20 maggio, Giornata Mondiale delle Api: di arnia in arnia in Emilia

20 maggio, Giornata Mondiale delle Api: di arnia in arnia in Emilia

Indispensabili per l’ecosistema e fondamentali per la produzione di cibo, le api sono preziosissime per la vita e per l’equilibrio del pianeta.
Grazie all’impollinazione garantiscono che circa l’80 per cento di ciò che mangiamo arrivi in tavola. Ma messi a dura prova dal cambiamento climatico, le monoculture, l’uso di pesticidi in agricoltura, questi insetti tanto importanti sono sempre più a rischio.


La giornata mondiale delle api

A ricordarlo è la Giornata Mondiale delle Api, che si celebra il 20 maggio 2023. Occasione per riflettere su come tutelare le api e gli altri insetti impollinatori e per conoscere da vicino queste paladine della biodiversità, viaggiando di arnia in arnia alla scoperta del loro universo straordinario.
E se l’Emilia è la terra dell’enogastronomia, la Food Valley italiana, molto lo deve anche alle api e ai tanti apicoltori emiliani, che oltre ad assicurare una produzione agricola di qualità, danno origine a varie tipologie di miele.

Api libere a Codemondo (Re) – visitemilia

L’Emilia festeggia questo insetto “di arnia in arnia”

Per assaporarlo, con Visit Emilia – www.visitemilia.com – si può viaggiare tra le più affascinanti aziende apistiche emiliane. Come Api Libere, la fattoria che sorge sulla Strada della Biodiversità, il percorso ad anello che attraversa il Parco della Modolena, a 10 minuti dal centro di Reggio Emilia. Qui, le giovani apicoltrici, che producono miele biologico e danno vita a progetti ecologici didattici, coinvolgono gli ospiti grandi e piccoli in attività esperienziali, tra visite guidate e laboratori sulle api e sul miele, sugli hotel per api, le erbe aromatiche e spontanee e tante curiosità. Si può anche “adottare un’ape” e contribuire alla sua salvaguardia. Sulle prime colline a sud di Reggio Emilia, la Tenuta la Razza è un agriturismo con azienda agricola biologica dove non possono mancare le ronzanti api. Diversi i prodotti tipici della bottega, dalle farine alla pasta e ai prodotti da forno, dai vini ai condimenti balsamici, dal Parmigiano Reggiano ai salumi e il miele. Nell’agriturismo si può soggiornare, godendo di colazioni a base di prodotti freschi di giornata, assaporare i piatti del ristorante, fare un tuffo nella piscina con acqua al sale, noleggiare ebike per esplorare il territorio. 

Ecco dove si suggeriamo di andare

Vicino Borgonovo Val Tidone (PC), le arnie popolate da api, fuchi e dalla regina, attendono di essere esplorate tra le campagne dell’azienda agricola Il Fucoré. Un’esperienza lontani dai rumori della città, per ritrovare il contatto più puro con la natura, tra le meraviglie della Val Tidone. Si può, infatti, anche soggiornare nel b&b dell’azienda agricola e vedere il laboratorio di apicoltura, con assaggi di miele.
Nella Riserva naturale geologica del Piacenziano, in Val Vezzeno, Mauro e Grazia si prendono cura dell’azienda agricola biologica Biofilia, le cui api danno origine ad ottimo miele piacentino di acacia, tarassaco, tiglio, castagno, melata e girasole. Sono fondamentali anche per le diverse produzioni dell’orto, le cui verdure di stagione vengono talvolta raccolte insieme agli ospiti, e per i frutti antichi del rigoglioso frutteto, in cui si coltivano più di 20 tipologie di mele con cui gli apicoltori fanno un succo limpido, non filtrato, torchiato a mano. Qui ci sono tante galline che scorrazzano all’aria aperta, ma a destare la curiosità dei più piccoli sono i bellissimi polli ornamentali. L’azienda è un punto di partenza strategico per esplorare a piedi la natura emiliana, in quanto situata su un sentiero del CAI Piacenza.

L’azienda agricola biologica Casa Pietra è la casa delle api. Una dimora di campagna immersa tra le colline di Salsomaggiore Terme (PR), vicino al Castello di Tabiano. È il luogo in cui scoprire diverse tipologie di miele, tra acacia, castagno, tiglio, ma anche il polline, la propoli, la pappa reale, partecipando a degustazioni guidate, in un paesaggio sorprendente. Casa Pietra produce miele biologico ed alleva le api seguendo i loro ritmi naturali. È, inoltre, un’azienda agricola sostenibile, che impiega energia solare e distribuisce cibo a km zero.

 

Valle d’Aosta regione europea dello sport 2023

Valle d’Aosta regione europea dello sport 2023

Il Giro d’Italia è il primo dei quattro grandi eventi sportivi dell’anno tra le vette valdostane. Oggi 19 maggio la tappa alpina più emozionante transita dalla Regione Europea dello Sport 2023.

