Pasqua a tutto dolce. Oltre la colomba

Pasqua a tutto dolce. Oltre la colomba

Resta, gubana, fugassa, corona, salame del Papa, ciaramicola, pastiera, cuzzupa e tante altre ancora. C’è un mondo poco noto oltre la colomba fra i dolci pasquali tipici.
In tutta la penisola non si rinuncia ad accendere forni e fornelli per preparare infinite e prelibate specialità regionali.E allora da Nord a Sud, partiamo per un viaggio tra ricette popolarissime e delizie di nicchia per le feste di Pasqua.


Corona dolce – Trentino Alto Adige

Soffice e gustosa, la corona dolce trentina è il dolce pasquale per eccellenza di tutto il territorio del Trentino-Alto Adige.
Facile e semplice da realizzare perché per la sua ricetta bastano pochi ingredienti: farina, latte, lievito di birra, burro, tuorli, zucchero e limone.
Generalmente ha l’aspetto di una corona intrecciata (ma si trovano anche delle varianti) e viene decorata con uova sode colorate.
Grazie alla sua forma circolare e alla vivacità della copertura, la corona dolce trentina è perfetta anche come centrotavola per pranzi e cene pasquali.


Gubana – Friuli Venezia Giulia

E’ una ricetta antichissima le cui prime testimonianze risalgono al 1409 quella della gubana dolce pasquale immancabile sulle tavole dei friuliani.
Originaria della valle del Natisone, questa ciambella a base di pasta lievitata e cotta al forno è ripiena di burro, zucchero, uova e un tripudio di noci, uvetta, pinoli, mandorle, scorze di cedro e arancia canditi, cioccolato e grappa.


Fugassa – Veneto

Detta anche fugassin, la fugassa è uno dei dolci pasquali più consumati in Veneto.
A inventarla sembra sia stato un fornaio trevigiano che, in occasione della Pasqua, arricchì l’impasto del pane con altri prodotti golosi, dal burro allo zucchero, ottenendo così un pane dolce, alto e soffice.
Si tratta di un lievitato simile alla colomba, ma dalla forma più tondeggiante, morbido e aromatico, solitamente insaporito con marsala, cedro e vaniglia.
Anticamente era considerato un prodotto “povero”, diffuso fra le famiglie meno abbienti per la semplicità della ricetta e degli ingredienti impiegati, quelli tipici delle campagne (impasto del pane, uova, burro, zucchero).
La fugassa veneta oggi viene preparata con 4 lievitazioni differenti e aromatizzata in vario modo a seconda della zona.


Salame del papa – Piemonte

Dolce preferito dai più piccoli, per molti uno dei primi esperimenti di pasticceria casalinga, il famoso salame di cioccolata si chiama in realtà salame del papa e nasce in Piemonte, ad Alessandria, per la precisione, anche se ormai è preparato e consumato in tutte le regioni.
Come si intuisce dal nome, si tratta di un dolcetto che ricorda nella forma e nell’aspetto il salame corallina tipico della Pasqua.
Si prepara con biscotti secchi tritati (che rappresenteranno il grasso dell’insaccato), cacao amaro o cioccolato fondente, nocciole e burro, anche se le versioni in questo caso sono moltissime: basta unire tutto insieme per ottenere un salsiccione da spolverare con zucchero a velo e, volendo, legare insieme con uno spago, per una somiglianza maggiore. Si fa rassodare in frigorifero, dove si può conservare per più giorni.

Torta pasquale – Lombardia

Tipica della città di Como, la resta rappresenta la torta pasquale per eccellenza. Sostanziosa pagnotta iper-lievitata viene cucinata in occasione della domenica delle Palme e al suo interno custodisce un bastoncino di ulivo.
Preparato con farina, uova, burro e zucchero, questo dolce pasquale è farcito con uva sultanina, cedro e scorze d’arancia.


Ciaramicola – Umbria

Tra i dolci pasquali tipici della provincia di Perugia, la più caratteristica è la ciaramicola, una torta a forma di ciambella, con la pasta al centro a mo’ di croce.
Pochi e semplici gli ingredienti che la compongono: zucchero, farina, uova, latte e alchermes, che conferisce alla ciaramicola il tipico colore rosso brillante.
A impreziosire il tutto vi è poi una dolce copertura fatta di croccante 
meringa e confettini colorati.
In origine la ciaramicola, il cui nome deriva da “ciaramella” per via della forma circolare del dolce, era preparata dalle promesse spose ai fidanzati e regalata in occasione della Pasqua.
I colori sono quelli tipici dello stemma araldico del capoluogo umbro e i confettini hanno un valore augurale.


Pizza dolce – Lazio

È dolce, ha la forma di un panettone e nel viterbese è una tappa obbligata della Pasqua: è la pizza dolce, un vero must della colazione pasquale.
Si mangia da sola inzuppata nella cioccolata calda o nel latte, ma a Roma viene accompagnata anche con salame o uova sode.
La crosta esterna si presenta dura e lucente grazie alla cottura nel forno a legna e l’aspetto interno è tanto più giallo quante sono le uova impiegate.
L’impasto base è realizzato con farina, uova, zucchero, latte, burro e lievito, a cui vengono aggiunti scorze di agrumi, cioccolato, uvetta sultanina, rhum e alchermes.
Molto comune nel viterbese, la pizza dolce di Pasqua si trova anche nelle vicine province dell’Umbria e Marche. 


Pastiera – Campania

Tra i dolci pasquali più famosi al mondo, una protagonista assoluta è la pastiera napoletana.
Nota fin dal 1600, questa torta viene comunemente servita alla fine del pranzo pasquale in tutta la Campania, dopo un pranzo che inizia con il classico casatiello napoletano.
Dorata e croccante esternamente, morbida e profumata all’interno, la pastiera è una torta di pasta frolla con un ripieno ricco e sostanzioso a base di ricotta fresca, zucchero, uova, frutta candita e grano bollito nel latte.
La tradizione napoletana prevede l’utilizzo di 
acqua millefiori, vaniglia, canditi e scorza d’arancia, ma esistono anche varianti alla crema pasticcera e cioccolato bianco.
In origine, la pastiera era preparata nel periodo compreso tra Epifania e Pasqua: questo intervallo di tempo, secondo la tradizione locale, era considerato il migliore sia per la ricotta, sia per il grano. Oggi che il grano si trova in commercio conservato e venduto già cotto nei vasetti, questo dolce è proposta durante tutto l’anno.


Cuzzupe – Calabria 

Dolce tipico della Calabria, anche se a seconda dei luoghi varia il nome (angute, sgute, cudduraci…), la cuzzupa è irrinunciabile nelle festività pasquali.
Di derivazione contadina, le cuzzupe sono solitamente preparate in anticipo e si conservano per il giorno di Pasqua. La forma più classica è quella della ciambella, ma sono molto diffuse le varianti più fantasiose: bambole, cuori, uccellino, farfalle o cuculi, dei filoncini alla cui estremità è messo un uovo.
Farina, strutto, lievito di birra, limone, uova e anice gli ingredienti usati per questo dolce che ha origini orientali e simboleggia la fine del digiuno quaresimale.
Nella tradizione calabrese il numero delle uova impiegate per la cuzzupa ha un significato ben preciso: se la suocera usa 
sette uova nel dolce regalato al genero vuol dire che è in arrivo il matrimonio, se invece ne usa nove è rinnovata la promessa di fidanzamento. Semplici e colorate, le cuzzupe vengono decorate con confettini e codette.


Agnello di pasta reale – Sicilia

Oltre ai classici cannoli, alla cassata e alla popolare cuddhura (dolce pasquale di forma circolare e decorato con un numero variabile di uova), in Sicilia, a Pasqua, un posto d’eccezione spetta all’agnello di pasta reale.
Nato con molta probabilità agli inizi del ‘900, questo dolce, in origine preparato dalle suore del convento di Favara, è un alimento piuttosto corposo e saporito.
L’interno è costituito da 
pasta reale – ricavata dalla lavorazione di mandorle tritate, acqua e zucchero – e da un ripieno di pasta di pistacchio, realizzato invece con acqua, zucchero e pistacchi tritati. A completare l’agnello di pasta reale c’è una decorazione con zucchero fondente.

