Mar 15, 2023 | Territori
A pochi giorni dall’Assemblea dei soci il Consiglio di amministrazione del Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia elegge il Presidente e i Vicepresidenti.
Alla guida del Consorzio di tutela vini DOC Sicilia viene riconfermato Antonio Rallo.
La decisione è stata presa il 9 marzo, durante la prima seduta del nuovo CdA che riconferma per il triennio, anche i due i Vicepresidenti Giuseppe Bursi e Filippo Paladino.
“Le azioni del Consorzio dovranno essere adeguate alle sfide che il mercato richiede e sempre più incisive rispetto alla necessità di valorizzare sempre di più la vitivinicoltura siciliana” – sottolinea il Vicepresidente Giuseppe Bursi.
Si completa dunque il nuovo corso del CdA, che ha visto l’ingresso di Roberto Magnisi, direttore di Duca di Salaparuta e Florio e Giuseppe Figlioli, enologo della cantina sociale Birgi, al posto rispettivamente di Laurent Bernard de La Gatinais della cantina Rapitalà e Nicolò Vinci della cantina Europa.
Conferme al vertice del Consiglio dei vini di Sicilia
Confermati i restanti dieci, ovvero il presidente finora in carica Antonio Rallo (amministratore delegato Donnafugata), i vicepresidenti finora in carica Giuseppe Bursi (presidente Settesoli) e Filippo Paladino (vice presidente Colomba Bianca) oltre i consiglieri Vincenzo Ampola (presidente cantine Petrosino), Gaspare Baiata (presidente cantine Paolini), Salvatore Chiantia (presidente cantina La Vite), Rosario Di Maria (presidente cantina Ermes), Alessio Planeta (amministratore delegato Planeta), Letizia Russo (direttrice Feudo Arancio) e Alberto Tasca (amministratore delegato Tasca d’Almerita).
Conosciamo il Consorzio
Il Consorzio di tutela vini DOC Sicilia (siciliadoc.wine) prende vita nel 2012, con l’obiettivo di rappresentare il vino del territorio siciliano e promuovere la denominazione DOC Sicilia, con azioni mirate alla crescita della visibilità di un marchio simbolo del Made in Italy e alla tutela e vigilanza a difesa del consumatore e dei produttori.
Quasi 8.000 viticoltori e circa 500 imbottigliatori sono promotori della Denominazione di Origine Controllata “Sicilia”, un riconoscimento utile a rappresentarli ma anche a valorizzare e salvaguardare la produzione vinicola dell’isola.
La Sicilia è la più grande area vinicola biologica in Italia: rappresenta il 30% della superficie nazionale e con i suoi oltre 42mila ettari ha anche il primato tra le regioni che praticano una viticoltura sostenibile, assoggettata al disciplinare bio o a quello di produzione integrata
Mar 5, 2023 | Territori
Dalle ore 9,00 del 4 febbraio p.v. sarà disponibile il calendario delle date per visitare l’Isola carcere di Gorgona con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano.
Basta andare sul portale https://www.parcoarcipelago.info/gorgona e prenotare online.
Il Parco, in collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria, conferma anche per il 2023 il programma di fruizione per far conoscere questa piccola isola carcere, verde e selvaggia, modello di recupero sociale e sito di interesse naturalistico oltre che archeologico, come testimoniano i reperti di una Villa Romana marittima databile tra la fine del I secolo a. C e gli inizi del I secolo d.C., rinvenuti grazie agli scavi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
Le visite iniziano il 25/03/2023 (prima data utile) e le partenze per Gorgona sono tutte previste da Livorno.