La tappa rosa

La Valle d’Aosta accoglierà la 13a tappa che partirà da Borgofranco d’Ivrea per arrivare a Crans-Montana, in Svizzera, attraversando il territorio valdostano e transitando dal Colle del Gran San Bernardo, che diventa così la mitica Cima Coppi, ovvero il punto più in alto, per quota, raggiunto dai ciclisti in ogni edizione del Giro.
Un tracciato totale di 207 chilometri, che presenta una classica configurazione alpina: un avvicinamento pianeggiante, seguito da una serie di salite molto lunghe, intervallate da brevi tratti piatti, per salire fino ai 2.469 metri del Colle del Gran San Bernardo. Un’emozione, parliamo solo del tragitto che interesserà il Colle, lunga 34 chilometri.


Il valico che ha fatto la storia sulle Alpi

Il valico del Gran San Bernardo è, storicamente, uno dei passaggi più importanti delle Alpi.
Lo era già ai tempi dell’antica Roma e lo è stato soprattutto nel Medioevo, quando San Bernardo di Mentone fondò il celebre Ospizio, dove ancora oggi vengono accolti i viaggiatori e i pellegrini, che percorrono la Via Francigena.
I canonici allevavano quelli che sono diventati i famosi cani San Bernardo, preziosi ausiliari nelle missioni di salvataggio in alta montagna. Oggi è ancora possibile ammirare i celebri cani e visitare il piccolo museo, che racconta la storia del Passo, dai culti dell’antichità fino all’ospitalità dei giorni nostri.

La strada che sale al Colle, da cui passò anche Napoleone Bonaparte, nel maggio 1800, durante la seconda Campagna d’Italia, è solitamente aperta dalla tarda primavera (apertura anticipata in occasione della corsa) fino all’inizio dell’autunno ed è particolarmente apprezzata da ciclisti e motociclisti.
La 13a tappa del Giro d’Italia 2023 in Valle d’Aosta sfilerà lungo le località di Pont-Saint-Martin, Donnas, Bard, Verrès, Saint-Vincent e Nus nella Valle Centrale, per poi attraversare Etroubles e Saint-Rhémy-en-Bosses nel territorio più propriamente alpino del tracciato. Un evento di grande richiamo internazionale, che è anche un’occasione per conoscere località, valli e particolarità della regione più piccola d’Italia.   

Colle Gran San Bernardo (Arch. Reg.Autonoma VdA)

Il ponte del Cammino Balteo e la prima doc valdostana

Point-Saint-Martin è il primo comune che si incontra in Valle d’Aosta, arrivando dal Piemonte. Deve il suo nome allo spettacolare ponte a campata unica, costruito dai Romani nel I secolo a.C. Qui sorge anche il museo del Ponte Romano, che invita a scoprire questa maestosa costruzione di pietra, unica in Europa. Pont-Saint-Martin è, inoltre, una delle tappe del Cammino Balteo – il percorso che coniuga escursionismo slow e cultura, lungo 350 chilometri di circuito ad anello percorribile in entrambi i sensi – ed è il punto di imbocco della Valle di Gressoney, che porta a uno dei versanti del Monte Rosa.
La Carovana Rosa transiterà poi da Donnas, culla del primo vino DOC della Valle d’Aosta e luogo dove la strada romana delle Gallie offre uno dei suoi punti più spettacolari, intagliata nella roccia e impreziosita da un arco scolpito nella pietra viva. 

Point-Saint-Martin


Il maestoso castello di Verrès

Proseguendo, dopo il passaggio al cospetto del monumentale Forte di Bard, si raggiunge Verrès, all’imbocco della Val d’Ayas, dominata dall’omonimo castello, spettacolare maniero degli Challant. In una zona sopraelevata e molto panoramica si trova anche l’Arboretum La Borna di Laou (la tana del lupo nel patois del luogo), ricco di piante e arbusti di varie specie e raggiungibile a piedi. A ridosso del centro storico parte la strada che porta a Challand-Saint-Victor, Challand-Saint-Anselme, Brusson, Antagnod e Champoluc, con vista sull’imponente massiccio del Monte Rosa.

Castello-di-Verres

Una sosta alla “Riviera delle Alpi”

La carovana rosa prosegue passando per Saint-Vincent, detta la “Riviera delle Alpi” per il suo clima sempre mite e nota per le sue terme curative e il Casinò, che da sempre hanno reso la località particolarmente apprezzata dall’aristocrazia e dal jet-set anche internazionale.
Il Giro attraversa poi Nus – nome di derivazione romana da “ad nonum (ab Augusta) lapidem”, che indicava la distanza in miglia romane, nove, dall’Augusta Praetoria (Aosta) – villaggio alla base della incontaminata valle di Saint-Barthélemy, dove visitare l’Osservatorio Astronomico della Regione Valle d’Aosta, che offre laboratori e visite adatte anche ai bambini.           