Pardulas – Sardegna 

I dolci pasquali tipici in tutta la Sardegna sono le pardulas, piccole tortine dalla forma a stella di sei punte che a seconda della città cambiano nome e si arricchiscono di nuovi ingredienti.
Cotti tradizionalmente nel forno a legna, questi dolci pasquali vengono farciti con un delizioso ripieno a base di formaggio fresco, ricotta, uvetta, scorza di limone grattugiata e profumati di norma con vaniglia o zafferano.
Il tutto è poi cosparso di miele e confettini colorati.
In alcune zone della Sardegna le pardulas si possono trovare anche in una versione all’aroma di arancia o di limone, o più raramente in una variante con l’uvetta.

 

Villa Bardini a Firenze si tinge di viola: Dove ammirare i glicini più spettacolari d’Italia”

Villa Bardini a Firenze si tinge di viola: Dove ammirare i glicini più spettacolari d’Italia”

È in fiore oltre metà del glicine nella celebra pergola del Giardino Bardini a Firenze
L’atteso spettacolo della fioritura con vista sui monumenti della città raggiungerà la massima fioritura questa settimana. Il maestoso pergolato di Villa Bardini, lungo 70 metri e largo 4,6 metri, si è trasformato anche quest’anno in un incantevole tunnel di colori che vanno dal lilla al violetto, dall’azzurro malva al rosato.
Completato nel 2005 con la ristrutturazione dell’intero complesso monumentale, il pergolato di Villa Bardini ospita oggi uno dei glicini più belli del territorio italiano.
Le varietà presenti includono la Wisteria floribunda, conosciuta come glicine giapponese, nelle sue affascinanti declinazioni: Black Dragon, con il suo particolare fiore doppio viola scuro, Royal Purple, e Showa Beni dal delicato fiore rosa. Non manca la Wisteria sinensis Prolific, che completa questo straordinario patrimonio botanico.
Sono questi i giorni da segnare sul calendario per ammirare un capolavoro della natura in uno dei contesti paesaggistici più suggestivi di Firenze.
Si può monitorare in diretta la fioritura del glicine anche grazie alla webcam visibile sul sito di Villa Bardini: https://www.villabardini.it/il-glicine/#webcam.

il celebre pergolato di Villa Bardini a Firenze.

Nel linguaggio dei fiori, il glicine simboleggia l’amicizia, la bellezza, la longevità e la salute. Negli ultimi anni, questo spettacolo naturale ha attirato migliaia di visitatori da tutto il mondo; la fioritura è celebrata sui social da un tripudio di fotografie e il pergolato è diventato nel tempo un simbolo della villa riconosciuto ovunque.
L’Italia, durante la primavera, si riempie di straordinarie fioriture come vi abbiamo già raccontato (in questo articolo) ma fra tutte è un’appariscente pianta con fiori riuniti in grappoli pendenti lunghi circa 30 cm, il glicine ad affascinare con i suoi colori candidi, tenui e fluidi che “invadono” le nostre città, i nostri borghi e tutte le meraviglie del Paese.
Per questo motivo oltre al mitico pergolato di Villa Bandini abbiamo deciso di selezionare alcuni luoghi italiani in cui ammirare la fioritura di questa pianta colorata.

Alassio e le 34 varietà di Villa della Pergola

Ad Alassio, nel ponente ligure, gli storici giardini di Villa della Pergola, uno dei parchi più belli d’Italia e raro esempio di giardino anglo-mediterraneo, ospitano la più importante collezione italiana di glicini (certificata dalla SOI), con 34 differenti varietà per forma e colore.
Questi giardini, che si estendono per 22mila metri quadrati, affondano le radici alla fine dell’Ottocento e sono strettamente legati alla storia della comunità inglese in Liguria.
Grazie alla passione degli attuali proprietari, Silvia e Antonio Ricci,la collezione di glicini si è arricchita di 15 nuove varietà. Tra queste si possono ammirare la Floribunda Violacea Plena, conosciuta anche come Black Dragon, Glicine doppio o Glicine del Giappone dal color porpora-violetto fino al lilla; la Wisteria Frutescens Amethyst Falls, ovvero il glicine americano, con foglie appuntite ed eleganti e grappoli di fiori color ametista così pieni e tozzi da dare l’impressione di esser doppi; il Wisteria floribunda Hon-beni o Floribunda Rosea, dalla fioritura molto abbondante e dalla profumazione delicata, con fiori papilionacei di color rosa scuro; il Floribunda Lilac Rose, i cui fiori presentano sfumature che vanno dal rosa al lilla fino al porpora; il Wisteria brachybotrys Shiro-Kapitan o glicine bianco, che ha ottenuto il prestigioso premio Garden Merit della Royal Horticultural Society; l’appariscente glicine americano Clara Mack e la Wisteria Murasaki Kapitan conosciuta anche come “Silky Wisteria”, una grande arrampicatrice, può crescere in altezza dai 3 ai 7 metri, regalando un meraviglioso spettacolo scenografico. 

Cisterna di Latina e il Giardino della Ninfea

A Cisterna di Latina, alle porte dell’Agro Pontino, il Giardino di Ninfa, “tra i più belli del mondo” secondo il New York Times, si estende per otto ettari ed ospita circa 1300 specie di piante provenienti da tutto il mondo e oltre cento specie di uccelli censiti. Il nome Ninfa deriva da un tempio di epoca romana costruito nei pressi dell’attuale giardino e dedicato alle divinità delle acque sorgive.
Già nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, vi volle creare un “giardino delle delizie”, ma l’attuale configurazione è merito di Marguerite Chapin, che negli anni Trenta del Novecento aprì le porte del giardino a letterati ed artisti, e della figlia, Donna Lelia Caetani, che nel 1972 istituì la Fondazione Roffredo Caetani, che ha tra gli scopi anche quello di preservare il giardino.
Qui è possibile ammirare cascate di glicini che si specchiano sul fiume, tra questi diverse varietà di Floribunda (Rosea, Macrobotrys, Alba e Longissima Alba), Sinensis (Alba Purpurea) e la Wisteria brachybotryis Showa Beniwww.giardinodininfa.eu

La scala fiorita dell’isola Madre

Il lussureggiante giardino botanico dell’Isola Madre, la più grande tra le isole del Lago Maggiore, custodisce una delle prime e più ricche collezioni di glicini realizzate in Italia, oltre 20 specie provenienti dall’America, dalla Cina e dal Giappone.
Si tratta di Wisteria sinensisfloribunda e brachybotris (Cina e Giappone), mentre la specie americana è denominata Wisteria frutescens, a fiore tardivo di colore molto vicino al blu.
Tutta la lunga scala che dal lago porta alla cappella sull’Isola Madre è coperta da arcate su cui si arrampicano colorati e profumati grappoli di glicini bianchi, lilla e viola, che sbocciano nei mesi di aprile e maggio. La Scala dei Glicini cattura la vista con un effetto sorprendente e scenografico, e tra le meraviglie ospitate in questo parco romantico all’inglese di otto ettari, voluti da Vitaliano IX Borromeo, segnaliamo anche la Millettia japonica, soprannominata la glicine rossa, ancora poco diffusa nei giardini italiani.

I trulli di Alberobello

Particolarmente suggestivo e assolutamente irresistibile in primavera  è Alberobello in Puglia. Il paese dei trulli dove il glicine nelle su mille varietà di specie e di colore si appoggia candidamente un po’ ovunque avvolgendo molti trulli.
Una magia che si aggiunge alla magia che vi estasierà percorrendo le vie di uno dei borghi più incantevoli che esistano al mondo..

