7 buoni motivi per passare la Settimana Santa in Catalogna

7 buoni motivi per passare la Settimana Santa in Catalogna

Per restare fedeli al detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” non c’è modo migliore che stupire i propri compagni di viaggio con una vacanza in Catalogna.
Meno noti (e affollati) degli eventi della Semana Santa spagnola, gli appuntamenti della Setmana Santa catalana regalano grandi emozioni e sorprese a chiunque voglia seguirli, più o meno religiosamente. Dalle celebrazioni sacre proclamate “festa patrimonial d’interès nacional” alle usanze tipiche del periodo pasquale, tra scheletri ballerini e torte di uova di cioccolato, il successo è assicurato.


Cantare le Caramelles

Cantare le Caramelles Il nome può trarre in inganno perché il termine Caramelles non ha nulla a che fare con gli zuccheri più amati dai bambini.
Sono i canti popolari tipici della Catalogna cantati dai Caramellaires (i gruppi di cantori vestiti in abiti tipici), nati come pagani per festeggiare l’inizio della primavera e in seguito, con il cristianesimo, per celebrare la resurrezione di Gesù.
Chi si trova il Sabato Santo o il giorno di Pasqua ad esempio a Santa Eulàlia de Riuprimer, un borgo in mezzo ai boschi e i pascoli dell’entroterra catalano tra le città di Girona e Barcellona, li incontrerà intorno a mezzogiorno sotto i balconi delle case o nelle fattorie sparse per la campagna nei dintorni a intonare le Caramelles, accompagnati da musiche e balli in cambio di uova, dolci o botifarres (salsicce).
Altri gruppi di Caramellaires in Catalogna si trovano, già a partire dal XVI secolo, anche a Sant Julià de Vilatorta e Súria, in provincia di Barcellona.


La Mona de Pasqua

Uno dei momenti più attesi dai bambini in Catalogna per Pasqua è quello di scartare la Mona de Pasqua.
Con un rituale che risale probabilmente al XV secolo, il padrino regala un dolce fatto di pan di Spagna (o pan brioche) ricoperto di tante uova di cioccolato quanti sono gli anni del figlioccio, fino a un massimo di dodici, l’età della Prima Comunione.
Originariamente le uova erano sode ma con l’arrivo del cacao dall’America e poi il nascere della sana “competizione” tra i pasticceri catalani (come il maestro Lluís Santapau negli anni ’30), la Mona de Pasqua ha avuto un’evoluzione al passo coi tempi.
Oggi la decorazione non ha limiti, dalle piume d’oca colorate alle sculture di cioccolato con i personaggi dei cartoni animati. D’altronde a Pasqua si festeggia la fine della Quaresima e quindi della dieta! Un’occasione ghiotta per assaggiare anche i tipici bunyols de Quaresma, i doughnuts catalani.

L’uovo che balla. Foto Xavier Caballe -Flickr

Balla con l’uovo

Salvador Dalì ci ha abituati a vedere l’uovo fuori dal piatto, ad esempio nella casa di Port Lligat e nel museo di Figueres, ma c’è anche un’altra occasione per (s)covarlo fuori contesto.
Dal Corpus Domini, il 30 maggio e fino al 2 giugno, a Barcellona si può assistere al tradizionale Ou com Balla, letteralmente l’uovo che “balla”, tenuto in equilibrio dal getto d’acqua che zampilla dalle fontane di nove diversi luoghi della città: dai chiostri delle chiese ai giardini e i cortili pubblici.
Tra i più storici ci sono la fontana nel chiostro della Catedral de la Santa Creu i Santa Eulàlia, la cattedrale di Barcellona dove, tra il XV e il XVII secolo, ha avuto probabilmente inizio quest’usanza legata alla fertilità, e la fontana del patio della Casa de l’Ardiaca, la sede dell’Archivio Storico della città nel Barri Gòtic.
Il segreto dell’uovo ballerino? È svuotato all’interno e il buchino viene poi chiuso con la cera.


La Passiò de Vilalba dels Arcs

Sedersi accanto ai dodici apostoli durante l’Ultima Cena, seguire passo a passo la Croce fino al monte Golgota e camminare tra i mercati e gli artigiani di Gerusalemme.
A Vilalba dels Arcs, un paese con meno di mille abitanti nella comarca di Terra Alta, la Passió è un evento che coinvolge tutta la comunità.
Si parte da Plaça Sant Antoni, giovedì 28 marzo alle ore 21.30 o nella replica diurna di sabato 30 alle ore 17, quando gli abitanti e i visitatori si mescolano agli attori mettendo in scena con vivido realismo la Passione di Gesù.
Le strade medievali sono illuminate dalla luce delle torce, si cantano e si ballano musiche antiche, il pane, il vino e l’olio prodotti con tecniche ancestrali evocano sapori autentici e i costumi di scena suggeriscono che, in quest’angolo di Catalogna, per la Settimana Santa le lancette dell’orologio tornano indietro di duemila anni. Una passione da condividere.


La danza della morte

Cinque scheletri (due adulti e tre bambini) danzano insieme con passi cadenzati dal ritmo del tamburo sullo sfondo di oggetti che simbolizzano la morte: una falce, un piattino con della cenere, una bandiera nera con il teschio e le iscrizioni “Nemini Parco” e “Lo Temps Es Breu”, torce a olio e un orologio senza le lancette.
Non è il Día de los Muertos in Messico ma il Giovedi Santo (nel 2024 cadrà il 28 marzo) a Verges, un paesino a soltanto un quarto d’ora di distanza dal mare della Costa Brava dove ogni anno durante la sentita Passiò de Verges si ripete la Dansa de la mort.
Come eredità delle danze macabre medievali diffuse in Spagna e nel resto dell’Europa, in modo particolare all’epoca della peste (oggi quasi tutte scomparse), questa antica tradizione si era persa, è stata ripresa e come documentato nel 1666 sicuramente era già in uso da prima del XVII secolo. È uno spettacolo unico, a tratti funereo. Il consiglio? Astenersi impressionabili.


Via Crucis nei boschi dei Pirenei

Se c’è un giorno dell’anno in cui darsi appuntamento a Sant Hilari Sacalm, il paesino detto “delle cento sorgenti” nel cuore dei Pirenei catalani, è il Venerdì Santo.
Negli altri 364 ci si avventura nei suoi boschi a piedi o in bicicletta ma il prossimo venerdì 29 marzo, dalle ore 19, c’è da scommettere che nessuno si allontanerà dal centro storico per partecipare alla manifestazione più sentita della Settimana Santa.
La Via Crucis Vivent, qui in programma da ben tre secoli, culmina nella spettacolare rappresentazione del Calvario che attira partecipanti da tutta la Catalogna e non solo.
Nel buio di Sant Hilari Sacalm, la scenografia ha una grande potenza teatrale. Grazie all’uso sapiente di luci e musica, dalla processione dei Misteri con le storiche e pesantissime effigi sacre sollevate a mano dai portatori, alle undici tappe con l’attesa Crocifissione, l’evento è particolarmente coinvolgente. Una tradizione tramandata dai genitori ai figli.


Il venerdì di Tarragona

Per cinque secoli a Tarragona l’effetto wow è assicurato nella Processó del Sant Enterrament, l’evento clou della ricca Setmana Santa in programma ogni anno nella città della Costa Daurada, fin dal 1550.
Questa processione inizia e finisce dalla chiesa di Natzaret, in Plaça del Rei: il rombo dei tamburi degli Armats (soldati romani) scandisce l’incedere delle migliaia di partecipanti all’annuale rito religioso.
Essere lì, nella Part Alta di Tarragona, il centro storico già affascinante di per sé, la sera del Venerdì Santo (quest’anno il 29 marzo) è un’esperienza indimenticabile e per certi versi ipnotica che vale il viaggio in Catalogna. Da mettere in agenda.

