La rivoluzione vinicola della Basilicata
All’origine del vino nel cuore della Basilicata
Del Lungo con i suo gruppo di ricercatori ed esperti ha svelato che tutto ebbe origine in Basilicata, in quel piccolo territorio antico chiamato Alta Valle dell’Agri che si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano, Val d’Agri e Lagonegrese
“Si dice sempre”, ha spiegato Del Lungo, “che i Greci hanno portato in Italia la viticoltura, ma non ci si è mai posta la domanda su come avrebbero fatto. La nostra ricerca dimostra esattamente il contrario e segue le tracce dei Greci e poi dei Romani nella penetrazione dei territori appenninici alla ricerca proprio di quelle uve e di quei vini che poi portano con sé in madrepatria”.
In poche parole nella piccola Doc Terre dell’Alta Val d’Agri che si estende in soli tre comuni per poco meno di 50 ettari di vigneti di piccole e medie aziende e che è stata riconosciuta solo nel 2003 ha avuto origine la viticoltura.
In queste poco meno di 200 mila bottiglie di vino di produzione attuale (per lo più destinate all’esportazione) si trova la base ampelografica su cui poggiano le varietà Merlot, Cabernet e Chardonnay.
In una terra così particolare l’archeologia e le biodiversità hanno giocato per secoli a nasconderci le verità e così oggi, grazie all’iniziativa di prestigiosi enti (Crea-Ve, Cnr-Ibam, Alsia e il comune di Viggiano) e il sostegno del Consorzio di Tutela della Doc, si cerca di andare oltre alla ricerca del recupero di altri vitigni autoctoni.
Ad oggi ne sarebbero stati individuati almeno una cinquantina e alcune microvinificazioni di queste uve le abbiamo assaggiate anche noi fra essi i bianchi Giosana, Santa Sofia, Malvasia ad acino piccolo, Ghiandara (o Aglianico banco) e i rossi Colatamurro e Plavina. Alcune microvinificazioni di queste uve sono stati assaggiate al termine della presentazione del libro.