Set 14, 2023 | Territori
Sardegna, Liguria, Calabria, Sicilia, Molise e Venezia fuori stagione. Itinerari splendidi solo per camminatori “controcorrente” di settembre.
Mentre tutti tornano a lavoro e, pian piano, le città riprendono i loro ritmi incessanti, c’è chi pensa di proseguire con ancora un po’ d’estate per godere della bella luce settembrina, prima del lungo inverno.
E’ il popolo dei viaggiatori di settembre, quelli che non amano tuffarsi nelle calche agostane, nel traffico da bollino nero ma pazienti, spesso anche soffrendo in città, aspettano il rientro di tutti per concedersi il momento più giusto per viaggiare, quello meno affollato.
Anche nel popolo dei camminatori sono tanti gli amanti di settembre che cercano nella fine della bella stagione il silenzio dei propri passi e la quiete per ricominciare al meglio un nuovo anno.
Con la Compagnia dei Cammini settembre è un mese ricco di viaggi tra i boschi quasi deserti, le spiagge ormai vuote in cui rubare gli ultimi tuffi della stagione estiva e i piccoli borghi del nostro Paese, abbandonati dai turisti.

La via dei Banditi
In Sardegna sul cammino dei banditi
E’ il caso della Sardegna dove a settembre si può fare il cammino dei Banditi, dall’Ogliastra alla Barbagia dedicato solo a chi è ben allenato.
Un percorso avventuroso e selvatico che unisce alcuni dei luoghi legati alle vicende del banditismo sardo a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Da Ulassai a Oliena sulle tracce di Samuele Stocchino, detto la Tigre d’Ogliastra, Giovanni Salis, detto Corbeddu e tanti altri.
Tra storia e leggenda, si camminerà sui sentieri che percorrevano, si visiteranno le grotte dove si rifugiavano, si dormirà nei boschi secolari sotto gli stessi alberi testimoni di tante vicende legate a questa pagina di storia.
Si parte dall’Ogliastra per inerpicarsi giorno dopo giorno fino al Gennargentu sulle cime più alte dell’isola ed entrare così in Barbagia.
Un viaggio fuori dalla Sardegna più conosciuta, un viaggio autentico: sul cammino non mancheranno gli incontri con i pastori che ancora vivono secondo il “codice barbaricino”.
Chi si dava “alla macchia” in questi luoghi remoti partiva con una scorta di provviste di prodotti tradizionali (pane carasau, formaggio), si integrava con quanto veniva offerto o si riusciva a ottenere lungo la strada: questa sarà anche la provocazione di questo cammino veramente wild. Ovili, grotte, ripari sotto la roccia saranno i nostri punti tappa. Si dorme sempre all’aperto, grazie a ripari naturali o al semplice telo tarp che potrà diventare un rifugio.

La via del sale
La via del sale fra Liguria e Lombardia
Tra la Liguria e la Lombardia, invece, prima della stagione delle piogge, si può percorrere la Via del Sale con un itinerario solo per camminatori esperti identificato a partire da quel fascio di percorsi che, già da tempi antichi, collegavano l’Oltrepò Pavese alla costa ligure di Camogli e Portofino per consentire ai mercanti il trasporto del sale con le loro carovane di muli.
La partenza è da Varzi, importante borgo commerciale nel XIII secolo, di cui oggi rimangono ancora le antiche torri della cinta muraria; si passa poi in Piemonte, per attraversare l’Appennino ligure e raggiungere infine il mare.
Il percorso si snoda fra rigogliosi boschi e ampi crinali, prevalentemente su sentieri e mulattiere, in strette e affascinanti valli e con la vista che spesso si spinge fino alle lontane Alpi.
Si passa per diversi insediamenti rurali per capire come in questi luoghi si vivesse nei secoli passati: Varzi, Castellaro, Torriglia, Uscio e giù fino a Portofino con con un tuffo nel mare di San Fruttuoso; antichi borghi ricchi di fascino, panorami emozionanti e una grande accoglienza, compresa l’ottima cucina locale, renderanno speciale questo cammino.

La costa jonica
Nella Calabria meno conosciuta
E ancora si può tornare a vivere una Calabria diversa da quella che solitamente visitiamo l’estate per un cammino adatto a tutti lungo la costa ionica calabrese, nella punta estrema della penisola italiana, con le montagne dell’Aspromonte a fare da cornice tra l’azzurro del mare e del cielo e il bianco delle rocce.
Camminando si potranno ascoltare il frangersi delle onde del mare, i suoni del vento e degli uccelli e con la possibilità di rigenerarsi con un bagno nelle splendide acque del mare Ionio.
La luce del sole che tramonta sull’Etna si trasforma in una scenografia da immortalare in foto e che sicuramente rimarrà a lungo impressa nella mente di ognuno di noi.
Ospitalità, mare limpido, spiagge infinite e deserte, camminate tra i profumi della macchia mediterranea e degli agrumi, le fiumare, i borghi arroccati in lontananza, cibo genuino e tradizionale saranno i punti forti di questo viaggio in una terra poco conosciuta e lontana dal “tradizionale” turismo di massa legato al mare… che sarà tutto per noi e per le tartarughe Caretta Caretta.
Questo tratto di costa infatti rappresenta l’area di nidificazione più importante d’Italia per questa specie, come accertato dai più recenti studi eseguiti dall’Università della Calabria di Cosenza.

