A Torino arriva una “Mole di panettoni”

A Torino arriva una “Mole di panettoni”

Il 25 e il 26 novembre all’Hotel Principi di Piemonte torna “Una Mole di Panettoni”, vetrina d’eccellenza che da oltre 12 anni riunisce a Torino per un dolcissimo week-end i migliori lievitisti della pasticceria italiana.
Anche per questa edizione la società organizzatrice
Dettagli Eventi di Laura Severi e Matilde Sclopis ha selezionato soltanto gli artigiani che rispettano rigorose regole di qualità: l’utilizzo di lievito madre e l’esclusione di conservanti, mono e digliceridi, emulsionanti, additivi chimici, aromi artificiali e semilavorati.

L’Italia di panettone

Dalla Campania al Piemonte, dalla Toscana alle Marche, ogni territorio italiano sforna per le Feste un numero sempre crescente di panettoni artigianali, che profumano dei prodotti della regione, della provincia e delle località del nostro Bel Paese.
Le due fondatrici stanno ancora selezionando i migliori lievitisti d’Italia che quest’anno parteciperanno a “Una Mole Panettoni”.

I tre consorsi

Come da tradizione, il concorso anche quest’anno per la premiazione prevede tre categorie: il Miglior panettone tradizionale scuola milanese (alto senza glassa); il Miglior panettone tradizionale scuola piemontese (basso con glassa) e il Miglior panettone creativo.

Il pubblico potrà degustare e acquistare al prezzo speciale di 32€ al kg il protagonista dei dolci natalizi, declinato nelle preparazioni classiche, con glassa o senza, o vestito in modo creativo. L’ingresso singolo, dalle 10 alle 20, ha un costo di 5 euro (+ commissioni di servizio, se l’acquisto è online). I bambini sotto i 12 anni, invece, accedono gratuitamente alla manifestazione.

Secondo NielsenIQ, il mercato del panettone artigianale conquista sempre nuovi estimatori. In Italia, il valore economico complessivo del settore si attesta infatti a 251.6 milioni di euro, di cui il 53% generato dal segmento artigianale e il restante 47% da quello industriale. Per quanto riguarda la domanda, il numero delle famiglie acquirenti è aumentato di 400mila unità quest’anno rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra totale di 11.3 milioni. Di queste, ben 3,4 milioni arrivano a scegliere la qualità artigianale (+17.2% rispetto al 2020).

Quando la vacanza è green. 6 idee ecofriendly per la vacanza d’inverno

Quando la vacanza è green. 6 idee ecofriendly per la vacanza d’inverno

Bioedilizia, energie rinnovabili, emissioni zero, riuso.
Una vacanza speciale in luoghi straordinari e strutture di charme ma con una marcia in più: sono gli hotel ecofriendly che sposano una filosofia green dove vivere momenti di relax e svago nel rispetto dell’ambiente e della natura.


Gli eco appartamenti altoatesini

In Valle Aurina (Bolzano), è nato OLM-Nature Escape, il primo eco-aparthotel sostenibile dell’Alto Adige/Südtirolbasato sul ciclo della natura e fondato sulla valorizzazione dell’ambiente, la promozione del territorio e l’utilizzo di materiali naturali del posto quali il legno, le fibre naturali e la pietra, nel totale rispetto della natura.
Di recente è entrato a far parte di Ecoluxury, Retreats of the World ottenendo 2 tende Ecoluxury. OLM – Nature Escape è un progetto che nasce come ampliamento di un preesistente garnì.
È il nome stesso a suggerire l’idea ciclica, che esclude la prospettiva della distruzione per promuovere invece quella di un ritorno al passato e al futuro.
In dialetto altoatesino, “Olm” ha il doppio significato di “malga” e di “continuità” e che ha guidato la mano e la mente nel disegno di una struttura circolare: imponente nei numeri: 33 unità con appartamenti da due a sei persone, 4.200 m2 disposti su due livelli con un’area Spa wellness di 500 m2, ma in grado di comunicare leggerezza.
E dal cielo arriva un contributo fondamentale alla sua filosofia ecosostenibile: un luogo a realizzazione CO 2 neutro con impatto zero sul clima e completamente autosufficiente dal punto di vista energetico. Sul tetto sono posizionati 1200 pannelli fotovoltaici, sul terreno adiacente alla costruzione sono state installate 126 sonde geotermiche che scambiano calore con il suolo. Anche gli spostamenti sono green con i veicoli elettrici, mettendo a disposizione degli ospiti e-bike, e-quad e 5 postazioni per il caricamento di auto elettriche. 


