Le 30 spiagge italiane più amate sul web nell’estate 2025

Le 30 spiagge italiane più amate sul web nell’estate 2025

E’ tempo di sondaggi e classifiche. Scopriamo insieme quali sono le spiagge italiane più amate dell’estate 2025.
La classifica delle top 30 di quest’anno viene fornito da uno studio di
Holidu.it uno dei maggiori portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, che ha realizzato la classifica
utilizzando i dati di Google Maps.

La spiaggia dei conigli

Spiaggia dei Conigli, Cala Mariolu e Tuerredda sul podio

Secondo l’analisi condotta  la spiaggia dei Conigli a Lampedusa conquista il primo posto tra le spiagge più apprezzate d’Italia nel 2025.
La celebre baia siciliana ha ottenuto un punteggio medio di 4,9 su 5 sulla
piattaforma di recensioni di Google, con quasi 3.000 valutazioni da parte degli utenti.
Completano il podio due destinazioni sarde: al secondo posto Cala Mariolu nel comune di Baunei, con un punteggio di 4,8 e oltre 5.500 recensioni, seguita dalla Spiaggia di Tuerredda a Teulada, con 4,7 punti su oltre 15.800 recensioni, il numero più alto in classifica.

Cala Goloridze

Dominio della Sardegna con 22 spiagge nella top 30

La Sardegna emerge come assoluta protagonista della classifica: 22 delle 30 spiagge più votate si trovano sull’isola.
Tra queste figurano località iconiche come Is Arutas, Porto Giunco, Su Giudeu, Mari Pintau, Piscinas e Punta Molentis, solo per citarne alcune.
La Calabria è presente con due spiagge: l’Arcomagno a San Nicola Arcella e la Rotonda a Tropea, mentre la Puglia si distingue con Porto Selvaggio (Nardò) e San Pietro in Bevagna (Manduria).
La Liguria compare in classifica con Boccadasse, uno dei quartieri più caratteristici di Genova, la Toscana è rappresentata dalla Spiaggia di Cavoli, all’Isola d’Elba, mentre nella parte bassa della graduatoria troviamo la Campania con i Bagni Regina Giovanna a Sorrento.

il villaggio di Boccadasse, Genova

La classifica delle top 30

1 Spiaggia dei Conigli Lampedusa Sicilia 4,9 2.967
2 Cala Mariolu Baunei Sardegna 4,8 5.597
3 Spiaggia di Tuerredda Teulada Sardegna 4,7 15.822
4 Spiaggia Di Is Arutas Cabras Sardegna 4,7 8.508
5 Spiaggia di Porto Giunco Villasimius Sardegna 4,7 7.176
6 Spiaggia Su Giudeu Domus de Maria Sardegna 4,7 6.137
7 Spiaggia dell’Arcomagno San Nicola Arcella Calabria 4,7 3.678
8 Cala Goloritzé Baunei Sardegna 4,7 3.595
9 Spiaggia di Mari Pintau Quartu Sant’Elena Sardegna 4,7 3.522
10 Spiaggia delle Dune Sant’Anna Arresi Sardegna 4,7 3.087
11 Spiaggia di Mari Ermi Cabras Sardegna 4,7 2.952
12 Spiaggia di Piscinas Arbus Sardegna 4,7 2.645
13 Spiaggia di Cala li Cossi Trinità d’Agultu e Vignola Sardegna 4,7 2.617
14 Spiaggia di Scivu Arbus Sardegna 4,7 1.923
15 Spiaggia di Cala Spinosa Santa Teresa Gallura Sardegna 4,7 1.734
16 Spiaggia di San Giovanni di Sinis Cabras Sardegna 4,7 1.475
17 Spiaggia di Su Sirboni Gairo Sardegna 4,7 1.205
18 Spiaggia della Rotonda Tropea Calabria 4,7 1.086
19 Spiaggia il Golfetto Tortolì Sardegna 4,7 864
20 Spiaggia S’Archeddu ‘e Sa Canna Cabras Sardegna 4,7 831
21 Spiaggia Di Campana Pontile Chia – Domus de Maria Sardegna 4,7 539
22 Spiaggia Di Boccadasse Boccadasse – Genova Liguria 4,6 7.816
23 Spiaggia di Cavoli Campo nell’Elba – Isola d’Elba Toscana 4,6 5.099
24 Bagni Regina Giovanna Sorrento Campania 4,6 5.020
25 Spiaggia di Punta Molentis Villasimius Sardegna 4,6 4.987
26 Spiaggia di Cala Pira Castiadas Sardegna 4,6 3.955
27 Spiaggia di Porto Selvaggio Nardò Puglia 4,6 3.783
28 Spiaggia Di Cea Tortolì – Bari Sardo Sardegna 4,6 3.723
29 Spiaggia di Lido di Orrì Tortolì Sardegna 4,6 3.445
30 Spiaggia di San Pietro in Bevagna Manduria Puglia 4,6 3.439