ISOLA DI GORGONA Isola di Gorgona
Tutte le cose da sapere
L’Isola è sede di un penitenziario per cui le visite guidate sono autorizzate dall’Amministrazione Penitenziaria in accordo con l’Ente Parco secondo un calendario concordato per un numero massimo di 100 visitatori al giorno.
Una volta verificata la disponibilità di posti prenotabili, è necessario effettuare la prenotazione 14 giorni prima della data prescelta per poter procedere all’invio dei nominativi alla Direzione Penitenziaria.
Prima della partenza, con sufficiente anticipo verrà trasmesso (via mail, insieme alle informazioni relative all’escursione) un modulo da compilare con i dati anagrafici che verranno trasmessi alla Polizia Penitenziaria per i necessari controlli.
È obbligatorio seguire le indicazioni della Guida e non è possibile muoversi individualmente.
Durante la visita non è consentito l’uso, di apparecchi fotografici e di telefoni cellulari. La balneazione è vietata.
La visita consiste in un’escursione trekking con guida lungo il percorso autorizzato. Le escursioni possono essere effettuate solo se si è dotati di scarpe da trekking con suola scolpita, in caso di abbigliamento non adeguato la guida può decidere di non far partecipare alla visita.
I partecipanti devono presentarsi al molo d’imbarco 30 minuti prima della partenza muniti dei documenti d’identità.
Costo € 45 intero – € 36 ragazzi dai 5 ai 12 anni – gratuito bambini da 0 a 4 anni. Il costo è comprensivo di trasporto marittimo da Livorno a/r, ticket di accesso area protetta, servizio guida.
Sul sito https://www.parcoarcipelago.info/gorgona sono disponibili tutte le informazioni utili: condizioni di prenotazione, date disponibili, orari e luogo di imbarco, descrizione del percorso.
Per ogni ulteriore richiesta di chiarimento si può contattare Info Park che gestisce l’organizzazione della visita tel. 0565 908231 e-mail info@parcoarcipelago.info L’orario dell’ufficio Info park: fino al 31 marzo 9/15 LUN-SAB e 9/13 DOM dal 1° aprile al 31 ottobre LUN-DOM 9/19
Mar 4, 2023 | Territori
Un fascino unico e speciale. Trieste non è solo il capoluogo italiano più ad est e il porto dell’Adriatico più a nord, ma certo è che queste due caratteristiche la rendono particolare.
Trieste una sottile striscia di terra stretta fra il mare e l’altopiano carsico -con la sua multietnicità, il suo crogiolo di razze e religioni. Il suo borgo medievale sul colle e la sua eleganza neoclassica mitteleuropea sulle rive. Poi quella piazza, maestosa ed elegante con affaccio sul mare. Una delle più belle d’Italia.

La ricchezza del più grande porto d’Europa
Oggi Trieste è una città che porta sulla pelle le ferite della storia. La stessa che due secoli fa l’ha lanciata nell’elite delle città più ambite dell’intero vecchio continente l’ha fatta essere nel Novecento ambita e contesa.
La sua posizione geografica di essere la città di mare più vicina all’Europa continentale le ha permesso di diventare nell’Ottocento un porto franco che ha indotto ad abitare la città importanti uomini d’affari e lavoratori in cerca di un futuro.
Demograficamente ed economicamente fu un esplosione. La popolazione da poche migliaia superò quota 200.000 e la città divenne una capitale multietnica. Il mare favorisce l’approdo e la convivenza di popoli differenti e così Venezia come Livorno è ricca di chiese di molte confessioni.
Tutt’oggi a Trieste si parla un idioma unico derivato dal veneziano e nella sua provincia vive una folta minoranza slovena.

Protagonista della storia
Era l’inizio del 1700 (per esattezza il 1719) quando la città divenne porto franco e dette una svolta al suo futuro.
Trieste divenne una delle capitali culturali dell’Europa. Una città cosmopolita e multilingue dove convivevano in serenità austriaci, veneziani, ungheresi, serbi, croati, sloveni, inglesi, armeni e greci.
La sua storia è sempre stata diversa da quella del resto d’Italia alla quale è stata annessa solo nel 1918 dopo il dramma della Prima Guerra Mondiale che anche sul Carso triestino si è combattuta.
Trieste era il desiderio degli irredentisti italiani che sognavano per completare l’unità d’Italia alla sua unificazione alla penisola.
Fu dura molto dura. Il crollo economico dopo l’unificazione, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l’occupazione tedesca, quella jugoslava, le foibe, la città-stato divisa in due zone d’influenza e poi l’annessione all’Italia solo nel 1954.

