Il Cammino di San Jacopo e la Via di Francesco coinvolti in “cammini aperti”

Il Cammino di San Jacopo e la Via di Francesco coinvolti in “cammini aperti”

“Scopri l’Italia che non Sapevi – Viaggio Italiano” è un progetto congiunto di promozione turistica delle
regioni italiane facente parte del Piano di Promozione Nazionale del Ministero del Turismo.
Tra le attività portate avanti, ora, ce n’è una volta alla valorizzazione del turismo lento, una modalità di
viaggio sempre più in voga che permette di assaporare appieno anche angoli meno noti della nostra
Penisola, magari con la primavera.

San Jacopo in Acquaviva, foto David Dolci

Con la primavera sboccia “cammini aperti”

È “Cammini Aperti” che ideato dalla Regione Umbria – in qualità di capofila per il turismo slow –
si pone l’obiettivo di essere il più importante evento nazionale dedicato ai sentieri/itinerari,
promuovendo i valori dell’accessibilità.
Si terrà il 13 e 14 aprile, 42 i cammini coinvolti, 2 per ogni
regione e provincia autonoma, con oltre 2000 partecipanti, previa iscrizione sul portale dedicato.
Le
escursioni/passeggiate saranno condotte da guide ambientali escursionistiche o accompagnatori di media montagna.
Tra le caratteristiche di ogni percorso: essere un anello e avere una lunghezza tra i 6 e i 10 km.
A essere coinvolti in “Cammini Aperti” anche due importanti partner il CAI – Club Alpino Italiano e FISH –
Federazione Italiana Superamento Handicap.
Il CAI, Ente pubblico vigilato dal Ministero del Turismo, ha
lavorato selezionando 21 cammini, uno per ogni regione, e identificato un tratto di questi – di lunghezza variabile – sui quali portare persone con difficoltà motoria mediante l’impiego di Joelette e/o carrozzine.
Inoltre, su tutti e 42 cammini lo stesso darà informazioni, distribuendo un vademecum, per incentivare la
pratica responsabile dell’outdoor. FISH, invece, si impegnerà attivamente per garantire l’accessibilità di
questi percorsi, lavorando affinché le persone con disabilità possano partecipare pienamente alle escursioni.
Attraverso iniziative di sensibilizzazione e collaborazioni con le autorità locali e le federazioni regionali sarà
promosso un sistema di turismo lento accessibile e inclusivo per tutti, anche per coloro con mobilità ridotta. A tal proposito verrà redatto un documento con linee guida per tutte le realtà del terzo settore e le regioni per una fruizione il più possibile reale.

Panorama di Serravalle

La Toscana sceglie il “Cammino di San Jacopo” e la “Via di Francesco”

In Toscana “Cammini Aperti” si terrà sul Cammino di San Jacopo e sulla Via di Francesco
Via di Francesco , 13 aprile
Sarà un itinerario di 8 km in uno dei tratti più caratteristici della Via di Francesco che nella regione si
snoda per 300 km toccando eremi, monasteri, bellezze naturali. In questa giornata si è nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi dove la natura è in grado di regalare emozioni e spettacolari visioni, laddove si erge uno dei Santuari più importanti legati alla vita del Patrono d’Italia: La Verna.
L’escursione partirà in località La Beccia (1.024 mt.) e salirà con un percorso a doppio anello: quello basso
passerà sotto con vista della meravigliosa parete rocciosa su cui si trova il Santuario; quello alto porterà fino a Monte Penna (1.284 mt.), cima del “crudo” Sasso da si potrà godere un bellissimo panorama.
A fine
escursione si visiterà il Santuario della Verna e il suo museo.

Pisa

Cammino di San Jacopo, 14 aprile
Nella seconda giornata i partecipanti cammineranno a passo lento su alcuni tratti della terza tappa del
Cammino di San Jacopo, che da Firenze va a Livorno passando per quella che è definita la PIccola Santiago cioè Pistoia. Idealmente da Livorno si può prendere la nave per Barcellona e, da lì, raggiungere il Cammino di Santiago de Compostela.
Quella proposta, qui, invece sarà un’escursione ad anello lunga 9 km. Il ritrovo
sarà a Pistoia per raggiungere poi con un bus il borgo di turrito di Serravalle Pistoiese dove partirà effettivamente l’itinerario con la scoperta del centro storico, la visita alla Rocca Vecchia e la possibilità di salire sulla Torre Barbarossa per una vista che spazia fino al mare.
Ci sarà anche tempo per uno sguardo
alla Rocca di Castruccio, all’ Oratorio della Vergine Assunta riccamente decorato con affreschi del ‘300, alla Pieve di Santo Stefano e a quella di San Michele dove si gusteranno prodotti tipici del territorio grazie alla Pro Loco. Usciti dal borgo si attraverseranno le iconiche colline toscane, si farà visita alla Tenuta di Groppoli e al Convento di Giaccherino, che domina tutta la piana da Serravalle a Firenze, dal quale i pellegrini di ritorno dalla Francia potevano sentire il profumo della città ormai a poca distanza. Scendendo dall’Antica Via Crucis Selciata si raggiungerà la confluenza dei fiumi Vincio e Ombrone per poi raggiungere Pistoia, la Santiago d’Italia.