 

Sicilia horror

Sicilia horror

Si avvicina la notte di Hallowen e vogliamo proporvi un viaggio inedito e insolito nella Sicilia meno nota. Una Sicilia che si svela in questi giorni fra fine ottobre e inizio novembre tradizionalmente legati al culto dei morti. Ecco quindi quattro mete da scegliere per scoprire la Sicilia horror di Halloween.


1 – La festa dei morti a Palermo

Se visitate la Sicilia all’inizio di novembre da non perdere è la Festa dei Morti, una tradizione che in alcune città come Palermo è ancora molto viva.
Qui i defunti sono considerati portatori di doni e i bambini ricevono giocattoli e dolci lasciati dagli “antenati”.
Tradizione è anche mangiare il dolce tipico di questa festa ovvero la frutta martorana, realizzata con pasta di mandorle e modellata in modo da sembrare frutta reale.
Un’usanza affascinante che mescola tradizione e spiritualità.

2 – Le catacombe dei cappuccini a Palermo

Sempre a Palermo vale la pena visitare le catacombe dei cappuccini, un luogo macabro e al tempo stesso molto affascinante. Decisamente  uno dei più strani e particolari della Sicilia.
Queste catacombe uniche custodiscono i corpi mummificati di circa 8.000 persone, tra cui monaci, nobili e bambini, risalenti dal XVI al XIX secolo.
Tra di esse la più famosa è la mummia della piccola Rosalia Lombardo, che sembra quasi dormire, grazie a un processo di imbalsamazione che l’ha conservata incredibilmente bene.


3 – La fiera dei morti a Catania

Spostandoci a Catania troviamo un’altra curiosità legata alla festa dei morti ovvero un intera fiera ad essi dedicata.
È questa una tradizione molto antica e si tratta effettivamente di qualcosa di simile a un grande mercato dove si vendono dolciumi tradizionali come le ossa dei morti (biscotti di zucchero), ma anche giocattoli e oggetti di artigianato.
È un evento molto partecipato, vivace e colorato, che mescola la dimensione del ricordo dei defunti con una sorta di celebrazione festosa.


4 – Il ballo dei diavoli a Prizzi

Infine vi segnaliamo, anche se si svolge tradizionalmente a Pasqua, il ballo dei diavoli di Prizzi, una delle tradizioni più particolari e suggestive della Sicilia. La segnaliamo perché molti scelgono di visitare questo borgo per esplorarne i misteri anche in autunno e soprattutto nel fine settimana di Ognissanti.
Gli abitanti del paese indossano maschere di diavoli e angeli, e la manifestazione, che rappresenta la lotta tra il bene e il male, è uno spettacolo che sembra uscire da un’altra epoca.