 

 

Semana Santa ad Astorga, una delle più singolari di Spagna

Semana Santa ad Astorga, una delle più singolari di Spagna

Non è facile comprendere alcuni dei termini gioiosi con cui la gente è solita chiamare i momenti principali delle varie processioni e messe in scena che si svolgono nella Settimana Santa ad Astorga (Semana Santa de Astorga), una celebrazione religiosa di grande importanza a livello culturale e turistico che ogni anno attira molti visitatori in Spagna.
Per otto giorni si commemorano gli episodi più famosi della passione, della morte e della resurrezione di Gesù. Così, il “paso de Cañinas” riflette il momento dell’Incoronazione di Cristo, il “Balcón de Pilatos” ricrea la presentazione dell’Ecce Homo affinché il popolo scelga tra Cristo e Barabba, e ancora la “Borriquilla” ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, mentre il “Durmientes” allude alla Preghiera nell’Orto e agli apostoli che si addormentano nell’orto del Getsemani quando andarono ad arrestare Gesù.


Astorga: crocevia di storie e culture

Ma è così che vanno le cose, tra contrasti e quasi contraddizioni, ad Astorga, città capoluogo della regione della Maragatería, che si affaccia sulla Galizia quasi al confine con León, che ha visto passare nei secoli le legioni romane e le truppe dei barbari, è stata contesa dai Mori – come gli emiri Táriq o Almanzor – e dai Cristiani, i re Alfonso I e Ordoño I.
È un crocevia fondamentale tra il Cammino di Santiago e la Via de la Plata e sembra godere della giusta commistione di antico e moderno, basti pensare all’originale simbiosi dei suoi due monumenti principali, separati da poche decine di metri: una cattedrale per metà gotica, per metà rinascimentale e barocca con un palazzo modernista, una delle pochissime opere del geniale Antonio Gaudí che è possibile trovare fuori dalla Catalogna.
Una città che mostra i suoi contrasti anche nella gastronomia, dove si possono gustare le popolari e morbide mantecadas, le focacce e la deliziosa cioccolata, accanto ai sapori più decisi della cecina o del cocido maragato, l’unico dei tanti cocidos della Spagna che si mangia al contrario, iniziando dalla carne e finendo con la zuppa.


Una semana santa che si rinnova ogni anno dal 1674

In ogni caso, tornando alla Settimana Santa ad Astorga, è già stata dichiarata festa di interesse turistico nazionale nel 2011, e aspira a diventarlo anche a livello internazionale.
Le sue confraternite, circa la metà degli 11.500 abitanti della città raggruppati in cinque – alcune risalenti al XV secolo, due associazioni e un’arciconfraternita, tutte sotto l’ombrello dell’Ente di Promozione della Settimana Santa di Astorga – i suoi fedeli, i suoi protagonisti e i suoi seguaci non si accontentano di una celebrazione convenzionale.
Ne è un esempio il fatto che tra il silenzio e il fervore, tra le preghiere e i canti, improvvisamente capita di sentir scoppiare risate e applausi la mattina del Venerdì Santo, quando nella Plaza Mayor va in scena la Carrera de San Juanín, un gruppo di statue trasportate da quattro braceros (alcuni dei quali discendenti dell’autore originale della scultura) che, con il loro mantello rosso e verde al vento, attraversano la piazza a tutta velocità alla ricerca della Vergine Addolorata, per annunciare di aver visto suo Figlio sulla via del Calvario.
Una tradizione che si ripete ininterrottamente dal 1674. Le tre bellissime sculture, vecchie di oltre due secoli, sono le protagoniste de el Encuentro (l’incontro), quando Madre e Figlio si trovano faccia a faccia davanti alla Crocifissione – una delle immagini più accattivanti e popolari della Settimana Santa.


Un Cristo articolato e altri 48 pasos

Sempre il Venerdì Santo, all’imbrunire, durante la processione della Santa Sepoltura, si svolge un altro degli eventi unici che caratterizzano questa Settimana Santa.
Si tratta del commovente atto del Desenclavo (disarcionamento) che si svolge ai piedi della Cattedrale, organizzato dalla Confraternita de la Santa Veracruz, con centinaia di persone che assistono al momento in cui il Cristo Reclinato, scultura di grande valore storico di Gregorio Español del 1613, viene fatto scendere dalla Croce, appoggiandogli lentamente le braccia sui fianchi, abbassato con delicatezza e deposto in un’urna nel silenzio religioso intorno, rotto solo dal suono dei tamburi.

Ma ci sono molti altri momenti emozionanti nella Settimana Santa ad Astorga; sono oltre 15 le processioni, e più di 48 i pasos (sculture o gruppi di sculture), tra cui spiccano due sculture conservate dalle processioni originali: l’immagine del Cristo Crocifisso del 1560, che sfila il Venerdì Santo, e il Cristo Flagellato, anch’esso del XVI secolo. 


Una settimana molto intensa

I momenti emozionanti iniziano già un paio di giorni prima della Settimana Santa: il Venerdì dell’Addolorata c’è una Via Crucis realizzata da Las Damas de La Piedad, una confraternita tutta al femminile, in cui le donne indossano tuniche nere con maniche e fascia bianca e cappuccio nero e accompagnano il Cristo Crocifisso.
La sera del Lunedì di Pasqua fanno di nuovo una processione con la loro immagine di riferimento, la Virgen de la Piedad.
Anche la Domenica delle Palme è molto speciale: al mattino si svolge una processione alla quale partecipano molti bambini vestiti da ebrei che accompagnano la partenza de “La Borriquilla” della Confraternita dell’Entrata di Gesù a Gerusalemme che fa il suo ingresso trionfale nella Plaza Mayor; i “braceros de las Palmas”,  (l nome popolare di questa Confraternita, portano con gioia la borriquilla, accompagnati da paparrones, come vengono qui chiamati i penitenti, vestiti di verde e bianco nella domenica mattina che solitamente è soleggiata, e cambia del tutto atmosfera nel pomeriggio con la partenza della Madonna Addolorata, una scultura realizzata da José de Rozas nel 1705, quando l’Arciconfraternita dell’Addolorata, insieme a tutta la città, accompagna la Vergine con i suoi sette pugnali. Il Salve Regina di commiato ricorda che bisogna cercare il Cristo legato alla colonna di Piedralba, una scultura del XVII secolo; e se Astorga e le sue confraternite sono note per qualcosa, è proprio per il recupero delle loro tradizioni con le città vicine.

Alla Processione della Via Crucis del Martedì Santo, organizzata dalla Junta Profomento attualmente presieduta da Raquel Rodríguez Martínez, eccezionalmente partecipano tutte le otto confraternite. Ognuna, partendo dal suo luogo di origine e dal suo quartiere, inizia a camminare e a suonare fino a riunirsi in Plaza Mayor alle sette e mezza di sera, per dirigersi verso la Cattedrale, dove cresce l’intensità dei sentimenti e del fervore della Via Crucis; poi ogni confraternita torna alla propria parrocchia. Questo è uno dei momenti più affollati, sentiti e partecipati.
Il Mercoledì Santo, al tramonto, si svolge poi la Processione della Santa Cena.
La mattina del Giovedì Santo, la Confraternita del Cristo de los Afligidos (Cristo degli Afflitti) dà l’annuncio a cavallo ricordando che la mattina seguente avrà luogo la Proclamazione delle Sette Parole nell’atrio della Cattedrale.
Al calar della sera tocca alla Confraternita dei Cavalieri del Silenzio, vestita di bianco e viola, che all’imbrunire e dopo aver fatto il Voto del Silenzio, a porte chiuse, assiste alla processione del Nazareno, una bellissima scultura di Francisco Terán del XVIII secolo.
Poi è la Confraternita della Vera Cruz, la più antica della città, a uscire in penitenza e raccoglimento, illuminata dalle lanterne con il Cristo reclinato staccato dalla Croce, accompagnata da un rumore assordante di sonagli e tamburi.
Giunti alla cappella romanica di San Esteban, i confratelli lo inchiodano di nuovo alla croce in un gesto intimo e privato, prima di tornare nelle prime ore del mattino al luogo di partenza, dove viene distribuita la tradizionale focaccia, accompagnata da un bicchiere di vino dolce.