Che cos’è “l’Italia che non sapevi”

Si ricorda che “Scopri l’italia che non Sapevi” è una strategia di promozione comune delle Regioni
Italiane frutto di un accordo di programma tra il Ministero del Turismo e la Commissione Politiche per il
Turismo – coordinata dalla Regione Abruzzo – della Conferenza delle Regioni e delle Province
autonome, in collaborazione con ENIT.
Un progetto che vede il coinvolgimento in qualità di capofila delle
Regioni Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Abruzzo, ognuna per la valorizzazione di una tematica specifica (borghi, turismo lento, turismo attivo, natura e parchi) con quest’ultimo anche responsabile degli aspetti legati all’interoperabilità con il Tourism Digital Hub.
A queste si sono unite le Regioni partner ai quali sono stati affidati alcuni tematismi verticali. Regione
Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Campania si occupano così rispettivamente di enogastronomia, golf e
percorsi e itinerari di turismo archeologico subacqueo, il tutto per enfatizzare ulteriormente il progetto e
così anche il prodotto Italia.

Pasqua a tutto dolce. Oltre la colomba

Pasqua a tutto dolce. Oltre la colomba

Resta, gubana, fugassa, corona, salame del Papa, ciaramicola, pastiera, cuzzupa e tante altre ancora. C’è un mondo poco noto oltre la colomba fra i dolci pasquali tipici.
In tutta la penisola non si rinuncia ad accendere forni e fornelli per preparare infinite e prelibate specialità regionali.E allora da Nord a Sud, partiamo per un viaggio tra ricette popolarissime e delizie di nicchia per le feste di Pasqua.


Corona dolce – Trentino Alto Adige

Soffice e gustosa, la corona dolce trentina è il dolce pasquale per eccellenza di tutto il territorio del Trentino-Alto Adige.
Facile e semplice da realizzare perché per la sua ricetta bastano pochi ingredienti: farina, latte, lievito di birra, burro, tuorli, zucchero e limone.
Generalmente ha l’aspetto di una corona intrecciata (ma si trovano anche delle varianti) e viene decorata con uova sode colorate.
Grazie alla sua forma circolare e alla vivacità della copertura, la corona dolce trentina è perfetta anche come centrotavola per pranzi e cene pasquali.


Gubana – Friuli Venezia Giulia

E’ una ricetta antichissima le cui prime testimonianze risalgono al 1409 quella della gubana dolce pasquale immancabile sulle tavole dei friuliani.
Originaria della valle del Natisone, questa ciambella a base di pasta lievitata e cotta al forno è ripiena di burro, zucchero, uova e un tripudio di noci, uvetta, pinoli, mandorle, scorze di cedro e arancia canditi, cioccolato e grappa.


Fugassa – Veneto

Detta anche fugassin, la fugassa è uno dei dolci pasquali più consumati in Veneto.
A inventarla sembra sia stato un fornaio trevigiano che, in occasione della Pasqua, arricchì l’impasto del pane con altri prodotti golosi, dal burro allo zucchero, ottenendo così un pane dolce, alto e soffice.
Si tratta di un lievitato simile alla colomba, ma dalla forma più tondeggiante, morbido e aromatico, solitamente insaporito con marsala, cedro e vaniglia.
Anticamente era considerato un prodotto “povero”, diffuso fra le famiglie meno abbienti per la semplicità della ricetta e degli ingredienti impiegati, quelli tipici delle campagne (impasto del pane, uova, burro, zucchero).
La fugassa veneta oggi viene preparata con 4 lievitazioni differenti e aromatizzata in vario modo a seconda della zona.


Salame del papa – Piemonte

Dolce preferito dai più piccoli, per molti uno dei primi esperimenti di pasticceria casalinga, il famoso salame di cioccolata si chiama in realtà salame del papa e nasce in Piemonte, ad Alessandria, per la precisione, anche se ormai è preparato e consumato in tutte le regioni.
Come si intuisce dal nome, si tratta di un dolcetto che ricorda nella forma e nell’aspetto il salame corallina tipico della Pasqua.
Si prepara con biscotti secchi tritati (che rappresenteranno il grasso dell’insaccato), cacao amaro o cioccolato fondente, nocciole e burro, anche se le versioni in questo caso sono moltissime: basta unire tutto insieme per ottenere un salsiccione da spolverare con zucchero a velo e, volendo, legare insieme con uno spago, per una somiglianza maggiore. Si fa rassodare in frigorifero, dove si può conservare per più giorni.

Torta pasquale – Lombardia

Tipica della città di Como, la resta rappresenta la torta pasquale per eccellenza. Sostanziosa pagnotta iper-lievitata viene cucinata in occasione della domenica delle Palme e al suo interno custodisce un bastoncino di ulivo.
Preparato con farina, uova, burro e zucchero, questo dolce pasquale è farcito con uva sultanina, cedro e scorze d’arancia.


