Dic 6, 2024 | Territori
La “Festa della Virgen del Castillo” di Yecla, nella provincia di Murcia, in Spagna, è tutta da scoprire e un evento molto particolare: non ha il fumo delle candele o il profumo dei fiori che di solito accompagnano tutte le Vergini, i suoi tratti distintivi sono invece l’odore della polvere da sparo e il rumore degli archibugi (antiche armi da fuoco, sparate accendendo una miccia con polvere da sparo).
Tuttavia, come in tutte le feste religiose, mantiene il fervore dei suoi seguaci, le adorazioni e i canti alla Vergine e le processioni della patrona che salgono e scendono dal suo santuario alla chiesa dell’Assunzione in città, accompagnate non solo dagli abitanti di Yecla, ma da gente che arriva da tutta la regione e persino da altre province.
Quando candele e fiori vengono scambiati per polvere da sparo
Durante i giorni della festa, soprattutto tra il 6 e l’8 dicembre, l’atmosfera della città si riempie dell’odore, che inizia a trasformarsi in aroma, della polvere da sparo e del rombo degli archibugi simili a quelli usati nel XVI secolo.
Non ci sono costumi religiosi, ma i tipici bicorni e le giacche nere indossate dalle forze municipali o dalle milizie che rimasero attive nelle terre di Castiglia dal XVI secolo fino alla seconda metà del XVIII secolo, così come l’atmosfera di una festa religiosa e pagana allo stesso tempo, dove le preghiere si mescolano alla musica popolare, alle danze e, naturalmente, al buon cibo e al buon vino.
L’origine storica di questa celebrazione risale al regno di Filippo IV, quando il 17 luglio 1642 un gruppo di 61 yeclanos guidati dal capitano Martín Soriano Zaplana andò a difendere la Catalogna dalle truppe francesi che avevano invaso il Nord della Spagna, in quella che storicamente viene denominata La Guerra di Catalogna e in difesa dell’integrità del territorio nazionale (che ironia se si pensa ai giorni nostri!).
Il posto di guarnigione per i volontari fu stabilito nelle terre di Vinarós a Castellón, in particolare nella cappella di San Sebastián. L’andamento favorevole del conflitto fece sì che i membri di questa campagna tornassero tutti vivi a Yecla, non ci fu alcuna perdita, un fatto che essi interpretarono come miracoloso.
La gratitudine alla Vergine
La compagnia di Martín Soriano, al ritorno a Yecla, riconoscente alla Divina Provvidenza e alla Vergine, salì tutta insieme fino al luogo in cui si venerava la Madonna dell’Incarnazione in un antico quadro, noto come la Vergine del Castello, per ringraziarla del ritorno degli uomini sani e salvi.
Anni dopo, la Cofradía de la Purísima si sarebbe occupata di acquistare una scultura dell’Immacolata Concezione per sostituire il quadro dell’Incarnazione, da venerare nel santuario. L’immagine arrivò a Yecla nel 1695 e fu intronizzata nella chiesa come patrona e protettrice della città.
Non contenti di questo atto di ringraziamento, gli abitanti di Yecla accettarono di far scendere l’immagine della Vergine nella chiesa dell’Assunzione ogni anno per alcuni giorni. Le discese della Vergine erano accompagnate da una raffica di archibugi, a ricordo di quanto era accaduto durante la guerra. Quell’atto fu un evento importante per la città, che da allora vide l’immagine della Madonna del Castello come un simbolo di protezione.
Le attuali Feste della Virgen del Castillo de Yecla, dichiarate di interesse turistico nazionale e che puntano a diventare di interesse internazionale, non hanno la loro origine e il loro successivo sviluppo in una vittoria o in una sconfitta, e quindi nella supremazia di un vincitore o nell’umiliazione di uno sconfitto. Vogliono solo commemorare un evento in cui non ci fu alcuno spargimento di sangue.
Da allora, il recinto dove si venera la Vergine ha subìto numerose ricostruzioni e modifiche nel corso della storia, con l’edificio attuale che risale al XIX secolo.