Alle otto e mezza del mattino del Venerdì Santo ha inizio la Processione dell’Incontro, conosciuta familiarmente come Corsa di San Juanín, di cui si è già parlato e che è uno degli eventi principali di Astorga. La sera, infine, la Processione della Soledad è accompagnata dal Salve Regina cantato dalle monache di clausura di Sancti Espíritu.
La domenica di Pasqua è all’insegna dell’allegria: dalla cappella della Vera Cruz parte la spettacolare scultura del XVII secolo di Gregorio Español verso la Cattedrale, dove, dopo la messa, si svolge l’incontro con la Virgen del Amor Hermoso (Vergine dell’Amore Bello).
C’è infine la tradizionale distribuzione delle uova di Pasqua per tutti i bambini che conclude con gioia la Settimana di Passione.
La “Semana Santa a Tobarra” passione, emozione e il suono incessante dei tamburi per più di cento ore

La “Semana Santa a Tobarra” passione, emozione e il suono incessante dei tamburi per più di cento ore

Una tradizione che sta per compiere mezzo secolo e che quest’anno punta a battere un primato da Guinness: suonare lo stesso tamburo per 104 ore consecutive
Nel 2024 l’unica città in Europa a sospendere il passaggio all’ora legale per non interrompere il suono dei tamburi.

La Settimana Santa è una delle feste più radicate e profonde della tradizione spagnola, una commemorazione che vanta secoli di storia e che ricorda la Passione e la morte di Gesù Cristo.
Vi abbiamo parlato della semana santa di Astonga, e di come viverla in Catalogna adesso, pur rimanendo sempre in Spagna viviamo un’esperienza unica.

Le strade della maggior parte delle città e dei paesi spagnoli si trasformano in scenari di fervente devozione religiosa, dove lutto e contemplazione si fondono nel ricordo della morte di Cristo con la musica, l’arte, il colore e la magia delle processioni, la fattura artigianale di mantelli, veli e tuniche, i variopinti abiti dei membri della confraternita, la presenza di soldati romani o membri dell’esercito e i solenni cortei in cui sfilano tra la folla le immagini religiose.


La Semana Santa dei tamburi di Tobarra

Ma ciò che rende unica la Semana Santa de Tobarra, una cittadina della Castilla-La Mancha, è il suono incessante del tamburo, che inizia alle quattro del pomeriggio del Mercoledì Santo e continua fino a mezzanotte della domenica di Pasqua.
Non si tratta semplicemente di qualche percussione che scandisce il ritmo della processione, ma un raduno di migliaia di tamburi fatti a mano, di vari stili e forme, che verranno suonati senza sosta per giorni in tutta la città.
La tradizione, che celebrerà il suo cinquantesimo anniversario nel 2026, viene seguita in modo così rigoroso che lo scorso anno Tobarra è stato l’unico comune in Europa a non passare all’ora legale per evitare di interrompere il rullo dei tamburi durante i sessanta minuti “persi” con il cambio delle lancette; quest’anno, 400 suonatori si alterneranno per cercare di battere un primato Guinness, suonando lo stesso tamburo per 104 ore consecutive.


Un rituale collettivo

Sebbene la Semana Santa de Tobarra abbia anche altri aspetti degni di nota  come la Virgen de los Dolores di Francisco Salzillo, uno dei migliori scultori del barocco spagnolo, che da più di un quarto di secolo presiede la sfilata della Confraternita della Santissima Vergine Addolorata e della Solitudine di Maria, il Giovedì Santo, il Venerdì Santo e la Domenica di Pasqua sono stati soprattutto i tamburi a consentirle di ottenere nel 2018 la distinzione di Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco, un riconoscimento che si aggiunge alla dichiarazione di Bene di Interesse Culturale da parte della Giunta Regionale della Castilla-La Mancha nel 2016; è anche una Festa di Interesse Turistico Nazionale e aspira a diventare Internazionale.
Si tratta di un rituale collettivo basato sul suono simultaneo, intenso e continuo di migliaia di tamburi e grancasse all’aria aperta; è diventata una pratica sociale, tramandata di generazione in generazione, capace di generare un paesaggio sonoro unico che accompagna, dalla domenica delle Palme a Pasqua, le otto processioni a cui partecipano, con ricchezza di immagini e troni, le quindici confraternite della città.
Il tamburo, protagonista della Semana Santa di Tobarra, si è evoluto nel corso di centinaia di anni: dal legno e dalla corda fino agli attuali alluminio e goffratura, passando per lamiera e metallo, scatole traforate, torni scolpiti, pregiate pelli di capra, bordoni risonanti, cerchi in filigrana (alcuni placcati in oro e argento). Sono stati composti numerosi stacchi e marce: la creazione musicale continua senza sosta e alimenta il ricco repertorio della tradizione tobarreña.


Una storia millenaria

Gli strumenti a percussione sono i più antichi della Storia: di solito suonano una sola nota, ma molto forte; a maggior ragione se ci sono più suonatori, e in questo caso si chiama tamborrada.
Tracce dell’uso dei tamburi sono state rinvenute in diverse civiltà antiche, come la Mesopotamia, l’Egitto, la Cina e l’Africa.
Nell’antica Grecia, il tamburo era noto come tympanon e veniva utilizzato nelle cerimonie e nelle feste religiose.
Nell’antica Roma invece il tympanum era usato in battaglia e negli spettacoli teatrali. In Spagna venne introdotto dagli arabi nel Medioevo e divenne un elemento chiave della musica militare: veniva utilizzato per comunicare gli ordini durante le battaglie e per scandire il ritmo delle parate e delle marce militari. Durante il Rinascimento trovò il suo posto insieme ad altri strumenti a percussione nella musica da camera e nelle orchestre.
Nel XIX e XX secolo, con l’avvento della musica popolare, la batteria divenne uno strumento essenziale in generi come il jazz, il rock e il funk: il sound distintivo e la capacità di dare ritmo divennero elementi chiave di questi stili musicali. Il suo suono ritmico e potente è stato utilizzato per comunicare, celebrare rituali, accompagnare danze e scandire il passare del tempo. Nel corso della storia, il tamburo si è evoluto e si è adattato a diverse culture, acquisendo forme e suoni unici in ciascuna regione del mondo.


Momenti unici

Tra una tamborrada e l’altra si susseguono momenti particolari come il Mercoledì Santo, quando i soldati romani arrestano Cristo; o il Venerdì Santo, quando ha luogo l’atto più sublime della festa di Tobarra, con la benedizione impartita dal Cristo articolato sul Calvario a trentamila fedeli radunati davanti all’immagine della Madonna Addolorata.
È un momento impressionante, come se la statua avesse preso vita: dopo che uno squillo di tromba mette a tacere i tamburi, il suo braccio benedice i presenti nei quattro punti cardinali. Il braccio articolato è azionato da un meccanismo situato sotto il trono, riservato ai membri di una famiglia, i “Sabina”, che ereditano di generazione in generazione la responsabilità di muovere il braccio che impartisce la Benedizione.
Poi i suonatori di tamburo, che indossano tuniche viola, blu, rosse, legate in vita con un cordone e una sciarpa bianca annodata al collo, riprendono il loro ritmo monotono, ma dalle sfumature che gli esperti sanno ben distinguere, e che manterranno per più di cento ore al suono del “Mektub”, una partitura musicale funerea, intensa e commovente; nel frattempo, i troni del Cristo e della Madonna Addolorata vengono trasportati dagli “agarráores”.