Ciaramicola – Umbria

Tra i dolci pasquali tipici della provincia di Perugia, la più caratteristica è la ciaramicola, una torta a forma di ciambella, con la pasta al centro a mo’ di croce.
Pochi e semplici gli ingredienti che la compongono: zucchero, farina, uova, latte e alchermes, che conferisce alla ciaramicola il tipico colore rosso brillante.
A impreziosire il tutto vi è poi una dolce copertura fatta di croccante 
meringa e confettini colorati.
In origine la ciaramicola, il cui nome deriva da “ciaramella” per via della forma circolare del dolce, era preparata dalle promesse spose ai fidanzati e regalata in occasione della Pasqua.
I colori sono quelli tipici dello stemma araldico del capoluogo umbro e i confettini hanno un valore augurale.


Pizza dolce – Lazio

È dolce, ha la forma di un panettone e nel viterbese è una tappa obbligata della Pasqua: è la pizza dolce, un vero must della colazione pasquale.
Si mangia da sola inzuppata nella cioccolata calda o nel latte, ma a Roma viene accompagnata anche con salame o uova sode.
La crosta esterna si presenta dura e lucente grazie alla cottura nel forno a legna e l’aspetto interno è tanto più giallo quante sono le uova impiegate.
L’impasto base è realizzato con farina, uova, zucchero, latte, burro e lievito, a cui vengono aggiunti scorze di agrumi, cioccolato, uvetta sultanina, rhum e alchermes.
Molto comune nel viterbese, la pizza dolce di Pasqua si trova anche nelle vicine province dell’Umbria e Marche. 


Pastiera – Campania

Tra i dolci pasquali più famosi al mondo, una protagonista assoluta è la pastiera napoletana.
Nota fin dal 1600, questa torta viene comunemente servita alla fine del pranzo pasquale in tutta la Campania, dopo un pranzo che inizia con il classico casatiello napoletano.
Dorata e croccante esternamente, morbida e profumata all’interno, la pastiera è una torta di pasta frolla con un ripieno ricco e sostanzioso a base di ricotta fresca, zucchero, uova, frutta candita e grano bollito nel latte.
La tradizione napoletana prevede l’utilizzo di 
acqua millefiori, vaniglia, canditi e scorza d’arancia, ma esistono anche varianti alla crema pasticcera e cioccolato bianco.
In origine, la pastiera era preparata nel periodo compreso tra Epifania e Pasqua: questo intervallo di tempo, secondo la tradizione locale, era considerato il migliore sia per la ricotta, sia per il grano. Oggi che il grano si trova in commercio conservato e venduto già cotto nei vasetti, questo dolce è proposta durante tutto l’anno.


Cuzzupe – Calabria 

Dolce tipico della Calabria, anche se a seconda dei luoghi varia il nome (angute, sgute, cudduraci…), la cuzzupa è irrinunciabile nelle festività pasquali.
Di derivazione contadina, le cuzzupe sono solitamente preparate in anticipo e si conservano per il giorno di Pasqua. La forma più classica è quella della ciambella, ma sono molto diffuse le varianti più fantasiose: bambole, cuori, uccellino, farfalle o cuculi, dei filoncini alla cui estremità è messo un uovo.
Farina, strutto, lievito di birra, limone, uova e anice gli ingredienti usati per questo dolce che ha origini orientali e simboleggia la fine del digiuno quaresimale.
Nella tradizione calabrese il numero delle uova impiegate per la cuzzupa ha un significato ben preciso: se la suocera usa 
sette uova nel dolce regalato al genero vuol dire che è in arrivo il matrimonio, se invece ne usa nove è rinnovata la promessa di fidanzamento. Semplici e colorate, le cuzzupe vengono decorate con confettini e codette.


Agnello di pasta reale – Sicilia

Oltre ai classici cannoli, alla cassata e alla popolare cuddhura (dolce pasquale di forma circolare e decorato con un numero variabile di uova), in Sicilia, a Pasqua, un posto d’eccezione spetta all’agnello di pasta reale.
Nato con molta probabilità agli inizi del ‘900, questo dolce, in origine preparato dalle suore del convento di Favara, è un alimento piuttosto corposo e saporito.
L’interno è costituito da 
pasta reale – ricavata dalla lavorazione di mandorle tritate, acqua e zucchero – e da un ripieno di pasta di pistacchio, realizzato invece con acqua, zucchero e pistacchi tritati. A completare l’agnello di pasta reale c’è una decorazione con zucchero fondente.

Pardulas – Sardegna 

I dolci pasquali tipici in tutta la Sardegna sono le pardulas, piccole tortine dalla forma a stella di sei punte che a seconda della città cambiano nome e si arricchiscono di nuovi ingredienti.
Cotti tradizionalmente nel forno a legna, questi dolci pasquali vengono farciti con un delizioso ripieno a base di formaggio fresco, ricotta, uvetta, scorza di limone grattugiata e profumati di norma con vaniglia o zafferano.
Il tutto è poi cosparso di miele e confettini colorati.
In alcune zone della Sardegna le pardulas si possono trovare anche in una versione all’aroma di arancia o di limone, o più raramente in una variante con l’uvetta.

