200 parapendii e deltaplani in volo sul Monte Grappa a Pasqua

200 parapendii e deltaplani in volo sul Monte Grappa a Pasqua

Dal 27 marzo al primo aprile torna il summit mondiale dei migliori piloti al mondo, anche da Cina e Corea. É il “Trofeo Montegrappa”: gli Icaro moderni saranno impegnati in gare lunghe anche oltre cento chilometri dai Colli Asolani a quelli vicentini.
Emanuele Reginato, presidente del Consorzio Turistico Vivere il Grappa: “Oltre centomila presenze all’anno per il volo libero, indotto da decine di milioni di euro per il territorio”


I colori dei moderni Icaro in volo sul Grappa

Chi osserverà il cielo del Monte Grappa nei giorni di Pasqua lo vedrà colorarsi di centinaia di vele colorate. Saranno circa duecento i moderni Icaro a prendere il volo per il Trofeo Montegrappa, l’evento che ogni anno raduna il gotha mondiale del parapendio e del deltaplano alle pendici del sacro monte, per godere delle correnti ascensionali uniche a livello europeo, ma soprattutto per sfidarsi in epiche battaglie lunghe anche più di cento chilometri lungo l’arco delle Prealpi trevigiane e vicentine, passando per il Massiccio del Monte Grappa, recentemente insignito del bollino Mab Unesco. 


Cos’è il “Trofeo Monte Grappa”

Il Trofeo Montegrappa, fondato nel 1982, è giunto alla 38ma edizione (alcune nel corso degli anni non si sono disputate) e da tradizione si celebra sotto le festività pasquali, quest’anno dal 27 marzo al primo di aprile.
Le fasi di decollo e atterraggio sono in assoluto le più spettacolari: i piloti saranno visibili dai Colli Asolani ai colli vicentini (Malo, il Monte Carega e il Monte Pasubio a ovest) per decine di chilometri di cielo.
Gli atterraggi ufficiali saranno al confine tra le province di Treviso e Vicenza: a San Giacomo a Romano d’Ezzelino, Garden Relais, Paradiso e San Pierin a Borso del Grappa. I punti di decollo ufficiali invece sulle Antenne di Rubbietto a Conco-Lusiana e Romano d’Ezzelino. 

“Per il secondo anno di seguito gareggeranno assieme parapendii e deltaplani”, spiega Lorenzo Zamprogno, presidente del Club Volo Libero Montegrappa, associazione attiva dal 1979 che, in collaborazione con l’ Aeroclub Aec Blue Phoenix, organizza l’evento.
“La partecipazione è limitata a 150 piloti di parapendio tra i migliori del panorama internazionale e a 48 piloti di deltaplano, 200 professionisti in tutto che durante le cinque giornate di gara si sfideranno tra loro per conquistare le “boe” definite dalla commissione di gara e completare il percorso nel più breve tempo possibile. Avevamo anche molte altre richieste, ma non abbiamo la possibilità di accogliere tutti i piloti che vorrebbero partecipare.”
Sarà battaglia: confermata la presenza dei migliori piloti al mondo di parapendio, professionisti provenienti da venti nazioni diverse tra le quali Germania, Francia, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Svizzera, Gran Bretagna e Ungheria, ma anche da Islanda, Finlandia e persino da Cina e Corea.
Non dimentichiamo che la selezione è durissima: i partecipanti vengono scelti tra i migliori 150 al mondo secondo il ranking Fai.

Le regole del trofeo

Il Trofeo di deltaplano esiste dal 1982 quello di parapendio dal 1990.
Si tratta di una delle competizioni più famose al mondo, sia per la sua longevità che per il contenuto tecnico della competizione ed è riconosciuta dalla federazione aeronautica internazionale FAI.
Il Trofeo Montegrappa si svolge su cinque “task” (ossia manches), una al giorno.
Si tratta sostanzialmente di una gara di velocità. Il percorso viene assegnato dal direttore di gara su base giornaliera e consiste in una serie di boe da smarcare tramite il GPS di bordo.
La partenza si svolge in due fasi i piloti hanno circa un’ora per decollare e posizionarsi in cielo vicino alla linea di partenza virtuale. Al momento stabilito dall’organizzazione possono attraversare la linea tutti assieme e iniziare il volo verso la meta.
Il pilota che nel minor tempo possibile completa il percorso è il vincitore di giornata. La somma dei punteggi sancirà chi conquista le varie medaglie, divise tra le categorie “assoluta”, “serial”, “sport” e “femminile” in base alle certificazioni dei vari piloti.
Per ragioni di sicurezza e d’organizzazione la partecipazione ad oggi è limitata a 150 piloti di parapendio: 140 piloti selezionati in base al ranking FAI WPRS al 31 dicembre 2023; 7 wild card assegnate dall’organizzazione; 3 wild card assegnate dal Team Leader della nazionale italiana e 10 posti riservati alle donne.
Gli atterraggi ufficiali per l’edizione 2024 saranno a San Giacomo a Romano d’Ezzelino, Garden Relais, Paradiso e San Pierin a Borso del Grappa.
I punti di decollo ufficiali invece sulle Antenne di Rubbietto e a Conco-Lusiana.  Organizza l’Asd Volo Libero Montegrappa, attivo dal 1979, il presidente è Lorenzo Zamprogno, in collaborazione con l’AeC Blue Phoenix il cui presidente è Zanocco Damiano.
Pedemontana e Grappa: capitale mondiale del volo libero


Le correnti ascensionali che fanno la differenza

Lo sport del volo libero ha trovato a Borso del Grappa, nel Trevigiano, le condizioni ideali per essere praticato.
Le ragioni del successo di questa disciplina sono essenzialmente tre. Innanzitutto, le particolari condizioni meteorologiche che consentono lo sviluppo di correnti ascensionali praticamente nell’arco di tutto l’anno, permettendo voli della durata anche di alcune ore.
Correnti che nascono di fronte a precipizi quasi verticali, dai quali è ideale iniziare il volo.
Quindi, la facilità con la quali si possono raggiungere i diversi punti di decollo, situati sul versante meridionale del massiccio. Infine, la presenza di aree di atterraggio ritenute di grande validità sotto il profilo della sicurezza.