Anche la scultura che si venera oggi non è più quella originale, scomparsa durante la guerra civile spagnola; si tratta di una replica realizzata da Miguel Torregrosa nel 1941 molto simile all’originale, che fu incoronata canonicamente nel 1954. Gli eventi principali che vengono oggi commemorati sono la discesa e l’ascesa della Vergine al suo Santuario in una processione popolare e si svolgono sempre all’inizio di dicembre, con il culmine l’8, giorno in cui si celebra l’Immacolata Concezione.
Un programma intenso
Il giorno della Bajada, il 7 dicembre, inizia con l’Alborada nell’atrio della Basílica de la Purísima, seguita dal tradizionale pranzo a base di gachasmigas.
Segue la Bajada, quando gli archibugieri “tiraores” salgono al Santuario del Castillo sparando con i loro archibugi e poi accompagnano la Santa Patrona nel suo viaggio verso la città.
Durante il tragitto, l’intendente suona la bandiera davanti alla Vergine all’uscita dal Santuario, nel cosiddetto “Paso de la Bandera” e nell’atrio della Basilica, mentre gli archibugi sparano continuamente. Il resto del programma prosegue con diversi eventi culturali, l’offerta di fiori, la discesa della Vergine e la sua permanenza per nove giorni per ricevere il culto e gli onori come patrona di Yecla; un rituale festivo con oltre tre secoli e mezzo di storia, che si ripete ogni anno e culmina con la sua successiva risalita al Santuario.
L‘8 dicembre, il grande giorno dei festeggiamenti, inizia con una funzione solenne nella Basílica de la Purísima, seguita dalla nomina dei clavarios (che saranno i sorveglianti del prossimo anno) e nel pomeriggio si tiene la solenne processione con l’immagine della Patrona, in cui il sorvegliante ripete lo stesso rituale del gioco della bandiera all’uscita e soprattutto all’ingresso della Vergine nella Basílica, tra il fragore assordante prodotto dallo sparo degli archibugi.
Infine, dopo la novena, che si svolge sempre la terza domenica di dicembre, la Vergine viene portata nel suo santuario con lo stesso ordine, protocollo e cerimoniale osservato nella Bajada. Al mattino, dopo la funzione religiosa, si svolge la processione della Minerva e la benedizione del Santissimo Sacramento a tutti gli archibugieri e alla popolazione di Yecla.
Una ricca offerta gastronomica
Come in ogni festa che si rispetti, la gastronomia è un must. Yecla ha un’offerta varia e ricca che mescola la cucina murciana, manchega e valenciana.
Ne sono un buon esempio il gazpacho di Yecla, le polpette ripiene, le torte fritte, il formaggio fritto con pomodoro o le torte di patate che deliziano i commensali.
Ma forse il piatto più caratteristico, soprattutto nell’Alborada, offerto la mattina presto del 7 dicembre e prima della Bajada de la Virgen, è la gachasmigas, a base di farina, olio, aglio, sale e acqua, un piatto di grande importanza nelle feste, soprattutto in questa.
Le Gachasmigas Populares sono uno degli eventi più popolari della città.
Organizzata dall’Asociación de Mayordomos e con la collaborazione delle Agrupaciones de Escuadras, del Comune di Yecla e degli esercizi commerciali che partecipano alla sua preparazione; dalla prima edizione nel 2014 è diventata ormai una parte essenziale dell’agenda ufficiale che precede la celebrazione delle feste patronali. Si preparano più di 200 teglie di gachasmigas e si mobilitano più di 300 volontari per l’evento, che nell’ultima edizione è riuscito a portare più di 8.000 persone nelle strade della Calle San José della città, dando vita a una magnifica giornata di convivenza cittadina all’aperto.
I Gazpachos yeclanos sono uno stufato sostanzioso, preparato con una torta di pane azzimo e una salsa di coniglio e lumache.
Questa torta viene immersa nello stufato e ne assorbe tutti i sapori e viene accompagnata da acciughe o miele.