Terme-Saint-Vincent-Piscina Verny foto archivio Terme-Saint-Vincent

Etroubles e il suo museo a cielo aperto

Superato il capoluogo di Aosta e imboccando la valle del Gran San Bernardo, si arriva a Etroubles, un borgo alpino medievale di straordinaria bellezza a 1270 metri, in epoca romana tappa sulla Via delle Gallie e, successivamente, sulla Via Francigena.
Etroubles è un museo a cielo aperto, tra opere d’arte contemporanea, splendidi fontanili e antiche abitazioni in pietra con tetti in lose, tanto da essere stato annoverato tra i Borghi Più Belli d’Italia. Per gli amanti del trekking, questo è anche un ottimo punto di partenza per facili escursioni, lunghe traversate nella natura incontaminata, tappe della Via Francigena, o ancora itinerari di più giorni, come il Tour du Mont Fallère, spettacolare giro ad anello con vista sui principali 4.000.

Etroubles

Una sosta di gusto per assaggiare lo Jambon de Bosses

Salendo ancora, poco prima del confine con la Svizzera, si arriva a Saint-Rhémy-en-Bosses, situato a poco più di 1600 metri, noto per il pregiato prosciutto, lo Jambon de Bosses, una delle quattro imperdibili specialità della Regione Valle d’Aosta, che hanno ottenuto il marchio di qualità DOP (da visitare il prosciuttificio De Bosses, nato per la valorizzazione e diffusione di questa eccellenza). Per i biker da Saint-Rhémy-en-Bosses partono numerosi itinerari in MTB, così come emozionanti trekking, alcuni dei quali davvero sfidanti.

Il Giro d’Italia a maggio sarà il primo grande evento sportivo di rilevanza internazionale che la Regione ospiterà nel corso del 2023. Seguiranno, poi, il TorX, l’endurance trail più affascinante al mondo lungo i sentieri delle due Alte Vie della Valle d’Aosta, con inizio e fine a Courmayeur, a settembre; la Coppa del Mondo di sci alpino Cervino Matterhorn speed opening, a novembre e la Coppa del Mondo di Snowboad cross, sempre a Cervinia, a dicembre.    

 

 

Migliori cibi locali: l’Italia domina la classifica tra le 100 migliori città del mondo

Migliori cibi locali: l’Italia domina la classifica tra le 100 migliori città del mondo

    Un nuovo record per l’Italia nell’enogastronomia. ll prestigioso TasteAtlas ha posto agli appassionati di cibo la domanda da un milione di dollari ovvero in quale parte del mondo puoi provare il miglior cibo locale?
    La classifica è così nata unendo la media delle valutazioni dei migliori piatti locali e regionali serviti in una determinata città, la media delle valutazioni dei piatti nazionali serviti in quella città e la media delle valutazioni di Google dei migliori ristoranti tradizionali di quella città.
    La classifica parla chiaro dalla prima alla cinquantesima posizione. L’Italia domina basta vedere che nella classifica dalla prima alla decima posizione 4 posizioni fra cui il primo e il secondo posto sono occupati da città italiane. Altre 9 sono in graduatoria dall’11 al 50 posto.
    Andiamo nell’ordine. Vince Firenze che si piazza al primo posto, appena dietro sul podio con la medaglia d’argento ecco Roma. Napoli è al quarto posto e Milano al decimo.
    Appena fuori dalla top ten Venezia (11 posizione) segue Genova (22),  Bologna (28) , Torino (31), Taormina (42), Palermo (43), Modena (51), Catania (55), Sorrento (63), Verona (74) e Siena (77).
    Una classifica che conferma non solo l’eccellenza ma anche la varietà della proposta italiana.

    1. Firenze (Italia)


    PUNTEGGIO 4.71
    – La culla del Rinascimento, è una città ricca di storia, cultura e architettura mozzafiato. La scena gastronomica locale è una deliziosa fusione di fascino del vecchio mondo e moderna innovazione culinaria, con un’enfasi unica sulla ristorazione da fattoria a tavola e una serie di intime trattorie a conduzione familiare. La cucina tradizionale fiorentina si caratterizza per la sua semplicità e l’attenzione per gli ingredienti locali di alta qualità.
    La gente del posto ama la bistecca alla fiorentina, una spessa e succosa bistecca con l’osso grigliata a fuoco vivo e condita con olio d’oliva, sale e pepe.
    Altra eccellenza il lampredotto alimento base dello street food fiorentino che viene ricavato dal quarto stomaco di una mucca e servito in un panino, un emblema della città.
    Mentre la trippa alla fiorentina, un piatto a base di trippa cotta lentamente in salsa di pomodoro, potrebbe non piacere a tutti per la sua consistenza distinta, ma è un’autentica e apprezzata prelibatezza locale.