Pedemontana e Grappa capitali del volo libero

Ma non sarà solo un evento sportivo. L’indotto economico locale è enorme, se si pensa che il volo libero da solo vale circa il 13% del Pil dell’intero Comune di Borso, considerato dagli addetti ai lavori una sorta di capitale europea per il settore.
Non ci sono stime aggiornate, ma a livello territoriale si parla di decine di milioni di euro di indotto.
Il volo libero rappresenta infatti un’importante risorsa turistica per la Pedemontana. Sono oltre centomila le presenze turistiche generate, si stima che ogni stagione passino in questi luoghi circa ventimila piloti per uno sport ancora poco conosciuto in Italia, considerando che il bacino d’utenza maggiore è la Germania, dove ci sono 45.000 appassionati.

 

 

I 10 giardini più belli dove fioriscono i tulipani

I 10 giardini più belli dove fioriscono i tulipani

Le immagini delle loro fioriture all’ombra dei mulini a vento olandesi sono iconiche cartoline dei Paesi Bassi, ma i tulipani fiori amati da molto per la loro forma, i loro profumi e lo spettro incredibile della loro tavolozza ammaliano molti e oggi non è più fondamentale recarsi in Olanda per ammirare (grosso modo da fine marzo ai primi di maggio) la loro fioritura.
Sono molto diffusi negli ultimi anni anche in Italia le fioriture di tulipani fiore che ricordiamo è coltivato fin dai tempi antichi. 


I fiori amati anche dai sultani

Pare che in Medio Oriente fossero già molto diffusi fin dall’anno Mille tant’è che nell’Impero ottomano erano tra i fiori più pregiati, sinonimo di ricchezza e di potere al punto che i sultani organizzavano sontuose feste nelle loro corti reali per festeggiare la loro prima fioritura.
In Europa arrivarono per la prima volta nel 1554 grazie all’ambasciatore fiammingo alla corte di Ferdinando I alla corte di Solimano il Magnifico tale Ogier Ghislain de Busbecq che spedì alcuni bulbi al botanico Carolus Clusius, responsabile dei giardini reali olandesi.
Da allora l’Olanda è considerata la terra dei tulipani. Oggi sono considerati i primi messaggeri della primavera dato che sono fra ii primi fiori a sbocciare ogni anno, tra fine marzo e metà maggio.
Come detto oggi però non è necessario andare fino in Olanda per ammirarli, ma basta passeggiare in alcuni meraviglio si campi multicolor in Italia. Ecco dove!


1 – Villa Pisani Bolognesi Scalabrin, Vescovana, Padova (Veneto)

Nei dintorni di Padova, a sud della città si estende una grande pianura delimitata dai colli Euganei, dal mare e dai fiumi che affascinò il poeta Schelley.
In questo contesto, circondata da uno splendido giardino, è Gromboolia, ovvero la villa del doge Pisani, così rinominata dalla contessa Evelyn van Millingen Pisani, sposa di Almorò III, in onore al regno immaginario sognato da Edward Lear.
Alla contessa Evelyn è dedicata Giardinity, l’installazione di bulbi olandesi della garden designer Jacqueline van der Kloet. che conta di 60.000 tulipani che fioriscono ogni primavera, tingendo il giardino di mille colori.
Oggi lo spirito di questa donna dell’Ottocento rivive nel suo suggestivo e magico Hortus Floridus, nella ricchezza e nella varietà di colori e di piante di Giardinity, nel prato punteggiato di tulipani e fiori spontanei.
Villa e giardino sono aperti al pubblico tutti i giorni.


2 – Parco giardino Sigurtà, Valeggio sul Mincio, Mantova (Lombardia)

Un tesoro verde di oltre 600 anni che nasce dalla perfetta fusione tra un parco storico e un giardino moderno.
La storia del Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio inizia il 14 maggio del 1407, quando, durante la dominazione veneziana di Valeggio sul Mincio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò l’intera proprietà che al tempo aveva una funzione puramente agricola. Vicino alla casa principale, si trovava un piccolo e geometrico giardino dedicato all’ozio dei nobili dalla quale poi nacque il giardino aperto poi per la prima volta al pubblico nel 1978 e divenuto in breve tempo meta prediletta di famosi botanici, amanti della natura e ospiti illustri fra cui Alexander Fleming, Selman Waksman, Conrad Lorenz e Albert Sabin, Carlo d’Inghilterra, Margareth Thatcher, Luchino Visconti e Indro Montanelli.
Vincitore di numerosi premi tra cui quello di parco più bello d’Italia nel 2013 e di secondo parco più bello d’Europa nel 2015, il Parco Giardino Sigurtà incanta i visitatori con il suo milione di tulipani di tantissime tonalità che sbocciano un po’ ovunque e affascina anche i social al punto di essere fra i cinquanta monumenti più fotografati d’Italia (leggi qui).
Andate a cercarli nei diversi punti del giardino troverete anche quelli acquatici.
Anche quest’anno nei mesi di marzo e aprile, inoltre, il parco accoglie Tulipanomania, la fioritura di tulipani già premiata a livello mondiale nel 2019 dalla World Tulip Society.

Foto di Annette da Pixabay


3 – Villa Taranto, Verbania (Piemonte)

Sulle rive occidentali del lago Maggiore in Piemonte sono i giardini di Villa Taranto, considerati tra i più belli al mondo e non solo per i tulipani.
L’aspetto odierno del giardino è il risultato dell’opera del capitano scozzese Mc Eacharn, iniziata nel 1931data in cui decise di acquistare la proprietà dalla marchesa di Sant’Elia per trasformarla in un esemplare giardino all’inglese, situato in un lembo d’Italia che, pur con maggior morbidezza e ricchezza di toni, poteva ricordargli la nativa Scozia.
Mc Eacharn fece diventare il giardino una vera e propria opera d’arte con migliaia di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo, distribuiti su un’area di circa 160 000 m² percorsa da ben 7 km di viali.
Oggi questa galleria d’arte botanica comprende circa 1.000 piante non autoctone e circa 20.000 varietà e specie di particolare valore.
I giardini sono suddivisi in diverse aree fra cui gli spettacolari giardini terrazzati con le cascatelle, la piscina e le vasche per ninfee e fior di loto, il “Giardino d’inverno” e il “Giardino palustre”, le fontane ornamentali e i giochi d’acqua.
In primavera, l’appuntamento da non perdere è la Festa del Tulipano, durante la quale viene allestito un labirinto di tulipani, ovvero un lungo sentiero sinuoso di circa 400 metri dove passeggiare e ammirare i bulbi appartenenti a 65 varietà differenti: tra queste il tulipano frangiato Fancy frills dal colore rosa pastello, l’appariscente Gold Fever dal giallo intenso e il candido Snow Lady, bianco come la neve.
Questi splendidi giardini sono aperti al pubblico dal 1952, ma Villa Taranto non è visitabile, in quanto sede della Prefettura della Provincia del Verbano – Cusio – Ossola. 


