7 buoni motivi per passare la Settimana Santa in Catalogna

7 buoni motivi per passare la Settimana Santa in Catalogna

Per restare fedeli al detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” non c’è modo migliore che stupire i propri compagni di viaggio con una vacanza in Catalogna.
Meno noti (e affollati) degli eventi della Semana Santa spagnola, gli appuntamenti della Setmana Santa catalana regalano grandi emozioni e sorprese a chiunque voglia seguirli, più o meno religiosamente. Dalle celebrazioni sacre proclamate “festa patrimonial d’interès nacional” alle usanze tipiche del periodo pasquale, tra scheletri ballerini e torte di uova di cioccolato, il successo è assicurato.


Cantare le Caramelles

Cantare le Caramelles Il nome può trarre in inganno perché il termine Caramelles non ha nulla a che fare con gli zuccheri più amati dai bambini.
Sono i canti popolari tipici della Catalogna cantati dai Caramellaires (i gruppi di cantori vestiti in abiti tipici), nati come pagani per festeggiare l’inizio della primavera e in seguito, con il cristianesimo, per celebrare la resurrezione di Gesù.
Chi si trova il Sabato Santo o il giorno di Pasqua ad esempio a Santa Eulàlia de Riuprimer, un borgo in mezzo ai boschi e i pascoli dell’entroterra catalano tra le città di Girona e Barcellona, li incontrerà intorno a mezzogiorno sotto i balconi delle case o nelle fattorie sparse per la campagna nei dintorni a intonare le Caramelles, accompagnati da musiche e balli in cambio di uova, dolci o botifarres (salsicce).
Altri gruppi di Caramellaires in Catalogna si trovano, già a partire dal XVI secolo, anche a Sant Julià de Vilatorta e Súria, in provincia di Barcellona.


La Mona de Pasqua

Uno dei momenti più attesi dai bambini in Catalogna per Pasqua è quello di scartare la Mona de Pasqua.
Con un rituale che risale probabilmente al XV secolo, il padrino regala un dolce fatto di pan di Spagna (o pan brioche) ricoperto di tante uova di cioccolato quanti sono gli anni del figlioccio, fino a un massimo di dodici, l’età della Prima Comunione.
Originariamente le uova erano sode ma con l’arrivo del cacao dall’America e poi il nascere della sana “competizione” tra i pasticceri catalani (come il maestro Lluís Santapau negli anni ’30), la Mona de Pasqua ha avuto un’evoluzione al passo coi tempi.
Oggi la decorazione non ha limiti, dalle piume d’oca colorate alle sculture di cioccolato con i personaggi dei cartoni animati. D’altronde a Pasqua si festeggia la fine della Quaresima e quindi della dieta! Un’occasione ghiotta per assaggiare anche i tipici bunyols de Quaresma, i doughnuts catalani.

L’uovo che balla. Foto Xavier Caballe -Flickr

Balla con l’uovo

Salvador Dalì ci ha abituati a vedere l’uovo fuori dal piatto, ad esempio nella casa di Port Lligat e nel museo di Figueres, ma c’è anche un’altra occasione per (s)covarlo fuori contesto.
Dal Corpus Domini, il 30 maggio e fino al 2 giugno, a Barcellona si può assistere al tradizionale Ou com Balla, letteralmente l’uovo che “balla”, tenuto in equilibrio dal getto d’acqua che zampilla dalle fontane di nove diversi luoghi della città: dai chiostri delle chiese ai giardini e i cortili pubblici.
Tra i più storici ci sono la fontana nel chiostro della Catedral de la Santa Creu i Santa Eulàlia, la cattedrale di Barcellona dove, tra il XV e il XVII secolo, ha avuto probabilmente inizio quest’usanza legata alla fertilità, e la fontana del patio della Casa de l’Ardiaca, la sede dell’Archivio Storico della città nel Barri Gòtic.
Il segreto dell’uovo ballerino? È svuotato all’interno e il buchino viene poi chiuso con la cera.