 

L’Italia è tra le mete preferite da europei e italiani per la Pasqua 2024

L’Italia è tra le mete preferite da europei e italiani per la Pasqua 2024

Si avvicina una Pasqua di viaggi e brevi fughe, in cui la voglia degli italiani di partire e godersi una meritata vacanza sta portando a prenotazioni da record, come si evince dai motori di ricerca specializzati in ricerche dato che quelle dei voli sono aumentate del 13%, mentre quelle di alberghi sono aumentate del 16% rispetto alla Pasqua del 2023.
È quindi l’anno con il maggior numero di ricerche nella storia.

Gli europei scelgono l’Italia

Molti degli europei che hanno deciso di viaggiare durante la Pasqua 2024 stanno scegliendo l’Italia.
Il clima primaverile nel Bel Paese, la ricchezza di cultura, paesaggi, tradizioni, così come la ricca offerta di enogastronomia e ospitalità hanno fatto in modo che l’Italia sia diventata il secondo paese più ricercato per trascorrere queste vacanze, dietro alla Spagna e prima del Portogallo.


Il trionfo di Roma e Milano

I dati che analizzano i risultati delle ricerche di voli durante la Pasqua 2024 indicano che una grande maggioranza ha optato per le grandi città, che tendono a essere più vuote del solito in questo periodo dell’anno, come Roma, che è diventata la città più richiesta dai viaggiatori tedeschi, francesi, spagnoli, olandesi e portoghesi e la seconda più richiesta per i britannici.
Dall’altro lato,
Milano, è la meta preferita dai britannici, la seconda per tedeschi, spagnoli olandesi e portoghesi e la terza per i francesi.

Napoli


Napoli, Bari e Genova fra arte e mare

Per quanto riguarda le destinazioni italiane che combinano l’attrattiva di una grande città, con il sole, la spiaggia, e la gastronomia ci sono Napoli, che è la terza città più richiesta dai viaggiatori olandesi, la quarta per tedeschi e britannici e la quinta per francesi e spagnoli. Bari è la quinta città preferita dai britannici e la sesta per i tedeschi.
Inoltre 
Genova è diventata la nona città più richiesta dai viaggiatori tedeschi, britannici e olandesi.
Spiccano anche le destinazioni interne, con le loro ricchezze culturali, molto richieste, tra cui emerge Bologna, che è la quarta città preferita dai viaggiatori olandesi, la quinta per i portoghesi e la settima per gli spagnoli. Torino, è la 12esima scelta per francesi e spagnoli.

Catania

Sardegna e Sicilia, le isole del sole

Per quanto riguarda le isole, la Sicilia rappresenta ancora una volta un paradiso per i viaggiatori europei al suo interno Catania è diventata la terza città più ricercata dai viaggiatori tedeschi, la quinta per gli olandesi, la sesta per i francesi, l’ottava per i britannici, la nona per gli spagnoli e la decima per i portoghesi.
Oltre a Catania, anche Palermo è tra le città più ricercate, essendo la settima scelta per tedeschi e francesi, l’ottava per spagnoli e portoghesi, la decima per gli olandesi e la 12esima per i britannici..
Dal canto suo, anche la Sardegna dimostra di essere una delle isole preferite dai turisti, soprattutto per Cagliari, che è diventata l’undicesima città più ricercata dai viaggiatori francesi, la 12esima per i tedeschi, la 13esima per gli spagnoli, la 14esima per gli olandesi e la 15esima per i portoghesi. Anche Olbia è tra le città più ricercate, essendo la nona scelta per i portoghesi, la 12esima per gli olandesi, la 14esima per i tedeschi e la 15esima per i britannici.

Venezia. Foto: Foto di Ingeborg Gärtner-Grein da Pixabay

Firenze e Venezia i grandi classici

La Toscana è anche una regione molto ambita, e soprattutto per Firenze, che è la quarta città preferita dai viaggiatori francesi, spagnoli e portoghesi, la sesta per i britannici e l’ottava per tedeschi e olandesi. Anche Pisa è tra le città più ricercate, essendo la sesta scelta per gli spagnoli, la settima per portoghesi e olandesi, la decima per tedeschi e francesi e l’undicesima per i britannici.
Anche il Veneto è molto richiesto, soprattutto Venezia, che è diventata la seconda città più ricercata dai viaggiatori francesi, la terza per britannici, spagnoli e portoghesi e la quinta per i tedeschi. Da parte sua, Verona è la settima scelta per i britannici e l’undicesima per tedeschi e spagnoli.


Le preferite degli italiani: grandi capitali europee, ma non solo…

Inoltre per gli stessi italiani, le capitali e le città principali dei paesi europei sono le prime destinazioni più desiderate per trascorrere questi giorni di riposo e svago.
Parigi (1), Amsterdam (2), Barcellona (3), Londra (4), Praga (9), Madrid (10), Lisbona (11), Valencia (13), Siviglia (15), Budapest (17), Vienna (18), Bucarest (19), Tenerife (20) e Berlino (22).
Anche altre città italiane sono molto ricercate, come Napoli (5), Catania (6), Milano (7), Roma (8), Palermo (14), Torino (23), Firenze (24) e Bari (25).
Quelli che hanno scelto destinazioni a lungo raggio hanno optato invece per New York al 12esimo posto.

