visita al Palazzo Pretorio di Certaldo i primi giorni dell’anno è stata importante – dice Scarselli – quei muri pieni di storia, affrescati, patinati dal tempo, sono bellissimi. Ho sentito come artista il desiderio di sfida nei confronti di quelle opere e architetture. La mia ambizione – continua Scarselli – è voler far rivivere in quelle stanze il fuoco della mia arte; tutto si deve muovere, deve essere pieno di energia e grinta, di colore, di luce e di passione: il gesto imperioso e libero sarà il protagonista”.

La produzione di Scarselli è interamente risolta nella ricerca di un elemento archetipo forgiato e levigato, come se fosse la fucina di un fabbro che con sapiente maestria e la consapevolezza che ogni forma è già esistente in natura riesce a coinvolgere colui che guarda. Un insieme di masse equilibrate dal vuoto.
Il suo estro creativo è come un vulcano in eruzione, pronto a distribuire la propria lava incandescente sullo sguardo dello spettatore. L’impeto della sua creatività è però in netto contrasto con la sua indole, nonostante la mole.
Una sorta di gigante buono dell’arte. La sua forza emerge in tutta la sua pienezza nell’atto creativo che, come in pochi altri esempi, riesce a trasformare la materia in armonia. Una rincorsa alla bellezza del gesto informale che ha visto le su origini circa cinquant’anni fa ed ancora non ha visto colmare il suo corso. E Scarselli ne è un fulgido esempio.
L’inaugurazione della mostra è in calendario per domenica 26 aprile 2015 alle 16.30 nelle stanze di Palazzo Pretorio di Certaldo Aldo. Saranno esposte complessivamente circa 50 opere pittoriche alcune di grande formato a cui si aggiungeranno piccole sculture in ceramica, sculture in ferro e una installazione come omaggio al fuoco.

L’esposizione, che sarà documentata da un catalogo, edito da Bandecchi & Vivaldi, resterà aperta ai visitatori fino al 14 giugno.
Orario di apertura: 9.30-13.30 / 14.30-19.00 (aperto tutti i giorni). Ingresso euro 4,00 (ticket Sistema Museale, comprensivo visita Palazzo Pretorio e Casa di Boccaccio).
Per info: Sistema Museale di Certaldo 0571 661265 – musei@comune.certaldo.fi.it – www.comune.certaldo.fi.it[:]

Firenze: guarda avanti illuminando il futuro

Firenze: guarda avanti illuminando il futuro

MostraElettrotecnica_il-vento-sta-cambiandodi redazione – Si è aperta nei giorni scorsi, ma solo sabato 28 marzo sarà aperta al pubblico la seconda edizione della Mostra Elettrotecnica Firenze alla Stazione Leopolda voluta dalla  famiglia Giaffreda, proprietaria di MEF (materiale elettrico Firenze) per fare di Firenze la capitale delle nuove tecnologie, del risparmio energetico ed ecosostenibile.

Dopo tre giorni dedicati agli operatori del settore la mostra si apre a curiosi e pubblico per svelare un mondo affascinante fatto più di luci che di ombre dove domina l’acronimo MEF.
“L’acronimo MEF – racconta  Daniele Giaffreda socio e direttore commerciale e marketing – presenta non solo il business aziendale, Materiale elettrico Firenze, oggi leader in Toscana e sesta fra le realtà nazionali di settore ma ricorda anche il nostro ambizioso progetto della Mostra Elettrotecnica Firenze, giunta con successo alla sua II edizione”.

E i numeri incredibili della scorsa edizione, la prima,  lo confermano: 8.000 presenze in 3 giorni e si prevede quest’anno diventino almeno 10.000 dato che i giorni di esposizione sono diventati 5 con l’ultimo dedicato ai privati, alle famiglie e alle scuole.
Dopo impiantisti ed elettricisti (che costituiscono l’85% del fatturato di MEF), ma anche architetti, periti ed ingegneri, tutti potranno immergersi in un vero e proprio viaggio nel mondo della “luce”.

Fra i 120 espositori del comparto materiale elettrico, tutti i maggiori produttori nazionali ed internazionali, per un valore di quasi 6 miliardi di fatturato in Italia, spicca, immerso nel verde, il Padiglione Mef Space Experience, firmato dall’Architetto Alessandro Moradei.

