In alto i calici al festival di Sanremo

In alto i calici al festival di Sanremo

Uno, due e tre… Su il sipario. Inutile negarlo anche quelli che snobbisticamente lo negano anche a se stessi tutti in questi giorni saranno sintonizzati sul teatro Ariston di Sanremo dove va in scena da 74 anni il festival della canzone italiana.
Cinque giorni intensi in cui tutto il mondo ruota intorno al capoluogo della Riviera dei Fiori.
Uno spaccato d’Italia che si rappresenta e si specchia nei suoi vizi e virtù anche la storia delle “canzonette” che attraversano i decenni con linguaggi che si modificano ma che mantengono immutati o quasi i capisaldi del bel canto all’italiana.
L’amore con i suoi sospiri, le sue gioie e le sue sofferenze domina nei testi ma anche un simbolo italico è molto presente: il vino.


Sanremo 2025 nei testi tanto cibo e un po’ di vino

Una presenza quella del mondo enogastronomico anche fra le sette note delle canzonette festivaliere che rappresenta simbologie diverse, ma che ha come comune denominatore essere portatore sano di gioia.
Cibo, vino e altre prelibatezze quest’anno dominano nei testi rovesciando il trend dello scorso anno dove ne cibo ne vino erano nei testi sanremesi. La cucina e i suoi manicaretti sono entrati nell’immaginario del festival 2025, andiamo a vedere i dettagli.
È Brunori Sas, con la sua poetica lieve e al tempo stesso profonda, spesso legata al tema della natura, il cantante che evoca in maniera più diretta il binomio food & wine: “Ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino, e che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane”, si ascolta nel suo brano L’albero delle noci.
Ma si riferiscono al cibo anche i Coma_Cose, che, in Cuoricini, scrivono: “Se mi trascuri impazzisco, come maionese. Porta un chilo di gelato, e poi nel dubbio porta un fiore”.
Più amaro Fedez, che, in Battito, canta “facciamo un po’ ciascuno, basta un po’ di zucchero e va giù pure il cianuro”.
Poi c’è Rocco Hunt che, da napoletano doc, non poteva non citare la bevanda-simbolo della sua città “e ora non mi ricordo più, com’è l’odore del caffè”, come fa anche il cantautore Simone Cristicchi “preparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapena”.
Ma ci sono anche le citazioni di Gaiaamo il cibo di strada, Irama appuntamenti nascosti in ristoranti costosi, Olly e metto ancora un piatto in più quando apparecchio a cena, The Kolorsmi sento come l’ultima bottiglia che ho nel frigo e Tony Effeio so che morderai la mela“.

Image by Pierre Rosa from Pixabay

Festival: tutti i brani enoici nella storia 

Se si riavvolge invece il nastro della memoria a ritroso e si torna indietro nei festival del passato davvero tanti e significativi i brani in cui il vino è presente.
Di vino parlavano i trionfatori del 2022 Mahmood e Blanco che in una strofa di “Brividi” recitano così “Tu, che mi svegli il mattino/Tu, che sporchi il letto di vino/Tu, che mi mordi la pelle”.
Nel 2019 è invece il cantautore livornese Enrico Nigiotti che nella sua struggente “Nonno Hollywood” ricorda “Quanto è bella la campagna e quanto è bello bere vino/Quante donne abbiam guardato abbassando il finestrino” ma anche (di nuovo) il vincitore Mahmood nella sua trionfante “Soldi” cantava del nobile frizzante francese nel passo “beve champagne sotto Ramadan”.
Nel 2012 una giovane Emma fresca vincitrice del talent Amici sul palco dell’Ariston si presentò con “Non è l’inferno” e quel testo che raccontava “Ho pensato a questo invito non per compassione/Ma per guardarla in faccia e farle assaporare/Un po’ di vino e un poco di mangiare”.
Con un salto indietro indietro di trent’anni di astemia eccoci al 1982 dove uno dei grandi evergreen non solo di Sanremo ma della storia della musica italiana celebra il vino come simbolo di “Felicità” titolo questo dell’immortale brano cantato da Albano e Romina Power che recita “Felicità/è un bicchiere di vino con un panino/la felicità è lasciarti un biglietto dentro al cassetto/la felicità”.
L’anno precedente una spumeggiante Loretta Goggi consegna ai posteri un altro sublime brano della musica italiana che si classifica al secondo posto ma conquista il cuore di tutti con “Voglia di stringersi e poi/Vino bianco, fiori e vecchie canzoni” strofa contenuta nella sua “Maledetta Primavera”.
Facciamo infine un altro salto indietro di dieci anni ed arriviamo al 1971 quando un giovane ma non imberbe Lucio Dalla – che nel festival di Sanremo dello scorso anno è stato commemorato in occasione degli 80 anni dalla sua nascita – sorprese il pubblico con l’immortale capolavoro “4/3/1943” che fra censure e cambi di testo non ha modificato mai il ritornello: “E ancora adesso che gioco a carte/E bevo vino/Per la gente (le puttane) del porto mi chiamo Gesù Bambino”.

