La farmacia dell’ospedale di S. FinaThe pharmacy in the hospital of S. Fina

Nell’Ospedale di S. Fina, fondato all’indomani della morte della Santa (12 marzo 1253) grazie alle offerte lasciate sul sepolcro dai pellegrini e all’intervento del Comune che ne promosse la costruzione e ne assunse il patrocinio, si trovava una farmacia edificata qualche anno più tardi (1508) come struttura autonoma dell’ospedale e lì venivano per l’appunto preparate le medicine secondo le prescrizioni dei medici. Negli antichi ricettari si leggono interessanti e allo stesso tempo curiosi rimedi contro la peste applicati durante l’epidemia degli anni 1631-1633; non solo centinaia di libbre di miele venivano impiegate come lenitivo e anticatarrale ma si utilizzarono anche una notevole quantità di viole mammole le quali, oltre al loro uso in vari medicamenti, si pensa che fossero impiegate per disinfettare ed odorare gli ambienti chiusi dell’ospedale poiché si riteneva che il contagio avvenisse attraverso l’aria miasmatica. Un grandissimo numero di ricette riguarda infatti la fabbricazione di pomi odoriferi che andavano accostati alle narici per “filtrare” l’aria da respirare. Per evitare inoltre che il “veleno” inalato si mescolasse con la saliva si consigliava di masticare radici amare per la disinfezione del cavo orale o si prescrivevano preparati sudoriferi o purganti per espellere il “veleno” attraverso la traspirazione o per via intestinale. A questa farmacia apparteneva una splendida collezione di vasi databili tra la seconda meta del XV secolo ed il XIX, alcuni dei quali di produzione locale mentre altri provenivano da varie fornaci come quelle di Faenza, Montelupo, Siena, Montaione, Gambassi e Firenze. La collezione in seguito fu trasferita a Roma al Museo di Palazzo Venezia nel 1983 e arricchita da materiale di documentazione. Nella seconda metà del XIII secolo, in concomitanza con il periodo più florido nella storia di S. Gimignano, l’ospedale vide accrescere il suo patrimonio grazie a donazioni, acquisti di terre, case e mulini. Nonostante i tentativi da parte della Chiesa di rivendicarne il patrocinio, l’ospedale dipendeva direttamente dal Comune e divenne ben presto il più importante della città paragonabile, per ricchezza e numero di assistiti, solo a quello S. Maria della Scala.In the hospital of S. Fina Electronic Cigarette, founded following the death of the Saint (12th March 1253) thanks to the offers left on her tomb by pilgrims and the action of the Comune which promoted its construction and became its patron, there was a pharmacy which was built a few years later (1508) as an independent hospital structure. The medicines prescribed by the doctors were prepared here. The old recipes include interesting and curious remedies against the plague which were applied during the epidemic of 1631-1633; not only were thousands of pounds of honey used for soothing the throat and coughs but also a considerable quantity of violets which, as well as being used for various medications, were probably also used to disinfect and perfume the closed rooms of the hospital as it was believed that diseases were picked up through miasmic air. A large number of recipes involved the production of scent holders which were held to the nostrils in order to “filter” the air being breathed. To prevent the “poison” inhaled from entering the saliva, people were advised to chew bitter roots in order to disinfect the mouth. Sweating preparations or purges were also prepared to expel the “poison” through the pores or the intestine. This pharmacy once owned a splendid collection of vases dating back to between the second half of the fifteenth century and the nineteenth century, some of which were locally produced while others came from various kilns in Faenza, Montelupo, Siena, Montaione, Gambassi and Florence. The collection was later transferred to the Museum of Palazzo Venezia, Rome, in 1983 and was enriched with documentary material. In the second half of the thirteenth century, during the maximum flowering of S. Gimignano, the wealth of the hospital grew thanks to donations and the purchases of land, houses and mills. In spite of the attempts of the Church to take over the hospital, it stayed in the hands of the Comune and soon became the most important one in the town, comparable, for wealth and number of patients, only to that of S. Maria della Scala.