L’oasi naturale della Campania

Laghi Nabi è la prima Oasi Naturale della Campania, nata dalla rigenerazione ambientale di ex cave di sabbia in stato di abbandono sul Litorale Domizio (Caserta).
Un luogo all’insegna del turismo ecosostenibile dove memoria, bioarchitettura, natura si uniscono in armonia, ideale per trascorrere vacanze e momenti relax nelle accoglienti e strutture removibili delle tende e dei lodge galleggianti che si integrano con la natura.
Accanto si trova anche la struttura alberghiera a 4 stelle Plana Resort & SPA,  il tutto circondato da un paesaggio che invita a vivere al meglio l’oasi, fra passeggiate a bordo lago ed escursioni in bicicletta: al calar della sera la pista ciclabile a luminescenza naturale più lunga d’Europa (un chilometro e mezzo) si accende, realizzata sui principi di economia circolare, con pietre che catturano naturalmente la luce del sole sprigionandola poi di notte e risparmiando energia.


L’albergo diffuso molisano di Castel del Giudice

Tutto parla di sostenibilità e rispetto dell’ambiente nell’albergo diffuso Borgotufi di Castel del Giudice (Isernia), sull’Appennino molisano, nato con lo scopo di far rivivere un luogo che altrimenti sarebbe stato destinato allo spopolamento.
Un antico borgo che oggi ha un cuore pulsante green.
Residenze di charme -gioielli di comfort e design ma nel rispetto della tradizione- nate da case coloniche abbandonate, stalle, fienili utilizzando materiali originali (pietra, legno, cotto), e perfettamente integrate nel paesaggio.
Tutto intorno un panorama mozzafiato dove si coltivano, senza pesticidi, mele biologiche Melise,in un terreno prima in completo abbandono. E dove invece oggi ronzano anche le api del 1° Apiario di Comunità d’Italia.
Non solo, tutto intorno ci sono le coltivazioni di piante di luppolo e orzo del nuovo microbirrificio Maltolento. Borgortufi è anche un luogo anti spreco alimentare: è stato stilato un Piano del Cibo di Castel del Giudice, una food policy, non solo per ridurre lo spreco ma anche restituire altri terreni all’agricoltura biologica e promuovere la salvaguardia ambientale come stimolo all’economia locale.

foto di Nicho De Blasi

Albergo con vista sulle Dolomiti e progetto sostenibile

Vista mozzafiato sulle Dolomiti, camere di design, una spa panoramica adults only e la piscina infinity pool: il Dolomites Lodge dell’Excelsior Dolomites Life Resort di San Vigilio di Marebbe (Bolzano) si fregia della prestigiosa certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council) e del marchio “Sostenibilità Alto Adige” e appena premiato con il 2° posto nella categoria “Sustainable Tourism Pioneers” all’Hotel Sustainability Award 2023, l’Oscar della sostenibilità nel settore alberghiero.
Costruita come “CasaClima classe A, è una struttura a basso consumo energetico.
Tutto parla di ecosostenibilità: materiali naturali, tra cui pietra, legno, ferro e vetro; l’impianto di cogenerazione produce parte dell’energia elettrica, contribuendo a risparmiare circa il 20% di energia. Ma non solo: la piscina panoramica con vasca in poliuretano consuma il 30% in meno rispetto a quelle in acciaio o di cemento.
Grande è l’attenzione alla mobilità sostenibile: lasciata l’auto in garage, ci si sposta sugli sci – l’hotel è sulle piste del Plan de Corones e del Sellaronda –  e si possono utilizzare i mezzi pubblici gratuiti per tutta la regione. Ogni settimana ciaspolate ed escursioni guidate e ski safari guidati dai padroni di casa e dalle guide alpine. 