4 – I giardini di Sissi, Merano (Trentino Alto Adige)

Qui potrete passeggiare tra 300.000 fiori diversi fra cui tulipani, narcisi e giacinti esattamente come faceva la celebre principessa Sissi oltre un secolo fa.
I Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano non a caso sono stati ribattezzati i giardini di Sissi in omaggio all’imperatrice d’Austria che elesse questo castello a suo domicilio invernale.
Ma dalla metà dell’Ottocento in poi anche altri illustri turisti giunsero da tutta Europa per una pausa di benessere nella città termale di Merano, nota per il clima mite e la vegetazione mediterranea.
Estesi a digradare su una superficie di 12 ettari, i Giardini di Castel Trauttmansdorff riuniscono in un anfiteatro naturale paesaggi esotici e mediterranei, vedute mozzafiato sugli scenari montani circostanti e su una Kurstadt Merano baciata dal sole.
In più di 80 ambienti botanici diversi crescono piante provenienti da tutto il mondo.
La primavera è il momento giusto per veder sbocciare  splendidi tulipani, se ne contano oltre 250.000 bulbi.
Al centro del giardino botanico si trova il castello stesso, dove un tempo soggiornavano l’imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie, e che oggi ospita un ristorante e il Touriseum. 

Foto di Andreas Hensel da Pixabay

5 – Castello di Pralormo, Torino (Piemonte)

Il castello di Pralormo, di origini medievali, fu restaurato nel XIX secolo dal conte Carlo Beraudo di Pralormo, diplomatico e uomo politico dell’età albertina, che lo trasformò in dimora chiamando ad operare il famoso architetto paesaggista tedesco Xaver Kurten al fine di creare un magnifico giardino all’inglese.
Come ogni primavera, anche quest’anno, dal 30 marzo al 1 maggio 2024, il castello che si trova a soli 30 chilometri da Torino, ospita Messer Tulipano, amatissima manifestazione che celebra questo meraviglioso fiore. Si potrà passeggiare nel parco tra i colori di 100.000 tulipani, esposizioni a tema e scenografie eccezionali.
La manifestazione, inoltre, coinvolge tutto il parco, tra aiuole morbide e sinuose dei grandi prati alle aiuole serpeggianti tra gli alberi secolari.
Messer Tulipano è nato nel 2000 da un’idea di Consolata Pralormo che dopo un viaggio in Olanda pensò di dar vita nel parco storico del castello di famiglia ad un grande evento dedicato al tulipano.
Da allora ogni edizione ospita un nuovo piantamento, completamente rinnovato nelle varietà e nel colore. Andate a scoprire allora i tulipani di questa edizione. 

Foto di Christiane da Pixabay

6 – Castello reale di Govone (Piemonte) 

Il castello di Govone fu una delle residenze della casa reale dei Savoia dal 1792 al 1870, iscritta alla lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco, ora adibita a palazzo comunale.
Fu re Carlo Felice, insieme alla moglie Maria Cristina a restaurare completamente il castello e a riqualificare ed ampliare il suo parco dotato di giardino all’italiana.
In questa storica ed affascinante cornice ogni anno si festeggia l’inizio della primavera con romantiche passeggiate tra i tulipani selvatici che crescono spontaneamente nel parco.
Si tratta dei Tulipa oculus solis Saint-Amans, varietà Praecox Ten, che tingono di rosso il sottobosco di platani, ippocastani e querce.
Ma ricordate che la loro fioritura dura solo una decina di giorni. In occasione di questo spettacolo della natura si può inoltre partecipare a visite guidate al castello, concerti, mostre d’arte ed esposizioni di ricami bandera, spettacoli all’aperto per bambini, sfilate di figuranti in costume e degustazioni di prodotti locali. 

Foto di Todd MacDonald da Pixabay

7 – Parco delle Groane, Arese, Milano (Lombardia) 

È un grande campo cosiddetto u-pick, nato da un’idea di Edwin Koeman e Nitsuhe Wolanios, una coppia di olandesi che volevano creare il luogo più sereno e colorato della provincia di Milano.
In questo meraviglioso campo di tulipani alle porte di Milano si può passeggiare tra i fiori colorati e poi raccogliere e portare a casa tutti i tulipani che si vuole.
Situato nel Parco della Groane, accanto al bellissimo borgo Valera e alla settecentesca Villa Ricotti, il giardino di tulipani si estende per 2 ettari e ospita circa 450 varietà.
La fioritura dura al massimo sei settimane a partire dalla metà del mese di marzo.
Ai visitatori vengono dati dei cestini dove raccogliere i fiori raccolti. Non vi resta che rilassarvi immergendovi tra i colori della natura.

Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

8 – Giardini della Landriana, Tor di San Lorenzo, Ardea (Lazio)

A sud di Roma, in località Ardea si trovano i Giardini della Landriana, realizzati negli anni Sessanta da Lavinia Taverna e dall’architetto paesaggista inglese Russell Page.
Questi splendidi giardini dall’ambientazione mediterranea si estendono per oltre 10 ettari all’interno della grande tenuta della Landriana, sul litorale laziale.
La caratteristica del giardino è di essere diviso in “stanze”, ognuna delle quali vanta una particolare caratteristica botanica che la rende unica, come ad esempio la valle delle rose antiche con il lago, il giardino degli aranci, il viale bianco, il giardino degli ulivi, il prato blu, la vasca spagnola e molte altre da scoprire durante una piacevole visita guidata.
In particolare nel giardino degli ulivi e in quello dei viburnum potrete ammirare degli splendidi tulipani.
Anche quest’anno, dal 25 al 28 aprile 2024, i giardini accoglieranno la Primavera alla Landriana.
In occasione dell’evento si potrà visitare il giardino botanico. 


