Trekking di primavera in Italia: Percorsi imperdibili tra natura, storia e mare cristallino

Trekking di primavera in Italia: Percorsi imperdibili tra natura, storia e mare cristallino

Dalla Liguria alla Sardegna, passando per Veneto, Toscana e Puglia, il portale suggerisce 6 itinerari suggestivi dedicati alla natura, alla storia e all’arte per ammirare tutte le sfumature dell’Italia e della bella stagione.
Aria frizzante e natura in trasformazione: è tempo di primavera ed escursioni, attraverso territori che si risvegliano, cambiando colori e profumi sotto i caldi raggi del sole.
Con l’arrivo della bella stagione, cresce la voglia di brevi fughe rigeneranti, per contemplare la bellezza della natura e il nostro Paese è ricco  di itinerari, da percorrere a piedi o in bici, dei quali innamorarsi.
Per l’occasione, Campeggi.com, il portale leader in Italia per campeggi e villaggi vacanze, ha selezionato 6 percorsi di trekking, da Nord a Sud, per immergersi nella bellezza della primavera: dal Sentiero Verdeazzurro in Liguria, al trekking per raggiungere la Grotta Su Marmuri, in Sardegna. Ecco i cammini per escursionisti, più o meno esperti, che uniscono meraviglie naturali, pause rilassanti, visite a siti culturali e sport all’aria aperta.

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Il sentiero verdeazzurro, Liguria

Un percorso panoramico che si snoda nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, in Liguria, è il Sentiero Verdeazzurro, che deve il suo nome ai boschi di macchia mediterranea e alla vista mozzafiato sul mare.
Il tratto da Levanto a Monterosso al Mare, vanta un panorama fatto di spiagge, case color pastello e scalini che si inerpicano tra le scogliere toccando aree pittoresche, dai vigneti terrazzati che portano a Vernazza, al promontorio sul quale si erge Corniglia.
Da qui, il cammino prosegue verso Riomaggiore (un tratto per escursionisti più esperti), toccando anche Campiglia e Portovenere, e, tra pinete e pareti di roccia bianca, scivola poi verso la parte finale del Parco.

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La lungolago da Lazise a Bardolino, Veneto

Sul Lago di Garda, un tratto di costa che incanta per la sua bellezza è il percorso Lungolago da Lazise a Bardolino, in provincia di Verona. Questa passeggiata, alla portata di tutti, permette di raggiungere la destinazione finale in poco più di un’ora di cammino.
Il terreno è pianeggiante, ricco di spiagge e aree verdi in cui sostare, ma anche bar e ristoranti in cui fermarsi per assaggiare le delizie locali e contemplare le tranquille acque del lago. Il percorso permette inoltre di visitare i centri storici di Lazise, Garda e Bardolino, quest’ultimo celebre per   il suo borgo e i suoi vigneti, punto di forza del turismo locale.

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Parco Naturalistico di Lio Piccolo, Veneto

Un itinerario naturalistico per immergersi nella laguna di Venezia: il Parco Naturalistico di Lio Piccolo, a due passi da Cavallino-Treporti, è uno spettacolo di barene, valli da pesca e casoni di pescatori.
Pochi chilometri di percorso su asfalto, adatti a ogni tipo di camminatore, portano alla lingua di terra che ospita il borgo di Lio Piccolo, un luogo immerso nella natura, dove, in alcuni periodi dell’anno, si possono ammirare anche i fenicotteri rosa.


Parco della Maremma, Toscana

Il Parco della Maremma, in provincia di Grosseto, è un’area naturale protetta con itinerari alla portata di tutti.
Tra questi spicca  il percorso Le Torri, perfetto per esplorare il parco godendo di viste panoramiche eccezionali sulla pianura dell’Ombrone, la catena dell’Uccellina, il mare e le isole dell’arcipelago toscano.
Gli escursionisti più esigenti ameranno invece il percorso di Poggio Raso che, tra i magnifici panorami della costa e dell’entroterra, raggiunge un punto ricco di grotte e di una fitta vegetazione che in passato hanno fatto da sfondo alla latitanza di leggendari e pericolosi briganti.

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Il cammino delle torri costiere, Puglia

Storicamente, il Salento è sempre stato oggetto di attacchi da parte di diverse popolazioni del Mediterraneo. Per questa ragione, la sua costa è caratterizzata da numerose torri di avvistamento, come Torre Lapillo e Torre Colimena. Seguendo il Cammino delle Torri Costiere, a Porto Cesareo, è possibile perdersi tra queste “guardiane silenziose” che proteggevano le coste dalle possibili incursioni saracene, immergendosi inoltre nel Parco Naturale Regionale Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, un patrimonio storico e naturalistico tutto da esplorare.

