di redazione – Un dencanter romano, un “kantharos” (coppa) etrusco, un’anfora del I secolo a.C. e una brocca medievale: sono quattro degli elementi più preziosi custoditi a “Winex”, l’esposizione permanente dedicata al ciclo di lavorazione della vite e del vino, con oltre 500 oggetti storici. I quattro reperti etruschi e romani sono stati concessi dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze a “Winex”, il “museo del Vino” della città di Firenze, la prima realtà del genere rappresentativa dell’intera Italia vinicola e del forte retaggio dei saperi del territorio. Nelle sue due sale “Winex” (sintesi di Wine Exposure) intende mostrare tutti gli elementi che dal tralcio di vite portano fino alla bottiglia di vino. Un’occasione unica per imparare qualcosa di più sul mondo della vigna e della cantina. Antenato degli odierni decanter, questo “Lagynos” di acroma risale al II secolo a.C.: presenta un collo alto e stretto, corpo largo con un’ampia spalla e un’ansa verticale tra la spalle e il limite inferiore dell’orlo. Veniva usato durante i simposi, e la sua presenza lascia intendere che i Romani si intendessero di vino e che lo gustassero con ricercatezza, rivelando particolari che vanno al di là dell’uso funzionale del decanter stesso. Il Kantharos è una coppa per bere, diffusa sia presso i popoli greci che tra gli Etruschi, caratterizzata da due alte anse verticali che si estendono in altezza oltre l’orlo incurvandosi verso di esso, un invaso profondo e un diametro che in genere misura tra i 10 e i 15 centimetri. Arriva da Poggio Buco (scavi Vaselli 1959, tomba A camera 2) e risale alla fine del VII secolo a.C. L’anfora è un tipo di manufatto in acroma con impasto più fine del normale, il che può far pensare che venisse utilizzata per contenere un vino più pregiato di quello consumato usualmente. Facendo un paragone con le botti moderne, quest’anfora vinaria è una sorta di “caratello” come quello usato per il vinsanto. Risale al I secolo a.C. Il boccale trilobato da mescere in acroma depurata è stato scoperto nell’autunno del 1985 in piazza della Signoria, durante alcune operazioni di scavo, nel pozzo della Torre degli Umberti. Risale alla seconda metà del XIII secolo. A ottenere dal museo Archeologico di Firenze i tre pezzi che arricchiscono il museo è stato Giuseppe Iuppa, appassionato di archeologia, di mondo etrusco e di vino, nonché titolare del ristorante Little David al cui interno sorge il museo: “Per molto tempo ho raccolto questo materiale in giro per l’Italia per piacere personale – spiega, con soddisfazione – e l’anno scorso finalmente mi sono deciso a selezionare gli esemplari più interessanti e ordinarlo secondo un criterio didascalico, in modo da dare un valore aggiunto per fiorentini e turisti. Vorrei che potesse diventare un’attrazione per far vedere ai visitatori di Firenze una parte importante del made in Italy enologico”. Il “museo del Vino” è aperto tutti i giorni, dalle 10 a mezzanotte (in concomitanza con gli orari del Little David), ingresso libero per i clienti del wine-bar.
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