9 – I tulipani di Blufi, Palermo (Sicilia)

Nei dintorni di Blufi, comune palermitano situato su un colle del versante meridionale delle Madonie, fioriscono i tulipani selvatici.
Precisamente vicino al Santuario Madonna dell’Olio si trova un bellissimo campo di tulipani che da qualche anno ormai è diventato meta abituale degli appassionati di natura e fotografia.
Tra mandorli e ulivi, qui fiorisce il tulipano precoce o Tulipano di Raddi (Tulipa raddii).
Resistenti alle operazioni di aratura dei terreni, per via della posizione dei bulbi a circa 50 cm di profondità, i tulipani selvatici fioriscono generalmente tra marzo e maggio.
Chi percorre la strada statale 290 in primavera quindi noterà una bellissima distesa dal colore rosso vivo che ricrea uno scorcio di Olanda in piena Sicilia


10 – Il giardino di Lù, Pimental, Cagliari (Sardegna)

Anche questa primavera apre “Il Giardino di Lù“, a Pimentel, piccolo paese agricolo nella provincia del Sud Sardegna.
Qui in un fondovalle percorso dal rio Funtana Brebeis, fioriscono 100 mila bulbi di tulipano piantati 6 anni fa nella memoria di Luena, scomparsa per un tumore ovarico.
Da allora la mamma di Luena ha costruito una rete sociale dedicata alla sensibilizzazione e alla prevenzione.
I proventi della raccolta vengono devoluti alla ricerca sul cancro ovarico. Si può accedere al giardino dalla metà di marzo, l’ingresso è gratuito.

7 buoni motivi per passare la Settimana Santa in Catalogna

7 buoni motivi per passare la Settimana Santa in Catalogna

Per restare fedeli al detto “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” non c’è modo migliore che stupire i propri compagni di viaggio con una vacanza in Catalogna.
Meno noti (e affollati) degli eventi della Semana Santa spagnola, gli appuntamenti della Setmana Santa catalana regalano grandi emozioni e sorprese a chiunque voglia seguirli, più o meno religiosamente. Dalle celebrazioni sacre proclamate “festa patrimonial d’interès nacional” alle usanze tipiche del periodo pasquale, tra scheletri ballerini e torte di uova di cioccolato, il successo è assicurato.


Cantare le Caramelles

Cantare le Caramelles Il nome può trarre in inganno perché il termine Caramelles non ha nulla a che fare con gli zuccheri più amati dai bambini.
Sono i canti popolari tipici della Catalogna cantati dai Caramellaires (i gruppi di cantori vestiti in abiti tipici), nati come pagani per festeggiare l’inizio della primavera e in seguito, con il cristianesimo, per celebrare la resurrezione di Gesù.
Chi si trova il Sabato Santo o il giorno di Pasqua ad esempio a Santa Eulàlia de Riuprimer, un borgo in mezzo ai boschi e i pascoli dell’entroterra catalano tra le città di Girona e Barcellona, li incontrerà intorno a mezzogiorno sotto i balconi delle case o nelle fattorie sparse per la campagna nei dintorni a intonare le Caramelles, accompagnati da musiche e balli in cambio di uova, dolci o botifarres (salsicce).
Altri gruppi di Caramellaires in Catalogna si trovano, già a partire dal XVI secolo, anche a Sant Julià de Vilatorta e Súria, in provincia di Barcellona.


La Mona de Pasqua

Uno dei momenti più attesi dai bambini in Catalogna per Pasqua è quello di scartare la Mona de Pasqua.
Con un rituale che risale probabilmente al XV secolo, il padrino regala un dolce fatto di pan di Spagna (o pan brioche) ricoperto di tante uova di cioccolato quanti sono gli anni del figlioccio, fino a un massimo di dodici, l’età della Prima Comunione.
Originariamente le uova erano sode ma con l’arrivo del cacao dall’America e poi il nascere della sana “competizione” tra i pasticceri catalani (come il maestro Lluís Santapau negli anni ’30), la Mona de Pasqua ha avuto un’evoluzione al passo coi tempi.
Oggi la decorazione non ha limiti, dalle piume d’oca colorate alle sculture di cioccolato con i personaggi dei cartoni animati. D’altronde a Pasqua si festeggia la fine della Quaresima e quindi della dieta! Un’occasione ghiotta per assaggiare anche i tipici bunyols de Quaresma, i doughnuts catalani.

L’uovo che balla. Foto Xavier Caballe -Flickr

Balla con l’uovo

Salvador Dalì ci ha abituati a vedere l’uovo fuori dal piatto, ad esempio nella casa di Port Lligat e nel museo di Figueres, ma c’è anche un’altra occasione per (s)covarlo fuori contesto.
Dal Corpus Domini, il 30 maggio e fino al 2 giugno, a Barcellona si può assistere al tradizionale Ou com Balla, letteralmente l’uovo che “balla”, tenuto in equilibrio dal getto d’acqua che zampilla dalle fontane di nove diversi luoghi della città: dai chiostri delle chiese ai giardini e i cortili pubblici.
Tra i più storici ci sono la fontana nel chiostro della Catedral de la Santa Creu i Santa Eulàlia, la cattedrale di Barcellona dove, tra il XV e il XVII secolo, ha avuto probabilmente inizio quest’usanza legata alla fertilità, e la fontana del patio della Casa de l’Ardiaca, la sede dell’Archivio Storico della città nel Barri Gòtic.
Il segreto dell’uovo ballerino? È svuotato all’interno e il buchino viene poi chiuso con la cera.