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Camminare a fine estate nei luoghi abbandonati dal turismo di massa

Sardegna, Liguria, Calabria, Sicilia, Molise e Venezia fuori stagione. Itinerari splendidi solo per camminatori “controcorrente” di settembre.
Mentre tutti tornano a lavoro e, pian piano, le città riprendono i loro ritmi incessanti, c’è chi pensa di proseguire con ancora un po’ d’estate per godere della bella luce settembrina, prima del lungo inverno.
E’ il popolo dei viaggiatori di settembre, quelli che non amano tuffarsi nelle calche agostane, nel traffico da bollino nero ma pazienti, spesso anche soffrendo in città, aspettano il rientro di tutti per concedersi il momento più giusto per viaggiare, quello meno affollato.
Anche nel popolo dei camminatori sono tanti gli amanti di settembre che cercano nella fine della bella stagione il silenzio dei propri passi e la quiete per ricominciare al meglio un nuovo anno.

Con la Compagnia dei Cammini settembre è un mese ricco di viaggi tra i boschi quasi deserti, le spiagge ormai vuote in cui rubare gli ultimi tuffi della stagione estiva e i piccoli borghi del nostro Paese, abbandonati dai turisti.

La via dei Banditi

In Sardegna sul cammino dei banditi

E’ il caso della Sardegna dove a settembre si può fare il cammino dei Banditi, dall’Ogliastra alla Barbagia dedicato solo a chi è ben allenato.
Un percorso avventuroso e selvatico che unisce alcuni dei luoghi legati alle vicende del banditismo sardo a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Da Ulassai a Oliena sulle tracce di Samuele Stocchino, detto la Tigre d’Ogliastra, Giovanni Salis, detto Corbeddu e tanti altri.
Tra storia e leggenda, si camminerà sui sentieri che percorrevano, si visiteranno le grotte dove si rifugiavano, si dormirà nei boschi secolari sotto gli stessi alberi testimoni di tante vicende legate a questa pagina di storia.
Si parte dall’Ogliastra per inerpicarsi giorno dopo giorno fino al Gennargentu sulle cime più alte dell’isola ed entrare così in Barbagia.
Un viaggio fuori dalla Sardegna più conosciuta, un viaggio autentico: sul cammino non mancheranno gli incontri con i pastori che ancora vivono secondo il “codice barbaricino”.
Chi si dava “alla macchia” in questi luoghi remoti partiva con una scorta di provviste di prodotti tradizionali (pane carasau, formaggio), si integrava con quanto veniva offerto o si riusciva a ottenere lungo la strada: questa sarà anche la provocazione di questo cammino veramente wild. Ovili, grotte, ripari sotto la roccia saranno i nostri punti tappa. Si dorme sempre all’aperto, grazie a ripari naturali o al semplice telo tarp che potrà diventare un rifugio.

La via del sale

La via del sale fra Liguria e Lombardia

Tra la Liguria e la Lombardia, invece, prima della stagione delle piogge, si può percorrere la Via del Sale  con un itinerario solo per camminatori esperti identificato a partire da quel fascio di percorsi che, già da tempi antichi, collegavano l’Oltrepò Pavese alla costa ligure di Camogli e Portofino per consentire ai mercanti il trasporto del sale con le loro carovane di muli.
La partenza è da Varzi, importante borgo commerciale nel XIII secolo, di cui oggi rimangono ancora le antiche torri della cinta muraria; si passa poi in Piemonte, per attraversare l’Appennino ligure e raggiungere infine il mare.
Il percorso si snoda fra rigogliosi boschi e ampi crinali, prevalentemente su sentieri e mulattiere, in strette e affascinanti valli e con la vista che spesso si spinge fino alle lontane Alpi.
Si passa per diversi insediamenti rurali per capire come in questi luoghi si vivesse nei secoli passati: Varzi, Castellaro, Torriglia, Uscio e giù fino a Portofino con con un tuffo nel mare di San Fruttuoso; antichi borghi ricchi di fascino, panorami emozionanti e una grande accoglienza, compresa l’ottima cucina locale, renderanno speciale questo cammino.

