Feb 23, 2025 | Territori
In questi giorni iniziano le cosiddette “Celebrazioni di Metà Anno” che servono da preparazione per la festa più importante.
Ci sono tanti motivi per visitare la città di Murcia, nel Sud-Est della Spagna, una piccola perla assolata nell’omonima regione, e tra questi sicuramente la sua celebre Festa dei Mori e dei Cristiani che punta a essere presto dichiarata di Interesse Turistico Internazionale e ne fa rivivere ogni anno la storia.

La festa della buona convivenza
Il 25 giugno 825, 1.200 anni fa, infatti, l’emiro Abderramán II fondò la città di Murcia, allora Medina Mursiya, segnando l’inizio di un periodo di importante boom economico.
Gli arabi, esperti di tecniche idrauliche, sfruttando la vicinanza del fiume Segura alla città, crearono una complessa rete di canali di irrigazione, condotte, dighe, ruote, idrovore e acquedotti che servirono per sfruttare le risorse della fertile pianura del Segura.
Fu così costruita una città con 90 torri difensive e 16 porte d’ingresso di cui si conservano ancora alcuni resti e, nel corso del XII secolo, Murcia fiorì come importante centro economico e politico, con la realizzazione di numerose opere pubbliche, edifici religiosi e fortezze.
E se in altre parti della penisola iberica si verificarono scontri, qui invece la convivenza tra mori e cristiani fu sempre pacifica. Le lotte interne tra i diversi taifa (regni regionali) per il potere, portarono l’emiro di Murcia a chiedere aiuto al Regno di Castiglia e fu firmato il Trattato di Alcatraz, con il quale il Regno di Murcia divenne un suo protettorato. Per formalizzare laccordo, l’allora Infante Alfonso di Castiglia, poi re Alfonso X il Saggio, si recò a Murcia. Ma dopo alcuni anni di pace, i mudéjar si ribellarono e Alfonso X chiese aiuto al suocero, il re Giacomo I d’Aragona, che pose fine alla rivolta nel 1266 e così Murcia fu definitivamente annessa alla Corona di Castiglia.

Celebrazioni di metà anno
A 1.200 anni dalla fondazione della città, Murcia continua a celebrare ogni settembre la sua Festa dei Mori e dei Cristiani, riconosciuta già come Festa di Interesse Turistico Nazionale e che aspira in futuro a diventare celebre in tutto il mondo. Affinché tutto si svolga senza intoppi e con il consueto splendore, in questi giorni inizia il cosiddetto “Mezzo Anno Festero”, ovvero le Celebrazioni di Metà Anno, con un programma ricco di tradizioni e eventi che riuniscono autorità e cittadini, per ricordare la storia, la cultura e la tradizione della città.
Tanti gli appuntamenti che animano la città dal 6 al 23 febbraio: tra i momenti clou, la nomina del Re Moro, dell’Infante Alfonso, l’elezione del portabandiera e del portabandiera dei bambini. Vengono inoltre consegnati i premi “Civitas Murcie”, che riconoscono i migliori caporali e il miglior squadrone delle parti moresca e cristiana, il miglior accompagnamento musicale e i migliori gruppi.
Una grande festa che anticipa i festeggiamenti che si terranno dall’8 al 15 settembre.
Le Feste dei Mori (i Romani li chiamavano Mauros, poiché provenivano dalla Mauretania, che per loro era l’intera Africa settentrionale) e dei Cristiani, sono molto popolari in Spagna. Si stima che siano più di 220 le città che ne celebrano una, soprattutto nella Comunità Valenciana, a Murcia e in Andalusia, ma ce ne sono anche in Catalogna, in Castiglia-La Mancia e persino nelle Isole Baleari e alle Canarie. Molte sono riconosciute come festival di Interesse Turistico Internazionale e si avvicina a conquistare questo riconoscimento anche quello di Murcia, uno dei più antichi, e le cui origini risalgono addirittura al XV secolo.
I punti di forza non mancano, soprattutto perché i partecipanti – in realtà tutta la città – non rivivono lo scontro, ma si concentrano sul carattere di “fiesta” e quindi protagonisti sono l’allegria, la convivenza, la convivialità e la voglia di divertirsi. Ecco perché è frequente trovare “mudéjar” e “templar”, seguaci di Ibn Arabí e dell’Infante Don Juan Manuel, cavalieri dell’Ordine di Santiago o di San Giovanni di Gerusalemme accanto ad “almoravidi” e “almohadi” andare a braccetto per strada o a condividere allegramente un tavolo, gustando una birra fresca o un vino locale con una “marinera murciana” e bottarga o mojama.

