[:it] di Nadia Fondelli – E’ passato un po’ di tempo dalla scoperta dell’acqua calda dell’organizzazione mondiale della sanità sulla carne rossa che, se mangiata in abbondanza non fa bene e demonizza insaccati e bovini additandoli come le pallottole del tumore al colon.
A tal proposito hanno pontificato esperti e soloni di ogni disciplina e oggi, a bocce più ferme, scendono in campo gli amministratori e gli artigiani del gusto del Chianti in difesa della carne fresca del territorio.
I chiantigiani che sono notoriamente amanti della bistecca non sarà un caso risultano una delle popolazioni più longeve, nonostante la carne rossa.
E allora di dubbi ne vengono e molti.
In Chianti c’è da sempre una cultura dell’alimentazione e la filiera corta non è una parola di moda ma uno stile di vita.
Contrariamente a quanto la società dei consumi ha imposto per anni la qualità deve sempre dominare sulla quantità e i medici devono dirlo bene e devono dire, altrettanto con chiarezza, che la carne rossa non fa male se mangiata in modiche quantità e da filiera corta.
Amministratori, medici e “beccai” del Chianti si sono coalizzati e sono scesi in città – nello specifico nei modaioli spazi del mercato centrale – per gridare forte che la loro carne se mangiata con moderazione e insieme a uno sano stile di vita non fa male.
“Conosciamo personalmente i nostri animali, andiamo a vedere dove crescono, come sono allevati, come vengono macellati e siamo noi ad alzarci alle sei di mattina per andare in bottega a preparare i salumi.” Morando Morandi, macellaio da 57 anni in quel di Tavarnelle val di Pesa e figlio e nipote di macellai è un fiume in piena: “I consumatori devono sapere la differenza che c’è fra una bestia allevata in natura e una in batteria. Si sono mai chiesti come fanno ad essere belli e perfetti certi salami? Come mai la carne viene confezionata in quelle vaschette bianche e con quelle cartine? Come fa certa carne, anche dopo giorni ad essere sempre bella rossa?”
Beh che ci sia differenza fra un hamburger da un euro tutto compreso e quello del macellaio sotto casa era immaginabile ma poco noto al consumatore che la vaschetta e la carta servono per assorbire acqua e liquidi che una carne sana non deve avere, che certi salumi industriale contengono sì e no 10% di suino e tanta chimica e che la carne oltre i tre giorni è inevitabile che diventi nera.
Serve riscoprire la bontà, recuperare l’onore ed esaltare i pregi della carne di qualità. “Questa task force chiantigiana – dichiarano i sindaci Massimiliano Pescini, David Baroncelli, Paolo Sottani, Giacomo Trentanovi – nasce non solo per esprimere un giudizio diverso da quello dell’Oms nel nome della qualità del prodotto, ma vuole salvaguardare le diversità e opporre una sorta di resistenza-gastronomica ai mercati globalizzati.”
Il Chianti risponde così con forza alla scoperta dell’acqua calda con un bel bicchiere di Sangiovese e una bella bistecca!
[:en]di Nadia Fondelli – E’ passato un po’ di tempo dalla scoperta dell’acqua calda dell’organizzazione mondiale della sanità sulla carne rossa che, se mangiata in abbondanza non fa bene e demonizza insaccati e bovini additandoli come le pallottole del tumore al colon.
A tal proposito hanno pontificato esperti e soloni di ogni disciplina e oggi, a bocce più ferme, scendono in campo gli amministratori e gli artigiani del gusto del Chianti in difesa della carne fresca del territorio.
I chiantigiani che sono notoriamente amanti della bistecca non sarà un caso risultano una delle popolazioni più longeve, nonostante la carne rossa.
E allora di dubbi ne vengono e molti.
In Chianti c’è da sempre una cultura dell’alimentazione e la filiera corta non è una parola di moda ma uno stile di vita.
Contrariamente a quanto la società dei consumi ha imposto per anni la qualità deve sempre dominare sulla quantità e i medici devono dirlo bene e devono dire, altrettanto con chiarezza, che la carne rossa non fa male se mangiata in modiche quantità e da filiera corta.
Amministratori, medici e “beccai” del Chianti si sono coalizzati e sono scesi in città – nello specifico nei modaioli spazi del mercato centrale – per gridare forte che la loro carne se mangiata con moderazione e insieme a uno sano stile di vita non fa male.
“Conosciamo personalmente i nostri animali, andiamo a vedere dove crescono, come sono allevati, come vengono macellati e siamo noi ad alzarci alle sei di mattina per andare in bottega a preparare i salumi.” Morando Morandi, macellaio da 57 anni in quel di Tavarnelle val di Pesa e figlio e nipote di macellai è un fiume in piena: “I consumatori devono sapere la differenza che c’è fra una bestia allevata in natura e una in batteria. Si sono mai chiesti come fanno ad essere belli e perfetti certi salami? Come mai la carne viene confezionata in quelle vaschette bianche e con quelle cartine? Come fa certa carne, anche dopo giorni ad essere sempre bella rossa?”
Beh che ci sia differenza fra un hamburger da un euro tutto compreso e quello del macellaio sotto casa era immaginabile ma poco noto al consumatore che la vaschetta e la carta servono per assorbire acqua e liquidi che una carne sana non deve avere, che certi salumi industriale contengono sì e no 10% di suino e tanta chimica e che la carne oltre i tre giorni è inevitabile che diventi nera.
Serve riscoprire la bontà, recuperare l’onore ed esaltare i pregi della carne di qualità. “Questa task force chiantigiana – dichiarano i sindaci Massimiliano Pescini, David Baroncelli, Paolo Sottani, Giacomo Trentanovi – nasce non solo per esprimere un giudizio diverso da quello dell’Oms nel nome della qualità del prodotto, ma vuole salvaguardare le diversità e opporre una sorta di resistenza-gastronomica ai mercati globalizzati.”
Il Chianti risponde così con forza alla scoperta dell’acqua calda con un bel bicchiere di Sangiovese e una bella bistecca!
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