    2. Roma (Italia)


    PUNTEGGIO: 4.68 –
    L
    a Città Eterna vanta una ricca storia, monumenti iconici e una vivace scena culturale. La sua scena gastronomica locale combina l’autenticità delle trattorie tradizionali con un numero crescente di ristoranti contemporanei e fantasiosi. La cucina romana è nota per i suoi piatti sostanziosi e saporiti, realizzati con ingredienti semplici e freschi.
    La gente del posto adora la pasta, in particolare la classica cacio e pepe , un piatto minimalista a base di pecorino e pepe nero.
    I supplì, polpette di riso fritte ripiene di mozzarella e salsa di pomodoro, sono uno street food romano unico ed emblematico. La pajata, un piatto ricavato dall’intestino di un vitello da latte, cucinato con salsa di pomodoro e servito sulla pasta, è una specialità romana meno conosciuta, venerata da chi ha palati avventurosi.

    3. Lima (Perù)


    PUNTEGGIO: 4.66 –
    L
    a capitale del Perù offre uno splendido scenario costiero, una vivace scena artistica e una ricca storia che risale all’epoca precolombiana. La scena gastronomica locale è rinomata per la sua fusione innovativa di ingredienti tradizionali peruviani con tecniche culinarie internazionali, rendendo Lima un hotspot gastronomico.
    La cucina tradizionale di Limen è caratterizzata dai suoi diversi sapori e dall’uso di pesce fresco.
    La gente del posto ama particolarmente il ceviche, un piatto a base di pesce crudo marinato in succhi di agrumi e speziato con peperoncino.
    Tiradito, un ibrido peruviano-giapponese con pesce crudo a fettine sottili con salsa piccante, è un’offerta unica ed emblematica della città. Gli anticuchos, spiedini di cuore di manzo marinato e grigliati alla perfezione, potrebbero non sembrare un piatto invitante ma sono difficili da battere quando si tratta di cibo da strada.

    4. Napoli (Italia)


    PUNTEGGIO: 4.65 –
    L
    a culla della pizza è una vivace cittànota per la vivace vita di strada, i siti storici e le viste mozzafiato sul Vesuvio. La scena gastronomica locale è un’allettante miscela di trattorie storiche e ristoranti contemporanei, con un focus unico sulla pizza napoletana. La cucina tradizionale napoletana è caratterizzata da sapori robusti e ingredienti semplici.
    Nessun piatto è più emblematico di Napoli della pizza Margherita condita con pomodori, mozzarella e basilico, a simboleggiare i colori della bandiera italiana.
    Questa vibrante città è anche la patria della sfogliatella un dolce unico napoletano ripieno di ricotta zuccherata e scorza di agrumi.
    ‘O per e ‘o muss  un piatto a base di zampe e muso di maiale, bollito lentamente e servito freddo, è un locale non convenzionale.

    5. Hong Kong


    PUNTEGGIO: 4.63 –
    M
    etropoli dinamica dove l’Oriente incontra l’Occidente rinomata per il suo straordinario skyline, i vivaci mercati e il ricco patrimonio culturale.
    La scena gastronomica locale è un vivace mix di cucina tradizionale cantonese, influenze internazionali e una fiorente cultura del cibo di strada. I piatti tradizionali di Hong Kong sono noti per il loro delicato equilibrio di sapori, consistenze e aromi.
    Da non perdere il dim sum un assortimento di piccole prelibatezze tipicamente servite con il tè in un vivace ambiente comune.
    La zuppa di serpente, un piatto caldo a base di carne di serpente e aromatizzato con funghi e altri ingredienti, è un’offerta culinaria intrigante ma polarizzante, amata da molti locali.

    6. Città del Messico (Messico)


    PUNTEGGIO: 4.61 –
    M
    etropoli vibrante e culturalmente ricca, è nota per la sua impressionante storia preispanica, le meraviglie architettoniche e i diversi quartieri.
    La scena gastronomica locale è una deliziosa miscela di cucina tradizionale messicana, esperienze culinarie contemporanee e un’abbondanza di venditori di cibo di strada. Il cibo tradizionale di Città del Messico è caratterizzato dai suoi sapori audaci, dalla presentazione colorata e dall’uso di ingredienti autoctoni.
    Tacos al pastor con carne di maiale marinata cotta allo spiedo verticale e servita con ananas, è uno dei locali preferiti e un appuntamento fisso in molte liste di piatti da provare.
    Pulque una bevanda fermentata unica ricavata dalla linfa della pianta maguey, è una specialità di Città del Messico, che si trova tipicamente nei bar tradizionali chiamati pulquerías.
    Tlacoyo uno spuntino di cibo di strada meno conosciuto a base di masa di mais blu ripieno di fagioli o formaggio, offre un assaggio delle ricche tradizioni culinarie del Messico.