Questa delizia gastronomica è tipica di Yecla e si assapora il 7 dicembre, giorno della discesa del Santo Patrono. Le polpette ripiene sono preparate con carne di maiale tritata, pane imbevuto di brodo di stufato, pinoli, uova, buccia di limone grattugiata e varie spezie, come chiodi di garofano, pepe e noce moscata. Questo piatto è il re delle Fiestas de la Virgen e si consuma tradizionalmente il giorno della Vergine, l’8 dicembre. Tutta questa ricca offerta culinaria viene naturalmente accompagnata dai vini prodotti dalle cantine appartenenti al Consiglio Regolatore della Denominazione di Origine Protetta Yecla.
Uno dei dolci più consumati durante le feste sono i libricos. Si tratta di sottili cialde ripiene di squisito miele o cioccolato, realizzate a mano secondo una ricetta familiare secolare, decorate con incisioni che riproducono i luoghi e i monumenti più emblematici della città di Yecla. Altri dolci tipici di Yecla che si assaggiano durante le Fiestas Patronales sono i mantecados e i panini al vino. Ideali per accompagnare il caffè dopo i pasti e durante questi giorni di festa, è molto comune mangiarli con la mistella.
Nov 23, 2024 | Enogastronomia, Territori
Il borgo medievale di Chiusa, in Alto Adige si rivela un’oasi di pace anche durante la stagione invernale.
Immerso in un paesaggio magico, questo gioiello nascosto offre un’esperienza unica per chi cerca un’autentica fuga invernale.
Lontano dal turismo di massa e dal chiasso, da qui si può partire per escursioni da favola o ciaspolate in mezzo alla neve in uno degli alpeggi più grandi e suggestivi dell’arco alpino.
Il territorio di Chiusa, con i paesi di Barbiano, Velturno, Villandro distanti pochi chilometri l’uno dall’altro, si trova in una posizione strategica nel cuore del Sudtirolo: il punto di partenza ideale per andare alla volta anche delle piste più famose delle Dolomiti, senza dimenticare il fondo e lo slittino.
E, per vivere l’attesa del Natale, il borgo di Chiusa, tra i Borghi più belli d’Italia, si trasforma in un luogo davvero magico.
Chiusa è un piccolo comune di 5.200 abitanti in Valle Isarco, situato a mezz’ora da Bolzano, in Alto Adige, vanta uno dei centri storici più pittoreschi d’Italia, con vicoli stretti e casette alternate a sontuosi palazzi. Per il periodo di Avvento, Chiusa si trasforma in un autentico “Borgo natalizio”. Nei fine settimana le vie del centro storico vengono infatti illuminate da centinaia di candele e di lanterne che creano raffinati giochi di ombre sulle pareti, regalando un’atmosfera unica.
foto di Tiberio Sorvillo
La magia del “Borgo Natalizio di Chiusa”
Durante l’Avvento, dal 29 novembre al 22 dicembre2024, dalle ore 10 alle 19, tutti i venerdì, sabato e domenica, il centro si trasforma nel Borgo Natalizio di Chiusa. Le bancarelle del mercatino si snodano lungo i vicoli tortuosi e si estendono fino alle antiche cantine degli edifici storici dove si nascondono veri tesori: ciotole in legno tornite, figure del presepe finemente intagliate, pantofole in feltro e innumerevoli prodotti realizzati con le erbe aromatiche dei masi contadini.
Delicate melodie di cori natalizi e suoni profondi di ottoni, sassofoni e fisarmoniche riecheggiano nell’aria, creando un’atmosfera natalizia percepibile in ogni angolo del centro storico.
Il Borgo Natalizio è più di un tradizionale mercatino di Natale, è un’esperienza che incanta i visitatori ogni fine settimana d’Avvento con nuovi temi: nobili cavalieri, coraggiosi minatori, tenaci contadini e misteriose creature sfilano nel corteo inaugurale attraverso i vicoli, mentre nell’accampamento medievale ardono le fiamme. Come nel Medioevo, si cucina sul fuoco all’aperto, mentre vengono presentati antichi mestieri di tempi passati.