I cubi di vetro sulle rive del lago di Dobbiaco

Il lago di Dobbiaco è a pochi metri, le Dolomiti all’orizzonte: gli Skyview Chalets del Camping Toblacher See (Bolzano), sono cubi di vetro nascosti nel bosco, realizzati con materiale sostenibile (vetro e legno) con la collaborazione di aziende del luogo, e per la loro costruzione non è stato abbattuto un solo albero. Vivono in armonia con la natura e offrono un’esperienza unica: il tetto si trasforma in una vetrata per ammirare il paesaggio e le stelle.
Anche la produzione di energia è totalmente green grazie ad un impianto di cippato.
Rispetto dell’ambiente e prodotti a km 0 sono il mantra della cucina: le colazioni sono a base di prodotti biologici locali, mentre l’acqua sorgiva di montagna delle Dolomiti è una delle migliori della zona. 

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Val d’Ega: la vacanza sostenibile

Una valle sempre più green: il programma “Val d’Ega 2030” ha immaginato un futuro sempre amico dell’ambiente e che sappia preservare la natura.
Per il suo impegno nel campo della sostenibilità, la Val d’Ega ha ricevuto dal Global Sustainable Tourism Council (GSTC), prestigioso riconoscimento internazionale diventando nel 2022 una delle 5 regioni italiane a ottenere la certificazione.
L’offerta di vacanza viene sviluppata secondo parametri che ne valutano l’impatto economico (profitto), ambientale (pianeta) e sociale (persone): in questo senso devono essere lette le iniziative sul tema dell’energia verde e la Val d’Ega lo ha fatto aderendo anche a “Turn to zero”, finalizzata a promuovere l’adozione del risparmio energetico, volte all’azzeramento o la riduzione delle emissioni di CO2.
E sempre in quest’ottica vanno considerati i riconoscimenti Comune Clima, la linea per la diminuzione della plastica e il potenziamento del trasporto pubblico. Inoltre il progetto per rafforzare i cicli regionali è stato premiato con il riconoscimento “Top 100 Stories” dalla fondazione non-profit olandese Green Destinations.
È una sostenibilità a 360 gradi, quella perseguita dalla società che gestisce gli impianti di risalita di Carezza Dolomites.
L’area sciistica, con la costruzione delle nuove funivie König Laurin e Tires, quest’ultima in versione “cabrio”, si è posta l’obiettivo di migliorare il proprio bilancio di emissioni di gas serra.
Oltre a ridurre fino al 30% i consumi di carburanti nella preparazione delle piste, è 100% green la corrente elettrica utilizzata per innevare le piste mentre all’apertura della nuova stagione invernale i mezzi battipista lasceranno il diesel per passare agli oli vegetali idrogenati (i carburanti HVO). Inoltre Obereggen vanta da 16 anni un sistema di gestione ambientale certificato ISO 14001 – lo standard internazionale più riconosciuto, risparmiando annualmente 500.000 litri di gasolio grazie al teleriscaldamento mentre percorre la strada della geotermia in luoghi simbolo come il Rifugio Oberholz che fa dell’efficienza energetica una priorità

A Messina: “Mangia e Cambia” festa della cultura agroalimentare slow che si terrà dal 17 al 19 novembre

A Messina: “Mangia e Cambia” festa della cultura agroalimentare slow che si terrà dal 17 al 19 novembre

Tre giorni di appuntamenti enogastronomici, tavole rotonde, forum e laboratori del gusto per promuovere un nuovo modello di politiche alimentari in grado di avviare percorsi di sviluppo per un intero territorio.
Un palinsesto di eventi rivolto non solo agli operatori del settore ma che si apre ad ogni cittadino interessato al vivere sostenibile.

Messina. Foto Slow Food

La festa della cultura agroalimentare

Questo è quello che succederà a Messina dal 17 al 19 Novembre in occasione della prima edizione di Mangia e Cambia, la festa della cultura agroalimentare promossa da Messina Food Policy con il supporto di Slow Food Messina e Slow Food Italia.
Messina Food Policy
è il tavolo per le politiche agroalimentari nato a settembre 2022 grazie all’impegno della Comunità Slow Food per la Salvaguardia della Biodiversità dello Stretto di Messina, Slow Food Sicilia, il Comune di Messina e la sua Città Metropolitana, la Camera di Commercio di Messina e la Fondazione Me.S.S.In.A. volto a sviluppare politiche a sostegno della transizione ecologica, riconoscendo nel cibo un elemento trasversale per il cambiamento, oltre che fondamentale, per promuovere un turismo sostenibile che guarda ai produttori come custodi dei territori.