Visitando lo stand di MEF, si potranno toccare con mano le nuove tecnologie legate ad esso, esplorare le soluzioni elettrotecniche più innovative, tematizzate in aree di dimensioni reali e conoscere le ultime novità nel campo della diffusione audio e video.

Ad accrescere il valore della manifestazione, sottolinea Giaffreda – “l’impegno di MEF a erigersi Leader socio-culturale con un’iniziativa che ha coinvolto sul tema del risparmio energetico, per 1 mese e mezzo, fin dalla fase preparatoria della Mostra, scuole elementari, medie e superiori toscane”.

L’iniziativa culminerà sabato 28 marzo con un test volto a premiare i 2 migliori studenti con un tirocinio remunerato presso l’azienda MEF, per 6 mesi!

Firenze: esposti in Battistero tre profeti di DonatelloFlorence: Baptistery exposed in three prophets of Donatello

di redazione – Per la prima volta eccezionalmente visibili al pubblico in Battistero, dopo il restauro, tre grandi sculture di Donatello. Per l’Imberbe si tratta del primo restauro dopo 500 anni!
 
Dallo scorso 3 maggio e fino al 30 novembre sarà quindi possibile vedere all’interno del Battistero fiorentino queste tre grandi sculture di Donatello: il Profeta imberbe, il Profeta barbuto o pensieroso e il Profeta Geremia, scolpiti nel marmo da Donatello tra il 1415 e il 1436, parte delle sedici figure commissionate a più artisti dall’Opera di Santa Maria del Fiore per ornare il Campanile di Giotto tra il 1330 e il 1430.

La mostra, da un’idea di Sergio Risaliti, è organizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore dopo il grande successo dell’ostensione in Battistero, nel 2012, dei tre Crocifissi di Brunelleschi, Donatello e Michelangelo.
L’esposizione dei tre profeti è resa possibile dalla temporanea chiusura del Museo dell’Opera del Duomo, dove le statue sono conservate, che riaprirà al pubblico nell’autunno 2015 completamente rinnovato e raddoppiato negli spazi espositivi.

Dei tre Profeti di Donatello, l’Imberbe sarà visibile per la prima volta dopo il restauro, condotto dalla “Bottega di restauro dell’Opera”, attiva dal 1296, che è intervenuta anche su altri due Profeti di Donatello: il Barbuto o pensieroso e Abramo con Isacco. Si tratta del primo intervento di restauro eseguito su queste sculture, dopo 600 anni dalla sua realizzazione.  

Il Profeta imberbe si presentava in un cattivo stato di conservazione con croste e depositi di sporco su tutta la superficie. I fenomeni di degrado erano dovuti principalmente alla prolungata esposizione agli agenti atmosferici, quando la statua si trovava ancora nelle nicchie del Campanile di Giotto.
Per ripulire la statua dalle incrostazioni e dai depositi, è stato usato il laser e là dove non è stato possibile si è intervenuti con bisturi e resina a scambio ionico.

La figura del profeta Imberbe è ispirata al modello classico dell’oratore ma è caratterizzata da un forte realismo e da una profonda intensità espressiva. La testa è trattata con penetrante individuazione fisiognomica che non ha niente di convenzionale. Secondo la tradizione si tratta del ritratto di Filippo Brunelleschi.
La statua è alta 192,5 centimetri e fu realizzata da Donatello tra il 1416 e il 1418 per il lato est del Campanile di Giotto, quello rivolto verso la Cupola del Brunelleschi, che all’epoca doveva ancora essere costruita. Il Profeta Imberbe è opera certa di Donatello, nonostante l’attribuzione vasariana a Niccolò Lamberti, come hanno dimostrato I documenti ritrovati dal Poggi nel 1909, da cui si ricava che l’Opera di Santa Maria del Fiore commissionò due profeti del last est a Donatello nel 1415.