    7. New York (Stati Uniti)


    PUNTEGGIO: 4.60
    “La Grande Mela”, è una metropoli globale nota per il suo skyline iconico, la cultura diversificata e la scena artistica senza pari. La cucina locale è un crogiolo di tradizioni culinarie di tutto il mondo e i cibi tradizionali di New York City sono definiti dalla loro semplicità e dall’influenza delle numerose comunità di immigrati della città.
    Una delle icone della scena gastronomica newyorkese è la pizza in stile newyorkese caratterizzata dalla sua crosta sottile e pieghevole e dai condimenti generosi.
    La città è anche conosciuta per i suoi bagel un panino unico e pastoso che è diventato sinonimo dell’identità culinaria di New York City.
    E anche se si può trascurare il formaggio tritato un panino fatto con carne macinata, formaggio e condimenti vari, sarebbe un peccato non provarlo insieme al più famoso Reuben .

    8. Parigi (Francia)


    PUNTEGGIO: 4.60
    Parigi, la Città della Luce è famosa per il suo ambiente romantico, la splendida architettura e i musei di fama mondiale.
    La scena gastronomica locale è caratterizzata da squisiti piatti della gastronomia tradizionale francese e da centinaia di accoglienti bistrot e brasserie. La cucina parigina è celebrata per la sua raffinatezza, l’attenzione per gli ingredienti di alta qualità e la preparazione esperta.
    Non c’è niente di più parigino che avere baguette appena sfornate con burro, confettura (frutta e marmellate) e café au lait .
    Andouillette una salsiccia a base di budella di maiale e cipolle, è un piatto parigino divisivo ma autentico, apprezzato da chi ha un gusto per l’insolito.

    9. Tokyo (Giappone)


    PUNTEGGIO: 4.59
    Tokyo, una vivace metropoli che fonde perfettamente le antiche tradizioni con l’innovazione moderna, è nota per il suo imponente skyline, i templi storici e i vivaci quartieri.
    La scena gastronomica locale a Tokyo è un mix eterogeneo di ristoranti di sushi di classe mondiale, izakaya, negozi di ramen ed esperienze culinarie all’avanguardia.
    La cucina tradizionale di Tokyo è caratterizzata da sapori delicati, presentazione artistica e attenzione agli ingredienti di stagione.
    La gente del posto adora il sushi in particolare il nigiri sushi che presenta riso perfettamente condito con i frutti di mare più freschi.
    Un aspetto unico della scena gastronomica di Tokyo è la prevalenza di caffè e ristoranti a tema che soddisfano interessi di nicchia. Fugu  una prelibatezza potenzialmente letale preparata dal velenoso pesce palla, spicca tra questi ed è un’offerta venerata da molti mangiatori avventurosi.

    10. Milano (Italia)


    PUNTEGGIO: 4.59
    Milano, capitale mondiale della moda, è rinomata per i suoi esclusivi quartieri dello shopping, la splendida architettura gotica e la fiorente scena artistica.
    Quando si tratta di cibo, Milano offre il meglio della cucina tradizionale lombarda, insieme a bar per aperitivi alla moda. La cucina milanese è nota per i suoi piatti sostanziosi, i sapori ricchi e l’uso generoso di burro e riso.
    Da nessuna parte è più ovvio che nel risotto alla milanese un piatto di riso cremoso allo zafferano che è emblematico del patrimonio culinario della città.

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

       

      A Firenze Ditta Artigianale fa cinquina

      A Firenze Ditta Artigianale fa cinquina

      E’ cinquina a Firenze per Ditta Artigianale che dalle ceneri di quello che è stato uno dei locali di aggregazione degli anni Novanta e primi Duemila esce dal centro storico e cerca di reinventarsi nei rioni.
      Oddio, piazza Ferrucci proprio periferia non è perché siamo ai piedi delle vie che conducono al piazzale e questi marciapiedi sono pur sempre calpestati da molti turisti ma la zona è popolare e popolana perché lungo le ultime mura che da San Niccolò conducono ai viali per fortuna c’è ancora tanta residenza e non solo i b&b di una città turistica.

      Non solo caffè al caffè

      Una sfida nuova per il brand fondato nel 2013 da Francesco Sanapo e Patrick Hoffer che con il quinto locale fiorentino cerca di entrare nel cuore dei fiorentini e per farlo sceglie di essere non solo un caffè moderno dove poter sostare dalla colazione all’aperitivo ma un luogo di quartiere dove si può anche comprare il quotidiano e il pane appena sfornato.
      Il locale si ripropone con ambizione anche di riportare in auge il concetto di caffè letterario, e per farlo ha in ponte l’organizzazione di appuntamenti con la cultura che coinvolgeranno personalità della città, del mondo istituzionale, delle arti, della cultura e dello sport.