Le città più ricercate dai turisti italiane durante Pasqua 2024:
1. Parigi
2. Amsterdam
3. Barcellona
4. Londra
5. Napoli
6. Catania
7. Milano
8. Roma
9. Praga
10. Madrid
11. Lisbona
12. New York
13. Valencia
14. Palermo
15. Siviglia
16. Istanbul
17. Budapest
18. Vienna
19. Bucarest
20. Tenerife
21. Marrakesh
22. Berlino
23. Torino
24. Firenze
25. Bari
Musica, Pop Art e la natura in fiore dei parchi:  la vivace primavera di Vienna

Musica, Pop Art e la natura in fiore dei parchi: la vivace primavera di Vienna

È la meta perfetta per un viaggio tra cultura e relax a un’ora di volo dall’Italia. Tra meravigliose passeggiate nella natura più bella che si risveglia al Prater o al giardino di Schönbrunn, le novità da vivere e provare nelle prossime settimane a Vienna sono tante: dal Concerto notturno alla Maratona podisticadall’attesissima mostra Roy Lichtenstein all’Albertina fino al Wien Museum, che riapre ufficialmente le porte.


Il fascino senza tempo della capitale asburgica

Il fascino senza tempo dell’antica capitale asburgica cattura i visitatori con i suoi giardini, le facciate imponenti dei palazzi, la ricchezza di spazi espositivi e tanti appuntamenti. Vienna conserva con orgoglio castelli imperiali e dimore nobili, chiese barocche, edifici moderni e palazzi Jugendstil. E accosta l’eleganza dei suoi storici caffè ai musei votati all’arte contemporanea, locande tradizionali a nuovi ristoranti. Condensatore di arte e bellezza senza tempo, “la città più vivibile del mondo” ammalia chi non la conosce e continua a stupire anche chi ci ritorna.
La capitale austriaca sfodera non solo splendide testimonianze del passato, come lo storico castello di Schönbrunn, la Cattedrale di Santo Stefano e la Cripta dei Cappuccini, ma è anche meta di tendenza.

Mercato di Pasqua a Schönrbunn ©Angelika-Kessler

Mercatino di Pasqua al Castello di Schönbrunn

In fatto di mercatini nessuno batte l’Austria. Anche a Pasqua. Colorate bancarelle dove trovare oggetti dell’artigianato artistico austriaco, dolcetti e altre golosità della tradizione.
A Vienna, fino al 2 aprile (dalle 10 alle 18), proprio di fronte al Castello di Schönbrunn, va in scena il mercatino di Pasqua, considerato uno dei più romantici del paese.
Settantacinque espositori presentano decorazioni pasquali, articoli di artigianato, coniglietti di marzapane, uova di cioccolato, dolci tipici e decorazioni floreali pasquali, con l’accompagnamento della musica jazz e tanto divertimento per i più piccoli.
Negli stessi giorni piazza Freyung, una delle più belle del centro storico, accoglie il mercato di Pasqua della Vecchia Vienna con la più grande montagna di uova pasquali dipinte d’Europa (oltre 40.000).

House of Strauss

I nuovi indirizzi della cultura: Wien Museum e House of Strauss

Riaperto ufficialmente al pubblico dopo anni di ristrutturazione, il Wien Museum sulla  Karlsplatz, porta di ingresso al quartiere popolare di Gußhausviertel sul Wieden e il cui simbolo è la chiesa barocca di San Carlo, accoglie i visitatori (l’accesso è gratuito per l’esposizione permanente) in bellissimi e luminosi spazi distribuiti su tre livelli con installazioni interattive e oltre 1700 oggetti che ripercorrono la storia di Vienna, dal Neolitico a oggi. Il piano sospeso, invece, è dedicato a mostre temporanee, fra cui “Secession. Klimt, Stuck, Liebermann”, in programma dal 23 maggio 2024.
Indirizzo d’obbligo per gli amanti della musica da operetta e del valzer viennese è il museo dedicato a Johann Strauss II (il figlio del celebre compositore e direttore d’orchestra austriaco), alla sua dinastia e alle storiche serate di ballo e concerti dell’epoca.
Nella struttura del 1837 nel quartiere Döbling è stata recentemente inaugurata la nuova House of Strauss, un’esperienza immersiva totalmente realistica in circa 2mila metri quadri di ambienti accuratamente restaurati.


Roy Lichtenstein. A Centennial Exhibition: l’icona della Pop Art all’Albertina

Una delle mostre più attese dell’anno va in scena all’Albertina (fino al 14 luglio) e rende omaggio al maestro della Pop Art in occasione del suo centesimo compleanno, riunendo oltre 90 dipinti, disegni e sculture da prestigiose collezioni private e istituzioni come il MoMa e il Whitney Museum di New York o la National Gallery di Washington, per offrire ai visitatori un viaggio completo nella creatività di uno degli artisti più influenti del XX secolo, tra iconici capolavori e opere ancora poco note al grande pubblico.


