“Lo sguardo di Cécile” e di tutte le donne
[:it]di Nadia Fondelli – Nel 2008 ebbi modo di leggere il suo primo libro “E’ l’uomo per me” e ne rimasi affascinata. Trama leggera e ironia al limite del sarcasmo con cui l’autrice riesce a scandagliare una tipologia infinita su caratteri maschili.
Ne “Il bigodino di Rosalba” uscito nel 2011, sottotitolo “la filosofia è ovunque o in nessun luogo?” suo secondo lavoro da leggere con il sorriso sulle labbra, l’autrice senza annoiare, ma anzi con la tradizionale e quasi cinica ironia si spinge a filosofeggiare sulla filosofia; quella stessa materia che mastica nel quotidiano dalla cattedra delle aule scolastiche.
E’ infatti una professoressa ancora viva sebbene lavori da due decenni nella scuola insegnando storia e filosofia Oriana Guarino. Si legge nella sua biografia.
In realtà è una salentina talentuosa che ha peraltro l’ingrato compito di scrivere con un nome di battesimo così impegnativo.
E’ uscito da poco nelle librerie (soprattutto cercatelo in rete) il suo terzo lavoro dove Oriana ci sorprende ancora una volta, andando oltre.
Oltre l’ironia, oltre il filosofeggiare “Gli occhi di Cécile”, bando alle ciance, se avesse la firma di un autore celebrato sarebbe già un best seller.
E’ un romanzo diverso, quasi un cazzotto nello stomaco ai perbenismi di facciata questa piccola-grande storia di una bambina che si fa poi ragazza e donna navigando nei mari tempestosi di una vita sofferta.
Va dritto al cuore il monologo che occupata molto spazio del volume di Cécile bambina con Spezzi la sua matita-bambola consolatrice dai soprusi, le cattiverie e le violenze non solo psicologiche rimaste chiuse nelle segrete di un orfanotrofio.
“Gli occhi di Cécile” che attraversano il libro sono gli stessi dell’autrice: intensi, celesti e che bucano dritti.
Lo sguardo che pulsa vivo e le parole nuove conquistate sono il fil rouge che conduce ad una nuova consapevolezza e alla raffigurazione di una speranza che tolga dai fanghi della vita.
Una parabola meravigliosa dell’essere donna oggi. Un libro necessario per affrontare nella maniera giusta tematiche quanto mai attuali che si fanno cronaca ogni giorno.
“Gli occhi di Cécile” è quell’agrodolce che conquista e Oriana Guarino sorprende per la sua capacità di essere altro rispetto alla scanzonata romanziera dei primi due libri.
Filosofeggia sempre, in alcuni momenti facendo venire anche il mal di testa a chi non mastica troppo di massimi sistemi, ma soprattutto tira cazzotti nello stomaco.
Costringe alla riflessione che porta alla comprensione e vince attraverso una storia apparentemente semplice che è percorso di vita. Forse la sua.
Un piccolo grande libro da leggere assolutamente.[:en]di Nadia Fondelli – Nel 2008 ebbi modo di leggere il suo primo libro “E’ l’uomo per me” e ne rimasi affascinata. Trama leggera e ironia al limite del sarcasmo con cui l’autrice riesce a scandagliare una tipologia infinita su caratteri maschili.
Ne “Il bigodino di Rosalba” uscito nel 2011, sottotitolo “la filosofia è ovunque o in nessun luogo?” suo secondo lavoro da leggere con il sorriso sulle labbra, l’autrice senza annoiare, ma anzi con la tradizionale e quasi cinica ironia si spinge a filosofeggiare sulla filosofia; quella stessa materia che mastica nel quotidiano dalla cattedra delle aule scolastiche.
E’ infatti una professoressa ancora viva sebbene lavori da due decenni nella scuola insegnando storia e filosofia Oriana Guarino. Si legge nella sua biografia.
In realtà è una salentina talentuosa che ha peraltro l’ingrato compito di scrivere con un nome di battesimo così impegnativo.
E’ uscito da poco nelle librerie (soprattutto cercatelo in rete) il suo terzo lavoro dove Oriana ci sorprende ancora una volta, andando oltre.
Oltre l’ironia, oltre il filosofeggiare “Gli occhi di Cécile”, bando alle ciance, se avesse la firma di un autore celebrato sarebbe già un best seller.
E’ un romanzo diverso, quasi un cazzotto nello stomaco ai perbenismi di facciata questa piccola-grande storia di una bambina che si fa poi ragazza e donna navigando nei mari tempestosi di una vita sofferta.
Va dritto al cuore il monologo che occupata molto spazio del volume di Cécile bambina con Spezzi la sua matita-bambola consolatrice dai soprusi, le cattiverie e le violenze non solo psicologiche rimaste chiuse nelle segrete di un orfanotrofio.
“Gli occhi di Cécile” che attraversano il libro sono gli stessi dell’autrice: intensi, celesti e che bucano dritti.
Lo sguardo che pulsa vivo e le parole nuove conquistate sono il fil rouge che conduce ad una nuova consapevolezza e alla raffigurazione di una speranza che tolga dai fanghi della vita.
Una parabola meravigliosa dell’essere donna oggi. Un libro necessario per affrontare nella maniera giusta tematiche quanto mai attuali che si fanno cronaca ogni giorno.
“Gli occhi di Cécile” è quell’agrodolce che conquista e Oriana Guarino sorprende per la sua capacità di essere altro rispetto alla scanzonata romanziera dei primi due libri.
Filosofeggia sempre, in alcuni momenti facendo venire anche il mal di testa a chi non mastica troppo di massimi sistemi, ma soprattutto tira cazzotti nello stomaco.
Costringe alla riflessione che porta alla comprensione e vince attraverso una storia apparentemente semplice che è percorso di vita. Forse la sua.
Un piccolo grande libro da leggere assolutamente.[:]