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Trekking per la grotta Su Marmuri, Sardegna

La Grotta Su Marmuri è una delle meraviglie naturali della Sardegna e deve il suo nome al particolare aspetto della roccia calcarea di cui è composta, simile al marmo.
Il percorso panoramico che porta al suo interno attraversa l’altopiano di Ulassai, tra boschi spettacolari e viste sulle montagne dell’Ogliastra, snodandosi tra rilievi scoscesi e profonde gole. Da qui è poi possibile raggiungere le cascate di Lequarci e lo stesso borgo di Ulassai, noto per le opere dell’artista internazionale Maria Lai.

 

 

 

 

 

 

10 prodotti della tradizione sarda da scoprire in Trexenta e Sarcidano

10 prodotti della tradizione sarda da scoprire in Trexenta e Sarcidano

 Terra di tradizioni e di cultura, di persone e di identità, di prodotti e ricette: la Sardegna è una regione ricca di racconti da scoprire, compresi quelli di chi da sempre si occupa di portare avanti le antiche colture, magari mescolandole con la contemporaneità.
Quel che ne esce fuori è un compendio di prodotti tipici, alcuni inaspettati, che caratterizzano in particolare due regioni storiche della Sardegna centro meridionale, la Trexenta e il Sarcidano, luoghi dove restano radicate profonde tradizioni secolari, spesso tramandate attraverso il cibo.
Ecco quindi dieci prodotti della tradizione sarda da scoprire grazie al lavoro quotidiano di chi se ne prende cura.

Foto Lorenzo Naitza


L’olio di Gergei

L’intera Sardegna è costellata di olivi millenari. Alcuni di loro sono tra gli alberi più antichi d’Italia, testimoni nei secoli del passaggio delle civiltà nuragiche, dell’impero Romano, fino alla contemporaneità.
Questi alberi sono monumenti naturali, che danno corpo alla storia di queste terre, e alla sua lunga tradizione di coltivazione delle olive.
Ancora oggi, proliferano realtà piccole e medie, a conduzione familiare, che lavorano le olive e l’olio esattamente come un tempo, realizzando prodotti di grandissima qualità, espressione delle campagne sarde. Come quella di Luciano Ulzega, produttore d’olio di 84 anni, che da sempre passa le giornate nel suo oliveto a Gergei, curandolo come se fosse la cosa più preziosa che ha.
L’oliveto, per Luciano, è motivo di grande orgoglio, è il luogo di una vita intera di lavoro, è un simbolo dell’attaccamento alla sua terra, del rispetto dei ritmi e dei cicli della natura: “ci sono delle regole da seguire” spiega Luciano “per fare l’olio come si deve: non bisogna avere fretta, non bisogna cercare scorciatoie”. Ed è così che Luciano ancora oggi produce un olio artigianale e di qualità con grandissima cura.

Foto: Lorenzo Naitza

La mandorla trexentese

Tra i prodotti tipici del territorio di Selegas troviamo la mandorla sarda, in particolare nella pregiata tipologia della Tonda di Trexenta, detta anche sa tundaredda.
Una cultivar antica e pregiata che, insieme alle altre mandorle sarde (l’Arrubbia, la Cossu e la Niedda, principalmente) racconta della straordinaria biodiversità di un territorio particolarmente vocato alla produzione di questo frutto.
Coltivata per lo più da piccoli produttori, la mandorla sarda rappresenta non solo un’assoluta eccellenza regionale e nazionale, ma anche un prodotto da tutelare e proteggere.
Viene prodotta ancora come un tempo, senza nessun trattamento che ne alteri le caratteristiche, conservando il suo eccezionale apporto di grassi, di oli, di sapori e di profumi, non paragonabile in alcun modo a mandorle coltivate in altri territori. Sono innumerevoli i biscotti e i dolcetti tipici di ogni paese della Sardegna che contengono al loro interno le mandorle. Gli amaretti, le tiriccas (dette anche i “dolci della sposa”), i gueffus e molti altri.

Foto: Lorenzo Naitza

Is pitzottis

Se la Sardegna ha una grandissima tradizione storica di coltivazione del grano (anticamente era considerata il “granaio di Roma”), altrettanto radicata è la sua trasformazione.
Così, la pasta per il popolo sardo è sempre stata un prodotto identitario, realizzato in varianti diverse a seconda delle zone, casa per casa.
Ogni angolo della Sardegna, quasi ogni famiglia, possiede la sua tipologia di pasta, che può variare leggermente da quella del paese confinante e che è in qualche modo espressione dell’unicità della singola tradizione locale.
Is pitzottis sono da sempre la pasta tipica di Serri, poco più di seicento abitanti nel Sud della Sardegna. Qui, oggi come un tempo, is pitzottis vengono preparati a mano dalle donne del Paese, con la ricetta e le tecniche tramandate di generazione in generazione.
A farsene garante sono le signore di Serri che, in occasione della festa di Santa Lucia (a maggio e a settembre) o di occasioni come Saboris Antigus, si incontrano al CAS – Centro di Aggregazione Sociale e preparano tutte insieme decine di chili is pitzottis, da mangiare insieme a tutti i compaesani.