Festival del Gin, Maratona di Vienna e pic nic sul Prater

In continua evoluzione tra tradizione e modernità, Vienna non smette mai di stupire anche dal punto di vista del gusto, dello sport e della natura. 
Il 3 e 4 maggio va in scena il Vienna Gin Festival con più di 50 espositori, degustazioni, seminari, e tanta musica. Il festival si svolge nello straordinario Semperdepot, un immenso deposito e atelier appartenente all’Accademia delle belle arti viennese. 
Per i più sportivi, il 21 aprile 2024 è in programma la tradizionale Vienna City Marathon, con migliaia di corridori che attraversano la Reichsbrücke passando davanti ai prestigiosi edifici imperiali. 
Oasi di relax, con la natura che si risveglia mostrando tutta la sua bellezza, il Prater di Vienna non ha bisogno di presentazioni: su un’area di sei milioni di metri quadrati i prati, i boschi e i corsi d’acqua creano un ambiente ideale per passeggiate rilassanti, escursioni tonificanti, jogging, lunghi giri in bicicletta o un pic nic. 

Schönbrunn nella notte della musica

Un’elegante notte di musica nel Parco della Reggia di Schönbrunn

È l’ensemble fra i più famosi al mondo e ogni anno regala una notte romantica alla sua adorata città: il 7 giugno 2024 l’Orchestra Filarmonica di Vienna dedica ai viennesi il Concerto di una Notte d’Estate, una serata di musica straordinaria (solitamente seguita da almeno 100.000 spettatori) in una splendida cornice, il Parco della Reggia di Schönbrunn.
Il palcoscenico viene rivolto verso la reggia, allestito davanti alla Fontana di Nettuno. L’esibizione inizia al crepuscolo e i meravigliosi giardini barocchi che, con il palazzo, fanno parte del Patrimonio culturale mondiale Unesco, diventano l’originale platea.

Semana Santa ad Astorga, una delle più singolari di Spagna

Semana Santa ad Astorga, una delle più singolari di Spagna

Non è facile comprendere alcuni dei termini gioiosi con cui la gente è solita chiamare i momenti principali delle varie processioni e messe in scena che si svolgono nella Settimana Santa ad Astorga (Semana Santa de Astorga), una celebrazione religiosa di grande importanza a livello culturale e turistico che ogni anno attira molti visitatori in Spagna.
Per otto giorni si commemorano gli episodi più famosi della passione, della morte e della resurrezione di Gesù. Così, il “paso de Cañinas” riflette il momento dell’Incoronazione di Cristo, il “Balcón de Pilatos” ricrea la presentazione dell’Ecce Homo affinché il popolo scelga tra Cristo e Barabba, e ancora la “Borriquilla” ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, mentre il “Durmientes” allude alla Preghiera nell’Orto e agli apostoli che si addormentano nell’orto del Getsemani quando andarono ad arrestare Gesù.


Astorga: crocevia di storie e culture

Ma è così che vanno le cose, tra contrasti e quasi contraddizioni, ad Astorga, città capoluogo della regione della Maragatería, che si affaccia sulla Galizia quasi al confine con León, che ha visto passare nei secoli le legioni romane e le truppe dei barbari, è stata contesa dai Mori – come gli emiri Táriq o Almanzor – e dai Cristiani, i re Alfonso I e Ordoño I.
È un crocevia fondamentale tra il Cammino di Santiago e la Via de la Plata e sembra godere della giusta commistione di antico e moderno, basti pensare all’originale simbiosi dei suoi due monumenti principali, separati da poche decine di metri: una cattedrale per metà gotica, per metà rinascimentale e barocca con un palazzo modernista, una delle pochissime opere del geniale Antonio Gaudí che è possibile trovare fuori dalla Catalogna.
Una città che mostra i suoi contrasti anche nella gastronomia, dove si possono gustare le popolari e morbide mantecadas, le focacce e la deliziosa cioccolata, accanto ai sapori più decisi della cecina o del cocido maragato, l’unico dei tanti cocidos della Spagna che si mangia al contrario, iniziando dalla carne e finendo con la zuppa.


Una semana santa che si rinnova ogni anno dal 1674

In ogni caso, tornando alla Settimana Santa ad Astorga, è già stata dichiarata festa di interesse turistico nazionale nel 2011, e aspira a diventarlo anche a livello internazionale.
Le sue confraternite, circa la metà degli 11.500 abitanti della città raggruppati in cinque – alcune risalenti al XV secolo, due associazioni e un’arciconfraternita, tutte sotto l’ombrello dell’Ente di Promozione della Settimana Santa di Astorga – i suoi fedeli, i suoi protagonisti e i suoi seguaci non si accontentano di una celebrazione convenzionale.
Ne è un esempio il fatto che tra il silenzio e il fervore, tra le preghiere e i canti, improvvisamente capita di sentir scoppiare risate e applausi la mattina del Venerdì Santo, quando nella Plaza Mayor va in scena la Carrera de San Juanín, un gruppo di statue trasportate da quattro braceros (alcuni dei quali discendenti dell’autore originale della scultura) che, con il loro mantello rosso e verde al vento, attraversano la piazza a tutta velocità alla ricerca della Vergine Addolorata, per annunciare di aver visto suo Figlio sulla via del Calvario.
Una tradizione che si ripete ininterrottamente dal 1674. Le tre bellissime sculture, vecchie di oltre due secoli, sono le protagoniste de el Encuentro (l’incontro), quando Madre e Figlio si trovano faccia a faccia davanti alla Crocifissione – una delle immagini più accattivanti e popolari della Settimana Santa.