Il cammino dei Sanniti
In Molise sul cammino dei sanniti
A settembre si può anche approfittare del bel tempo per visitare luoghi sconosciuti e inediti come il Cammino dei Sanniti in Molise solo per camminatori esperti.
Un percorso lungo le tracce di un popolo scomparso attraverso una storia fantastica, di coraggio e lotta per la libertà.
Sulle orme di un romanzo, Viteliù, che significa Italia, nel linguaggio antico dei popoli italici, perché l’Italia nacque proprio lì e nacque per difendere libertà e autodeterminazione di ben dodici popoli appenninici sotto la guida di Sanniti e Marsi.
Questo viaggio sulle tante tracce rimaste di un popolo antico è destinato a chi ama la storia e le sue suggestioni.
Così le mura ciclopiche su un monte diventano un accampamento, le basi di un tempio riprendono vita e ogni sasso squadrato saprà raccontare storie antiche come il Santuario della Nazione, la città del Toro Sacro, la Pietra-che-viene-avanti, l’antro di Kerres. Senza dimenticare il presente: incontri con persone vere, natura e cultura. Nella prima parte del viaggio, l’ambiente sarà più montano e si saliranno alcuni monti panoramici, tra cui il Monte Kaprum e il Monte Campo, entrambi di circa 1.750 metri. Si cammina, poi, sul tratturo Celano – Foggia, uno dei tratturi principali che collegavano Abruzzo, Molise e Puglia per il trasferimento stagionale delle greggi.

La Magna Francigena
In Sicilia sulla Magna via Francigena
E infine la Sicilia, a fine settembre già più tranquilla da scoprire a passo lento lungo la Magna Via Francigena, un percorso da fare solo con un buon livello di esperienza.
Questa è una delle più importanti vie storiche siciliane, un tempo strada romana fino a diventare il fulcro del sistema viario normanno.
È anche la testimonianza che anche la Sicilia nel Medioevo partecipò attivamente al fenomeno del pellegrinaggio.
Da questa strada che collega la costa nord a quella sud e che attraversa il cuore dell’isola, è passata la storia della Sicilia e dell’Europa intera, pellegrini, soldati, viaggiatori, arabi, greci, normanni: qui si è incontrato il Mediterraneo e qui si è formata l’Europa.
La Magna Via è lunga quasi 140 km da farsi in sei tappe, le più belle e selvagge, tralasciando quelle con più asfalto e paesaggi eccessivamente antropizzati.
Si parte da Piana degli Albanesi alle porte di Palermo, patria del miglior cannolo siciliano, attraverseremo paesi e borghi evocativi come Corleone, Prizzi, Sutera, e concluderemo alle porte di Agrigento, a Racalmuto, il paese che diede i natali al grandissimo Leonardo Sciascia. Percorrere oggi la Magna Via significa tante cose, ma soprattutto dare opportunità di lavoro e di sviluppo di un turismo sostenibile a chi vive nella Sicilia interna. Significa anche sostenere concretamente le strutture ricettive che hanno avviato la loro attività e supportare il lavoro dell’Associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che attraverso il recupero dei sentieri e coinvolgendo attivamente le realtà locali, hanno avviato questo grande progetto.
Camminare e far rinascere le antiche Vie è come accarezzare dolcemente l’anima di un territorio e la Sicilia, con tutta la sua bellezza e ricchezza di storia, arte e natura, ha bisogno di tante carezze, e tante sa restituirne.
Set 10, 2023 | Territori
Disegnati dalla mano dell’uomo, parchi e giardini, veri e propri monumenti verdi, esaltano la bellezza delle ville “dimora di delizia”, residenze di campagna in cui i nobili si ritiravano nei periodi di villeggiatura: un fascino antico da rivivere oggi.
Con l’edizione autunnale di Ville Aperte in Brianza, dal 16 Settembre al 1° Ottobre 2023, oltre all’opportunità eccezionale di visitare dimore storiche normalmente inaccessibili, si potranno ammirare anche i loro giardini che diventeranno anche location d’eccezione per eventi e spettacoli.

Reggia Reale di Monza
Le piccole Versailles italiane
Molte le Ville che fanno parte della rete “Grandi Giardini Italiani”. Una piccola Versailles viene descritta Villa Arconati a Bollate (Milano) che sorge nel Parco delle Groane e oggi si presenta come era stata completata sul finire del XVIII secolo, espressione della cura e dell’eleganza del barocchetto lombardo sull’impianto precedente cinquecentesco.
Anche Villa Ghirlanda Silva a Cinisello Balsamo (Milano) è abbracciata da un grande giardino storico attraversato da lunghi sentieri che conducono al Lodge Scozzese e allo Chalet
Svizzero.
Un polmone verde che rispecchia i mutamenti di gusto e l’evoluzione tra il XVII e il XIX secolo, espressi nel ripensamento del giardino all’italiana secondo i dettami della nuova moda importata dall’Inghilterra.

