Dentro le muraInside the wall

L’antico centro storico di Barberino Val d’Elsa, dista pochissimi chilometri da quello di un altro importante centro chiantigiano: Tavarnelle Val di Pesa; situato anch’esso sul tracciato dell’antica strada Cassia.

Territorio di antiche origini e insediamenti; Barberino ci ha ridato alla luce; in diverse località del suo territorio – come Petrognano e Sant’Appiano – rilevanti reperti etruschi dell’età arcaica e romani.

Di questi antichi centri, fu forse Sant’Appiano il primo nucleo di una certa rilevanza che si sviluppò in età paleocristiana.
Come luogo posto nel Pieviere di San Pietro in Bossolo, Barberino viene citato già in un documento rinvenuto fra le carte del grande “archivio” di Passignano nel 1054.
Lo sviluppo del centro come castello, è però databile ai primi decenni del XIII secolo, dopo l’avvenuta distruzione della crescente potenza di Semifonte operata dai fiorentini nel 1202.

E infatti già dal secolo seguente, Barberino risulta già essere sottomesso al controllo di Firenze che lo circonda di mura e lo fornisce di un presidio militare; il cronista dell’epoca Villani, lo inserisce fra le fortezze che furono conquistate dall’Imperatore Arrigo VII. Entrò in seguito, insieme a San Donato in Poggio, nuovamente nell’orbita fiorentina e, successivamente divenne sede di Podesteria sotto il Vicariato di Certaldo.

Nella sua piazza centrale è tutt’oggi visibile il palazzo pretorio con gli stemmi dei Podestà sino al XIV secolo e il Palazzo dei Barberini, dalla cui famiglia discese Papa Urbano VIII.

Il borgo conserva intatta l’antica struttura medievale a forma ellittica rinchiusa entro il cerchio di mura, con le sue due porte d’accesso, una in direzione di Firenze, e l’altra, assai ben conservate in direzione di Siena.

La chiesa, dedicata a San Bartolomeo, ha invece subito notevoli modifiche, essendo stata ricostruita in stile neomedievale. All’interno la struttura è a tre navate e vi si conservano alcune interessanti opere, come un frammento di affresco del Quattrocento raffigurante l’Annunciazione e un busto in bronzo del Beato Davanzato opera di Pietro Tacca.

Anche il moderno municipo, che si trova fuori le mura, conserva alcuni reperti archeologici di grande valore; come una raccolta di urne cinerarie e ceramiche etrusche tutte provenienti dalla vicina San Martino ai Colli, ed una tavola quattrocentesca di scuola senese.The ancient town centre of Barberino Val d’Elsa is situated only a few kilometres away from another important town in the Chianti, Tavarnelle Val di Pesa, also built Cialis along what was once the ancient Cassia road.

Barberino is an area with ancient origins and settlements and several important Etruscan discoveries from the archaic and Roman periods have been brought to light in various places on its territory, as at Sant’Appiano and Petrognano.
Sant’Appiano was probably the first of these ancient settlements to develop in importance during the early Christian era.

Barberino can be first found mentioned as one of the towns in the Parish of San Pietro in Bossolo in a document of 1054 which was found among the huge “archives” at Passignano. The town’s development as a fortress can however be dated as from the early decades of the XIII century, after the growing power of the city of Semifonte had been destroyed by the Florentines in 1202.

In fact Barberino seems to have already been completely under Florentine control by the following century, when it was surrounded with strong walls and supplied with a military garrison; Villani, the chronicler of the period, includes it among the fortresses that were later conquered by Emperor Henry VII. However it was not long before it found itself, with San Donato in Poggio, under Florentine rule again and it successively became the seat of the Podestas under the Vicariate of Certaldo.

The old town hall, with the coats of arms of the Podestas until the XIV century, can be admired in the central square together with Palazzo dei Barberini (Pope Urban VIII was a descendant of this family).

The elliptical shape and structure of the mediaeval town is still intact and encircled by its walls, with two entrance gates, one pointing in the direction of Florence, and the other, which is much better preserved, in the direction of Siena. The church, dedicated to St. Bartholomew has undergone considerable alterations and been reconstructed in neo-mediaeval style.

The interior is divided into three naves and contains some interesting works of art, like a fragment of a 15th century fresco of the Annunciation and a bronze bust of the Blessed Davazato by Pietro Tacca.

The modern town hall, which stands outside the walls, also contains several archeological remains of great value, including a collection of Etruscan cinerary urns and ceramics, which all come from San Martino ai Colli nearby, and a 15th century table of Sienese school.

Badia a PassignanoBadia a Passignano

Silenzio, beatitudine e ombrosi cipressi accolgono che chi si avvicina a questa maestosa Badia, custode fra l’altro delle spoglie mortali del Santo fondatore dell’ordine benedettino: Giovanni Gualberto.

Alterne sono le vicende che hanno caratterizzato la millenaria storia di questo luogo. Distrutta e poi ricostruita la badia è stata pesantemente restaurata, ma mantiene inalterato un fascino unico e tutto il suo grandioso archivio in cui sono custodi i documenti che hanno scritto la storia del Chianti e di questa parte di Toscana.

Notevole anche il patrimonio artistico rimasto nonostante il buio periodo delle depredazioni napoleoniche. Grandiosi innanzitutto gli affreschi conservati all’interno della chiesa: quelli di Alessandro Allori nella cappella di Giovanni Gualberto, quelli di Benedetto Veli, ma su tutti quelli di un giovane destinato a sicura fama: Domenico Ghirlandaio che qui, a soli ventisette anni rappresentò la grandiosa Ultima cena sita nel Refettorio.
Architettonicamente parlando gli elementi che maggiormente colpiscono sono il quattrocentesco chiostro e l’antica torre-campanile oltre allo straordinario labirinto verde del giardino all’italiana.

Badia a Passignano è pronta ad accogliere tutti nel rispetto del suo silenzio, della sua quiete, del suo ascetismo spirituale, del suo sguardo sui filari di vigne più famose del mondo come millenaria custode della storia chiantigiana.