Il giovedi Santo e la mattina di Pasqua

Un altro momento particolare è la mattina della domenica di Pasqua, quando i tamburi tacciono di nuovo in occasione dell’Inno Nazionale e per far sì che, sempre sul Monte Calvario, abbia luogo l’Incontro tra le immagini del Gesù Risorto e della Vergine Addolorata.
I due troni si fronteggiano e vengono fatti prima tre inchini in avanti finché i non si uniscono pali anteriori di ciascun trono; poi altri tre uniti; e infine, tre all’indietro per allontanarsi. Dopodiché, si riuniscono di nuovo di fronte al pubblico radunato per assistere all’Incontro.
Ma ancor prima, durante il Giovedì Santo, si svolge un altro momento unico: la Discesa del Cristo della Caduta,  meglio conosciuta come Paso Gordo per il suo enorme peso lungo i ripidissimi pendii dell’Encarnación; un atto di forza, sacrificio e devozione per i costaleros, poiché l’immagine pesa oltre due tonnellate, divise un tempo tra 16 agarráores e oggi fra trenta.
Ogni anno un numero sempre maggiore di fedeli segue i costaleros per infondere loro coraggio; gli abbracci fra i coraggiosi uomini e donne che  trasportavano l’immagine, una volta arrivati alla Plaza de España, concludono il rituale della Discesa del Paso Gordo: per la confraternita sta per iniziare la processione del Giovedì Santo, e a Tobarra i tamburi riprendono a suonare.
Le migliori città da visitare a tutte le età: destinazioni perfette per ogni generazione

Le migliori città da visitare a tutte le età: destinazioni perfette per ogni generazione

Che si tratti di baby boomer amanti della natura, di appartenenti alla Generazione X, di Millenial buongustai o di appartenenti alla Generazione Z, è difficile trovare un viaggio che possa attrarre tutte le generazioni contemporaneamente!
Sappiamo che la Generazione Z, ad esempio, potrebbe non essere interessata ai tour culturali che i loro genitori amavano e amano. Ecco perché noi di Holidu abbiamo analizzato le città di tutto il mondo in base a una serie di fattori importanti per ogni fascia d’età. E lo abbiamo fatto per determinare le migliori destinazioni per un viaggio davvero multigenerazionale.
Inoltre, se invece di viaggiare in famiglia hai in serbo una vacanza con amiche e amici della tua età, potrai facilmente scoprire le migliori destinazioni per la tua generazione.
Quindi, qualunque sia il tipo di vacanza che stai pianificando, non ti resta che continuare a leggere questo articolo per scoprire dove andare!
1. Classifica città per tutte le generazioni
2. Classifica città per Baby Boomer
3. Classifica città per Generazione X
4. Classifica città per Millenial
5. Classifica città per Generazione Z

Madrid

Le migliori città di tutte le generazioni

Madrid, Spagna
Madrid è la città migliore per i viaggi multigenerazionali ed è quindi in grado di accontentare il maggior numero di generazioni possibile. La capitale spagnola ha ottenuto un buon punteggio per diversi fattori, classificandosi tra le migliori città per tutte le generazioni.
Per esempio, per gli amanti della cucina, Madrid è un’ottima opzione in quanto ospita 125 ristoranti presenti sulla Guida Michelin e offre la possibilità di provare due dei “100 migliori piatti nazionali del mondo”: Gambas Al Ajillo (gamberi all’aglio) e Paella de Mariscos (paella ai frutti di mare).
Inoltre, la città è molto adatta alle famiglie – ottenendo un punteggio di 4 su 5 per questo fattore – e offre più di 800 attività a cinque stelle e oltre 150 musei, per non parlare dei 4 siti ritenuti dall’UNESCO patrimonio dell’umanità che non lasceranno certamente indifferenti gli amanti della cultura.

Tokyo, Giappone
La capitale del Giappone, Tokyo, si aggiudica la medaglia d’argento: una città cosmopolita che offre un’esperienza di viaggio apprezzata da molte generazioni.
Per chi ama stare all’aria aperta, Tokyo offre una varietà di paesaggi diversi tra cui paesaggi urbani, spiagge sabbiose, foreste coperte e montagne imponenti. C’è qualcosa per tutti e la città non è lontana dalla vetta più alta del Giappone, il Monte Fuji, meta ambita dagli amanti dell’adrenalina.
Anche il cibo occupa un posto di rilievo nell’agenda: la capitale giapponese ospita 429 ristoranti inseriti nella Guida Michelin, guadagnandosi il terzo posto nell’intero studio per questo fattore, e offre anche un’esperienza di guida davvero ottimale; non è un caso che la qualità delle strade del Paese abbia ricevuto un impressionante 6,1 su 7.

New York, Stati Uniti
Una delle città più famose del mondo, New York, completa la classifica dei primi tre posti. La Grande Mela ospita il maggior numero di ristoranti Michelin al mondo: sono ben 512 i ristoranti stellati in questione tra cui scegliere. Cosa può desiderare di più una buona forchetta se non una tale offerta sconfinata tra cui scegliere dove gustare un delizioso pasto gourmet?
Ma se il cibo non è la tua passione, New York offre molte altre cose da vedere e da fare tra cui due siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco: la Statua della Libertà e l’architettura di Frank Lloyd Wright.
E per coloro che desiderano catturare ricordi con la macchina fotografica, la città è incredibilmente instagrammabile e si colloca al quinto posto nell’intero studio in questa categoria, con oltre 122 milioni di persone che utilizzano l’hashtag #NewYork nelle loro foto.

Singapore. Image by Nirut Phengjaiwong from Pixabay

Le migliori città per i Baby-Boomer (1946 – 1964)

Secondo una ricerca, i baby boomer spendono più soldi in cibo di qualsiasi altra generazione e amano esplorare i “grandi spazi aperti”.
Ecco perché abbiamo deciso di esaminare le città con il maggior numero di ristoranti Michelin, la maggior varietà di paesaggi da esplorare e i parchi e gli spazi verdi più apprezzati.

Singapore
La città migliore per i baby boomer? Singapore. Considerando che si tratta di una metropoli piuttosto movimentata, la capitale dell’omonimo Paese ha ottenuto un punteggio di 79,51 su 100 per i suoi parchi e per il suo verde, davvero ideali per una generazione che ama stare all’aria aperta. Infatti, secondo un’indagine del 2020, quasi la metà (46,5%) della superficie della città era coperta da tali spazi, il che la rende una delle città più verdi al mondo.
Un altro motivo per cui Singapore è senza dubbio un’ottima opzione per i baby boomer è il numero di ristoranti Michelin che ospita: ben 249. È impressionante notare che 52 di questi ristoranti abbiano almeno una stella Michelin, e tre di essi ne abbiano addirittura tre. I nomi di queste 3 perle del panorama culinario singaporiano sono Les Amis, Odette e Zén.

Kyoto, Giappone
Il secondo posto per i baby boomer è occupato da un’altra città asiatica, questa volta in Giappone: si tratta di Kyoto, la quale pure non essendo la capitale ufficiale del Paese, è ugualmente considerata la sua capitale culturale. Perché è una buona scelta per questa generazione?
Tra tutte le città giapponesi prese in esame, Kyoto è quella con il maggior numero di parchi e spazi verdi, che molti baby boomer considerano importanti. Uno dei luoghi migliori da visitare per questa i baby boomer amanti della natura è il Giardino Botanico di Kyoto che ospita ben 12.000 specie di alberi, fiori e piante distribuite su 20 ettari nel nord della città.
Assolutamente da non perdere è il Tempio Ryoan-ji, patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, che offre un suggestivo giardino roccioso e un vasto giardino lungomare con un tranquillo laghetto e anatre come abitanti. Kyoto è anche una mecca dei buongustai: ospita infatti 207 ristoranti stellati Michelin tra i quali scegliere per pranzi o cene che resteranno indelebili nei ricordi di ogni turista.