Villa Ghirlanda Silva
Lascia incantati per la varietà di mosaici, statue, affreschi, fontane e giochi d’acqua il parco storico di Villa Litta a Lainate (Milano), dove si può ammirare la “carpinata”, il grande del siepone che dà vita ad un lungo percorso a U, costituito da un doppio filare di carpini con i rami intrecciati e potati a volta. Mentre i cespugli di tassi formano il “Teatro di Verzura”, destinato, ieri come oggi, a rappresentazioni. Nel parco si incontrano anche esedre, gruppi scultorei, serre liberty, grandi alberi appartenenti a ben 56 specie differenti, come un raro Ginko Biloba e alcuni Cedri dell’Atlante.
A Villa Tittoni di Desio (Monza Brianza) rivive tutto il fascino romantico del giardino all’inglese, con la possibilità di passeggiare lungo i sentieri che si snodano in una macchia di oltre 700 esemplari arborei. L’ampio cannocchiale prospettico attraversa una fitta vegetazione da dove sbuca la fontana con la statua di Nettuno al centro del parterre con veduta della monumentale facciata della villa sullo sfondo.
Il giardino all’italiana è il cuore del grande parco che fa da sfondo a Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno.(Monza Brianza), con aiuole contornate da siepi di bosso, l’arredo architettonico di epoca barocca con sculture mitologiche e allegoriche. Al termine del cannocchiale prospettico, enfatizzato dal viale di carpini, si trova l’esedra con la scenografica fontana a gradoni mentre dal “lago ovale si prosegue verso il giardino all’inglese.
Tra architettura e botanica si svela Villa Monastero, a Varenna (Lecco), nata dalla trasformazione di un antico monastero femminile di fondazione cistercense.
Oggi si può ammirare nel suo aspetto di dimora eclettica di fine Ottocento ed è circondata da un Giardino Botanico che si estende per quasi 2 chilometri lungo il fronte lago, costellato da oltre 900 esemplari di rare specie arboree.
Con le sue geometrie segrete e il giardino esoterico, Il parco della Villa Reale di Monza accoglie visitatori alla scoperta di essenze di pregio, alberi monumentali, arredi storici, e fra le novità il Festival del Parco di Monza, evento artistico e culturale per far conoscere e promuovere il Parco nei suoi spazi verdi, nelle sue Ville e Cascine.
È una sorpresa anche il parco di Villa Fiorita a Brugherio (Monza Brianza) che conta più di 600 esemplari soprattutto bagolari e tassi, ma anche cedri, ippocastani.
Nella seconda metà dell’Ottocento venne trasformato in un classico giardino romantico: colline artificiali, percorsi sinuosi, l’impianto arboreo irregolare, le rocailles per delimitare aiuole e vialetti.

Villa Monastero – Varenna
Un grande parco che si snoda fra spazi geometrici e forme più libere, ricco di numerose specie, circonda Villa Fossati a Besana Brianza (Monza Brianxa) mentre è tutto da scoprire come un grande museo a cielo aperto il Rossini Art Site a Briosco (Monza Brianza) all’interno del quale il suo fondatore, Alberto Rossini, ha scelto di collocare la sua collezione di sculture del secondo Novecento.
In provincia di Como, Cabiate svela Villa Padulli e il suo Parco monumentale. Di oltre 2 ettari, è disposto a piani sovrapposti uniti da sentieri che si aprono su un grande spazio pianeggiante dominato da uno maestoso carpino secolare.
Mentre l’immensa collezione di ortensie, di antiche e nuove magnolie e di rose è il tratto distintivo del parco di Villa Carcano ad Anzano (Como) in un tripudio di fiori, colori e profumi.
Nei dintorni di Lecco, Villa Bertarelli a Galbiate incanta per il suo giardino all’italiana ricco di essenze esotiche mentre le antiche serre, i ninfei, le fontane e centinaia di diversi tipi di
piante caratterizzano la parte rimasta del grande giardino affacciato sui laghi del parco.

Villa Monastero – Varenna
Fra le novità, la possibilità di visitare il parco secolare di Villa Greppi a
Monticello (Lecco) con 500 fra alberi (di cui 7 monumentali fra i più vecchi e grandi d’Italia) e arbusti appartenenti a più di 70 specie diverse, e dove il geometrico giardino all’italiana si intreccia al gusto del parco all’inglese, fino ad arrivare carpineto, con accesso diretto al salone principale della villa.
Mille specie di piante officinali e aromatiche da tutto il mondo, oltre a meravigliosi esemplari di
flora montana locale si incontrano nell’Orto Botanico di Valmadrera (Lecco) all’ombra dell’attuale Centro Culturale Fatebenefratelli: lì un tempo si trovava l’antico orto dove i Fatebenefratelli, presenti a Valmadrera dal XVIII secolo, coltivavano le erbe medicinali per la loro attività assistenziale.
Un parco di sculture è invece quello che affianca Villa Borletti a Origgio (Varese) che ospita
opere di scultori di fama internazionale, fra cui Louise Bourgeois (con l’unica opera monumentale pubblica in Europa), Giovanni Rizzoli, Tristano di Robilant, Aldo Mondino, Giuseppe Spagnulo.
Set 8, 2023 | Territori
L’ultimo spicchio di estate vale la pena trascorrerlo seguendo le proprie passioni, per esempio cavalcando una bici da strada o una mountain bike quando il clima diventa più fresco e i sentieri e le strade si svuotano dal tipico turismo di agosto.
Due sono gli eventi di grande richiamo a settembre e tante le opportunità per divertirsi su due ruote a pedali.