Albano e Romina Power

Brani indimenticabili nella storia della musica

Ma ce ne sono tantissime di canzoni di grande successo e che non sono passate per il Festival di Sanremo, eppure hanno lasciato il segno nella musica e hanno comunque celebrato il vino.
Potremmo fare un passo tra i brani di Guccini e De Andrè, Battisti e Capossela ad esempio, oppure citare “Il primo bicchiere di vino” di Sergio Endrigo e il ben noto “Lambrusco e pop corn” di Ligabue.
Come non citare “L’eternità” di Fabrizio Moro, artista che in verità in più di qualche canzone osanna il vino: “È eterno il sorriso ingenuo di un bambino/Sono eterne le mie parole in un bicchiere di vino/È eterna la radice di un albero che ha visto la storia”. Oppure Nek con il suo “E da qui”: “E il rumore del mare/un bicchiere di vino insieme a tuo padre/aiutare qualcuno a sentirsi migliore”.
Ma ci sono anche le cantautrici donne a raccontare il vino da Malika Ayane con la sua “Senza fare sul serio” “Chi invecchiando è più acido/Chi come il vino migliora” alla voce graffiante e piena di romanità di Gabriella Ferri.
Si può fare un salto nel tempo tra la “Samarcanda” di Roberto Vecchioni “Brucian le divise dentro il fuoco la sera/Brucia nella gola vino a sazietà/Musica di tamburelli fino all’aurora”; con i “Quattro amici” di Gino Paoli “Si parlava in tutta onestà di individui e solidarietà/tra un bicchier di vino ed un caffè/tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi però”; o parlando alla “Luna” di Gianni Togni “Poi sopra i muri scrivo in latino/evviva le donne, evviva il buon vino.”

Festival di Sanremo da bere

Festival di Sanremo da bere

di Barbara Tedde – Comunque vada sarà un successo, al di là delle polemiche e delle critiche che ogni anno spuntano inesorabilmente, il Festival di Sanremo 2024 ha uno share impressionante.
Se ne son viste e sentite di tutti i colori (ma a John Travolta – giusto per curiosità – hanno pignorato la casa per caso?).

Sebbene ancora manchi la grande serata finale, un’idea ce la siamo pur fatta, poi chissà, il ribaltone come accade spesso, potrebbe stravolgere o confermare l’attuale situazione – Borghese Ale docet! –
Faccio la mia, la redazione mi chiede di fare una classifica tutta al femminile ed abbinare un vino
evocativo ad ogni cantante.
Ma disobbedisco e includo anche gli uomini – uno in verità – tra tutto il sentito ed il già canticchiato sotto la doccia fino ad oggi. E allora, non so se leggerete queste righe, se verranno tagliate, modificate o ridotte. Ma io vado… vado eh|


5 posto – Big Mama

Al quinto posto Big Mama con “La rabbia non ti basta” abbatte ogni pregiudizio sociale, ma soprattutto scenico.
Ricorda Madonna negli anni Ottanta, la bellissima canzone di Big Mama è
orecchiabile e cantabile, ha un testo che mi porta ad un calice di Syrah di Cortona, possibilmente biodinamico, scuro e profondo, che ha sfidato persino la Cote Rotie e l’Hermitage tanto gli somiglia.
Colore rouge-noir, introverso all’inizio e che si apre con frutti scuri in confettura e tanto
pepe.
Lascia in bocca pienezza appagante e avvolgente.