Ogni fine settimana d’Avvento sarà dedicato a un tema diverso. La caratteristica cittadina tornerà alla sua origine medievale e sarà illuminata solo da candele e lanterne: la misteriosa guardia notturna si aggira per le strade per accendere centinaia di candele che regalano al borgo un’illuminazione tenue, magica e decisamente romantica e dando vita a un sentiero luminoso che si snoda tra le piazze, gli androni e i tortuosi vicoli della cittadina. Pastori e asini attraversano gli angoli pittoreschi di Chiusa con Maria e Giuseppe, raccontando la storia della nascita di Gesù. Per i bambini nello spazio creativo la fantasia non ha limiti: qui si stampano biglietti natalizi personalizzati, si creano decorazioni natalizie e si cuociono biscotti squisiti. Fabbri, feltrai, calzolai, tessitori e tornitori trasformano il centro storico in un’officina vivente, dove i visitatori potranno scoprire le antiche arti dell’artigianato tradizionale. Il 22 dicembre alle ore 16.30 un angelo scende in volo dalla Torre del Capitano portando affettuosi auguri ai presenti. Per informazioni: www.klausen.it/borgo-natalizio
foto di Thomas Rötting
Un inverno a tutto sport
Sci di fondo e slittino: le piste per tutte le età
Quassù, inoltre, dove si vedono lo Sciliar, le Odle, il Gruppo del Sella, l’Alpe di Siusi e persino le Alpi della Zillertal, si può praticare lo sci di fondo. Ci sono due tracciati, composti da tratti pianeggianti e leggere salite, adatti sia ai principianti che agli esperti. Gli sci si possono noleggiare alla Malga Gasserhütte e alla Malga Rinderplatzhütte. Le baite lungo il percorso invitano poi a fare una pausa per gustare le ottime specialità locali. Per sfrecciare con lo slittino ci sono varie possibilità adatte a tutte le fasce di età.
Winter Safari, la navetta per sciare sulle Dolomiti e per le escursioni sull’Alpe
Per una vacanza sostenibile, senza stress e senza l’uso dell’auto, è disponibile anche questa stagione (dal 25 dicembre 2024 al 23 marzo 2025) il comodo servizio di navetta gratuito “Winter Safari Dolomiti”, che porta gli ospiti direttamente ai comprensori escursionistici dell’Alpe di Villandro, Velturno e Barbiano. Ma anche sulle piste da sci in Val Gardena, a Rio Pusteria, sull’Alpe di Siusi, sulla Plose e sul Corno del Renon.
foto di Matthias Hofer
Biwak Camp Alto Adige: bivaccare a 2000 metri
Dormire in tenda al termine di una giornata di camminate, ciaspole o sci di fondo, dopo aver fatto un paio di tappe nelle malghe lungo il sentiero: una stupenda esperienza per chi ama fare sport, mangiare, divertirsi, guardare dalla terrazza le stelle alla sera, godere della notte ad alta quota e fare colazione all’alba con le Dolomiti tutto intorno. Un’emozione unica. Prenotando nel “Biwak Camp Alto Adige” sull’Alpe di Villandro e Lazfons (dal 4 all’11 gennaio 2025) si può godere di camminate e ciaspolate, ascoltando i propri passi nel candore della neve intatta. Ci si arriva dopo belle escursioni guidate. Il camp è assistito da esperte guide sciistiche ed escursionistiche, mentre i pasti vengono consumati nel vicino rifugio “Stöfflhütte”, che funge anche da ristoro.
Nov 15, 2024 | Territori
Diffidate da chi vi racconta che in Valle d’Aosta il tempo si è fermato.
Non solo perché non è vero, ma anche perché non è nemmeno augurabile una cosa del genere. Il tempo, com’è naturale, passa per tutti e per tutto, ed è questo il bello: leggere, tra quanto si presenta oggi ai nostri occhi, le tracce di una stratificazione in cui ciascuna epoca ha lasciato le proprie impronte, in un divenire che plasma di continuo gli spazi a immagine e somiglianza dei tempi che cambiano.
È un’illusione pericolosa, quella di poter fermare il tempo: la Valle d’Aosta è costellata di piccole realtà vive, in cui gli spazi si evolvono e si risignificano senza rinunciare alla loro essenza.