9 settembre: Mtb-trail hunt Knödeljagd
Il prossimo fine settimana si svolgerà un evento di puro divertimento, aperto a tutti.
Parliamo di MTB-Trail hunt “Knödeljagd la caccia al canederlo d’oro, ovvero una divertentissima “caccia al tesoro” in mountain bike, dove si percorrono i sentieri della Val Gardena tra particolari prove e velocità; un evento particolare in grado di unire sport, gioco di squadra, coraggio e, ovviamente, buona cucina.
L’appuntamento è per il 09 settembre 2023, dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
La particolarità di questa gara è che la salita si fa in cabinovia e ci si diverte solo in discesa. Le squadre, composte da due partecipanti, affronteranno divertenti prove, passando per dei checkpoint, per la conquista finale del Canederlo d’oro.
Gli ingredienti per una buona prestazione sono abilità tattiche e buon orientamento indispensabili per trovare tutti i checkpoint e svolgere i compiti previsti.
Al termine i partecipanti e gli appassionati potranno divertirsi con ottima musica live che farà da contorno alla tanto attesa festa del canederlo e alla premiazione serale con fantastici premi messi a disposizione dagli sponsor.
Per l’iscrizione e per ottenere tutte le informazioni necessarie, si può visitare il sito http://www.trailhunt.it oppure rivolgersi all’Associazione Turistica di Selva Val Gardena.

16 settembre: Sellaronda bike day
Sellaronda Bike Day è la giornata in cui le strade della Sellaronda sono chiuse ai veicoli a motore e i passi dolomitici (Sella, Pordoi, Campolongo, Gardena) sono riservati ai ciclisti.
Quest’anno si svolgerà sabato 16 settembre 2023 su una lunghezza totale di 53 chilometri per un dislivello totale di 1.600 metri.
Da anni è l’appuntamento fisso per percorrere i quattro passi di montagna intorno al massiccio del Sella, con le strade libere dal traffico motorizzato, in tutta sicurezza.
Non si tratta di una competizione ma di una manifestazione volta a sensibilizzare tutti a utilizzare meno possibile i veicoli a motore e a godersi la natura.
Grazie al servizio ENDUpix sarà possibile rivivere le emozioni del Sellaronda bike day in maniera ancora più “smart”, grazie al “facial recognition”.
Sarà sufficiente farsi un selfie, con occhiali e casco indossati durante il “bike day” e caricare l’immagine nella pagina dell’evento su ENDU. In pochi secondi si potranno ricevere le fotografie da acquistare e condividere con chi si vuole. https://pix.endu.net
Informazioni: www.valgardena.it – www.facebook.com/VGardena – www.twitter.com/VGardena instagram: @dolomitesvalgardena #valgardena #postcardfromvalgardena
Set 6, 2023 | Territori, Val d'Orcia | Val di Chiana
La Val di Chiana è una vallata unica nel suo genere. É una terra artificiale nata grazie alla mano dell’uomo. Lunga circa cento chilometri lungo le provincie di Siena, Arezzo e Perugia deve il suo nome dal fiume Clanis. Un fiume che oggi di fatto non esiste più ma che in epoca etrusca e romana ha fatto la fortuna di questa zona.

Lago di Chiusi
Arezzo, Cortona e Chiusi: figlie del fiume Clanis
Il Clanis nasceva vicino ad Arezzo in prossimità dell’Arno. A differenza di questo però scorreva verso sud e confluiva nei pressi di Orvieto nel Paglia emissario del Tevere.
Il Clanis avendo una pendenza minima consentiva la navigabilità. Unici “sbalzi” solo nella tratta terminale e infatti nell’epoca di Nerone si costruirono delle chiuse ancora parzialmente visibili.
Tutto ciò favorì lo sviluppo della zona. Non a caso la prosperità di Arezzo, Cortona e Chiusi la si doveva al Clanis e alla sua vallata. Intense erano le lavorazioni agricole presenti grazie ad una rete di fossi perfettamente efficienti realizzate dagli idraulici etruschi. Già all’epoca si produceva e gustava il famoso aglione detto “porro di vigna”.