4 posto – Angelina Mango

Al quarto posto metto Angelina Mango con “La noia”.
La Mango manifesta un atteggiamento
passionale che non trova pace tra le note ritmate di un ballo gitano. Orecchiabile e ballabile, un testo accattivante. E chi non ha avuto periodi di noia nella vita scagli la prima pietra…
Bevo un
Catarratto, sono in Sicilia vicino a Trapani.
Fresco e dal profumo di zagara, mi regala l’emozione
col finale che ha il gusto di mandorla fresca.


3 posto – Fiorella Mannoia

Il terzo posto lo dedico a Fiorella Mannoia con “Mariposa”. Per un attimo ho pensato che il tempo si è fermato.
La Mannoia è In forma smagliante e scalza, come Sandie Shaw negli anni
Sessanta. Chi dice “io proprio le donne non le capisco” dovrebbe ascoltare questa canzone almeno una volta al giorno. Stupenda.
Bevo uno Chateaunef-du-Pap con 13 vitigni: Grenache – ciliegia,
fragola e cannella, Syrah – pepe nero e liquirizia, Mourvedre – frutti neri e cuoio. E poi Cinsault, Roussanne, Cournoise, Clairette, Bourbulenc, ecc…
Un vino ricco e complesso, prezioso e longevo,
prima che invecchi ce ne vuole…


2 posto – Loredana Bertè

Al secondo posto la mitica Loredana Bertè con “Pazza”.
Loredana ha le gambe ancora bellissim
e le mostra con abiti di Valentino, perfetti per lei ed suoi capelli azzurri.
Una canzone con un testo
che ha già spopolato, in fondo rappresenta tutti, proprio tutti, chi prima o chi dopo ci odiamo – reduci da amori sgranati, esperienze deludenti e fallimenti – per poi amarci più di prima, che Dio voglia.
Un successo garantito come uno Chardonnay della Borgogna: un Montrachet Grand Cru Bienvenues Batard.
Agrume, menta, frutti a pasta gialla è quello che offre al naso con un’eleganza
che non mi fa trovar parole. In bocca è immenso, morbido e succoso, una spalla acida incommensurabile e gradevolissima.


1° posto – Mammouhd

Non ho resistito al suo fascino, lo confesso. E’ Mammouhd con “tuta gold” che vince l’oro.
Lui è
bellissimo, vestito poi da Lisa Jarvis è assolutamente splendido.
Un testo che include vita di
periferia e spacciatori, Il suo passato che torna ricorrente nelle sue canzoni. L’armonia a tratti arabeggiante, il flusso musicale che invita a ballare, ci berrei un su un Brunello di Montalcino Riserva, possibilmente 2014, annata demonizzata e che oggi è quasi introvabile vista la
meravigliosa evoluzione avuta. Il brutto anatroccolo è diventato cigno.

Spighe verdi 2023. Ecco le località rurali più virtuose d’Italia

Spighe verdi 2023. Ecco le località rurali più virtuose d’Italia

72 località rurali per 14 regioni potranno fregiarsi, nell’ottava edizione, del riconoscimento Spighe Verdi 2023, rispetto alle 63 dello scorso anno: 12 sono i nuovi ingressi, 3 i Comuni non confermati.
Spighe Verdi è un programma nazionale della Fee – Foundation for Environmental Education, (l’organizzazione che rilascia nel mondo il riconoscimento Bandiera Blu per le località costiere) che premia i Comuni rurali che gestiscono il territorio in modo virtuoso.

PortoTolle – Photo credit Luigi Prearo on VisualHunt.com

Gli indicatori che assegnano le “spighe”

Per individuarli, Fee Italia ha definito con Confagricoltura un set di indicatori che comprendono tutti i settori della cultura, dell’ambiente, del terroir e della promozione..
Tra gli indicatori per assegnare le Spighe Verdi ci sono: la partecipazione pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile; il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni agricole tipiche, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica; l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata; la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio; la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità per tutti senza limitazioni.