L’eleganza della Mitteleuropa fra Carso e mare
Piazza dell’Unità d’Italia, nome evocativo per questa città martire è la piazza più grande d’Europa aperte sul mare ed una delle piazze più belle in assoluto.
Una magia passeggiare sui suoi ciottoli a ospita davanti al Palazzo del Municipio con il famoso orologio costeggiando la Fontana dei Quattro Continenti, il palazzo del Governo, lo storico Caffè degli Specchi e gli altri eleganti palazzi di sapore mitteleuropeo.
Il consiglio è di recarsi qui all’ora del tramonto dove con le luci della sera tutto il golfo di Trieste si apre davanti agli occhi con luci speciali. Magari fatelo sorseggiando uno Spritz che in Trieste ha la sua capitale, seduti al tavolo dello storico caffè degli Specchi fronte molo Audace.

L’antica città sul colle
Da non perdere la vista del golfo dall’alto della cattedrale di San Giusto evocata con malinconia quando ancora Trieste era il “Libero Territorio di Trieste” da Nilla Pizzi nella sua “Vola Colomba” di sanremese memoria.
Poco distante il foro romano e poi, per completare il tour nell’antica Roma d’obbligo soffermarsi in ciò che rimane del teatro romano risalente al I e II secolo d.C. e riportato alla luce nel Novecento.
Nella città vecchia è bello perdersi nelle stradine selciate, che si snodano in una rete di salite e discese fino all’arco di Riccardo più o meno del I secolo, a.C.

Il lungomare di Barcola e il castello di Miramare
Uscendo dalla città la linea dell’orizzonte vede sempre al nostro lato la brezza dell’Adriatico, quella che si fa violenta in tempo di bora, vento unico tipico della zona. Il lungomare di Barcola è la spiaggia dei triestini dove fra il parco di pineta, i giardini, il cemento e lo scoglio scorre felice la stagione estiva degli abitanti di questa città. E’ qui che vi dovete fermare se volete vivere anche una serata con un aperitivo modaiolo con la vista che spazia da Venezia fino a Pola.
Poi ecco, in fondo all’orizzonte quasi miracolosamente incastonato su un promontorio il castello di Miramare con il suo carico di natura e di mito.
La sua costruzione e il suo spettacolare parco furono voluti dall’arciduca Massimiliano d’Austria, il fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe che qui visse stagioni felici prima di attraversare l’oceano e andare incontro al suo destino in Messico.
Elegante e fiabesco con il candore del bianco della pietra bianca d’Istria, con l’eleganza dei saloni di tanti felici valzer viennesi e con quel piccolo promontorio oggi riserva marina del WWF.

La città del caffè
Tanti associano erroneamente il caffè a Napoli ma ignorano che fu proprio Trieste a far scoprire l’esotico baccello di questa pianta tropicale alle nostre latitudini.
E’ quindi indubbio che Trieste sia la capitale europea del caffè e non a caso qui la cultura della nera bevanda è ancora molto presente.
Triestini ieri e oggi i più grandi torrefattori perché nel porto di Trieste arrivò il primo sacco di caffè. Erano i primi del Settecento e poi nel 1768 ecco nascere la prima caffetteria moderna di cui si abbia notizia.
Attenzione perché a Trieste il caffè è un vero e proprio rito. Vi verrà chiesto se lo volete liscio e quasi sempre ve lo porgeranno accompagnato a un piccolo bicchiere di acqua naturale.
Se ordinate un cappuccino vi sarà servito in tazza piccola come quello che in Italia definiamo caffè macchiato. Tante sono le leggende e tradizioni legate a Trieste e al caffè. Vi abbiamo accennato di tanti torrefattori famosi (da Illy a Haubrandt) ma un capitolo a parte lo meritano i gli antichi caffè, letterari e meno di cui Trieste è capitale culturale.
Accenniamo solo al celebre caffè degli Specchi di cui vi abbiamo accennato che si trova in Piazza Unità d’Italia dal 1839, del più antico caffè Tommaseo nell’omonima piazza nato nel 1830, del caffè Tergesteo situato in piazza della Borsa dal 1863 e del caffè San Marco il più “giovane” che si trova in via Battisti dal 1914. Tutti tempi in cui a Trieste passeggiavano gli ufficiali di Francesco Giuseppe e la lingua parlata era l’austriaco.