La costa jonica

Nella Calabria meno conosciuta

E ancora si può tornare a vivere una Calabria diversa da quella che solitamente visitiamo l’estate per un cammino adatto a tutti lungo la costa ionica calabrese, nella punta estrema della penisola italiana, con le montagne dell’Aspromonte a fare da cornice tra l’azzurro del mare e del cielo e il bianco delle rocce.
Camminando si potranno ascoltare il frangersi delle onde del mare, i suoni del vento e degli uccelli e con la possibilità di rigenerarsi con un bagno nelle splendide acque del mare Ionio.
La luce del sole che tramonta sull’Etna si trasforma in una scenografia da immortalare in foto e che sicuramente rimarrà a lungo impressa nella mente di ognuno di noi.
Ospitalità, mare limpido, spiagge infinite e deserte, camminate tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, cibo genuino e tradizionale saranno i punti forti di questo viaggio in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa legato al mare… che sarà tutto per noi e per le tartarughe Caretta Caretta.
Questo tratto di costa infatti rappresenta l’area di nidificazione più importante d’Italia per questa specie, come accertato dai più recenti studi eseguiti dall’Università della Calabria di Cosenza.

Il cammino dei Sanniti

In Molise sul cammino dei sanniti

A settembre si può anche approfittare del bel tempo per visitare luoghi sconosciuti e inediti come il Cammino dei Sanniti in Molise solo per camminatori esperti.
Un percorso lungo le tracce di un popolo scomparso attraverso una storia fantastica, di coraggio e lotta per la libertà.
Sulle orme di un romanzo, Viteliù, che significa Italia, nel linguaggio antico dei popoli italici, perché l’Italia nacque proprio lì e nacque per difendere libertà e autodeterminazione di ben dodici popoli appenninici sotto la guida di Sanniti e Marsi.
Questo viaggio sulle tante tracce rimaste di un popolo antico è destinato a chi ama la storia e le sue suggestioni.
Così le mura ciclopiche su un monte diventano un accampamento, le basi di un tempio riprendono vita e ogni sasso squadrato saprà raccontare storie antiche come il Santuario della Nazione, la città del Toro Sacro, la Pietra-che-viene-avanti, l’antro di Kerres. Senza dimenticare il presente: incontri con persone vere, natura e cultura. Nella prima parte del viaggio, l’ambiente sarà più montano e si saliranno alcuni monti panoramici, tra cui il Monte Kaprum e il Monte Campo, entrambi di circa 1.750 metri. Si cammina, poi, sul tratturo Celano – Foggia, uno dei tratturi principali che collegavano Abruzzo, Molise e Puglia per il trasferimento stagionale delle greggi.

La Magna Francigena

In Sicilia sulla Magna via Francigena

E infine la Sicilia, a fine settembre già più tranquilla da scoprire a passo lento lungo la Magna Via Francigena, un percorso da fare solo con un buon livello di esperienza.
Questa è una delle più importanti vie storiche siciliane, un tempo strada romana fino a diventare il fulcro del sistema viario normanno.
È anche la testimonianza che anche la Sicilia nel Medioevo partecipò attivamente al fenomeno del pellegrinaggio.
Da questa strada che collega la costa nord a quella sud e che attraversa il cuore dell’isola, è passata la storia della Sicilia e dell’Europa intera, pellegrini, soldati, viaggiatori, arabi, greci, normanni: qui si è incontrato il Mediterraneo e qui si è formata l’Europa.
La Magna Via è lunga quasi 140 km da farsi in sei tappe, le più belle e selvagge, tralasciando quelle con più asfalto e paesaggi eccessivamente antropizzati.
Si parte da Piana degli Albanesi alle porte di Palermo, patria del miglior cannolo siciliano, attraverseremo paesi e borghi evocativi come Corleone, Prizzi, Sutera, e concluderemo alle porte di Agrigento, a Racalmuto, il paese che diede i natali al grandissimo Leonardo Sciascia. Percorrere oggi la Magna Via significa tante cose, ma soprattutto dare opportunità di lavoro e di sviluppo di un turismo sostenibile a chi vive nella Sicilia interna. Significa anche sostenere concretamente le strutture ricettive che hanno avviato la loro attività e supportare il lavoro dell’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che attraverso il recupero dei sentieri e coinvolgendo attivamente le realtà locali, hanno avviato questo grande progetto.

