Un vino dalla personalità unica: Il Terrano. Il Carso con le sue storie e i suoi paesaggi, tra echi di battaglie e vento del futuro: il Terrano.
Fra i tanti vini italiani non solo non è uno dei più celebri, ma è anche uno dei meno conosciuti. Forse anche da parte dei colleghi abituati a girare Italia e papille gustative alla scoperta di novità.
Terrano, il vino del Carso
Una pecora nera o una mosca bianca? Come preferite. Per me è unico, esclusivo e peraltro antichissimo. Tanto antico che Plinio il Vecchio ne fece riferimento nell’opera “Naturalis Historia”. “Nasce nel golfo del Mare Adriatico, non lungi dalla sorgente del Timavo, su un colle sassoso dove alla brezza marina matura per poche anfore”.
Leggenda narra che sia solo per i più forti. E il Terrano è decisamente caratteriale. O lo ami o lo odi.
Strano e sapido come lo sono le vigne abbarbicate in equilibrio instabile e inclinato su brulla roccia sferzata dalla bora.
Il mare avvolge le radici di queste piccole pianticelle che affondano in una terra rossa e inconfondibile. Teatro impotente di un’inutile strage.
Siamo su un altopiano roccioso calcareo. In una terra di confine impervia e selvaggia con rocce permeabili che scavano, quasi trapassando la terra. E non è un caso se nei paraggi ci sono le grotte più grandi d’Europa. Sarnico e un misterioso fiume sotterraneo che riemerge solo alla foce, il Timavo.
Carso bianco e rosso sangue
Ma fra queste doline, giusto un secolo fa, è scorso anche il sangue di tanti innocenti. Carso è il nome della terra che da origine a questo vino. Un nome che fa tremare i polsi a chi ha sentito i racconti di trincea fatti dai nonni.
Su questa costa di confine divisa fra ben tre nazioni, il vento soffia furioso in tutto il golfo: da Grado fino a Zara.
Siamo sopra Trieste, città famosa soprattutto per lo Spritz in quel terreno brullo chiamato Carso dov’ era la trincea in cui Ungaretti marciva. Qui fra una battaglia e l’altra componeva poesie immortali sui pacchetti di sigarette.
Oggi, al posto di quelle trincee ci sono insieme al ricordo le cantine che custodiscono eccellenti vini e nel caso di Cormons si è voluto creare anche il vino della pace.
Il Carso che geograficamente si divide fra Italia, Slovenia e Croazia è un susseguirsi di paesaggi selvaggi e microscopici paesini silenziosi. Profumo di salmastro, stradelle selciate, muri a secco e bilinguismo.
Terra povera, crocevia di mondi, culture e crudeltà che viveva di miseria e agricoltura.
Qui soprattutto, grazie al clima unico a metà strada esatta fra Alpi con i suoi parchi e Mediterraneo, ai tempi dell’Impero Austro Ungarico si coltivava frutta e verdura per il mercato di Trieste e fiori per quello di Vienna.
Solo più tardi è nato l’amore per la vite grazie alla passione e caparbietà degli sloveni. Si occupano da sempre di agricoltura, mentre gli italiani preferiscono la pesca e il mare. Hanno vinto la guerra con la roccia e sono riusciti a mettere a dimora, pianta dopo pianta le viti.
Un vino antico
Da quelle pianticelle oggi si produce un’eccellenza dell’enologia mondiale: il Terrano. Vino del Carso inconfondibile con la sua personalità spiccata.
Pare scolpito dalla roccia e da quel terreno difficile da trattare che gli regala molte virtù. Dalla montagna prende l’acidità, dal mare la sapidità e dalla roccia la mineralità. Inconfondibile, caratteristico e caratteriale dicevamo.
E’ un vino “antico” molto naturale. Poca chimica sia in vigna che in cantina, fermentazione spontanea e niente chiarifiche e filtrazioni.
ll Terrano nasce dall’omonimo vitigno autoctono a bacca rossa e discende dal Refosco. Vini acidi ed aspri difficili da domare.
Insieme ad esso in Carso per completezza c’è, la Malvasia doc istriana meno aromatica e più minerale rispetto alle malvasie più famose. Curiosa la Vitovsk, interessante ibrido a metà fra Malvasia e Gerla (l’uva con cui in Veneto fanno il prosecco tanto per intendersi) e poi fra i distillati da assaggiare è sicuramente lo slivowitz
Terrano il vino, refosco il vitigno
Il Terrano è un vino seducente dai profumi intensi con gusto aspro e deciso che col passare del tempo diviene sempre più invitante.
Secco, colore rubino intenso, riflessi violacei e profumo selvatico ricco di frutti di bosco e violetta. In bocca è moderatamente tannico, con una forte acidità e un corpo vigoroso, ma di grande armonia. La gradazione moderata e l’acidità ne fanno il compagno ideale dei cibi della tradizione contadina locale. Fra tutti i deliziosi salumi e formaggi ma anche i più appetitosi piatti tipici del Carso. Selvaggina e i piatti di carne in genere, su tutti il maiale e la caratteristica jota, una minestra di fagioli e crauti. Ma sul Carso il Terrano non disdegna anche i pesci grassi come salmone e anguilla.
Dove degustarlo? Ma in un osmiza!
Il luogo migliore dove degustarlo è senza dubbio una Osmiza. Una di quelle case private, in genere costruzioni tipicamente carsiche, aperte per brevi periodi. Qui, a prezzi convenienti è possibile degustare i prelibati prodotti locali, serviti in tavola con il sorriso e la familiarità dei gestori del luogo.
E per panorama un affascinante scenario rurale affacciato sulle luci del golfo di Trieste.
Il Terrano, il vino che racconta il Carso.
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