Dallo Spritz al Terrano
Due miti in bicchiere di questa città speciale sono uno popolarissimo e l’altro pressoché sconosciuto fuori dai confini della Venezia Giulia.
Il terrano vino rosso, forte e pungente cresce con forza affondando le radici delle sue vigne nella pietra del Carso e di esso porta l’asprezza nel bicchiere. Se volete saperne di più scopritelo qui.
Quanto allo Spitz pochi non lo sanno ma quello triestino è quello originale da cui si è generato anche il suo nome. Non vi sorprendete se vi serviranno solo del vino bianco con un po’ di acqua sprizzata dentro, leggete qui e capirete perché.
Una cucina tutta da scoprire
Non vi aspettate piatti culturalmente vicini ai vostri gusti. Siete del resto in una città che per oltre seicento anni ha respirato e fatto sue culture diverse e tipiche del centro Europa.
La cucina triestina porta in dote caratteristiche austriache, ungheresi, slave. Se non siete pratici avrete anche difficoltà a leggere menù dove i nomi più diffusi sono porzina, luganighe, capuzi, kaiserfleish serviti con kren, jota, sardoni in savor, gnocchi con susine, goulash. Fra i dessert la pinza, le fave, gli struccoli e poi la putizza e il presnitz.
Potremo guidarvi in altro articolo a scoprire questi piatti che nello stesso ordine possiamo “tradurre” con coppa di maiale aromatizzata e cotta nei crauti), salsicce con crauti), braciole di maiale trattate come il prosciutto cotto cotte nei crauti e servite con una salsa di radice di rafano grattugiata. Ecco poi la minestra di crauti e fagioli e fra i dolci la tipica focaccia pasquale triestina, le piccole palline colorate aromatizzate alla rosa bulgara, i ravioli dolci e i dolci di pasta lievitata con frutta secca. Una certezza da provare assolutamente il locale prosciutto del Carso che troverete anche col nome di Kraški pršut

La Barcolana
E’ l’evento di Trieste la regata storica più partecipata al mondo che nel 2018 non a caso è entrata nel Guiness World Record con le sue 2689 imbarcazioni iscritte. Uno spettacolo unico quello che si celebra nel golfo di Trieste dal 1969 la seconda domenica di ottobre. Uno spettacolo da non perdere anche per la sua formula del tutto particolare che prevede che su una singola linea di partenza si ritrovano a gareggiare fianco a fianco velisti professionisti e semplici appassionati, su imbarcazioni di dimensioni dimensioni che vengono suddivise in categorie a seconda della lunghezza fuori tutto.

Tanto da scoprire in un piccolissimo lembo di terra
Quella di Trieste è sena ombra di dubbio una delle provincie più piccole d’Italia. Di fatto tutto il suo entroterra geografico fu annesso alla Jugoslavia e oggi alla Slovenia ma è incredibile quanto c’è da scoprire in questa striscia di terra piccolissima.
Senza muoversi dai confini nazionali da visitare la baia di Grignano con il Museo della Scienza voluto da Massimiliano d’Austria; tutti gli storici caffè letterari triestini dove passavano ore feconde d’intellettualismo Italo Svevo e James Joyce; concedersi un viaggio sul tram marciante più antico d’Europa che da Trieste conduce a Opicina; camminare dopo essere saliti a Opicina lungo la “strada napoleonica” in quattro chilometri mozzafiato sul ciglione carsico, che offre indimenticabili vedute su Trieste e il suo golfo e consente di raggiungere il Monte e il Santuario Grisa. Poi la natura incredibile del carsismo con la Grotta Gigante di Sgronico che con i suoi cento metri di profondità è la più ampia caverna turistica visitabile al mondo; le risorgive del Timavo nei pressi di Duino dove fra pioppi e platani risorge il fiume Timavo che dopo essere nato in Slovenia e aver percorso 50 chilometri si inabissa a San Canziano dove dopo aver percorso due chilometri e mezzo e 25 cascate sottoterra risorge nei pressi del mare a Duino; poi tappa d’obbligo a Prosecco “il bosco tagliato” in lingua serbo croata per coltivare quella vite che oggi è diventata la più famosa al mondo anche se si fa con altra uva. Ma quella del Prosecco triestino e delle verità sul vino italiano più venduto a l’estero è una storia che racconteremo a parte…
Feb 21, 2023 | Territori
Anche se l’inverno non è ancora finito e sferra gli ultimi colpi di gelo con bruschi cali di temperatura, le giornate si sono già allungate e la luce è cambiata: una brezza di primavera già si respira alle porte.
Si affaccia così la voglia di viaggiare, di uscire dal torpore invernale e godere della bella stagione tornando ad immergersi nella natura. Camminare in questa stagione vuol dire assistere allo sbocciare dei primi germogli precoci e al risveglio degli animali nelle tane, un atmosfera di fermento che vale la pena di godere.
Ecco perché non è necessario aspettare il 21 marzo per riprendere a camminare, ma si può già iniziare a pianificare un viaggio a passo lento nei luoghi che offrono bellezza e calore per assistere alle prime fioriture e riscaldarci con un sole più caldo.