 

Ciliegi fioriti: i 7 posti più belli dove vederli a Tokyo

Ciliegi fioriti: i 7 posti più belli dove vederli a Tokyo

I ciliegi che potete ammirare fanno parte del genere Prunus e ce ne sono di diversi tipi in tutto il mondo, soprattutto nelle zone a clima temperato dell’emisfero nord, dal Giappone alla Cina e alla Corea fino a Nepal, India, Pakistan, Iran, Afghanistan ed Europa settentrionale.
Il Giappone è particolarmente famoso per i suoi ciliegi grazie alla grande varietà di piante e ai festeggiamenti con cui la fioritura viene accolta in tutto il paese.
Non appena i fiori sbocciano nei parchi e per le strade di tutto il paese, cominciano i picnic e le feste ‘hanami’, dove ammirare i ciliegi in compagnia e apprezzarne la bellezza, seppure effimera, che annuncia l’arrivo della stagione più calda. I ciliegi in giapponese si chiamano ‘sakura’ e non è esagerato dire che sono una vera e propria ossessione nazionale.


La stagione della fioritura in Giappone

In Giappone, la stagione della fioritura va generalmente dalla terza decade di marzo alla prima di aprile, ma se si considera la vastità geografica del paese, il periodo si estende per circa quattro mesi.
A sud, nelle isole subtropicali di Okinawa, i ciliegi cominciano a sbocciare a metà gennaio e sono in piena fioritura verso l’inizio di febbraio.
Poi è la volta della regione meridionale del Kyushu, dove a Kagoshima, Kumamoto, e anche a Fukuoka, i primi boccioli si aprono nell’ultima settimana di marzo culminando ai primi di aprile.
Proseguendo verso nord, nella regione del Kansai dove si trovano Osaka, Kyoto e Nara, i ciliegi fioriscono a fine marzo-inizio aprile.
A Tokyo e Yokohama la fioritura tende a cominciare negli ultimi giorni di marzo e a culminare nella prima settimana di aprile.
Nella regione settentrionale del Tohoku, la fioritura comincia ad aprile inoltrato o nell’ultima settimana del mese nel caso di Hirosaki, all’estremità più a nord dell’Honshu.
Come prevedibile, l’isola di Hokkaido è l’ultima in fatto di fioritura: a Sapporo e Hakodate comincia la prima settimana di maggio e raggiunge il culmine qualche giorno dopo.
I ciliegi sbocciano in periodi diversi a seconda della varietà delle piante, ma a Tokyo la maggior parte è in piena fioritura come detto tra la fine di marzo e l’inizio di aprile.


Dove trovare i ciliegi?

La varietà di ciliegio più diffusa in Giappone è la Somei-Yoshino, ottenuta da ibridazione e famosa per i fiori dai petali bianchi con una lieve sfumatura rosa.
Questi alberi si trovano spesso nei parchi, vicino alle scuole e lungo i fiumi o i fossati dei castelli e formano archi dai colori tenui che si riflettono sull’acqua.

Un’altra varietà di ciliegio pregiata per la sua bellezza è la Kawazu-zakura, diffusa per lo più nella zona di Kawazu, nella parte meridionale della penisola di Izu, a due ore e mezza di treno da Tokyo.
I fiori di questi alberi sono caratterizzati da un rosa più intenso rispetto alla varietà Somei-Yoshino e sbocciano circa un mese prima, a fine febbraio o inizio marzo. La festa dei ciliegi Kawazu-zakura è una meraviglia che attira ogni anno circa un milione di persone.

Per chi non è in Giappone in primavera, nella provincia di Aichi ci sono i ciliegi ‘shiki-zakura’ (o “delle quattro stagioni”), che fioriscono due volte all’anno e perciò si possono ammirare anche in autunno, in un suggestivo contrasto di fiori rosa delicato e foglie rosso vivace degli altri alberi.
In Giappone, ci sono anche ciliegi bonsai dalla forma estremamente curata, alberi in miniatura che uniscono due simboli della cultura giapponese.


Significato e simbolismo dei fiori di ciliegio

I ciliegi in fiore rappresentano una sensibilità estetica che trova espressione in tutta la cultura giapponese. I fiori di ciliegio sono infatti un motivo decorativo molto presente, dai paesaggi onirici delle stampe ukiyo-e ai raffinati paraventi dipinti, fino ad arrivare all’arte moderna, con manga e anime inclusi, e a prodotti di uso quotidiano come contenitori ‘bento’ per il pranzo.
Il ciliegio e i suoi fiori delicati hanno ispirato innumerevoli versi dedicati alla bellezza che donano al paesaggio e alla felicità nel vederli sbocciare ogni primavera.
Tra i tanti esempi, le parole del monaco zen e poeta Ikkyu (1394-1481): “Apri un ciliegio, ma non troverai i fiori: ma la brezza di primavera ne porterà a miriadi”.

La popolarità dei ciliegi in fiore è dovuta a molti fattori, tra cui il loro valore simbolico: i rami fioriti sembrano nuvole di petali che ricoprono gli alberi, per poi scomparire all’improvviso come nuvole soffiate via dal vento, simbolo della caducità e della transitorietà della vita.
Ciò è legato all’antico concetto buddista che nella cultura giapponese è conosciuto come “mono no aware” ovvero “il pathos delle cose”, che riconosce la bellezza della vita nella sua brevità.

Il periodo di fioritura dei ciliegi in Giappone è esattamente quello in cui termina il vecchio anno scolastico e inizia quello nuovo, con molti studenti che, dopo il diploma, entrano nel mondo del lavoro aprendo così un nuovo capitolo nella loro vita.
Quando si lascia indietro qualcosa, la nostalgia fatta di tristezza e felicità insieme è chiamata ‘natsukashii’, per molti evocata dai ciliegi che fioriscono in un periodo di transizione.
Le feste dedicate ai ciliegi si svolgono di solito nei parchi e nei giardini intorno ai castelli in tutto il Giappone, ma anche all’estero.


Le feste dedicate ai ciliegi

Le feste ‘hanami’ (letteralmente “guardare i fiori”) sono un’occasione per dare il benvenuto alla primavera ammirando i ciliegi, e anche un po’ una scusa per ritrovarsi a festeggiare tutti insieme all’aperto.
Spesso ci si riunisce tra amici e familiari, ma ci sono anche aziende che organizzano il loro ‘hanami’ per i dipendenti in un parco vicino alla sede.
In queste occasioni si fa un picnic e si sceglie preferibilmente un posto con molti ciliegi, ad esempio il parco di Yoyogi, molto popolare e in cui conviene andare la mattina molto presto per assicurarsi un buon posto.
Di solito si stende per terra un telone di plastica blu su cui tutti si siedono dopo essersi tolti le scarpe: inizia così la festa all’insegna del relax sotto i rami fioriti. Di solito si porta da qualcosa da mangiare e da bere da dividere coi commensali, e sono di moda anche ‘bento’ a tema, pietanze a forma di fiore e decorazioni rosa. È anche usanza mangiare il dolce di riso ‘sakura-mochi’ avvolto in una foglia di ciliegio.

I ciliegi vengono festeggiati in molte città anche con illuminazioni notturne che creano un’atmosfera in cui i fiori che risplendono al buio.
Dove c’è un castello, di solito ci sono anche dei ciliegi, ideali per la foto perfetta con il castello sullo sfondo del cielo blu, o con i petali che si riflettono sull’acqua del fossato.
La festa dei ciliegi di Hirosaki, nella regione di Aomori, è particolarmente famosa: con più di due milioni di visitatori, Hirosaki è stata selezionata come uno dei cento posti migliori per ammirare i ciliegi e per il paesaggio naturale.
A Tokyo, il canale di Nakameguro diventa particolarmente suggestivo quando i fiori e le lanterne appese ai ciliegi si riflettono sull’acqua come in un’incantesimo.