Il Profeta barbuto o pensieroso (cm 195 di altezza) è la seconda delle statue realizzate da Donatello per il Campanile di Giotto, fu pagato nel luglio del 1420, due anni dopo il Profeta imberbe. Mettendoli a confronto si nota una maggiore monumentalità nel Barbuto, una maestosità già esplorata dall’artista nel San Giovanni Evangelista, scolpito per la facciata del Duomo di Firenze tra il 1408 e il 1415, e il San Marco realizzato per Orsanmichele dal 1411 al 13. L’inconsueto gesto della mano destra che, sprofondata nella barba, sostiene la testa del personaggio inclinata in avanti, evoca lo stato interiore grave e riflessivo che doveva caratterizzare molti dei profeti d’Israele.

Proveniente dalle nicchie del terzo ordine del Campanile, Il Profeta Geremia (194 cm di altezza) fu eseguito da Donatello tra il 1427 e il 1435. Si tratta di un’altra opera di grande penetrazione psicologica. Donatello si è ispirato alla ritrattistica romana imprimendo al volto del profeta un verismo sconcertante. Non è un viso classico, idealizzato, ma quello di un uomo in carne ed ossa, con la barba incolta, la fronte e il labbro inferiore sporgenti, gli occhi stanchi ma vigili.  I panneggi tormentati, con profonde tasche di ombra, create dalle pieghe spezzate, enfatizzano la drammaticità di questa figura. Nel primo Cinquecento Michelangelo troverà nelGeremia donatelliano una delle sue fonti d’ispirazione per il David.
 
“I Profeti di Donatello, parlano e pulsano di vita interiore. Queste statue vogliono essere – scrive Sergio Risaliti – figure di uomini veri, personificazioni di cittadini esemplari, nelle quali si sono solidificati valori spirituali e culturali di matrice sia cristiana sia pagana: filosofi, architetti e politici, che s’impegnarono a fare di Firenze la culla del rinascimento nelle arti, la perla del mondo cristiano. Si ergono in alto, ma vissero in terra. Nei tre Profeti potremmo leggere, altresì, le diverse forme di mediazione profetica: quella che agisce raccogliendosi nella contemplazione, quella che usa l’intelligenza delle cose divine applicandola all’agire operoso, quella che persuade le folle trasferendo nella parola e nelle immagini il calore della fede. Un engagement intellettuale che all’ideale greco della contemplazione, all’isolamento monastico, affianca o contrappone quello di una volontà operante per il bene comune, come in Coluccio Salutati e San Bernardino da Siena, in Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini”.
 
Donatello realizzerà altre due statue per il Campanile di Giotto, oltre ai tre profeti ora in mostra: il Sacrificio di Isacco, terminato il 6 novembre del 1521 in collaborazione con Nanni di Bartolo, e l’Abacuc scolpito prima del 1426.
 
Info: www.operaduomo.firenze.it
 
by redaction – For the first time exceptionally visible to the public in the Baptistry after the restoration , three large sculptures by Donatello. For the Imberbe he first restoration after 500 years!

Since last May 3 and until November 30, you can then see inside the Florentine Baptistery these three large sculptures by Donatello : Prophet beardless or bearded Prophet and the Prophet Jeremiah thoughtful , sculpted in marble by Donatello between 1415 and 1436 of the sixteen figures commissioned several artists from the Opera di Santa Maria del Fiore, Giotto’s Bell Tower to adorn between 1330 and 1430 .

The show , the brainchild of Sergio Recovered , is organized by the Opera di Santa Maria del Fiore after the great success of the exposition in the Baptistery in 2012, the three Crosses of Brunelleschi, Donatello and Michelangelo.
The exposure of the three prophets is made possible by the temporary closure of the Museo dell’Opera del Duomo, where the statues are preserved, which will reopen to the public in the autumn of 2015 completely renovated and doubled the exhibition space .

Of the three Prophets of Donatello, the Imberbe will be visible for the first time after the restoration , carried out by the ” Workshop of restoration of the Opera” , active from 1296 , which has also intervened on two other Prophets of Donatello or the Bearded thoughtful and Abraham and Isaac. This is the first restoration work carried out on these sculptures , after 600 years of its implementation.

The Prophet beardless appeared in a poor state of repair with scabs and dirt deposits on the entire surface . The degradation was mainly due to prolonged exposure to the elements , when the statue was still in the niches of the Campanile of Giotto.
To clean the statue from encrustations and deposits , the laser was used and where it has not been possible action was taken with a scalpel and ion exchange resin .