Acciughe. Foto Sloow Food

Tutela delle biodiversità dello stretto di Messina

«Pensiamo che sia arrivato il momento di darci concretamente da fare, fuori e dentro i nostri ristoranti, per promuovere una cultura agroalimentare più sostenibile, processi di salvaguardia della biodiversità, di contrasto al cambiamento climatico ed alle diseguaglianze sociali – spiega Nino Mostaccio, presidente di Slow Food Messina -. Non c’è più tempo da perdere, il messaggio della sostenibilità alimentare deve urgentemente raggiungere quante più persone possibili. Oggi più che mai la consapevolezza di un cibo buono, pulito, giusto e sano deve diventare un’istanza democratica aperta a tutti. Per questo abbiamo deciso di organizzare questa manifestazione dedicata a tutta la cittadinanza. In particolare in una città come Messina, che gode di un entroterra incredibilmente ricco e che guarda al mare come una risorsa, parlare di agroecologia significa anche parlare di sostenibilità della pesca, di pesca tradizionale e di valorizzazione del pescato locale».

Crudo sostenibile. Foto Slow Food

Come si svolgerà “Mangia e Cambia”

Mangia e Cambia sarà un evento diffuso che coinvolgerà diversi luoghi della città di Messina.
Nel Salone delle Bandiere del Palazzo Municipale saranno ospitati i delegati provenienti da tutta Italia per partecipare all’Assemblea Nazionale dei soci di Slow Food Italia.
Durante la tre giorni tanti saranno gli eventi e i momenti di riflessione partecipata.
Venerdì 17, dalle ore 17.30, presso la Camera di Commercio di Messina, protagonista del dibattito sarà l’importanza del cibo come elemento chiave per innescare il cambiamento.
Sarà presentata inoltre la rete See2Sea, attraverso la quale numerose Camere di Commercio italiane avvieranno una cooperazione finalizzata allo sviluppo di buone pratiche di turismo sostenibile, co-marketing territoriale e politiche alimentari che favoriscano la creazione di interconnessioni produttive finalizzate al potenziamento dell’economia dei territori.
Saranno anche presentati alla città i gli itinerari slow della provincia di Messina, che hanno l’obiettivo di promuovere un nuovo modello di viaggio, fatto di incontri e scambi con agricoltori, casari, pastori, norcini, fornai, viticoltori che, insieme ai cuochi che cucinano i loro prodotti, saranno i narratori dei loro territori e guide speciali alla scoperta delle tradizioni locali.
E poi ancora ci sarà il conferimento del premio “Stretto Tra Due Mari”, istituito dal tavolo da Messina Food Policy e rivolto a persone, associazioni, istituzioni culturali o imprese che attraverso progetti, azioni e buone pratiche contribuiscono alla transizione ecologica, lavorando alla riduzione dell’impatto ambientale con progetti di green economy e eco-innovazione.

Il mercato. Foto Slow Food

Nel corso dei tre giorni, Piazza Unione Europea si trasformerà invece nel cuore pulsante della manifestazione. Qui, a partire da venerdì mattina sarà allestito un vero e proprio Mercato dell’Agroecologia Siciliana dove la rete dei produttori dei Presìdi Slow Food, dell’Arca del Gusto e di prossimità racconteranno la loro opera di custodia e salvaguardia del territorio. Nel mercato si potranno acquistare e degustare i prodotti a filiera corta, stagionali e realizzati nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, favorendo l’incontro tra produttori di piccola scala, che non riescono ad accedere  ai canali commerciali della gdo.
Il mercato sarà anche il luogo in cui si svolgeranno eventi enogastronomici, laboratori del gusto e forum tematici, dove si potranno inoltre degustare vini del territorio messinese oltre a vini naturali e biodinamici di vignaioli siciliani.

4 esperienze indimenticabili da fare sul Garda

4 esperienze indimenticabili da fare sul Garda

Da novembre a gennaio ritorna sul Garda il variegato programma di iniziative per grandi e piccini, per addentrarsi anche in questa stagione tra laghi, montagne, borghi e tradizioni enogastronomiche del territorio.
L’inverno nel Garda Trentino racconta di serenità e riservatezza. Il particolare clima temperato, che
caratterizza le sponde settentrionali del Lago di Garda, regala un piacevole abbraccio e concilia il
desiderio di rilassarsi e distendere la mente, alla voglia di esplorare il territorio. Anche in questa stagione, infatti, si possono fare escursioni a piedi, in bicicletta… o con le ciaspole ai piedi! E una volta calata la sera, tra i vicoli di borghi storici, piccole cittadine e deliziosi mercatini di Natale, bar e ristoranti invitano ad assaporare le specialità della cucina trentina, a cominciare dall’olio EVO con la produzione tradizionale più a nord del mondo.