Lago di Montepulciano al tramonto
L’idea dell’inversione del fiume per salvare Roma
L’idea di creare una terra “artificiale” invertendo la pendenza e quindi il corso del Clanis venne ai Romani. La capitale dell’Impero doveva trovare soluzioni per salvarsi dalle periodiche inondazioni del Tevere. L’idea migliore sembrò proprio quella di invertire il corso del Clanis e scaricare così attraverso la Val di Chiana le piene del Tevere in Arno.
Acquitrini e paludi. Che fare?
Con la decadenza dell’Impero romano e delle lucumonie Arezzo, Cortona e Chiusi, la valle fertile si trasformò dopo l’abbandono. Le coltivazione lasciate a se stesse e con esse la mancata manutenzione dei corsi e dei fossi trasformarono la zona in palude e acquitrini. I boschi presero il sopravvento, le terre furono abbandonate e resistettero a vivere in vallata solo i monaci. Fu a quelli del Monastero di Santa Flora e Lucilla a cui si deve, per salvare i mulini e il loro sostentamento, l’unica opera idraulica. La Chiusa dei Monaci vicino Arezzo fu un opera “tampone” anche se essa stessa fu più volte distrutta dalle piene.
L‘oblio colpì la Val di Chiana fino a quando, in pieno Rinascimento, la cessione di proprietà religiose a casa Medici favorì l’idea della bonifica.

Chiusa dei monaci
La grande bonifica
La Val di Chiana che conosciamo oggi è una terra fertile considerata il granaio di Toscana. Un granaio nato grazie all’ingegno dell’uomo dato che questa terra è “artificiale” e figlia della grande bonifica. Una bonifica iniziata in epoca medicea e che ha trovato il suo clou in epoca lorenense.
La Val di Chiana, per semplificare, è una valle nata dall’inversione dei corsi d’acqua e delle altimetrie. Cuore di questo sistema idraulico il Fosso Maestro che contro ogni regola naturale porta in Arno le acque dei laghi di Chiusi e Montepulciano. Un andamento “innaturale” da sud a nord realizzato grazie a imponenti e innovative opere idrauliche. Opere che nell’arco di alcuni secoli oltre a ridare vita alla valle l’hanno trasformata in un museo a cielo aperto di tecnica idraulica e bonifica.

Callone di Valiano
Bonifica sì, ma come farla?
Una grande opera è sempre frutto di discussioni e confronti e la bonifica della Val di Chiana non è sfuggita a queste regole non scritte. Dal Seicento in poi si contrapposero due scuole di pensiero su come realizzarla. Da un lato chi era convinto che la soluzione doveva essere bonificare tramite essiccazione della palude, dall’altro chi proponeva la colmata.
Per realizzare l’essiccazione era necessario abbassare la Chiusa dei Medici, procedere allo scavo di un canale maestro con pendenza verso l’Arno. Per realizzare la colmata mediante l’alluvione controllata dei torrenti era invece necessario rialzare la parte centro-meridionale della valle. Operazione necessaria ad acquisire la pendenza necessaria a far poi defluire le acque.
Primo fautore dell’essiccazione, nel 1635, il matematico Andrea Gaci che si presentò al cospetto di Ferdinando II con un progetto completo che fu però ignorato. Il progetto fu ripreso dieci anni dopo dal famoso idraulico Famiano Michelini, ma il Granduca chiese l’opinione al primo matematico di corte: Evangelista Torricelli. Torricelli studiando le carte sostenne che la pendenza del Canale Maestro era scarsa e la sezione dello stesso non sufficiente a convogliare la portata. Troppa l’acqua che doveva defluire dalla vallata. Così Torricelli relazionò al Granduca che era preferibile bonificare con il metodo della colmata e non dell’essiccazione.
Lo scontro fra le due tesi tu appassionante e coinvolse politici ed uomini illustri dell’epoca. Alla fine prevalse Torricelli e nel 1645 si avviarono nella zona sud della valle le prime colmate.

Sentiero della Bonifica
Dai Medici e Torricelli ai Lorena e Fossombroni
Mentre i Medici si estinguevano dopo Gian Gastone e il potere di Firenze passava alla dinastia Lorena si riaccese il dibattito sulla bonifica in Val di Chiana. I due partiti fra favorevoli all’essiccazione e favorevoli alla colmata tornarono a scontrarsi.
Pro essiccazione era Leonardo Ximenes e a favore della colmata Vittorio Fossombroni. Anche in questo caso vinsero i fautori della colmata. Per i Lorena la bonifica della Val di Chiana era opera primaria e per questo nominarono Fossombroni sovrintendente alla bonifica.
Fossombroni dopo aver sottoposto al Granduca Pietro Leopoldo il suo “Memorie idrauliche storiche sopra la Val di Chiana” si mise al lavoro “colmando” l’intera vallata. Un lavoro complesso e coordinato di colmate che durò circa 40 anni come il suo incarico. Non solo. Fossombroni col suo savoir faire riuscì anche a siglare con il confinante Stato della Chiesa un’intesa per mettere nero su bianco l’inversione del bacino idrografico.
Lo stesso che tanti anni prima i Romani volevano “imporre” alla neonata Firenze per affrancarsi dalle piene del Tevere.