Camminare e far rinascere le antiche Vie è come accarezzare dolcemente l’anima di un territorio e la Sicilia, con tutta la sua bellezza e ricchezza di storia, arte e natura, ha bisogno di tante carezze, e tante sa restituirne.

Il mondo delle api

Il mondo delle api

Vogliamo parlarvi di api, insetti straordinari che giocano un ruolo fondamentale negli ecosistemi e sulla nostra esistenza principalmente attraverso la funzione fondamentale dell’impollinazione.
Esistono migliaia di specie di api, ma quella più conosciuta è l’ape domestica (Apis mellifera), famosa per la produzione di miele.

Photo credit: Artur Rydzewski on VisualHunt

Le api salveranno il mondo

Le api sono, come accennato, i principali impollinatori delle piante, trasportando il polline da un fiore all’altro.
Questo processo è cruciale per la riproduzione di molte specie vegetali e, indirettamente, per la produzione alimentare umana, poiché circa un terzo delle colture dipende dall’impollinazione animale.
Negli ultimi anni, le api come sappiamo sono in grave pericolo poiché minacciate da fattori come l’uso di pesticidi, il cambiamento climatico e la perdita di habitat, elementi che portando a una preoccupante diminuzione delle popolazioni, conosciuta come sindrome dello spopolamento degli alveari.
La loro riduzione rappresenta un grave rischio per la biodiversità e la sicurezza alimentare globale.

Photo credit: PiùChéBella on Visualhunt

Tutte le curiosità su questo straordinario insetto

Le api sono animali straordinari e comunicano tra loro attraverso la danza dell’ape, un movimento che indica la posizione delle fonti di cibo.
Dedite come attività esclusiva alla produzione di miele, ogni ape produce in media solo un dodicesimo di cucchiaino di miele nella sua vita.
Sono oltre mille le specie diverse di api e l’Italia fa la sua parte con le selvatiche e le solitarie. Le api sono insetti particolarmente importanti per la biodiversità, poiché sono impollinatori specializzati per molte piante autoctone italiane. Scopriamo le due tipologie di ape italiana.


L’ape nera del Ponente Ligure

Il Ponente ligure è una sottile striscia di territorio compresa tra le spiagge occidentali del mar Ligure e le creste delle Alpi Marittime che segnano il confine con la Francia e il Piemonte, ed è caratterizzata da strette e lunghe valli, spesso inaccessibili e selvagge.
Nei secoli, gli abitanti di queste terre hanno ricavato spazi coltivabili strappandoli alle pendici rocciose e scavando i tipici terrazzamenti detti “fasce” o “maixei”, ancora oggi teatro di un’agricoltura eroica.
In questa zona di confine, in particolare nel territorio della provincia di Imperia, due sottospecie di api, la bionda (Apis mellifera ligustica), endemica della penisola italiana, e la nera (Mellifera Mellifera) proveniente dalla vicina Francia, si incontrano ibridandosi naturalmente da millenni, dando vita a un ecotipo ligure, comunemente chiamata ape nera del Ponente ligure.
L’ape nera del Ponente ligure è molto resistente: si è infatti adattata al particolare microclima e alla flora locale, gestendo le risorse e volando anche in condizioni climatiche avverse. Osservando alcune colonie in grado di sopravvivere nei tronchi di alberi o in anfratti di roccia, alcuni apicoltori delle valli interne hanno deciso di scommettere su quest’ape, allevandola e cercando di preservarla.
Lo stretto contatto con un ambiente totalmente naturale ha spinto verso una rigida selezione degli individui più forti, che oggi riescono più facilmente a contrastare le minacce che il mondo dell’apicoltura deve fronteggiare, tra cui patogeni, specie aliene, inquinamento e cambiamento climatico.
Nonostante la robustezza di questo impollinatore, la consistente introduzione di diverse sottospecie verificatasi a partire dal secondo dopoguerra ne ha causato una significativa erosione genetica, a cui oggi si unisce l’ulteriore minaccia di un insetto invasivo, la vespa velutina o calabrone asiatico, che nutre le proprie larve cacciando le api in volo. La grande voracità e la forte capacità di colonizzare interi areali, costruendo nidi in luoghi difficili da raggiungere, rende la vespa velutina un vero incubo per api e apicoltori.
Le aziende apistiche che preservano l’ape nera del Ponente ligure sono di piccola dimensione: dall’allevamento delle api ricavano miele – in prevalenza millefiori di macchia mediterranea, erica, castagno, propoli e polline. Nella gestione degli alveari è prassi degli apicoltori lasciare alle famiglie di api un quantitativo di miele sufficiente per affrontare il periodo invernale.