Ciliegi in fiore: le feste e i luoghi più belli a Tokyo

A Tokyo, tra luoghi noti a tutti e angoli sconosciuti ai più, ci sono tantissimi posti da cui ammirare i ciliegi in fiore, ma per un’esperienza ancora più coinvolgente non c’è niente di meglio di un festival.
Qui presentiamo sette eventi tra i più popolari per ammirare la bellezza effimera dei fiori divertendosi e salutando la primavera insieme ai tokyoiti.


Sakura matsuri a Nakameguro

Con i suoi numerosi caffè e locali alla moda, la zona di Nakameguro è molto elegante e tranquilla ma, durante il Nakameguro Sakura-matsuri Festival, il suo canale si trasforma grazie alle lanterne, alle bancarelle con in vendita snack e bevande e alla folla lungo le sponde.
Con 800 ciliegi che si susseguono per 3,8 chilometri formando un arco rosa chiaro che costeggia il fiume, i riflessi tremolanti visti dai ponti sono davvero magici, perfetti per foto talmente belle da non sembrare vere.

Giardini Rikugien

La bellezza dei ciliegi è da ammirare anche la sera con gli ‘yozakura’, i fiori illuminati di notte, che creano un’atmosfera eterea e affascinante, con una bellezza dell’altro mondo.
Uno dei migliori esempi di ‘yozakura’ è quello del ciliegio piangente che si staglia al di là del portale principale dei giardini Rikugien.
I giardini furono realizzati nel 1702 per volere di Yanagisawa Yoshiasu, signore feudale e vassallo dello shogun, ispirato da alcuni versi pittoreschi di poesia ‘waka’; ancora oggi, nonostante i 70 anni di età, lo splendido ciliegio ‘shidarezakura’ fiorisce ogni anno con una cascata di fiori dalle delicate sfumature rosa che ricopre i suoi rami.
Durante l’evento “Giardini Rikugien: Speciale Vista Notturna di Primavera”, i visitatori possono entrare nel parco di notte, quando normalmente è chiuso, per godersi i sakura.


Sakura Fes Nihonbashi

Nihombashi è stato il fulcro della vita commerciale durante il periodo Edo (1603-1868) e oggi è una zona famosa per i suoi negozi esclusivi e come centro della finanza.
Pur trovandosi nel cuore della città, Nihonbashi sa come festeggiare i ciliegi e lo fa in tantissimi modi creativi e nuovi.
Al Sakura Fes Nihonbashi 2024, ristoranti e negozi in tutto il quartiere di Nihonbashi offriranno uno speciale “Sakura Menu” con piatti a tema primavera e fiori di ciliegio.
Sarà in vendita una grande varietà di dolci, snack, scatole per il pranzo “bento” e altri prodotti. Da non perdere sono anche gli edifici illuminati di rosa lungo le vie Edo Sakura-dori e Chuo-dori.


Sakura matsuri a Bokutei

Quando, come spesso accade, i ciliegi costeggiano fiumi, canali o fossati, il riflesso dei fiori sull’acqua li rende ancora più belli.
Il fiume Sumida, nella zona est di Tokyo, non fa eccezione con un chilometro di sponde lungo le quali, tra i ponti Azumabashi e Sakurabashi, i ciliegi furono piantati nel periodo Edo dall’ottavo shogun Tokugawa Yoshimune.
Durante il Bokutei Sakura-matsuri Festival, associazioni di quartiere, esercizi commerciali e associazioni turistiche allestiscono delle bancarelle, portando un’atmosfera di festa.
La sera, i ciliegi vengono illuminati e il panorama con la Tokyo Skytree sullo sfondo è di una bellezza garantita.

Festa sakura a Chiyoda

A nord del Palazzo imperiale, la passeggiata Chidorigafuchi nel verde è una piacevole fuga dal trambusto della città e in primavera i suoi ciliegi formano una galleria rosa lunga 700 metri.
Durante il Sakura Festival di Chiyoda, tenuto annualmente tra fine marzo e inizio aprile, circa 260 alberi delle varietà Somei-yoshino e Oshima sono illuminati la sera e la zona navigabile con le barchette resta aperta fino a tardi, per permettere di ammirare dal fiume lo spettacolo fiorito.
Anche negozi e associazioni locali organizzano eventi speciali a tema, esaltando ancora di più l’atmosfera di questa festa primaverile.

Sora Sagano, Unsplash

Sakura matsuri a Ueno

Il parco di Ueno è uno degli spazi verdi più amati a Tokyo e vi si trovano anche il laghetto Shinobazu, uno zoo e diversi musei.
La strada principale che lo attraversa, costeggiata dai ciliegi, è conosciuta in tutto il Giappone e persino citata in un ‘haiku’ del famoso poeta Matsuo Basho.
L’annuale Sakura Matsuri del parco di Ueno attrae sempre una grande folla

Festa dei ciliegi a Koganei

La festa dei ciliegi di Koganei ha tutti gli elementi per essere speciale: i ciliegi, più di 1700 e di 50 varietà, sono nel parco dove si trova il Museo all’Aperto dell’Architettura Edo-Tokyo, che da solo vale già una visita al contempo divertente e culturale.
In più, vengono organizzati vari eventi sul palco tra cui concerti, danze, hayashi (spettacoli tradizionali accompagnati da musica) e spettacoli con tamburi ‘taiko’, esperienze di cerimonia del tè e composizione floreale. Gustando le specialità locali e regionali delle bancarelle, si attende la sera, quando i ciliegi illuminati sono ancora più belli.

I 10 giardini più belli dove fioriscono i tulipani

I 10 giardini più belli dove fioriscono i tulipani

Le immagini delle loro fioriture all’ombra dei mulini a vento olandesi sono iconiche cartoline dei Paesi Bassi, ma i tulipani fiori amati da molto per la loro forma, i loro profumi e lo spettro incredibile della loro tavolozza ammaliano molti e oggi non è più fondamentale recarsi in Olanda per ammirare (grosso modo da fine marzo ai primi di maggio) la loro fioritura.
Sono molto diffusi negli ultimi anni anche in Italia le fioriture di tulipani fiore che ricordiamo è coltivato fin dai tempi antichi. 


I fiori amati anche dai sultani

Pare che in Medio Oriente fossero già molto diffusi fin dall’anno Mille tant’è che nell’Impero ottomano erano tra i fiori più pregiati, sinonimo di ricchezza e di potere al punto che i sultani organizzavano sontuose feste nelle loro corti reali per festeggiare la loro prima fioritura.
In Europa arrivarono per la prima volta nel 1554 grazie all’ambasciatore fiammingo alla corte di Ferdinando I alla corte di Solimano il Magnifico tale Ogier Ghislain de Busbecq che spedì alcuni bulbi al botanico Carolus Clusius, responsabile dei giardini reali olandesi.
Da allora l’Olanda è considerata la terra dei tulipani. Oggi sono considerati i primi messaggeri della primavera dato che sono fra ii primi fiori a sbocciare ogni anno, tra fine marzo e metà maggio.
Come detto oggi però non è necessario andare fino in Olanda per ammirarli, ma basta passeggiare in alcuni meraviglio si campi multicolor in Italia. Ecco dove!