Il sentiero della Bonifica: un percorso turistico per chi ama viaggiare lento
Oggi questa maestosa opera d’ingegneria idraulica che ha reso fertile la Val di Chiana si è trasformata anche in un interessante percorso turistico.
Un percorso perfetto per appassionati del viaggio slow, che sia a piedi o soprattutto in bicicletta.
La riscoperta della lentezza non è solo l’ideale per scoprire la Val di Chiana. Viaggiando in bicicletta di fianco ai canali si può fare un viaggio nella storia che va dagli Etruschi ad oggi.
Il sentiero della Bonifica non a caso inizia a Chiusi nel labirinto di Porsenna, il celebre re etrusco di questa lucumonia che osò sfidare e sconfiggere Roma. Il viaggio etrusco passa poi ad Arezzo patria della celebre Chimera in bronzo. Fra le leggende e i misteri che avvolgono questo popolo si scoprono mura e necropoli prima di arrivare a Cortona. Usciti dalla storia si entra nella natura più intonsa continuando a percorrere questo sentiero suddiviso in cinque itinerari fra cui scegliere il preferito o da percorrere a tappe.
L’acqua, materia prima dominante la si ritrova nei laghi di Chiusi e di Montepulciano autentiche oasi di natura ricchi di flora e fauna censiti dal Cnr come biotipi importanti di grande interesse.
Un consiglio finale. Quando sarete immersi nel percorso ascoltate solo il rumore dei vostri passi o della ruota della vostra bici. Tutt’al più lasciatevi guidare dalla brezza del vento e dal richiamo degli animali.

Ponte a Buriano
Cosa vedere lungo il Sentiero della Bonifica
Oltre ai laghi di Chiusi e Montepulciano con la possibilità di fare birdwatching e un giro in barca sul lago altre le cose da vedere. Scopriamo quali sono le più interessanti.
Tante le opere, soprattutto idrauliche legate alla bonifica, da ammirare. Il Callone di Valiano è una delle opere più interessanti da ammirare della bonifica settecentesca. Si tratta di un imponente opera il cui scopo era regolamentare il flusso delle acque che provenivano dai laghi di Chiusi e Montepulciano.
La Botte allo Strozzo, altra opera maestosa di ingegneria idraulica dello stesso periodo, ci mostra invece sono si regolava l’incrocio fra i due canali.
La colmata di Brolio è invece un classico esempio di come si realizzavano le colmate attraverso il deposito di detriti che servivano per alzare il suolo.
Il sentiero attraversa anche alcuni dei tanti dei frutteti presenti in Valdichiana. Alberi ricchi di susine e prugne si alternano ai nostri lati, ma su tutte soffermatevi ad assaggiare la mela rugginosa. Una specialità del luogo.
Infine da non perdere alle porte di Arezzo il Ponte di Buriano. Sarebbe “solo” un bel ponte antico ad arcate se intorno ad esso non fosse legata la leggenda. Pare infatti che sia il ponte presente nello sfondo della Gioconda.
Una traccia possibile che conferma la leggenda che anche il genio di Vinci abbia operato per togliere dalle paludi la vallata.
Quando e come percorrere il Sentiero della Bonifica
Un bel percorso da farsi a tappe per una full immersion nella natura. Prendetevi solo una bicicletta e una settimana di tempo. Il sentiero che si snoda da Chiusi ad Arezzo misura in lunghezza 62 chilometri. Tutti però pianeggianti e con scarsi dislivelli.
Unica pecca è che il percorso si trova in una zona umida per cui non è consigliabile percorrerlo in estate con le temperature molto alte.
L’ideale sarebbe programmare l’escursione in primavera o in autunno, Ma attenti alle piogge perché in questi casi, specie se copiose, potrebbero esserci alcune zone impraticabili.
Set 5, 2023 | Enogastronomia, Territori
Torna a Udine, da giovedì 7 a domenica 10 settembre 2023, Friuli DOC, la festa di una terra orgogliosa e tranquilla, generosa e ospitale. L’incontro con i suoi sapori, le sue tradizioni e i suoi raffinati vini.