Un Cristo articolato e altri 48 pasos

Sempre il Venerdì Santo, all’imbrunire, durante la processione della Santa Sepoltura, si svolge un altro degli eventi unici che caratterizzano questa Settimana Santa.
Si tratta del commovente atto del Desenclavo (disarcionamento) che si svolge ai piedi della Cattedrale, organizzato dalla Confraternita de la Santa Veracruz, con centinaia di persone che assistono al momento in cui il Cristo Reclinato, scultura di grande valore storico di Gregorio Español del 1613, viene fatto scendere dalla Croce, appoggiandogli lentamente le braccia sui fianchi, abbassato con delicatezza e deposto in un’urna nel silenzio religioso intorno, rotto solo dal suono dei tamburi.

Ma ci sono molti altri momenti emozionanti nella Settimana Santa ad Astorga; sono oltre 15 le processioni, e più di 48 i pasos (sculture o gruppi di sculture), tra cui spiccano due sculture conservate dalle processioni originali: l’immagine del Cristo Crocifisso del 1560, che sfila il Venerdì Santo, e il Cristo Flagellato, anch’esso del XVI secolo. 


Una settimana molto intensa

I momenti emozionanti iniziano già un paio di giorni prima della Settimana Santa: il Venerdì dell’Addolorata c’è una Via Crucis realizzata da Las Damas de La Piedad, una confraternita tutta al femminile, in cui le donne indossano tuniche nere con maniche e fascia bianca e cappuccio nero e accompagnano il Cristo Crocifisso.
La sera del Lunedì di Pasqua fanno di nuovo una processione con la loro immagine di riferimento, la Virgen de la Piedad.
Anche la Domenica delle Palme è molto speciale: al mattino si svolge una processione alla quale partecipano molti bambini vestiti da ebrei che accompagnano la partenza de “La Borriquilla” della Confraternita dell’Entrata di Gesù a Gerusalemme che fa il suo ingresso trionfale nella Plaza Mayor; i “braceros de las Palmas”,  (l nome popolare di questa Confraternita, portano con gioia la borriquilla, accompagnati da paparrones, come vengono qui chiamati i penitenti, vestiti di verde e bianco nella domenica mattina che solitamente è soleggiata, e cambia del tutto atmosfera nel pomeriggio con la partenza della Madonna Addolorata, una scultura realizzata da José de Rozas nel 1705, quando l’Arciconfraternita dell’Addolorata, insieme a tutta la città, accompagna la Vergine con i suoi sette pugnali. Il Salve Regina di commiato ricorda che bisogna cercare il Cristo legato alla colonna di Piedralba, una scultura del XVII secolo; e se Astorga e le sue confraternite sono note per qualcosa, è proprio per il recupero delle loro tradizioni con le città vicine.

Alla Processione della Via Crucis del Martedì Santo, organizzata dalla Junta Profomento attualmente presieduta da Raquel Rodríguez Martínez, eccezionalmente partecipano tutte le otto confraternite. Ognuna, partendo dal suo luogo di origine e dal suo quartiere, inizia a camminare e a suonare fino a riunirsi in Plaza Mayor alle sette e mezza di sera, per dirigersi verso la Cattedrale, dove cresce l’intensità dei sentimenti e del fervore della Via Crucis; poi ogni confraternita torna alla propria parrocchia. Questo è uno dei momenti più affollati, sentiti e partecipati.
Il Mercoledì Santo, al tramonto, si svolge poi la Processione della Santa Cena.
La mattina del Giovedì Santo, la Confraternita del Cristo de los Afligidos (Cristo degli Afflitti) dà l’annuncio a cavallo ricordando che la mattina seguente avrà luogo la Proclamazione delle Sette Parole nell’atrio della Cattedrale.
Al calar della sera tocca alla Confraternita dei Cavalieri del Silenzio, vestita di bianco e viola, che all’imbrunire e dopo aver fatto il Voto del Silenzio, a porte chiuse, assiste alla processione del Nazareno, una bellissima scultura di Francisco Terán del XVIII secolo.
Poi è la Confraternita della Vera Cruz, la più antica della città, a uscire in penitenza e raccoglimento, illuminata dalle lanterne con il Cristo reclinato staccato dalla Croce, accompagnata da un rumore assordante di sonagli e tamburi.
Giunti alla cappella romanica di San Esteban, i confratelli lo inchiodano di nuovo alla croce in un gesto intimo e privato, prima di tornare nelle prime ore del mattino al luogo di partenza, dove viene distribuita la tradizionale focaccia, accompagnata da un bicchiere di vino dolce.

