Conoscete una delle foreste più antiche d’Italia?
Vi conduciamo in un viaggio fatto di colori, profumi e suoni nella millenaria foresta di Tarvisio.
Geograficamente siamo oltre lo spartiacque alpino in una terra italiana da appena un secolo. Totalmente immersi in una foresta che, come il suo nome stesso dice, ha una storia di mille anni. Qui in virtù delle sue caratteristiche uniche poco tempo fa sono stati liberati dei rari esempi di lince (leggi qui).
Una foresta di confine che si estende di fianco a Slovenia e Austria vicino all’altopiano dove si produce il famoso formaggio Montasioe che comprende le vallate dei fiumi Fella e Slizza. Con il Montasio si fanno ottime ricette in particolare il frico.
Mille anni di storia
Era l’anno 1007 quando l’Imperatore tedesco Enrico II detto “il Santo” donò questa proprietà al vescovo di Bamberga. Forse, come si conveniva ai tempi, in ringraziamento di qualche miracolo divino realizzato.
Nel 1759 l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria lo acquistò e fu in questo periodo che nacquero i diritti di servitù. Un’idea illuminata quella delle concessioni gratuite di pascolo e legnatico che il signore faceva alle popolazioni locali per garantirne la sussistenza e tenersela buona…
Fu dopo il periodo napoleonico e il ritorno sotto la corona d’Austria che con una deforestazione pesante e selvaggia si decise di regolamentare i tagli. Una saggia decisione ambientale che serviva anche a garantire la tranquillità sociale alla popolazione di una terra, storicamente di confine.
La foresta della chiesa
La curiosità è che, nonostante siano passati oltre mille anni da quella donazione, ancora oggi la foresta di Tarvisio è per molti versi legata alla Chiesa.
Come si legge nei cartelli turistici appena si entra nel territorio è oggi patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero degli Interno. Ovvero di tutte quelle ex proprietà ecclesiastiche – soprattutto edifici di culto – pervenute quasi sempre per donazione allo stato italiano.
La più grande d’Italia
Con i suoi oltre 24.000 ettari di territorio, di cui 15.000 di bosco produttivo, è la più grande foresta demaniale d’Italia escludendo i parchi.
É sicuramente anche una delle aree naturalistiche e ambientali più importanti del paese per un motivo preciso. Anche oggi il bosco produttivo è gestito con un piano che garantisce un riciclo naturale d’imboschimento e sfruttamento a scalare per proteggere le specie arboree autoctone.
Con tanti appostamenti e una buona dose di fortuna è possibile scorgere alcune delle molte specie che qui abitano. Oltre alle più comuni vale la pena menzionare l’orso, l’aquila reale, lo stambecco, lo sciacallo dorato, il gatto selvatico, la donnola, l’ermellino, la martora, la faina, la puzzola, il tasso e la lontra.
Esempio di selvicoltura ambientale
Una foresta simbolo ed esempio di come sia possibile uno sfruttamento del bosco che però possa essere sostenibile pur generando importante economia.
I tagli annui, come accennato, riguardano solo 15.000 ettari della foresta e sono regolati da appositi piani.
Si procede così ancora oggi a garantire le servitù ai valligiani con strettissime tecniche di selvicoltura naturalistica che prevede tagli moderati e scalari per mantenere sempre la naturale ciclicità della copertura verde.
L’abete musicale
Una delle ricchezza della foresta di Tarvisio è il pregiato abete rosso di cui è ricco il territorio. Molti sono quelli da ammirare sotto la cima del Mangarat e nei boschi che circondano i laghi di Fusine e il lago di Predil (LEGGI articolo: dove fare l bagno…non al mare)
L’abete rosso, albero fondamentale per la sua “risonanza”, è materia prima d’elezione per la costruzione degli strumenti musicali a corda.
Il suo segreto è in alcune anomalie di accrescimento degli anelli annuali. Sono quelle che lo fanno risuonare e che lo rendono ricercato dai liutai per costruire violini, viole e violoncelli. L’albero che canta si trova solo in alcune poche zone europee è il Tarvisiano è una di queste.
Il fiore dell’Himalaia
Anche per quel che concerne la flora la Foresta di Tarvisio è speciale.
Faggi secolari, abeti bianchi, pini, larici, rododendri e mughi la ricoprono decretandola vero e proprio monumento della natura.
Una straordinaria rarità, unica in Europa è un particolare fiore. É possibile ammirarlo fiorito fra la metà di giugno e di luglio. Ma solo qui oltreché sull’Himalaia tibetano. É la rarissima Wulfenia carinthiaca. Fiore alpino che cresce nelle pietraie umide del Tarvisiano e della Valcanale in cespugli, nei pascoli molto calpestati e talvolta anche nelle malghe.
La sua presenza in questo angolo di Alpi Giulie è misterioso.
Potrebbe essere un relitto della flora alpina preglaciale o forse introdotto casualmente in tempi antichi. Deve il suo nome al grande botanico e naturalista settecentesco barone Franz Xaver von Wulfen e alla regione austriaca della Carinzia di cui è il fiore simbolo.
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