Anche se l’inverno non è ancora finito e sferra gli ultimi colpi di gelo con bruschi cali di temperatura, le giornate si sono già allungate e la luce è cambiata: una brezza di primavera già si respira alle porte.
Si affaccia così la voglia di viaggiare, di uscire dal torpore invernale e godere della bella stagione tornando ad immergersi nella natura. Camminare in questa stagione vuol dire assistere allo sbocciare dei primi germogli precoci e al risveglio degli animali nelle tane, un atmosfera di fermento che vale la pena di godere.
Ecco perché non è necessario aspettare il 21 marzo per riprendere a camminare, ma si può già iniziare a pianificare un viaggio a passo lento nei luoghi che offrono bellezza e calore per assistere alle prime fioriture e riscaldarci con un sole più caldo.
Fra terra rossa e masserie in Puglia
Dal 25 febbraio al 4 marzo si può già andare con la Compagnia dei Cammini sul Cammino Materano: da Brindisi a Crispiano, lungo il tratto della Via Ellenica che attraversa la Valle d’Itria, questo cammino richiede già un buon allenamento e percorre una terra dai toni contrastanti tanto quanto i suoi colori: il verde degli ulivi, dei mandorli e dei piccoli boschi, il rosso della terra che si calpesta, il bianco delle masserie e dei trulli che spuntano tra i muretti a secco: un cromatismo che ci accompagna borgo dopo borgo alla scoperta di antiche tradizioni e nuove contraddizioni.
Estesa da Brindisi, porto d’Oriente, a Taranto, centro culturale della Magna Grecia, la Valle d’Itria risuona ancora oggi degli echi delle popolazioni che l’hanno vissuta per millenni: pellegrinaggi, migrazioni antiche e recenti, incontri tra culture diverse hanno fatto di questa valle uno dei territori di maggior carattere della nostra penisola. Il cammino offre la possibilità di scoprire alcuni tra i borghi più affascinanti della regione, fuori dai flussi turistici che si fanno eccessivi in altri periodi dell’anno e che, nel bene e nel male, stanno trasformando il territorio: un Sud che costruisce sé stesso sul filo che si estende tra virtù e necessità.
In Lazio sulle tracce degli antichi popoli italici
Nel caldo Lazio invece dal 26 febbraio al 5 marzo si può percorrere L’antica Via Amerina un cammino abbastanza facile nel centro Italia più nascosto e intimo, sulle tracce dell’antico popolo dei Falisci, che insieme a Etruschi, Sabini, Piceni e Umbri vivevano questi territori prima della colonizzazione romana.
La Via Amerina è una delle strade consolari romane che, a partire dal IV secolo a.C., ha rappresentato per secoli la via più diretta per raggiungere da Roma i territori umbri e per poi innestarsi sulle vie romee che risalivano l’Italia verso nord-est. Fu poi l’asse portante del cosiddetto “corridoio bizantino”, quella fascia di territori che collegavano Roma a Ravenna a difesa dai Longobardi, nella fase ormai di decadenza dell’Impero romano.
Dall’antica città di Veio, alle porte di Roma, il cammino percorre sentieri e stradelli che risalgono l’Antiappennino del Lazio dei Monti Cimini e Sabatini, attraversando l’agro falisco, la terra dei Falisci, raggiungendo l’antica città di Ameria (l’attuale Amelia) e toccando per la via necropoli e catacombe e i tanti paesi poggiati su speroni di tufo: Nepi, Falerii, Calcata Vecchia – il paese degli artisti, Corchiano, Gallese, Orte e Amelia.
Si tratta di un’area geografica naturalmente vocata al biologico, in cui agricoltori, cittadini, operatori turistici e associazioni hanno stretto un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, attraverso la creazione del “BioDistretto della Via Amerina e delle Forre”, nella difesa del territorio su diversi fronti, in primis per contrastare la crescente monocoltura dei noccioleti (molti dei quali producono le nocciole per la Nutella!); un sistema di produzione e consumo che tenta di far valere il modello della filiera corta, dei gruppi di acquisto e delle mense pubbliche bio.
Nel Salento per riscaldarsi al primo sole di primavera
Per chi vuole già godere di un sole tiepido e luminoso dal 16 al 23 marzo si può andare in Salento a passo lento.
Una settimana di cammino con dislivelli molto modesti, in parte vicino al mare, affacciati sulle magnifiche scogliere da cui si vede l’Est, la Grecia e l’Albania, in parte nell’entroterra, tra oliveti, terrazzamenti, macchia mediterranea, muretti a secco e segni dell’uomo.
Si parte da Torre Sant’Andrea e si prosegue sulla costa fino a Otranto, cittadella fortificata carica di storia.
Poi sarà ancora costa, la più a oriente d’Italia, le torri a protezione dai saraceni, i segni dei recenti sbarchi migranti, l’incontro con le capre joniche dalle lunghe orecchie.
A Tricase, per vie tra muretti a secco, tra boschi di quercia vallonea, l’albero dalle grandi ghiande simbolo di questa parte di Puglia. E poi giù, sempre verso sud, fino a quando la penisola si stringe, e i mari diventano due, uno a Est e uno a Ovest, Adriatico e Jonio.
Si stringe fino a diventare un punto, il nostro punto di arrivo, la fine della terra, “finibus terrae” il capo di Leuca, il faro, e il Santuario che ci ricorda che questa via era anche meta di un antico pellegrinaggio, ora in via di recupero. È un viaggio speciale, questo in Salento, a ritmi lenti, di quei viaggi che ti rimangono dentro. In marzo il posto migliore in cui farsi viandanti.Assaporando la terra salentina anche grazie ai suoi sapori, che sapori!
0 commenti