1 – Villa Pisani Bolognesi Scalabrin, Vescovana, Padova (Veneto)

Nei dintorni di Padova, a sud della città si estende una grande pianura delimitata dai colli Euganei, dal mare e dai fiumi che affascinò il poeta Schelley.
In questo contesto, circondata da uno splendido giardino, è Gromboolia, ovvero la villa del doge Pisani, così rinominata dalla contessa Evelyn van Millingen Pisani, sposa di Almorò III, in onore al regno immaginario sognato da Edward Lear.
Alla contessa Evelyn è dedicata Giardinity, l’installazione di bulbi olandesi della garden designer Jacqueline van der Kloet. che conta di 60.000 tulipani che fioriscono ogni primavera, tingendo il giardino di mille colori.
Oggi lo spirito di questa donna dell’Ottocento rivive nel suo suggestivo e magico Hortus Floridus, nella ricchezza e nella varietà di colori e di piante di Giardinity, nel prato punteggiato di tulipani e fiori spontanei.
Villa e giardino sono aperti al pubblico tutti i giorni.


2 – Parco giardino Sigurtà, Valeggio sul Mincio, Mantova (Lombardia)

Un tesoro verde di oltre 600 anni che nasce dalla perfetta fusione tra un parco storico e un giardino moderno.
La storia del Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio inizia il 14 maggio del 1407, quando, durante la dominazione veneziana di Valeggio sul Mincio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò l’intera proprietà che al tempo aveva una funzione puramente agricola. Vicino alla casa principale, si trovava un piccolo e geometrico giardino dedicato all’ozio dei nobili dalla quale poi nacque il giardino aperto poi per la prima volta al pubblico nel 1978 e divenuto in breve tempo meta prediletta di famosi botanici, amanti della natura e ospiti illustri fra cui Alexander Fleming, Selman Waksman, Conrad Lorenz e Albert Sabin, Carlo d’Inghilterra, Margareth Thatcher, Luchino Visconti e Indro Montanelli.
Vincitore di numerosi premi tra cui quello di parco più bello d’Italia nel 2013 e di secondo parco più bello d’Europa nel 2015, il Parco Giardino Sigurtà incanta i visitatori con il suo milione di tulipani di tantissime tonalità che sbocciano un po’ ovunque e affascina anche i social al punto di essere fra i cinquanta monumenti più fotografati d’Italia (leggi qui).
Andate a cercarli nei diversi punti del giardino troverete anche quelli acquatici.
Anche quest’anno nei mesi di marzo e aprile, inoltre, il parco accoglie Tulipanomania, la fioritura di tulipani già premiata a livello mondiale nel 2019 dalla World Tulip Society.

Foto di Annette da Pixabay


3 – Villa Taranto, Verbania (Piemonte)

Sulle rive occidentali del lago Maggiore in Piemonte sono i giardini di Villa Taranto, considerati tra i più belli al mondo e non solo per i tulipani.
L’aspetto odierno del giardino è il risultato dell’opera del capitano scozzese Mc Eacharn, iniziata nel 1931data in cui decise di acquistare la proprietà dalla marchesa di Sant’Elia per trasformarla in un esemplare giardino all’inglese, situato in un lembo d’Italia che, pur con maggior morbidezza e ricchezza di toni, poteva ricordargli la nativa Scozia.
Mc Eacharn fece diventare il giardino una vera e propria opera d’arte con migliaia di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo, distribuiti su un’area di circa 160 000 m² percorsa da ben 7 km di viali.
Oggi questa galleria d’arte botanica comprende circa 1.000 piante non autoctone e circa 20.000 varietà e specie di particolare valore.
I giardini sono suddivisi in diverse aree fra cui gli spettacolari giardini terrazzati con le cascatelle, la piscina e le vasche per ninfee e fior di loto, il “Giardino d’inverno” e il “Giardino palustre”, le fontane ornamentali e i giochi d’acqua.
In primavera, l’appuntamento da non perdere è la Festa del Tulipano, durante la quale viene allestito un labirinto di tulipani, ovvero un lungo sentiero sinuoso di circa 400 metri dove passeggiare e ammirare i bulbi appartenenti a 65 varietà differenti: tra queste il tulipano frangiato Fancy frills dal colore rosa pastello, l’appariscente Gold Fever dal giallo intenso e il candido Snow Lady, bianco come la neve.
Questi splendidi giardini sono aperti al pubblico dal 1952, ma Villa Taranto non è visitabile, in quanto sede della Prefettura della Provincia del Verbano – Cusio – Ossola. 


4 – I giardini di Sissi, Merano (Trentino Alto Adige)

Qui potrete passeggiare tra 300.000 fiori diversi fra cui tulipani, narcisi e giacinti esattamente come faceva la celebre principessa Sissi oltre un secolo fa.
I Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano non a caso sono stati ribattezzati i giardini di Sissi in omaggio all’imperatrice d’Austria che elesse questo castello a suo domicilio invernale.
Ma dalla metà dell’Ottocento in poi anche altri illustri turisti giunsero da tutta Europa per una pausa di benessere nella città termale di Merano, nota per il clima mite e la vegetazione mediterranea.
Estesi a digradare su una superficie di 12 ettari, i Giardini di Castel Trauttmansdorff riuniscono in un anfiteatro naturale paesaggi esotici e mediterranei, vedute mozzafiato sugli scenari montani circostanti e su una Kurstadt Merano baciata dal sole.
In più di 80 ambienti botanici diversi crescono piante provenienti da tutto il mondo.
La primavera è il momento giusto per veder sbocciare  splendidi tulipani, se ne contano oltre 250.000 bulbi.
Al centro del giardino botanico si trova il castello stesso, dove un tempo soggiornavano l’imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie, e che oggi ospita un ristorante e il Touriseum. 

Foto di Andreas Hensel da Pixabay

5 – Castello di Pralormo, Torino (Piemonte)

Il castello di Pralormo, di origini medievali, fu restaurato nel XIX secolo dal conte Carlo Beraudo di Pralormo, diplomatico e uomo politico dell’età albertina, che lo trasformò in dimora chiamando ad operare il famoso architetto paesaggista tedesco Xaver Kurten al fine di creare un magnifico giardino all’inglese.
Come ogni primavera, anche quest’anno, dal 30 marzo al 1 maggio 2024, il castello che si trova a soli 30 chilometri da Torino, ospita Messer Tulipano, amatissima manifestazione che celebra questo meraviglioso fiore. Si potrà passeggiare nel parco tra i colori di 100.000 tulipani, esposizioni a tema e scenografie eccezionali.
La manifestazione, inoltre, coinvolge tutto il parco, tra aiuole morbide e sinuose dei grandi prati alle aiuole serpeggianti tra gli alberi secolari.
Messer Tulipano è nato nel 2000 da un’idea di Consolata Pralormo che dopo un viaggio in Olanda pensò di dar vita nel parco storico del castello di famiglia ad un grande evento dedicato al tulipano.
Da allora ogni edizione ospita un nuovo piantamento, completamente rinnovato nelle varietà e nel colore. Andate a scoprire allora i tulipani di questa edizione. 

Foto di Christiane da Pixabay

6 – Castello reale di Govone (Piemonte) 

Il castello di Govone fu una delle residenze della casa reale dei Savoia dal 1792 al 1870, iscritta alla lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ora adibita a palazzo comunale.
Fu re Carlo Felice, insieme alla moglie Maria Cristina a restaurare completamente il castello e a riqualificare ed ampliare il suo parco dotato di giardino all’italiana.
In questa storica ed affascinante cornice ogni anno si festeggia l’inizio della primavera con romantiche passeggiate tra i tulipani selvatici che crescono spontaneamente nel parco.
Si tratta dei Tulipa oculus solis Saint-Amans, varietà Praecox Ten, che tingono di rosso il sottobosco di platani, ippocastani e querce.
Ma ricordate che la loro fioritura dura solo una decina di giorni. In occasione di questo spettacolo della natura si può inoltre partecipare a visite guidate al castello, concerti, mostre d’arte ed esposizioni di ricami bandera, spettacoli all’aperto per bambini, sfilate di figuranti in costume e degustazioni di prodotti locali. 