La Passiò de Vilalba dels Arcs

Sedersi accanto ai dodici apostoli durante l’Ultima Cena, seguire passo a passo la Croce fino al monte Golgota e camminare tra i mercati e gli artigiani di Gerusalemme.
A Vilalba dels Arcs, un paese con meno di mille abitanti nella comarca di Terra Alta, la Passió è un evento che coinvolge tutta la comunità.
Si parte da Plaça Sant Antoni, giovedì 28 marzo alle ore 21.30 o nella replica diurna di sabato 30 alle ore 17, quando gli abitanti e i visitatori si mescolano agli attori mettendo in scena con vivido realismo la Passione di Gesù.
Le strade medievali sono illuminate dalla luce delle torce, si cantano e si ballano musiche antiche, il pane, il vino e l’olio prodotti con tecniche ancestrali evocano sapori autentici e i costumi di scena suggeriscono che, in quest’angolo di Catalogna, per la Settimana Santa le lancette dell’orologio tornano indietro di duemila anni. Una passione da condividere.


La danza della morte

Cinque scheletri (due adulti e tre bambini) danzano insieme con passi cadenzati dal ritmo del tamburo sullo sfondo di oggetti che simbolizzano la morte: una falce, un piattino con della cenere, una bandiera nera con il teschio e le iscrizioni “Nemini Parco” e “Lo Temps Es Breu”, torce a olio e un orologio senza le lancette.
Non è il Día de los Muertos in Messico ma il Giovedi Santo (nel 2024 cadrà il 28 marzo) a Verges, un paesino a soltanto un quarto d’ora di distanza dal mare della Costa Brava dove ogni anno durante la sentita Passiò de Verges si ripete la Dansa de la mort.
Come eredità delle danze macabre medievali diffuse in Spagna e nel resto dell’Europa, in modo particolare all’epoca della peste (oggi quasi tutte scomparse), questa antica tradizione si era persa, è stata ripresa e come documentato nel 1666 sicuramente era già in uso da prima del XVII secolo. È uno spettacolo unico, a tratti funereo. Il consiglio? Astenersi impressionabili.


Via Crucis nei boschi dei Pirenei

Se c’è un giorno dell’anno in cui darsi appuntamento a Sant Hilari Sacalm, il paesino detto “delle cento sorgenti” nel cuore dei Pirenei catalani, è il Venerdì Santo.
Negli altri 364 ci si avventura nei suoi boschi a piedi o in bicicletta ma il prossimo venerdì 29 marzo, dalle ore 19, c’è da scommettere che nessuno si allontanerà dal centro storico per partecipare alla manifestazione più sentita della Settimana Santa.
La Via Crucis Vivent, qui in programma da ben tre secoli, culmina nella spettacolare rappresentazione del Calvario che attira partecipanti da tutta la Catalogna e non solo.
Nel buio di Sant Hilari Sacalm, la scenografia ha una grande potenza teatrale. Grazie all’uso sapiente di luci e musica, dalla processione dei Misteri con le storiche e pesantissime effigi sacre sollevate a mano dai portatori, alle undici tappe con l’attesa Crocifissione, l’evento è particolarmente coinvolgente. Una tradizione tramandata dai genitori ai figli.


Il venerdì di Tarragona

Per cinque secoli a Tarragona l’effetto wow è assicurato nella Processó del Sant Enterrament, l’evento clou della ricca Setmana Santa in programma ogni anno nella città della Costa Daurada, fin dal 1550.
Questa processione inizia e finisce dalla chiesa di Natzaret, in Plaça del Rei: il rombo dei tamburi degli Armats (soldati romani) scandisce l’incedere delle migliaia di partecipanti all’annuale rito religioso.
Essere lì, nella Part Alta di Tarragona, il centro storico già affascinante di per sé, la sera del Venerdì Santo (quest’anno il 29 marzo) è un’esperienza indimenticabile e per certi versi ipnotica che vale il viaggio in Catalogna. Da mettere in agenda.