Trekking nel Garda

Un inverno mite e tante esperienze da vivere

Fino a gennaio, questa stimolante diversità è racchiusa nelle Garda Trentino Winter Experience: iniziative differenti per tipologia, ambito e durata, che mescolano attività soft sulla neve, come la ciaspolata a Tremalzo, alle escursioni tra gli oliveti, con successiva degustazione; momenti dedicati alle specialità DOP, De.Co., IGD, Slow Food del Garda Trentino, come il Merry Picnic, ad entusiasmanti attività per i più piccoli, come la speciale colazione in compagnia degli animali della fattoria.


Trekking tra gli ulivi vista lago

Un’escursione alla scoperta della tradizione centenaria dell’olio del Garda, in compagnia di una guida esperta, partendo dall’Olivaia di Arco fino all’agritur Maso Bòtes, dove sarà possibile assaggiare l’autentico olio extravergine d’oliva del Garda e recuperare le energie con uno spuntino a base di prodotti tipici.
Un trekking adatto a tutti, che permette di apprezzare storia e sapore di quest’oro verde, tra le specialità più note e pregiate del Garda Trentino.


Con le ciaspole ai piedi, a Tremalzo

Gli ampi prati della conca di Tremalzo in inverno si vestono di bianco e diventano il teatro perfetto per chi ama le uscite con ciaspole e bastoncini, lasciandosi alle spalle il via vai del fondovalle e immergendosi nella quiete della natura.
L’escursione avviene con una guida alpina; è indicata in particolare a persone attive, che non temono l’aria frizzante dei mesi invernali.


Merry picnic, apericena con vista

Chi l’ha detto che il pic nic si può fare solo durante la primavera o l’estate? A Maso Maserac gli ospiti sono attesi in un angolino speciale, con un panorama senza pari e, soprattutto, un cestino colmo di delizie rigorosamente a km 0, come il fragrante pane di montagna, formaggi e salumi tipici, lamponada, miele millefiori e deliziose confetture, biscotti artigianali…


Colazione in fattoria: prima a tavola, poi in stalla!

Iniziare la giornata con una bella colazione genuina, tutta a base di prodotti della fattoria e del Garda Trentino, e poi l’incontro con gli animali che vivono nella stalla, nella porcilaia, nel pollaio…
Una proposta pensata per i più piccoli,
disponibile a partire dalle 8.00, mentre l’attività in fattoria comincia alle 10.30. Gli adulti possono scegliere se trasformare la colazione in un brunch o seguire i bambini alla scoperta della fattoria.

Le 13 città turrite del veronese

Le 13 città turrite del veronese

Fortificazioni, bastioni e castelli, costituiscono un originale e interessante fil rouge per scoprire la provincia veronese: tra colline e le acque del lago, tra testimonianze storiche e narrazioni leggendarie, sono ben 14 le città che si sono protette nei secoli dietro alte mura ma che, varcata la porta d’accesso, svelano gioielli artistici e architettonici di grande pregio.

Foto: Verona, Pixabay

Verona: la figlia di Roma

Doverosamente, l’ideale punto di partenza di questo itinerario che include le più rappresentative città murate della provincia, è il capoluogo scaligero: passeggiare per Verona all’interno del perimetro fortificato che ne delimita il centro equivale a immergersi in una storia lunga oltre 2000 anni. Le mura che racchiudono la città sono il sipario entro il quale l’urbe è nata e si è sviluppata nei secoli, testimoniandone il ruolo chiave dalla dominazione romana, al dominio scaligero, veneziano e infine asburgico.
Tra i tanti tour guidati possibili suggeriamo il Tour delle Mura Tramonti – UNESCO: da maggio a ottobre la passeggiata guidata – in partenza dal Bastione delle Maddalene ogni sabato all’ora del calar del sole – si fa suggestiva con il giungere dell’imbrunire, in un perfetto connubio tra l’anima storica e quella romantica della città (la prenotazione è obbligatoria).