Sfilate spettacolari
La parata più solenne si svolge il sabato allimbrunire sulla Gran Vía e dura quasi quattro ore, con Kábilas e Mesnadas che sfoggiano i loro costumi migliori, le loro armature e le loro armi e scandiscono il ritmo al loro passaggio in una sfilata compatta, con drappelli serrati, sia di donne che di uomini e dei loro “caporali” che guidano attraversando da un lato all’altro lo schieramento, mostrando le loro armi e salutando il pubblico.
Abayas e hijab con ricchi ricami dorati adornano i corpi delle donne marocchine, sobrie tuniche bianche e nere con qualche decorazione dorata o rosa si ammirano invece sui corpi dei cristiani.
E accanto a loro sfilano abiti multicolori, olmi, turbanti, picche e lance che, sicuramente, hanno poco a che fare con la tradizione ma contribuiscono a creare l’atmosfera di festa.
Di tanto in tanto passano carri allegorici di varie forme e colori su cui salgono i portabandiera, la figura festiva dell’anno, re moreschi e principi cristiani nei loro abiti più eleganti e anche gruppi di cavalli e cavalieri che si esibiscono in straordinarie piroette, passi laterali, inchini, pose e passaggi compolicati. E in mezzo a loro passano centinaia di musicisti che fanno parte di bande che spesso provengono dall’estero e suonano con le loro trombe, clarinetti e tamburi musiche festose che comprendono marce moresche e cristiane, pasodobles e persino un’audace versione de “La saeta” che farebbe perfino risorgere Machado dalla tomba o farebbe tremare Joan Manuel Serrat.
Spettacoli e tanta atmosfera
Ma oltre alle sfilate, la storia di Murcia viene rappresentata negli ultimi giorni delle fiestas, proprio di fronte alla Cattedrale, da figuranti che recitano in versi, mentre in sottofondo risuonano cori e un delicato strumento a corde che, a prima vista potrebbe sembrare una registrazione, poi si scopre essere un uomo solo, un virtuoso capace di suonare come un’intera orchestra.
Durante i giorni della festa, ci sono molti altri eventi di spicco: dalle sfilate, alle cene, dai queimadas alle presentazioni di portabandiera e re, dai tornei di scacchi alle processioni del pane, … e altri due eventi molto popolari: l’offerta di fiori e la presentazione dei bambini nati l’anno precedente alla Vergine di Arrixaca e l’esibizione degli archibugi, che producono un boato che sembra quello di mille demoni.
E ogni giorno, al calar della sera, mori e cristiani si riuniscono, ancora una volta, nell’Accampamento Medievale, situato accanto al Paseo del Malecón, dove ogni cabila o mesnada ha il suo spazio, un luogo di incontro, divertimento e convivenza, con diverse specialità gastronomiche da condividere fino alle prime ore del mattino seguente, con piatti gustosi o in piccole porzioni sotto forma di tapas.
La gastronomia murciana si basa sull’eccellente frutta e verdura fornita dai suoi ricchi frutteti. Con queste materie prime si preparano stufati e piatti tipici come il pisto huertano (con peperoni, cipolle e pomodori), lo stufato di ceci e bietole o lo zarangollo (zucchine, uova e cipolle), solo per citarne alcuni. Per accompagnare i piatti tradizionali si può scegliere tra i vini a denominazione di origine di Murcia, Bullas, Yecla e Jumilla o le sue birre sempre fresche e generose.
Dic 6, 2024 | Territori
La “Festa della Virgen del Castillo” di Yecla, nella provincia di Murcia, in Spagna, è tutta da scoprire e un evento molto particolare: non ha il fumo delle candele o il profumo dei fiori che di solito accompagnano tutte le Vergini, i suoi tratti distintivi sono invece l’odore della polvere da sparo e il rumore degli archibugi (antiche armi da fuoco, sparate accendendo una miccia con polvere da sparo).
Tuttavia, come in tutte le feste religiose, mantiene il fervore dei suoi seguaci, le adorazioni e i canti alla Vergine e le processioni della patrona che salgono e scendono dal suo santuario alla chiesa dell’Assunzione in città, accompagnate non solo dagli abitanti di Yecla, ma da gente che arriva da tutta la regione e persino da altre province.

