La Valle dei laghi: quei sei piccoli punti blu fra la natura e la montagna del Trentino

La Valle dei laghi: quei sei piccoli punti blu fra la natura e la montagna del Trentino

La Valle dei Laghi si sviluppa tra il Lago di Garda e Trento, a nord del paese di Sarche in un meraviglioso percorso che attraversa suggestivi scorci naturali, bellezze architettoniche e lucenti specchi d’acqua. Particolarmente conosciuta per i numerosi laghi, questa vallata è nota agli estimatori dell’enogastronomia per la produzione del Vino Santo, un vino passito che sprigiona in bocca tutto il sapore autentico di questa incantevole terra, e per le sue diverse varietà di grappa.
Addentrandosi in paesaggio montano non ci si aspetterebbe di trovare, custoditi tra i massicci della Paganella e del Monte Bondone, più di sette laghi alpini, tutti splendidi e tutti da visitare.
Nati dove una volta era un alveo del fiume Adige sono il lago di Terlago, i laghi di Lamar, il Lago di Cavedine, il lago d Santa Massenza, il lago di Lagolo e il Lago di Toblino. Conosciamoli uno ad uno e scopriamo quanto sia meraviglio ammirarli in ogni stagione: in inverno quando la natura cristallizza il loro fascino nel silenzio e nell’eco del vento che filtra fra le cime delle montagne e in primavera ed estate quando sprigionano i loro colori e la loro bellezza.

lago di Toblino

Lago di Toblino

E’ questo decisamente uno dei luoghi più romantici e fotografati del Trentino. Un lago immerso tra le montagne, con un meraviglioso castello rinascimentale che sembra emergere dalle acque.
Ammalia con i suoi profumi di limone, olive e rosmarino, i suoi monti che lo incorniciano insieme a una vegetazione rigogliosa.
Sembra davvero un lago uscito da qualche libro di fiabe.
Rifugio di uccelli migratori e pesci che nei suoi canneti trovano riparo, ha clima mediterraneo e fascino alpino, un mix raro e suggestivo.
Su uno sperone di roccia a picco sull’acqua è l’omonimo castello che per il suo fascino è stato anche set cinematografico della serie tv “La dama velata”.
Leggenda vuole che qui vivano le fate, spiriti buoni, rispettati e onorati dagli abitanti del posto. Per ammirare da una prospettiva privilegiata lo spettacolo della rocca cinquecentesca si consiglia di percorrere la passerella di legno che costeggia le sponde.

lago di Terlago

Lago di Terlago

Il lago di Terlago si trova nel paese omonimo, a pochi chilometri dal centro di Trento.
Ricco di vegetazione sommersa e di pesce è l’ecosistema lacustre più ricco di tutto il Trentino. E’ un vasto lago collinare poco profondo che si trova in fondo alla conca omonima e a 416 metri di altitudine.

Le sue acque hanno un singolare colore dalle sfumature bruno-olivastro dovuto alla variegata flora che si tuffa nelle sue acque.
Con una superficie di 350 mila metri quadrati è considerato un vero paradiso dai pescatori per la presenza di numerose e pregiate specie ittiche: il luccio, la trota lacustre autoctona, la carpa, la tinca, il cavedano, ecc.
Le più antiche testimonianze archeologiche ad esso collegate lo fanno risalire al tardo Paleolitico quindi a circa diecimila anni prima di Cristo.

laghi di Lamar

Laghi di Lamar (Lago di Lamar e Lago Santo)

Meta amatissima da naturalisti e pescatori che offrono in estate anche tante le occasioni di divertimento, grazie alle sue liane utilizzate per fare i tuffi e le roccette da raggiungere a nuoto.
Sono due specchi d’acqua dall’intenso color turchese, circondati da prati verdi. Oasi d’ombra in estate circondati dalle montagne.
Due gioielli della natura situati proprio sotto al Monte Paganella, gemelli un tempo siamesi e poi separati da una frana che ha dato origine al lago Santo a sud e al lago di Lamar a nord.
Quest’ultimo è forse lo specchio d’acqua più seducente, limpido e circondato da boschi lussureggianti e rocce che cambiano colore e sfumatura a seconda del momento della giornata, col valore aggiunto di un’ampia spiaggia a prato verde sul lato occidentale.
Ricchi di pesci, i laghi di Lamar sono molto amati anche dagli appassionati di trekking, che da qui scelgono gli itinerari che conducono in cima alla Paganella. 