Un Forte fulcro di cultura
Succede, quindi, che luoghi come il Forte di Bard, per secoli considerato prototipo della fortezza perfetta e inespugnabile, sia oggi uno degli hub culturali più attivi e vivaci del Paese, sede ogni anno di importanti mostre internazionali. Di recente, inoltre, il Forte è diventato nell’immaginario collettivo anche il forte degli Avengers, in seguito al successo del film Marvel.
Insieme a quella di Bard, sono tantissime le storie di borghi valdostani dove è possibile vedere a occhio nudo non un tempo congelato, ma il suo trascorrere, riconoscendo nelle sue tracce, più che un grande passato, un susseguirsi di presenti, dei quali il nostro è solo l’ennesimo e domani sarà già Storia. Vita pulsante, che si rinnova quotidianamente.
Saint Pierre. Cinque millenni, un castello e una mummia
Risalgono al 3000 A.C. fa le prime tracce insediative della località di Saint-Pierre, che la rendono una delle primissime aree abitate della Valle d’Aosta. Ma di un periodo ancora precedente è la sua abitante più vecchietta: parliamo della Mummia del Lyskamm, la più antica mummia naturale d’Italia, una marmotta vissuta ben 6.600 anni fa.
Questo stupefacente reperto, proveniente dal ghiacciaio del Lyskamm, nel gruppo del Monte Rosa, è diventato finalmente visitabile al Museo Regionale di Scienze Naturali Efisio Noussan, che si trova negli ambienti dell’affascinante castello di Saint Pierre. Ma prima di essere un museo, il castello, che ha ispirato nell’Ottocento i disegni di John Ruskin e William Turner, è stato un’importante residenza dei signori di Quart, poi dei Savoia, poi degli Challant, un simbolo del loro potere.
La sua forma attuale, tuttavia, è dovuta agli interventi in stile neogotico fin-de-siècle, che traggono ispirazione, soprattutto per le torrette angolari della torre centrale, dai castelli costruiti sugli speroni rocciosi della valle del Reno del sud della Germania. Un vero castello di Biancaneve, nel centro della Valle d’Aosta.
Un museo all’aperto a Etroubles
Cominciamo da… Napoleone!
Una delle più celebri immagini dell’empereur lo vede solenne, in sella al quasi altrettanto celebre cavallo rampante, proprio tra le montagne della Valle del Gran San Bernardo. Se queste montagne potessero parlare, racconterebbero probabilmente una scena decisamente più simile a quella dipinta, mezzo secolo dopo, da Delaroche, con un Bonaparte infreddolito a dorso di mulo
Racconterebbero anche di Annibale, di Carlo Magno e di tutti coloro che, diretti in Italia, hanno dovuto valicarle, lungo il percorso della via Francigena. Proprio nella Valle del Gran San Bernardo sorge Étroubles, grazioso borgo un tempo passaggio obbligato dei pellegrini, oggi museo a cielo aperto, intitolato proprio
À Étroubles, avant toi sont passés… dove sono esposte opere di artisti internazionali del calibro di Albert Féraud, il massimo scultore francese del XX secolo e dello svizzero Hans Erni, oltre agli italiani Salvatore Sebaste e Sergio Zanni.
Il museo è visitabile in autonomia utilizzando da smartphone l’app Étroubles Turismo Cultura.
Bard ma non solo: la valle degli Avengers
Un ponte romano, meraviglia dell’ingegneria del I secolo D.C.; una strada realizzata nello stesso periodo scavando nella roccia della montagna; un castello a forma di parallelepipedo posto in cima a un’altura all’imbocco della Valle d’Aosta; un tunnel ferroviario che passa sotto il già menzionato forte di Bard; il forte stesso.
Che cos’hanno in comune tutti questi luoghi? Oltre a essere tutti piuttosto vicini e in Valle d’Aosta, sono stati il set delle riprese del film Avengers, Age of Ultron: i centri storici di molti comuni valdostani sono stati trasformati nella città immaginaria dell’Est Europa, Sokovia.
A Bard si accede al maestoso Forte che è stato scelto come sede dell’Hydra, acerrima nemica dello Shield, il castello dei cattivi dove Ultron mette a punto il suo piano di distruzione del Pianeta.