Foto: Lorenzo Naitza

Il miele

Nella parte Nord Est della Trexenta, Siurgus Donigala è un paese che racconta moltissimo della storia antica di queste zone.
Lo fa attraverso le sue testimonianze nuragiche (se ne trovano oltre quaranta intorno al paese), ma anche attraverso la folta macchia mediterranea che lo abita e lo circonda, simbolo della naturale biodiversità di questa terra. Siurgus Donigala giace immerso in una bellissima vegetazione, fatta di lecci millenari (quelli che formano la foresta di s’Abioi), querce da sughero, lentischi, corbezzoli e roverelle.
E poi i corsi d’acqua e i torrenti, che alimentano con il loro corso il lago del Mulargia, incastonato tra le montagne e i colli verdeggianti, apprezzato per la sua aria salubre e le sue acque limpide.
Ed è proprio grazie a questo ecosistema molto vario che il miele prodotto a Siurgus Donigala sa essere speciale. L’azienda Agricola “Cuore di Mulargia” è la realizzazione del sogno di Annamaria Cabiddu, ha dedicato gran parte della sua vita alle api, e al territorio dove le sue api crescono, quello intorno a Siurgus Donigala. Il risultato di tanto lavoro è un miele purissimo, eccellente, pregiato, che profuma di Sardegna.

Foto: Lorenzo Naitza

Le pecore di razza sarda

L’allevamento è sempre stato un pilastro della Sardegna, che custodisce sulle sue terre la gran parte del patrimonio di ovini e caprini italiano.
Gesico, piccolo e antichissimo paese della Trexenta, non fa eccezione, con i suoi allevatori che portano avanti una tradizione secolare, fatta di duro lavoro, campagne e pascoli.
La pastorizia sarda è spesso una questione di famiglia: una vocazione che viene trasmessa di padre in figlio, anche se oggi, con il progressivo spopolamento dell’entroterra, la sua prosecuzione, nei dettami della tradizione, sembra essere a rischio.
Alcuni giovani scelgono di continuare, di restare, di perpetrare il lavoro fatto da chi è arrivato prima di loro: un segno di forte attaccamento alla terra, al territorio, alla sua storia. Stefano Accalai è uno di loro: 42 anni, ha dedicato all’allevamento delle sue duecentocinquanta pecore tutta la sua vita.
Nulla lo ha portato, mai, lontano da qui. “Forse una volta, da ragazzino, mi è saltato in testa di avere un progetto di vita diverso – confessa – ma poi il richiamo della campagna è stato più forte”.
Alle cinque di ogni mattina, Stefano si sveglia e va dal suo gregge: in primavera lo porta al pascolo, mentre in inverno lo alimenta con il foraggio biologico proveniente dalla sua azienda agricola. Tempi antichi, gesti che rimangono impressi nel DNA, tramandati da secoli di padre in figlio.

Foto: Ettore Cavall

Lo zafferano

Lo zafferano è uno dei profumi che immediatamente rimanda alla Sardegna: un’assoluta eccellenza dell’isola, che produce circa l’80% dello zafferano italiano, puntando sempre al massimo della qualità.
Le caratteristiche di alcune zone della Sardegna, unite a tradizionali tecniche di coltivazione e lavorazione, consentono di ottenere un prodotto con peculiarità uniche ed inconfondibili che evidenzia il forte e solido legame con la storia e la cultura del territorio in cui viene prodotto.
Nasce così lo Zafferano di Sardegna DOP, che può vantare un contenuto medio di crocina (l’elemento al quale è collegato il potere colorante dello zafferano), picrocrocina (l’elemento al quale sono riconducibili gli effetti euptetici ed il correttivo di sapore) e safranale (l’elemento al quale sono associate le proprietà aromatizzanti) notevolmente superiore alla norma.
A Suelli, lo zafferano non è solo un prodotto coltivato da sempre, ma è anche un prodotto fortemente identitario, la cui cultura è molto antica e affonda le sue radici all’epoca dei Fenici che, probabilmente, la introdussero nell’Isola.
La tradizione lo inserisce in moltissime ricette, spesso anche solo come colorante, per dare magari alle paste tradizionali un tono diverso dal solito, in termini cromatici e di sapore. Così, con lo zafferano in Sardegna si preparano ravioli, dolci (come le pardulas) e ovviamente i secondi di carne (dall’agnello al capretto) o di pesce.