Fiesole, Photo credit Bruco Luna

Il Piemonte ottiene il maggior numero di “spighe”, ben 12

Matelica

Il Piemonte sempre più lanciato nella promozione turistica (leggi qui) fa da pigliatutto con ben 12 località che si sono viste assegnare le spighe verdi 2023 che vanno ad Alba, Bra, Canelli, Centallo, Castiglione Falletto, Cherasco, Gamalero, Guarene, Monforte d’Alba, Pralormo, Santo Stefano Belbo e Volpedo.

Alle sue spalle segue la Toscana che ottiene 9 riconoscimenti (Bibbona, Castellina in Chianti, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Fiesole, Greve in Chianti, Grosseto, Massa Marittima, Orbetello) seguono con 8 località le Marche con Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Montelupone, Numana, Sirolo e la Calabria con Belcastro, Crosia, Miglierina, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Santa Maria del Cedro, Sellia, Trebisacce.

Gaeta, Photo credit Stefano Avoli

La Puglia ottiene 7 comuni Spighe Verdi (Andria, Bisceglie, Castellaneta, Carovigno, Maruggio, Ostuni, Troia).così come l’Umbria che vede premiate Acquasparta, Deruta, Montecastrilli, Montefalco, Norcia, Scheggino, Todi.
La Campania ottiene 6 riconoscimenti con Agropoli, Ascea, Capaccio-Paestum, Foiano di Val Fortore, Massa Lubrense, Positano. Sono
5 invece le località del Lazio premiate: Canale Monterano, Gaeta, Pontinia, Rivodutri, Sabaudia.
Veneto (Montagnana e Porto Tolle), Liguria (Lavagna e Sanremo), Abruzzo (Gioia dei Marsi e Tortoreto) e Lombardia (Ome e Sant’Alessio con Vialone).vantano 2 località ciascuna.
Infine u
no è il comune in Emilia-Romagna ovvero Parma ed entra per la prima volta in graduatoria la Basilicata con il comune di Nova Siri.

 

In alto i calici e su il sipario del festival di Sanremo

In alto i calici e su il sipario del festival di Sanremo

Uno, due e tre… Su il sipario. Inutile negarlo anche quelli che snobbisticamente lo negano anche a se stessi tutti fra poche ore saranno sintonizzati sul teatro Ariston di Sanremo dove va in scena da 73 anni il festival della canzone italiana.
Cinque giorni intensi in cui tutto il mondo ruota intorno al capoluogo della Riviera dei Fiori.

Uno spaccato d’Italia che si rappresenta e si specchia nei suoi vizi e virtù anche la storia delle “canzonette” che attraversano i decenni con linguaggi che si modificano ma che mantengono immutati o quasi i capisaldi del bel canto all’italiana.
L’amore con i suoi sospiri, le sue gioie e le sue sofferenze domina nei testi ma anche un simbolo italico è molto presente: il vino.

Sanremo 2023, due eno-cantanti in gara

Una presenza quella del mondo enoico anche fra le sette note delle canzonette festivaliere e che ci rappresenta simbologie diverse, ma che ha come comune denominatore essere portatore sano di gioia.
Quando stasera Amadeus darà il via al grande evento tenetevi pronti perché anche in questa edizione non mancheranno citazioni di Bacco.
Al vino da sempre si dedicano tante canzoni e a farlo quest’anno fra i big saranno un’attesa protagonista femminile e una reunion attesissima.
Elodie canterà
“sei il vino che mi ubriaca” in “Due”, e gli Articolo 31 nel loro primo Sanremo, canteranno “un uomo è come il vino, il tempo lo impreziosisce” in “Un bel viaggio”.


Festival nella storia: tutti i brani che raccontano il vino

Se si riavvolge il nastro della memoria a ritroso e si torna indietro nei festival del passato davvero tanti e significativi i brani in cui il vino è presente.
Di vino parlavano anche i trionfatori dello scorso anno Mahmood e Blanco che in una strofa di “Brividi” recitano così
“Tu, che mi svegli il mattino/Tu, che sporchi il letto di vino/Tu, che mi mordi la pelle”.
Nel 2019 è invece il cantautore livornese Enrico Nigiotti che nella sua struggente “Nonno Hollywood” ricorda “Quanto è bella la campagna e quanto è bello bere vino/Quante donne abbiam guardato abbassando il finestrino” ma anche il vincitore Mahmood nella sua trionfante “Soldi” cantava del nobile frizzante francese nel passo “beve champagne sotto Ramadan”.