      Cinque locali in dieci anni, il segreto del successo

      Dieci anni fa in via dei Neri aprì a Firenze il primo locale di Ditta Artigianale con l’ambizione di cambiare nei fiorentini la cultura del caffè. Fu un successo.
      Poi vennero le aperture in via dello Sprone, via Carducci, lungarno Soderini e addirittura lo sbarco oltreoceano in Canada.
      Ne ha fatta di strada uno dei maggiori “nasi” del caffè mondiale. Francesco Sanapo ha creduto nella sua idea, in se stesso e oggi il successo lo ripaga. Partì con un solo dipendente e oggi la sua azienda da lavoro a 105 persone. Solo per la caffetteria di piazza Ferruzzi sono 18 le nuove persone assunte, anche se, e ci tiene a sottolinearlo “è difficilissimo trovare personale.!”

       

      Firenze e il suo giardino delle meraviglie

      Firenze e il suo giardino delle meraviglie

      Ecco una visita da non perdere. Poco meno di un mese per ammirare da vicino le mille sfumature, di forma e colore, delle tante tipologie di iris presenti nel giardino dedicato.
      Un’occasione speciale solo per chi visita Firenze fra aprile e maggio.

      Nel cuore turistico di Firenze, con ingresso dal monumentale terrazzo naturale di Piazzale Michelangelo, c’è un giardino panoramico da non perdere. Costruito sul versante della collina che affaccia sulla città e sull’Arno e interamente dedicato al fiore cittadino e alle sue varie ibridazioni.


      La stagionale apertura del giardino dell’iris.

      Il giardino è aperto solo nel periodo di massimo splendore del fiore che i fiorentini chiamano giaggiolo.
      Quest’anno i cancelli si apriranno il 28 aprile 2019 per richiudersi il 25 maggio a fioritura conclusa, ma è questo il momento di organizzarsi per la visita e segnarla in agenda.
      L’ingresso è gratuito con offerta libera e il consiglio per gli appassionati è di armarsi di macchina fotografica. Migliaia le sfumature, i colori e la forma delle tante ibridazioni, alcune rarissime, da ammirare nel pieno della fioritura.


      Fior di giaggiolo: il simbolo di Firenze

      Come mai però questo fiore e Firenze sono così legati?
      L’iris è da sempre simbolo della città. Una sua rappresentazione stilizzata appare nei soldi d’argento della repubblica fiorentina del XII secolo e, successivamente, nel fiorino d’oro.
      Il “giglio” che appare nel gonfalone della città fin dal 1250, è in realtà un’iris bianca della varietà alba florentina – che cresceva spontaneamente nella valle dell’Arno.
      Nel 1266, dopo la cacciata dei Ghibellini, i Guelfi invertirono i colori dello stemma cittadino, creando l’insegna che è rimasta fino ad oggi: un’iris rossa – mai esistita in natura – su sfondo bianco.


      Premio all’iris più bello

      Ogni anno si premia l’iris più bello in un apposito concorso
      Il fiore in Toscana è chiamato giaggiolo (dal latino gladius = spada) per la struttura spadiforme delle foglie. Firenze è “la sua capitale” ed è in questa città che, dal 1954, esiste un Concorso Internazionale . Si premiano le migliori varietà di iris conservandone una traccia storica nel giardino del Podere dei Bastioni, sul lato est del Piazzale Michelangelo.

      Il concorso, richiama ogni anno in città gli ibridatori di tutto il mondo, che propongono varietà nuove nei colori e nelle forme.
      Sono almeno 150 i concorrenti a stagione e i “nuovi” fiori proposti sono più o meno 300.
      Una giuria internazionale conferisce, alla varietà più bella, il “Fiorino d’oro”. L’amministrazione comunale, invece, assegna il premio “Città di Firenze” all’iris il cui colore si avvicina maggiormente al rosso del gonfalone.
      Negli annali è rimasta storica la vittoria, nel 1973, dell’americano George Specht con “Rosso Fiorentino” la prima Iris ibridata in Italia ad aggiudicarsi entrambi i premi.

      Piero Bargellini e l’Iris

      Il giardino è nato dopo il Concorso. Tutto è nato dall’idea di dare ospitalità alle migliori varietà del fiore. Una figura importante come Piero Bargellini, il sindaco dell’alluvione capì ne l’importanza internazionale.
      Alle signore Flaminia Specht e Nina Stross Radicati, membre della Società Italiana Amici dei Fiori nonché appassionate ibridatrici, fu assegnato il Podere dei bastioni.

      Il giardino, progettato dall’architetto Giuliano Zetti, fu inaugurato nel maggio 1957. Arricchito di donazioni fatte da molti coltivatori, botanici e appassionati italiani e stranieri, fra cui si segnala la collezione di iris storiche del Memorial Garden di Montclair, Usa. Attualmente, dopo la costruzione nel 1967 del laghetto creato per ospitare le specie acquitrinose, come quelle le giapponesi e la Louisiana, il giardino si spande per due ettari in mezzo ad uno straordinario uliveto.