 

Dieci piccole città spagnole mostrano la loro unicità durante la Settimana Santa

Dieci piccole città spagnole mostrano la loro unicità durante la Settimana Santa

Dieci piccole città della regione spagnola di Campo de Calatrava, lo scorso mercoledì hanno presentato a Papa Francesco, in Vaticano, uno degli aspetti più caratteristici delle loro celebrazioni della Settimana Santa.
La parte più colorata della loro visitaè stata costituita dai cosiddetti “armaos”, una replica dei soldati romani ed ebrei che imprigionarono, flagellarono ed eseguirono la condanna a morte di Gesù Cristo.

La Ruta de la Pasión de Calatrava: misticismo e tradizione

Il gruppo è composto da 86 persone (22 donne e 64 uomini), provenienti dagli “armaos” di Bolaños de Calatrava, compresi coloro che formano la banda musicale e le lance.
Dopo l’udienza con il Papa, il gruppo ha eseguito il “Caracol”, una scenografia straordinaria, una marcia in cui viene formato un cerchio che si chiude intorno alla bandiera, portata da un alto funzionario, e in una posizione elevata, finché non si riapre; inoltre eseguiranno l”Estrella”, simile alla marcia anche se formando stelle a quattro punte, con due file in ogni punto, e il “Molino”, una figura che si fa mentre il portabandiera sta al centro e il resto degli “armaos” è in fila fino a formare una croce latina, senza lasciare il passo, per continuare la passacaglia.
Quella degli “armaos” è una delle tradizioni e il punto di riferimento più rappresentativo de la Ruta de la Pasión de Calatrava, regione della provincia di Ciudad Real, al centro della penisola iberica, il cui comune più rappresentativo è Almagro, famosa per la sua bella e stilizzata Plaza Mayor, con portici e gallerie di vetro e, soprattutto, per il suo famoso Corral de Comedias, costruito nel 1628, unico palcoscenico al mondo, di tipo teatrale del XVI e XVII secolo, rimasto intatto nella forma e nella struttura. Qui vengono ancora rappresentate commedie di Cervantes, Calderón de la Barca, Lope de Vega…
Ad Almagro e in altre città vicine, vengono mostrate le figure realizzate dagli “armaos” che accompagnano i pasos, le confraternite e i capirotes che ogni città fa sfilare tra il Mercoledì Santo e la Domenica di Pasqua.
Uno spettacolo che trascende la sfera religiosa, è uno dei momenti più sentiti della zona del Campo de Calatrava, in cui luci, colori, musiche, aromi e fervore pervadono e inondano i comuni di Aldea del Rey, Almagro, Bolaños de Calatrava, Bolaños de Calatrava e Bolaños de Calatrava, Granátula de Calatrava, Miguelturra, Pozuelo de Calatrava, Torralba de Calatrava, Valenzuela de Calatrava, Moral de Calatrava e Calzada de Calatrava, nelle cui strade sfilano più di 50 confraternite e 20 bande musicali.
Sentimento e tradizioni popolari, religioso e profano si fondono in una delle celebrazioni più singolari della regione. La Ruta de la Pasión de Calatrava è un Festival di interesse turistico nazionale e aspira a diventare un Festival di interesse internazionale.


Gli armaos protagonisti

Le origini degli “armaos” risalgono al XVI secolo, nella cornice che combinava l’atmosfera militarizzata dell’epoca, derivata dalla Chiesa riconciliata dopo Trento, insieme all’ideale cavalleresco impregnato nell’Ordine di Calatrava grazie ai suoi frati, metà monaci e metà soldati, sempre desiderosi di combattere il male.
Gli “armaos”, con il loro caratteristico costume – composto da giacca rossa, ricoperta da bande di raso rosso con frange dorate, pantaloni bianchi o blu sotto il ginocchio riccamente ricamati, così come le gonne, senza dimenticare gli stivali e le calze di stoffa, e il loro pesante elmo piumato o decorato con pompon colorati e lance, spade e scudi – sfilano in processione, scandendo i loro passi e le loro evoluzioni al suono di tamburi, tamburelli e trombe; la loro partecipazione agli allestimenti della Settimana Santa di Calatrava riflette la dualità tra sacro e profano, portando un elemento festoso e giocoso all’interno delle celebrazioni.
Tra i soldati “cattivi” non può mancare il più cattivo per eccellenza di quella tragica settimana: Giuda Iscariota. La presenza di tutti i personaggi nelle processioni, insieme ad altri elementi come musica, artigianato e gastronomia, contribuisce alla creazione di un’esperienza culturale unica e molto sentita.