Via Amerina
Fra terra rossa e masserie in Puglia
Dal 25 febbraio al 4 marzo si può già andare con la Compagnia dei Cammini sul Cammino Materano: da Brindisi a Crispiano, lungo il tratto della Via Ellenica che attraversa la Valle d’Itria, questo cammino richiede già un buon allenamento e percorre una terra dai toni contrastanti tanto quanto i suoi colori: il verde degli ulivi, dei mandorli e dei piccoli boschi, il rosso della terra che si calpesta, il bianco delle masserie e dei trulli che spuntano tra i muretti a secco: un cromatismo che ci accompagna borgo dopo borgo alla scoperta di antiche tradizioni e nuove contraddizioni.
Estesa da Brindisi, porto d’Oriente, a Taranto, centro culturale della Magna Grecia, la Valle d’Itria risuona ancora oggi degli echi delle popolazioni che l’hanno vissuta per millenni: pellegrinaggi, migrazioni antiche e recenti, incontri tra culture diverse hanno fatto di questa valle uno dei territori di maggior carattere della nostra penisola. Il cammino offre la possibilità di scoprire alcuni tra i borghi più affascinanti della regione, fuori dai flussi turistici che si fanno eccessivi in altri periodi dell’anno e che, nel bene e nel male, stanno trasformando il territorio: un Sud che costruisce sé stesso sul filo che si estende tra virtù e necessità.

Salento, scogliere
In Lazio sulle tracce degli antichi popoli italici
Nel caldo Lazio invece dal 26 febbraio al 5 marzo si può percorrere L’antica Via Amerina un cammino abbastanza facile nel centro Italia più nascosto e intimo, sulle tracce dell’antico popolo dei Falisci, che insieme a Etruschi, Sabini, Piceni e Umbri vivevano questi territori prima della colonizzazione romana.
La Via Amerina è una delle strade consolari romane che, a partire dal IV secolo a.C., ha rappresentato per secoli la via più diretta per raggiungere da Roma i territori umbri e per poi innestarsi sulle vie romee che risalivano l’Italia verso nord-est. Fu poi l’asse portante del cosiddetto “corridoio bizantino”, quella fascia di territori che collegavano Roma a Ravenna a difesa dai Longobardi, nella fase ormai di decadenza dell’Impero romano.
Dall’antica città di Veio, alle porte di Roma, il cammino percorre sentieri e stradelli che risalgono l’Antiappennino del Lazio dei Monti Cimini e Sabatini, attraversando l’agro falisco, la terra dei Falisci, raggiungendo l’antica città di Ameria (l’attuale Amelia) e toccando per la via necropoli e catacombe e i tanti paesi poggiati su speroni di tufo: Nepi, Falerii, Calcata Vecchia – il paese degli artisti, Corchiano, Gallese, Orte e Amelia.
Si tratta di un’area geografica naturalmente vocata al biologico, in cui agricoltori, cittadini, operatori turistici e associazioni hanno stretto un accordo per la gestione sostenibile delle risorse, attraverso la creazione del “BioDistretto della Via Amerina e delle Forre”, nella difesa del territorio su diversi fronti, in primis per contrastare la crescente monocoltura dei noccioleti (molti dei quali producono le nocciole per la Nutella!); un sistema di produzione e consumo che tenta di far valere il modello della filiera corta, dei gruppi di acquisto e delle mense pubbliche bio.

