Alla scoperta dei vini greci

Alla scoperta dei vini greci

Quando parli di culture come quella greca tremano i polsi. Anche se si parla di vini. All’inizio fu la Georgia ma sicuramente quella greca è stata una delle prime grandi civiltà a dedicarsi alla produzione enologica.
Una storia millenaria che si dipana attraverso le epoche, tessendo una trama intricata tra antichi miti, tradizioni secolari per arrivare alla Grecia odierna e alle innovazione enologica.
Da tempi remoti, le colline dal sole della Grecia baciate dal sole e sferzate dai venti sono state il fertile terreno in cui ha preso vita una delle più antiche culture vinicole del mondo.
L’eredità vitivinicola della Grecia affonda le radici nell’antichità, quando il vino era considerato un dono degli dei e la viticoltura un’arte venerata.
Celebrato nel mito e nella realtà quotidiana, il vino greco ha attraversato secoli di storia, influenzando la cultura, la società e persino le pratiche rituali fino a giungere a Firenze dove si è svolta la più completa degustazione di vini greci che si è tenuta in Italia


La tradizione di grandi autoctoni

L’entusiasmo e la passione per la viticoltura in Grecia si fondono con la tradizione millenaria, dando vita a una rinascita dell’enologia sorprendente che abbiamo potuto degustare di persona.
150 mila ettari di vigneti, e tanta biodiversità proiettano il Paese nella viticultura moderna.
Pur rimanendo fortemente attaccati alle proprie tradizioni e alla propria storia, i produttori greci infatti lavorano per valorizzare
gli antichi vitigni autoctoni e propongono, grazie alla varietà climatica importante da zona a zona, una produzione piuttosto differenziata,fatta di circa 300 uve diverse.
Oltre ai vitigni più conosciuti, Retsina e moscato di Samos, di notevole importanza molti altri, dai nomi impronunciabili come il Assyrtiko, Vilana, Robola, Roditis Agiorgitiko, Xinomavro, Krassato, Stavroto, Limniona, Roditis, Batiki, Athiri, Aidanisia e Savantianó. Tra i vitigni a bacca rossa, invece il Xynómavro, Agiorgitiko, Mavrodaphne, Mandelaria e Limnio.


La più grande degustazione di greci in Italia

Posso dire con orgoglio “io c’ero!” a quella che è stata la più grande degustazione di vini greci mai realizzata ad oggi in Italia.
Un successo a più firme ma decisamente figlia di
Haris Papandreou che, con una formula diversa, aveva già portato il vino greco a Firenze.
La seconda edizione del Greekwineday, è stata quella dell’affermazione.
Grazie all’aiuto di Fisar e di una trascinante 
Maddalena Mazzeschi abbiamo potuto partecipare alla più importante degustazione di vini greci mai organizzata ad oggi in Italia.
18 cantine e più di 70 vini in tutto da scoprire, sorso dopo sorso, con la formula collaudata della sala allestita con i banchi di degustazione in un albergo della periferia fiorentina, con molti produttori presenti per un pomeriggio davvero interessante.


La nuova generazione di produttori greci fra tradizione e innovazione

Anche se non sempre  amo le degustazioni itineranti preferendo quelle “sedute” dove chi fa il degustatore di mestiere possa concentrarsi sui bicchieri, ho trovato la formula interessante proprio per l’opportunità di fermarsi a dialogare coi singoli produttori.
Ed è parlando con questa nuova generazione di vignaioli greci (la giovane età e l’entusiasmo è stato un comun denominatore) che ho apprezzato il grande lavoro certosino che stanno facendo per affermare sulla scena internazionale il vino greco guardando alla storia millenaria e alla tradizione anche culturale strizzando però l’occhio al grande pubblico. Un bilanciamento non facile ma decisamente riuscito.


Il trionfo dei bianchi

Il secondo Greekwineday, con l’obiettivo non celato oltre che di promuovere il vino greco di cercare di istituire una giornata italiana (e perché no internazionale) dedicata ad un paese dove la produzione di vino è storia da 2000 anni a.C. è stata come abbiamo accennato un successo, anche se personalmente avrei preferito separare la degustazione fra professionisti e winelovers offrendo ai primi l’opportunità di una degustazione seduta e iilustrata dai produttori stessi.
Dalla Thessalia al Creta, da Peloponneso a Santorini passando per la Beozia, la Macedonia e Corinto il viaggio nel paese millenario è  stato intenso e interessante.
Prima di immergersi nel bicchiere è doveroso soffermarsi sulla difficoltà di allevamento della vite in territori spesso difficili da gestire, soprattutto nelle isole sferzate dai venti salmastri e dal terreno nero e vulcanico come a  Santorini.
Quasi banale dire che siamo stati rapiti dal fascino della Grecia, ma anche da bianchi sorprendenti per la loro freschezza, profumi e quella nota salina che dona suggestioni, freschezza e pronta beva.
Su tutti l’assyrtiko, specie quello delle isole e il Rebola che niente ha a che fare nonostante la similitudine con il nostrale Ribolla; anzi è un suo sorprendente opposto.
Interessanti e in crescita anche i meno diffusi rossi anch’essi caratterizzati per freschezza e pronta beva che al momento devono superare (per la nostra prova) la lotta contro il tempo che passa.
Nell’insieme posso dire che non vedo l’ora di arrivare alla terza edizione del Greekwineday che ci hanno promesso sarà ancora più ricca di vini e produttori.
Grazie ad Hatis, a Maddalena e ai sommelier Fisar per questo viaggio intenso nel cuore antico di un grande Paese.