Foto di Todd MacDonald da Pixabay

7 – Parco delle Groane, Arese, Milano (Lombardia) 

È un grande campo cosiddetto u-pick, nato da un’idea di Edwin Koeman e Nitsuhe Wolanios, una coppia di olandesi che volevano creare il luogo più sereno e colorato della provincia di Milano.
In questo meraviglioso campo di tulipani alle porte di Milano si può passeggiare tra i fiori colorati e poi raccogliere e portare a casa tutti i tulipani che si vuole.
Situato nel Parco della Groane, accanto al bellissimo borgo Valera e alla settecentesca Villa Ricotti, il giardino di tulipani si estende per 2 ettari e ospita circa 450 varietà.
La fioritura dura al massimo sei settimane a partire dalla metà del mese di marzo.
Ai visitatori vengono dati dei cestini dove raccogliere i fiori raccolti. Non vi resta che rilassarvi immergendovi tra i colori della natura.

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

8 – Giardini della Landriana, Tor di San Lorenzo, Ardea (Lazio)

A sud di Roma, in località Ardea si trovano i Giardini della Landriana, realizzati negli anni Sessanta da Lavinia Taverna e dall’architetto paesaggista inglese Russell Page.
Questi splendidi giardini dall’ambientazione mediterranea si estendono per oltre 10 ettari all’interno della grande tenuta della Landriana, sul litorale laziale.
La caratteristica del giardino è di essere diviso in “stanze”, ognuna delle quali vanta una particolare caratteristica botanica che la rende unica, come ad esempio la valle delle rose antiche con il lago, il giardino degli aranci, il viale bianco, il giardino degli ulivi, il prato blu, la vasca spagnola e molte altre da scoprire durante una piacevole visita guidata.
In particolare nel giardino degli ulivi e in quello dei viburnum potrete ammirare degli splendidi tulipani.
Anche quest’anno, dal 25 al 28 aprile 2024, i giardini accoglieranno la Primavera alla Landriana.
In occasione dell’evento si potrà visitare il giardino botanico. 


9 – I tulipani di Blufi, Palermo (Sicilia)

Nei dintorni di Blufi, comune palermitano situato su un colle del versante meridionale delle Madonie, fioriscono i tulipani selvatici.
Precisamente vicino al Santuario Madonna dell’Olio si trova un bellissimo campo di tulipani che da qualche anno ormai è diventato meta abituale degli appassionati di natura e fotografia.
Tra mandorli e ulivi, qui fiorisce il tulipano precoce o Tulipano di Raddi (Tulipa raddii).
Resistenti alle operazioni di aratura dei terreni, per via della posizione dei bulbi a circa 50 cm di profondità, i tulipani selvatici fioriscono generalmente tra marzo e maggio.
Chi percorre la strada statale 290 in primavera quindi noterà una bellissima distesa dal colore rosso vivo che ricrea uno scorcio di Olanda in piena Sicilia


10 – Il giardino di Lù, Pimental, Cagliari (Sardegna)

Anche questa primavera apre “Il Giardino di Lù“, a Pimentel, piccolo paese agricolo nella provincia del Sud Sardegna.
Qui in un fondovalle percorso dal rio Funtana Brebeis, fioriscono 100 mila bulbi di tulipano piantati 6 anni fa nella memoria di Luena, scomparsa per un tumore ovarico.
Da allora la mamma di Luena ha costruito una rete sociale dedicata alla sensibilizzazione e alla prevenzione.
I proventi della raccolta vengono devoluti alla ricerca sul cancro ovarico. Si può accedere al giardino dalla metà di marzo, l’ingresso è gratuito.

Viaggi all’estero: precauzioni su cibi e bevande

Viaggi all’estero: precauzioni su cibi e bevande

Esplorare nuove destinazioni offre l’opportunità di scoprire tradizioni, paesaggi e sapori unici. Tuttavia, durante i viaggi all’estero, è essenziale prestare attenzione a cibi e bevande, soprattutto in paesi dell’Africa e dell’Estremo Oriente, dove le abitudini alimentari e le condizioni igieniche possono differire significativamente da quelle occidentali.

Consumare acqua non sicura o alimenti contaminati può provocare problemi gastrointestinali, compromettendo la salute e il piacere del viaggio. Infezioni come la diarrea del viaggiatore, provocata da batteri e parassiti presenti in cibi e bevande, sono tra i disturbi più comuni per chi si sposta in determinate aree del mondo. Anche le modalità di consumo possono influire sul benessere: bere bevande troppo fredde in un clima molto caldo può causare fastidi digestivi, aumentando il rischio di crampi allo stomaco e altri disturbi.

Adottare alcune precauzioni fondamentali permette di ridurre i rischi e di godere della cucina locale senza inconvenienti. Dall’attenzione alla qualità dell’acqua alla scelta dei ristoranti e del cibo di strada, ogni dettaglio può fare la differenza per un’esperienza di viaggio sicura e piacevole.

Acqua e cibo: cosa evitare per viaggiare sicuri

La qualità dell’acqua potabile rappresenta uno degli aspetti più critici durante un viaggio in paesi dove le infrastrutture igienico-sanitarie non sono affidabili. In molte località dell’Africa e dell’Estremo Oriente, l’acqua del rubinetto può contenere batteri, virus e parassiti pericolosi per la salute. Per evitare problemi, è fondamentale bere solo acqua in bottiglia sigillata, assicurandosi che il tappo non sia stato manomesso. Anche per lavarsi i denti è consigliabile utilizzare acqua sicura, riducendo il rischio di ingestione accidentale di agenti patogeni.

Attenzione anche ai cubetti di ghiaccio, spesso prodotti con acqua non depurata. Anche se l’acqua appare limpida, il processo di congelamento non elimina i microrganismi nocivi. Lo stesso vale per succhi di frutta freschi o altre bevande diluite con acqua locale, che possono contenere agenti infettivi.

Per quanto riguarda gli alimenti, è fondamentale evitare cibi crudi, specialmente carne, pesce e frutti di mare, che possono essere contaminati da batteri o parassiti. Frutta e verdura devono essere lavate con acqua sicura e sbucciate prima del consumo. Insalate e piatti freddi venduti in strada o in mercati locali potrebbero essere stati preparati in condizioni igieniche inadeguate e rappresentare un rischio. Meglio optare per pietanze ben cotte e servite calde, poiché il calore elimina la maggior parte dei microrganismi dannosi.

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda la temperatura delle bevande. Bere bibite molto fredde in un clima caldo può causare problemi digestivi, favorendo crampi allo stomaco e disturbi intestinali. È preferibile scegliere bevande a temperatura ambiente o leggermente fresche, evitando sbalzi termici che possono disturbare la digestione.

Per affrontare eventuali problemi di salute durante il viaggio, è utile sottoscrivere un’assicurazione medica viaggio, che copra le spese per eventuali trattamenti sanitari. Avere una copertura adeguata può fare la differenza in caso di infezioni o disturbi più seri, garantendo un intervento tempestivo e sicuro.

Ristoranti e street food: come scegliere in sicurezza

Assaporare la cucina locale è una delle esperienze più affascinanti di un viaggio, ma è essenziale scegliere con attenzione i luoghi in cui mangiare per ridurre il rischio di problemi gastrointestinali.

I ristoranti più frequentati dagli abitanti del posto sono spesso una garanzia di qualità e freschezza. Un locale affollato e con un elevato turnover degli alimenti offre maggiori probabilità che il cibo sia preparato di recente e servito in condizioni igieniche migliori. Al contrario, un ristorante vuoto, con cibo esposto per lunghi periodi, potrebbe non essere una scelta sicura.