Berna, Svizzera
La capitale della Svizzera, Berna, completa il podio. E per una generazione che ama stare all’aria aperta, visitare la cosiddetta “città delle fontane” è davvero un must.
Il centro storico di Berna ospita oltre 100 fontane che i viaggiatori possono esplorare a piedi. Ognuna di esse è come se avesse una propria personalità: alcune sono ornate, altre più sgargianti, altre ancora semplicemente fuori dall’ordinario (ad esempio, quella con l’orco mangia-bambini). Berna ha ottenuto il punteggio più alto per gli spazi verdi e i parchi, con un punteggio di 84,09 su 100, posizionandosi al 22° posto per ciò che concerne questo criterio.
Allo stesso modo di Singapore e Kyoto, anche questa località elvetica offre un’ampia varietà di paesaggi da esplorare, dal vivace paesaggio urbano fino alle fitte foreste, alle montagne e ai numerosi ghiacciai del suo cantone.


Le migliori città per la Generazione X (1965 – 1980)

La ricerca mostra che il 70% dei Gen Xers (così sono chiamati gli appartenenti alla Generazione X) ama i musei e i siti storici mentre il 43% viaggia è solito usare l’auto quando va in vacanza.
Abbiamo quindi esaminato le città del mondo con il maggior numero di musei, il maggior numero di “cose da fare” classificate con 5 stelle e le destinazioni con le strade migliori.

Tokyo, Giappone
Oltre ad aver conquistato il secondo posto nella classifica delle migliori città multigenerazionali, Tokyo si è aggiudicata anche il primo posto per la migliore città da visitare per la Generazione X. Perché? Beh, visto che il 70% delle persone di questa fascia d’età ha ammesso di amare i musei, una città con oltre 900 musei non può che essere una scelta vincente! Dall’arte digitale all’avanguardia ai manufatti storici, ce n’è davvero per tutti i gusti.
E per una generazione che ama noleggiare un’auto per viaggiare, il Giappone nel suo complesso ha ottenuto un punteggio di 6,1 su 7 per la qualità delle sue strade in base alla loro estensione e alle loro condizioni, il che significa che si può andare in giro senza preoccuparsi delle buche o di perdere tempo girando intorno alle case per raggiungere la propria destinazione.
Visitando questa incantevole località nipponica, non potrai non dirigerti verso uno dei rinomati siti turistici della città: Tokyo offre ben 963 “cose da fare” che sono state valutate con 5 stelle su Tripadvisor da altri viaggiatori.

Amsterdam, Paesi Bassi
La seconda capitale europea più popolare per la Generazione X è Amsterdam. Tra le prime tre posizioni, la capitale olandese ha ricevuto il punteggio più alto per la qualità delle strade con un impressionante 6,4 su 7. Il Paese ha il punteggio europeo più alto in fatto di infrastrutture stradali e il secondo migliore al mondo dopo Singapore. Con oltre 40.000 km di strade pubbliche, i Paesi Bassi dispongono di una delle reti stradali più fitte al mondo, cosa che rende davvero semplice e piacevole esplorare le città in auto.
Inoltre date le sue dimensioni rispetto alle altre due metropoli di questa top 3, Amsterdam offre ai visitatori un numero impressionante di musei, 229 per l’esattezza. Con una superficie di soli 84,9 chilometri quadrati, la capitale ospita più musei per chilometro quadrato di qualsiasi altra città al mondo. C’è sicuramente molto da vedere, tra cui il Rijksmuseum, la Casa di Anna Frank e il Museo Van Gogh.

New York, Stati Uniti
Tra i primi tre posti c’è ancora una volta New York, ma questa volta come destinazione vista dall’ottica della Generazione X. Uno dei motivi principali per cui questa città è così grande è il numero di “cose da fare” che sono state classificate con 5 stelle. Nona in classifica generale, ma prima nelle Americhe, New York ha quasi 1.300 “cose da fare” a cinque stelle, tra cui il Metropolitan Museum of Art, Ground Zero, il World Trade Center Memorial e la vista sullo skyline di Manhattan.
Tra queste attrazioni, la città ha anche molti musei che aspettano solo di essere esplorati, ben 359. Tuttavia, New York non è esattamente il massimo se si parla di facilità nel guidare: il Paese ha ricevuto un punteggio di 5,5 su 7 per le sue infrastrutture stradali. Ma per chi non se la sentisse di noleggiare un’auto potrebbe essere confortante sapere che New York dispone di un noto sistema di metropolitana con 27 linee diverse e oltre 450 stazioni: se appartieni anche tu a questa categoria sappi che non avrai davvero problemi a spostarti da un punto all’altro della Grande Mela con i mezzi pubblici!

Le migliori città per i Millennial (1981 – 1995)

Se si guarda a come i Millennial amano viaggiare, la ricerca rivela che il 71% usa Instagram (almeno una volta alla settimana), basa i propri viaggi sulla qualità del cibo e delle bevande e più della metà ha figli che probabilmente vivono ancora a casa.
Ecco perché abbiamo scoperto quali sono le città più instagrammabili, quelle con il maggior numero di piatti nazionali inseriti nella “top 100” da provare e quelle più adatte alle famiglie.

Parigi, Francia
Quando si parla di Millennial è Parigi ad essere la città preferita. Per una generazione che usa regolarmente i social media e ama condividere le foto, una città incredibilmente instagrammabile è la destinazione ideale per le vacanze. Parigi ospita uno dei punti di riferimento più iconici del mondo ed è stata taggata oltre 137 milioni di volte su ‘gram’. In questa categoria si è classificata al secondo posto assoluto dietro soltanto a Londra.
Inoltre Parigi è anche una destinazione gastronomica di prim’ordine, il che è positivo se si considera che la Generazione X ama basare i propri viaggi sul cibo e sulle bevande. La capitale francese offre due dei “100 migliori piatti tradizionali”: la steak au poivre (bistecca al pepe) e il beurre blanc (una salsa cremosa a base di burro, vino bianco, scalogno e aceto di vino bianco). Entrambe davvero deliziose!
E quando si tratta di attività per famiglie, cosa c’è di più adatto alle famiglie di Disneyland Paris?

Barcellona, Spagna
Al secondo posto c’è un’altra popolare destinazione turistica europea: Barcellona. La capitale catalana è un grado di offire una cucina deliziosa ai viaggiatori, classificandosi al 27° posto insieme a Parigi con 2 prelibatezze inserite tra i “100 migliori piatti tradizionali”. Come a Madrid, i Millennial possono gustare le prelibatezze spagnole di Gambas Al Ajillo e Paella de Mariscos prima di innaffiarle con un bicchiere di Sangria – Salud!
Ciò che distingue Barcellona dalle sue controparti spagnole è la sua instagrammabilità: il suo hashtag è stato utilizzato in oltre 68 milioni di post su Instagram fino ad oggi, e benché sia un dato davvero notevole, non dovrebbe essere particolarmente sorprendente, dato che la città ospita alcuni dei monumenti più riconoscibili della Spagna come la Sagrada Familia e il Parco Güell: non potrai resistere alla tentazione di qualche scatto a queste meraviglie.

Madrid, Spagna
La medaglia di bronzo va a un’altra città spagnola, ma questa volta si tratta della capitale. Oltre a conquistare il primo posto come migliore città per i viaggi multigenerazionali, Madrid si aggiudica anche il terzo posto per i Millenial. Perché mai questa località è così amata da questo gruppo demografico?
Madrid è considerata molto adatta alle famiglie con un punteggio di 4 su 5 per questo fattore e raggiungendo il primo posto nell’intero studio insieme a molte altre città. La maggior parte dei bar e dei ristoranti della città sono a misura di bambino ed è probabile vedere famiglie con prole al seguito praticamente ovunque. I bambini si divertiranno indubbiamente a conoscere la cultura della città nei suoi numerosi musei, a fare un picnic nel Parco El Retiro e a mangiare churros passeggiando per le strade della città.