The figure of the prophet Imberbe is inspired by the classic model of the speaker but is characterized by a strong realism and a deep expressive intensity . The head is treated with penetrating identification physiognomy that has nothing conventional . According to tradition, it is the portrait of Filippo Brunelleschi.
The statue is 192.5 cm high and was built by Donatello between 1416 and 1418 to the east side of Giotto’s Bell Tower , the one facing the Brunelleschi’s Dome, which at the time had yet to be built. The Prophet Imberbe is certain work by Donatello, in spite of Vasari’s attribution to Niccolo Lamberti , as demonstrated by the documents found by Poggi in 1909, from which we get the Opera di Santa Maria del Fiore commissioned two prophets of the last east to Donatello in 1415 .

The Prophet bearded or pensive ( 195 cm high) is the second of the statues made by Donatello for the Giotto’s bell tower , was paid in July 1420 , two years after the Prophet beardless . Comparing them there is a greater monumentality in Barbuto, a majesty already explored by the artist in St. John the Evangelist , carved on the facade of the Duomo in Florence between 1408 and 1415 , and the San Marco made ​​for Orsanmichele 1411-13 . the unusual gesture of his right hand , mired in his beard , says the character’s head tilted forward , evokes the inner state of serious and thoughtful that was to characterize many of the prophets of Israel.

Coming from the recesses of the Third Order of the Bell Tower , The Prophet Jeremiah (194 cm in height ) was executed by Donatello between 1427 and 1435 . This is another work of great psychological penetration. Donatello was inspired by the Roman portraiture impressing the face of a prophet disconcerting realism . It’s not a classic facial , idealized , but that of a man of flesh and blood , with the beard , the forehead and the lower lip protruding , his eyes tired but alert. The drapery plagued with deep pockets of shadow created by the folds broken emphasize the dramatic nature of this figure . In the early sixteenth century Michelangelo Donatello nelGeremia find one of his sources of inspiration for the David.

“The Prophets of Donatello, speak and pulse of inner life. These statues want to be – says Sergio Recovered – figures of real men, personifications of exemplary citizens , in which they are solidified spiritual and cultural values ​​of the matrix is both Christian pagan philosophers , architects and politicians, who undertook to do in Florence cradle of the Renaissance in the arts, the pearl of the Christian world. They stand up, but lived on earth. In the three Prophets we read also the different forms of mediation prophetic : the gathering who acts in contemplation , one that uses the intelligence of divine things by applying it to action industrious , one that persuades the crowds moving in word and images in the heat of faith. An intellectual engagement that greek ideal of contemplation, monastic isolation , supports or opposes a willingness to working for the common good , as in Coluccio Salutati and St. Bernardine of Siena , Leonardo Bruni and Poggio Bracciolini . ”

Donatello realized the other two statues for the Campanile of Giotto, in addition to the three prophets now on display : the Sacrifice of Isaac , which ended November 6 , 1521 in collaboration with Nanni di Bartolo , and Habakkuk carved before 1426 .

Info: www.operaduomo.firenze.it

Chianti Classico: A San Casciano gli abiti della dinastia Qing in mostraChianti Classico: A San Casciano clothing of the Qing Dynasty in exhibitions

di Nadia Fondelli – Una mostra da non perdere nel Chianti fiorentino. A San Casciano l’occasione di vedere da vicino alcuni rari esemplari di opere d’arte indossate dall’imperatore della dinastia Qing, dai suoi familiari e dai funzionari.

Abiti simbolici dell’antica Cina, dragoni a cinque artigli e altri simboli dell’universo cinese, avvolti
in fili d’oro, popolano gli abiti in seta ricamata. Arazzi di straordinaria complessità, opere d’arte tradotte in vestiti indossati dalle più elevate classi sociali dell’Antica Cina.

Ad offrire quest’occasione davvero rara di ammirare la ricchezza dei colori e dei disegni, la raffinatezza della tecnica di questi indumenti-tesori è la mostra appena aperta “L’universo in un vestito – L’abbigliamento alla corte dell’imperatore”, curata da Nicola Visibelli e Neri Torcello e ospitata nella galleria antiquaria Neri Torcello a San Casciano in via IV Novembre. Una quindicina di abiti in seta decorati con fili d’oro maschili e femminili che provengono da collezioni private.