      Armati di macchina fotografica o cavalletto

      Perdersi fra i vialetti, le piazzole, le scalette e le scalinate che sinuosamente si snodano in sali scendi, è emozione unica.
      I profumi avvolgenti delle ibridazioni quasi stordiscono insieme alla bellezza della natura che si esprime in forme e sfumature cromatiche in alcuni casi davvero incredibili.
      Ogni aiuola è un esplosione di colori e il soggetto è perfetto per scatti fotografici indimenticabili.
      Il consiglio, dato il tempo ristretto di apertura del giardino e la conseguente grande affluenza è di armarsi di pazienza. Suggeriamo di visitarlo in giornate feriali o in orario di pranzo nei festivi per evitare i maggiori afflussi.
      Lo spettacolo della natura sarà assicurato!

      Orari e consigli

      Ingresso gratuito.
      Orario d’apertura tutti i giorni festivi compresi (dal 28 aprile al 25 maggio): dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.30. Sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.30. Ultimo ingresso mezz’ora prima dell’orario di chiusura.
      Il giardino può essere visitato anche durante il resto dell’anno previo appuntamento con la possibilità di prenotare anche visite guidate.
      Vietato l’ingresso ai cani (con eccezione dei cani guida) e parzialmente accessibile ai diversamente abili.
      Con i mezzi pubblici è possibile arrivarci con le linee 12 e 13 dalla stazione di Campo di Marte e Santa Maria Novella.

      Una piccola città di Tenerife e il più grande spettacolo pirotecnico d’Europa

      Una piccola città di Tenerife e il più grande spettacolo pirotecnico d’Europa

      Anche quest’anno, e ormai va avanti da più di 250 anni, il piccolo comune di Los Realejos, a Tenerife, ai piedi de La Orotava e del Parco nazionale del Teide, si prepara a mettere in scena il 3 maggio una vecchia rivalità tra due strade che produce il più grande spettacolo pirotecnico che si possa vedere in Europa.


      Esplosioni, colori e un prodigio di luci

      Tonnellate di polvere da sparo e tecnologie sofisticate danno vita a un prodigio di luci e suoni che emoziona e commuove. Quasi due ore di esplosioni, colori brillanti, fuochi d’artificio, botti e lampi che illuminano e fanno vibrare le strade e i quartieri di El Sol ed El Medio, in un raro omaggio alla Santa Croce che sfila per le sue vie ma viene fermata tra un fuoco e l’altro per far contemplare anche a lei questo spettacolo unico ed esclusivo che parte dai campi isolati ma anche dai tetti di molte case.

      Vulcani, fontane, razzi, candele, bengala, petardi, mortaretti, tuoni, batterie in sequenza creano una moltitudine di effetti visivi, combinando colori, scintille, lampi, incroci di direzioni e anche toni sonori sotto forma di sibili, fischi ed esplosioni. Tutto questo è il risultato di diverse combinazioni di salnitro, zolfo, carbone, solfato di rame, canfora, destrina, antimonio e dell’abilità di artigiani dediti al raro mestiere di creare capolavori che però finiscono in un attimo. 


      Ai piedi del Teide una magia lunga 250 anni

      Questi fuochi si trasformano in una sorta di magia che dura pochi secondi, ma che riempie di entusiasmo e ammirazione chi la contempla. Ciò che conta è la celebrazione stessa e la pacifica “sfida” tra le due strade che risale a più di 250 anni fa e che non ha mai visto un vincitore o un vinto, perché in realtà non è né una gara né una sfida. In ogni caso, l’unica a vincere è la Santa Croce, la vera protagonista della festa, a cui tutti gli alentejani di una strada o dell’altra sono devoti. È una tradizione che si rafforza ogni anno, con le nuove generazioni che ereditano l’usanza dai padri. Questa celebrazione è stata riconosciuta come Festival di interesse turistico nazionale dal 2015 e aspira a diventare di interesse turistico internazionale nel futuro prossimo.
      “In questa nuova edizione delle tradizionali Feste di Maggio di Los Realejos, la città più festosa della Spagna, sono previste più di 70 attività culturali, religiose, sportive, solidali e devozionali – afferma il sindaco Adolfo González – con l’esaltazione della gastronomia, della musica e dei costumi delle nostre isole come focus di queste celebrazioni che, ancora una volta, invaderanno le strade del comune, un luogo unico la cui personalità e carattere sono stati forgiati sulla base delle esperienze, delle usanze e delle eredità tramandate nella sua storia”.


      Un’apparizione meravigliosa

      Come spesso accade, i simboli religiosi – vergini, santi, croci, ecc. – nascono in modo miracoloso a metà strada tra storia e tradizione.
      La storia della Croce di Los Realejos racconta che nel 1666 un cavaliere stava attraversando il burrone di Pago de la Higa quando il suo cavallo si fermò bruscamente e si rifiutò di seguirlo. Il padrone, infastidito, lo esortò a proseguire e il cavallo finì per disarcionarlo. Quando il cavaliere si riprese dalla caduta, scoprì che l’animale stava scavando nella terra.
      Il proprietario del terreno, commosso dall’evento, ordinò in quel posto la costruzione di una cappella, il Montículo de la Suerte, che sarebbe poi diventata la chiesa dell’Apostolo San Giacomo (in ricordo della festa in cui i soldati castigliani conclusero la conquista di Tenerife). Di quella croce rimangono solo alcuni pezzi di legno, che ora si trovano all’interno di una croce in filigrana d’argento (1677), che è quella che viene fatta sfilare per le strade il 2 e il 3 maggio di ogni anno. 