L’ape nera sicula

Non è vero che tutte le api sono gialle e nere.
La livrea che normalmente associamo all’ape è in realtà tipica della ape ligustica, l’ape più diffusa in Italia, tanto da essere definita anche ape italiana.
Esistono api scure, grigie o anche nerissime, proprio in Italia, simili morfologicamente alle api nere africane (dalle quali differiscono però per la minore aggressività): le quali nel dna hanno un miotipo genetico africano.
L’ape nera sicula (Apis mellifera siciliana) ha l’adome scurissimo e una peluria giallastra e le ali sono più piccole.
Ha popolato per millenni la Sicilia e poi è stata abbandonata negli anni ’70 quando gli apicoltori siciliani sostituirono i bugni di legno di ferula (le casse a forma di parallelepipedo usate come arnie) e iniziarono a importare api ligustiche dal nord Italia. L’ape sicula rischiò in quegli anni la totale estinzione, evitata grazie agli studi e alle ricerche di un entomologo siciliano,
Pietro Genduso, che la studiò per anni dopo la classificazione avvenuta ad opera di Montagano nel 1911. Genduso trasmise questa passione a uno studente, Carlo Amodeo, tuttora l’unico l’allevatore di api regine siciliane pure iscritto al registro nazionale.
Gli ultimi bugni di api nere sicule furono ritrovati in un baglio di Carini dove un vecchio massaro apicoltore produceva miele con quel sistema antico. I bugni contenevano alcune famiglie di api che Carlo Amodeo, dopo aver deciso di praticare l’apicoltura professionale, conservò in isolamento sulle isole di Vulcano e Filicudi.
È molto docile, tanto che non servono maschere nelle operazioni di smielatura, è molto produttiva – anche a temperature elevate, oltre i 40° quando le altre api si bloccano – e sopporta bene gli sbalzi di temperatura. Caratteristiche molto importanti per la produzioni in aree dal clima molto caldo.
La nera sicula inoltre sviluppa precocemente la covata, tra dicembre e gennaio, evitando quindi il blocco della covata invernale comune alle altre specie, e consuma meno miele delle altre api. Il miele di ape nera sicula non è invece diverso, dal punto di vista organolettico, da quello prodotto con le api di altre razze.
A lanciare l’allarme sul rischio di estinzione della sottospecie siciliana è stato nel 2008 l’apicoltore Carlo Amodeo, ultimo custode di tre linee genetiche. Oggi sono otto gli allevatori che hanno recuperato le regine da Amodeo si avvalgono della sua esperienza per reintrodurre la sottospecie autoctona e produrre miele.

Italia: ecco le località di mare più bello dell’estate 2024

Italia: ecco le località di mare più bello dell’estate 2024

Spiagge indimenticabili, acque cristalline, escursioni, passeggiate, luoghi d’arte che meritano una visita speciale, eccellenze enogastronomiche, curiosità.
Al centro la gestione sostenibile del territorio indispensabile per un’offerta turistica di qualità.
Da oltre vent’anni “Il mare più bello”, la Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano, stimola e orienta le villeggiature di quanti preferiscono scegliere la propria meta estiva all’insegna della responsabilità e della qualità ambientale, offrendo al lettore un quadro su quanto di buono fanno le amministrazioni locali costiere lungo la nostra penisola per essere all’altezza delle sfide imposte dalla crisi climatica. Tante pratiche concrete per la tutela delle nostre belle e amate coste, premiate nella Guida con il vessillo delle Vele.