Anche il cibo di strada, tipico di molte destinazioni asiatiche e africane, può essere gustato in sicurezza adottando alcune precauzioni. È preferibile scegliere bancarelle in cui il cibo venga cotto al momento e servito caldo, poiché la cottura aiuta a eliminare gran parte dei batteri e dei parassiti. Bisogna evitare alimenti già preparati e lasciati esposti per ore senza refrigerazione, soprattutto nei climi caldi, dove la proliferazione batterica è più rapida.

L’igiene di chi prepara il cibo è un altro elemento da valutare. Se il venditore utilizza guanti usa e getta o si lava frequentemente le mani, è un buon segnale di attenzione alla pulizia. Al contrario, se tocca denaro e cibo senza alcuna precauzione, il rischio di contaminazione aumenta.

Per quanto riguarda i latticini freschi, è consigliabile evitarli nei paesi dove la pastorizzazione non è sempre garantita. Formaggi artigianali, latte crudo o yogurt non confezionato possono contenere batteri pericolosi, causando disturbi intestinali anche gravi. Lo stesso discorso vale per i frutti di mare crudi, che possono veicolare infezioni particolarmente aggressive, soprattutto in aree dove il controllo sanitario è limitato.

Prendere queste precauzioni consente di assaporare i piatti tipici del luogo in tutta sicurezza, evitando spiacevoli inconvenienti che potrebbero compromettere il viaggio.

Cosa portare in viaggio per gestire eventuali problemi

Anche con tutte le precauzioni, può capitare di incorrere in disturbi gastrointestinali a causa di cibi o bevande contaminati. Avere con sé alcuni farmaci essenziali permette di affrontare rapidamente eventuali problemi, evitando disagi prolungati e complicazioni più serie.

I fermenti lattici rappresentano un valido supporto per rinforzare la flora intestinale, soprattutto se assunti nei giorni precedenti alla partenza e durante il viaggio. In caso di diarrea del viaggiatore, un problema comune in molte destinazioni, può essere utile avere a disposizione farmaci a base di loperamide, che aiutano a ridurre la frequenza delle scariche, permettendo di affrontare gli spostamenti con maggiore tranquillità. Tuttavia, è importante utilizzarli solo se necessario e sotto consiglio medico.

Le soluzioni reidratanti orali sono fondamentali per prevenire la disidratazione, specialmente se il clima è caldo e si perdono molti liquidi. Ripristinare rapidamente i sali minerali aiuta a recuperare le energie e ad accelerare la guarigione. In caso di mal di stomaco, acidità o reflusso, un antiacido può essere utile per alleviare il disagio causato da cibi particolarmente speziati o grassi.

Per affrontare infezioni intestinali più serie, un disinfettante intestinale può rivelarsi utile nel contrastare la proliferazione batterica. Se i sintomi persistono per più giorni o si presentano segnali preoccupanti, come febbre alta o diarrea con sangue, è fondamentale rivolgersi a un medico ed evitare l’uso di antibiotici senza prescrizione.

Portare con sé un piccolo kit di emergenza con questi farmaci, insieme a bustine di camomilla o tisane digestive, può aiutare a gestire rapidamente eventuali disturbi senza dover ricorrere immediatamente a strutture sanitarie locali. Adottare queste precauzioni consente di viaggiare in sicurezza e di godersi l’esperienza senza inutili disagi.

10 vini per brindare alla Festa del Papà

10 vini per brindare alla Festa del Papà

La Festa del Papà è una bella occasione per scegliere un vino da regalare. Spesso del proprio padre conosciamo i gusti e le preferenze ma per una volta, proviamo a scegliere il vino giusto per la festa del papà in base a quello che noi consideriamo più simile a nostro padre.
Ecco per voi a scelta.

Rosso di Rosso 2015, Diesel Farm (Veneto)

Il Rosso di Rosso 2015 della cantina Diesel Farm è una sinergia tra Merlot e Cabernet Sauvignon che esplora l’opulenza e la profondità di queste varietà.
Derivante da un’attenta interazione uomo-natura, questo vino esprime ricchezza e complessità, è coltivato in un ambiente collinare con suoli basaltici e un clima mediterraneo temperato fresco.
Dopo un affinamento in barrique per 12 mesi, si presenta di un color rubino brillante con riflessi granati.
Al naso, offre un profumo ampio ed elegante di sottobosco e spezie, mentre al palato è ricco, avvolgente ed equilibrato.
Perfetto per accompagnare pranzi e cene di ricerca e della tradizione, si consiglia di servire a 18°C in bicchieri ampi a stelo lungo.

Collio bianco Bratinis, Gradis’ciutta (Friuli Venezia Giulia)

Il Collio Bianco “Bratinis” prosegue la tradizione del passato, regolata poi anche con il disciplinare della Doc nel 1968.
Oggi, che ogni produttore può metterci la sua creatività, Robert Princic produce il “Bratinis” utilizzando uve Chardonnay, Pinot Grigio e Sauvignon in percentuali diverse, tutte provenienti dalle marne argillose del Collio.
Il nome deriva dalla località in cui vengono raccolte parte delle uve. Sul palato il vino parte morbido e rotondo per poi svilupparsi succoso e fruttato e virare verso un finale preciso dai sentori di ananas e mango.
Servire fresco, attorno ai 9-10° C (47-50° F). Abbinamenti: vino da aperitivo, si accosta egregiamente a piatti di pesce, ad antipasti e primi di vario genere. Interessante è l’accostamento con secondi piatti leggeri, specialmente carni bianche.

Langhe Doc Nebbiolo 2021, Josetta Saffirio (Piemonte)

Il Langhe Doc Nebbiolo della cantina Josetta Saffirio è un vino elegante e complesso, interamente prodotto da uve Nebbiolo.
Coltivato su terreni esposti a Sud-Est a un’altitudine tra i 400 e i 450 metri sul livello del mare, beneficia di un’eccezionale combinazione di marne calcaree grigie e arenarie cementate.
Dopo una vendemmia attenta, le uve subiscono una delicata diraspatura e pressatura seguita da una crio-macerazione per circa 24 ore. La fermentazione avviene in vasche a temperatura controllata di 8-10 giorni e successivamente un affinamento in botti di rovere.
Il risultato è un vino di notevole struttura, perfetto in abbinamento con carni rosse, brasati, selvaggina e formaggi.
Si consiglia di servire leggermente fresco, a una temperatura compresa tra i 16 e i 18 gradi.

Incalmo, Le Colture (Veneto)

“Incalmo”, è un vino frizzante ottenuto da uve Glera, secondo il metodo storico di rifermentazione in bottiglia.
Il naturale deposito di un sottile residuo nella parte bassa della bottiglia, ne conferisce la tipica velatura di color giallo paglierino ed inoltre è responsabile di profumi fragranti di crosta di pane, burro o frutta secca e di un sorso croccante, fresco e asciutto, senza la presenza di zuccheri.
Il perlage è molto spesso sottile e vivace, delicato. Un vino di facile beva ma non per questo banale, anzi molto complesso nel tempo e nelle diverse annate, grazie anche ai residui che ne aiutano la preservazione della fragranza.
Questa sua versatilità lo rende adatto sia a piatti più sofisticati che piatti più tradizionali e ricchi. Da gustare così, senza scaraffarlo, eventualmente facendo un piccolo movimento in modo che i commensali abbiano lo stesso bicchiere velato. Il disegno in etichetta, realizzato da Aldo Rebuli, artista di Valdobbiadene, raffigura l’abbraccio simbolico tra pianta e lavoro dell’uomo.