Castello di Soave

Soave, il castello del bianco

Lasciata la città scaligera proseguiamo il nostro itinerario alla scoperta dei borghi murati raggiungendo i Monti Lessini ai cui piedi sorge Soave. Il delizioso borgo medioevale, conosciuto per la produzione di vino bianco, è dominato da uno scenografico castello – fortezza, dotato di una imponente cinta muraria che scende scandita da 24 torri, lungo le pendici del colle abbracciando il centro storico.
Il tour trova naturale prosecuzione costeggiando il Lago di Garda, sul quale propende l’incantevole borgo di Malcesine: le piazzette e i vicoli sempre animati del centro storico basterebbero a rendere questa località ‘a picco sul lago’ irresistibile, ma molte altre sono le caratteristiche che hanno valso a Malcesine omaggi di artisti del passato, come Goethe e Klimt, a partire dallo splendido castello ricostruito dagli Scaligeri nel XIII secolo, oggi sede del Museo di Storia Naturale del Baldo e del Garda. Da non perdere è la salita al Monte Baldo tramite la moderna funivia con cabine rotanti a 360°: da lassù si può ammirare il lago in tutta la sua imponenza, vedere gli scorci più belli, scoprirne le cittadine che lo popolano, come Torri del Benaco con il castello scaligero e le tre torri merlate, il porticciolo medioevale attorniato da palazzi veneziani.
Poco più in là, collocati nell’anfiteatro morenico nelle colline tra il lago e l’Adige, avvolti da un paesaggio dominato da vigneti, oliveti, frutteti, e boschi di roveri e carpini, Rivoli veronese e Pastrengo, da citare in questo contesto per le fortificazioni austriache, ma da visitare per numerosi altri motivi per i quali purtroppo, manca in questa sede lo spazio.

Peschiera del Garda

Specchiandosi nelle acque del Garda

Lazise fu l’antico centro doganale per le merci trasportate sul lago e primo Libero Comune d’Italia. Per mantenere questa indipendenza si dotò presto di una cinta muraria per proteggere il magnifico Castello Scaligero, oggi simbolo della città.
Più a sud, Peschiera del Garda, centro strategico militare durante il Medioevo, merita l’attenzione di questo tour: le mura difensive veneziane della cittadina, Patrimonio UNESCO dal 2017, la forma peculiare pentagonale della fortezza e la sua posizione spettacolare in mezzo alle acque del Mincio, i siti palafitticoli dell’arco alpino, anch’essi iscritti nella lista Patrimonio dell’umanità UNESCO, la rendono una meta imprescindibile della propria vacanza al Lago di Garda

Arco dei Gavi
Sulle rive del Mincio

Sulle rive del fiume Mincio si scorge un piccolo borgo molto pittoresco, dall’area romantica e persa nel tempo: Valeggio sul Mincio con il suo Castello Scaligero, una fortezza difensiva arroccata su una collina a fianco del centro, la Torre Tonda.
Unitamente alla frazione di Borghetto – riconosciuta uno dei borghi più belli d’Italia, un unicum urbanistico al cui centro si pongono il rapporto simbiotico con il fiume Mincio e le antiche fortificazioni risalenti al periodo medievale, in un dialogo ininterrotto tra storia e natura – Valeggio si guadagna uno spazio importante nell’insieme di questo itinerario, che lentamente si allontana dalle sponde del lago per la provincia sud di Verona, più precisamente Villafranca di Verona, la roccaforte degli Scaligeri nella pianura veronese, come dimostra l’elegante Castello, da visitare unitamente al Museo del Risorgimento, e a Villa Gandini Morelli-Bugna, che racchiude la sala del Trattato franco-austriaco del 1859.

Nel quadrilatero del Lombardo-Veneto

Giungiamo all’estremità orientale della provincia veronese per una visita a Cologna Veneta, borgo agricolo fondato nel 170 a.C. e, in epoca medievale, trasformato in piazzaforte.
Una ventina di minuti sono sufficienti a raggiungere Legnago, adagiata lungo le sponde del fiume Adige.          

Solitamente ricordata per aver fatto parte tra il 1848 e il 1866 del Quadrilatero, il famoso sistema difensivo austriaco nel Lombardo-Veneto, Legnago ha da sempre svolto un importante ruolo militare e commerciale: le sue fortificazioni sono citate già in documenti del X secolo.
Luogo di nascita del musicista Antonio Salieri, al quale è dedicato l’ottocentesco Teatro, dell’antica rocca conserva, in piazza della Libertà, il rudere del Torrione del XVI secolo.

