30 Giugno 2024

Forlimpopoli: nel cuore dell’Appennino la storia della cucina italiana

Forlimpopoli è una piccola cittadina che si trova nel cuore dell’Appennino Toscno-Romagnolo, nella provincia di Forlì-Cesena.
Si trova tra le città di Forlì e Cesena, a circa 10 km a sud di Forlì e a 25 km dalla costa adriatica.


Cosa Vedere

Tante le bellezze da vedere, su tutte la Rocca Albornoziana. Una delle principali attrazioni della città, questa fortezza medievale risale al XIV secolo e ospita il Museo Archeologico Tobia Aldini, che contiene reperti dall’epoca preistorica fino all’epoca romana.
Degna di visita la chiesa dei Servi che conserva diverse opere d’arte e affreschi significativi. È un luogo di culto e di interesse artistico.
Piazza Garibaldi, la piazza principale di Forlimpopoli è il cuore della città ed è circondata da edifici storici e luoghi di ritrovo. Qui si svolgono molti degli eventi e delle manifestazioni cittadine.
Un discorso a parte lo merita Casa Artusi dedicata a Pellegrino Artusi, il cittadino più famoso di Forlimpopoli.
Casa Artusi è un centro nazionale della cultura gastronomica. Qui è possibile visitare il museo, partecipare a corsi di cucina e degustare piatti tradizionali presso il ristorante annesso.


La Festa artusiana

E’ questo il periodo migliore per visitare Forlimpopoli poiché a fine giugno, si svolge la Festa Artusiana, un evento annuale dedicato alla cucina italiana e alla figura di Pellegrino Artusi, autore del celebre libro di cucina “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”.
Questa festa celebra la cucina italiana e la cultura gastronomica e
trasforma Forlimpopoli in un grande palcoscenico dedicato al cibo e alla cultura gastronomica.
Le strade si riempiono di stand che offrono specialità culinarie provenienti da tutta Italia. I visitatori possono degustare piatti tipici e innovativi, molti dei quali ispirati alle ricette di Pellegrino Artusi.
Vengono anche organizzate cene tematiche e degustazioni guidate, spesso con la partecipazione di chef rinomati.
La festa include spettacoli teatrali, concerti, esibizioni di artisti di strada e altre forme di intrattenimento. Le piazze e le strade di Forlimpopoli diventano vive di musica e performance.
Vengono
organizzati corsi di cucina e laboratori per adulti e bambini; eventi educativi che permettono ai partecipanti di imparare tecniche culinarie e ricette tradizionali.
La festa prevede anche conferenze, tavole rotonde e incontri con esperti di gastronomia, scrittori e studiosi che discutono di cucina, cultura e alimentazione.
La Festa Artusiana non è solo un omaggio a Pellegrino Artusi, ma anche un’occasione per celebrare la ricchezza e la diversità della cucina italiana.
Un evento imperdibile per gli amanti del cibo e della cultura gastronomica.


Per saperne di più su Pellegrino Artusi

Pellegrino Artusi è una figura centrale nella storia della cucina italiana. Il suo lavoro non solo ha raccolto e preservato le ricette tradizionali, ma ha anche contribuito a creare un’identità culinaria nazionale.
La sua eredità continua a vivere, influenzando chef, cuochi casalinghi e appassionati di cucina in tutto il mondo.
Il suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” rimane un pilastro della gastronomia italiana, unendo generazioni attraverso il comune amore per il buon cibo e la buona cucina.
“L’Artusi ci ha aperto la strada per conoscere noi stessi e la nostra nazione, un cucchiaio alla volta. Ora tocca a noi prendere in mano il nostro futuro culinario. Basta aprire il libro: approfonditelo e lo scoprirete ancora pieno di sorprese.” (Massimo Bottura, ristampa anastatica prima edizione, Giunti 2011)
Bastano queste parole di uno degli chef italiani più celebri per fare un ritratto di Pellegrino Artusi che nacque a Forlimpopoli il 4 agosto 1820, da Teresa Giunchi e Agostino.
Dopo il primo ciclo di studi elementari ed un accenno dei secondi, ricevette una formazione funzionale al commercio e cominciò ad occuparsi degli affari paterni.
A segnare una svolta nella vita del giovane Pellegrino e della sua famiglia fu la famosa incursione del Passatore a Forlimpopoli, il 25 gennaio 1851.
Nella stessa notte in cui fece irruzione nel teatro cittadino, la banda del celebre brigante con un sotterfugio, riuscì a entrare nella casa del futuro gastronomo e fare man bassa di denaro e oggetti preziosi.
Il colpo banditesco, al di là del danno economico, segnò profondamente la famiglia Artusi: Gertrude, una delle sorelle di Pellegrino, per lo spavento impazzì e fu internata in manicomio.
Nello stesso anno la famiglia Artusi lasciò Forlimpopoli e si trasferì a Firenze, dove Pellegrino, poco più che trentenne, si dedicò, con un certo successo, all’attività commerciale. Artusi continuò a vivere in Toscana dove morì nel 1911 a 91 anni, ma mantenne sempre vivi i rapporti con la città natale.
Godette di una vita agiata, senza mai perdere di vista le sue passioni per la letteratura e la cucina. Quando Firenze divenne capitale d’Italia (1865) Artusi cambiò casa e si ritirò a vita privata, dedicandosi a tempo pieno ai suoi interessi culturali, scrivendo prima una biografia di Foscolo e poi “Osservazioni in appendice a 30 lettere del Giusti“. Entrambi i libri furono pubblicati a sue spese, senza grande successo, quel successo che sarebbe arrivato con “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene“, pubblicato nel 1891 a spese dell’autore “pei tipi dell’editore Landi“. Prima edizione: 1.000 copie.
È lo stesso Artusi a raccontarci le peripezie della sua celebre opera nella introduzione (inserita nel 1902 nella VI edizione) che intitolò significativamente “Storia di un libro che rassomiglia alla storia della Cenerentola”: dal severo giudizio del professor Trevisan che sentenzia “Questo è un libro che avrà poco esito” all’aneddoto dei Forlimpopolesi che, avendo vinto due copie del libro in una lotteria, andarono a venderle dal tabaccaio non sapendo che farsene.
Ma il successo alla fine arrivò e fu travolgente: in vent’anni Artusi stesso ne curò 15 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a quota 32 e l’”Artusi” (ormai veniva chiamato con il nome del suo autore) era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a “I promessi sposi” e “Pinocchio“.
Il volume, che ancora oggi conta un grande numero di edizioni e una vastissima diffusione, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti (anzi “principii”), secondi e dolci.
L’approccio è didattico (“con questo manuale pratico – scrive Artusi – basta si sappia tenere un mestolo in mano”), le ricette sono accompagnate da riflessioni e aneddoti dell’autore, che scrive con uno stile arguto.
“La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” costituì un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell’epoca.
All’Artusi va il merito di aver dato dignità a quel “mosaico” di tradizioni regionali, di averlo per la prima volta pienamente valorizzato ai fini di una tradizione gastronomica “nazionale”.

 

 

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