lago di Cavedine


Lago di Cavedine

Una gita in bici, una rilassante giornata di pesca, un’appassionante escursione in windsurf o una tranquilla passeggiata.
Al Lago di Cavedine le opportunità di vivere al meglio la visita non mancano di certo.
Situato a nord del Garda, nell’ampia valle del basso Sarca, tra Dro e Pietramurata, il Lago di Cavedine spicca per il suo aspetto suggestivo in un paesaggio non meno affascinante, caratterizzato dalle celebri “Marocche”, i massi di epoca glaciale provenienti dal Monte Brento e dal Monte Casale.
Collegato ai laghi di Toblino e di Santa Massenza attraverso un immissario artificiale, questo specchio d’acqua attira da sempre gli appassionati di vela e i pescatori che ne apprezzano la ricca fauna ittica che include trote, lucci, pesci persico e tanti altri.
Puoi scoprire al meglio la bellezza del bacino lacustre costeggiando le sue sponde lungo il percorso pedonale o sulle piste ciclabili. 

lago di Santa Massenza

Lago di Santa Massenza

Il lago di Santa Massenza che si trova nell’omonima frazione del comune di Vezzano, è nato dall’erosione glaciale.
È collegato al Lago di Toblino da un canale sopra il quale passa la strada statale Gardesana e accoglie le acque del fiume Sarca e del lago di Molveno per far funzionare la centrale idroelettrica di Santa Massenza.
Il collegamento di questi due laghi offre ai visitatori un romantico panorama.
Per gli appassionati della fauna ittica c’è l’imbarazzo della scelta: anguille, barbi, carpe, carpioni, cavedani, coregoni, perche, persici sole, savette, scardole, scazzoni, tinche, triotti, trote iridee, trote fario e vaironi.
La conca mite di Santa Massenza è capitale della grappa e zona di ulivi e viti, broccoli e tartufo nero.

lago di Lagolo

Lago di Lagolo

Immerso nel paesaggio alpestre, il lago di Lagolo è alimentato da alcune sorgenti vicine alla riva e da infiltrazioni subacquee, rilevabili facilmente durante il gelo invernale che dura da dicembre a marzo.
Il bacino è circondato da prati, campi e boschi di conifere e latifoglie. In estate è balneabile.

Secondo le leggende popolari, il lago, che in un primo tempo era situato più in alto, con un’improvvisa attività magica è stato abbassato per coprire il ricco bosco, i cui resti si vedono ancora tra le acque, che, nella fantasia popolare, avrebbero proprietà terapeutiche nelle malattie della pelle.
Ma è solo uno dei risultati della suggestione che i bacini lacustri, in particolare quelli solitari e nel cuore di una foresta, hanno esercitato in ogni tempo.

 

Un gioiello vinicolo raro: Nosiola, il “Santo”

Un gioiello vinicolo raro: Nosiola, il “Santo”

Un vino prezioso dalle origini antiche, scrigno di storie e curiosità: ecco il Vino Santo, il passito dei passiti coltivato per secoli in questa zona del nord Italia il cui nome potrebbe derivare dal termine italiano “nosèr”, che significa “naso”, a causa della forma allungata dell’acino.
Forse non tutti lo conoscono, e forse qualcuno lo confonde con altri vini simili, ma il Vino Santo (attenzione non il Vin Santo toscano) che vi raccontiamo è un vino tutto trentino, che si fregia della dicitura presidio Slow Food.
Uno speciale passito del Nord che viene anche detto “passito dei passiti”, perché è il vino che vanta l’appassimento naturale più lungo.


Un vino che risale ai tempi del Concilio di Trento

Presente nella storia trentina fin dai tempi del Concilio di Trento con diverse interpretazioni sul nome: negli studi del Settecento si parla di «uva dall’occhio bianca», da cui si arriverebbe al dialettale ociolet e quindi, attraverso ulteriori contaminazioni fonetiche, al nome ciaret nosiolet.
Altre ipotesi chiamano in causa la presenza intorno alle vigne di piante di nocciolo, il colore degli acini dell’uva a maturazione, che richiamerebbe quello delle nocciole selvatiche, o i profumi di nocciola tostata sprigionati dal vino.
Singolare è anche la declinazione di genere del vitigno: nella valle dei Laghi l’uva e il vino si definiscono al femminile, mentre a Lavis e in Vallagarina hanno un determinativo maschile.
Si deve al Di Rovasenda (1877) la descrizione della diversità del Durel (durella) rispetto al trentino Nusiola, da tanti studiosi erroneamente ritenuti sinonimi dello stesso vitigno.