Inaco Refosco Doc, Le Monde (Friuli Venezia Giulia)

Per la Festa del Papà, la cantina Le Monde presenta una special edition di bottiglie serigrafate da collezione.
Qui proposte per Inaco Refosco DOC, sono disponibili su richiesta anche per tutte le altre referenze della linea Le Icone firmata Le Monde. Inaco è il vino dedicato al padre di Alex Maccan, titolare dell’azienda, un uomo dal carattere autentico, sicuro ed equilibrato, simile alla personalità di questo Refosco, vitigno a bacca rossa profondamente friulano.
Affinato in barrique per 24 mesi, questo Refosco svela un bagaglio aromatico intenso che passa dal ribes alla mora, dal muschio al pepe, dalla cannella al tabacco.
Alla beva, la struttura è densa e avvolgente, dai tannini risolti e dal buon apporto della fragranza acida, che ne rende il sorso profondo e vivace. Inaco è il vino perfetto da stappare nelle occasioni speciali, da abbinare ai piatti più corposi della cucina tradizionale italiana, in particolar modo alle carni rosse e alla selvaggina.

Critone bianco Igt (Calabria)

Critone è un Calabria Bianco IGT della Cantina Librandi, prodotto da uve Chardonnay (90%) e Sauvignon. È un vino dal gusto internazionale e l’anima Calabra, di grande personalità e freschezza.
Molto complesso all’olfatto, con delicati cenni fruttati di melone, banana, pesca gialla e ananas, sui quali e sentori vegetali e agrumati.
Al palato è un vino fresco e sapido, ma al tempo stesso profondo e persistente.
Si abbina meravigliosamente ad aperitivi e antipasti di mare, con primi delicati a base di pesce e secondi di pesce al forno.

Soreli bianco Doc Collio 2020 (Friuli Venezia Giulia)

Nel Collio Goriziano, si trovano i 30 ettari della tenuta gioiello dell’azienda Pighin.
È qui che nasce il top wine dell’azienda: Soreli. Si tratta di un Bianco Doc Collio e il suo nome, che in friulano significa sole, è un rimando all’esposizione di cui godono i vigneti, ubicati in un vero e proprio anfiteatro naturale che si estende nella Tenuta di Spessa di Capriva.
Soreli unisce in un’interpretazione inedita i tre bianchi autoctoni del Collio: le uve del Friulano donano personalità e struttura, mentre le uve di Malvasia e Ribolla Gialla regalano al vino freschezza e complessità aromatica.
Il risultato è un vino ricco al naso, albicocca matura con sentori di bacca di vaniglia. In bocca il sapore è armonico con un’elegante struttura aromatica varietale. Trasmette note di buccia di arancia.
Eccellente con carni bianche arrostite, soufflé di verdura, piatti a base di uovo. Si accompagna piacevolmente anche a formaggi freschi o erborinati.

Monte Carbonare, Soave classico Doc 100%, Garganega (Veneto)

Questo Soave Classico della Cantina Suavia viene prodotto esclusivamente da uve Garganega, prodotte da viti che affondano le radici in una terra vulcanica nerissima, che conferiscono veracità e mineralità tagliente.
Il Monte Carbonare, alla vista presenta un colore giallo paglierino luminoso. All’olfatto emergono sentori fumé e sulfurei, insieme a note di agrumi e fiori di campo.
Al Palato risulta cremoso ed elegante, dotato di spiccata sapidità e freschezza, con un finale asciutto e molto persistente. Accompagna meravigliosamente piatti a base di pesce, ma anche carni bianche saporite e risotti vegetali, tartufo e formaggi di media stagionatura.

Le Fornaci, Lugana Riserva 2020, Tommasi (Veneto)

Questa Lugana Riserva di grande carattere della cantina Tommasi, è un vino che è la massima espressione delle uve Turbiana e del Lago di Garda.
Il colore è intenso, con riflessi oro brillanti. All’olfatto presente un ricco bouquet di note fresche e minerali che si armonizzano con quelle di frutta gialla matura, con i sentori floreali.
All’assaggio conferma la ricchezza aromatica, la finezza e l’intensità chiudendo con un finale lungo e avvolgente.
Si si fa apprezzare in ogni momento, dall’aperitivo alla cena, ma si abbina particolarmente bene con antipasti e primi piatti a base di pesce, pesce alla griglia o al forno, pollame e carni bianche saporite e formaggi di media stagionatura.

Chianti Classico Gran Selezione Docg 2019, Vecchie Terre di Montefili (Toscana)

Il Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2019 della cantina Vecchie Terre di Montefili è un’eccellente espressione del territorio toscano.
Ottenuto al 100% da uve Sangiovese coltivate a un’altitudine di 500 metri sul livello del mare su suoli di Alberese, questo vino rappresenta il meglio della tradizione vinicola della regione con una produzione limitata a 7.680 bottiglie.
La Gran Selezione è ben strutturata ed equilibrata, con sapori di frutta matura, tannini ampi e setosi.
Al palato l’impatto è immediato, con sentori di ciliegia rossa, ribes nero maturo e prugna matura.
Note complesse di cannella, chiodi di garofano e noce moscata. Il finale è intenso, dalle note fresche ed eleganti.

 

 

I 10 luoghi più belli dove ammirare le camelie

I 10 luoghi più belli dove ammirare le camelie

Arriva la primavera e si annuncia con la profumatissima fioritura delle camelie, pianta la cui coltivazione ha iniziato a diffondersi in Italia attorno al Settecento.
La fioritura delle camelie è legata alla Lucchesia dove ogni anno da trentasei primavere va in scena la mostra primaverile delle antiche camelie che in questo territorio trovano uno dei suoi luoghi d’elezione complici le famose ville. A Sant’Andrea in Compito, vicino a Capannori sono da ammirare nei loro splendori di colori e profumi ancora per tre week end quello di sabato 15 e domenica 16 marzo e sabato 22 e domenica 23 marzo e sabato 29 e domenica 30 marzo. Ma non è questo il solo luogo dove farsi ammaliare della fioritura delle camelie in Italia ed ecco allora per voi i migliori luoghi dove ammirare la loro fioritura.


Sant’Andrea in Compito; il “borgo delle camelie” della Lucchesia

Per il nostro viaggio partiamo proprio da Sant’ Andrea e Pieve di Compito che in tre fine settimana di marzo si trasforma in una grande mostra a cielo aperto in cui i visitatori potranno vivere al massimo il contatto con la natura.
Strabilianti le fioriture oltrechè del borgo di Villa Borrini, Villa Giovannetti, Villa Torregrossa, Villa Orsi ed ancora l’antica Chiusa Borrini ed  il Camelietum Campitese sono i luoghi principali in cui si articola la visita del Borgo delle Camelie.

Sul lago di Como a Villa Carlotta

Non c’è stagione in cui il Parco di Villa Carlotta di Tremezzina, la perla del Lario, non offra scorci ricchi di fascino, di colori e di profumi. I suoi otto ettari affacciati sul lago di Como sono infatti una sorta di campionario dell’arte dei giardini – all’italiana, all’inglese, giardino botanico – che hanno preso forma intorno all’aristocratica dimora a partire dal Seicento.
Il Parco impreziosito da una collezione di cento piante di agrumi coltivati in terra (pratica rara e singolare specie al Nord Italia) e da un bambuseto di 25 specie diverse di questa pianta e da una “valle delle felci” con tante varietà di questa pianta e da un oliveto esplode in questo periodo dell’anno con con la fioritura delle camelie.
Il nucleo più imponente del camelieto è quello che decora la parte a monte verso il ninfeo della villa, e molti esemplari presenti nel parco sono cultivar che gli ibridatori hanno dedicato ‘Conte di Cavour’, ‘Garibaldi’, ‘Giuseppe Mazzini’ e ‘Vittorio Emanuele II’.