La Passiò de Vilalba dels Arcs

Sedersi accanto ai dodici apostoli durante l’Ultima Cena, seguire passo a passo la Croce fino al monte Golgota e camminare tra i mercati e gli artigiani di Gerusalemme.
A Vilalba dels Arcs, un paese con meno di mille abitanti nella comarca di Terra Alta, la Passió è un evento che coinvolge tutta la comunità.
Si parte da Plaça Sant Antoni, giovedì 28 marzo alle ore 21.30 o nella replica diurna di sabato 30 alle ore 17, quando gli abitanti e i visitatori si mescolano agli attori mettendo in scena con vivido realismo la Passione di Gesù.
Le strade medievali sono illuminate dalla luce delle torce, si cantano e si ballano musiche antiche, il pane, il vino e l’olio prodotti con tecniche ancestrali evocano sapori autentici e i costumi di scena suggeriscono che, in quest’angolo di Catalogna, per la Settimana Santa le lancette dell’orologio tornano indietro di duemila anni. Una passione da condividere.


La danza della morte

Cinque scheletri (due adulti e tre bambini) danzano insieme con passi cadenzati dal ritmo del tamburo sullo sfondo di oggetti che simbolizzano la morte: una falce, un piattino con della cenere, una bandiera nera con il teschio e le iscrizioni “Nemini Parco” e “Lo Temps Es Breu”, torce a olio e un orologio senza le lancette.
Non è il Día de los Muertos in Messico ma il Giovedi Santo (nel 2024 cadrà il 28 marzo) a Verges, un paesino a soltanto un quarto d’ora di distanza dal mare della Costa Brava dove ogni anno durante la sentita Passiò de Verges si ripete la Dansa de la mort.
Come eredità delle danze macabre medievali diffuse in Spagna e nel resto dell’Europa, in modo particolare all’epoca della peste (oggi quasi tutte scomparse), questa antica tradizione si era persa, è stata ripresa e come documentato nel 1666 sicuramente era già in uso da prima del XVII secolo. È uno spettacolo unico, a tratti funereo. Il consiglio? Astenersi impressionabili.


Via Crucis nei boschi dei Pirenei

Se c’è un giorno dell’anno in cui darsi appuntamento a Sant Hilari Sacalm, il paesino detto “delle cento sorgenti” nel cuore dei Pirenei catalani, è il Venerdì Santo.
Negli altri 364 ci si avventura nei suoi boschi a piedi o in bicicletta ma il prossimo venerdì 29 marzo, dalle ore 19, c’è da scommettere che nessuno si allontanerà dal centro storico per partecipare alla manifestazione più sentita della Settimana Santa.
La Via Crucis Vivent, qui in programma da ben tre secoli, culmina nella spettacolare rappresentazione del Calvario che attira partecipanti da tutta la Catalogna e non solo.
Nel buio di Sant Hilari Sacalm, la scenografia ha una grande potenza teatrale. Grazie all’uso sapiente di luci e musica, dalla processione dei Misteri con le storiche e pesantissime effigi sacre sollevate a mano dai portatori, alle undici tappe con l’attesa Crocifissione, l’evento è particolarmente coinvolgente. Una tradizione tramandata dai genitori ai figli.


Il venerdì di Tarragona

Per cinque secoli a Tarragona l’effetto wow è assicurato nella Processó del Sant Enterrament, l’evento clou della ricca Setmana Santa in programma ogni anno nella città della Costa Daurada, fin dal 1550.
Questa processione inizia e finisce dalla chiesa di Natzaret, in Plaça del Rei: il rombo dei tamburi degli Armats (soldati romani) scandisce l’incedere delle migliaia di partecipanti all’annuale rito religioso.
Essere lì, nella Part Alta di Tarragona, il centro storico già affascinante di per sé, la sera del Venerdì Santo (quest’anno il 29 marzo) è un’esperienza indimenticabile e per certi versi ipnotica che vale il viaggio in Catalogna. Da mettere in agenda.

 

Pasqua in Estonia: antiche tradizioni e nuovi inizi

Pasqua in Estonia: antiche tradizioni e nuovi inizi

La Pasqua in Estonia è una festività ricca di tradizioni e significato spirituale che coinvolge l’intera comunità.
Segna anche l’inizio della primavera: è un momento di festa ideale per rievocare le antiche tradizioni popolari e dare il benvenuto alla nuova stagione. Durante questo periodo, le famiglie si riuniscono per condividere momenti di gioia e vivere le antiche usanze.


Kevadpüha, la festa di primavera

Visitare l’Estonia durante la Pasqua è un’occasione unica per immergersi nella cultura locale e partecipare alle festività tradizionali. Le città e i villaggi si animano, offrendo ai visitatori un’esperienza indimenticabile e autentica.
Nel calendario popolare estonela Kevadpüha o festa di primavera cade tra il 16 marzo e il 20 aprile nella settimana che precede la Pasqua.
La domenica di Pasqua viene solitamente celebrata con un lungo pranzo, con la tintura e la caccia all’uovo.
Un’arte che viene tramandata di generazione in generazione è la decorazione delle uova. È infatti usanza comune decorare le proprie uova, usando coloranti naturali come bucce di cipolla o succo di barbabietola per poi metterle in un cesto come centrotavola per il pranzo pasquale.
Secondo il calendario popolare estone ad ogni colore è attribuito un significato: rosa – gentile, verde – speranza, blu – fedeltà, giallo – falsità e grigio – equilibrio.  Secondo la tradizione l’uovo era un dono dalle ragazze ai ragazzi. Infatti le ragazze lasciavano che i ragazzi scegliessero un uovo di Pasqua, e a seconda di quale avrebbero scelto, le ragazze sarebbero poi state in grado di giudicare la loro personalità.
Avere uova vere in tavola è fondamentale per la tradizionale competizione con le uova. Le regole sono semplici: battere l’estremità dell’uovo contro quella dell’avversario e il guscio che non si rompe è il vincitore.