Istambul. Image by ekrem from Pixabay

Le migliori città per la Generazione Z (1996 – 2010)

Per quanto riguarda la Generazione Z, il 60% di loro usa regolarmente TikTok e, sebbene questa fascia d’età apprezzi le esperienze uniche e culturali, più di due terzi pensa che il prezzo sia fondamentale.
Per questa generazione, abbiamo cercato di capire quali sono le città con il maggior numero di viste sul Tiktok, quelle che ospitano il maggior numero di siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO e quelle che offrono il miglior rapporto qualità-prezzo per un pasto e una birra.

Istanbul, Turchia
La medaglia d’oro per la Generazione Z va alla città turca di Istanbul. Ma perché mai ha ottenuto un punteggio così alto per questa fascia demografica? Considerando che 3 su 5 Gen Zers (così sono chiamati gli appartenenti alla Generazione Z) usano regolarmente TikTok, la capitale ha registrato oltre 37,5 miliardi di visualizzazioni sull’applicazione di condivisione video, dopo Dubai, Barcellona, Londra e Parigi.
Sebbene la città sia più costosa rispetto alle altre tre città principali quando si tratta di consumare un pasto e una birra, Istanbul offre comunque un ottimo rapporto qualità-prezzo a 6,11 sterline per entrambi. Il cibo a buon mercato comprende frutti di mare, verdure, carne e pane, e la città vanta un’interessante scena di street food. I membri della Generazione Z possono assaggiare polpette turche, cozze ripiene, kebab e Balık Ekmek (panino con pesce alla griglia), il tutto senza spendere troppo.

Mumbai, India
La metropoli cosmopolita dell’India, Mumbai, è al secondo posto. Le sue strade caotiche, affamate di occasioni e di passanti, sono un’ottima opzione per la generazione che vuole vivere avventure da bucket list con un budget limitato.
Parlando di liste di cose da fare, Mumbai offre ai viaggiatori l’opportunità di esplorare tre siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco, tra cui le grotte di Elephanta e gli edifici gotici vittoriani e Art Deco di Mumbai. Uno dei luoghi da non perdere è il Chhatrapati Shivaji Terminus, la stazione ferroviaria più decorata che si possa vedere nella propria vita. È utilizzata da oltre 3 milioni di persone al giorno, che viaggiano in tutta l’India, ma la sua architettura gotica, le torrette decorative, le figure di animali ornate e gli interni in marmo opulento rendono questa stazione uno spettacolo davvero imperdibile.

Lima, Perú
Infine, per completare la classifica, l’unica città sudamericana a rientrare tra le prime tre in questo studio: Lima. La capitale peruviana ha ottenuto il punteggio più alto tra le prime tre città per il rapporto qualità-prezzo di bevande e ristoranti.
La Generazione Z potrà gustare un pasto delizioso e una birra locale (Pilsen Callao o Cusqueña) per poco più di 5 sterline. La cucina tipica peruviana comprende piatti come ceviche, anticuchos, juanes e, per i più coraggiosi, il delicato Cuy, un maialino d’India fritto o arrostito.
Inoltre il centro storico della città è a pieno titolo Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Durante la visita, non perderti i 1.500 balconi di Lima costruiti tra il XVI e il XIX secolo e che ricordano la conquista dell’America Latina da parte della Spagna. E per coloro che non si preoccupano di viaggiare un po’, Lima non è lontana dal più famoso sito del Perù patrimonio mondiale dell’Unesco: il Machu Picchu, un sito da cancellare dalla vostra lista di cose da fare!

Per la classifica completa clicca qui:
https://www.holidu.it/magazine/indice-generational-travel

DiVinNosiola 2025: un viaggio tra vino, cultura e tradizione in Trentino

DiVinNosiola 2025: un viaggio tra vino, cultura e tradizione in Trentino

Tutto pronto per DiVinNosiola, l’evento che celebra la Valle dei Laghi attraverso la sua storia, i suoi sapori
e il suo fiore all’occhiello: la Nosiola, unico vitigno autoctono del Trentino a bacca bianca. Ad attendere i
visitatori un ricco programma tra cultura, degustazioni guidate, trekking nella natura del Garda Trentino e,
per la prima volta, un inedito tour in trenino tra le cantine: per scoprire l’unicità del Vino Santo Trentino
DOC, presidio Slow Food e del Vino Nosiola.


Il gioiello della Valle dei laghi

L’aria si riempie della dolcezza dell’uva passita, che regala un assaggio degli inebrianti sapori di questo
territorio, e che è presto seguita dalle note aromatiche del Vino Santo, indiscusso protagonista dell’evento
celebrativo dei gioielli enogastronomici della Valle dei Laghi. DiVinNosiola torna ricco di novità con la sua
quindicesima edizione, dal 12 al 26 aprile: un’occasione unica per immergersi in un’antica tradizione
vitivinicola-enologica fatta di gesti pazienti e saperi tramandati, dove ogni bottiglia racchiude il respiro
della terra e il tempo lento della trasformazione.
Incantevole territorio del Garda Trentino, adagiato tra il Lago di Garda e Trento, antico alveo del fiume
Adige e oggi oasi naturale dove il turchese dei laghi abbraccia il verde dei rigogliosi frutteti e vigneti, la
Valle dei Laghi fa da suggestivo sfondo ad un evento dedicato alla sua identità così intimamente legata
alla produzione di due tipologie di vinificazione della Nosiola, unico vitigno storico-autoctono del Trentino a
frutto bianco.
Si tratta del fresco e delicato Vino Nosiola, con un aroma elegantemente fruttato che ricorda

le nocciole appena colte, e del pregiato Vino Santo Trentino DOC, presidio Slow Food, che si distingue
per eleganza e complessità aromatica con le sue raffinate dolci note di miele, albicocca e spezie.
Autentico vino da meditazione, quest’ultimo è conosciuto anche come il “passito dei passiti”, grazie al suo
lungo e meticoloso processo di produzione.
Le uve Nosiola vengono lasciate ad appassire naturalmente
per mesi sui graticci, chiamati aréle in dialetto locale, accarezzate dal costante soffio del vento che scende dalle Dolomiti del Brenta e dall’“Ora del Garda”, la brezza gentile che dal Lago di Garda attraversa la Valle dei Laghi. A renderlo unico è lo sviluppo all’interno dei grappoli di muffe nobili, che favoriscono una straordinaria concentrazione zuccherina, donando al vino un sapore inconfondibile.
Questo patrimonio culturale è mantenuto vivo con determinazione dall’Associazione Vignaioli Vino Santo
Trentino DOC che riunisce sei aziende agricole, ognuna delle quali lo interpreta con uno stile unico ed
inconfondibile. Tanti gli appuntamenti per riscoprirlo, a cominciare dall’imperdibile Rito della spremitura,
previsto per sabato 12 aprile, un evento collettivo che da tempo immemore riunisce la comunità durante la
Settimana Santa per il simbolico passaggio dall’appassimento alla vinificazione. E ancora, per conoscere
a fondo il Vino Santo ed il Vino Nosiola, imperdibili le degustazioni guidate come “Gustodivino” e la
masterclass “Passione Passito”, entrambe con la partecipazione del celebre sommelier Giuseppe Carrus
di Gambero Rosso.

Panorama della Valle dei Laghi

Il programma nel dettaglio

Il ricco programma prevede inoltre: un nuovo itinerario in carrozza a bordo del Nosiola Express, il Trenino del Vino Santo con inedite visite alle cantine in compagnia dei vignaioli, impreziosite dalle prelibatezze preparate dagli chef dell’Alleanza Slow Food; momenti dedicati ad arte, spettacolo e musica, e piacevoli escursioni enoturistiche, tra cui un esclusivo trekking dedicato alla biodiversità con attività di foraging, per scoprire gli angoli più suggestivi del territorio tra castelli, laghi, prati e vigneti.