Nel Lazio le camelie “vulcaniche” di Velletri

A Velletri, nei Castelli Romani, le particolari condizioni climatiche e ambientali, caratterizzate da un’intensa umidità e da un terreno vulcanico ricco di minerali e di sostanza organica proveniente dall’Artemisio, il monte sopra il paese, hanno favorito la coltivazione di camelie.
La camelia a Velletri è molto diffusa nei giardini fuori dall’abitato, ma la si trova spesso anche lungo le strade, dove viene piantata per segnare confini con sequenze di arbusti dal fogliame lucido e perenne.
Ogni anno in questo momento della fioritura si svolge anche qui una festa dedicata a questo fiore dove si esplorarono le collezioni sparse nel territorio a bordo di un minibus.

In Piemonte nel bosco delle Camelie sul lago Maggiore

A partire dagli anni Sessanta la città di Cannero Riviera, Bandiera Blu sulla sponda piemontese del lago Maggiore, è diventata uno dei poli più vivaci del movimento di riscoperta della camelia.
P
roprio a Cannero Riviera ogni anno a marzo si svolge la mostra della Camelia che, fra i vari eventi collaterali, prevede sempre un’escursione con visita guidata in un luogo magico: il Bosco delle Camelie di Cheggio, una frazione raggiungibile solo a piedi e con uno spettacolare affaccio sul lago, che accoglie una collezione di camelie rare, con circa 200 varietà.
A Cheggio le camelie non si inseriscono, come avviene di solito, in un parco o in un giardino ma in un ampio terreno agricolo incastonato a mezza costa fra boschi e antiche abitazioni in pietra; da non perdere.


Toscana: non solo Lucchesia. Viaggio nel Giardino Incantato di Massa

Il Giardino Incantato è stato creato nel 1965 a Massa per volontà di Anna Maria Micheli Lorenzetti, grande appassionata di natura e di fiori. Racchiude piante ornamentali, alberi ad alto fusto come querce, faggi, lecci, betulle e una raffinata collezione di oltre 350 esemplari di camelie, in particolare le japoniche, tutte accuratamente catalogate e con fioriture sia invernali che primaverili.
A partire dal 1991, la raccolta di camelie si è ampliata arricchendosi di varietà e specie diverse, che comprendono per esempio la sinensis (la pianta del tè), le chrysanta (dai particolarissimi fiori gialli), la oleifera (da cui si estrae un olio per uso cosmetico dalle notevoli proprietà antiossidanti), e alcune rarità come la changii (una camelia rifiorente) e l’amplexicaulis, originaria del Vietnam. Ora affidato alle cure di Luca Lorenzetti, figlio di Anna Maria, e della moglie Patrizia, il Giardino Incantato (che fa parte del circuito della Società Italiana della Camelia) può essere visitato su appuntamento.

Ancora in Piemonte a Fiorlago sulle rive del lago di Mergozzo

Ancora un salto in Piemonte in un’ambiente d’elezione per la crescita delle acidofile come tutta l’area Verbanese, il lago di Mergozzo – un romantico specchio d’acqua non distante dal lago Maggiore – che ospita sulle alture di Bracchio dove un azienda vivaistica tra boschi e ruscelli sul versante esterno della Val Grande ha messo a dimora una sontuosa collezione di camelie, rododendri e azalee.


In Emilia Romagna ai Giardino di Giuliani di Lugo di Ravenna

Spostandosi in Emilia Romagna ecco la conferma che certi giardini nascono per passione, altri per scommessa e talvolta più semplicemente il caso che ci mette lo zampino.
Ed è così che è nato il Giardino di Giuliani di Gianpaolo Giuliani a Lugo di Ravenna.
Giuliani confessa di essersi innamorato delle camelie dopo averne acquistata una e da lì aver deciso di studiarle e collezionarle. Da appassionato botanico e ibridatore e riuscito negli anni a piantare oltre 50 varietà
di camelie differenti, grandi e piccole, provenienti da tutte le latitudini. I suoi fiori all’occhiello, però, sono soprattutto le camelie asiatiche, d’origine cinese e giapponese, tuttora piuttosto rare in Italia.

Liguria: Villa Durazzo Pallavicini a Genova

Il Parco di Villa Durazzo Pallavicino a Genova-Pegli, nel Ponente ligure, nominato Parco più bello d’Italia nel 2017, è un unicum nell’ambito della tradizione del giardino storico-romantico europeo. Fu realizzato tra il 1840 e il 1846, su progetto dell’architetto Michele Canzio, su commissione del marchese Ignazio Alessandro Pallavicini, che desiderava dare forma a un luogo ricco di paesaggi simbolici, riferimenti classici e rarità botaniche.
Il percorso tracciato all’interno dei giardini, che si sviluppano su 8 ettari di collina, è articolato come una narrazione teatrale scandita con prologo, antefatto e tre atti, ognuno composto da quattro scene caratterizzate da laghi, ruscelli, cascate, edifici da giardino, piante rare, scorci visivi e inganni scenografici, che si completano con un esodo finale.
In questo periodo dell’anno da non perdere il tour del camelieto storico dove si può scegliere la visita fra altri due itinerari guidati a tema: il percorso scenografico-teatrale, che svela la storia degli edifici e degli allestimenti architettonici che spaziano dall’ambientazione alpestre, all’esotico al mediterraneo, e la visita alla scoperta dei significati esoterici-massonici del Parco, condotta dalla direttrice – l’architetto Silvana Ghigino – solo due volte al mese: una in diurna e una in notturna, al chiaro di luna.


Ancora Piemonte: Villa Anelli a Oggebbio

A inoltrarsi fra i vialetti di Villa Anelli a Oggebbio nella stagione delle fioriture (ma non solo), c’è davvero da perdere la testa: perché, oltre a una straordinaria raccolta di camelie, il giardino in stile romantico inglese – creato nella seconda metà dell’Ottocento dal notaio milanese Carlo Berzio, letteralmente sedotto dal verde e dal silenzio del piccolo borgo dell’Alto Verbano – ospita, insieme ai fiori, esemplari secolari di faggi, carpini, canfore, un cipresso del Kashmir, palme, banani e bambù.
Alle prime camelie ottocentesche si aggiunsero, negli anni Cinquanta del secolo scorso, le piante selezionate da Alessandra Anelli, che con l’aiuto dell’ingegner Antonio Sevesi – fondatore della Società Italiana della Camelia e fra gli autori dell’International Camellia Register (camellia.iflora.cn) – si sono moltiplicate fino a superare le 500 unità che compongono l’attuale camelieto, per un totale di 300 cultivar di japonica (a fioritura primaverile), una quarantina di sasanqua (a fioritura invernale) e una trentina di specie botaniche che provengono da tutto il mondo.
Nel 2010 il luogo è stato nominato “Camellia Garden of Excellence” dalla International Camellia Society, è conservatore Andrea Corneo, agronomo specializzato in architettura del paesaggio e presidente della Società Italiana della Camelia. È lui che accompagna gli appassionati alla scoperta del camelieto, e non soltanto durante la stagione della fioritura: su prenotazione Villa Anelli.

Villa Motta sul lago d’Orta

E’ davvero un momento speciale sul lago d’Orta l’inizio della primavera, quando marzo il sole tramonta sull’acqua e i giardini di Villa Motta proiettano sulle acque nuvole di colori cangianti, che si stemperano intorno alla sagoma lontana di San Giulio: l’isola del Barone Lamberto, personaggio rodariano che non muore finché qualcuno ne ripeterà il nome.
Sono, quei rosa mescolati ai rossi e ai bianchi, le sfumature delle camelie primaverili (japonica, reticulata, cuspidata) che sbocciano per prime e che poi, a poco a poco – in una sorta di minuetto cromatico – passano il testimone ai rododendri (fra i quali spicca un ibrido arboreo alto ben 15 metri), alle rose, anche le sarmentose, presenti in abbondanza lungo la balconata a lago, e a centinaia di azalee antiche di oltre mezzo secolo.