9 Agosto 2023

I piatti della tradizione toscana si trasformano in liquido e diventano gin

“Spirits e toscanità: debuttano i gin ispirati a ribollita, panzanella, pappa al pomodoro e cantucci con vinsanto” questo l’annuncio che ho ricevuto per essere invitata ad assaggiare una novità dell’estate.
E devo confessare che a quell’invito ho risposto con molta curiosità e altrettanto scetticismo. Il gin come sappiamo è “di tendenza” e quindi bisogna essere sempre pronti ad accogliere le novità.


Gin: dall’anonimato alla popolarità

Solo recentemente questa bevanda alcolica ottenuta dalla distillazione di alcool ed erbe botaniche tra cui il ginepro che le dona la nota caratteristica è uscito dalla sua comfort zone di “gregario”.
Presente in molti cocktail il gin solo recentemente ha sperimentato un aumento di popolarità grazie alla nascita di molte distillerie artigianali che hanno immesso sul mercato gin di alta qualità e caratterizzazioni uniche con botaniche fresche e locali che hanno permesso la rivisitazione dei grandi cocktail come il gin and tonic e il martini.
Nuove tendenze, nuovi gusti, nuovi stili e nuovi accostamenti che talvolta, come in questo caso, parevano davvero estremi.


Tre cugini, una passione e un po’ di follia

Il progetto “Dal piatto al bicchiere” nasce dall’idea (un po’ folle sulla carta) di tre cugini aretini di trasformare i piatti tipici regionali in forma liquida per trasformarli in gin dal sapore unico.
Stefano Del Pianta, Leonardo Del Mecio e Tommaso Picchioni sono un medico, un bancario e uno “sperimentatore” con la passione per il mondo della distillazione e le tradizioni della loro famiglia contadina cresciuta fra le piante di tabacco e l’aria umida della vecchia palude della Valdichiana che osano, peraltro nella regione in cui si raccoglie il ginepro di alta qualità base di almeno la metà del gin premium mondiali, debuttare con una collezione di bottiglie che si prefiggono di portare nei bicchieri i profumi e i sapori che più raccontano la Toscana.


Pappa al pomodoro, ribollita, panzanella e cantucci e vin santo nel bicchiere

C’è il “Panmòllo 1912”, un cold compound ispirato alla pappa al pomodoro e realizzato a partire da una singola macerazione a freddo di tutti gli ingredienti (inclusi pane artigianale toscano gluten-free, pomodoro, carote, sedano, aglio, basilico, foglie d’ulivo e pepe nero) ad eccezione dell’acqua di mare che dona la giusta sapidità presente nella ricetta originale del piatto.
Oppure il “Ribolgin” che richiama la ribollita, la tradizionale zuppa invernale a base di
bietole, sedano, fagioli cannellini, foglie d’ulivo, cipolla, aglio, salvia, rosmarino, pepe nero e timo. Anche qui, la sapidità è data da una parte di acqua marina. Discorso simile per il “Panzagin” ispirato a un piatto fresco e vegetariano come la panzanella, in cui sono presenti gli ingredienti caratteristici, dal pane al pomodoro, dal basilico al cetriolo fino alla cipolla.
Sul
fronte del fine pasto, invece, ecco il “Ginsanto e cantucci”, un Old Tom che rimanda al dolce tipico di cantucci e vinsanto: qui le note dolci del miele artigianale contrastano con la sapidità dell’acqua di mare, mentre il bouquet è formato da cantucci artigianali gluten free, mandorle, vaniglia, uva sultanina, scorza d’arancia, albicocca secca, fiori di zagara e vinsanto.
E non è tutto: la toscanità alla base del progetto “Dal piatto al bicchiere” si ritrova anche nei due premiscelati di vermouth e bitter, utili sia da assaggiare in purezza che per provare un Negroni tutto toscano. Si tratta del liquore “Due terzi rosso”, una combinazione di vermouth emiliano affinato in legno e bitter rosso dove note erbacee e amaricanti si fondono per regalare al palato un sapore intenso, e del “Due terzi bianco” (vermouth e bitter bianco) in cui invece prevalgono note fruttate ed erbacee.


La prova d’assaggio

“Abbiamo scelto di creare questa linea perché siamo da sempre appassionati di spiritsspiegano i tre – e veniamo da famiglie in cui la cucina e la cura della terra hanno sempre avuto un ruolo importante. Abbiamo immaginato come i piatti della tradizione toscana, protagonisti di tanti pranzi domenicali in famiglia potessero trasformarsi in forma liquida, raccontando i ricordi di nonno Nelusco, che ha fatto del miele e dell’olio Evo una passione, di nonna Alfa e Lisa che ci hanno insegnato che la cucina è prima di tutto un atto di amore”.
Mi sono accostata a queste quattro diverse versioni di gin alla toscana come ho detto all’inizio con molta curiosità e altrettanto scetticismo. Il convivio era allegro e tutti avevano in mano bellissimo cocktail preparati con sapienza da un ottimo barman ma…
Una buona degustazione professionale, anche se la temperatura fuori sfiorava il 40 gradi m’imponeva di fare bene il mio mestiere e alla gentile proposta di un fresco cocktail ho detto di no optando per una degustazione come si deve: liscia.
E qui la sorpresa. Equilibrio, eleganza, corrispondenza e delicatezza. Ogni variante: pappa al pomodoro, ribollita, panzanella e cantucci e vinsato sono stati momenti di grande soddisfazione per il palato.
Il pomodoro, il basilico, i cannellini, la cipolla, etc.. ingredienti a ben pensarci difficili da dosare sono usciti fuori tutti con la loro nota caratteristica non coprendosi e non comprendo le caratteristiche del gin.
Un’allegra sinfonia che in bocca gioca con le papille gustative, sorprendendole e stuzzicandole. E poi quel comune denominatore di eleganza e raffinatezza dove la parte alcolica viene quasi “intrappolata” per essere domata al meglio dalle note caratteristiche.
Banale sottolineare che con “liscio” così la versione cocktail sia l’esaltazione per gli appassionati del gin che vogliono stuzzicarsi con qualcosa di esclusivo.
Stefano, Leonardo e Tommaso sono tre cugini molto simpatici e un po’ folli, ma è la follia e il coraggio di osare che porta lontano. E sono certa che i loro gin ne faranno di strada fermandosi anche in qualche cucina importante.

 

 

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