Alle otto e mezza del mattino del Venerdì Santo ha inizio la Processione dell’Incontro, conosciuta familiarmente come Corsa di San Juanín, di cui si è già parlato e che è uno degli eventi principali di Astorga. La sera, infine, la Processione della Soledad è accompagnata dal Salve Regina cantato dalle monache di clausura di Sancti Espíritu.
La domenica di Pasqua è all’insegna dell’allegria: dalla cappella della Vera Cruz parte la spettacolare scultura del XVII secolo di Gregorio Español verso la Cattedrale, dove, dopo la messa, si svolge l’incontro con la Virgen del Amor Hermoso (Vergine dell’Amore Bello).
C’è infine la tradizionale distribuzione delle uova di Pasqua per tutti i bambini che conclude con gioia la Settimana di Passione.
Il tempio del vino nel salotto del Chianti: l’Enoteca Falorni sposa i Viticoltori di Greve in Chianti

Il tempio del vino nel salotto del Chianti: l’Enoteca Falorni sposa i Viticoltori di Greve in Chianti

L’Enoteca Falorni di Greve in Chianti (Firenze) ritrova le proprie origini di storico “tempio del vino” e riapre i suoi spazi con eventi per tutti gli amanti del vino, degustazioni a tema, presentazioni delle
cantine attive sul territorio e corsi di sommelier professionisti, in collaborazione con i Viticoltori di Greve in
Chianti, l’associazione che tutela e promuove il territorio grevigiano.


Un ritorno atteso 100 anni!

Il ritorno dei Viticoltori di Greve in Chianti nelle storiche Cantine di Greve in Chianti sancisce l’unione tra Enoteca Falorni e i produttori.
E’ l’antica targhetta, restaurata e appesa all’entrata dell’Enoteca, a
simboleggiare il rapporto dei Produttori dei Vini del Chianti, che ha sancito nel 1906 l’inaugurazione stessa delle Cantine.
Dopo oltre 100 anni, torna a casa il simbolo del territorio, al fine di promuovere e far
conoscere ancora di più i vini del territorio.
“Il nostro desiderio è quello di rafforzare la collaborazione con tutti i produttori – ha dichiarato Chiara
Bencistà Falorni, che gestisce l’Enoteca – offrendo l’opportunità di allestire lo spazio all’entrata dell’Enoteca
con tutto quello che più li rappresenta, nel modo che loro preferiscono.
L’idea è quella di far appassionare le
persone a questa bellissima realtà, unendo il passato con il presente. La degustazione è il modo più importante per riuscire nel nostro intento, per questo metteremo il Chianti Classico Annata di ciascuna azienda coinvolta in degustazione nelle macchine Enomatic per il periodo che va da aprile ad ottobre”.


Un ricco calendario per tutti

A marzo dunque la presentazione del progetto in collaborazione con i Viticoltori di Greve in Chianti, i cui
appuntamenti si terranno una volta al mese, dal 18 aprile per proseguire il 23 maggio, 20 giugno, 18 luglio, 18 agosto, 19 settembre.
Per tutti i winelovers, saranno presto annunciati corsi di sommelier professionali e
degustazioni a tema, incontri con i produttori di vini e serate culturali, per stimolare sempre i più curiosi e coloro alla ricerca di qualcosa di diverso.
Sarà presto visitabile nuovamente anche Il Museo del Vino, di
recente ristrutturazione, sempre di proprietà della famiglia Falorni, proprio di fronte all’Enoteca, con percorsi guidati che partiranno dall’Enoteca. Così in tavola, così nel tempo libero, grazie alla storia della famiglia Falorni, che porta in tavola i salumi di alta qualità da oltre 200 anni, dal cuore del Chianti, tramandando di padre in figlio i segreti di antiche ricette e il sapere artigiano delle lavorazioni.


Un luogo da vivere tutti i giorni

Tutti i giorni all’Enoteca Falorni si potrà inoltre scegliere il proprio vino tra 1000 etichette: rossi, bianchi e
bollicine da degustare al tavolo allo stesso prezzo di vendita dello scaffale. Inoltre, si può scegliere la
degustazione a bicchiere scegliendo tra oltre 100 vini, da spillare in libertà grazie agli innovativi wine
dispenser Enomatic® (brevetto della Famiglia Bencistà Falorni).
L’Enoteca Falorni (in piazza delle Cantine, 6), rilancia così il suo “salotto del Chianti”: uno spazio elegante e allo stesso tempo informale, pronto a esaltare i sensi attraverso un’esperienza eno-gastronomica a 360°.
La ristrutturazione degli ultimi anni ha infatti avuto come focus la valorizzazione del “vivere l’enoteca” come
spazio di aggregazione, socializzazione e degustazione di qualità in un contesto molto avvolgente.
L’imponente bancone di pelle e marmo, i salotti in velluto capitonné e il recente camino impreziosiscono
l’offerta del locale. L’Enoteca si presenta al pubblico con una nuova offerta che unisce gusto e attenzione per il territorio, con la presentazione dei migliori prodotti locali e la partecipazione di chi porta il Chianti
fiorentino ad essere riconosciuto come eccellenza nazionale e non solo.