Zona che vai tradizione che trovi: Tallin, Setomaa e Obinitsa

Le usanze pasquali e le tradizioni variavano – e in parte variano ancora – nelle diverse regioni dell’Estonia. Si tratta principalmente di una celebrazione familiare ma ci sono alcuni luoghi in cui è possibile vivere un’autentica Pasqua estone.
A TallinnL’Estonian Open Air Museum celebra ogni anno alcune delle più antiche tradizioni pasquali.
Oltre alla competizione con le uova si può provare lo swing sull’altalena, in riferimento alla tradizione di dondolarsi sulla grande altalena di legno del villaggio la domenica di Pasqua.
A Setomaa, nel Sud-est dell’Estonia, si celebra questa festività con la “lotta” delle uova. Date le differenze di calendario, a Setomaa la Pasqua si svolge più tardi rispetto al resto dell’Estonia.
In alcuni villaggi, come Obinitsa, la Pasqua viene celebrata riunendosi su una collinetta sabbiosa, chiamata munaloomka. I partecipanti si sfidano facendo rotolare le uova giù per la collina.
Lo scopo è far rotolare il proprio uovo lungo la loomka(lo scivolo) e colpire un altro uovo. La persona il cui uovo rimane intatto, vince!


A proposito dell’Estonia…

Natura, cultura, arte, storia, ma anche innovazione e modernità sono le innumerevoli esperienze racchiuse in un viaggio in Estonia, paese dalle mille sfaccettature, con una popolazione di 1.300.000 abitanti su una superfice di 45.300 kmq, che aspetta solo di essere scoperto.
Un arcobaleno di colori. Dal verde dei boschi, che occupano il 51% del paese, al blu del mare e degli innumerevoli corsi d’acqua e laghi, al rosso e viola dei tramonti infuocati, dal bianco candore delle immense distese di neve nei mesi invernali agli innumerevoli toni di giallo e marrone delle torbiere: un vero piacere per gli occhi e per la mente.
Dalle lunghe notti d’estate a una sorprendente “quinta stagione”, fino a una combinazione di profumi baltici, nordici e scandinavi, l’Estonia è un mistero che si svela ai viaggiatori curiosi, liberi di esplorare a modo proprio un luogo unico e senza tempo.
Qui la natura fa da padrona, ma al contempo un rapido sviluppo tecnologico ha contribuito a rendere l’Estonia un paese digitale e uno dei più informatizzati al mondo, combinando con molta semplicità tradizione e innovazione, l’architettura del legno con gli ambienti tecnologici più innovativi. Qui tutto si può fare online, tranne sposarsi e divorziare!
Un viaggio in Estonia combina la voglia di perdersi nella natura con il desiderio di rivivere tradizioni storiche come una visita alla città di Tallinn, patrimonio mondiale dell’UNESCO, il cui centro medioevale è uno dei meglio conservati al mondo. E non si può certo dimenticare Tartu nel sud del paese, la più antica città baltica, sede della prima università del nord Europa. L’Estonia vi sorprenderà col calore dei suoi abitanti, i mille sapori della sua variegata cucina, i colori della natura, la sua storia e le sue tradizioni.

Trekking nel Garda Trentino: 5 percorsi per la bella stagione

Trekking nel Garda Trentino: 5 percorsi per la bella stagione

Con vista sul Lago di Garda, sugli specchi d’acqua turchese della Valle di Ledro e della Valle dei Laghi, tra i paesaggi verdi della Val di Gresta oppure attraverso boschi silenziosi e inebrianti fioriture, anche nella zona di Comano… questi cinque tracciati nel Garda Trentino risveglieranno curiosità e desiderio di avventura.
Nel Garda Trentino ogni passo risveglia un’emozione: con oltre 1000 km di itinerari, differenti livelli di difficoltà e durata e un particolare microclima, è possibile immergersi nelle atmosfere dei luoghi in modo attivo, sempre a contatto con la natura.
Ciascuno dei suoi ambiti – Riva del Garda, Arco, Val di Gresta, Nago-Torbole sul Garda, Dro, Drena, Tenno, Valle di Ledro, Comano e Valle dei Laghi – cela preziosi tesori, da scoprire passeggiando a ritmo lento o più dinamico.
Con l’arrivo della bella stagione, ecco cinque percorsi perfetti da percorrere in solitudine, con gli amici, con la famiglia (compresi i più piccoli) oppure con il proprio amico a quattro zampe… tra la primavera e l’estate non resta che scegliere tra questi trekking di tipo panoramico, geologico-naturalistico o d’interesse storico e culturale.

foto Prugnol


Monte Creino, a spasso nel distretto biologico del Garda

Un luogo da ricercare, al di fuori delle mete più affollate del fondovalle, nel verde profondo ai piedi del monte Stivo è la Val di Gresta, il primo distretto biologico del Trentino.
Qui i campi e gli orti si susseguono ben curati e regalano una varietà di ortaggi, sani e saporiti, coltivati secondo pratiche agricole biologiche e sostenibili, intimamente legate al ritmo delle stagioni, a un tempo che non è scandito dagli orologi ma dalla natura stessa.
Una visita in Val di Gresta invita proprio ad abbracciare questo ritmo, a rallentare e a godersi ogni minuto. Anche quanto si decide di praticare attività fisica all’aria aperta… l’effetto rigenerante del verde è assicurato.
Come avviene percorrendo il percorso pianeggiante tra i campi coltivati della Val di Gresta, dalle trincee alla cima del Monte Creino.
L’escursione, poco impegnativa e adatta a tutti, si addentra nel bosco dove, ai lati della strada, si incontrano numerosi allestimenti di ”arte ambientale” realizzati dagli alunni delle scuole elementari della valle. L’itinerario prosegue fino ai primi resti di quello che fu un importante caposaldo ed osservatorio di artiglieria austroungarico; percorrendo la trincea, si arriva verso la cima del Monte Creino, spettacolare terrazzo sul Lago di Garda.


Sentiero Dromaè, colorate e avvolgenti fioriture

Situata a pochi km dal Lago di Garda, la Valle di Ledro è un paradiso per tutta la famiglia. Dromaè è tra le zone più belle della Valle di Ledro, specialmente in tarda primavera.
Lungo il sentiero austroungarico di Dromaé, i prati si riempiono di peonie rosa, narcisi bianchi e orchidee montane.
La leggerezza di questi fiori fa da contraltare ai resti ancora visibili
delle trincee e dei tunnel utilizzati dai soldati austriaci durante gli anni della Prima Guerra Mondiale (quando la Valle di Ledro costituiva il fronte tra l’Impero Austro-Ungarico e il Regno d’Italia).
Arrivati sul belvedere
di Dromaè, ecco aprirsi un panorama eccezionale sulla Valle di Ledro. In una giornata limpida l’occhio può spaziare dall’Adamello al Lago di Garda, da Tremalzo al Monte Corno.