A Donnas si può ripercorrere la Strada romana delle Gallie intagliata nella roccia sovrastata dal caratteristico arco e un Borgo medievale che conserva edifici del XVI e XVII secolo, mentre Pont-Saint-Martin merita una tappa per il Ponte romano sul torrente Lys che domina il centro cittadino.
A Verrès lo splendido borgo medievale è sovrastato dalla Collegiata di Saint-Gilles, da cui si affaccia nel film l’attore Jeremy Renner.
Il tunnel ferroviario che si vede all’inizio del film è visibile dalla via Stazione a Hône e passa sotto il Forte di Bard. Le vestigia romane che appaiono in molte scene di combattimento a Sokovia sono le mura romane della Città di Aosta.
L’oro della Valle d’Aosta. Brusson, centro minerario e idroelettrico
Le storie, o per meglio dire le leggende, in merito all’estrazione di oro a Brusson, 1300 m di quota in Val d’Ayas, si perdono nella notte dei tempi: pare che già i salassi, prima ancora dei romani, fossero a conoscenza della ricchezza del sottosuolo di questa California valdostana, e che lo stesso nome di Brusson derivi dalla parola latina bruxeum, che significava, appunto, miniera d’oro.
Se l’origine del toponimo è dibattuta, certo non lo è l’importanza che dal 1899, anno in cui i giacimenti sono stati ri-scoperti, fino alla fine degli anni Ottanta, hanno avuto per questo grazioso villaggio alpino le attività estrattive: la miniera di Chamousira Fenilliaz, appena fuori l’abitato di Brusson, è stata la più importante miniera d’oro della Valle d’Aosta, e lascia ancora oggi i suoi visitatori a bocca aperta
Nel centro del paese, invece, si trova un grazioso laghetto di fondovalle, circondato da un grande parco giochi con tavoli e panchine, campo di beach volley e area verde per rilassarsi e prendere il sole oltre che praticare la pesca sportiva. Non si tratta, tuttavia, di un lago naturale: quello di Brusson è nato insieme alla diga, che alimenta la centrale idroelettrica di Isollaz, nel vicino comune di Challand-Saint-Victor.
Oggi, in un’epoca in cui nelle miniere della Valle d’Aosta non si scava più, l’oro di Brusson si trova nell’acqua, quella che sotto forma di neve imbianca d’inverno le sue piste di fondo e quelle di discesa della vicina Estoul, e quella che, grazie allo scioglimento delle nevi, alimenta la potenza dei torrenti a primavera permettendo di ricavare energia elettrica.
Nov 10, 2024 | Territori
Nel cuore del Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte, c’è un piccolo paese di poco più di 200 abitanti di cui si è molto parlato in questi giorni perché è un pase in cui il sole non brilla da novembre a febbraio.
Stiamo parlando di Viganella, piccolo paese immerso nella Valle Antrona che, però, non è rimasto in penombra grazie all’impegno del suo ex sindaco, ha ritrovato la luce con una soluzione ingegnosa. Soluzione ingegnosa che in questi giorni abbiamo saputo serve urgente manutenzione.
Viganella e il suo “specchio del sole”
Gli abitanti del piccolo borgo di Viganella hanno saputo adattarsi agli 83 giorni di buio, che ogni anno caratterizzano l’inverno del paese, da novembre a febbraio.
Viganella, infatti, si trova in una posizione particolare, proprio in mezzo ad alcune montagne che impediscono al sole di raggiungerlo durante i mesi invernali.
La penombra è però finita nel 2006, quando l’allora sindaco del paese, Franco Midali, con la collaborazione dell’amico architetto Giacomo Bonzani, ha inaugurato il cosiddetto “Specchio del Sole”.
Si tratta di uno specchio gigante – otto metri di larghezza per cinque di altezza – situato in una posizione strategica su una montagna vicina, che riflette i raggi del sole sul paese.
Tramite un sistema di motori elettrici comandati da computer, lo specchio viene ruotato in modo da catturare i raggi solari e rifletterli sul paese, creando così un’illuminazione artificiale durante i mesi invernali.