      300 croci a Los Realejos

      Ed è anche la croce – in realtà le croci, perché ce ne sono più di 300 esposte nel comune – un’altra delle rivalità che riguarda tutta la città e tutte le sue strade.
      Cappelle, portoni, finestre, vetrine, interni di case, cortili, persino semplici muri sono decorati con delle croci e, fuori dalla città, si ritrovano anche su scogliere, scogli in mare, strade e burroni in montagna. Centinaia di croci e milioni di fiori raccolti in deliziosi bouquet che formano un insieme delle varietà più belle e profumate. Orchidee, anthurium, rose giganti, tulipani, garofani, margherite, calle e, naturalmente, la
      Strelitzia reginae, meglio conosciuta come uccello del paradiso, la pianta più tipica delle Isole Canarie.

      Ma insieme alle croci, ciò che rende unica questa festa sono i fuochi. Tutto iniziò come una rivalità tra due quartieri, addirittura due strade dello stesso comune, le vie El Sol ed El Medio; ma anche, si dice, tra due classi sociali molto diverse: i proprietari dei terreni attraverso i quali correva Calle El Medio, conosciuta anche come Calle de los Marqueses, e i mediatori e i piccoli agricoltori di Calle El Sol. Nacque così el pique, la rivalità che risale al 1770, anche se questi forti contrasti economici ora sono scomparsi.


      Due quartieri e una disfida

      Ma perché i due quartieri si sono scontrati? E da dove è nata questa rivalità? Storicamente, si trattava di una giornata di conflitto simulato tra marchesi e contadini. “El pique” consisteva nell’accendere in ogni strada falò, produrre fumo colorato e fare molto rumore al passaggio della croce in processione, in modo che vincesse chi aveva i falò più grandi, le colonne di fumo più alte o faceva maggior rumore.

      Ma con l’arrivo dei fuochi d’artificio, quei semplici fuochi accesi dai fedeli sui marciapiedi e negli androni delle case si sono trasformati in vere e proprie battaglie campali con petardi e mortaretti che volavano orizzontalmente nel cielo alla ricerca della strada “nemica”. Si racconta che un anno gli abitanti di Calle del Sol portarono un cannone autentico dal Fortín de San Fernando sulla costa del Real, lo riempirono di polvere da sparo e lo diressero verso i tetti di Calle del Medio, un tempo separati da un burrone – ora trasformato in strada – a soli 40 metri l’uno dall’altro. Non sono stati segnalati danni alle persone, ma c’è stato un attimo di esultanza in Calle del Sol e di panico in Calle del Medio. Si è trattato di qualcosa di più di una semplice “pique”.

      Autofinanziamento popolare

      Una singolarità di questa festa e dei suoi fuochi d’artificio è che sono finanziati dai contributi dei residenti; quella che viene chiamata la “perra de la Cruz” è una tradizione e una necessità che porta a chiedere porta a porta il denaro che verrà poi investito nelle feste, con tutti i vicini e i simpatizzanti che collaborano con una quota mensile che viene aumentata negli ultimi giorni quando si fa l’ultima raccolta. Oltre a questo finanziamento, durante l’anno vengono realizzate diverse attività per incrementare i fondi, come escursioni, pasti, viaggi, ecc. e le tradizionali lotterie e fiere natalizie. Contribuiscono al fondo anche le donazioni che molte persone inviano da fuori del comune e quelle raccolte in ogni cappella della Croce. Inoltre, in passato, venivano stese tovaglie e si allevavano maialini e c’è stato anche un periodo in cui si curavano i puledri per poi venderli. Vale la pena menzionare lo sforzo compiuto dagli abitanti del villaggio, sia dal punto di vista morale che economico, per realizzare queste Festa della Croce, dato che non ricevono sovvenzioni o aiuti ufficiali di alcun tipo, cosa che conferisce a queste feste un carattere unico. 

       

      Oggi la vecchia “guerra” è un motivo di festa che trasforma Los Realejos, a Tenerife, il 2 e 3 maggio in uno dei villaggi più decorati e belli della Spagna. Ma ciò che non è cambiato è l’essenza che ha sempre caratterizzato queste celebrazioni e cioè la venerazione della Croce, accogliendo a braccia aperte tutti coloro che ogni anno vengono ad ammirare la devozione e la dedizione che i residenti di entrambe le strade mettono nella realizzazione di una festa unica e incomparabile.