Valle di Comano

Cima Sera e Malga Stabio, serenità naturale

A maggio la natura si risveglia anche nella Valle di Comano, un luogo dove distendere i sensi e lasciarsi trasportare dall’autenticità del paesaggio circostante.
Pennellate di colori si mescolano con i delicati profumi della primavera e alcuni tracciati offrono panorami incantevoli.
È il caso del sentiero che porta fino a Malga Stabio e Cima Sera, disseminato di coloratissimi crocus dai toni pastello.
Il punto di partenza dell’escursione è Passo Duron (Durone), la porta di accesso alle Giudicarie Esteriori; da qui il sentiero sale abbastanza ripido, soprattutto nel primo tratto, ma è percorribile anche da bambini abituati a camminare: lo sforzo verrà ripagato dallo splendido alpeggio che ospita Malga Stabio.
Per chi volesse proseguire e raggiungere Cima Sèra, il percorso prosegue nel bosco per altri 500 metri di dislivello, superati i prati proprio di fronte a Malga Stabio.
In poco tempo si raggiunge un primo punto panoramico denominato la “Piazzola” a quota 1572 metri, ma è dalla cima che lo spettacolo si allarga sul Trentino sud-occidentale, dalle Prealpi Trentine alle Dolomiti di Brenta e i ghiacciai dell’Adamello e Presanella.

lago Cavedine

Sentiero archeologico di Cavedine, tra storia e avventura

La Valle dei Laghi è un territorio affascinante, punteggiato da paesini e insediamenti rurali, inseriti in un panorama naturale di frutteti e vigneti.
Non mancano le tracce della storia: il sentiero archeologico di Cavedine permette di ricostruire, attraverso siti e ritrovamenti archeologici, le vicende che hanno interessato la Valle dei Laghi nel corso dei secoli.
La prima parte del percorso si snoda lungo la dorsale occidentale della Valle di Cavedine e già dopo pochi minuti si incontra la cosiddetta fontana romana, una struttura sotterranea in muratura, risalente all’epoca etrusca. Il sentiero continua offrendo in successione altri punti di interesse come il capitello dell’Assunta, a ricordo dei valligiani emigrati nel secolo scorso, ma soprattutto la Cosina di Stravino, antico sito funerario risalente all’Età del Bronzo, come testimoniano i reperti ritrovati in prossimità del sito.
Prima del rientro a Cavedine si incontra un altro sito storico di notevole importanza per la sua iscrizione funeraria di sicura origine romana e localmente noto come carega del diaol (sedia del diavolo) o trono della regina.

Il Garda visto dall’alto. Foto Alice Russuolo

Monte Brione, tracce storiche e inebrianti fioriture

In tutto il Garda Trentino sono numerosi i percorsi escursionistici di carattere storico che, con diversi livelli di difficoltà, invitano a calcare le orme del passato, attraverso le tracce scolpite sulla roccia dagli eventi drammatici della Grande Guerra.
Esempio significativo è il Monte Brione, che si trovava al centro della poderosa linea difensiva costruita dall’impero Austro-Ungarico, oggi accessibile grazie all’agile trekking “I Forti del Monte Brione”.
Un percorso alla portata di tutti, in concomitanza ad un tratto del Sentiero della Pace, per scoprire le fortezze austriache a difesa del confine.
Immersi nel silenzio, oltre alle testimonianze ben visibili di quegli anni, gli occhi però possono posarsi su molto altro. Il Monte Brione, infatti, è oggi un’area protetta per la sua flora, tipicamente mediterranea, caratterizzata da un’elevata biodiversità al punto da essere stato riconosciuto come Sito di Importanza Comunitaria, inserito nella rete europea delle aree protette Natura 2000.
Una passeggiata su “quest’isola postglaciale” offre la possibilità di immergersi tra ben
oltre 500 specie di piante, alcune tipiche delle zone montane, molte altre caratteristiche di ambienti dal clima mediterraneo, come il leccio e la ginestra; altre ancora, crescono esclusivamente qui, sulle rive del Lago di Garda. Dalla cima, infine, si può godere di un bellissimo panorama su tutto il Lago.

Dieci piccole città spagnole mostrano la loro unicità durante la Settimana Santa

Dieci piccole città spagnole mostrano la loro unicità durante la Settimana Santa

Dieci piccole città della regione spagnola di Campo de Calatrava, lo scorso mercoledì hanno presentato a Papa Francesco, in Vaticano, uno degli aspetti più caratteristici delle loro celebrazioni della Settimana Santa.
La parte più colorata della loro visitaè stata costituita dai cosiddetti “armaos”, una replica dei soldati romani ed ebrei che imprigionarono, flagellarono ed eseguirono la condanna a morte di Gesù Cristo.