Salento, gli uliveti
Nel Salento per riscaldarsi al primo sole di primavera
Per chi vuole già godere di un sole tiepido e luminoso dal 16 al 23 marzo si può andare in Salento a passo lento.
Una settimana di cammino con dislivelli molto modesti, in parte vicino al mare, affacciati sulle magnifiche scogliere da cui si vede l’Est, la Grecia e l’Albania, in parte nell’entroterra, tra oliveti, terrazzamenti, macchia mediterranea, muretti a secco e segni dell’uomo.
Si parte da Torre Sant’Andrea e si prosegue sulla costa fino a Otranto, cittadella fortificata carica di storia.
Poi sarà ancora costa, la più a oriente d’Italia, le torri a protezione dai saraceni, i segni dei recenti sbarchi migranti, l’incontro con le capre joniche dalle lunghe orecchie.
A Tricase, per vie tra muretti a secco, tra boschi di quercia vallonea, l’albero dalle grandi ghiande simbolo di questa parte di Puglia. E poi giù, sempre verso sud, fino a quando la penisola si stringe, e i mari diventano due, uno a Est e uno a Ovest, Adriatico e Jonio.
Si stringe fino a diventare un punto, il nostro punto di arrivo, la fine della terra, “finibus terrae” il capo di Leuca, il faro, e il Santuario che ci ricorda che questa via era anche meta di un antico pellegrinaggio, ora in via di recupero. È un viaggio speciale, questo in Salento, a ritmi lenti, di quei viaggi che ti rimangono dentro. In marzo il posto migliore in cui farsi viandanti.Assaporando la terra salentina anche grazie ai suoi sapori, che sapori!
Feb 18, 2023 | Territori
Anche per il 2022 la Toscana si conferma tra le destinazioni turistiche più ricercate e più popolari sul web. I dati delle performance del sito visittuscany.com, gestito da Fondazione Sistema Toscana, registrano un +15% del numero di utenti (quasi 2,8 milioni) ed un aumento del traffico organico generato dalle ricerche sui motori di ricerca (+93%) rispetto al 2021.
“La bellezza diffusa, l’accoglienza dei territori ed un’offerta che, per varietà e ricchezza, non ha uguali – ha detto il presidente Eugenio Giani -, consentono a questa regione di continuare ad essere una delle mete più richieste. Questi numeri non fanno che confermare il valore di un brand turistico ormai consolidato, ma soprattutto di un lavoro capillare e strutturato condotto in sinergia con gli ambiti turistici e gli operatori”.
“C’è tanto interesse per la Toscana, ce lo confermano anche questi giorni in Bit – ha aggiunto l’assessore all’economia e al turismo Leonardo Marras – ed i risultati del portale e delle piattaforme ne sono lo specchio. Numeri che sono frutto di un lavoro condiviso e costante e ribadiscono il secondo posto per popolarità della nostra regione decretato dal rapporto annuale di Demoskopika”.
I “numeri” della Toscana turistica
Gli incrementi più significativi tra gli utenti che visitano il sito si sono registrati tra americani (+58%), inglesi (+142,7%) e spagnoli (+89%), crescono anche i visitatori italiani (+7%). L’analisi dei risultati racconta anche trend e curiosità: gli italiani, per esempio, si preparano al viaggio studiando la cucina locale, con il contenuto 10 piatti da assaggiare in Toscana che risulta essere il più visto del 2022; gli inglesi si informano su come raggiungere Pisa e Firenze una volta arrivati all’aeroporto di Pisa; i tedeschi progettano bagni nelle terme naturali; i francesi sognano lo charme dei borghi del Chianti e la bellezza dei capolavori degli Uffizi; gli spagnoli sono affascinati dalle storie della vita di Dante e del Brunelleschi.
Per quanto riguarda i social network, il 2022 ha visto un incremento dei follower su tutti i profili della destinazione, con un’attività che ha portato a più di 95 milioni di visualizzazioni. Il dato positivo riguarda sia i profili attivi da più tempo come Facebook, Instagram, Twitter, Pinterest e Youtube, sia alcune new entry come TikTok dove si sono superati i 2 milioni di visualizzazioni dei video, Wechat (dedicato al pubblico cinese) e Spotify.
Crescono anche gli iscritti a make, la piattaforma collaborativa per promuovere insieme ai partner del territorio la destinazione Toscana, con un +37% di enti e associazioni e un +6% di operatori turistici ed economici iscritti.
A sostegno di questa attività, da ottobre a dicembre 2022, è stata attiva la campagna di digital advertising “Toscana Rinascimento senza fine” realizzata in Italia, Germania, Francia, Austria e Svizzera; ha promosso i temi City Quitting, New Wellness, Natura e Città d’Arte ed il suo impatto complessivo è stato pari a oltre 63 milioni di impression sugli annunci statici (banner), più di 23 milioni di impression sugli annunci video e più di 590.000 click ottenuti che hanno generato circa 380.000 visite sulle pagine di destinazione della campagna.
Feb 14, 2023 | Arcipelago | Costa degli Etruschi, Territori
All’inizio della primavera, un’intera giornata a Giannutri, perla dell’Arcipelago Toscano per vivere un’esperienza esclusiva con visita dell’area archeologica della Villa Romana e trekking naturalistico con le Guide Parco.
È possibile prenotare direttamente su www.parcoarcipelago.info/giannutri. il passaggio in motonave, l’escursione naturalistica e la visita al sito archeologico della Villa Romana dei Domizi Enobarbi arricchito da nuovi elementi archeologici oggetto di recenti restauri; infatti in seguito alle operazioni di consolidamento di tre stanze mosaicate, tornano a splendere gli ambienti delle tabernae, decorati da mosaici geometrici.
Una proposta completa che consente al visitatore di scoprire tutti i tesori della più meridionale delle isole dell’Arcipelago sulla quale Parco sta lavorando per migliorarne la fruizione i suoi servizi. Già a luglio 2020 sono stati inaugurati i bagni pubblici realizzati dal Parco Nazionale grazie alla collaborazione con il Comune di Isola del Giglio che ha concesso il terreno. Un primo significativo passo verso la creazione di un centro funzionale pubblico il cui cantiere ha già portato alla bonifica dell’area interessata dai ruderi di vecchi cantieri.
Interventi che si aggiungono a quelli della Soprintendenza per la ristrutturazione dell’immobile a Cala Maestra. Segnali importanti che testimoniano l’attenzione sulla piccola isola e il reimpiego sul territorio anche delle risorse introitate con il ticket di ingresso all’Isola.