La raccolta di un gioiello raro

La Nosiola è uno dei grandi vitigni a bacca bianca presenti in Trentino. Purtroppo però la realtà viticola ci parla di una minima superficie vitata che i viticoltori trentini dedicano a questa fantastica varietà. Attualmente gli ettari vitati destinati a Nosiola non arrivano a 70, a fronte di una superficie vitata destinata in Trentino alle varietà a bacca bianca di quasi 7.600 ettari.
Se consideriamo l’intera superficie dei vigneti trentini (considerando pertanto uve bianche e rosse) la parte destinata alla Nosiola raggiunge la clamorosa cifra di 0,6%.
La tradizione vuole che per produrlo ci vogliano rigorosamente uve Nosiola, di cui vanno raccolti solo i grappoli spargoli, cioè quelli con gli acini più maturi, ben formati e distanziati fra loro.
Le uve crescono solo in alcuni vecchi vigneti esposti al sole, più adatti ad un processo di appassimento così lungo.
I grappoli vengono infatti raccolti tardivamente, in ottobre, e poi posti ad asciugare sulle cosiddette arèle che un tempo erano formate da graticci di canne, ed oggi invece da fitte reti metalliche, poste in soffitte riparate ed arieggiate.


Il processo di appassimento

La ventilazione costante, garantita dal vento del Garda, l’Ora, assieme alla speciale collocazione dei grappoli, permette un’asciugatura ideale, con un calo anche dell’80% del peso, dovuto anche alla formazione sugli acini di una particolare muffa nobile (Botrytis cinerea).
Il processo di appassimento si protrae fino alla settimana santa della primavera successiva, quando si può finalmente procedere al rito della spremitura, che per tradizione si svolge a Pasqua o giù di lì.
Ecco perché si chiama Vino Santo.

           La fermentazione

Il vino viene poi filtrato e accolto in botti di rovere esauste (che non sono più in grado di rilasciare sentori del legno nel vino). Pensate che da 100 chili di uva fresca, si ottengono appena 15-18 litri di mosto di Vino Santo. Decisamente un nettare prezioso.
Il vino Santo viene lasciato ad affinare nelle piccole botti per almeno sei-otto anni, tanto può durare il processo di fermentazione naturale. Dopo l’imbottigliamento questo vino ha una vita lunghissima, si conserva anche per cinquant’anni.


Dove gustarlo

Dove si produce esattamente questa delizia? Nella Valle dei Laghi, tra Trento e il lago di Garda.
Questa zona del Trentino è infatti baciata da un microclima submediterraneo, dove crescono querce, lecci, uliveti (quelli più a nord del mondo), ortaggi prelibati, susine e uve nobili come appunto la Nosiola.
È qui che si trova il borgo di Santa Massenza, specializzato nella produzione di questo vino sin dal tardo Rinascimento, tanto da divenire luogo caro ai principi vescovi della ricca famiglia Madruzzo, che amavano particolarmente il pregiato vino dolce.
Questo piccolo paese, che sorge sulle rive del lago omonimo e si trova a poca distanza dal lago di Toblino, vanta una lunga tradizione legata al vino santo e ai distillati.
Oltre alle cantine di Nosiola e Vino Santo, il borgo ospita infatti ben otto produttori di pregiate grappe e distillati.
Se poi volete scoprire tutti i segreti di questo meraviglioso passito, consigliamo di far visita al nuovissimo Museo enologico Casa Caveau Vino Santo, a Padergnone, a meno di mezz’ora di auto da Trento.
La Casa Caveau Vino Santo è un luogo suggestivo dove attraverso voci, suoni, immagini, profumi, gusto, potrai incontrare il puro e pregiato Vino Santo Trentino Doc.
Si trova nella sede del vecchio appassitoio di Padergnone che è stato oggetto di un restauro conservativo. La Casa Caveau Vino Santo, nella Piazzetta del Mercato a Padergnone, è quindi l’ideale punto di partenza per scoprire la storia del Vino Santo Trentino D.O.C., e passare poi alla visita alle cantine dei produttori, attraverso la sentieristica che percorre le zone di coltivazione.

Un evento tutto per lui

 Ogni anno, nel mese di aprile, (quest’anno dal 30 marzo all’8 aprile) in Valle dei Laghi si celebra la Nosiola e  i vini che nascono da questo vitigno autoctono come, appunto, il Vino Santo, con gli eventi di DiVinNosiola.

Dieci giorni di appuntamenti che includono proposte culturali, degustazioni e momenti nella natura: dal rito tradizionale della spremitura agli assaggi in cantina.  

La prova di degustazione

Le note di degustazione del Nosiola possono variare a seconda delle tecniche di vinificazione e dell’area geografica in cui viene coltivata. Tuttavia ecco alcune caratteristiche generali di questo vino.
Il colore è generalmente giallo paglierino, talvolta con riflessi dorati. Gli aromi presenti spaziano da note floreali, come fiori bianchi e gelsomino a sentori fruttati di mela verde e agrumi. In alcuni casi, si possono percepire anche leggere sfumature aromatiche di erbe fresche.
Al palato è spesso caratterizzato da freschezza e acidità vivace insieme a una piacevole mineralità. Inoltre, se vinificati in stile dolce, come nel caso del Vino Santo Trentino, possono essere presenti note di miele, nocciole e frutta secca.