Quando candele e fiori vengono scambiati per polvere da sparo
Durante i giorni della festa, soprattutto tra il 6 e l’8 dicembre, l’atmosfera della città si riempie dell’odore, che inizia a trasformarsi in aroma, della polvere da sparo e del rombo degli archibugi simili a quelli usati nel XVI secolo.
Non ci sono costumi religiosi, ma i tipici bicorni e le giacche nere indossate dalle forze municipali o dalle milizie che rimasero attive nelle terre di Castiglia dal XVI secolo fino alla seconda metà del XVIII secolo, così come l’atmosfera di una festa religiosa e pagana allo stesso tempo, dove le preghiere si mescolano alla musica popolare, alle danze e, naturalmente, al buon cibo e al buon vino.
L’origine storica di questa celebrazione risale al regno di Filippo IV, quando il 17 luglio 1642 un gruppo di 61 yeclanos guidati dal capitano Martín Soriano Zaplana andò a difendere la Catalogna dalle truppe francesi che avevano invaso il Nord della Spagna, in quella che storicamente viene denominata La Guerra di Catalogna e in difesa dell’integrità del territorio nazionale (che ironia se si pensa ai giorni nostri!).
Il posto di guarnigione per i volontari fu stabilito nelle terre di Vinarós a Castellón, in particolare nella cappella di San Sebastián. L’andamento favorevole del conflitto fece sì che i membri di questa campagna tornassero tutti vivi a Yecla, non ci fu alcuna perdita, un fatto che essi interpretarono come miracoloso.

La gratitudine alla Vergine
La compagnia di Martín Soriano, al ritorno a Yecla, riconoscente alla Divina Provvidenza e alla Vergine, salì tutta insieme fino al luogo in cui si venerava la Madonna dell’Incarnazione in un antico quadro, noto come la Vergine del Castello, per ringraziarla del ritorno degli uomini sani e salvi.
Anni dopo, la Cofradía de la Purísima si sarebbe occupata di acquistare una scultura dell’Immacolata Concezione per sostituire il quadro dell’Incarnazione, da venerare nel santuario. L’immagine arrivò a Yecla nel 1695 e fu intronizzata nella chiesa come patrona e protettrice della città.
Non contenti di questo atto di ringraziamento, gli abitanti di Yecla accettarono di far scendere l’immagine della Vergine nella chiesa dell’Assunzione ogni anno per alcuni giorni. Le discese della Vergine erano accompagnate da una raffica di archibugi, a ricordo di quanto era accaduto durante la guerra. Quell’atto fu un evento importante per la città, che da allora vide l’immagine della Madonna del Castello come un simbolo di protezione.
Le attuali Feste della Virgen del Castillo de Yecla, dichiarate di interesse turistico nazionale e che puntano a diventare di interesse internazionale, non hanno la loro origine e il loro successivo sviluppo in una vittoria o in una sconfitta, e quindi nella supremazia di un vincitore o nell’umiliazione di uno sconfitto. Vogliono solo commemorare un evento in cui non ci fu alcuno spargimento di sangue.
Da allora, il recinto dove si venera la Vergine ha subìto numerose ricostruzioni e modifiche nel corso della storia, con l’edificio attuale che risale al XIX secolo.
Anche la scultura che si venera oggi non è più quella originale, scomparsa durante la guerra civile spagnola; si tratta di una replica realizzata da Miguel Torregrosa nel 1941 molto simile all’originale, che fu incoronata canonicamente nel 1954. Gli eventi principali che vengono oggi commemorati sono la discesa e l’ascesa della Vergine al suo Santuario in una processione popolare e si svolgono sempre all’inizio di dicembre, con il culmine l’8, giorno in cui si celebra l’Immacolata Concezione.