Foto: Lorenzo Naitza

I grani antichi

C’è stato un tempo in cui la Trexenta era soprannominata il “granaio di Roma”.
Erano tempi antichi, in cui qui si coltivavano grani pregiati, frutto di un territorio particolarmente vocato. Alcuni di questi – il Tricu Cossu, il Trigu Denti de Cani, il Trigu Moru, per esempio – resistono ancora oggi, coltivati dagli agricoltori che di generazione in generazione cedono spazio ad altri mestieri.
Altri, invece, sono andati perduti, a favore di varietà più redditizie in termini di quantità. C’è chi però li sta recuperando, in difesa di una cultura del territorio che è un peccato lasciare andare.
Uno di loro è Alessio Giani, che con la sua azienda agricola Genne-‘e-sobi (che in sardo significa “porta del sole”) sta facendo un importante e prezioso lavoro di cerealicoltura e di riscoperta dei grani antichi a Guasila. “Io nel grano ci sono nato, letteralmente. Questo è il mio mondo, sono figlio e nipote di agricoltori, e ricordo che già mio nonno, che era del 1882, mi parlava del grano Murru”, e cioè il grano che Alessio in questo momento sta cercando di far certificare: un antico grano autoctono, un tempo il più coltivato della Sardegna.


I funghi shiitake

I Lentinula edodes, comunemente noti come shiitake, sono tipici della cultura asiatica, diffusi soprattutto in Cina e in Giappone.
Qui sono una specie di antichissima tradizione, anche se ormai il loro consumo è diffuso in tutto il mondo. Sono funghi dalle caratteristiche molto particolari, con grandi proprietà nutritivi, ricchi di proteine e amminoacidi essenziali.
A coltivarli in Sardegna è Marco Marcialis, produttore di funghi Shiitake con la sua azienda DNurri: un nome che certifica un forte attaccamento al territorio, nonostante la tipologia di funghi scelta per la produzione non sia di origine sarda.
“L’azienda però è nata qui, nel 1972, era di mio padre, che si è dedicato da allora alla coltivazione del substrato per fare i funghi”, spiega Marco, che ha preso le redini dell’attività nel 2008, iniziando con il cardoncello.
I suoi funghi vengono venduti nella zona, come è tipico di una piccola azienda artigianale, e sono quindi diventati un prodotto fortemente territoriale. Il legame con la terra rimane infatti sempre forte per una produzione di altissima qualità, che affonda le sue origini qui a Nurri: “Mio padre e mio zio erano un punto di riferimento per i raccoglitori di funghi locali. Oggi teniamo fede a quella storia rimanendo nel settore, e portando avanti la loro azienda”.

Foto: Lorenzo Naitza

I formaggi

La Sardegna è da sempre terra di formaggi, che costituiscono una delle specialità gastronomiche più caratteristiche e ricche di tradizioni dell’isola.
La filiera è corta, da sempre: i pastori portano il latte ai caseifici, che si fanno custodi di un’esperienza antica nel trasformarlo in formaggi tipici.
Uno di questi, attivo da oltre centotrent’anni, è il Caseificio Garau di Mandas. Qui, quattro generazioni della stessa famiglia si tramandano i segreti del mestiere, quelli con cui, nel 1880, Antonio Garau fondò la sua azienda.
Latte proveniente solo da allevamenti sardi, assoluto rigore nell’applicazione delle tradizioni millenarie di trasformazione del latte, rispetto per il prodotto, per le materie prime e per il territorio: così nasce un formaggio che non è solo lo specchio di una cultura, ma anche custode di un sapore e di un sapere antico, mai dimenticato proprio grazie al lavoro di realtà come questa.

Le farine

Come abbiamo detto, ogni zona, ogni famiglia, in Sardegna ha la sua pasta. Il comune denominatore per la pasta, o per il pane, sono sempre la farina e la semola.
Che devono essere buone, del territorio, autentiche, realizzate come un tempo per assicurare la perfetta riuscita del lavoro manuale delle donne del paese, che nei giorni di festa impastano per ore.
A prepararle da sempre con la stessa cura è ad esempio il Mulino La Pietra e il Grano di Nurri, che custodisce uno spaccato di cultura di queste zone.
Nurri è infatti il paese dei “picca perdas” addetti alla costruzione dei mulini per la macinazione dei cereali, che qui arrivavano eccellenti dalle regioni confinanti. Quello che ancora oggi si lavora al Mulino La Pietra e il Grano è solo grano duro, solo sardo, solo proveniente da paesi vicini. Qui si macina anche il pregiatissimo grano Senatore Cappelli, frutto di un’antica selezione di sementi.

Questi sono solo dieci dei prodotti sardi che si possono trovare lungo il grande viaggio di Saboris Antigus attraverso i sapori e le tradizioni delle due regioni storiche della Sardegna centro meridionale, la Trexenta e il Sarcidano, luoghi dove restano radicate profonde tradizioni secolari, spesso tramandate attraverso il cibo, le ricette e i prodotti tipici, oltre alle mani di chi li raccoglie e di chi li prepara.
La rassegna ha già toccato i paesi di Gergei, il 27 ottobre, di Selegas, il 3 novembre, di Serri il 10 novembre e di Siurgus Donigala il 17 novembre, per poi proseguire il 24 a Gesico. A dicembre, il 1° è la volta di Suelli, l’8 Guasila, il 17 Nurri e il 22 dicembre si chiude la kermesse a Mandas.