Degustazioni

Dal Rito della Spremitura alla tavola: degustazioni che raccontano una storia di eccellenza
Ad inaugurare questa quindicesima edizione sarà proprio il Rito della Spremitura, che avrà luogo presso
l’Azienda Agricola F.lli Pisoni di Pergolese, sabato 12 aprile, in collaborazione con la Confraternita della
Vite e del Vino di Trento. Una straordinaria occasione d’incontro che racconta di tradizioni collettive e
sapori condivisi che permette di assistere al rituale passaggio dall’appassimento alla vinificazione del Vino
Santo, frutto di lavoro, tempo e dedizione, nonché prezioso simbolo del territorio.
Giovedì 17, presso il Palazzo Roccabruna di Trento, si terrà la Masterclass “Dalla Nosiola al Vino
Santo”, con Aurora Endrici, esperta in comunicazione del vino e Francesco Gubert, esperto di
produzioni casearie, scrittore e divulgatore. L’Enoteca provinciale del Trentino ospiterà i partecipanti
perché possano scoprire le numerose declinazioni del vitigno bianco della Nosiola e del Vino Santo
Trentino DOC. Tre annate di Vino Santo e tre Nosiola saranno abbinate, durante la degustazione, a
formaggi di capra degli allevatori biologici del Biodistretto della Valle dei Laghi, per assaporare appieno
questo territorio.
Giovedì 24, presso l’Antica Distilleria Giovanni Poli di S.Massenza, in compagnia del sommelier Giuseppe
Carrus di Gambero Rosso e vicecuratore della guida Vini d’Italia, si terrà la Masterclass “Passione
Passito”, un affascinante percorso tra storia, profumi e sapori del Vino Santo Trentino, nel quale
degustare sei annate storiche di questa prelibatezza -una per ogni cantina che lo produce-; presso
l’Azienda Agricola Francesco Poli di Santa Massenza avrà luogo in serata “Gustodivino”, un viaggio
enogastronomico d’autore tra i vini Nosiola, Vino Santo e cucina trentina interpretata creativamente dallo
chef Walter Miori. In un’atmosfera informale ed amichevole, aperta sia agli estimatori che ai curiosi, i
vignaioli proporranno un’esperienza del gusto inedita, raccontando la versatilità dell’autoctona Nosiola.
L’abbinamento dei vini con i piatti sarà nuovamente raccontato da Giuseppe Carrus.
Lunedì 21 e sabato 26 aprile, ancora, le cantine del territorio di Santa Massenza aprono le loro porte in occasione di “Di Cantina In Cantina”, un’occasione imperdibile per degustare il vino vicino ai vitigni che lo
fanno nascere, facendosi coinvolgere dai racconti dei vignaioli che lo producono, e sentendosi, così, parte
di una tradizione secolare.

Esperienze

Ogni sorso un’esperienza: ecco quali vivere per l’occasione.
Quest’anno, un’entusiasmante novità per scoprire i segreti della produzione vinicola: il 21 e il 26 aprile, il
Nosiola Express – Il trenino del VinoSanto porterà gli ospiti in un evocativo e suggestivo viaggio in quattro
tappe per sei cantine dove conoscere i protagonisti dell’Associazione Vignaioli del Vino Santo Trentino, le
loro realtà ed i loro vini, sempre accompagnati da piatti della tradizione trentina preparati dai cuochi
dell’Alleanza Slow Food. Il percorso ad anello, con partenza e ritorno a Sarche, permetterà di assaporare
delizie locali ma anche di ammirare bellezze storiche come Castel Toblino e Castel Madruzzo, alcuni
piccoli borghi, i laghi di Toblino e S. Massenza ed i coltivi della Nosiola, accompagnati da un’esperta guida
del territorio.
Tre sono poi le iniziative in programma per L’arte in Vigna, un’esperienza di interpretazione del vino dagli
echi classici attraverso teatro e musica.
Sabato 12, al termine del Rito della Spremitura, si potrà deliziarsi
con “Il vino e la musica” con I gemelli della Fisarmonica, che abbineranno al vino arrangiamenti di brani
tradizionali in uno spettacolo tra le vigne capace di evocare emozioni e stimolare tutti i sensi.
Sabato 19
dalle ore 16:00, alla Casa Caveau del Vino Santo a Padergnone, il coro della Valle dei Laghi si esibirà in Nosiola in Note, un momento musicale a partecipazione gratuita che unisce canti della tradizione popolare a momenti di degustazione di Nosiola e prodotti locali.
Venerdì 25, invece, presso l’Azienda Agricola
Francesco Poli di Santa Massenza, la Compagnia SupernovaK sarà protagonista di “Il vino e il teatro” con “La bottiglia in campo”, degustazione sceneggiata di una bottiglia di vino nel suo vigneto. Una dilettevole escursione tra le vigne con degustazione sensoriale accompagnata dagli attori della compagnia, che delizieranno i partecipanti con racconti ricchi di curiosità e metafore.

Escursioni

Il vino a passo lento: tutte le escursioni in programma. Ricco è il programma di Cammini diVini, escursioni enoturistiche che esploreranno i suggestivi angoli della Valle dei Laghi per scoprire borghi, castelli, laghi e attraversare i vigneti per conoscere e toccare con mano le uve caratteristiche della zona. Ogni passo sarà arricchito da curiosità enogastronomiche locali, visite a cantine vinicole e degustazioni immerse in un paesaggio mozzafiato.
Sabato 12 aprile il Cammino tra coltivi e chiesette, trekking guidato che parte da Ponte Oliveti e arriva a
Pergolese, percorre un sentiero tra i coltivi della Nosiola fino a raggiungere la Chiesetta dei Santi Mauro
Grato e Giocondo. Raggiunto Calavino ed esplorate le vigne, ci si addentrerà nel bosco fino alla Chiesetta
di San Siro, che sarà possibile visitare, e dove ci si fermerà per la pausa dedicata al pranzo al sacco. Una
volta terminato, si riprende la camminata per percorrere un tratto della strada romana e raggiungere la
Cantina F.lli Pisoni. Segue il Rito della Spremitura.
Domenica 13, invece, si terrà Slow Food Truck, una passeggiata con partenza dal Lago di Cavedine in
compagnia del naturalista Stefano Mayr, esperto del territorio: per scoprire la biodiversità locale e
raccogliere le erbe spontanee della zona. Si raggiungerà poi il vigneto Belvedere dove si incontrerà il
vignaiolo Giuseppe Pedrotti. Tornati in cantina, il cuoco Paolo Betti proporrà uno show cooking per
imparare ad utilizzare le erbe raccolte; si potranno, così, gustare tutte le specialità, accompagnate da un
calice di Nosiola.
Sabato 19 si potrà andare alla scoperta di una curiosa tradizione grazie a Lungo il sentiero etnografico
della Nosiola, una suggestiva camminata con partenza da Casa Caveau di Padergnone, per percorrere un
anello alla scoperta di questa varietà autoctona. Una volta tornati a Casa Caveau, si partecipa al rito
dell’aspersione, tradizione popolare laica in cui gli occhi vengono bagnati con gocce di Nosiola come
gesto benaugurante per la stagione agricola in partenza.
Il cammino dell’acqua, venerdì 25, partirà dalla Centrale Idroelettrica di S. Massenza, borgo gioiello della
Valle dei Laghi noto per i suoi distillati. Il suggestivo itinerario lungo il lago che si immette nel sentiero
della Roggia di Calavino racconta il legame indissolubile tra il paese e la sua acqua, e non manca di un
tratto tra i vigneti della Nosiola. Arrivati alla Cantina, si assisterà allo spettacolo “La bottiglia in campo”
dove degustare la Nosiola e il Vino Santo.