La Settimana di Pasqua a Calatrava è un’occasione speciali per scoprire il patrimonio culturale, naturale e gastronomico che, come identità collettiva, caratterizza tutti i comuni della zona, eredi dell’Ordine Cistercense di Calatrava che, dalla sua sede originaria nel castello di Calatrava La Vieja, organizzò la riconquista di un territorio sotto il cui mandato sarebbero sorti numerosi paesi.
Oggi questi stessi condividono caratteristiche culturali uniche, quelle del Campo de Calatrava, che si manifestano in modo del tutto particolare proprio nella Settimana di Pasqua.


La Passione di Calatrava paese per paese

Ma, oltre ai colorati “armaos”, le diverse Settimane Sante di ognuna delle dieci città che compongono l’Itinerario hanno i loro momenti e le loro scene tipiche e caratteristiche, le loro immagini religiose che sfilano in mezzo ai fedeli per le strette vie.
Ad esempio, la mattina del Giovedì Santo, ad Aldea del Rey, viene messo in scena il tradimento di Gesù da parte di Giuda Iscariota.
A Bolaños de Calatrava, invece, gli “armaos” iniziano la ricerca di Gesù al mattino, inscenando l’arresto nel tardo pomeriggio.
A Granátula de Calatrava, durante l’arresto, il capitano delle truppe romane canta “el romance del prendimiento”.
A Moral de Calatrava, la danza del Caracol si chiama “Caracola” e si celebra la domenica di Pasqua come saluto alla settimana.


Scommettere sui volti o sulle croci

Curiosamente, nel bel mezzo di una celebrazione religiosa, sopravvive un gioco di scommesse che forse ricorda la vendita all’asta dei vestiti di Cristo da parte dei suoi carnefici sul Golgota.
Si tratta di un gioco d’azzardo in cui si scommettono anche ingenti somme di denaro e si svolge ogni Venerdì Santo nella città di Calzada de Calatrava, dove dal 1993 è stato dichiarato “Festival di interesse turistico regionale”, e si svolge ininterrottamente da tempo immemore.
Il funzionamento è molto semplice: testa o croce.
C’è una persona che ha il banco, il baratero, e intorno a lui si dispongono gli scommettitori, senza limiti per le puntate se non i fondi a disposizione del banco, che, situato al centro del cerchio, copre le puntate piazzate a terra.
Per giocare si prendono due monete di rame del regno di Alfonso XII, con la testa e lo stemma del re ben visibili.
La persona che ha il banco mette insieme i pezzi, con le facce delle monete ben visibili. Le persone che giocano scommettono i loro soldi e il mazziere mette la stessa somma. Poi,  dopo aver mostrato le monete, il baratero le lancia in aria.
Tutti alzano gli occhi al cielo in attesa del risultato, per scoprire se la fortuna è dalla loro parte o meno. Se le monete toccano terra e rimbalzano verso l’alto con la “Testa”, il banco incassa tutti i soldi delle scommesse fatte. Se invece, dopo la caduta e il rimbalzo, gli scudi rimangono visibili, allora si urla “Croce” e chi ha puntato incassa i soldi delle rispettive scommesse, poiché il banco ha perso. Ma può accadere che, quando le monete cadono, ognuna sia su un lato diverso. In questo caso, il baratero grida: Testa e Croce, e non vince nessuno. Le monete vengono raccolte, consegnate a chi tiene il banco e il gioco ricomincia.