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Sardegna, Liguria, Calabria, Sicilia, Molise e Venezia fuori stagione. Itinerari splendidi solo per camminatori “controcorrente” di settembre.
Mentre tutti tornano a lavoro e, pian piano, le città riprendono i loro ritmi incessanti, c’è chi pensa di proseguire con ancora un po’ d’estate per godere della bella luce settembrina, prima del lungo inverno.
E’ il popolo dei viaggiatori di settembre, quelli che non amano tuffarsi nelle calche agostane, nel traffico da bollino nero ma pazienti, spesso anche soffrendo in città, aspettano il rientro di tutti per concedersi il momento più giusto per viaggiare, quello meno affollato.
Anche nel popolo dei camminatori sono tanti gli amanti di settembre che cercano nella fine della bella stagione il silenzio dei propri passi e la quiete per ricominciare al meglio un nuovo anno.

Con la Compagnia dei Cammini settembre è un mese ricco di viaggi tra i boschi quasi deserti, le spiagge ormai vuote in cui rubare gli ultimi tuffi della stagione estiva e i piccoli borghi del nostro Paese, abbandonati dai turisti.

La via dei Banditi

In Sardegna sul cammino dei banditi

E’ il caso della Sardegna dove a settembre si può fare il cammino dei Banditi, dall’Ogliastra alla Barbagia dedicato solo a chi è ben allenato.
Un percorso avventuroso e selvatico che unisce alcuni dei luoghi legati alle vicende del banditismo sardo a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Da Ulassai a Oliena sulle tracce di Samuele Stocchino, detto la Tigre d’Ogliastra, Giovanni Salis, detto Corbeddu e tanti altri.
Tra storia e leggenda, si camminerà sui sentieri che percorrevano, si visiteranno le grotte dove si rifugiavano, si dormirà nei boschi secolari sotto gli stessi alberi testimoni di tante vicende legate a questa pagina di storia.
Si parte dall’Ogliastra per inerpicarsi giorno dopo giorno fino al Gennargentu sulle cime più alte dell’isola ed entrare così in Barbagia.
Un viaggio fuori dalla Sardegna più conosciuta, un viaggio autentico: sul cammino non mancheranno gli incontri con i pastori che ancora vivono secondo il “codice barbaricino”.
Chi si dava “alla macchia” in questi luoghi remoti partiva con una scorta di provviste di prodotti tradizionali (pane carasau, formaggio), si integrava con quanto veniva offerto o si riusciva a ottenere lungo la strada: questa sarà anche la provocazione di questo cammino veramente wild. Ovili, grotte, ripari sotto la roccia saranno i nostri punti tappa. Si dorme sempre all’aperto, grazie a ripari naturali o al semplice telo tarp che potrà diventare un rifugio.

La via del sale

La via del sale fra Liguria e Lombardia

Tra la Liguria e la Lombardia, invece, prima della stagione delle piogge, si può percorrere la Via del Sale  con un itinerario solo per camminatori esperti identificato a partire da quel fascio di percorsi che, già da tempi antichi, collegavano l’Oltrepò Pavese alla costa ligure di Camogli e Portofino per consentire ai mercanti il trasporto del sale con le loro carovane di muli.
La partenza è da Varzi, importante borgo commerciale nel XIII secolo, di cui oggi rimangono ancora le antiche torri della cinta muraria; si passa poi in Piemonte, per attraversare l’Appennino ligure e raggiungere infine il mare.
Il percorso si snoda fra rigogliosi boschi e ampi crinali, prevalentemente su sentieri e mulattiere, in strette e affascinanti valli e con la vista che spesso si spinge fino alle lontane Alpi.
Si passa per diversi insediamenti rurali per capire come in questi luoghi si vivesse nei secoli passati: Varzi, Castellaro, Torriglia, Uscio e giù fino a Portofino con con un tuffo nel mare di San Fruttuoso; antichi borghi ricchi di fascino, panorami emozionanti e una grande accoglienza, compresa l’ottima cucina locale, renderanno speciale questo cammino.

La costa jonica

Nella Calabria meno conosciuta

E ancora si può tornare a vivere una Calabria diversa da quella che solitamente visitiamo l’estate per un cammino adatto a tutti lungo la costa ionica calabrese, nella punta estrema della penisola italiana, con le montagne dell’Aspromonte a fare da cornice tra l’azzurro del mare e del cielo e il bianco delle rocce.
Camminando si potranno ascoltare il frangersi delle onde del mare, i suoni del vento e degli uccelli e con la possibilità di rigenerarsi con un bagno nelle splendide acque del mare Ionio.
La luce del sole che tramonta sull’Etna si trasforma in una scenografia da immortalare in foto e che sicuramente rimarrà a lungo impressa nella mente di ognuno di noi.
Ospitalità, mare limpido, spiagge infinite e deserte, camminate tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, cibo genuino e tradizionale saranno i punti forti di questo viaggio in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa legato al mare… che sarà tutto per noi e per le tartarughe Caretta Caretta.
Questo tratto di costa infatti rappresenta l’area di nidificazione più importante d’Italia per questa specie, come accertato dai più recenti studi eseguiti dall’Università della Calabria di Cosenza.