Pian di Bosso: un vino quattro stagioni

Pian di Bosso: un vino quattro stagioni

Nel panorama vinicolo italiano un posto d’onore, anche se alcuni storcono la bocca, spetta al Lambrusco vino frizzante, allegro e generoso come la terra da cui proviene l’Emilia.
Uno dei vini italiani più famosi (ed esportati) al mondo è in realtà un crogiolo di vitigni e colori racchiusi in un solo nome: lambrusco.
Sono ben dodici i vitigni a bacca nera autoctoni dell’Emilia Romagna da cui deriva questo apprezzato nettare frizzantino.


La storia del Lambrusco: da Virgilio al Conte Dandolo

Il Lambrusco è stato decantato da poeti e scrittori classici come Virgilio e Catone che hanno raccontato del Labrusca vitis”, un vitigno selvatico che cresceva ai margini delle campagne.
Persino Plinio il Vecchio, nel suo trattato più famoso, descriveva l’area padana come particolarmente vocata alla vite, soprattutto lungo la via Emilia.
È dal Rinascimento in poi però che le testimonianze sul Lambrusco si fanno sempre più presenti, fino ad arrivare all’Ottocento, quando avviene la svolta grazie all’innovazione tecnica per la conservazione di questo vino frizzante pubblicate a Modena dal Conte Vincenzo Dandolo che indica come produrre e imbottigliare correttamente i vini spumosi, al fine di commercializzarlo senza alterazioni. Nascono così nel Novecento diverse attività consortili, fino ad arrivare a oggi,


Le tipologie e le zone di produzione

Prima di parlarvi dell’ottimo Lambrusco protagonista della nostra degustazione è necessario brevemente raccontare che le tipologie di vino frizzante Lambrusco si producono nelle province dell’Emilia Romagna e soprattutto nelle province di Modena, Reggio Emilia e Parma.
È in queste zone che si concentrano le DOC emiliane del Lambrusco, cioè:
Lambrusco di Sorbara DOC:
Dà vita a un vino dai sentori di viola e frutti rossi, apprezzato in tutto il mondo per la sua beva elegante. Il colore può variare da rosato a rosso rubino chiaro
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC
Lambrusco dal colore rosso rubino intenso dai riflessi esuberanti violacei e un profumo che richiama non solo l’uva appena pigiata, ma anche la mora, l’amarena e la viola.
La zona di produzione comprende i comuni in provincia di Modena e parte della provincia emiliana, si differenzia dalle altre tipologie per il corpo e i tannini più pronunciati.
Colli di Scandiano e di Canossa DOC
Nasce sulle colline reggiane, grazie al cui terreno e clima ottiene grande finezza.
Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC
Colore rubino intenso e sentori di lampone, ciliegia e mora. È un vino dalla struttura media che piace a tutti, prodotto nei comuni in provincia di Modena.
Modena DOC
Dal rosato al rubino, passando per il porpora, racchiude in sé il carattere del territorio.
Reggiano DOC
Il suo disciplinare prevede che possano essere utilizzate diverse varietà appartenenti alla grande famiglia dei Lambruschi. Secco ma piacevolmente fruttat oè un vino molto pulito dal grande equilibrio tra acidità e tannini.