Nel 2012 una giovane Emma fresca vincitrice del talent Amici sul palco dell’Ariston si presentò con “Non è l’inferno” e quel testo che raccontava “Ho pensato a questo invito non per compassione/Ma per guardarla in faccia e farle assaporare/Un po’ di vino e un poco di mangiare”.
Con un salto indietro indietro di trent’anni di astemia eccoci al 1982 dove uno dei grandi evergreen non solo di Sanremo ma della storia della musica italiana celebra il vino come simbolo di “Felicità” titolo questo dell’immortale brano cantato da Albano e Romina Power che recita “Felicità/è un bicchiere di vino con un panino/la felicità è lasciarti un biglietto dentro al cassetto/la felicità”.
L’anno precedente una spumeggiante Loretta Goggi consegna ai posteri un altro sublime brano della musica italiana che si classifica al secondo posto ma conquista il cuore di tutti con “Voglia di stringersi e poi/Vino bianco, fiori e vecchie canzoni” strofa contenuta nella sua “Maledetta Primavera”.

Facciamo infine un altro salto indietro di dieci anni ed arriviamo al 1971 quando un giovane ma non imberbe Lucio Dalla – che nel festival di Sanremo di quest’anno verrà commemorato in occasione degli 80 anni dalla sua nascita – sorprese il pubblico con l’immortale capolavoro “4/3/1943” che fra censure e cambi di testo non ha modificato mai il ritornello: “E ancora adesso che gioco a carte/E bevo vino/Per la gente (le puttane) del porto mi chiamo Gesù Bambino”.


I cantanti in gara quest’anno e il loro rapporto musicale col vino

Fra i 28 big che calcheranno il palco di Sanremo quest’anno però è curioso constatare che ben 11 di loro nella loro carriera si sono soffermati, almeno per una strofa sul vino e il mondo enoico.
Ultimo con “Il capolavoro”, Tananai in “Rave, Eclissi”, Mr. Rain con Irama in “Icaro”, Marco Mengoni in più di un brano, da “Amore assurdo” a “Il destino davanti”, a “Neruda”, e, ancora, la grande Anna Oxa in “Le stagioni dei disinganni”, ma anche in “A me piace il Sud” con Rino Gaetano, Lazza e Madame in “Caos” con Fabri Fibra, i Modà in “Fottuto inverno”, “Pensando a te” e “Alla faccia dei potenti”, Colapesce e Dimartino in “Noia Mortale”, i mitici Cugini di Campagna con “L’uva è nera”, i Coma_Cose con “Fiamme negli occhi” e Rosa Chemical in “Rosa Chemical”.

Ma non è finita qui! Se nell’elenco ci soffermiamo anche sugli ospiti oltre al già citato Mahmood con due trionfi e due citazioni vinose ecco i mitici Pooh le cui eno-citazioni vanno da “Una domenica da buttare” a “Solo cari ricordi”, passando per “Un posto come te”. E, poi i tre miti di Sanremo riuniti: Al Bano di cui abbiamo già detto, Massimo Ranieri con il “vino, vinello” di “Brinneso”, e Gianni Morandi con “Che me ne faccio del latino” “se devo dire vino al vino” o “Luna” in cui cantava “evviva le donne, evviva il vino”. E a proposito di miti di oggi il vino è fonte d’ispirazione anche per i rockettari Maneskin con “La paura del buio” dove cantano “io ci brinderò sopra col vino”, ospiti della terza serata con Peppino di Capri, tra i cui successi non si può non citare “Champagne”, ma non solo…
Il gran finale? Il ritorno alla soglia dei 90 anni del maestro Gino Paoli e la sua “Quattro amici” con “Tra un bicchiere di vino ed un caffè” e i Depeche Mode che di vino cantano in “Ice Machine”.
Ma c’è anche un’altra curiosità: nella sempre più vasta schiera di cantanti-vigneron, c’è anche Fergie, voce dei Black Eyed Peas, produttrice di vino in California la cui band che sarà l’ospite internazionale nella seconda serata.