Nella notte viene riposizionato in modo che il mattino seguente possa ripartire dalla posizione prestabilita e fare il proprio lavoro durante l’arco della giornata.
Sei ore di sole assicurate ogni giorno fino al 2 di febbraio, data in cui il sole torna a illuminare il piccolo borgo, evento festeggiato in grande dagli abitanti di Viganella.
Il paese visto dall’alto
Una soluzione unica di cui il mondo ha parlato
L’idea di installare uno specchio per illuminare un villaggio privo di luce naturale non ha molti precedenti al mondo, e Viganella è uno dei pochi paesi ad aver adottato una soluzione simile.
Lo specchio va sottolineato peraltro che non utilizza fonti energetiche particolari, a parte un sistema di regolazione motorizzata, e rappresenta un esempio di tecnologia sostenibile al servizio di una piccola comunità.
Dopo l’installazione, Viganella è stata citata da testate giornalistiche internazionali, tra cui il New York Times e il Guardian, ed è diventata una meta per turisti, ingegneri e curiosi.
La capacità di sfruttare una soluzione creativa e rispettosa dell’ambiente per superare i limiti geografici rende Viganella un caso di studio interessante per l’architettura sostenibile e l’urbanistica in contesti remoti.
Questo borgo piemontese rappresenta quindi non solo una storia di adattamento e innovazione, ma anche la resilienza e la creatività dei piccoli borghi italiani, capaci di trasformare le difficoltà in opportunità.
Piazza di Viganella
Alla scoperta di Viganella
Lo specchio gigante di Viganella non è la sola attrazione di questa curiosa località posta a 1000 metri sopra il livello del mare e a ridosso del confine svizzero.
Ottimo centro di partenza per passeggiate ed escursioni proprio dal centro di Viganella, nei pressi della chiesa seicentesca dedicata alla natività di Maria Vergine, parte uno dei sentieri più interessanri quello che porta alle tracce ancora esistenti delle miniere di ferro di Ogaggia.
Un altro consiglio? Percorrete il sentiero che da Viganella conduce all’Alpe Cavallo, passando attraverso diversi alpeggi, tra foreste e ruscelli di montagna.
In copertina: Silvia Camporesi, Viganella, frame da video
Nov 6, 2024 | Territori
Su Reddit noto sito Internet di social news, intrattenimento e forum dove gli utenti pubblicano contenuti sotto forma di post testuali recentemente si è parlato di mete di viaggi.
Qui abbiamo scovato che ci sono moltissimi viaggiatori che amano confrontarsi su quali siano le mete ideali un viaggio.
Intendiamoci, sono tutti pareri personali. Chi ama certe città e chi è in disaccordo. Una mole enorme di “recensioni” più o meno lunghe e più o meno condivisibili che riguardano, spesso, anche le città italiane.
Ma andiamo a scoprire le curiosità.
Oslo, foto di Another_Simonida Pixabay
Le città europee meno amate
Ripetiamo, non ce ne vogliano gli appassionati di queste città, ma sono solo le risultanze di pareri personali per cui prendiamo con leggerezza quelle che sono le opinioni prevalenti di chi fa parte di questo gruppo.
Sono due le città europee che si contendono il titolo di meno amata. Nella lista, strano a dirsi, ci sono anche grandi e famosissimi centri urbani.
Oslo capitale della Norvegia non è amata perché troppo cara con i suoi prezzi definiti inaccessibili, ma anche perché chi la abita non è – diciamo così – gioviale e particolarmente divertente. Per di più c’è chi asserisce che nella capitale norvegese non ci sono monumenti troppo interessanti.
E poi c’è Bratislava, la capitale della Slovacchia che da molti è stata definita la città “più noiosa” al mondo.
Venezia, foto di Matteo Angeloni da Pixabay
In Italia chiaro e scuro per le mete cult
Venendo alle vicende di cada nostra sono amatissime Capri, Ischia, Torino, Napoli e Siena e poi ci sono quelle meno amata fra cui ci sono alcune sorprese,
Mentre tra le città italiane Milano è al primo posto anche come contraddizioni. Molti l’adorano la capitale italiana della moda e del business mentre altri per lo stesso motivo la snobbano. Una città che non sempre emoziona abbastanza chi la visita dato che Milano è stata definita “noiosa” ma anche una semplice “via d’accesso ai laghi”.