Casali, una storia lunga più di 100 anni

La storia di Casali Viticultori, la più antica realtà vitivinicola reggiana, ha inizio nel 1900 quando Giuseppe Casali decise di trasformare la sua produzione famigliare in una vera e propria attività.
La prima cantina, collocata a ridosso dell’antica Rocca dei Boiardo di Scandiano, con il crescente successo dei vini sul mercato e il necessario aumento della produzione, divenne troppo piccola e così la sede si trasferì negli anni ’80 nell’attuale sede a Pratissolo di Scandiano.
Oggi Casali Viticoltori rappresenta un punto di riferimento del comprensorio reggiano e alla fine del 2014 è entrata a far parte del Gruppo Emilia Wine che con più di 700 soci coltiva un vigneto di circa 1870 ettari tra il fiume Po, la Via Emilia e l’Appennino Reggiano.
Nel corso degli anni l’attenzione alla cultura del territorio si è unita, in modo quasi naturale, al rispetto dell’ambiente. Una sensibilità da sempre presente in Casali Viticultori e che l’ha portata a produrre energia pulita e a definire protocolli di coltivazione integrata delle uve che puntano al rispetto per l’uomo e per l’ambiente.
L’obiettivo è quello di fornire concrete garanzie di sicurezza lungo tutte le fasi della filiera, all’interno di un’ottica di completa trasparenza.
L’esperienza storica, la conoscenza del territorio e la cultura del vigneto sono alla base del prezioso patrimonio aziendale tramandato di padre in figlio che permette di proporre vini dalle caratteristiche uniche.
A Pratissolo di Scandiano la moderna cantina ospita al suo interno le autoclavi per la produzione del Lambrusco, vini fermi caratteristici del territorio, nati dall’unione di varietà locali con uve internazionali, e custodisce le bottiglie di spumante Ca’ Besina, il primo Metodo Classico dell’Emilia-Romagna prodotto a monovitigno Spergola, che riposano sui lieviti per almeno 48 mesi nel silenzio e buio della cantina interrata.

Ogni anno la produzione annua si attesta su circa 1,5 milioni di bottiglie, commercializzate in Italia e in più di 30 Paesi nel mondo.
Preservare il patrimonio autoctono locale grazie ad una produzione rispettosa delle caratteristiche dei vitigni e del terroir che li ospita è da sempre uno dei punti fermi di Casali Viticultori. Oltre alla tutela della grande famiglia delle varietà che vanno a comporre l’articolato universo dei lambruschi – Marani, Salamino, Montericco, Grasparossa, Montericco, Ancelotta – uno dei tratti distintivi di Casali Viticultori è certamente la custodia e tutela della Spergola.
Le origini di questa uva autoctona risalgono al XV secolo quando venne citata da Bianca Cappello, Granduchessa di Toscana. Si tratta di un vitigno diffuso solo nella fascia collinare e pedecollinare da Scandiano a Quattro Castella, che nel corso della storia ha ricevuto diverse denominazioni. Per i suoi acini medio-piccoli e la buccia pruinosa di colore verde-giallo, la Spergola è stata a lungo confusa con il Sauvignon Blanc, ma studi più approfonditi dal punto di vista morfologico e genetico hanno poi dimostrato la sua unicità assicurandone l’iscrizione al Catalogo Nazionale delle Varietà di Vite.

Lambrusco e picio all’aglione

La nostra degustazione

Abbiamo deciso in redazione di approcciarci al Pian di Bosso dopo aver lasciato alle nostre spalle una lunga estate quasi novembrina.
Una scelta precisa perché, pur essendo questo un fantastico vino quattro stagioni volevamo esaltarne al meglio le note nella sua interezza e non influenzati dalla sua piacevole freschezza.
E’ stato un piacevole incontro a quattro: fra me, Nadia Fondelli Donna del Vino e giornalista esperta di enogastronomia da quasi 30 anni, Barbata Tedde, preziosa collaboratrice della nostra testata, sommelier Ais, Donna del Vino e conduttrice di corsi vinicoli molto intriganti e Francesco Catarzi oste di lunga, consolidata fama ed esperienza oggi patron dell’Osteria del Pratellino a Firenze.
Il nostro Pian del Bosso reggiano secco lo abbiamo esaltato per contrasto ovvero abbinandolo a un toscanissimo picio all’aglione in bianco e un’arista rifatta.
Il suo rosso rubino intenso con sfumature violacee che richiamano nei colori la squadra della nostra città Firenze ci ha esaltato, ma più del colore poté l’inteso bouquet olfattivo di rosa, viola mammola e le note intense di  prugna e lampone.
In bocca è davvero sgarzullino, intrigante, fresco e quasi irriverente.
Fresco e giovane ma allo stesso tempo anche elegante e vellutato con quella dose di mineralità che ne richiama il desiderio di beva che ha una buona persistenza.
Mai un ortodosso avrebbe pensato a una tale abbinamento ma siccome io, Barbara e Francesco siamo degli avventurieri ne abbiamo abilmente esaltato le doti anche per contrasto.
E chi l’ha detto che un Lambrusco sta bene solo con un buon
Parmigiano Reggiano con un aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia, con i salumi artigianali della valley italiana più pregiata?
Osare premia e con il Pian di Bosso è stato così!