Un programma intenso
Il giorno della Bajada, il 7 dicembre, inizia con l’Alborada nell’atrio della Basílica de la Purísima, seguita dal tradizionale pranzo a base di gachasmigas.
Segue la Bajada, quando gli archibugieri “tiraores” salgono al Santuario del Castillo sparando con i loro archibugi e poi accompagnano la Santa Patrona nel suo viaggio verso la città.
Durante il tragitto, l’intendente suona la bandiera davanti alla Vergine all’uscita dal Santuario, nel cosiddetto “Paso de la Bandera” e nell’atrio della Basilica, mentre gli archibugi sparano continuamente. Il resto del programma prosegue con diversi eventi culturali, l’offerta di fiori, la discesa della Vergine e la sua permanenza per nove giorni per ricevere il culto e gli onori come patrona di Yecla; un rituale festivo con oltre tre secoli e mezzo di storia, che si ripete ogni anno e culmina con la sua successiva risalita al Santuario.
L‘8 dicembre, il grande giorno dei festeggiamenti, inizia con una funzione solenne nella Basílica de la Purísima, seguita dalla nomina dei clavarios (che saranno i sorveglianti del prossimo anno) e nel pomeriggio si tiene la solenne processione con l’immagine della Patrona, in cui il sorvegliante ripete lo stesso rituale del gioco della bandiera all’uscita e soprattutto all’ingresso della Vergine nella Basílica, tra il fragore assordante prodotto dallo sparo degli archibugi.
Infine, dopo la novena, che si svolge sempre la terza domenica di dicembre, la Vergine viene portata nel suo santuario con lo stesso ordine, protocollo e cerimoniale osservato nella Bajada. Al mattino, dopo la funzione religiosa, si svolge la processione della Minerva e la benedizione del Santissimo Sacramento a tutti gli archibugieri e alla popolazione di Yecla.

Una ricca offerta gastronomica
Come in ogni festa che si rispetti, la gastronomia è un must. Yecla ha un’offerta varia e ricca che mescola la cucina murciana, manchega e valenciana.
Ne sono un buon esempio il gazpacho di Yecla, le polpette ripiene, le torte fritte, il formaggio fritto con pomodoro o le torte di patate che deliziano i commensali.
Ma forse il piatto più caratteristico, soprattutto nell’Alborada, offerto la mattina presto del 7 dicembre e prima della Bajada de la Virgen, è la gachasmigas, a base di farina, olio, aglio, sale e acqua, un piatto di grande importanza nelle feste, soprattutto in questa.
Le Gachasmigas Populares sono uno degli eventi più popolari della città.
Organizzata dall’Asociación de Mayordomos e con la collaborazione delle Agrupaciones de Escuadras, del Comune di Yecla e degli esercizi commerciali che partecipano alla sua preparazione; dalla prima edizione nel 2014 è diventata ormai una parte essenziale dell’agenda ufficiale che precede la celebrazione delle feste patronali. Si preparano più di 200 teglie di gachasmigas e si mobilitano più di 300 volontari per l’evento, che nell’ultima edizione è riuscito a portare più di 8.000 persone nelle strade della Calle San José della città, dando vita a una magnifica giornata di convivenza cittadina all’aperto.
I Gazpachos yeclanos sono uno stufato sostanzioso, preparato con una torta di pane azzimo e una salsa di coniglio e lumache.
Questa torta viene immersa nello stufato e ne assorbe tutti i sapori e viene accompagnata da acciughe o miele.
Questa delizia gastronomica è tipica di Yecla e si assapora il 7 dicembre, giorno della discesa del Santo Patrono. Le polpette ripiene sono preparate con carne di maiale tritata, pane imbevuto di brodo di stufato, pinoli, uova, buccia di limone grattugiata e varie spezie, come chiodi di garofano, pepe e noce moscata. Questo piatto è il re delle Fiestas de la Virgen e si consuma tradizionalmente il giorno della Vergine, l’8 dicembre. Tutta questa ricca offerta culinaria viene naturalmente accompagnata dai vini prodotti dalle cantine appartenenti al Consiglio Regolatore della Denominazione di Origine Protetta Yecla.
Uno dei dolci più consumati durante le feste sono i libricos. Si tratta di sottili cialde ripiene di squisito miele o cioccolato, realizzate a mano secondo una ricetta familiare secolare, decorate con incisioni che riproducono i luoghi e i monumenti più emblematici della città di Yecla. Altri dolci tipici di Yecla che si assaggiano durante le Fiestas Patronales sono i mantecados e i panini al vino. Ideali per accompagnare il caffè dopo i pasti e durante questi giorni di festa, è molto comune mangiarli con la mistella.