Il cammino dei Sanniti

In Molise sul cammino dei sanniti

A settembre si può anche approfittare del bel tempo per visitare luoghi sconosciuti e inediti come il Cammino dei Sanniti in Molise solo per camminatori esperti.
Un percorso lungo le tracce di un popolo scomparso attraverso una storia fantastica, di coraggio e lotta per la libertà.
Sulle orme di un romanzo, Viteliù, che significa Italia, nel linguaggio antico dei popoli italici, perché l’Italia nacque proprio lì e nacque per difendere libertà e autodeterminazione di ben dodici popoli appenninici sotto la guida di Sanniti e Marsi.
Questo viaggio sulle tante tracce rimaste di un popolo antico è destinato a chi ama la storia e le sue suggestioni.
Così le mura ciclopiche su un monte diventano un accampamento, le basi di un tempio riprendono vita e ogni sasso squadrato saprà raccontare storie antiche come il Santuario della Nazione, la città del Toro Sacro, la Pietra-che-viene-avanti, l’antro di Kerres. Senza dimenticare il presente: incontri con persone vere, natura e cultura. Nella prima parte del viaggio, l’ambiente sarà più montano e si saliranno alcuni monti panoramici, tra cui il Monte Kaprum e il Monte Campo, entrambi di circa 1.750 metri. Si cammina, poi, sul tratturo Celano – Foggia, uno dei tratturi principali che collegavano Abruzzo, Molise e Puglia per il trasferimento stagionale delle greggi.

La Magna Francigena

In Sicilia sulla Magna via Francigena

E infine la Sicilia, a fine settembre già più tranquilla da scoprire a passo lento lungo la Magna Via Francigena, un percorso da fare solo con un buon livello di esperienza.
Questa è una delle più importanti vie storiche siciliane, un tempo strada romana fino a diventare il fulcro del sistema viario normanno.
È anche la testimonianza che anche la Sicilia nel Medioevo partecipò attivamente al fenomeno del pellegrinaggio.
Da questa strada che collega la costa nord a quella sud e che attraversa il cuore dell’isola, è passata la storia della Sicilia e dell’Europa intera, pellegrini, soldati, viaggiatori, arabi, greci, normanni: qui si è incontrato il Mediterraneo e qui si è formata l’Europa.
La Magna Via è lunga quasi 140 km da farsi in sei tappe, le più belle e selvagge, tralasciando quelle con più asfalto e paesaggi eccessivamente antropizzati.
Si parte da Piana degli Albanesi alle porte di Palermo, patria del miglior cannolo siciliano, attraverseremo paesi e borghi evocativi come Corleone, Prizzi, Sutera, e concluderemo alle porte di Agrigento, a Racalmuto, il paese che diede i natali al grandissimo Leonardo Sciascia. Percorrere oggi la Magna Via significa tante cose, ma soprattutto dare opportunità di lavoro e di sviluppo di un turismo sostenibile a chi vive nella Sicilia interna. Significa anche sostenere concretamente le strutture ricettive che hanno avviato la loro attività e supportare il lavoro dell’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che attraverso il recupero dei sentieri e coinvolgendo attivamente le realtà locali, hanno avviato questo grande progetto.

Camminare e far rinascere le antiche Vie è come accarezzare dolcemente l’anima di un territorio e la Sicilia, con tutta la sua bellezza e ricchezza di storia, arte e natura, ha bisogno di tante carezze, e tante sa restituirne.

Italia: ecco le località di mare più bello dell’estate 2024

Italia: ecco le località di mare più bello dell’estate 2024

Spiagge indimenticabili, acque cristalline, escursioni, passeggiate, luoghi d’arte che meritano una visita speciale, eccellenze enogastronomiche, curiosità.
Al centro la gestione sostenibile del territorio indispensabile per un’offerta turistica di qualità.
Da oltre vent’anni “Il mare più bello”, la Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano, stimola e orienta le villeggiature di quanti preferiscono scegliere la propria meta estiva all’insegna della responsabilità e della qualità ambientale, offrendo al lettore un quadro su quanto di buono fanno le amministrazioni locali costiere lungo la nostra penisola per essere all’altezza delle sfide imposte dalla crisi climatica. Tante pratiche concrete per la tutela delle nostre belle e amate coste, premiate nella Guida con il vessillo delle Vele.