Isola di Giannutri, foto Roberto Ridi per il PNAT
Dettagli della visita prevista per il 19 marzo e il 24 aprile. Ritrovo ore 9:00 con la guida a Porto Santo Stefano, imbarco Banchina Toscana traghetto Maregiglio (partenza ore 9:30. Arrivo a Giannutri dopo un’ora di navigazione.
Visita guidata al complesso archeologico della Villa Romana; dalla baia di Cala Maestra si raggiungono i resti di una Villa di epoca romana tra le scogliere rocciose e i sentieri profumati della macchia mediterranea. A seguire la visita naturalistica, trekking al Faro, che porterà i partecipanti all’interno dell’area protetta e avrà durata di circa due ore, il percorso sarà adeguato alla stagione e alle condizioni metereologiche. La pausa pranzo, con pranzo al sacco a cura dei partecipanti, sarà prevista al termine della visita storica o lungo il percorso naturalistico in base al tempo a disposizione. Partenza da Giannutri alle ore 16:00 e arrivo a Porto Santo Stefano perle 17:00 ca.
Costo: € 60 intero, ridotto € 40 ragazzi 5-12 anni, esenti bambini 0-4 anni.
Sarà possibile prenotare e acquistare online tutti i servizi del Parco. Rimane comunque a disposizione l’ufficio Info Park tel. 0565-908231, e-mail: info@parcoarcipelago.info.