21 località marine e 12 lacustri premiate

Il mare più bello passa in rassegna oltre 300 comuni costieri italiani, con una sezione dedicata anche ai laghi più belli, premiando con il massimo riconoscimento, le Cinque Vele, i comuni che hanno saputo coniugare al meglio la qualità dei servizi offerti al turista con scelte coraggiose e innovative nel segno della sostenibilità ambientale.
Sono state valutate le caratteristiche ambientali e la qualità dell’ospitalità. I parametri sono uso del suolo, degrado del paesaggio, biodiversità, attività turistiche; stato delle aree costiere; mobilità; acqua e depurazione; energia; rifiuti; iniziative per la sostenibilità; sicurezza alimentare e produzioni tipiche di qualità; mare, spiagge e oltre; struttura sociale e sanitaria.
Novità di questa edizione il riconoscimento ai comuni amici delle tartarughe marine segnalati all’interno della guida con il simbolo della tartaruga: 33 quelli che potranno esporre la bandiera di amici delle tartarughe.
Premiate 21 località turistiche marine e 12 lacustri.

Pollica

Le top five mare e lago

Regina dell’estate del mare, la cilentana Pollica (Salerno), seguita da Nardò (Lecce), nel Salento e Baunei (Nuoro) sulla costa orientale sarda.
Quarto posto per la località Domus De Maria sul Litorale di Chia, sempre in Sardegna, e quinto posto per Castiglione della Pescaia, nel comprensorio della Maremma Toscana.
Per quanto riguarda i laghi, regine restano le province autonome di Trentino e Alto Adige, al primo e al secondo posto con Molveno (Trento) sul lago omonimo ed Appiano sulla Strada del Vino (Bolzano), sul lago di Monticolo. Terzo posto per Massa Marittima (Grosseto), località maremmana sul Lago dell’Accesa, in Toscana.
Al quarto posto troviamo Sospirolo (Belluno) sul lago del Mis in Veneto, e al quinto Avigliana sul lago omonimo in Piemonte

Molveno


Gli amici delle tartarughe

La novità delle Vele di quest’anno sono i 33 comuni amici delle tartarughe marine, segnalati con l’apposito simbolo “la tartaruga”.
Si tratta di quelle amministrazioni che, attraverso un apposito protocollo d’intesa, si sono impegnate a adottare una serie di misure per rendere le spiagge accoglienti anche per le tartarughe che depongono le uova

Baunei

Fra le regioni trionfa la Sardegna

La competizione fra le regioni è vinta con distacco dalla Sardegna con sette località marine a Cinque Vele, mentre Trentino e Alto Adige vincono la classifica per le località lacustri con quattro comuni fra i primi 12 classificati.
Accanto a Baunei (Nuoro) e a Domus de Maria (Sud Sardegna) ci sono Cabras (Oristano), Santa Teresa di Gallura (Sassari), San Teodoro (Sassari) Posada (Nuoro), Bosa (Oristano).
Segue la Toscana che, oltre a Castiglione della Pescaia (Grosseto), piazza i comuni di Capraia Isola (Livorno), Isola del Giglio (Grosseto), Capalbio (Grosseto) e Marina di Grosseto (Grosseto).
Terza è la Campania, con 4 comuni tutti nel Cilento salernitano. Alla prima classificata Pollica si affiancano San Giovanni a Piro, Castellabate (famoso per il film ‘Benvenuti al Sud’) e San Mauro Cilento.
Per quanto riguarda i laghi, il Trentino-Alto Adige si conferma la regione con più località premiate, seguito a pari merito da Piemonte e Lombardia.


Sicilia fuori dalla classifica

Fa notizia l’esclusione della Sicilia, per il primo anno, dalla classifica delle Cinque Vele.
Pantelleria nel Trapanese, passa da 5 a 3 a causa di una serie di interventi turistici discutibili e di un eccesso di consumo di suolo. Santa Marina Salina (Messina) sull’isola di Salina perde una vela – passando da cinque e 4 vessilli – per aver fatto registrare un arretramento, sia pur lieve, dei valori generali.