E’ il 1644 l’epoca di riferimento quando i Manchu, guerrieri e cacciatori, rovesciano la dinastia Ming per fondare quella dei Quing, destinata a governare una delle popolazioni più numerose al mondo. E’ l’epoca in cui l’abbigliamento di corte inizia a diventare il sistema codificato più sontuoso, simbolico e tecnicamente raffinato mai sviluppato nella storia. Abiti che descrivono, esaltano, rivelano l’universo cinese e la sua ricca simbologia, buddista e taoista, dispiegata in ogni ricco e raffinato dettaglio.

La mostra organizzata con il patrocinio del Comune di San Casciano, ripercorre la storia degli abiti di corte cinesi in uno spazio temporale che oscilla tra il 1759 e il 1911.

“L’idea di portare a San Casciano – commenta Neri Torcello – un capitolo della storia orientale attraverso la bellezza e la forma degli abiti imperiali è frutto di periodo di studi sull’abbigliamento codificato della corte imperiale cinese tra Settecento e Ottocento. Ricerche che mi hanno permesso di entrare in contatto con i proprietari delle due collezioni private. Grazie alla loro disponibilità abbiamo potuto costruire un percorso espositivo didascalico volto a sensibilizzare i visitatori ad una lettura approfondita di questi tesori ricchi di simboli, da leggere come fossero libri”.

“Voglio esprimere tutta la mia ammirazione – conclude il sindaco Massimiliano Pescini – per Neri Torcello, un giovane concittadino che ha fatto e farà bene alla sua comunità. Un antiquario di grande competenza che investe in un momento difficile come questo e mette il suo spazio, un centro culturale ad ampio raggio, a disposizione della comunità”.

La mostra rimarrà aperta fino al 12 gennaio 2013 negli orari di apertura della galleria. Ingresso libero.
Per informazione: tel. 055 820609

 by Nadia Fondelli – An exhibition not to be missed in vigrx plus dose the Florentine Chianti. In San Casciano the opportunity to see first hand some rare works of art worn by the emperor of the Qing Dynasty, his family and officials.

Clothing symbolic of ancient China, dragon claws and five other Chinese symbols of the universe, wrapped in gold thread, populate the dresses in embroidered silk. Tapestry of extraordinary complexity, artwork translated into clothes worn by the higher social classes of Ancient China.

To offer this opportunity really rare to see the richness of colors and designs, refinement of the art-treasures of these garments is the exhibition just opened “The Universe in a dress – Clothes for the Emperor’s court”, curated by Nicola Visibelli and Blacks and Torcello Torcello Blacks housed in the antique gallery in San Casciano via IV Novembre.
Fifteen silk dresses decorated with golden threads of men and women who come from private collections.

It ‘s the time of the 1644 reference when the Manchu warriors and hunters, overthrow the dynasty To establish that the Qing Ming, destined to rule one of the largest populations in the world. And ‘the era in which the clothing of the court begins to become the most sumptuous coded system, symbolic and technically sophisticated ever developed in history. Clothes that describe, emphasize, reveal the world of China and its rich symbolism, Buddhist and Taoist deployed in every rich and refined detail.

The exhibition is organized under the patronage of the Municipality of San Casciano, traces the history of Chinese short dresses in a time frame of between 1759 and 1911.

“The idea of bringing in San Casciano – says Blacks Torcello – a chapter in the history of Eastern Europe through the beauty and shape of the imperial robes is the result of the study period on clothing encoded in the Chinese imperial court between the eighteenth and nineteenth centuries. Research that allowed me to get in touch with the owners of two private collections. Due to their availability we could build a didactic exhibition aims to raise awareness among visitors to a thorough reading of these treasures rich in symbols, to be read as if they were books. ”

“I want to express my admiration – said the mayor Massimiliano Pescini – for Blacks Torcello, a young fellow who has done and will do good for his community. An antiquarian expertise that invests in a difficult time like this and puts his space, a wide-ranging cultural center, available to the community. ”

The exhibition will remain open until January 12, 2013 during the opening hours the gallery. Admission is free.
For information: tel. 055 820609