Friuli Doc, mercato vecchio. Foto comune di Udine
Un week end di gusto a Udine per Friuli Doc
Dunque, dal 7 al 10 settembre 2023 Udine sarà la culla dei sapori e delle tradizioni del Friuli Udine. Torna infatti, in grande spolvero, Friuli DOC.
Udine vi darà il benvenuto all’atteso evento enologico dell’anno, l’edizione 2023 di Friuli DOC, dove i confini della realtà si fondono con l’immaginazione e la passione per il vino si trasforma in un sogno avvolto da un’atmosfera onirica.
Questa straordinaria celebrazione enogastronomica promette di sorprendere e incantare i sensi di tutti i partecipanti.
L’edizione 2023 di Friuli DOC sarà una sinfonia di eventi dedicati agli amanti del vino, con degustazioni guidate da esperti sommelier, seminari coinvolgenti sull’arte dell’abbinamento cibo-vino, e incontri con i protagonisti del mondo enologico.
Sarà un’occasione unica per immergersi nel panorama enologico friulano, scoprendo le diverse interpretazioni dei vitigni autoctoni e lasciandosi avvolgere dai profumi avvolgenti dei vini bianchi e rossi più pregiati della regione.
L’atmosfera fiabesca dell’evento sarà ulteriormente arricchita da spettacoli artistici, installazioni suggestive e concerti di musica classica e contemporanea.
Udine, in questo periodo, si trasformerà in una scenografia magica, in cui i visitatori saranno i protagonisti di un viaggio tra terre di origine e nuove dimensioni sensoriali.
La nuova edizione di Friuli DOC a Udine è l’opportunità di immergersi in un’esperienza multisensoriale, dove l’arte dell’enologia si fonde con la creatività e la visione innovativa del territorio.
Lasciati trasportare in questo mondo incantato, in cui il vino diventa poesia e il gusto diventa un viaggio attraverso i sogni.
Non mancare l’occasione di essere parte di questa straordinaria edizione di Friuli DOC, dove l’emozione del vino si unisce all’incanto del territorio friulano.

A Friuli Doc l’aperitivo è targato Friuli Venezia Giulia
L’Aperitivo “Io sono Friuli Venezia Giulia” in piazza Primo Maggio in occasione di Friuli Doc, la rassegna enogastronomica che dal 7 al 10 settembre ritorna a Udine per una quattro giorni dedicata al gusto e alle eccellenze del territorio.
Sarà la musica, accanto ai vini, ai liquori e alle birre artigianali del territorio, a fare da sfondo nello stand di oltre 700 metri quadrati di “Io sono Friuli Venezia Giulia”, in cui accanto alla promozione del territorio, attraverso video e materiale informativo, saranno appunto proposte le bevande made in Friuli Venezia Giulia.
Christian Marchi, Tommy De Sica, Nicola Fasano, Daniele Crucil e Manuel Zolli: sono solo alcuni dei nomi che si alterneranno sul palco per i deejay set che durante la manifestazione animeranno l’ellisse di Primo Maggio per l’aperitivo e la sera.
Nel cuore di Udine, nella piazza più centrale della città, piazza San Giacomo, il mercato delle eccellenze ospiterà invece i prodotti gastronomici e artigianali a marchio “Io sono Friuli Venezia Giulia” nelle 14 casette in legno, in cui sarà possibile acquistare alcune tipicità dell’intero territorio regionale grazie a Fondazione Agrifood & Bioeconomy- Fab FVG.

Piazza della Libertà, Udine. Foto Fabrice Gallina
Il programma fra novità e riconferme
Oltre 700 metri quadrati, un banco riservato alla mescita dei vini del Friuli Venezia Giulia e uno dedicato ai cocktail, ai liquori e alle birre, con un grande schermo e un palco centrale per la musica. Lo stand istituzionale in piazza 1° Maggio, in cui sarà proposto l’“Aperitivo Io sono Friuli Venezia Giulia”, da giovedì a sabato proporrà diversi dj-set, mentre domenica la serata sarà dedicata al cabaret.
Cultura, mare, montagna ed enogastronomia saranno i temi scelti per ognuna delle giornate, per promuovere il territorio regionale grazie al supporto di video e il maxischermo allestito all’interno dello spazio.
Si parte giovedì 7 settembre dalle 18 alle 24 con l’Aperitivo “Io Sono Friuli Venezia Giulia” tra vini del territorio, birre, cocktail made in FVG e deejay set con Mr. Pella e Pietro Berti, e dalle 21.30 con Christian Marchi, deejay e produttore italiano tra i più apprezzati artisti a livello internazionale grazie al suo sound in cui ritmo e melodia si fondono in un’esperienza d’ascolto unica nel suo genere.
Venerdì 8 settembre lo stand aprirà alle 17 con la musica di Daniele Crucil e Manuel Zolli, per poi lasciare alle 21 la consolle a Tommy De Sica e i pezzi che hanno fatto la storia della dance e italiana commerciale.
Sabato 9 settembre alle 17 ci sarà E-Lisa, dalle 20 Steve Forest & violinista Pierpaoli Foti, mentre dalle 22 partirà il deejay set di Nicola Fasano, producer e remixer conosciuto per il suo talento eccentrico e per aver affiancato alcuni dei più grandi artisti internazionali, sempre in compagnia del violinista Pierpaoli Foti.
Infine, domenica 10 settembre lo stand rimarrà aperto dalle 12 alle 20, prima per l’aperitivo con musica, nel pomeriggio per due appuntamenti con La lingua friulana a Friuli Doc, a cura dell’Arlef: alle 14.30 “Ce snait cun Maman! Laboratorio e giochi per i più piccoli”, con Daria Miani, conduttrice della trasmissione TV per i bambini e alle 16 “YoupalTubo e TiceTac furlan – Vieni a conoscere i protagonisti dei canali YouTube e TikTok made in Friuli” (è consigliata la prenotazione scrivendo a info@sportelfurlan.eu). Infine, alle 18 andrà in scena lo spettacolo di cabaret con “i Papu”.
Per accogliere ospiti e turisti, da giovedì a sabato l’infopoint di piazza Primo Maggio rimarrà aperto dalle 9 alle 20 con orario continuato, mentre domenica dalle 9 alle 18.