21 località marine e 12 lacustri premiate

Il mare più bello passa in rassegna oltre 300 comuni costieri italiani, con una sezione dedicata anche ai laghi più belli, premiando con il massimo riconoscimento, le Cinque Vele, i comuni che hanno saputo coniugare al meglio la qualità dei servizi offerti al turista con scelte coraggiose e innovative nel segno della sostenibilità ambientale.
Sono state valutate le caratteristiche ambientali e la qualità dell’ospitalità. I parametri sono uso del suolo, degrado del paesaggio, biodiversità, attività turistiche; stato delle aree costiere; mobilità; acqua e depurazione; energia; rifiuti; iniziative per la sostenibilità; sicurezza alimentare e produzioni tipiche di qualità; mare, spiagge e oltre; struttura sociale e sanitaria.
Novità di questa edizione il riconoscimento ai comuni amici delle tartarughe marine segnalati all’interno della guida con il simbolo della tartaruga: 33 quelli che potranno esporre la bandiera di amici delle tartarughe.
Premiate 21 località turistiche marine e 12 lacustri.

Pollica

Le top five mare e lago

Regina dell’estate del mare, la cilentana Pollica (Salerno), seguita da Nardò (Lecce), nel Salento e Baunei (Nuoro) sulla costa orientale sarda.
Quarto posto per la località Domus De Maria sul Litorale di Chia, sempre in Sardegna, e quinto posto per Castiglione della Pescaia, nel comprensorio della Maremma Toscana.
Per quanto riguarda i laghi, regine restano le province autonome di Trentino e Alto Adige, al primo e al secondo posto con Molveno (Trento) sul lago omonimo ed Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano), sul lago di Monticolo. Terzo posto per Massa Marittima (Grosseto), località maremmana sul Lago dell’Accesa, in Toscana.
Al quarto posto troviamo Sospirolo (Belluno) sul lago del Mis in Veneto, e al quinto Avigliana sul lago omonimo in Piemonte

Molveno


Gli amici delle tartarughe

La novità delle Vele di quest’anno sono i 33 comuni amici delle tartarughe marine, segnalati con l’apposito simbolo “la tartaruga”.
Si tratta di quelle amministrazioni che, attraverso un apposito protocollo d’intesa, si sono impegnate a adottare una serie di misure per rendere le spiagge accoglienti anche per le tartarughe che depongono le uova

Baunei

Fra le regioni trionfa la Sardegna

La competizione fra le regioni è vinta con distacco dalla Sardegna con sette località marine a Cinque Vele, mentre Trentino e Alto Adige vincono la classifica per le località lacustri con quattro comuni fra i primi 12 classificati.
Accanto a Baunei (Nuoro) e a Domus de Maria (Sud Sardegna) ci sono Cabras (Oristano), Santa Teresa di Gallura (Sassari), San Teodoro (Sassari) Posada (Nuoro), Bosa (Oristano).
Segue la Toscana che, oltre a Castiglione della Pescaia (Grosseto), piazza i comuni di Capraia Isola (Livorno), Isola del Giglio (Grosseto), Capalbio (Grosseto) e Marina di Grosseto (Grosseto).
Terza è la Campania, con 4 comuni tutti nel Cilento salernitano. Alla prima classificata Pollica si affiancano San Giovanni a Piro, Castellabate (famoso per il film ‘Benvenuti al Sud’) e San Mauro Cilento.
Per quanto riguarda i laghi, il Trentino-Alto Adige si conferma la regione con più località premiate, seguito a pari merito da Piemonte e Lombardia.


Sicilia fuori dalla classifica

Fa notizia l’esclusione della Sicilia, per il primo anno, dalla classifica delle Cinque Vele.
Pantelleria nel Trapanese, passa da 5 a 3 a causa di una serie di interventi turistici discutibili e di un eccesso di consumo di suolo. Santa Marina Salina (Messina) sull’isola di Salina perde una vela – passando da cinque e 4 vessilli – per aver fatto registrare un arretramento, sia pur lieve, dei valori generali.

L’Italia è tra le mete preferite da europei e italiani per la Pasqua 2024

L’Italia è tra le mete preferite da europei e italiani per la Pasqua 2024

Si avvicina una Pasqua di viaggi e brevi fughe, in cui la voglia degli italiani di partire e godersi una meritata vacanza sta portando a prenotazioni da record, come si evince dai motori di ricerca specializzati in ricerche dato che quelle dei voli sono aumentate del 13%, mentre quelle di alberghi sono aumentate del 16% rispetto alla Pasqua del 2023.
È quindi l’anno con il maggior numero di ricerche nella storia.

Gli europei scelgono l’Italia

Molti degli europei che hanno deciso di viaggiare durante la Pasqua 2024 stanno scegliendo l’Italia.
Il clima primaverile nel Bel Paese, la ricchezza di cultura, paesaggi, tradizioni, così come la ricca offerta di enogastronomia e ospitalità hanno fatto in modo che l’Italia sia diventata il secondo paese più ricercato per trascorrere queste vacanze, dietro alla Spagna e prima del Portogallo.