Incredibilmente in classifica anche le due maggiori perle turistiche d’Italia ovvero Venezia considerata unica al mondo dal punto di vista architettonico e la regina del Rinascimento Firenze.
Vittime di se stesse e dell’overtourism che le sta distruggendo e divenire una “trappola per turisti”.
Nov 4, 2024 | Territori
Anche quest’anno ci stiamo avvicinando alle vacanze di Natale, un momento in cui milioni di italiani colgono l’occasione per viaggiare, infatti secondo un recente studio di un potente motore di ricerca di voli e hotel, il 71% degli italiani ha intenzione di partire durante le vacanze di Natale.
Un sondaggio con l’obiettivo di conoscere le prospettive di viaggio degli italiani durante le vacanze di Natale. rivela che, nonostante l’aumento dei prezzi e la situazione economica difficile nel Paese, la maggior parte degli italiani (71%) ha già prenotato un viaggio di qualche giorno per dicembre, mentre il 8% sta aspettando l’ultimo minuto per decidere, a seconda, fondamentalmente, del budget a disposizione per lo shopping natalizio. Tuttavia, quasi due su dieci (21%) non andranno da nessuna parte.
Per quanti giorni e con chi la vacanza di Natale?
Per quanto riguarda la durata del viaggio, il 38% prevede di viaggiare per un massimo di 3 giorni; il 23% tra 3 e 5 giorni, il 21% per una settimana e il 14% tra gli 8 e i 15 giorni. In termini di spesa, quella media a persona stimata è di 807 euro.
In relazione al mezzo di trasporto, l’auto privata (52%) è lopzione preferita secondo lo studio. Seguono laereo (27%), l’autobus (10%), il treno (8%) e la nave (3%).
L’hotel sembra essere la sistemazione prediletta dalla maggioranza 66%), davanti agli aparthotel (17%). Le altre opzioni sono l’appartamento in affitto (8%) e le case rurali (7%). Solo il 2% prevede di andare in campeggio.
La vacanza in famiglia è l’opzione scelta da quasi la metà degli italiani (46%), davanti al viaggio in coppia (29%), a quello con gli amici (18%) o da soli (7%).
Sei italiani su dieci restano in Italia. Ecco le mete preferite
In termini di destinazioni, le mete nazionali sembrano essere le preferite da sei italiani su dieci (61%), più di quelle internazionali (34%), mentre il 5% combina entrambe. Milano è la destinazione nazionale più ambita, seguita nella top 5 da Napoli, Roma, Catania e Torino.
1. Milano
2. Napoli
3. Roma
4. Catania
5. Torino
6. Palermo
7. Verona
8. Bari
9. Venezia
10. Bolzano
11. Bologna
12. Pisa
13. Lamezia Terme
14. Cagliari
15. Brindisi
16. Trieste
17. Firenze
18. Genova
19. Perugia
20. Foggia
Le destinazioni scelte da chi va in Europa
Per quanto riguarda l’estero, l’Europa sembra la meta preferita con Parigi al primo posto, davanti a Vienna, Londra, Praga e Amsterdam nella top5.
Le destinazioni europee preferite dagli italiani per le vacanze di Natale 2024.
1. Parigi
2. Vienna
3. Londra
4. Praga
5. Amsterdam
6. Budapest
7. Barcellona
8. Tenerife
9. Strasburgo
10. Lisbona
11. Madrid
12. Las Palmas de Gran Canaria
13. Copenaghen
14. Edinburgo
A lungo raggio si scelgono queste mete
Parlando poi di lungo raggio, le mete più di moda per questo dicembre per gli italiani sembrano essere New York, Sharm El Sheikh, Istanbul, Dubai e Maldive.
Le mete lungo raggio preferite dagli italiani per le vacanze di Natale 2024:
1. New York
2. Sharm El Sheikh
3. Istanbul
4. Dubai
5. Maldive
6. Zanzibar
7. Bangkok
8. Marrakech
9. Miami
10. Havana