La Ruta de la Pasión de Calatrava: misticismo e tradizione

Il gruppo è composto da 86 persone (22 donne e 64 uomini), provenienti dagli “armaos” di Bolaños de Calatrava, compresi coloro che formano la banda musicale e le lance.
Dopo l’udienza con il Papa, il gruppo ha eseguito il “Caracol”, una scenografia straordinaria, una marcia in cui viene formato un cerchio che si chiude intorno alla bandiera, portata da un alto funzionario, e in una posizione elevata, finché non si riapre; inoltre eseguiranno l”Estrella”, simile alla marcia anche se formando stelle a quattro punte, con due file in ogni punto, e il “Molino”, una figura che si fa mentre il portabandiera sta al centro e il resto degli “armaos” è in fila fino a formare una croce latina, senza lasciare il passo, per continuare la passacaglia.
Quella degli “armaos” è una delle tradizioni e il punto di riferimento più rappresentativo de la Ruta de la Pasión de Calatrava, regione della provincia di Ciudad Real, al centro della penisola iberica, il cui comune più rappresentativo è Almagro, famosa per la sua bella e stilizzata Plaza Mayor, con portici e gallerie di vetro e, soprattutto, per il suo famoso Corral de Comedias, costruito nel 1628, unico palcoscenico al mondo, di tipo teatrale del XVI e XVII secolo, rimasto intatto nella forma e nella struttura. Qui vengono ancora rappresentate commedie di Cervantes, Calderón de la Barca, Lope de Vega…
Ad Almagro e in altre città vicine, vengono mostrate le figure realizzate dagli “armaos” che accompagnano i pasos, le confraternite e i capirotes che ogni città fa sfilare tra il Mercoledì Santo e la Domenica di Pasqua.
Uno spettacolo che trascende la sfera religiosa, è uno dei momenti più sentiti della zona del Campo de Calatrava, in cui luci, colori, musiche, aromi e fervore pervadono e inondano i comuni di Aldea del Rey, Almagro, Bolaños de Calatrava, Bolaños de Calatrava e Bolaños de Calatrava, Granátula de Calatrava, Miguelturra, Pozuelo de Calatrava, Torralba de Calatrava, Valenzuela de Calatrava, Moral de Calatrava e Calzada de Calatrava, nelle cui strade sfilano più di 50 confraternite e 20 bande musicali.
Sentimento e tradizioni popolari, religioso e profano si fondono in una delle celebrazioni più singolari della regione. La Ruta de la Pasión de Calatrava è un Festival di interesse turistico nazionale e aspira a diventare un Festival di interesse internazionale.


Gli armaos protagonisti

Le origini degli “armaos” risalgono al XVI secolo, nella cornice che combinava l’atmosfera militarizzata dell’epoca, derivata dalla Chiesa riconciliata dopo Trento, insieme all’ideale cavalleresco impregnato nell’Ordine di Calatrava grazie ai suoi frati, metà monaci e metà soldati, sempre desiderosi di combattere il male.
Gli “armaos”, con il loro caratteristico costume – composto da giacca rossa, ricoperta da bande di raso rosso con frange dorate, pantaloni bianchi o blu sotto il ginocchio riccamente ricamati, così come le gonne, senza dimenticare gli stivali e le calze di stoffa, e il loro pesante elmo piumato o decorato con pompon colorati e lance, spade e scudi – sfilano in processione, scandendo i loro passi e le loro evoluzioni al suono di tamburi, tamburelli e trombe; la loro partecipazione agli allestimenti della Settimana Santa di Calatrava riflette la dualità tra sacro e profano, portando un elemento festoso e giocoso all’interno delle celebrazioni.
Tra i soldati “cattivi” non può mancare il più cattivo per eccellenza di quella tragica settimana: Giuda Iscariota. La presenza di tutti i personaggi nelle processioni, insieme ad altri elementi come musica, artigianato e gastronomia, contribuisce alla creazione di un’esperienza culturale unica e molto sentita.

La Settimana di Pasqua a Calatrava è un’occasione speciali per scoprire il patrimonio culturale, naturale e gastronomico che, come identità collettiva, caratterizza tutti i comuni della zona, eredi dell’Ordine Cistercense di Calatrava che, dalla sua sede originaria nel castello di Calatrava La Vieja, organizzò la riconquista di un territorio sotto il cui mandato sarebbero sorti numerosi paesi.
Oggi questi stessi condividono caratteristiche culturali uniche, quelle del Campo de Calatrava, che si manifestano in modo del tutto particolare proprio nella Settimana di Pasqua.


La Passione di Calatrava paese per paese

Ma, oltre ai colorati “armaos”, le diverse Settimane Sante di ognuna delle dieci città che compongono l’Itinerario hanno i loro momenti e le loro scene tipiche e caratteristiche, le loro immagini religiose che sfilano in mezzo ai fedeli per le strette vie.
Ad esempio, la mattina del Giovedì Santo, ad Aldea del Rey, viene messo in scena il tradimento di Gesù da parte di Giuda Iscariota.
A Bolaños de Calatrava, invece, gli “armaos” iniziano la ricerca di Gesù al mattino, inscenando l’arresto nel tardo pomeriggio.
A Granátula de Calatrava, durante l’arresto, il capitano delle truppe romane canta “el romance del prendimiento”.
A Moral de Calatrava, la danza del Caracol si chiama “Caracola” e si celebra la domenica di Pasqua come saluto alla settimana.


Scommettere sui volti o sulle croci

Curiosamente, nel bel mezzo di una celebrazione religiosa, sopravvive un gioco di scommesse che forse ricorda la vendita all’asta dei vestiti di Cristo da parte dei suoi carnefici sul Golgota.
Si tratta di un gioco d’azzardo in cui si scommettono anche ingenti somme di denaro e si svolge ogni Venerdì Santo nella città di Calzada de Calatrava, dove dal 1993 è stato dichiarato “Festival di interesse turistico regionale”, e si svolge ininterrottamente da tempo immemore.
Il funzionamento è molto semplice: testa o croce.
C’è una persona che ha il banco, il baratero, e intorno a lui si dispongono gli scommettitori, senza limiti per le puntate se non i fondi a disposizione del banco, che, situato al centro del cerchio, copre le puntate piazzate a terra.
Per giocare si prendono due monete di rame del regno di Alfonso XII, con la testa e lo stemma del re ben visibili.
La persona che ha il banco mette insieme i pezzi, con le facce delle monete ben visibili. Le persone che giocano scommettono i loro soldi e il mazziere mette la stessa somma. Poi,  dopo aver mostrato le monete, il baratero le lancia in aria.
Tutti alzano gli occhi al cielo in attesa del risultato, per scoprire se la fortuna è dalla loro parte o meno. Se le monete toccano terra e rimbalzano verso l’alto con la “Testa”, il banco incassa tutti i soldi delle scommesse fatte. Se invece, dopo la caduta e il rimbalzo, gli scudi rimangono visibili, allora si urla “Croce” e chi ha puntato incassa i soldi delle rispettive scommesse, poiché il banco ha perso. Ma può accadere che, quando le monete cadono, ognuna sia su un lato diverso. In questo caso, il baratero grida: Testa e Croce, e non vince nessuno. Le monete vengono raccolte, consegnate a chi tiene il banco e il gioco ricomincia.