Il trionfo di Roma e Milano

I dati che analizzano i risultati delle ricerche di voli durante la Pasqua 2024 indicano che una grande maggioranza ha optato per le grandi città, che tendono a essere più vuote del solito in questo periodo dell’anno, come Roma, che è diventata la città più richiesta dai viaggiatori tedeschi, francesi, spagnoli, olandesi e portoghesi e la seconda più richiesta per i britannici.
Dall’altro lato,
Milano, è la meta preferita dai britannici, la seconda per tedeschi, spagnoli olandesi e portoghesi e la terza per i francesi.

Napoli


Napoli, Bari e Genova fra arte e mare

Per quanto riguarda le destinazioni italiane che combinano l’attrattiva di una grande città, con il sole, la spiaggia, e la gastronomia ci sono Napoli, che è la terza città più richiesta dai viaggiatori olandesi, la quarta per tedeschi e britannici e la quinta per francesi e spagnoli. Bari è la quinta città preferita dai britannici e la sesta per i tedeschi.
Inoltre 
Genova è diventata la nona città più richiesta dai viaggiatori tedeschi, britannici e olandesi.
Spiccano anche le destinazioni interne, con le loro ricchezze culturali, molto richieste, tra cui emerge Bologna, che è la quarta città preferita dai viaggiatori olandesi, la quinta per i portoghesi e la settima per gli spagnoli. Torino, è la 12esima scelta per francesi e spagnoli.

Catania

Sardegna e Sicilia, le isole del sole

Per quanto riguarda le isole, la Sicilia rappresenta ancora una volta un paradiso per i viaggiatori europei al suo interno Catania è diventata la terza città più ricercata dai viaggiatori tedeschi, la quinta per gli olandesi, la sesta per i francesi, l’ottava per i britannici, la nona per gli spagnoli e la decima per i portoghesi.
Oltre a Catania, anche Palermo è tra le città più ricercate, essendo la settima scelta per tedeschi e francesi, l’ottava per spagnoli e portoghesi, la decima per gli olandesi e la 12esima per i britannici..
Dal canto suo, anche la Sardegna dimostra di essere una delle isole preferite dai turisti, soprattutto per Cagliari, che è diventata l’undicesima città più ricercata dai viaggiatori francesi, la 12esima per i tedeschi, la 13esima per gli spagnoli, la 14esima per gli olandesi e la 15esima per i portoghesi. Anche Olbia è tra le città più ricercate, essendo la nona scelta per i portoghesi, la 12esima per gli olandesi, la 14esima per i tedeschi e la 15esima per i britannici.

Venezia. Foto: Foto di Ingeborg Gärtner-Grein da Pixabay

Firenze e Venezia i grandi classici

La Toscana è anche una regione molto ambita, e soprattutto per Firenze, che è la quarta città preferita dai viaggiatori francesi, spagnoli e portoghesi, la sesta per i britannici e l’ottava per tedeschi e olandesi. Anche Pisa è tra le città più ricercate, essendo la sesta scelta per gli spagnoli, la settima per portoghesi e olandesi, la decima per tedeschi e francesi e l’undicesima per i britannici.
Anche il Veneto è molto richiesto, soprattutto Venezia, che è diventata la seconda città più ricercata dai viaggiatori francesi, la terza per britannici, spagnoli e portoghesi e la quinta per i tedeschi. Da parte sua, Verona è la settima scelta per i britannici e l’undicesima per tedeschi e spagnoli.


Le preferite degli italiani: grandi capitali europee, ma non solo…

Inoltre per gli stessi italiani, le capitali e le città principali dei paesi europei sono le prime destinazioni più desiderate per trascorrere questi giorni di riposo e svago.
Parigi (1), Amsterdam (2), Barcellona (3), Londra (4), Praga (9), Madrid (10), Lisbona (11), Valencia (13), Siviglia (15), Budapest (17), Vienna (18), Bucarest (19), Tenerife (20) e Berlino (22).
Anche altre città italiane sono molto ricercate, come Napoli (5), Catania (6), Milano (7), Roma (8), Palermo (14), Torino (23), Firenze (24) e Bari (25).
Quelli che hanno scelto destinazioni a lungo raggio hanno optato invece per New York al 12esimo posto.

Le città più ricercate dai turisti italiane durante Pasqua 2024:
1. Parigi
2. Amsterdam
3. Barcellona
4. Londra
5. Napoli
6. Catania
7. Milano
8. Roma
9. Praga
10. Madrid
11. Lisbona
12. New York
13. Valencia
14. Palermo
15. Siviglia
16. Istanbul
17. Budapest
18. Vienna
19. Bucarest
20. Tenerife
21. Marrakesh
22. Berlino
23. Torino
24. Firenze
25. Bari