Frico. Foto comune di Udine
In piazza San Giacomo, il mercato di qualità
In collaborazione con Fab FVG, la piazza centrale di Udine si trasforma in un mercato di eccellenze con tradizione, genuinità e qualità.
Protagonisti “Io sono Friuli Venezia Giulia” e le aziende licenziatarie del marchio che hanno deciso di partecipare e proporre i propri prodotti nella scenografica cornice di piazza San Giacomo.
Sarà possibile acquistare i prodotti di 14 aziende: Unterholzner Ivo Az. Agr., Buosi Ettore società semplice agricola, Roselli della Rovere, Agricola Gianni Carpenedo, CheLumaca!, Laboratorio del Dolce, Miele dei Roncs, Figo Moro da Caneva, Guizza del Friuli, Azienda Agricola Corte Tomasin, Piva, La Blave di Mortean, Prosciuttificio La Glacere, Latterie Friulane.
Le casette rimarranno aperte dalle 10 alle 22, mentre giovedì 8 a partire dalle 17, sempre fino alle 22. A disposizione dei visitatori in piazza San Giacomo anche uno spazio infopoint, per approfondire la conoscenza dei prodotti e dell’offerta turistica regionale.
Set 1, 2023 | Territori
Avete mai dormito in una piccolissima baita a due passi dalle Dolomiti?
Oppure nella torre di un maniero medievale? O ancora in una casa sull’albero?
In Trentino tutto questo è possibile!
Abbiamo scelto 5 proposte che coniugano design e comfort, innovazione e suggestione. Luoghi insoliti in cui soggiornare, pensati per emozionare e stupire. Perché non sempre è necessario dormire per cominciare a sognare.

La casa sull’albero
Dormire in una casa sull’albero in Val di Fassa, tra le Dolomiti è un’esperienza davvero unica, specie in una notte stellata.
Dalla terrazza vi sembrerà quasi, con la cima delle dita di poter toccare il bosco ascoltando l’armonia del cinguettio degli uccelli e la danza sui rami degli alberi gli scoiattoli che corrono fra foglia e foglia.
Il soggiorno per voi è presso l’agriturismo EcoGreen Fiores dove peraltro tutte le stanze sono prive di televisione per offrire la possibilità di staccare dalle “abitudini quotidiane” e vivere appieno la natura!
Siamo a Vigo di Fassa dove Nadia e la sua famiglia vi farà accomodare nella vostra nuova casa sull’albero tutta costruita in legno e materiali naturali.
Vivere l’esperienza di (almeno) una notte nel bosco respirando i profumi delle Dolomiti e sospesi da terra è qualcosa di speciale che ricorderete.
Un open space con bagno e vasca a idromassaggio matrimoniale con luci soffuse per un momento anche romantico.
Consigliato per una notte indimenticabile in coppia

Dormire nel maso
Un antico maso di famiglia completamente ristrutturato ma che mantiene le caratteristiche originali ed è composto da stalla, fienile e casera è “El Niu” (Il Nido) per una notte insolita da trascorrere in una piccolissima baita posta nel grande prato di un grazioso B&B, dove si dorme in una stanza di letto matrimoniale e soppalco, letteralmente a due passi dal bosco.
Armonia, pace e relax: le tre parole chiave per descrivere questo ambiente tipico immerso nel verde, tra prati e boschi. Siamo a tre chilometri da Mezzano con una vista mozzafiato sulle Pale di San Martino.
Consigliato per ricorrenze particolari e anniversari.

Nel maniero medievale
Nei sogni di ognuno di noi c’è di trasformarsi almeno per un giorno in un principe o in una principessa e passare la notte in un castello e oggi tutto questo è possibile scegliendo in Trentino di passare una notte un un maniero medievale situato su un colle, in posizione panoramica con vista sulle Dolomiti di Brenta, sulle montagne della Valle dei Mocheni e sul lago di Caldonazzo.
All’interno delle sue mura ti sembrerà di viaggiare nel tempo, grazie alle stanze storiche con arredi del 1910 e lo splendido giardino privato. A richiesta è possibile anche soggiornare in una camera antica o in una torre
Tutte le camere sono (ovviamente) “detox”, ovvero senza tv e wifi per consentirvi di ritrovare voi stessi e calarvi nell’atmosfera del Medioevo.

Lo chalet nel bosco
Finiamo la nostra carrellata di luoghi speciali in cui dormire in Trentino con uno chalet circondato dal verde rigoglioso di un fitto bosco, nella Valle del Vanoi, cuore verde del Trentino.
In questa atmosfera di pace assoluta il riposo è garantito, magari distendendosi sul prato e ascoltando il gorgoglio del Torrente Vanoi che scorre lì vicino.